Un tuffo dove l’acqua è più blu
La capitale slovena è un vero gioiello architettonico, nonché punto di confluenza di giovani provenienti da tutta la Mitteleuropa: in questo grazioso melting pot si possono facilmente notare gli influssi italiani (nelle onnipresenti pizzerie, anzi, pizzerije, e nei negozi di moda trendy del centro, assai ben forniti), ma soprattutto austro-ungarici (nell’architettura baroccheggiante delle chiese e nelle piastrelle smaltate di gusto liberty-secessionista di alcuni edifici – come la casa Hauptman e il Centromerkur in Piazza Preseren-, ma anche nella cucina prevalentemente di carne che annovera diverse varianti del più celebre goulasch).
La città, fin dal primo mattino, ci appare vivace e colorata, tanto più che oggi è giorno di festa: si celebra infatti “La bella Ljubljana” (una sorta di Festa della donna slovena) col sottofondo della banda che suona motivi gioiosi e circondati dall’allegria di alcune parate in costume e manifestazioni folkloristiche locali; e sul romantico ponte “dei calzolai”, adorno di colonne neoclassiche e salici piangenti, tutte le donne possono gratuitamente portar via un vasetto di viole mammole come regalo.
Nella piazza principale da cui comincia la nostra visita (piazza del Congresso, sulla quale si affacciano anche i palazzi della Filarmonica e dell’Università) si svolge il tradizionale mercatino dei libri, mentre nella poco distante piazza del Duomo (progettata dal celebre architetto Plecnik) un variopinto mercato offre a visitatori e nativi ogni genere di articoli da regalo, oggetti in vetro colorato e di artigianato, ma anche generi alimentari e soprattutto fiori bellissimi di ogni tipo, sia nostrani che europei, che potrete trovare un po’ ovunque. Fra i prodotti locali, poi, non può mancare l’acquisto di formaggi, miele, grappe, salumi e graziose ghirlande di fiori intrecciati.
Nessun problema per il cambio Euro-Tallero (cambio indicativo: 1 Euro= 240 SIT): nel 2007 la Slovenia entrerà a far parte dell’Unione Europea, e tutti negozianti (ma non mancano le eccezioni) sono tenuti ad accettare l’Euro.
Lubiana meriterebbe una visita di almeno un giorno, ma se siete di fretta (come noi), limitatevi a fare una passeggiata lungo il Ljubljanica e attraversate il caratteristico triplice ponte (Tromostovje, opera di Plecnik) che collega piazza Preseren e la bella chiesa rosa dei Francescani con l’oltretorrente; non dimenticate di visitare il Duomo con i suoi portali in bronzo scolpiti, il Castello (raggiungibile con un trenino che passa ogni mezz’ora), il Municipio e, sempre in piazza del Congresso, la chiesa delle Orsoline. Se avete soldi da spendere, poi, fate un giro lungo i viali dello shopping (soprattutto in Slovenska Cesta e vie limitrofe) con i bei negozi e gli edifici ricostruiti ex novo dopo la guerra: troverete cose interessanti e, a volte, convenienti.
In periferia, invece, meritano una visita il ponte “dei draghi”, la Città vecchia, il giardino botanico, i deliziosi sobborghi di Trnovo e Krakovo, il castello e parco di Tivoli, la bella Sinagoga e la chiesa di S. Giacomo.
Un accenno alla cucina: la carne è piuttosto buona (ma servita con sughi e salsine non sempre gradevoli), ma guardatevi bene dall’assaggiare il tipico “dolce alla ricotta”, che ad un più attento esame risulta essere costituito prevalentemente da pane raffermo intriso di burro rancido! La gente del luogo, infine, non ci è sembrata di molte parole, e se fate troppe domande potrebbe innervosirsi…Soprattutto se siete in molti e decidete di pranzare in un ristorante-pub molto affollato (interessante l’Emonskaklet, dalle atmosfere dark, raggiungibile dal sottopassaggio pedonale di piazza del Congresso).
