Belgio Olanda e ritorno traumatico
Presi da raptus vacanziero abbiamo cominciato a cercare sulla rete “occasioni” per viaggiare a prezzo economico in qualche località europea.
Dopo aver vagliato varie opzioni la scelta è caduta sulla felice posizione di Bruxelles, vicino a città del Belgio ed alla Olanda.
-Il primo giorno siamo arrivati a Charleroi accolti dalla insistente pioggerellina nordica. Immediatamente abbiamo perso il bus per Bruxelles. Abbiamo aspettato per una oretta il seguente dopo aver comprato il ticket al chiosco gestito da una tipetta che disinvolta si destreggiava tra inglese e francese, ma nel rispondere al cellulare ha sciorinato un fluente napoletano stretto.
Giunti infine alla Gare du Midi, a bordo del tram dalle porte insolitamente minuscole, abbiamo attraversato i bei quartieri di Saint Gilles e Ixelles per giungere alla casa Bianchi. Il nostro bed & breakfast gestito da italiani. Qui ci ha accolti una loquace signora cinese che parlava un italiano un po’ stentato ma efficace. Ci ha offerto un the e spiegato in pochi minuti di suo marito italiano e di tutti i casi suoi. A suo modo accogliente.
Mollati i bagagli al secondo piano (la soffitta) di una bella casa in legno scricchiolante, piena di lanterne rosse, vasi più o meno enormi, e con una coppia di cani riccioluti in pietra a difenderne l’uscio.
Il quartiere era composto da case molto carine, a mattoni rossi a faccia vista, belle vetrate e giardini. Ricordavano un po’ Londra ed Harry Potter.
Appena possibile ci siamo sganciati dalla morsa di Taiwan e siamo scappati nel centro dove la pioggia è miracolosamente cessata.
La città era addobbatissima, piena di luci, colori mercatini natalizi che offrivano artigianato vario (immancabili i peruviani coi loro flauti e i loro cappelli con pon-pon e cocca sottogola) Guidati dalla folla di turisti del weekend siamo stati trascinati fino alla Piazza Grande.
Bellissima.
I bei palazzi che la circondano erano illuminati da fasci di luci cangianti, in uno spettacolo che lasciava a bocca aperta.
La giornata è terminata con una passeggiata alla scoperta di alcuni bei angoli di Bruxelles tra cui la fredda chiesa gotica di Sablon con delle magnifiche grate nel pavimento che esalavano caldi soffi d’aria ed un “affascinante” giro sulla Ruota Panoramica nella piazza della chiesa di Santa Caterina.
-Il secondo giorno abbiamo trovato un bel (si fa per dire) sole o per lo meno un cielo non nuvoloso, ne abbiamo approfittato per girare per la città di giorno, tralasciando il museo. Dopo aver rivisto il centro, ci siamo diretti a nord. Abbiamo visitato la chiesa di Notre Dame, dove sono sepolti i reali. Una chiesa neo-gotica freddissima ma con delle belle vetrate. Successivamente ci siamo diretti al parco adiacente e dopo una camminatella siamo arrivati al Padiglione Cinese e la Torre Giapponese. Del tutto fuori luogo nel contesto belga, ma belli a vedersi. Purtroppo già chiusi per l’ora tarda. Al tramonto è stata la ora dell’Atomium. Una enorme struttura che ha la forma di una molecola di cristallo di ferro (non dimentichiamoci delle miniere del Belgio), ha una serie di sfere enormi unite da tubi percorribili attraverso scale. Giunti in cima alla sfera più alta, siamo dovuti andare via era giunta l’ora di chiusura (le 18). Un po’ stanchi e affamati ci siamo diretti al centro per una cioccolata calda in un centralissimo bar. Appena il tempo di ricevere le ordinazioni e ci avvisano che il locale è in chiusura (ore 20) -Il terzo giorno abbiamo lasciato Bruxelles per dirigerci ad Anversa (Anterwerpen) una città fiamminga, grosso porto mondiale, patria del mercato dei diamanti e dell’arte Vlaams che ci ha accolto col suo gelido abbraccio di tramontana. Essendo lunedì i musei erano chiusi, ci siamo diretti dalla bella stazione (che ricorda in dimensioni ma non in stile, quella centrale di Milano) verso la piazza e la cattedrale, gotica.
