Venezuela – Delta dell’Orinoco

Nel 1987, in attesa di un posto di lavoro e con speranze rivolte al sud-America ho affrontato questo viaggio in solitaria verso uno dei posti più sperduti del Venezuela, terra che offre una infinità di paesaggi differenti, dalle altitudini delle Ande alle bellissime spiagge incontaminate per arrivare al deserto di sabbia fino alla giungla...
Scritto da: Riccardo Arena
venezuela - delta dell'orinoco
Viaggiatori: da solo
Spesa: 2000 €
Nel 1987, in attesa di un posto di lavoro e con speranze rivolte al sud-America ho affrontato questo viaggio in solitaria verso uno dei posti più sperduti del Venezuela, terra che offre una infinità di paesaggi differenti, dalle altitudini delle Ande alle bellissime spiagge incontaminate per arrivare al deserto di sabbia fino alla giungla amazzonica.

Per una serie di circostanze mi sono ritrovato a Caracas con dei ragazzi che stavano affrontando questo viaggio in jeep e senza pensarci, ero già con lo zaino in spalla. 2 coppie all’avventura in questi territori possono creare momenti emozionantissimi e allo stesso tempo pericolose situazioni, ma per fortuna, e grazie all’esperienza degli altri ragazzi, ce la siamo cavata egregiamente. Il viaggio è molto lungo e stancante ma i posti che visitiamo sono incantevoli, nonostante la povertà della gente che offre un sorriso anche a noi che non siamo proprio lo stereotipo del turista pieno di soldi.

Si passa per Puerto La Cruz per arrivare sull’Orinoco all’altezza di Ciudad Bolivar, quindi verso Puerto Ordaz dove il fiume Caronì si getta direttamente sull’Orinoco. I colori differenti dei due fiumi formano uno spettacolo unico. Il Caronì, molto più scuro, forma, prima di immettersi sull’Orinoco, l’Embalse de Guri, una vasta laguna artificiale che alimenta la seconda centrale idroelettrica del mondo. Arriviamo a Tucupita ringraziando di avere una jeep, in quanto chiamarla strada mi sembra troppo. Questa cittadina è qualcosa di caotico. Molta sporcizia, ma del resto si sapeva che non avremmo trovato confort. Ci adattiamo in una “pensione” a dir poco fatiscente, ma con dei proprietari di una gentilezza estrema difficilmente riscontrata nei grandi alberghi. A Tucupita incontriamo Josè, che poi sarebbe un parente del nostro compagno di viaggio. Possiede una piccola agenzia turistica e per motivi di lavoro deve recarsi verso l’interno. Naturalmente ci aggreghiamo a lui, gratis ovviamente (di solito i tour di circa 2 o 3 giorni si pagano anche 300 dollari). Parcheggiamo la jeep, facciamo le dovute provviste che carichiamo sulla barca a motore, diamo le nostre generalità alla Polizia locale (pare che lo chiedano a chiunque si diriga all’interno del Delta) e finalmente partiamo.

Dal Caño Manamo ci infiliamo nei numerosi canali del Delta (il nome Venezuela deriva proprio dalla moltitudine di canali tali da farla sembrare, agli occhi dei conquistadores spagnoli, una sorta di Venezia), alcuni molto stretti, facendo attenzione a non incagliare lo scafo nelle acque basse. La natura qui esplode nel verso senso della parola; mangrovie, liane e vegetazione di ogni tipo unisce terra e acqua con il suono degli animali in sottofondo. Incontriamo alcune comunità che vivono su palafitte dove mangiamo yucca e degli ottimi platani fritti (banane). Alloggiamo in una di queste comunità (il nome non me lo ricorderò mai…) su delle amache con delle zanzare mostruose che cercano inesorabilmente di trapassare la tendina. Qui c’è una pace incredibile ed il caos di Roma mi sembra solo un lontano incubo. Ricordo anche che ebbi la tentazione di fermarmi lì per tutta la vita, ma poi gli eventi della vita cambiarono. I giorni passati sull’Orinoco resteranno per sempre cari nella mia memoria. La simpatia delle persone conosciute, i paesaggi, la pesca dei pirana, un’anaconda da brivido, sono tutte cose che è inutile descrivere. Il mio consiglio è quello di visitare assolutamente questo luogo anche a discapito delle comodità. Al nostro ritorno a Tucupita una simpatica sorpresa, leggasi serpentello di notevoli dimensioni, ci attendeva pacatamente nel vano motore della jeep. La sua è stata un’orribile fine purtroppo, non per causa mia però. Il ritorno verso Caracas ci ha visti protagonisti di una spiacevole perquisizione molto accurata, specie a noi maschietti, da parte di un isolato quanto intollerante Posto di Guardia Nacional. Unica nota dolente, in tutti i sensi, del viaggio. Abbiamo passato una settimana di assoluto riposo sulle spiagge di Cuyagua, ad ovest di Caracas, famoso paradiso dei surfisti. Campeggio libero su una bellissima spiaggia e mare stupendo dalle onde altissime. Unico neo, bisogna fare attenzione alle noci di cocco che cadendo, specie di notte, rischiano di fare veramente male… www.Tazemiao.It



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