New York, New England, Vermont, Maine

3600 km on the road nel nord-est americano
Scritto da: acromion
new york, new england, vermont, maine
Partenza il: 29/06/2010
Ritorno il: 20/07/2010
Viaggiatori: 4
Spesa: 2000 €
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A distanza di quasi un anno, innamorati dopo la prima esperienza (v. Il mio altro diario di viaggio “California Nevada, Utah, Arizona”),torniamo nuovamente negli Stati Uniti. Abbiamo deciso per il Nord-Est. Questa volta i chilometri sono stati “solo” 3600 attraverso boschi,laghi,qualche montagna, colline, mare e grandi città. Sicuramente un impatto diverso rispetto al West, forse dal punto di vista ambientale un po’ più povero, ma comunque sempre interessante e coinvolgente. La cosmopolita New York, le storiche Boston e Philadelphia, la neoclassica ed austera Washington, le colline della Pennsylvania, la maestosità delle Cascate del Niagara, la bellezza dell’Acadia National Park, il verde del Vermont e del Maine, le tipiche costruzioni in legno del New England, la marinara Newport … tutte queste sono valse sicuramente il nostro piccolo tour de force. DATE : 29 giugno -20 luglio 2010. Io, mia moglie e due figlie di 15 e 11 anni. ITINERARIO: New York-Philadelphia-Washington-Niagara Falls-Burlington-Acadia National Park-Boston- Cape Cod -Newport- New York VIAGGIO: Malpensa-New York- Malpensa con la compagnia Delta, volo acquistato ad aprile sul sito Delta dopo aver monitorato da mesi le varie possibilità sull’eccellente motore di ricerca di voli di linea Matrix (matrix.itasoftware.com). Il costo totale per quattro persone è stato di Euro 1748 a cui abbiamo aggiunto l’ottima polizza acquistata contestualmente al volo di Euro 180 totali per la cancellazione e le spese sanitarie con massimale di Euro 150000 ALLOGGI: Prenotate 12 notti su 19 in anticipo su internet sfruttando vari brokers di viaggi (Hotelsclick, Expedia, Octopustravel) ed anche direttamente (Holiday Inn, Omni Hotels), le restanti prenotate durante l’itinerario o prese durante il viaggio avendo come guida i coupons che sono raccolti in una pubblicazione disponibile gratuitamente nelle aree di servizio. Solo in un motel ad Old Saybrook non ci siamo trovati bene, uno su 38 notti passate negli States in due anni direi che è una buona media AUTO: Gentilmente prestata dalla nostra ritrovata cara amica Clarissa e da suo marito Andrea. Una Volkswagen Golf che ha egregiamente svolto il suo compito per 3600 km, fornita di EZpass, telepass valido per le autostrade del Nord Est americano CAMBIO: Nel periodo in cui abbiamo fatto il viaggio il cambio è passato da 1,23 a 1,26 ma in previsione avevo cambiato qualche mese prima dei contanti ad 1,35…Ci è andata bene. Generalmente i prezzi degli alberghi sono più alti nelle grandi città così come quelli dei ristoranti, comunque a questi livelli di cambio è ancora un affare viaggiare negli Stati Uniti.

DIARIO DI VIAGGIO

Martedì 29 giugno: Lasciamo la nostra auto al parcheggio Travel Parking di Malpensa, 100 euro per 20 giorni nel parcheggio coperto, 10 euro in meno dello scorso anno. Nessun disguido, buono anche il servizio navetta, celere su chiamata al ritorno. Il volo per New York è previsto alle 10 e45, ho già fatto il check-in online e stampato le carte d’imbarco. Entriamo nel terminal alle 8 e30 e sul tabellone c’è l’indicazione che il volo è spostato alle 17!!! Proviamo ad andare al banco Delta a capire se c’è una qualche possibilità di riprotezione. In pratica dato che il giorno prima il volo era stato addirittura annullato hanno non pochi pasticci e quindi ci rassegniamo all’attesa. Pazienza, siamo in partenza e quindi va tutto bene … Veniamo comunque indirizzati al check-in dove c’è una folla immensa, comunque non c’è fretta… Il fatto di aver già le carte d’imbarco ci permette comunque di fare una coda molto più breve perché dobbiamo imbarcare solo i bagagli, l’addetta ci fornisce anche buoni pasto e quattro voucher da 100 dollari l’uno validi per un anno a titolo di “risarcimento”. Il volo in realtà partirà verso le 18. Ottima assistenza a bordo, due pasti caldi e schermo per ogni singolo posto con vasta scelta di film anche in italiano…Arriviamo al JFK che sono circa le 20 locali con il sole che sta tramontando e offre una particolare vista in lontananza dello skyline di Manhattan. I controlli dell’immigrazione sono abbastanza rapidi così come il recupero valigie, non ci vengono ulteriormente controllati i bagagli. All’uscita ci dirigiamo verso il posteggio di taxi ufficiale dove un addetto regola il flusso alle varie auto in attesa, ci viene chiesto dove siamo diretti (Manhattan) e ci viene detto che la tariffa è flat (45$), correttamente il taxista imposta il tassametro sulla cifra che integreremo di 10 dollari di mancia all’arrivo (praticamente obbligatoria). Il traffico è abbastanza scarso ed in circa mezz’ora arriveremo, iniziando ad ammirare la città illuminata, al nostro Holiday Inn – Midtown sulla West 57th (tre notti a poco meno di 500 euro, attraverso il sito della catena). Al check-in c’è qualche piccolo problema con la prenotazione e ci viene detto, dopo un’attesa di circa venti minuti, che ci verrà data per la prima notte la suite al 18mo piano, naturalmente non protestiamo… Saliamo e troviamo una camera che è in realtà un appartamento di due grandissime camere, con la classica moquette che ha visto di tutto e con una vista sui grattacieli illuminati mozzafiato. Complice l’importante ritardo, praticamente saltiamo cena e crolliamo abbastanza velocemente… Mercoledì 30 giugno: Mi sveglio abbastanza presto, la giornata è soleggiata e luminosa e faccio un giro per lo stretto balcone ed ho modo di ammirare il panorama diurno che spazia anche sull’Hudson River, purtroppo dobbiamo cambiare camera e ce ne danno una già disponibile al sesto piano, camera piuttosto ampia per quelli che sono gli standard di New York. Scendiamo e ci immergiamo nel rumore newyorkese, facciamo colazione in un tipico locale situato poco più avanti rispetto all’hotel, Morning Star, tipica colazione all’americana in un’ ambientazione metropolitana. L’hotel è situato ad un isolato e mezzo da Central Park e dalla fermata della Subway di Columbus Circle dove ci dirigiamo e dove ammiriamo l’ingresso al Central Park. Entriamo nella Subway e sperimentiamo immediatamente l’immenso calore presente, una cosa da non credere. Prendiamo quattro pass giornalieri da 8.25 dollari, attenzione perché pagando con la stessa carta di credito non è possibile fare più di due transazioni ed è richiesto lo zip code, in pratica le tre cifre finali sul retro. È importante anche capire, in base a dove si vuole scendere, se prendere un treno locale che ferma in tutte le stazioni