Brasile, il sole verde

Dopo tanta Africa ho voglia di cambiare continente e il Sudamerica, con il Brasile, è in vantaggio sugli altri...
Scritto da: Momo68
brasile, il sole verde
Partenza il: 10/08/2014
Ritorno il: 21/08/2014
Viaggiatori: 10
Spesa: 3000 €
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Da dove inizio? Forse dal fatto che voglio fare questo viaggio dietro consiglio di un’amica brasiliana, che mi decanta sempre talmente tanto il suo paese che alla fine, “stufa” di sentir solo parlare delle bellezze presenti in Brasile, le voglio anche vedere. O forse dal fatto che voglio partire con due ex compagni di viaggio, e questo è uno dei pochissimi paesi non visitati da loro. Oppure perché dopo tanta Africa ho voglia di cambiare continente e il Sudamerica e in vantaggio sugli altri. O dal fatto che… iniziamo che è meglio!

10 agosto – Milano

Stranamente si parte tutti quanti da Milano, non è mai successo prima in uno dei miei viaggi con AnM oltretutto con volo diretto senza scali intermedi, che fortuna! I membri del gruppo arrivano alla spicciolata secondo la regione di provenienza, s’inizia così a poco a poco a fare conoscenza e amicizia, la mia prima impressione è buona. Arriviamo, come sempre, da tutta Italia e come aveva detto la mia amica in una mail precedente lo yin e lo yang si sono equilibrati perfettamente, cinque donne e cinque uomini è la composizione di questa squadra. Fino all’ultimo rimaniamo in otto, gli ultimi due membri del gruppo non si fanno ne vedere ne sentire poi come due fantasmi si materializzano dal nulla, fanno per ultimi il check-in (fortuna che abbiamo il bagaglio a mano!) e entrano con noi dai controlli; verrò a scoprire più avanti che i due pugliesi non avevano nessuna fretta di farsi conoscere e se l’erano presa comoda davanti a un bicchiere di vino! I posti vicini in aereo favoriscono maggiormente la conoscenza, le chiacchiere sono utili per sciogliere il ghiaccio e proseguono fino a quando gli occhi si chiudono.

11 agosto – Salvador de Bahia

Mattina presto, dopo undici ore di volo siamo quasi giunti a destinazione, per il momento siamo solo a San Paolo del Brasile, terra brasiliana ma meta solo di scalo, infatti il viaggio non è ancora concluso perché la prima tappa prevista e’ Salvador de Bahia; per raggiungerla dobbiamo avviarci alle partenze nazionali e prendere il primo dei quattro voli interni che ci aspettano lungo questa avventura. Arriviamo nel primo pomeriggio, nessuno di noi risente almeno in apparenza del fattore stanchezza, siamo anche tornati indietro di cinque ore rispetto all’Italia, così una volta preso possesso delle varie camere, alloggiamo nella Pousada da Mangueira nel Pelorinho la parte storica della città, e dopo aver chiesto info per come raggiungere la spiaggia più bella, decidiamo di muoverci e immergerci subito nel clima brasiliano. Prima di uscire il personale della Reception ci tiene a farci delle raccomandazioni su come muoverci e soprattutto su cosa portare e non portare in giro con noi. Rimaniamo un po’ perplessi quando ci dicono che dobbiamo girare senza lo zainetto ma solo con un normalissimo sacchetto di plastica, l’ideale secondo loro per riporre le poche cose che ci servono e utile per non dare nell’occhio, in verità sembriamo tanti fashion-victim italiani! Iniziamo partendo dalla parte alta, chiamato appunto Pelorinho, piena di vicoli, di turisti e di cultura, e finendo nella parte bassa, un lungomare con tanta musica, locali e gente ovunque; ma andiamo con ordine…decidiamo di non soffermarci troppo sulle bellezze del centro storico, sarà la meta di domani, preferendo scendere lentamente verso mare per goderci un po’ di relax, così rimaniamo travolti dalla bolgia delle strade che attraversiamo riuscendo anche a gustare la prima specialità della cucina brasiliana, l’acaraje’. E’ una pasta di fagioli che una Mami, qui chiamata baiana, frigge sul momento all’interno del suo carrettino e che poi imbottisce con altri ingredienti, che variano dal peperoncino ai gamberetti alle varie salsine piccanti, e si mangia direttamente sul posto così come abbiamo fatto noi. Consigliato per chi ama i sapori forti! Continuiamo per altri 4… o 7… o 10 km… secondo la stanchezza accumulata, superiamo la parte residenziale piena di numerosi grattacieli moderni e infine, lungo una discesa che costeggia il mare, sbuchiamo sul lungomare di Bahia. Lavori in corso e caos in spiaggia sono quello che ci accoglie, così ci limitiamo a fare una passeggiata sul litorale scattando foto, andando a vedere il faro più antico di tutte le americhe, il Farrol da Barra, che spicca con la sua imponenza fin da lontano e reso ancora più affascinante con questa luce, e bevendo tutti assieme la prima delle numerose birre fresche gustandoci anche il primo tramonto che questa terra ci regala, il colore giallo si posa ovunque intorno a noi. Torniamo nel Pelorinho e una volta rinfrescati andiamo a rifocillarci in uno dei ristoranti lì vicini, Caixa, cibo ottimo a volontà e prime risate ci accompagnano fino alla fine della serata.