Anche ad Anversa erano presenti dei mercatini natalizi, ma non belli come quelli della capitale.
Abbiamo visitato la cattedrale, è molto bella. Ha delle belle ed enormi vetrate decorate con scene del vangelo e della bibbia, dei santi famosi e qualche santo locale, stemmi comunali e gentilizi. Questo schema si sarebbe ripresentato un po’ con tutte le altre chiese gotiche. Inoltre nella chiesa erano presenti molti bei quadri fiamminghi, tra i quali quelli del locale Rubens.
Quando eravamo già pronti per andare via, un altoparlante annuncia l’inizio di un visita guidata gratuita della chiesa in lingua spagnola. La voce che veniva fuori dall’altoparlante era un po’ strana… Tremolante.
La guida ispano-ablante era una attempata signora di Anversa, affetta da un tremore alle labbra che, accompagnato a varie incertezze linguistiche, rendeva la visita comico grottesca, se non addirittura tragica. Ci ha raccontato i dettagli della costruzione della chiesa, della seconda torre campanaria della facciata, lasciata mozza, dei bellissimi enormi quadri di Rubens, o Rrrbnz come diceva lei nella pronuncia anversina. Nonchè delle belle altre opere presenti e degli altari andati perduti tra i vari incendi e furie iconoclaste, fatti costruire dalle potenti corporazioni locali (anche i quadri di Rrrbnz erano commissionati e pagati da corporazioni) e non da famiglie aristocratiche come era uso in Italia.
La chiesa m’è sembrata molto bella, ancorchè denudata delle sue bellezze nel corso dei secoli, forse anche per il pittoresco commento. Il giro di Anversa è proseguito con la visita di altre chiese, chiuse, e di un castello, chiuso, e con un ristorante greco, squallidino, dove la cameriera serviva gli unici clienti (noi) sfumacchiando e vedendo una telenovela messicana doppiata nella sua incomprensibile lingua.
La giornata segue con il trasbordo verso Amsterdam. In un paio d’ore siamo arrivati alla bella stazione centrale, costruita nell’800 in uno stile molto elegante. Peccato per i lavori per la costruzione di una fermata della metro proprio li davanti. Gru e palizzate celavano la parte centrale della facciata.
Vicinissima alla stazione c’era il nostro hotel. La reception era nel bar sottostante, affumicatissima birreria dove il giovane proprietario si dilettava col biliardo. La camera non era male, malgrado il blu elettrico del lampione dell’hotel che inondava la stanza. Terrificante era la ripidissima scala per salire al terzo piano! Ad Amsterdam ci sono problemi di spazio e si arrangiano come possono per affastellare piani.
La giornata si è conclusa con un giro per le strade adiacenti l’hotel.
Come avremmo capito solo in seguito, ci siamo diretti verso la parte più squallida della città, il quartiere a luci rosse, dove si ammassano quantità impressionanti di insegne luminose per catturare lo sguardo dei passanti, tra l’altro spesso sinistri figuri.
-Il quarto giorno bagno di cultura al RijskMuseum. Più che bagno, una doccia… O forse un semplice bidet. Il museo è in fase di restauro e la mostra (ma non il prezzo) si riduce alle poche opere principali, tra cui quelle dell’osannato idolo locale: Rembrant. La mostra ripercorre il secolo d’oro dell’Olanda, il seicento, in cui i ricchi mercanti hanno approfittato per farsi immortalare in capolavori. Niente santi o madonne raffigurati nelle opere della calvinista Olanda, ma ritratti molto realistici di ricchi borghesi, lontani dalle raffigurazioni idealistiche ed ispirate al mito greco, ma più prosaicamente rappresentati nelle loro faccende affaccendati: che sia la Ronda di Notte o il consiglio dell’ordine dei produttori di drappi e arazzi (i dolci e gabbani).