od un espresso che ne salta alcune; sulle cartine le stazioni locali ed espresse sono segnalate con simboli diversi. Può capitare che si smagnetizzi la tessera, in quel caso bisogna andare dall’addetto che comunque non vende biglietti. La segnaletica mi è parsa sufficientemente chiara. Le stazioni sono sempre molto affollate con persone di ogni ceto ed etnia, noi non abbiamo mai avuto alcun problema di ordine pubblico. Prendiamo la linea 1 fino al capolinea di South Ferry. All’uscita, proprio all’estremità meridionale di Manhattan, entriamo nel terminal dei traghetti. È nostra intenzione prendere il traghetto gratuito giallo-arancione che ogni 20 minuti circa ed in quasi mezz’ora porta a Staten Island sfiorando e quindi permettendo di vedere sufficientemente bene la Liberty Island dove c’è la Statua della Libertà. Sembra che ci sia tantissima gente ma in realtà i traghetti sono enormi ed alla fine la gente si disperde all’interno e si può godere appieno della navigazione insieme a pochi turisti ed a molti newyorkesi nell’Upper Bay e vedere da un punto di vista diverso la celeberrima Statua. Arrivati a Staten Island facciamo una breve ricognizione nei pressi del terminal. Si gode di un bel panorama di Manhattan. Riprendiamo il traghetto osservando alla nostra destra il Verrazzano Bridge poi il profilo di Manhattan che si avvicina sempre più e verso la fine sempre a destra il Ponte di Brooklyn. Tornati sulla terraferma sfioriamo il Battery Park, camminiamo lungo la Broadway nel cuore finanziario di Manhattan, i marciapiedi sono molto affollati. Arriviamo e visitiamo la bella Trinity Church, chiesa anglicana del 1800 in stile gotico che sicuramente ha un bell’effetto scenografico in mezzo ai grattacieli del distretto finanziario. Attorno vi è un antico cimitero, come ne incontreremo moltissimi durante il viaggio. Alcune lapidi sono del 1700 e 1800, ci sono panchine e sedie libere dappertutto con gente che legge, lavora al pc, prende un po’ di fresco. Un’oasi di quiete in piena Manhattan. Acquistiamo degli Hot-dogs da un venditore con il suo tipico mini-carrettino a motore, ci sediamo e mangiamo. Chi l’avrebbe detto che avremmo mangiato in un cimitero … Questi venditori sono dappertutto e contribuiscono a creare un odore che si spande per tutta la zona non proprio gradevole, così come non è gradevole la vista e l’odore dei rifiuti seppur ben impacchettati davanti ai negozi, pronti ad esser raccolti. Non ci sono cassonetti. Dopo pranzo ci dirigiamo, proprio di fronte alla Trinity, in Wall Street. Sempre spostandoci a piedi nel distretto finanziario andiamo a Nord verso il Ponte di Brooklyn. Inizia di fronte al City Hall Park contornato dal Palazzo Municipale. Saliamo sul ponte e lo percorriamo tutto nella direzione Brooklyn, sarà anche lungo 485 metri ma con le rampe di accesso diventano 2,5 km e sotto un sole cocente … Veniamo ripagati dalle splendide viste su Manhattan e sui Brooklyn Heights. Arriviamo nella parte di Brooklyn e ci riposiamo nel Park Cadman da dove riprendiamo la Subway direzione hotel. Dopo una veloce e necessaria rinfrescata prendiamo il bus numero 57 e facendo poche fermate scendiamo all’incrocio con la famosa Quinta Strada da dove iniziamo una passeggiate tra negozi di lusso e vetrine delle marche più prestigiose, naturalmente anche qui c’è il mondo intero. La percorriamo in direzione Sud, visitiamo la Cattedrale di San Patrizio e arriviamo fino all’incrocio con la 34esima all’altezza dei magazzini Macy’s che frettolosamente visitiamo, l’ora si sta facendo tarda, la chiusura si avvicina e la stanchezza inizia a farsi sentire. Abbiamo camminato veramente tanto oggi. Sperimentiamo l’efficace chiamata di un taxi al volo, attesa zero, che comodità!! Tornati nei pressi dell’hotel ceniamo abbastanza bene in un ristorante italiano. Giovedì 1 luglio: Questa mattina la colazione la facciamo in hotel sfruttando i buoni gratuiti che ci hanno dato per scusarsi dell’inconveniente al nostro arrivo. Chiediamo alla concierge dell’hotel se fanno biglietteria oltre che per gli spettacoli di Broadway anche per la partita di baseball che alle 13 gli Yankees giocheranno contro i Seatlle Mariners, ci viene detto di rivolgerci al punto vendita della squadra sulla 42ema strada. Ci dirigiamo con la Subway ed abbiamo modo di vedere Times Square di giorno. Allo store ci dicono che è meglio che ci si rivolga direttamente allo Yankee Stadium perché sarebbe possibile, forse, acquistare i biglietti dei settori meno cari. Ed allora, dopo aver acquistato gadgets a tutto spiano, direzione Bronx, dove si trova il nuovo (costruito accanto a quello vecchio) Yankee Stadium. Sulla metropolitana è un insieme di persone e famiglie di ogni etnia con i tipici cappellini, foulards e quant’altro. Arriviamo e notiamo subito un discreto movimento in una zona che francamente non è bella, si passa sotto una sopraelevata, c’è polizia dappertutto. Ci rivolgiamo ad un’addetta alle informazioni chiedendo quale coda dobbiamo seguire e chiedendo se si può sapere in anticipo la disponibilità dei biglietti, ci viene detto che la disponibilità viene comunicata solo allo sportello (??).. Così facciamo un’ora di coda sotto un caldo sole.. Notiamo che con discrezione si avvicinano dei bagarini ed ogni tanto qualcuno esce dalla coda ma preferiamo fare le cose ufficiali… Allo sportello l’amara sorpresa, sono disponibili solo biglietti a 150 dollari l’uno… Non siamo assolutamente disposti a spendere 600 dollari e così torniamo nell’antistadio ma adesso sono io che cerco i bagarini. Nel frattempo la partita è iniziata, ma a noi interessa relativamente. Dopo un approccio con due che vogliono 75 dollari a biglietto ne aggancio uno di origini italiane e lo muovo a compassione mostrando tutta la famigliola e dicendo che non sono disposto a spendere più di 100 dollari in totale, facciamo ambedue un po’ di teatrino ma alla fine mi dà i quattro biglietti e ci scorta fino all’ingresso e si assicura che tutto vada bene. Andiamo verso i nostri posti che sono in una bellissima posizione all’ombra, al secondo anello proprio nell’angolo dove si svolge il gioco, ci è andata proprio bene. L’atmosfera è bella e rilassata, l’impressione è che la gente vada allo stadio più per far qualcosa, far due chiacchiere, rimpinzarsi di hot-dogs e patatine che non per il match stesso. Mi chiedo però che senso ha spendere tanto … In ogni momento l’altoparlante invita a fare qualcosa, i maxischermi inquadrano di tutto e di più, c’è l’inno nazionale, insomma una gran festa. Passano gli addetti alle bevande e per gli alcolici occorre mostrare la carta d’identità, anche chi ha chiaramente più di 21 anni deve farlo, che stranezza.. Ci sono tantissimi chioschi dove si prende il cibo