12 agosto – Salvador de Bahia

Colazione abbondante e ricca sotto il dehors in giardino, ecco come cominciare bene la prima vera giornata in Brasile. Scambiamo quattro chiacchiere ma soprattutto informazioni con un altro gruppo lì presente e poi si fa sul serio. Iniziamo a visitare Bahia con l’aiuto di una guida, che vive tra la stessa Bahia e Roma e di conseguenza parla bene la nostra lingua. Stavolta partiamo dal basso, con l’aiuto di un pulmino raggiungiamo le statue di Orixa che si trovano posizionate nel centro del lago di Ibirapuera e sono le divinità sacre molto venerate dal popolo di Bahia. Gli Orixa sono divinità di origine totemica, sono associati ciascuno a un elemento naturale e appartengono alla religione afro brasiliana chiamata Candomble’, religione che mescola riti indigeni a credenze africane. E’ giunta in Brasile dall’Africa, portata da sacerdoti africani e fedeli che erano stati deportati come schiavi. Discutiamo perciò di sacro e profano, cristianesimo e paganesimo, venendo tra l’altro a conoscenza del fatto che in questi giorni si sarebbe svolta a Cachoeira, piccola cittadina nei dintorni, una festa dedicata proprio al sacro e profano, la Festa da Boa Morte, attrazione amata a quanto sembra da parecchi americani. La guida ci propone di prendere un treno presso quella che sembra una vecchia stazione, Estacao Santa Luzia ( nata nel 1980 per volere della popolazione), che serve per raggiungere la periferia di Salvador e costeggia la Baia di Itapajipe; così rilassati e ben integrati facciamo un pezzo di tragitto insieme alla gente presente nella carrozza, ammiriamo ciò che dal finestrino giunge fino ai nostri sguardi e alla fermata indicata scendiamo. Il paesaggio davanti a noi assomiglia molto a Mont Saint Michel, il mare si è ritirato e parecchia gente, compresi numerosi bambini, sta raccogliendo tra la sabbia ancora bagnata e le rocce quello che il mare ha lasciato dietro di se: vongole, cozze e pesce. Cibo che andrà a finire nelle case degli abitanti lì intorno. Ascoltando la guida parlare della storia di Bahia ci dirigiamo verso un barcone, fermo lungo un porticciolo, che attraverso un lento movimento ci riporta nella parte opposta della baia, a Ribeira, dove ci concediamo un piccolo peccato di gola. Un ottimo gelato presso la più vecchia gelateria di Bahia, i gusti sono tanti e parecchio buoni ed è per questo che ognuno di noi assaggia anche i gusti degli altri, la voglia di fare il bis c’è ma bisogna ripartire per riprendere la via del centro. Prima però facciamo una “fermata obbligatoria” presso l’Igreja do Nossa Senhora de Bonfim, una delle chiese più note e amate dai baitiani. Qui vengono per chiedere la grazia o a sciogliere voti, la chiesa di per sé è simile a molte altre ma l’abside della chiesa e la cancellata esterna mi lasciano stupita, miliardi di braccialetti di stoffa colorata riempiono ogni piccolo appiglio possibile, l’effetto è di un dipinto multicolor, sono legati con tre nodi uno per ogni desiderio richiesto. Io il mio l’ho messo attaccato alla cancellata esterna, speriamo che il vento porti bene! Il vecchio mercato di Bahia invece mi ricorda tantissimo i suq arabi: confusione, profumi di spezie, colori forti, labirinti formati da piccoli vicoli stretti e disconnessi, il vociare delle persone, gli anziani seduti fuori dai negozi a chiacchierare, i giovani che spingono carrelli, animali in libertà. Insomma, potremmo benissimo essere a Marrakech o a Il Cairo! La guida ci fa assaggiare un po’ di tutto, in primis il cacao allo stato primitivo…no good! Se quello che si mangia fosse così, ne farei volentieri a meno! La papaia e il mango sono più apprezzati. Veniamo anche a scoprire che il mercato sarà sostituito a breve da quello costruito di fianco, meno caratteristico ma più moderno e pulito. Preferisco sicuramente il vecchio al Mercado Moderno, dove andiamo subito dopo, dove non ci trovo nulla di bello se non l’aver comprato due quadretti da portare a casa e l’aver saputo dal rivenditore che tutti gli anni nella giornata del Santo patrono della città vi è una processione lunga 8km. Migliaia di devoti vestiti di bianco sfilano a piedi o su carri addobbati trainati da cavalli andando dalla Basilica di Nossa Senhora da Conceição da Praia, nel centro di Salvador di Bahia, fino a giungere al colle di Bonfim, tutto sempre nella tradizione del Candomble’. Tappa successiva il Pelorinho, splendido quartiere sito nella parte alta della città, non per niente dichiarato Patrimonio dell’Unesco. Vi è tutta una storia dietro il Pelorinho che non sto qui a raccontare, lo farete a tempo debito se mai ci andrete, vi dico solo che come abbiamo fatto noi vi perderete nei suoi fantastici colori pastello, nelle miriadi di piccole costruzioni simili ma non uguali, nei vicoli sconnessi per via del porfido rialzato, nei suoni dei tamburi che non smettono mai di farsi sentire da ogni dove, nei tanti locali sempre pieni di gente e nelle numerose e diversissime chiese presenti. La guida spiega ma io sinceramente è un po’ che non sento, ho voglia di guardarmi un po’ intorno senza avere più “obblighi di ascolto” per riuscire a vedere quanto è incantevole questo posto. Stanchi ma felici ci catapultiamo in uno dei bar con vista sulla baia, brindiamo alla giornata con l’ennesimo tramonto spettacolare che questa città ci regala e ci prepariamo per la serata che ci aspetta. Oggi è martedì, ogni martedì il Pelorinho si riversa in strada per festeggiar! Mangiamo, stranamente male, in uno dei locali presenti nella piazzetta principale poi da lì ci muoviamo in cerca delle feste organizzate indicateci in precedenza. Nessuna è all’altezza di quello che ci era stato prefissato ma alla fine la costanza ci gratifica, Geronimo, uno dei gruppi più famosi, sta tenendo un concerto su una delle numerose scalinate, l’Escadaia da Igreja do Passo, e capiamo che il divertimento è qui perché è strapiena di gente e la musica travolge subito anche noi. La serata è terminata tra canzoni e balli scatenati.

