Viaggio in Sud America di 1 parte: Venezuela

Viaggio in Sud America, prima parte - Venezuela
Scritto da: Daniele Vella
viaggio in sud america di 1 parte: venezuela
Partenza il: 01/01/2009
Ritorno il: 12/03/2009
Viaggiatori: 1
Spesa: 3000 €
IN VIAGGIO, GIOVEDI 1 GENNAIO 2009

H. NON LO SO – DOPO LE 11.00 AM, IN AEREO PER CARACAS. Dovevo essere già in volo verso la capitale venezuelana, Caracas e invece sono ancora fermo all’aeroporto di Lisbona. Alla fine sono riuscito a fare questo viaggio programmato da due anni ma sempre rimandato: andare alla scoperta della foresta amazzonica, perché è lì che mi sto dirigendo, in mezzo alla natura più selvaggia sulla faccia della terra. La foresta che se non fai attenzione ti succhia, per non far più uscire noi esseri umani ormai non abituati più ad essere un tutt’uno con la natura come invece, sarebbe dovuto essere. Voglio ed ho voglia di natura con l’enne maiuscola, di vedere fiumi enormi e cascate mozzafiato, voglio sentire la voce di Dio. Ho appena finito di leggere il capitolo di un libricino intitolato: “Appuntamenti con Dio”. Il capitolo 14 dal titolo: “Pensieri positivi e influssi seducenti.” Finisce così: La natura è il secondo libro di Dio e il tempo trascorso in mezzo alla natura aiuta a tenere lontani i rumori del mondo e apre la porta alla voce di Dio. CARACAS, VENERDI 2 GENNAIO 2009 H.6.42– Sono nella mia stanza d’hotel sveglio già da un bel po’. Alle sette andrò a fare colazione e poi mi dirigerò alla ricerca di un altro hotel più economico. Sono arrivato ieri con quasi due ore di ritardo, il mio bagaglio non è arrivato come quasi tutti i bagagli dei passeggeri provenienti da Roma. Così devo rifare questa strada da Caracas all’aeroporto che non è proprio così vicino e così economico e non è il massimo della sicurezza percorrere la strada a piedi tra il terminal internazionale e quello nazionale. Ieri sera dopo tutte le pratiche per la mancanza del bagaglio, deciso, presi l’autobus fino alla stazione Gato Negro da qui la metro per Altamira. Altamira è un quartiere di Caracas e viene descritto come uno dei più sicuri e tranquilli della metropoli: aiuto! Se questo quartiere è il più sicuro e il più tranquillo della città non voglio immaginare gli altri. Arrivato alla fermata di Altamira scendo dalla metropolitana ed esco fuori la stazione ed ho trovato questo hotel carissimo, ma solo per una notte. Peccato che debba sbattermi per la storia del bagaglio se no oggi partivo subito per un luogo più tranquillo e in mezzo alla natura. Se guardo dal balcone del mio hotel, vedo la piazza di Francia di Altamira il centro del quartiere omonimo, un importante centro di affari e residenziale della città. Il quartiere fu creato nel 1577 e questa piazza fu scena di un massacro di pochi anni fa. Il 6 dicembre 2002 Joao deGouveia, un cittadino portoghese nato nell’isola di Madeira, iniziò a interessarsi dell’opinione pubblica venezuelana e quel giorno assassinò tre cittadini e feriti diciannove mentre c’era una manifestazione di opposizione al governo di Hugo Chavez. Così da questo balcone inizia il mio viaggio alla scoperta e alla conoscenza di questa parte del mondo. E’ ora di fare colazione e scappare da questo costoso albergo. CARACAS, SABATO 3 GENNAIO 2009 H.5.00 – Mi sono svegliato prestissimo di nuovo, anche perché ieri sera sono crollato alle 20.30. Il mio bagaglio è arrivato per fortuna e vado oggi all’aeroporto a prenderlo, anche se ho sbagliato perché potevano portarmelo loro. Ieri ho girato per Caracas, dopo aver cercato un altro hotel più economico e l’ho trovato, mi sono armato come al mio solito di videocamera e macchina fotografica e via per la città vecchia di Caracas che è una cosa piccolissima per essere una città di cinque milioni di abitanti. Nel piccolo albergo in cui mi trovo nella zona di Sabana Grande ci sono tutti i backpackers (viaggiatori) in arrivo e in partenza. Pochi, pochissimi rimangono in Caracas e la maggior parte si dirige verso la Colombia. Pensavo che pochi turisti andassero in Colombia invece è il paese più gettonato. Atterrano all’aeroporto della capitale venezuelana perché è la destinazione più economica per chi arriva dall’Europa. Dopo essermi sistemato nel piccolo hotel a poco più di dieci euro a notte mi sono caricato di telecamera e macchina fotografica per andare in giro per la capitale, anche se Caracas ha perso quasi del tutto le sue radici coloniali per indirizzarsi verso un aspetto “nord americano”, è stato molto interessante andare in giro per il centro che ha mantenuto la sua impronta coloniale, pur poco che sia. Ho percorso la storia di Simon Bolivar, l’eroe nazionale di vari stati dell’America meridionale. Nato qui a Caracas nel 1783 da una ricca famiglia spagnola, fu educato secondo le idee dell’illuminismo, vivendo in Europa tra Spagna, Francia e Italia, conoscendo da molto vicina la rivoluzione francese. Durante un viaggio nel vecchio continente, raggiunse Roma e salendo sul colle di Aventino in compagnia del suo amico e maestro Simon Rogriguez, prestò questo giuramento: “Per Dio dei miei genitori, giuro per loro; giuro per il mio onore e giuro per la patria, che non darò pace al mio braccio, né riposo alla mia anima, finché non avrò spezzato le catene che ci opprino”. Da qui inizia la lunga storia di questo eroe nazionale non solo del Venezuela ma anche della Colombia e dell’Ecuador formando un unico stato chiamato Gran Colombia. Le spoglie di Bolivar si trovano nel Pantheon di Caracas e tra tanti eroi, molti italiani tra cui il piemontese Carlo Maria Luigi Castelli, nominato spesso nella storia venezuelana. Castelli conobbe Bolivar a Port au Prince la capitale di Haiti, dove il Libertador si era rifugiato per riorganizzare le sue truppe, dopo la sconfitta da parte dell’esercito spagnolo, che aveva riconquistato quasi tutto il territorio che Simon Bolivar aveva liberato. Castelli rimase al suo fianco fino alla morte del famoso liberatore del Sud America, dove morì nella città di santa Marta nell’attuale Colombia nel 1830 a soli quarantasette anni. Morto malato, depresso e al funerale non c’era nessuno dei suoi amici, solo un prete, un medico e qualche ufficiale a lui molto vicini, appunto l’italiano Carlo Maria Luigi Castelli. L’eroe nazionale morto solo, povero, abbandonato e rinnegato incredibile! Sicuramente ha fatto qualcosa per perdere la sua popolarità. Così il centro storico di Caracas è il ricordo di quest’altro combattente sud americano che prima della sua morte disse: “l’America è per noi ingovernabile. Chi si pone al servizio di una rivoluzione è come se decidesse di mettersi ad arare il mare.” I caraquenos non sono il massimo della gentilezza e della simpatia. In qualsiasi luogo dove vai per chiedere qualcosa, per comprare o ecc. Non sono per niente gentili e ospitali. Avevo letto un articolo, non mi ricordo più dove, che diceva che a Caracas sono frequenti e più sinceri i sorrisi che compaiono sui volti della gente… in quale Caracas? Quella che ho conosciuto io in questo pochissimo tempo di gente sorridente ne ho vista poca, sincera non lo so, perchè non ho ancora avuto nessun rapporto con i caraqueni. Poi, in giro per la città pensavo di vedere le donne più belle del mondo invece, ho visto una razza femminile che non è assolutamente paragonabile alle donne venezuelane che conosciamo noi. Dove sono? Ce ne sarà una su mille nate con le caratteristiche del prototipo donna venezuelana. Bisognerebbe conoscere qualcuno e vedere Caracas a 360 gradi. Caracas non è una città tranquilla e al tramonto ci si rinchiude in hotel e più nessuno esce se non per necessità. Forse bisognerebbe stare più a lungo per sentirla meno ostica e provare un po’ di affetto a questa capitale sud americana.