su vassoi che ti porti al posto. Per la cronaca portiamo bene agli Yankees che all’ultimo inning vincono 4-2. All’uscita acquistiamo ancora un paio di maglie poi andiamo verso la fermata sopraelevata della Subway proprio accanto a palazzoni non proprio dall’aspetto rassicurante. Torniamo per una rinfrescata in hotel per poi andare verso il palazzo dell’ONU sulla 1 Av e poi lungo la 42ema andare verso la Grand Central Station di cui visitiamo l’enorme interno visto in tantissimi film e da dove parte Park Av. Ancora metro in direzione sud e si va Little Italy, scendiamo a Spring St e prendiamo Murberry St,l’atmosfera sa un po’ troppo di iperturismo … ma tant’è … ci sono tantissimi locali che offrono cibo italiano con una marea di buttadentro. Ce la prendiamo comoda e decidiamo per il locale Lunella dove ci troviamo molto bene, l’anziana proprietaria di origine pugliese con la quale mi metto a chiacchierare sembra uscita da un film anni 70, pur avendo un aspetto leggermente sbadato si vede che è attenta a tutto e comanda a bacchetta i camerieri sudamericani, il cibo è veramente ottimo e riconosco più di un sapore. A fine cena facciamo un giro nella zona di Prince St ed andiamo sulla Broadway, ci sono ancora molti negozi aperti e c’è ancora parecchia gente in giro. Verso le 23 siamo in albergo. Venerdì 2 luglio: Questa mattina sveglia prestissimo, ci aspetta il trasferimento in bus a Philadelphia (Philly). Ho già acquistato sul sito greyhound.com i biglietti della corsa che parte alle 7 dal Port Authority Bus Terminal sulla 42ma per un totale di 60 dollari con prenotazione del posto. Prendiamo un taxi che dall’hotel, alle 5.30, ci porta in meno di 5 minuti al terminal. Siamo carichi di bagagli e all’interno, data l’ora, non ci sono molte persone. Non c’è un display con le partenze, seguiamo una vaga indicazione di gates di partenze e mentre prendiamo un ascensore una gentile addetta alle pulizie ci accompagna al piano sotterraneo dove ci sono i gates per Philadelphia. C’è una discreta coda ma vedo che c’è anche la corsia prioritaria per chi ha prenotato. Naturalmente ci mettiamo in quella corsia creando un po’ di malumore nella coda che non sembra credere alla nostra prenotazione (eravamo gli unici e da quel che ho capito non è molto utilizzata). Sul biglietto c’è scritto che occorre anche fare il check-in dei bagagli, così ci dirigiamo al check-in dove li pesano e dove ci vengono restituiti dopo un’etichettatura, sulla ricevuta che ci danno c’è scritto che su alcune linee tra le quali la nostra non c’è bisogno della registrazione bagagli… E allora perché ce li hanno registrati lo stesso…? Insomma un senso di vaga disorganizzazione italica .. Torniamo nella nostra corsia prioritaria riaccolti dallo scetticismo e da qualche risatina generale ma resistiamo imperterriti .. Alle 6.40 arriva l’autista e chiede chi sono i quattro posti riservati… Mettiamo i nostri bagagli nel bagagliaio e saliamo per primi. Forse siamo gli unici caucasici sul bus e gli ultimi arrivati non vengono fatti salire. La partenza è puntualissima, percorriamo in una bella giornata di sole le autostrade del New Jersey dove in un’area di servizio vedo un poliziotto che fa le prove per vedere se un autista è ubriaco. Vediamo avvicinarsi sempre più lo skyline di Philly dove arriviamo puntualissimi dopo due ore. Abbiamo un paio di isolati da fare a piedi dal terminal al nostro hotel (Loews, una notte a 160 euro con hotelsclick.com ) che si trova sulla Market St all’incrocio con la South 11th Street. Ovviamente è presto per il check-in ma il personale è molto disponibile, ci registra comunque e ci permette di lasciare i bagagli. L’hotel è di lusso ed è veramente molto bello. Facciamo colazione in uno Starbucks di fronte all’hotel. Percorriamo Market St in direzione del parco dove si trova l’Indipendence Hall, sono in corso i preparativi per il 4 luglio. L’area è molto ampia, visitiamo il visitor center ma non riusciamo a prenotare la visita all’interno perché i primi posti liberi sono nel pomeriggio, invece dopo una breve coda e dopo i controlli di rito vediamo la famosa Liberty Bell. Ci riposiamo nel parco di Washington Sq poi grazie anche ai consigli di Clarissa esploriamo la zona a sud. Philly è una città ricca di storia legata all’indipendenza e spesso si trovano luoghi dove ci sono stati avvenimenti importanti, le case sono tipicamente di architettura inglese (ovviamente). Scendiamo lungo la South 6th Street, la zona è veramente carina e senza tanti turisti, passiamo accanto alla bella Mother Bebel Church. Percorriamo quindi la South Street in direzione ovest, una via con negozi alternativi, con case colorate e con mosaici e murales ad accompagnare le insegne dei negozi, un bel tour. Arriviamo ai Magic Gardens (philadelphiamagicgardens.org), un posto particolare, una galleria di mosaici e sculture fatte con bottiglie, vetri, rifiuti e quant’altro da Isaiah Zagar. Difficile da descrivere ma da vedere se si è appassionati di arte moderna; noi non lo siamo ma comunque abbiamo apprezzato l’originalità dei giardini. All’uscita andiamo verso il punto di incontro con Clarissa (“Così”, catena di vendita sandwich all’incrocio tra Walnut Street e la S12th Street) con cui pranzeremo. Dopo andiamo in hotel che dista tre isolati per rinfrescarci, la camera è pronta e si trova al 28mo piano in posizione angolare con splendida vista, la camera è anche molto grande e ben equipaggiata. Nel pomeriggio usciamo e facciamo un giro per l’animata Market Street per poi incontrarci nuovamente con i nostri amici ed andare, facendo una bella passeggiata, a cena al bello e buon Ristorante Cichetteria 19 (cichetteria19.com) sulla South 19th Street proprio dietro la Rittenhouse Square, considerata la piazza più bella di Philadelphia, dove da Clarissa ed Andrea impariamo che la gratuity (mancia) per i camerieri va calcolata sull’importo tasse escluse, saperlo anche l’anno scorso… Sabato 3 luglio: Questa mattina inizia il viaggio “on the road”. Recuperiamo presso un garage la Golf prestataci da Clarissa, impostiamo il Tom Tom e partiamo in direzione Washington. Decidiamo di arrivarci passando dalla Lancaster County, terra degli Amish. Puntiamo in direzione Strasburg a poco più di 100 km, il traffico è intenso ma scorrevole, arriviamo in tarda mattinata. Il paese è un piccolo agglomerato di case di legno colorate senza un vero e proprio centro, l’atmosfera è rilassata. Ci sono negozietti tenuti anche da Amish nei loro caratteristici costumi. Pranziamo nel caratteristico Country Store. La cittadina, come tutte quelle che vedremo anche nei giorni successivi, è tutta bardata a per la festa del 4 luglio, le casette hanno tutte quante fiocchi e coccarde. Nel pomeriggio