Lofoten, Avventura di un estate

Undici agosto. Noi cinque, seduti su una barchetta al largo delle isole Lofoten, nel più nord della Norvegia. Non immaginatevi uno yacht, vi sbagliereste di grosso. E' una semplice barca a remi, 5 metri scarsi, dove ci stanno striminzite quattro persone. C’è un silenzio sovraumano, di quelli che, per chi abita in città come me, sono...
Scritto da: ren7on
lofoten, avventura di un estate
Partenza il: 01/08/2008
Ritorno il: 23/08/2008
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
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Undici agosto. Noi cinque, seduti su una barchetta al largo delle isole Lofoten, nel più nord della Norvegia. Non immaginatevi uno yacht, vi sbagliereste di grosso. E’ una semplice barca a remi, 5 metri scarsi, dove ci stanno striminzite quattro persone. C’è un silenzio sovraumano, di quelli che, per chi abita in città come me, sono impossibili da immaginare. Contro qualsiasi regola ci siamo legati alla boa. Le nostre braccia non sarebbero mai state in grado di reggere il fluire della corrente che, con straripante forza, ci stava portando ancora più a nord. E. E G. Stanno ritmicamente calando e tirando su la lenza prestateci da Roar, il leggendario proprietario dell’ostello di Stamsund. Di pesci, devo ammettere, non ne abbiamo ancora visti. Io tengo la posizione, con le braccia salde sui remi, mentre M. E C. Avvolte nelle loro giacche si riparano dal vento. A un certo punto, E. Si muove di scatto, facendo quasi rigirare la barca. Il silenzio è stato rotto. Con fare rapido e deciso, tira su il pesce più piccolo che abbia mai visto… Un incrocio tra una bavosa e un merluzzo nano. L’equipaggio esulta! Abbiamo pescato al di sopra del circolo polare artico! Siamo cinque ragazzi normali di 23 anni. Non siamo pescatori, ma studenti. Non siamo turisti, ma viaggiatori. Decidiamo di girare la barca e tornare in ostello. Sì, perchè se non lo avevate ancora capito, in questo ostello non solo ti danno le lenze gratuitamente, ti offrono la barca, un molo da cui partire e due vecchie padelle dove cucinare i risultati di una serata. Schiamazzanti (neanche si fosse vinto la coppa del mondo) attracchiamo al nostro molo. Due giri ben stretti di corda e di corsa veloci sul pontile tra la curiosità dei dieci coinquilini. Esponiamo il nostro trofeo, tra le risate e la sorpresa collettiva di un pesce così piccolo. Con la sicurezza e l’abilità dei novizi lo ripuliamo, lo tagliamo, ne liberiamo la carne dalle viscere. E con un moto di benevolenza ne lasciamo gli scarti ai gabbiani. I veri padroni dell’isola. Come dimenticare quel momento. Le undici di sera, una luce intensa ancora ci segna il viso. Ma il vento incalza, le ossa sono intorpidite. C’è ancora il fuoco da accendere. C’è da preparare una cena che non sazierebbe neanche uno solo di noi. Ma l’avventura ci ha già nutriti, il piatto è un corollario. Imprudenza. Stupida imprudenza. Rientriamo in casa. Ci si deve cambiare. Ci si deve preparare al banchetto. Lo lasciamo lì. Lasciamo il nostro trofeo fuori. Esposto. Sono sufficienti cinque minuti per accorgercene. Usciamo di corsa tutti. Ci ricordiamo. Improvvisamente ci ricordiamo. Ma oramai è troppo tardi. I gabbiani, come già detto i veri padroni di un luogo che all’uomo appartiene solo a metà, si sono radunati e hanno saccheggiato il nostro già misero banchetto. Ora sorrido. E’ stata l’avventura più bella della mia vita. Il silenzio di quel mare, la gioia di aver compiuto qualcosa di banale. L’averlo compiuto a fianco di sorrisi di amici. In un mondo in cui è la natura che comanda. Dove senti il vento, il freddo anche ad agosto. Forse ciò che più da vicino assomiglia al paradiso. Note: il racconto parla delle Lofoten, arcipelago di isole al di sopra del circolo polare artico, appartenenti alla Norvegia. L’ostello in questione è quello di STAMSUND. Le Lofoten sono state una delle tappe del nostro interrail estivo in Norvegia e Svezia.


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