13 agosto – Praie de Imbassai

La giornata di oggi è dedicata al sole, al mare e al riposo. Ci spostiamo così fuori Bahia per raggiungere Praia do Forte, la spiaggia di Imbassai. Dopo un’ora e mezza di pulmino e con paesaggi sempre più marittimi arriviamo all’interno di quello che sembra un villaggio, da lì ci incamminiamo per un sentiero che sbuca infine ai Caraibi! Un paesaggio così l’ho visto solo in formato cartaceo: una ricca e verde vegetazione che delimita la spiaggia dal sentiero, il mare di un colore blu intenso che contrasta con l’azzurro del cielo, il bianco della sabbia finissima. Allora il Paradiso esiste ed è qui! Guadiamo il piccolo fiume che il mare, parzialmente ritirato, ha lasciato dietro di se. Basta poco e arriviamo a una spiaggia attrezzata con ombrelloni e sdraio, sono di proprietà dei vari gestori dei bar che sovrastano la stessa. Venuti a scoprire che possiamo utilizzarli previa consumazione di cibo o bevande ci impossessiamo ognuno del suo e tra spalmatura di creme, libri o guide da leggere, musica in cuffia, sonnellini, bagni e soprattutto foto varie passiamo così la prima parte della giornata. A mezzogiorno ci spostiamo nei vari bar, c’è chi preferisce pesce appena pescato e chi invece una semplice insalata; contemporaneamente alle chiacchiere, essendo i bar rialzati rispetto alla spiaggia, a un certo punto due miei compagni si accorgono di alcune balene che sguazzano in mare, rimaniamo ad ammirare questa scena per un po’, siamo come dei bambini davanti a una vetrina di giochi. I gestori stessi sono lì con noi ad ammirare questa scena, lo spettacolo della Natura va sempre osservato! Dopodiché mi prendo la mia ora di libertà dal gruppo, decido di camminare lungo la riva del mare con macchina fotografica pronta all’uso. Cammino per qualche chilometro divertendomi a fotografare di tutto e di più fino a quando mi accorgo che il mare si sta alzando, significa che è giunta loro di rientrare dagli altri. Facciamo le ultime foto di gruppo, beviamo la nostra solita birra e appena arriva il nostro pulmino ci affrettiamo a riprendere la strada del ritorno. Stasera per cena preferiamo andare sul sicuro e ritorniamo nel posto della prima sera e si rivela essere un’ottima scelta, quanto è buona la carne brasiliana!