procediamo verso Washington, distante poco più di 200 km. Il percorso in direzione Maryland è altamente paesaggistico tra colline, qualche bosco, le caratteristiche fattorie degli Amish con i silos, i carretti trainati da cavalli, una paesaggio agreste lontano anni luce dalle grandi aree metropolitane. Si entra in autostrada prima di Baltimora. Arriviamo a Washington verso le 17 costeggiando il Rock Creek Park. Abbiamo prenotato due notti all’Omni Hotel Shoreham sfruttando una promozione riservata in quanto iscritto al loro programma Select Guest per un totale di 135 euro!! Arriviamo forse in un momento sbagliato: c’è un ricevimento di nozze e c’è una discreta fila all’ingresso, lasciamo la macchina al valet parking per poi dirigerci trasportando noi stessi i bagagli alla reception ed alla nostra enorme stanza. Scopro che questo hotel ha ospitato decine di personaggi illustri ed è stato il luogo dove Clinton ha festeggiato le sue elezioni anche suonando il sax … Il tempo di una veloce rinfrescata e siamo alla comoda vicinissima fermata della Metro che ci porta nei pressi della Mall. Siamo in Judiciary Square e sembra non esserci molta gente in giro, fa parecchio caldo. La gente aumenta man mano che ci avviciniamo ed arriviamo sulla Mall. Il colpo d’occhio è spettacolare, siamo proprio nei pressi del Capitol visto centinaia di volte in televisione. Stasera c’è un concerto e sono in corso i preparativi, passiamo gli accurati controlli e passeggiamo nel parco assaporando un po’ di atmosfera di festa. Dalla scalinata si ha una bella vista sul Washington Monument ed in lontananza sul Lincoln Memorial. Torniamo sui nostri passi e prendendo un taxi ci facciamo portare nel cuore di Georgetown, il quartiere più antico e caratteristico della città. Le case sono dell’800 e sono moto belle, c’è tantissima gente e negozi di ogni tipo. Dopo aver passeggiato per M Street e Wisconsin Av decidiamo di fermarci a mangiare (bene) nel Ristorante Paparazzi proprio sulla Winsconsin. All’uscita una bella passeggiata al Georgetown Waterfront Park sul Potomac con bella vista in notturna. Riprendiamo un taxi e torniamo in hotel. Domenica 4 luglio: Colazione con un super-mega buffet in albergo, prendiamo la Metro ed in tarda mattinata siamo nuovamente sulla Mall. E’ il 4 luglio e siamo nella capitale degli stati Uniti, cos’altro dire? Persone ricoperte di ogni gadget possibile ed immaginabile, intere famiglie, entusiasmo puro.. Assistiamo sula Constitution Av alla parata, in realtà solo ad uno scorcio, di saltimbanchi, reduci, scuole, majorettes e quant’altro. Ogni posto è occupato e fa un caldo umido incredibile, resistiamo per circa 45 minuti e poi decidiamo di passare i controlli ed andare nel cuore della Mall vedendo da una prospettiva diversa gli edifici che vi si affacciano, passiamo sotto il famoso obelisco ed arriviamo al memoriale della II guerra mondiale dove rinfreschiamo i piedi dentro una piscina. Il caldo si fa veramente sentire e dopo aver visto il Jefferson Memorial riattraversiamo la Mall e ci dirigiamo verso la Casa Bianca. Notiamo che non sembra esserci molta protezione, è sicuramente solo un’impressione. Assistiamo anche ad una manifestazione di protesta con i tipici cartelli. Prendiamo un po’ di riposo nel Lafayette Park ma ci rendiamo conto che il caldo è veramente aggressivo e la giornata ancora lunga così riprendiamo la metro e torniamo in hotel da dove, dopo una bellissima doccia ed un breve riposo, facendo solo una fermata di metro, andiamo nell’altro caratteristico quartiere di Dupont Circle. Il quartiere è proprio carino con edifici residenziali di stile vittoriano. Anche qui molti bei negozi. Ceniamo, bene, al Bistrot La Tomate sulla Connecticut Av , dove trovo la camera più imbranata della storia, e per dirlo io …. Dopo cena riprendiamo la metro in direzione Mall ed arriviamo giusto in tempo per l’inizio dei fuochi d’artificio, mezz’ora a naso all’insù sullo sfondo del Lincoln Memorial e del famoso obelisco, bellissimo!! Finito lo spettacolo c’è un vero e proprio esodo biblico dalla Mall, le stazioni della Metro sono prese d’assalto da un esercito di persone comunque disciplinato, i taxi non ci sono per una buona mezz’ora ed agli angoli capannelli di gente che aspetta; siamo abbastanza fortunati perché riusciamo a prendere un taxi che ci riporta in hotel. Il nostro Indipendence Day finisce qui. Lunedì 5 luglio: Verso le 10 puntiamo il navigatore in direzione Cascate del Niagara, lato canadese. Il percorso è relativamente lungo, circa 700 km. Tagliamo in due la Pennsylvania sfiorando Pittsburgh. Le autostrade al solito trafficate ma senza rallentamenti, il paesaggio è fatto di enormi aree agricole con alberi dappertutto, quest’anno il colore predominante nel paesaggio è sicuramente il verde. L’autostrada che noi percorriamo in direzione sud-nord è un cimitero di animali selvatici di ogni tipo. Incredibile la quantità di animali morti che incontriamo. Verso la fine del viaggio passiamo paralleli al Lago Erie ed entriamo attorno alle 18 in Canada, senza grosse attese, al confine di Fort Erie facendo una ventina di km in territorio canadese ed evitando il trafficatissimo confine di Rainbow Bridge. Ci dirigiamo al Country Inn and Suites prenotato il giorno prima via internet dove per 111 Euro abbiamo una bella camera ed anche una ricca colazione a buffet. Siamo a circa 15 minuti a piedi dalle cascate. Sulla strada per arrivarci ci fermiamo per cena, ben mangiando, al ristorante indiano The Guru Fine. Niagara Falls in realtà è un enorme posto acchiappa-turisti … Dopo cena andiamo a vedere le Cascate che sicuramente dal lato canadese offrono una vista migliore, sono illuminate ed effettivamente lo spettacolo della natura è impressionante così come lo è anche il rumore e l’enorme nuvola di acqua polverizzata. Martedì 6 luglio: Dopo l’abbondante colazione facciamo il check-out e carichiamo la macchina lasciandola nel parcheggio dell’hotel. Torniamo alle Cascate per vederle alla luce del sole e per fare, per 43 Euro in totale, il turistico giro sul Maid of the Mist cioè il battello che arriva fin sotto alle cascate. Ci viene fornito il classico copri spruzzi blu e dopo una mezz’oretta di discesa, con relativa foto a cura dell’organizzazione, saliamo a bordo. Il giro dura circa 20 minuti e ci si lava ben bene. Vedere le Cascate dal basso dà sicuramente una prospettiva diversa della loro imponenza. Al ritorno facciamo pranzo nel fast-food Wendy’s e successivamente recuperiamo la macchina e nel primo pomeriggio si parte. Dopo il rapido passaggio al confine, rientriamo in USA passando da Buffalo. Questa volta il passaggio è ovest-est tagliando lo stato di New York lungo l’autostrada 90, facciamo circa 300 km e