Abbiamo poi visitato la città e i suoi canali in notturna, bellissimi scorci illuminati a festa, ma non tanto allegramente come nelle città cattoliche. Per la cena abbiamo scelto un ristorante cinese consigliato dalla guida. Dopo aver mangiato un cameriere è entrato nella sala (noi unici clienti) correndo con un foglio in mano su cui sbatteva il dito e farfugliando con aria seria e quasi arrabbiata “ileven close, ileven close” e andando via così come era venuto. Alle undici siamo dovuti andare via.
-Al quinto giorno è stato il turno del Van Gogh Museum, una carrellata sulla vita del pittore Olandese, però formatosi in Belgio e vissuto a Parigi e nel sud della Francia. Il curriculum vitae del pittore viene accompagnato dai quadri dipinti parallelamente. Curiosamente viene omesso il dettaglio delle sue non rare frequentazioni dei postriboli e dell’infatuazione per “una di quelle”, che forse avrebbe causato il taglio dell’orecchio. Ad ogni modo le opere di Van Gogh hanno un enorme fascino e, a furia di vederle, sono diventate familiari, indispensabili.
Lasciato il museo ci siamo riposati in un caffè dove alle 5 ci hanno chiesto di uscire perchè chiudevano. Ci siamo poi diretti ad Haarlem una cittadina a pochi chilometri dalla capitale. Qui abbiamo visto l’imponente cattedrale con la sua alta torre centrale, e siamo riusciti ad entrare, si stava celebrando una funzione. La chiesa era piena di bambini, gentilmente ci hanno offerto un libretto su cui c’erano i testi delle canzoni (allegre!) che avrebbero cantato i bambini accompagnandoli da coreografie. Le sedie sono disposte nei quattro lati attorno al “pulpito” centrale. Abbiamo avuto anche la fortuna di ascoltare il suono dell’enorme organo per cui la chiesa è famosa. Al termine della cerimonia nella spoglia cattedrale ci siamo avvicinati ad un container metallico piantato lì nel centro. Presentava una porta chiusa ed una piccola guardiola da sollevare per vedere chissà cosa all’interno. I bambini (e gli adulti) incuriositi si ammassavano per vedere la sorpresa, si facevano sollevare dai genitori per sbirciare.
Naturalmente anche noi ci siamo avvicinati e lo spettacolo è stato raccapricciante. Ci saremmo aspettati un presepe, un babbo natale o un tema affine. Si trattava invece di una cella di prigione dove un manichino, molto realistico, vestito elegantemente, era circondato da TV, lettore dvd, computer, telefonino, riviste, una bottiglia di whisky e teneva in mano una grossa palla di ferro legata al piede con una catena!! Un monito ai pericoli del mondo corrente? Che strani siti calvinisti…
Per la cena ci siamo accomodati in un McDonald’s dove, appena addentato il panino, hanno cominciato a chiudere le serrande (ore 20).
Siamo andati in giro per Haarlem, è una cittadina carina e molto elegante, coi suoi immancabili canali, i suoi cortili in stile Olandese, e molte bellissime case, a piano terra, attraverso le cui finestre si poteva vedere l’attività interna. Sulle prime, vista l’eleganza degli interni, le luci accese nelle cucine, eravamo incerti se si trattasse di uffici o di negozi di mobili, avendo tutte delle grandi finestre prive di tende. Si trattava di case, molto ordinate ed eleganti. Ci è sembrato che volessero mostrare agli altri quale fosse il gusto del padrone di casa.
-Il sesto giorno abbiamo deciso di visitare la cittadina universitaria di Utrecht, lungo il breve tragitto abbiamo visto che la guida consigliava di vedere il Castello di Haar. Abbiamo seguito il consiglio. Dalla stazione abbiamo preso un autobus che ha attraversato i sobborghi produttivi di Utrecht e poi delle piccole frazioni molto carine, con case dai tetti scoscesi che arrivano quasi fino a terra, tra i prati ed i canali. Dalla fermata c’era da fare un cammino di 15 minuti per arrivare all’ingresso. Non essendo ben segnalata abbiamo chiesto ad una passante informazioni. Il castello è chiuso, ci ha subito detto! L’imponente Castello di Haar è in restauro dal 2001 e lo sarà fino al 2010. In compenso si può vedere il parco e gironzolare dal di fuori. Noi ci siamo intrufolati passando per un passaggio vietato, quello degli operai. Forse non abbiamo pagato nemmeno il biglietto per accedere al bel parco all’inglese che lo circonda. Incuranti di tutto ci siamo avvicinati alla porta principale del Castello e visto il via vai di gente abbiamo chiesto di poter sbirciare dentro. Insistendo un po’ abbiamo visto l’ampio salone iniziale dove di li a poco avrebbero tenuto una festa privata per una azienda. Era un salone in stile goticheggiante, con vetrate e statue rappresentanti i vari padroni. Il Castello cinquecentesco era stato restaurato pesantemente nel secolo XIX, forzando un po’ le cose lo ha ricostruito come secondo il restauratore avrebbe dovuto essere trecento anni prima, una specie di Disneyland ante litteram. Ad ogni modo è molto pittoresco e affascinante.