Nel giro di qualche ora di viaggio raggiungiamo il confine fra Slovenia e Croazia. Fate molta attenzione ai documenti: i doganieri di entrambi i Paesi sono piuttosto scrupolosi nei controlli e severi nei provvedimenti in caso qualcosa “non quadri”: noi ne sappiamo qualcosa, perché tre di noi hanno dimenticato la carta d’identità! Dopo estenuanti trattative e mezz’ora di sosta forzata in dogana, le graziose doganiere slovene (riconoscibili dalle bombette portate sulle ventitrè) decidono di lasciarci proseguire, ma da questo momento siamo “schedati” e sorvegliati nei nostri spostamenti… Attraverso l’autostrada raggiungiamo Rijeka (Fiume), cittadina marinara, primo scalo portuale croato e importante centro siderurgico.
La città che si sviluppa lungo il porto è graziosa, turistica e frequentata: palazzi antichi di inizio ‘900, bar, negozi eleganti e centri commerciali fanno da contorno alla passeggiata, mentre il centro storico si sviluppa a gradoni sulla collina retrostante. Anche il porto è molto ampio e ospita ogni genere di navi, ma basta allontanarsi un po’ dal centro per notare il degrado della periferia: palazzi malandati e anneriti dal fumo, brutti grattacieli e case popolari anni ’70 fatte costruire dall’ex governo comunista, fino allo squallido sobborgo della zona industriale, una sorta di Bronx dei Balcani. In questa zona si trova anche la scuola per studenti italiani, dal momento che la comunità italiana presente a Fiume è tutt’ora cospiqua.
Proseguendo lungo la statale litoranea, che ci regala scorci meravigliosi di mare limpido, villaggi pittoreschi e coste rocciose e frastagliate, raggiungiamo in breve Opatija (Abbazia), altro famoso centro turistico-balneare croato a minoranza italiana.
Qui siamo alloggiati al Grand Hotel Palace-Bellevue, un grande edificio in stile neoclassico, con ampia terrazza sul mare.
L’interno del Bellevue, dove ci ritroviamo per cenare, è di aspetto più gradevole e moderno del Palace, e dispone anche di un bizzarro salottino che simula l’interno di una grotta.
Per quanto riguarda la valuta, ci accorgiamo subito che qui in Croazia la mentalità corrente nei confronti dell’Euro e degli stranieri in generale è ben diversa da quella slovena: non essendo ancora vincolati dall’Unione Europea ad accettare l’Euro, in qualunque negozio o pubblico esercizio sarete costretti ad estenuanti trattative, se desiderate pagare con la vostra moneta, ma nel 90% dei casi sarete infine ugualmente costretti a cambiare il denaro in Kuna croate (cambio indicativo: 1 Euro= 7,30 Kuna) e sperare di spenderle tutte prima del rientro in Italia.
Né l’operazione di cambio si presenta particolarmente agevole: il tasso di cambio può variare anche sensibilmente a discrezione dell’operatore o del negoziante di turno, la stragrande maggioranza dei negozi, pur non accettando l’Euro, non effettua cambi o se lo fa accetta solo conversioni Euro-Kuna; e infine trovare un ufficio cambi pubblico risulta essere molto più simile ad una caccia al tesoro… Ma torniamo a Opatija, che con i suoi eleganti palazzi e lussuosi alberghi, i caffè e i negozi alla moda, il casinò e il suo lussureggiante lungomare assomiglia molto ad una Riccione dell’Est.
Sul mare si affacciano i negozietti di chincaglierie e i mercatini-bazar che vendono di tutto, mentre inoltrarsi lungo la darsena di sera è uno spettacolo che intenerisce il cuore per l’atmosfera romantica del luogo e lo sciabordio dell’acqua, appena disturbate dalla presenza dei tantissimi localini e bar all’aperto che si susseguono senza posa.
Molto belli anche i giardini pubblici, spesso proprietà di antiche ville signorili: come quello vicino al nostro Hotel, che è strutturato come una terrazza di verde e fiori a picco sul mare.