decidiamo di fermarci a visitare il Verona Beach State Park, una bella spiaggia con una pineta sul Lago Oneida. Ci rilassiamo passeggiando sul lungolago. Per la notte ci fermiamo a pochi km da Oneida al motel della catena economica Super 8, sfruttando uno dei coupons che si trovano in una pubblicazione distribuita nelle aree di servizio. L’addetto alla reception è già abituato ai coupons ed ha già pronte le forbici per ritagliarlo ed al costo di “ben” 44 Euro abbiamo una camera nell’insieme più che decente, il collegamento internet wi-fi e pure la prima colazione.. Per la cena andiamo al ristorante della catena Denny’s che si trova a poca distanza dal motel. Mercoledì 7 luglio: Proseguiamo il nostro viaggio nel cuore sempre più verde e sempre più stile New England dello stato di New York, passiamo attraverso l’Adirondack Park. Aree vastissime di boschi e laghi, non c’è traffico e la guida è molto rilassata. Dopo circa 300 km intorno alle 12 siamo ad Essex sul Lago Champlain, che segna il confine fra lo stato di New York ed il Vermont. Carichiamo l’auto sul traghetto e una traversata di circa mezz’ora ci porta sulla costa opposta in Vermont. Proseguiamo in direzione nord per una trentina di km arrivando a Burlington, città universitaria di circa 40000 abitanti. Lasciamo la macchina ad un parcheggio proprio nei pressi del molo ed andiamo a mangiare in un locale carino proprio sul waterfront. Anche qui fa parecchio caldo e complice la presenza del lago c’è un’umidità notevole. Meno male che c’è il refill per le bibite, non conto i passaggi del cameriere a riempire ogni volta i bicchieri svuotati in un battibaleno. Dopo pranzo prendiamo la navetta gratuita che ci porta in direzione centro, scendiamo ad una fermata sulla Main Street e percorriamo la Winooski Av in direzione nord: notiamo le case e le chiese quasi tutte in legno colorato. Dopo qualche isolato tagliamo per Pearl Street ed osserviamo la First Unitarian Church costruita nel 1816: da lì inizia la Church Street, arteria pedonale che scende fra negozi, pub, ristoranti. Dopo aver girovagato fra centro e negozi , torniamo a piedi vero il lago per fare ancora una breve passeggiata nel Waterfront Park ed andare a recuperare la macchina. Sfruttiamo nuovamente i coupons ed andiamo al motel Anchorage Inn, a 4 km dal centro, dove questa volta gli euro spesi sono 50 …. In compenso troviamo il bagno più microscopico della nostra biennale esperienza. Un breve relax. Prenotiamo l’hotel per i prossimi due pernottamenti. Torniamo in centro per la cena e per la passeggiata serale. Parcheggiamo l’auto in un multipiano e ceniamo, bene, da Leunig’s Bistrot proprio nella centrale Church St. Giovedì 8 luglio: Siamo già in strada alle 7.30, è previsto un trasferimento di più di 500 km in direzione Acadia National Park, Maine. Sfiorando la capitale del Vermont, Montpelier, prendiamo la caratteristica Route 2 che attraverso minuscoli paesini in legno, boschi, laghi e contornando la White Mountain National Forest , passa a cavallo tra Vermont e Maine. Alle 11.30 poco prima di Rumford, già nel Maine, incontriamo uno di quei posti visti nei film. Una casetta in legno con diner molto tipico e rustico (route2diner.com), con un mega menu scritto su lavagna, oggetti antichi alle pareti, tavoli in legno e tovaglie di carta. L’ora è un misto fra colazione e pranzo e praticamente si può ordinare ciò che si vuole. Un bel posto !! A Rumford troveremo un enorme monumento al taglialegna nei pressi di un lago. Proseguiamo il nostro bel trasferimento. Alle 16.30 siamo nella zona dell’Acadia National Park, ritrovando il mare. Arriviamo a Bar Harbor, “capitale” del Parco. Alloggiamo al Quality Inn per 135 Euro a notte. Buon rapporto qualità-prezzo tenendo anche conto che l’hotel è a 400 metri dalla Main Street ricca di negozi e ristoranti, una passeggiata tra casette in legno che ospitano bed and breakfast di qualità. Usciamo per una passeggiata e per cenare. Ceniamo con una buonissima clam chowder (zuppa buonissima di vongole) e un’enorme aragosta. Dopo cena passeggiata per l’animata via centrale con approdo alla baia dove ci rilassiamo un po’ dopo la lunga giornata. Venerdì 9 luglio: Dopo un’abbondante colazione nella caffetteria di fronte all’hotel, dove un simpatico cameriere giamaicano ci racconta la sua vita da giramondo, ci dirigiamo all’ingresso del Parco distante pochi chilometri. Sfruttiamo la tessera di ingresso per i parchi nazionali fatta l’anno scorso allo Yosemite in California ed ancora valida. Percorriamo la Park Loop Road che tocca i principali punti d’interesse del parco. Visitiamo la bellissima spiaggia di sabbia. Il paesaggio varia tra i boschi e i laghi della piccola penisola e il mare con insenature e scogli. Arriviamo al Jordan Pond, un lago con una vista spettacolare. Vistiamo anche la Cadillac Mountain, il punto più alto del Parco e di tutta la costa orientale dalla quale si ha una splendida vista che arriva fino alle coste canadesi della Nuova Scozia. Alle 14.30 usciamo dal parco e ci dirigiamo nell’altro pezzo di penisola distante circa 20 km. Arriviamo in un tipico villaggio di pescatori, Southwest Harbor. Troviamo una buonissima panetteria dove c’è anche qualche posto per sedersi. Veniamo invitati a puntare uno spillo su un’enorme cartina del mondo la nostra provenienza e notiamo (con piacere) che non sono molti gli italiani passati di qui. Dopo pranzo facciamo ancora una decina di chilometri passando per la strada costiera arrivando al Bass Harbor Head, il punto più a sud di tutta la penisola. Qui c’è, isolato, un faro costruito nel 1858 su costa rocciosa. Ci sediamo su una roccia proprio sul mare ad assaporare la completa quiete, ad osservare l’oceano … Posto splendido l’Acadia National Park. Torniamo in hotel dove sfruttiamo la piscina con il relativo idromassaggio. Alla sera andiamo in centro, in una via un po’ defilata troviamo un buon ristorante: Maggie’s. Sabato 10 luglio: Questa mattina sveglia presto ed inizia il trasferimento verso Boston distante circa 500 km. Lungo il percorso decidiamo di fare una deviazione e fermarci ad Ogunquit sulla costa, ma oggi non è giornata e nel momento in cui parcheggiamo inizia un temporale con tanto di saette. Ovviamente proseguiamo ed impostiamo una sosta a Salem, il paese delle streghe, dove arriviamo verso le 13. Purtroppo c’è la pioggia e riusciamo solo a fare un breve giro in centro e trovare in un centro commerciale un posto dove mangiare. Un po’ delusi ci rimettiamo in macchina e andiamo a velocità alquanto ridotta, causa fortissima pioggia, a Boston dove arriviamo attorno alle 16. La fortissima pioggia, di cui parleranno anche i notiziari televisivi in serata, ha creato parecchi problemi con allagamenti e disagi. Il nostro hotel, il Lenox , si trova nel quartiere alla moda di Back Bay ad un isolato da Copley Square. La prenotazione è stata fatta attraverso expedia.it ed il costo per tre notti è di 575 euro in un hotel di grande prestigio e centralissimo. Appena arrivati scarico i bagagli e porto l’auto nel parcheggio dell’enorme centro commerciale Prudential a 50 metri dall’albergo sfruttando un coupon sconto scaricabile sul sito bestparking.com: abbiamo risparmiato più del 50 per cento rispetto alla tariffa richiesta dall’hotel ,che comunque poi le porta allo stesso parcheggio …. 