Di ritorno in città abbiamo fatto un giro per la città, abbiamo visitato la cattedrale, gotica, molto fredda e bella soprattutto da fuori. Mentre eravamo nell’interno della chiesa, nello spaccio di cartoline abbiamo sentito la ricorrente frase del viaggio: “stiamo chiudendo” e ci hanno sbattuto fuori. La città era molto vispa, un via vai di gente a piedi per le stradine e lungo i canali che scorrono per la città, molti negozi e centri commerciali.
-Il settimo ed ultimo giorno Olandese lo abbiamo trascorso affittando due bici e pedalando come (quasi) veri “amsterdamesi”. Le bici avevano freni a contro pedale, difficili da usare nelle situazioni critiche di bloccaggio improvviso (proprio quando servivano). Abbiamo comunque avuto modo di percorrere tutto il centro e i suoi canali, nei suoi quattro cantoni e nei suoi scorci sempre belli.
-L’ottavo giorno ci siamo dedicati al ritorno a casa: partenza per Bruxelles e poi Charleroi. Qui l’amara sorpresa. Dopo aver fatto il check-in c’è stata una lunga attesa per l’imbarco. L’aereo che ci avrebbe dovuto portare a casa, per la nebbia non riusciva ad atterare. Per un’ora ha girato in tondo aspettando che la nebbia si diradasse, poi si è diretto verso la vicina Liegi. Avremmo sperato di essere trasbordati, armi e bagagli a Liegi per partire da li, invece Ryanair ha annunciato che il volo era cancellato. Ci avrebbero restituito i soldi e poi ognuno per se e Dio per tutti. Al desk per il rimborso c’era la ressa dei tre voli cancellati, una voce ha detto che si poteva fare per internet. Vista la situazione critica e la difficoltà a trovare posto su un altro volo rapidamente (e che non fosse annullato pure quello) abbiamo optato per il treno. Giunti a Bruxelles, ormai alle 10 di sera, non abbiamo incontrato nessun treno disponibile per raggiungere l’Italia. Abbiamo dovuto trovare un albergo nei pressi della stazione, non prima di aver trovato da mangiare per placare i miei ormai insostenibili morsi allo stomaco.
-Il nono giorno abbiamo comprato un biglietto di treno Bruxelles-Roma via Germania. Partenza in mattinata per la prima tratta fino a Colonia, dove abbiamo approfittato della attesa di un’ora per visitare rapidamente la bellissima Cattedrale gotica, che più gotica non si può. La cattedrale contiene le presunte reliquie dei Re Magi, recuperate da Costantino e Sant’Elena e portate a Milano. Di qui traslate (leggasi rubate?) fino a Colonia. Le vetrate cinquecentesche sono bellissime, ricche di dettagli e luminose come diapositive. Siamo ripartiti per Monaco a bordo sempre di nuovissimi e velocissimi treni intercity. Puliti, puntualissimi ed affidabili al minuto.
Per Roma ci attendeva un aggiacciante treno pomposamente ribbattezzato EuroNight, si trattava di un normale espresso con cuccette a sei posti di cui attive solo quattro. La lenta traversata tra spifferi, alternanza di aria bollente e gelida, di rumori metallici, di ventole e non ultimo di russare e di chiacchiericcio hanno reso il sonno impresa ardua.
-Il decimo giorno, il 25 Dicembre, in mattinata siamo arrivati in una Roma desertica per rimetterci in sesto.
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