Il pesce, ovviamente, è ottimo; ma anche il gelato (in croato sladoled) merita una prova: con appena 8 Kuna si può gustare un ottimo cono formato extra.
Le bizzarrie croate sono numerose e vale la pena di conoscerne qualcuna: ad esempio, lungo la litoranea che collega l’interno del Paese con la costa, si potrà incontrare l’incredibile paese di Tukanici, comune segnalato con tanto di cartelli stradali di “inizio e fine centro abitato” e costituito soltanto da una casa con garage, un automobile e un cane! Percorrendo la stessa strada è anche possibile avvistare, nei giorni limpidi, il profilo dell’isola di Krk, la più grande del Paese, collegata alla terraferma da un grandioso ponte sospeso. Gli isolani hanno la fama di essere un po’ tirchi, e si sprecano le storielle ironiche su di loro che dimostrerebbero questo fatto.
Un altro grazioso abitato che si addossa alle pareti di una piccola baia è il paese di Buccari, che D’annunzio e la sua “delegazione” cercarono invano di conquistare.
L’interno del Paese, in direzione dei laghi di Plitvicka che visitiamo il secondo giorno, è più aspro, povero e spopolato: dolci colline coperte di boschi misti e arbusti fanno da leit-motiv alla zona pedemontana, molto frequentata dai croati e ricche di funghi, caprioli e persino orsi (lungo la strada non sarà difficile incrociarne qualcuno…Ma di lamiera!).
Inoltre, molte delle montagne circostanti stanno letteralmente venendo svendute agli stranieri: alcune vengono scambiate a 0,50 € al metro quadrato. Le paghe di chi vive qui, infatti, non sono molto alte: lo stipendio non dipende tanto dalla professione, ma dalla zona di residenza, con sensibili variazioni fra la costa e l’entroterra; in generale però il salario medio non supera i 500,00 Euro mensili, e dunque la vita, dal fare la spesa al comprare casa, ha costi proibitivi.
Ecco perché spesso e volentieri i croati scelgono di andare a fare compere nei grandi centri commerciali italiani subito aldilà del confine, e anche perchè tantissimi vivono ancora nei fatiscenti palazzoni popolari costruiti dal governo negli anni ’70 come funghi di cemento: sono miseri appartamenti in grattacieli lungo la costa che oscurano la vista del mare, ma che all’epoca potevano essere acquistati ad una cifra davvero irrisoria (circa 2000 €).
Per raggiungere i laghi seguiamo la strada statale fino a Karlovac, quindi la abbandoniamo per attraversare una zona di basse colline verdeggianti e bosco misto, ovunque punteggiato da prugni selvatici fioriti, nonché da torrenti, cascatelle e risorgive (è noto infatti come sia in Slovenia che in Croazia siano molto presenti i fenomeni carsici).
Un ambiente così bucolico contrasta fortemente con la vista delle case della zona, povere ma dignitose e oggi per lo più ricostruite, ma in alcuni casi ancora tristemente segnate dai fori dei proiettili dei “cecchini” nella sanguinosa guerra interetnica conclusasi da queste parti solo pochi anni fa. Sono immagini che fanno pensare.
Il tempo da queste parti sembra essersi fermato ad un’epoca fantastica e primordiale: la strada che si fa largo nella vallata è poco più di una mulattiera asfaltata, non c’è elettricità pubblica né alcun luogo visibile di aggregazione, e le poche case isolate che si incontrano lungo il tragitto offrono scorci di vita famigliare semplice e tranquilla.
Gli unici “poli di attrattiva” visibili sono rappresentati dalle bancarelle ambulanti che propongono ai viaggiatori l’acquisto dei prodotti locali: miele, formaggi di capra, grappe e liquori di prugna.