54 euro per due giorni e mezzo, per gli standard americani è un prezzaccio. Il tempo di un rinfrescata e siamo già per strada verso la Copley Square dove c’è la Trinity Church, chiesa della fine dell’800 in stile romanico. Dietro la chiesa svetta la John Hancock Tower, il più alto edificio del New England, 226 metri, sicuramente un bel contrasto tra antico e moderno. Percorriamo quindi la raffinata ed elegante Newbury St tra boutique e ristoranti in direzione del parco del Boston Common, enorme polmone verde. Ne percorriamo un pezzo dirigendoci verso la bella zona residenziale di Beacon Hill. Per cena scegliamo in Charles St il ristorante Toscano dove mangiamo più che bene in un ambiente bello e raffinato. Dopo cena ripassiamo per il parco e, attraverso la Boylston St ,dopo una tranquilla passeggiata di un paio di chilometri, torniamo in hotel. Domenica 11 luglio: Facciamo colazione nella buonissima catena Au Bon Pain ed iniziamo dal Boston Common il Freedom Trail, un percorso pedonale segnalato in rosso che tocca tutti i luoghi storici e gli edifici collegati con la guerra d’indipendenza che vide qui la sua partenza. Si attraversa tutto il centro e la Boston storica. Durante il bel tragitto ci fermiamo a pranzare al Quincy Market, un vecchio mercato ora riadattato ad un enorme (163 metri) mega mercato di cibi da strada di ogni tipo e provenienza: è impossibile non trovare qualcosa di proprio gusto al suo interno. Gli edifici paralleli ospitano una quantità incredibile di negozi, ristornati, ecc.. L’atmosfera è molto rilassata, ci sono tantissimi turisti. Proseguiamo, stanchi ma indomiti, il nostro trail, passando accanto alla più vecchia taverna d’America, datata 1795, ed alla casa di Paul Revere. Arriviamo nel North End, una delle zone principali della Boston rivoluzionaria tra vie strette e vicoli, anche questa una zona molto bella e caratteristica. Il North End è anche una zona di immigrati italiani ed a sorpresa ci imbattiamo in una processione con tanto di banda e Madonna accompagnata … Le vie sono tappezzate di striscioni e manifesti a proposito della prossima festa di Sant’ Agrippina di Mineo … Noi pensavamo di essere negli States …. Passando per Copp’s Hill, un cimitero del 1660 dove ci sono le tombe di molti soldati rivoluzionari arriviamo, un po’ stremati , all’imbocco del Charlestown Bridge. Lo percorriamo in direzione del porto di Charlestown dove è ormeggiata la USS Constitution, una nave da guerra del 1812. C’è troppa coda per la visita, ci accontentiamo della sua vista da fuori ed andiamo invece a visitare un cacciatorpediniere della II guerra mondiale. Dal molo si ha una splendida vista dello skyline di Boston. Qui finisce il nostro bellissimo Freedom Trail. Ripercorriamo, sempre più stanchi, il ponte dirigendoci verso la stazione metro di North Station per tornare nel nostro albergo. Verso le 19 usciamo per la cena e passeggiando per circa un chilometro tra vie deserte e tranquille andiamo al Rustic Kitchen, buon ristorante accanto al Radisson Hotel in Stuart St. Lunedì 12 luglio: La mattinata si apre con un veramente insolito spiegamento di forze dei vigili del fuoco per un, sapremo poi, micro incendio a mezzo isolato di distanza. Penso di aver contato non meno di 40 mezzi di ogni tipo … Facciamo colazione nuovamente da Au Bon Pain e andiamo a visitare all’interno la Trinity Church. In seguito ci dirigiamo per visitare meglio la bella zona residenziale di Beacon Hill, tra vie ciottolate e caratteristiche case della prima metà del 1800, giriamo a zonzo scoprendo caratteristici angoli. Purtroppo arriva un temporale che ci costringe a ripararci sotto il portico di una casa del 1831 per circa venti minuti … Quando il temporale lascia il posto ad una pioggia meno fastidiosa riprendiamo il nostro giro passando per l’Esplanade, un bel parco lungo il Charles River ma riprende con insistenza la pioggia e così torniamo a cambiarci in albergo, poco distante, ed andiamo all’enorme Prudential Center dove naturalmente troviamo anche dove far pranzo. Dopo le 16 e30 usciamo dal Prudential e finalmente c’è il sole. Percorriamo la Boylston e poi ritorniamo sulla bellissima parallela Commonwealth Av, dove si può passeggiare in tutta tranquillità ed ammirare le residenze stile inglese. Per cena ci fermiamo a due isolati dal nostro hotel all’angolo con la Newbury al caratteristico e buono Joe’s American Bar e Grill. Qui finisce il nostro bel soggiorno a Boston, la città più bella da noi incontrata finora con i suoi luoghi storici e con i suoi caratteristici scorci specie nel North End e a Beacon Hill. Martedì 13 luglio: Recuperiamo l’auto nel parcheggio del Prudential e si parte in direzione Cape Cod. Arriviamo a Provincetown all’estremo nord di questa bellissima e stretta penisola protesa per più di 100 chilometri nel mare intorno alle 11. Parcheggiamo in un parcheggio a pagamento nei pressi del centro ed iniziamo a visitare questa animatissima, vivace ed eccentrica cittadina, piena di negozi, alcuni dei quali molto caratteristici di oggetti vintage. Le costruzioni sono quasi tutte in legno. E’ una località molto artistica ed è molto apprezzata dalla comunità gay ed in effetti ciò si nota immediatamente dalle persone che la frequentano e da tutta una serie di comportamenti e ambientazioni che non approfondisco … Per pranzo ci fermiamo in un locale sul molo, non granché in realtà. Nel pomeriggio iniziamo il nostro giro lungo le varie spiagge del capo. Iniziamo da quella più vicina a Provincetown, attraverso la Race Point Road, dopo aver visitato il centro vistatori, ed aver pagato un salato ingresso di 15 dollari, arriviamo in una splendida spiaggia contornata dalle dune con l’erba quasi in riva al mare. Qualcuno fa il bagno ma noi non siamo attrezzati, ci fermiamo a sentire il vento e ad ammirare il mare … Ritornati sui nostri passi ci dirigiamo per pochi chilometri verso sud ed andiamo a visitare l’Highland Lighthouse, bel faro inserito in un contesto fatto di campi da golf che arrivano in riva al mare, scogliere e viste stupende. Il faro è stato interamente spostato di circa 100 metri verso l’interno negli anni passati per evitare