14 agosto – Ilha de Itaparica

Ultimo giorno a Salvador de Bahia, giornata ricca di numerose cose da fare tra cui shopping, controllato per via del bagaglio a mano che incombe sulla nostra testa ma shopping sarà! Anche oggi colazione abbondante e sempre ricca di mille leccornie, poi siamo velocissimi nel muoverci sotto una fastidiosissima pioggerellina perché dobbiamo arrivare presto al porto a prendere il traghetto per Ilha de Itaparica. Tutto il gruppo è compatto nel non voler utilizzare la solita barca da turisti ma siamo tutti solidali nel volerla visitare da soli utilizzando i mezzi locali. Perciò anche se piove e c’è vento, siamo positivi e speriamo nel sole, vogliamo riuscire a prendere il primo traghetto in partenza. Riusciamo a individuare il giusto attracco anche grazie alle indicazioni dateci dalle persone presenti, arriviamo di corsa al molo…”non mollate gli ormeggi”…”aspettateci”…e saliamo al volo! Ci spostiamo tutti quanti a poppa della nave sedendoci e ammirando il panorama dello skyline tutto intorno; durante la traversata faccio “conversazione” con un signore del posto o perlomeno ci provo..mi spiega.. mi indica..mi sorride…ma capisco poco o niente di portoghese. Purtroppo, e mi dispiace, avendo avuto problemi di comprensione quando arriviamo a Itaparica vedo che si arrabbia quando mi indica una cosa…forse i taxi?!?…e io non capendo faccio finta di salutarlo e mi aggrego al resto del gruppo, che nel frattempo ha trovato chi ci accompagnerà. E’ uno dei tanti personaggi che ti assalgono quando esci dalla banchina per portarti in giro per l’isola a vedere ciò che vogliono. Credo che a noi sia andata molto bene! Dopo aver contrattato una cifra per portarci, a sua detta, in una delle spiagge più belle ci dirigiamo verso il pulmino e una volta a bordo si presenta con un italiano quasi perfetto. Ci fermiamo in un posto che non ha niente di straordinario: c’è una baracca che funge da bar, signori che puliscono del pesce fresco, pescatori che lavano la loro barca ma il mare dov’è?? Invece attraversato un piccolo fiumiciattolo e superato un gruppo di casette, ci ritroviamo in un piccolo angolo di Paradiso, una spiaggia incantevole che si trova nella punta estrema a nord est dell’isola; ci sono ombrelloni di paglia, un angolo dedicato alla pennichella con tante amache in attesa di essere usate, un angolo per mangiare, materassini dove potersi sdraiare e infine il mare. Cosa più gradita, quest’angolo di terra appartiene solo a noi giacché siamo i soli presenti! Dopo esserci “accomodati” e aver bevuto qualcosa il gruppo si divide: è uscito il sole così la maggior parte di noi va alla ricerca del mare, che si è ritirato parecchio, due compagni fanno da custodi alla roba chiacchierando tra loro ed io mi allontano nuovamente andando a fare una passeggiata. Il paesaggio stuzzica la mia fantasia, mi ritrovo così a fotografare barche in momentanea secca, gruppi di ragazzi che raccolgono ciò che il mare ha lasciato dietro di sé e facendo anche conoscenza, pescatori che preparano le barche per l’uscita serale, quello che sembra essere un triciclo di legno abbandonato in mezzo al nulla, una stella di mare e molto altro; con questo bagaglio di foto rientro giusto per fare quattro chiacchiere con chi è rimasto, parliamo principalmente di politica e dei Mondiali appena terminati, ma oggi siamo qui per rilassarci e così finiamo la conversazione con la musica brasiliana e con Michel Telò! Ci raggiungono anche gli altri, è giunta l’ora di mangiare, e sotto una grande struttura di legno con la sabbia come pavimento, il ben di dio ci aspetta. Felicissimi di ciò che è stato cucinato assaggiamo un po’ di tutto, considerando che siamo solo in dieci non capiamo il perché di tutte queste leccornie fino a quando dal mare non vediamo sbarcare da una piccola imbarcazione un folto gruppo di turisti. “Scappiamo” è la parola d’ordine! Decidiamo di fare un salto veloce a Itaparica, la cittadina è la solita cittadina di mare e l’unica cosa che ci fa venir voglia di scendere dal pulmino per fotografarli sono il Forte de Sao Lourenco e la Fonte da Bica. Quest’ultima si dice ti faccia ringiovanire e che se bevi in sequenza dai tre rubinetti presenti servirà a farti trovare: amore, salute, giovinezza…o giovinezza, salute, amore…non mi ricordo la giusta sequenza? Arriviamo al porto non prima di aver lasciato la nostra guida della giornata, lo salutiamo e lo ringraziamo per la giornata, prendiamo la barca del ritorno e arrivati nel Pelorinho decidiamo di visitare bene la Igreja de Sao Francesco con relativo chiosco, visto che non eravamo riusciti a farlo il giorno prima. La chiesa non è di mio gusto, è sicuramente troppo barocca, l’oro si trova ovunque non c’è neanche un piccolo spazio che non abbia un accenno d’oro. Mentre il chiosco è meraviglioso, mi riporta al Portogallo visto che è ricco di azulejos, le maioliche azzurre ricoprono l’intero perimetro. Peccato solo che avrebbe bisogno di una ristrutturazione, alcune decorazioni non sono proprio tenute bene solo una garza trasparente fa si che alcuni punti non cadano a terra. Rimane comunque una bellezza da vedere. Da lì ci dirigiamo verso vari negozi scelti a caso per iniziare a fare acquisti e poi rientriamo velocemente, ci cambiamo e sotto un temporale c’infiliamo in un teatro lì vicino per vedere lo spettacolo di Capoeira. La prima parte, un pò lenta e a tratti noiosa,racconta attraverso la musica e il ballo l’evoluzione della stessa nata come arte marziale tra gli schiavi e finita come una danza, quella che è poi in questo momento. La seconda parte invece è indescrivibile, il palco si anima e si riempie di ragazzi che saltano,’combattono’, si muovono con eleganza, precisione e perfetto sincronismo. Esibizione meravigliosa, assolutamente da non perdere!Per finire la serata andiamo a cena in un ristorante raffinato, quale modo migliore per salutare Salvador de Bahia.