Il Parco nazionale dei laghi di Plitvicka (istituito fin dal 1949 e nel 1979 dichiarato Patrimonio Naturale dell’UNESCO) è costituito da 16 laghi di origine carsica posti a differenti altezze (il lago situato più in alto è il Prosce, 639 mt., per un dislivello complessivo di circa 130 mt.) e collegati fra loro da una serie infinita di cascate e cascatelle, in mezzo alle quali cresce rigogliosa la vegetazione.
Lo spettacolo che si presenta alla vista è qualcosa di difficilmente descrivibile a parole: l’acqua dei laghi è cristallina e di un verde-turchese intenso e cangiante, e in essa nuotano numerossime trote e “codarossa”. La cascata più alta e imponente, formata dal salto del torrente Plitvicka nei 4 laghi inferiori del complesso, è quella di Sastavci, con un’altezza di 76 mt., e fa parte dell’itinerario “basso” che prende inizio dal sentiero principale svoltando a destra: fra le altre cose essa è meta prediletta di molti sposi novelli.
Il bosco in cui è immerso il complesso è secolare e ospita fra gli altri moltissime specie di uccelli, ma comode passerelle e scalette di legno consentono ai visitatori di circumnavigare i laghi e risalire da uno all’altro in mezzo al fragore delle cascate. Per spostarci fra i due laghi superiori, invece, utilizziamo un comodo battello elettrico che ci regala scorci imperdibili di panorama, mentre per il ritorno ci affidiamo agli affollati bus navetta che raggiungono il centro visite e il ristorante-Hotel Jezero (dove pranziamo) per una strada alternativa. Il giorno successivo ripartiamo all’alba alla volta della Slovenia, per recarci a Bled e al suo omonimo lago. Il lago è incastonato fra le Alpi Giulie e le Karavanke, che fanno bella mostra delle loro cime innevate tutto intorno, ed è posto ai margini del Parco naturale del Triglav, la vetta più alta del Paese.
L’isoletta al centro del lago è l’unica presente in Slovenia, e per raggiungerla utilizziamo una pletna, tipica imbarcazione locale che può portare fino a 20 persone ed è simile alle nostre gondole. E’ azionata da un unico rematore, e per questo motivo è molto importante che chi sale a bordo mantenga per tutto il tragitto la stessa posizione senza fare movimenti bruschi, onde evitare che la barca si inclini pericolosamente! La profondità massima del lago è di circa 30 metri, e una volta sbarcati sull’isola è possibile visitare la famosa chiesetta e dare una scrollatina alla sua “campana dei desideri”, che secondo la leggenda garantirebbe coi suoi rintocchi l’evverarsi di quanto si desidera.
Una volta tornati a riva, si può poi agevolmente raggiungere e visitare il castello, che sovrasta la sponda opposta del lago. Si tratta di un grazioso nucleo fortificato che racchiude al suo interno un ristorante tipico, un piccolo museo di mobili e vestiario, negozietti di souvenirs e di artigianato; dalle mura superiori e inferiori che corrono tutto attorno al castello (con possibilità di fare una passeggiata di circa 30 minuti), si godono poi scorci molto romantici del lago, dell’isoletta e delle montagne circostanti.
E ci colpisce molto come fra la popolazione locale sia ancora forte ed indelebile in ricordo della guerra, che pure da queste parti è durata solo pochi giorni: la guida che ci accompagna definisce ciò che è accaduto in Bosnia e Croazia non una “guerra”, ma una “macelleria”.
L’ultimo giorno del nostro viaggio è tutto dedicato alla scoperta del bellissimo Parco nazionale delle isole di Brijuni (Brioni), in Istria. Questo Parco nazionale, istituito nel 1983, comprende 15 isole, di cui la più grande è proprio Veliki Brijun che ci apprestiamo a visitare.
Alle 8 siamo già a Fazana (Fasana), paesino costiero caratterizzato da una forte presenza italiana, pronti per l’imbarco. Il viaggio in battello dura meno di 30 minuti, e quando attracchiamo al molo dell’isola di Brioni maggiore, ci colpisce subito la trasparenza incredibile dell’acqua, immobile all’orizzonte.