che l’erosione della costa lo facesse crollare. Visitiamo l’interno e la sommità da cui si gode di un bel panorama. Ancora verso sud ed ancora spiagge che sono sempre più deserte e sempre più caratteristiche. Arriviamo ad Hyannis, la città più grande del capo e sede della tenuta estiva dei Kennedy. A JFK è anche dedicato un museo che noi non abbiamo visitato. Sfruttando nuovamente i coupons andiamo allo Hyannis Holiday motel, nei pressi del porto dove otteniamo una camera per 94 euro. Siamo a pochi minuti a piedi dalla Main St che visitiamo. A cena ci fermiamo sulla Main St da Fresh Ketch. Mercoledì 14 luglio: Partenza in direzione Newport, Rhode Island a circa 130 chilometri, dove arriviamo intorno alle 11. Parcheggiamo in un caro parcheggio all’aperto proprio in centro dove approfittiamo anche per far colazione da Panera Bread. Siamo nella patria a della America’s Cup di vela e qui tutto sembra collegato al mare. Iniziamo la nostra visita da Washington Square dove ci sono i principali edifici politici dell’epoca coloniale, percorriamo la splendida Spring St dove ogni casa è completamente in legno. Sull’uscio delle stesse sono appesi ananas in legno, che ricordano i ringraziamenti per lo scampato pericolo dello scorbuto degli antenati marinai. Anche le chiese delle varie confessioni anglicane sono in legno. Visitiamo la Trinity Church, veramente bella ed intima. Sempre percorrendo la Spring ed ammirandone i caratteristici scorci arriviamo alla St Mary Church, chiesa cattolica dove si celebrò il matrimonio tra JF Kennedy e Jacqueline. A due isolati andiamo a visitare la International Tennis Hall of Fame nel cui buon ristorante interno ci fermiamo per il pranzo. Nel pomeriggio torniamo in Spring St dove troviamo un b&b per la notte, il Pilgrim House Inn, una bomboniera a 116 euro per una notte con parcheggio gratuito presso un’area di servizio a 500 metri. Nel tardo pomeriggio passeggiata lungo la pedonale Thames St e cena al fondo della stessa nel carino Asterisk. Di ritorno, passeggiata nell’animato molo pieno di negozi e ristoranti per ogni gusto. Suggestiva la Spring St di sera con fioca illuminazione pubblica intervallata dalle luci innanzi le case ed i b&b. Giovedì 15 luglio: Facciamo una buona e abbondante colazione sulla terrazza del b&b con vista sul molo, sulla Trinity Church e su tutte le case in legno della zona. Recuperiamo l’auto ed andiamo a farci un giro per Bellevue Av per vedere da fuori i cottages estivi, in realtà villone pazzesche, costruiti in stile europeo dalle famiglie più ricche d’America. Parcheggiamo l’auto in Seaview Av da dove parte la bella Cliff Walk, una passeggiata pedonale pubblica sulle scogliere di Newport. Ricorda il sentiero delle Cinque Terre: passa proprio tra l’oceano,dal quale arriva anche più di uno spruzzo, e le proprietà delle ville che vediamo così dal mare. La passeggiata è sicura e protetta, almeno per il discreto tratto che noi abbiamo fatto e la consiglio vivamente. A malincuore lasciamo la bella Newport e puntiamo il navigatore in direzione Mystic, Connecticut, dove arriviamo verso le 13. Parcheggiamo in un parcheggio a pagamento e facciamo un giro per l’animato centro assistendo anche al sollevamento del ponte mobile. Vediamo anche il locale reso famoso dal film Mystic Pizza. Pranziamo all’Anthony’s Bistro in Holmes St. Proseguiamo di 50 chilometri il nostro viaggio verso New York nel pomeriggio fermandoci ad Essex. Questo paese di poco più di 6000 abitanti è stato dichiarato la miglior piccola città d’America. In effetti l’ambiente è carino, in riva al fiume Connecticut, con molto verde, pace e tranquillità però credo che in Italia si sia, in più di un posto, sopra la media … Ne approfittiamo per riposarci un po’ godendoci una bella quiete in riva al fiume. Faccio l’errore di impostare una ricerca hotel col navigatore che ci conduce all’Executive Inn di Old Saybrook della catena Knights Inn dove per 78 euro, contrattati perché volevamo andar via dopo la ricognizione di una prima camera, otteniamo una camera grande, con mobili nuovi ma non brillante per pulizia, così come il bagno. Primo ed unico errore in due anni di ricerca hotel. La sera andiamo nella bella zona sul fiume Connecticut dove ceniamo al Terra Mar Grill, un ristorante veramente di tono e nonostante il nostro abbigliamento non proprio inappuntabile veniamo ben accolti e serviti di tutto punto. Dopo cena passeggiata sul molo e partita a mini-golf rilassandosi un po’ al fresco. Venerdì 16 luglio: Sveglia presto e fuga dal motel … Colazione da Starbucks e giro in macchina nella bella ed esclusiva zona litoranea di Old Saybrook tra mare e ville residenziali bellissime. Entriamo nella interstatale 95 in direzione New York distante 170 chilometri. Seguo fedelmente le indicazioni del navigatore ed alle 11e30 siamo a Manhattan lungo l’autostrada che costeggia l’Hudson senza benché il minimo problema di traffico!! Ma siamo veramente a NY? Usciamo a due isolati dall’albergo che si trova sulla Broadway all’incrocio con la West 94 Street e capiamo di essere veramente a NY … Traffico pazzesco, lavori in corso, tutti a rilento … Sono costretto a fare due giri dell’isolato dell’hotel prima di decidermi a sfidare il casino puro e parcheggiare proprio davanti ad un idrante, fortunatamente il personale dell’hotel è sveglio e viene fuori a recuperare i bagagli ed ad indirizzarmi al parcheggio convenzionato proprio dietro l’angolo dove per due giorni pagherò 42 euro. Passato questo momento oggettivamente un po’ intenso abbiamo la fortuna di aver subito a disposizione la camera. L’Hotel Newton è stato prenotato attraverso octopustravel.com per tre notti a 480 euro. Ottimo il rapporto qualità prezzo per NY anche se l’utilizzo degli ascensori è un po’ una lotteria, la camera non è grandissima ma è pulita ed in quattro ci si arrangia. La zona è al confine con Harlem ed è commercialmente densa, persone che vanno e vengono a tutte le ore, non è assolutamente periferia ed è sicura. A pochissimi metri dall’hotel c’è una fermata del metro che serve tre linee, al nostro ritorno in Italia scopriremo che questa fermata è stata scena di una lunga sequenza del cult movie “I Guerrieri della Notte” … Si riparte subito all’esplorazione della Grande Mela. Prendiamo la subway ed andiamo nella zona di Washington Square dove mangiamo in un bistrot gestito da messicani. Dopo pranzo passiamo vicino ad una campo di basket all’aperto dove si tiene un torneo per teenager: la qualità del gioco sembra ottima, il tifo fuori molto acceso. Visitiamo la Washington Sq tra aiuole e giardini, su un lato della piazza ci sono molti edifici residenziali della prima metà del 1800. Girovaghiamo nel cuore del Greenwich Village dirigendoci verso