15 agosto – Salvador de Bahia/ Rio de Janeiro

Ultima colazione in questa meravigliosa Pousada, da domani la colazione ognuno se la dovrà preparare da solo perché a Rio saremo in appartamento; lasciamo presto le nostre camere perché il volo è alle undici, saliamo sul pulmino che ci aspetta già fuori e via verso l’aeroporto. Dopo aver litigato, sbraitato, tirato fuori dalle valigie grandi il più possibile e averlo messo a rinfusa negli zainetti piccolini (perché fuori peso consentito) o aver dato ai compagni con peso decisamente minore pezzi del proprio bagaglio, riusciamo finalmente a convincere le hostess a farci portare i bagagli con noi. Grandi ragazzi! Ora solo due ore di volo ci separano da Rio, la grande metropoli brasiliana. Giunti a destinazione rimaniamo sbigottiti, “Piove e fa freddo? Ma dov’è il sole? “, mi sembra di essere ritornata a casa dove ho lasciato temporali, freddo e acqua anche se una differenza c’è: sono a Rio! Giungiamo agli appartamenti dove il proprietario, italiano trasferitosi tempo fa in Brasile, ci accoglie. Speravamo fossero vicini ma più vicini di così non si può, sono due appartamenti attigui separati solo da un piccolo atrio personale, non visibile dal ballatoio, perciò noi lo facciamo diventare un unico grande appartamento con tre camere, una cucina-soggiorno e tre bagni. E poi c’è la camera di uno del gruppo che essendo il “suonatore” è relegato nel letto in soggiorno e, anche se non concorda, rimane comunque un open-space tutto suo!Sistemiamo le nostre cose e poi usciamo per immergerci nella vita di questa metropoli conosciuta in tutto il mondo per la sua allegria e vivacità. Prima ci rifocilliamo con cibi caldi, sembra notevolmente novembre a Milano perché fa freddo e tira vento, poi ci spostiamo sul lungomare che è per nostra fortuna vicinissimo all’appartamento. Decidiamo di fare un pezzo dei suoi 6 km, vediamo dove arriviamo prima di congelarci; quasi tutti i ragazzi si staccano subito dal gruppo, sono a caccia di ragazze brasiliane, mentre noi altri avanziamo lentamente tra carretti dedicati al dolce sudamericano per eccellenza,il churros, e costruzioni di sabbia dedicate principalmente ai Mondiali; l’acqua attira sempre i miei piedi perciò decido di provare la temperatura del mare ma l’espressione perfetta per definire il giusto grado è ghiacciata, per fortuna mi fa un regalo che verrà a casa con me..una foglia di un albero, portata lì dalle onde, si è seccata prendendo una forma sinuosa a ‘S’. Gli ometti, dopo aver capito che sono molto meglio le donne del gruppo, li ritroviamo seduti in uno dei chioschi a bersi qualcosa, c’è chi si ferma con loro mentre io e altri due decidiamo di proseguire imperterriti, fino a quando il sole sta per tramontare e allora andiamo a vedere da vicino le onde che l’oceano Atlantico sta formando. Il luogo deciso per cenare stasera è la zona di Ipanema, troviamo un ristorante dove mangiamo bene e poi la voglia di rientrare con calma senza fretta, non fa più neanche tanto freddo, ci porta a tornare a piedi, così chiacchierando prima ci facciamo tutto il litorale di Ipanema e poi quello di Copacabana.