Proprio di fronte al molo si affacciano un hotel-centro conferenze, un bar e la bella chiesetta di S. Germano, in stile romanico-gotico.
Circumnavighiamo l’isola a bordo di un trenino turistico dal quale la guida ci illustra le meraviglie di questo piccolo paradiso: non a caso per circa 30 anni questa è stata la residenza preferita di Tito, che era solito trascorrere 6 mesi all’anno sull’isola e qui incontrare anche i massimi esponenti politici internazionali del tempo.
Lo spettacolo di queste isole è un vero e proprio unicum naturale: ovunque prati verdi a perdita d’occhio e pini selvatici a ridosso dell’acqua, sotto ai quali riposano indisturbati branchi di cervi e daini.
Attraversiamo anche un piccolo zoo-safari, all’interno del quale pascolano liberamente struzzi, pony Shetland, lama, zebre e, in un recinto a parte, anche due elefanti dono di I. Gandhi. E’ noto infatti come Tito amasse particolarmente gli animali.
Più avanti, immersa in una fitta macchia mediterranea, si incontra l’ingresso di villa Bianka (?), una delle due residenze private di Tito sull’isola, e proseguendo ancora lungo il percorso, troviamo le interessanti rovine di alcune abitazioni romane e di un anfiteatro che si affacciano sul mare, in una piccola baia mozzafiato.
Mentre ritorniamo al punto di partenza del nostro mini-tour possiamo inoltre notare un antichissimo ulivo che secondo gli accertamenti sembra avere circa 2000 anni! Ritornati al punto d’imbarco e prendendo a destra, raggiungiamo infine un piccolo museo fotografico dedicato a Tito e alle sue relazioni internazionali sull’isola, mentre al piano sottostante troviamo una piccola esposizione di animali esotici imbalsamati.
Una volta tornati sulla terraferma ci spostiamo per pranzare in uno dei tanti ristoranti tipici di pesce (da provare il ristorante Fjord, loc. Lovrec) del Limski Kanal, un fiordo naturale di impareggiabile bellezza poco distante da Fasana.
La bellezza del luogo è resa più evidente dal relativo silenzio che avvolge l’insenatura, in questo periodo ancora poco frequentata.
A questo punto il nostro viaggio prevederebbe la visita alle famosissime grotte di Postomija (Postumia), in Slovenia, prima del nostro rientro definitivo in Italia; ma questa volta il destino ci è avverso, perché i doganieri sloveni che vengono a controllare i nostri documenti non transigono sulla mancanza di una carta d’identità, e dopo una breve trattativa decidono che siamo espulsi dal territorio sloveno e ci ordinano di rientrare immediatamente in Italia.
Il nostro viaggio termina dunque così, bruscamente e inaspettatamente, e non senza lasciarci un po’ di amaro in bocca per la visita alle grotte che dovremo annullare.
Mentre rientriamo in Italia, però, decidiamo di impiegare il tempo rimasto effettuando una rapida incursione a Trieste. La città ha sicuramente tanto da offrire, e quel poco che riusciamo a vedere ne è solo un invitante assaggio: piazza Unità d’Italia (la più grande d’Europa, con la sua prospettiva rigorosa e gli algidi palazzi comunali sullo sfondo), S. Giusto e il Teatro romano; ma soprattutto il poco distante castello di Miramare, meraviglioso e fatato a picco sulla scogliera, nonché i suoi giardini e il parco, in cui brevemente ci addentriamo, e all’interno del quale troviamo anche l’ interessantissimo Parco Tropicale permanente, un ampio padiglione-mostra visitabile tutti i giorni dalle ore 10 che all’interno delle sue 4 aree espositive ospita liberamente iguane, farfalle, uccelli e piante tropicali (www.Parcotropicale.It).
La visita di Trieste è stata troppo breve per poterla definire “parte integrante” del nostro viaggio non privo di imprevisti, ma ci ha rivelato una città italiana che merita senz’altro un’approfondita visita: magari quando torneremo di nuovo in Slovenia e Croazia! ^__^