l’animata Union Sq ed in seguito al Madison Sq Park al cui angolo sud sorge il caratteristico grattacielo del 1902 conosciuto come Flatron Building per la sua caratteristica forma triangolare a ferro da stiro. Ci sediamo a prendere una piccola pausa nel cuore della piazza su sedie libere a disposizione di chiunque … Prendiamo ancora la subway ed andiamo al Museo Guggenheim solo per ammirarne l’architettura esterna. Un veloce salto in hotel a rinfrescarsi e via verso il padre di tutti i grattacieli, l’Empire State Building. Ci siamo organizzati in modo di arrivare nella prima serata quando il calare della luce naturale con il contestuale aumento delle luci artificiali regala una vista spettacolare. Abbiamo già acquistato i biglietti sul sito ufficiale per 66 euro, valgono un anno dal pagamento. Saltiamo così la prima fila di acquisto ma bisogna farne altre perché ci sono i controlli e due ascensori prima di conquistare l’86mo piano dal quale come già detto, complice l’ora, si ha una vista completa di NY e di tutti i suoi grattacieli, dintorni, ecc.. Non vorremmo mai scendere ma dopo un’ora e mezzo in totale dall’ingresso nell’edificio scendiamo e ceniamo nella catena self-service Sbarro, più che discreto cibo italiano venduto curiosamente anche a peso. Non perdiamo poi occasione per vedere le luci notturne e l’atmosfera della presidiatissima e affollatissima Times Sq, sembra che ci sia il mondo intero. Subway e verso mezzanotte torniamo in hotel. Sabato 17 luglio: Colazione da Starbucks, subway e si arriva al Central Park attorno alle 10.30 in una splendida giornata di sole. Entriamo dall’ingresso in Columbus Circle evitando i numerosissimi ed invero pedanti noleggiatori di risciò con conducente, biciclette, pattini … Loro non lo dicono ma in realtà c’è più di un punto che non è ciclabile. Lo percorriamo in direzione sud-nord ammirando la vita che vi scorre tra joggers, pattinatori, ciclisti, gruppi che fanno lezioni di yoga, tai-chi, qi-gong, gente che legge, che passeggia, gruppi che suonano, cantano, persone che giocano o che semplicemente si rilassano sdraiati al sole, insomma tutto quello che immaginavamo perché letto e visto molte volte, ma vissuto in diretta fa un altro effetto. Arriviamo fino al The Lake con i suoi romantici scorci e le sue belle viste sui grattacieli di Manhattan. Torniamo con molta calma, fa anche molto caldo, verso l’uscita. Abbiamo anche il tempo per un giretto nel grande centro commerciale in Columbus Circle. Alle 13 abbiamo appuntamento con Clarissa ed Andrea, che sono venuti a recuperare la macchina, alla buona Brasserie Maison sulla Settima Av all’angolo con la West 53ma. Dopo pranzo, dopo tanti giorni, facciamo i turisti accompagnati. Prendiamo tutti la subway ed andiamo nei quartieri modaioli di Soho e Tribeca. E’ bello girare senza una meta particolare ed ammirare l’architettura di questi quartieri artistici e creativi, tra i più vecchi di NY,che dopo anni di crisi sono stati negli anni riqualificati. Facciamo merenda nell’ottima pasticceria Bruno Settepani in La Guardia Place e torniamo in albergo per rinfrescarci. Per cena Andrea e Clarissa hanno prenotato all’Osteria al Doge, ottimo ristorante italiano sulla West 44ma proprio a due passi da Times Sq e dalle sue molteplici attrazioni che non manchiamo di visitare nel pre e post ottima cena. Taxi al volo e rientro in hotel. Domenica 18 luglio: In mattinata portiamo l’auto in un parcheggio nei pressi dell’hotel dove soggiornano Clarissa ed Andrea sulla Lexington Av percorrendo le semi deserte strade domenicali di Manhattan. Consumiamo con i nostri amici il rito del brunch domenicale newyorkese nella splendida cornice della St. Bartholmew’s Church all’incrocio fra Park Av e la East 50ma Street. Più tardi saluteremo con un po’ di magone i nostri amici che tornano a Philadelphia, sarà bello rivedersi in Italia. Iniziamo l’ultimo pomeriggio prendendo un bus urbano anche per vedere NY da un altro punto di vista, ma la promiscuità estrema e la lentezza ci fanno apprezzare decisamente la subway. Andiamo in un luogo non presente in nessuna guida da me conosciuta ma che credo lo sarà al più presto, l’High Line (thehighline.org). Ci è stato consigliato dall’amico Marco che vi è stato pochi giorni prima e col quale ci siamo incrociati in hotel a Washington. E’ un percorso pedonale, parco pubblico, a nove metri di altezza che parte dalla Little West 12ma Street per arrivare alla West 20ma. Sfrutta una linea dismessa di trasporto ferroviario di merci, si ha una vista sia sull’Hudson River e sia sul quartiere di Chelsea con le sue caratteristiche architetture residenziali, sulle tipiche cisterne per l’acqua presenti sui tetti e sullo sfondo l’Empire State Building. Sulla passeggiata ci sono posti dove riposarsi, panchine adagiate su binari, creazioni artistiche e di design di arte moderna. Veramente un bel posto, lo consiglio!! Scesi alla fine del cammino andiamo a visitare a qualche isolato di distanza il Chelsea Market, dove, nell’enorme ex fabbrica della Nabisco, si trovano molti negozi di cibo sia da asporto sia da consumo immediato. Girovaghiamo senza meta per il bel quartiere di Chelsea, a chiara vocazione gay. Ceniamo al ristorante Chelsea sulla Ottava Av. Riprendiamo la subway per un ultimo assaggio di shopping e di Times Sq vista anche dall’alto della scalinata illuminata di luce rossa, immortalata anche in un famoso video musicale. Passeggiamo lungo la Broadway dei teatri per arrivare a Central Park e prendere la subway diretta all’hotel. Si chiude così l’ultima serata a NY. Lunedì 19 luglio: Lasciamo la camera alle 12, prendiamo un taxi in direzione aeroporto. L’autista è un simpatico ghanese che ci racconta un po’ della sua vita, il tassametro è correttamente impostato sulla tariffa flat per l’aeroporto. Avevo già stampato le carte d’imbarco in albergo e così ci è possibile fare il check-in direttamente sul marciapiede dove arrivano i taxi, registrando con l’addetto al ricevimento (con mancia richiesta) solo i bagagli, bel servizio!! Passiamo i temuti controlli aeroportuali del JFK: in realtà almeno per noi sono stati come quelli degli altri aeroporti. Cerchiamo con tutta calma un ristorante dove pranzare. Alle 16 siamo al gate, il volo parte alle 18.10. Ci rilassiamo un po’, la stanchezza di venti giorni, per noi a mille, si fa sentire. L’aereo si muove dalla piazzola in orario ma spiccherà il volo solo un’ora dopo ed atterrerà a Malpensa con mezz’ora di anticipo alle 8 ora italiana. Celere recupero di bagagli ed auto. Dopo un’ora e mezza siamo a casa e si chiude la nostra, nuovamente bellissima, vacanza negli Stati Uniti. Anche quest’anno NE E’ VALSA LA PENA!!

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