16 agosto – Rio de Janeiro

Stamattina sveglia come un ghiro e unica in piedi, decido di punto in bianco visto che sono solo le sei, di fare come tutti i bravi cariocas e vado a farmi una corsettina lungo la ciclabile del litorale. Fa un certo effetto ritrovarsi a correre sul lungomare di Rio, mi sento una normale cittadina di questa metropoli, ma soprattutto vedere nascere il sole dietro le alture della baia è qualcosa che ti toglie il fiato. Energia pura, fino a quando starò qua lo faccio. Alle otto, pronti come bravi scolari, siamo già davanti al nostro pulmino poiché oggi visitiamo le cose più importanti della città, dopo aver aspettato invano la guida decidiamo di arrangiarci con la guida cartacea e l’autista del pulmino e ci muoviamo verso il Corcovado. Dal punto biglietteria, che è anche da dove partono i pulmini che portano in cima, tutti..tranne due.. decidiamo di farla a piedi e da abili escursionisti chiacchieriamo e osserviamo prima il panorama sulla baia di Rio e poi sul Cristo Redentore, che tutto a un tratto incombe su di noi. Giunti in cima la statua è veramente impressionante, riesco a capire perché sia il simbolo del Brasile, la forza che emana ma soprattutto l’altezza scaturiscono un senso di inferiorità assoluta. Dopo aver fatto le nostre dovute ‘rimostranze’ ci spostiamo per andare all’altra attrazione di qua, Pão de Açúcar, il monolito più alto rispetto agli altri che si elevano dal livello del mare attorno a Rio de Janeiro e da dove si gode, per via della sommità, una vista incredibile su tutta la Baia de Guanabara. Per arrivare in cima bisogna prendere due funivie, la prima si ferma su un monolito più basso e qui io vorrei fermarmi (soffro di vertigini ahimè!) ma incentivata dalla mia amica salgo anche sulla seconda; la vista non ha eguali da quassù, è possibile girare intorno al monolito godendo di un panorama quasi a 360° e tutta la baia è sotto i miei piedi, anche il sole ha deciso di uscire proprio ora per regalarci colori più splendidi. Ne valeva notevolmente la pena soffrire un po’! Da lì decidiamo di andare a vedere altre due cose: la Cattedrale di San Sebastiano (meglio conosciuta come Catedral Metropolitana) e poi il Sambodromo. La prima si trova in centro città ed è la Cattedrale di Rio, fu costruita tra gli anni 60 e 70 e a quanto sembra sono l’unica che apprezza il suo stile: la forma è quella di un cono rovesciato, cemento pieno a cassettoni tranne che in tre punti (la navata e i due laterali) dove strisce di vetri colorati le danno luce all’interno, è talmente ampia che al suo interno può contenere 20.000 persone; al resto del gruppo fa venire i brividi a me invece ricorda tanto le Piramidi Inca tanto è vero che la fotografo riflessa negli specchi dei grattacieli di fronte perché rendono maggiormente questa mia visione! La seconda è la meta dei tanti turisti che vengono qua ogni anno per assistere a uno degli eventi più conosciuti al mondo: il Carnevale. Devo dire che in questo caso sono io che rimango un po’ perplessa, ma una visita è doverosa anche solo per vedere una delle creazioni di Oscar Nemeyer, il famoso architetto brasiliano. Rientriamo in appartamento giusto per cambiarci, dopodiché procediamo spediti verso il quartiere di Lapa conosciuto soprattutto per la sua movida serale. Usciti dalla metropolitana ci troviamo nel quartiere di Cinelandia e ci imbattiamo in due edifici che non c’entrano nulla con i grattacieli intorno poiché lo stile è prettamente francese, sono Palazzo Pedro Ernesto, il Municipio di Rio, e il Teatro Municipal, il teatro dell’Opera della città; visto che già esternamente ha un architettura molto bella e visto che è aperto, c’è in programma una rappresentazione, tentiamo di avventurarci all’interno per scoprirne i tesori nascosti ma due uscieri ci fermano e la nostra curiosità rimane tale. Dopo aver fatto una piccola camminata nei vicoli e aver superato gli archi da Lapa, i resti di un antico acquedotto costruito dai portoghesi, cambiamo completamente ambiente: musica, giovani, locali e movimento sono decisamente la prerogativa di questo quartiere. Ci sediamo all’esterno di uno dei pub più affollati per mangiare un mix di piatti brasiliani, poi salutiamo due componenti che stanche “rientrano all’ovile” mentre la rimanenza respira un po’ di questa movida. Finiamo la serata prima nella classica discoteca e poi ascoltando un gruppo che suona musica dal vivo.

17 agosto – Rio de Janeiro

Stamattina sono combattuta tra l’andare a vedere con un mio compagno l’esibizione di Bolt ( è qui anche lui!) oppure andare con gli altri a vedere il Giardino Botanico. Alla fine, dopo aver dato io stessa un’ora allo sport, mi convinco e decido per il giardinaggio; oggi è una giornata più blanda così una volta ‘colazionati’ ci avviamo con tutta calma verso la nostra destinazione. Arrivati notiamo che lo stesso è molto grande e molto ben tenuto, personalmente credo non abbia niente di più di un qualsiasi altro Giardino Botanico ma è pur sempre un immersione nel verde. Giriamo tra i vari vialetti fermandoci quando qualche pianta particolare attira la nostra attenzione, ognuno di noi poi si sofferma di più nei vari angoli dedicati alle piante preferite, vedi le orchidee per le donne e le ninfee per gli uomini. Finiamo abbastanza velocemente il giro dopodiché decidiamo di dividere le nostre strade, gli uomini hanno voglia di sole e di mare mentre noi donne siamo alla ricerca di cultura e vogliamo visitare bene Lapa, che non è solo la sede della movida ma è anche la parte storica di Rio. Non so come ma mi sono ritrovata in spiaggia a Copacabana a prendere il sole! Morale, a parte due “avventuriere” siamo quasi tutti in spiaggia assieme ai carioca. Oggi tra l’altro è domenica, il lungomare è stato chiuso alle macchine ed è diventato un’unica isola pedonale: la spiaggia si è riempita di ombrelloni, di gente e di sdraio, di venditori che offrono da bere e da mangiare passando tra i bagnanti mentre sulla strada la gente circola in bici, a piedi oppure sui pattini. Rimaniamo in relax fino a quando il sole inizia a calare dopo rientriamo a casa con l’intenzione di andare finalmente a visitare Lapa. Solo alle sette usciamo tutti da casa per muoverci e andare a raggiungere le uniche due vere turiste della città. Arrivati a Lapa, poiché sono stata io la colpa del ritardo, propongo di andare a vedere la scalinata simbolo di Rio, la famosa Escadaria Selaron che si trova lì vicino. Dietro indicazioni di alcuni poliziotti ci addentriamo su per una salita e finalmente respiriamo un po’ di aria di casa: gente che canta, bimbi che giocano in maniera straordinaria a palla in mezzo alla strada, ragazzi che ballano samba e anziani che chiacchierano seduti fuori dai vari portoni. Troviamo tutti la scalinata molto divertente, è fatta da miliardi di maioliche rosse ma soprattutto verdi blu e gialle (i colori del Brasile) intervallate qua e là da altre multicolori e di diverse forme e grandezze; l’artista, Selaron appunto, iniziò tutto per protesta ma finì che quello che stava facendo incuriosì numerosi giornalisti e la sua opera divenne famosa, la gente di tutto il mondo per aiutarlo inizio a inviargli materiale. Ora questa scalinata di 250 scalini contiene piastrelle provenienti da sessanta paesi diversi: frasi scherzose, dipinti particolari, gagliardetti di varie squadre di sport, panorami, specchi, cassette della posta etc. Vogliamo rimanere in quest’angolo brasiliano per mangiare e una semplice ma ricca tavolata in mezzo alla strada è quello che di più bello potevamo trovare; chiudiamo con un brindisi di succhi di frutta in uno dei chioschi di Copacabana.

18 agosto – Rio de Janeiro – Foz do Iguaçu

Ultima corsa mattutina sul litorale di Copacabana, ho il nodo alla gola perché chissà quando riuscirò a vedere nuovamente nascere il sole dietro una baia così bella, ultima colazione fai da te e poi lasciamo l’appartamento. Destinazione: Rocinha, una delle 1204 favelas di Rio, la favelas più grande di Rio. Arriviamo puntuali all’appuntamento che ci è stato dato anche perché il volo per Iguaçu non ci aspetta in caso di ritardo. Il marito di Barbara, la nostra “guida” all’interno della favelas, ci attende per iniziare il giro; devo essere onesta, sono stata una delle sostenitrici di questa iniziativa ma ora mi sento un po’ in imbarazzo, quasi fuori posto. Decido che non scatterò foto, non c’è niente da fotografare nella povertà e nella dignità di queste persone ma ascolto molto attentamente le spiegazioni che ci sono fornite da Barbara, che nel frattempo ci ha raggiunto, e alla fine rimango contenta di aver visitato anche questa parte di Rio, probabilmente la parte più vera di questa città. Così come sono contenta che l’importo versato per questa giornata sia utilizzato per la scuola che loro hanno creato e che ci portano a vedere. I bambini sono stupendi in tutto il mondo, non si accorgono delle differenze sociali o del fatto che tu sei lì per visitare, a loro interessa ridere e sorridere e se questo è quello che io posso dare nei pochi minuti che sto con loro ben venga. Così mi diverto a disegnare e giocare per tutto il tempo che rimaniamo. Finita la visita, ci dirigiamo in aeroporto per quella che sarà la nostra ultima tappa di questo viaggio, le cascate di Iguaçu. Arriviamo nel tardo pomeriggio, già dal finestrino dell’aereo vedo che il paesaggio intorno è cambiato rispetto a quello visto finora, ora siamo nel Paraná, c’è solo foresta per chilometri e oltretutto, a differenza di quello che pensavamo, si muore di caldo! Arrivati alla Pousada Evelina, a Foz de Iguaçu, una volta sistemati usciamo per cercare un posto dove bere qualcosa, finiamo che andiamo dove abbiamo prenotato per cenare e facciamo una delle mangiate di carne..a mio parere.. più buona del viaggio, con chiacchiere e giochi per bambini come contorno.

19 agosto – Puerto Iguaçu (Argentina)

Stamattina le cascate le vedremo dal lato argentino, partiamo presto in previsione anche del fatto che, come prima cosa da fare, abbiamo l’elicottero; dopo aver superato rapidamente le formalità alla frontiera ci fermiamo in un’area verde, punto di ritrovo dove aspettare per l’imbarco. L’area si riempie di persone ma fortunatamente noi siamo i primi a salire così gli addetti al volo ci chiamano e ci spostano in un punto ben preciso quando il velivolo sta per arrivare, cosa che avviene di lì a poco. In due siamo sistemate di fianco al pilota mente gli altri dietro fanno compagnia a una ragazza australiana. Già solo il salire sull’elicottero è per me fonte di emozione, non l’ho mai fatto e sono terribilmente curiosa; vengo ripagata ampiamente perché come sempre da lassù la Terra ha un suo fascino, mille virate e abbassamenti di quota ci consentono, soprattutto a noi due davanti, di avere una visuale perfetta su ciò che si estende sotto, per esempio quella che in lontananza ci sembra solo una colonna di fumo scopriamo avvicinandoci essere il vapore acqueo che le cascate producono. La Garganta del Diablo, la curva a U che definisce il confine tra Argentina e Brasile, è straordinaria da quassù figuriamoci quanto lo sarà da giù. Vorrei che il giro durasse tutto il giorno, chilometri e chilometri di foresta tagliata ogni tanto dalle forme sinuose del fiume Iguaçu rendono l’idea di quanto anche la regione del Paranà sarebbe interessante da visitare ma tutto finisce. Pieni di adrenalina in corpo e recuperato il resto del gruppo, ci spostiamo all’entrata del Parco Nazionale per poterle visitare sia a piedi sia in gommone. La prima parte della visita è una camminata su un sentiero ben preciso dentro una fitta vegetazione alternata a punti di ristoro; la seconda parte è una lunga e interminabile passeggiata, a tratti su passerelle d’acciaio, che in alcuni punti sfiora l’acqua, il tutto guardando le cascate dall’alto verso il basso. Prima di presentarci all’appuntamento per il gommone ci riempiamo lo stomaco di cibo argentino ed io mi do una piccola tregua con degli insetti che mi stanno massacrando le gambe, mangiando all’interno del bar! All’ora indicata saliamo su un camion aperto, una ragazza ci fa da guida e ci spiega, mentre la attraversiamo per dirigerci al fiume, la foresta tropicale; veniamo così a scoprire che è molto ricca sia a livello di fauna ( comprende numerose specie in pericolo d’estinzione, come giaguari, tapiri e aquile) che di flora ( la foresta è costituita da alberi alti oltre 30m e si incontrano arbusti, piante e specie selvatiche ). Arrivati al gommone, ci consegnano un sacco di plastica grosso (dove dobbiamo disporre il materiale che potrebbe rovinarsi con il getto dell’acqua) e un giubbotto salvagente; saliamo e partiamo, chi in costume da bagno, chi riparato dai k-way e chi “non importa, mi bagno”, insomma siamo tutti pronti per farci la doccia. E infatti il comandante, dopo aver dato gas un paio di volte per superare delle rapide, si diverte per ben due volte a farci ‘entrare’ sotto imponenti getti d’acqua. Ghiacciata è la prima espressione che mi viene da dire, forza è la seconda! Alla fine arriviamo fradici ma contenti, oggi abbiamo visto e ‘vissuto’ appieno una delle meraviglie della Natura più ammirate al mondo. Ma la giornata non è ancora finita, l’autista ci fa un piccolo omaggio non previsto, con una piccola deviazione ci porta a vedere dove i fiumi Iguaçu e Paranà s’incontrano dando origine alla triplice frontiera, tre stati del Sudamerica che si salutano: Brasile – Argentina e Paraguay. Rientriamo in terra brasiliana e precisamente alla Pousada giusto in tempo per berci tutti assieme una birra in piscina, per festeggiare questa ricca giornata, dopodiché ci concediamo, visto che è l’ultima sera in Brasile, una cena in una churrascaria in centro città. Giusto finale per questa incredibile vacanza.

20 agosto – Foz Iguaçu – San Paolo del Brasile

Ultimo giorno in Brasile, da domani torneremo a ‘respirare’ aria italiana. Prima abbiamo il lato brasiliano delle cascate che ci aspetta e poi un volo per San Paolo del Brasile, da dove poi partiremo con un volo direzione Milano. Godiamoci prima le cascate! Ad alcuni sono piaciute dal lato argentino, ad altri piacciono di qua, io dico tutte e due; ieri abbiamo assaggiato la forza e la potenza dell’acqua, oggi ammiriamo tutto il suo splendore giacché da questo lato si ha una visione completa della lunghezza e non solo. Di qua camminiamo su passerelle che s’inoltrano circa al centro della spaccatura in modo tale da poter avere una visione quasi totale della curvatura a U, starei le ore ad ammirarle perché la loro bellezza non ha eguali. Invece il tutto avviene molto velocemente perché il primo volo è a mezzogiorno e non possiamo perderci in foto e chiacchiere. Arriviamo puntuali all’aeroporto, stavolta ci liberiamo del bagaglio, che non ha più niente di ‘a mano’, e ci imbarchiamo per il primo volo. Arrivati a San Paolo, avendo parecchio tempo da star qua, abbiamo una mezza idea di noleggiare o un pulmino o prendere dei taxi per visitare perlomeno le cose più importanti della città. Siamo demoralizzati quando il signore che noleggia i taxi ci dice che secondo lui abbiamo un tempo troppo limitato, c’è il rischio traffico che non è mai poco in questa metropoli e non riusciremmo a vedere più dì tanto. Così l’idea è accantonata, tutti si dirigono verso l’aeroporto tranne me, mi rifiuto di stare chiusa lì dentro per ben 6/7 ore prima di prendere il volo definitivo. Così mi dirigo verso un’area verde lì vicino per prendere un’ultima boccata d’aria, mi rifaccio viva, o meglio mi vengono a prendere, quando ormai manca poco alla partenza; riusciamo cosi a fare gli ultimi acquisti al duty-free, mangiamo un boccone e poi ci imbarchiamo sul volo che ci farà condividere quest’ultimo momento assieme.

21 agosto – Milano

Assonnati, stanchi dal volo ma presumo pienamente soddisfatti di questo viaggio, ci lasciamo in quest’aeroporto internazionale. Sensazioni? E’ uno splendido paese, pieno di vita, di colori, sorrisi, di sole e calore umano, di musica e balli, mille paesaggi e numerose metropoli da visitare ma altrettanti angoli nascosti da scoprire, pur avendoci fatto mille pressioni..forse perché ci tengono a che non succeda niente..non abbiamo mai avuto la sensazione di essere in pericolo, ci hanno anche molto coccolato e viziato.

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Praia do Forte



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