H. NON LO SO’- Mattina Presto – Sono in un McDonald’s a bere un caffè. Non me lo voleva dare, diceva che era chiuso ma non era vero. Mi mette il cartello rosso con scritto “cerrado”, io esco e dopo di che rimise il cartello verde con scritto: “abierto”, rientro e gli dico: “Perché mi prendi in giro?” Discutiamo un po’ Lui dice che non c’è caffè io gli dico che è lì, e lo mostro, lui dice che non ci sono bicchieri e io dico: ”sono lì”, e li mostro poi mi dice che la cassa è chiusa. Allora io dico: “Ok, aspetto fino a che non si riapre” Alla fine mi regala il caffè. I Caraqueni!! Sono uscito dall’ostello e ho fatto la camminata fin qui. E’ presto e c’è gente che si sta svegliando, soprattutto quelli che vivono per la strada, i ragazzi con delle facce poco raccomandabili. Sapete i film del Bronx? Ecco… benvenuti dentro il film, di certo non la descrizione sempre del famoso articolo che dovrei scoprire quando e dove l’avevo letto: “Non c’è nessun tipo di disperazione qui.” Alla faccia, mi ridomando in quale Caracas è stato quel giornalista, esistono due Caracas nel mondo? Quella che sto vedendo io qui non è assolutamente uguale alla descrizione del giornalista da me dimenticato. H.10.50 – Sono nel Parque de Miranda o Parque dell’Este a passeggiare nel verde della città di Caracas. Uno dei parchi più popolari della città, i podisti riempiono i suoi sentieri. Da qui si vede un bel panorama dell’Avila, il parco nazionale che divide la città dal mare, e dei laghi artificiali dove si può remare, non potevo che non scegliere questo posto stamattina visto che è sabato e non sono andato in chiesa perché sto indossando vestiti che ormai hanno un odore a dir poco insopportabile, così questa mattina mi sono diretto verso questo bellissimo parco della città. Ogni tanto mi fermo dopo aver scattato qualche foto e catturato qualche immagine con la videocamera e leggo un versetto della Bibbia. Ora me n’è uscito uno che non poteva essere più adatto in questo momento mentre passeggio tra gli alberi del bosco. Il Salmo 150:6 dice: “Ogni cosa che respira lodi l’Eterno Alleluia.” E’ ora di ricominciare a passeggiare e chissà quale altro regalo spirituale riceverò alla prossima fermata. H.20.50 – Sono ancora a Caracas, volevo partire ma ho deciso di partire domani per un posto non molto lontano da qui. Andrò sulla costa, in un parco nazionale chiamato: Parque Nacional Henry Pittier. Posto interessante per le sue spiagge, sentieri tortuosi, città coloniali e rumba. Non vedo l’ora di lasciare Caracas. Oggi sono andato all’aeroporto a prendere il mio zaino. Ho fatto benissimo perché mi sono lamentato ed ho ricevuto 250 bolivar equivalenti al cambio ufficiale a 100 dollari. Se mi facevo portare il bagaglio in hotel, non me li avrebbero dati. Ora è quasi arrivato il momento di andare a dormire, svegliarsi e partire alla scoperta del Venezuela. IN VIAGGIO DOMENICA 4 GENNAIO H.9.30 – STAZIONE DEGLI AUTOBUS DI CARACAS – caffè pequeno alla stazione seduto nella caffetteria senza però la mitica shisha come in medio oriente, qui ad aspettare l’autobus che mi porta la parco nazionale Mochima che non è quello non distante a ovest di Caracas ma quello a sei ore a est della capitale. Sta piovendo ed è forse la cosa più giusta oggi di passare la giornata in autobus, ascoltando un po’ di musica e vedere il panorama venezuelano. Preferisco sempre viaggiare di giorno, anche se si spende di più, ma almeno vedi il paese. Di notte dormi, è buio, e ti perdi magari delle vedute panoramiche mozzafiato. il sole che rallegra gli animi, la pioggia che rinfresca la terra, le colline, il mare, le pianure, tutto rivela l’amore del Creatore che come afferma il salmista con queste magnifiche parole, provvede alle necessità quotidiane di tutte le Sue creature: “gli occhi di tutti sono fissi su di te e tu doni il cibo a tempo opportuno. Apri la tua mano generosa e sazi ogni vivente.” (Salmo 145:15,16). Amo viaggiare, amo vedere e conoscere ed essere più vicino al Creatore, a Dio che ha fatto tutto questo per noi e che noi purtroppo piano piano abbiamo distrutto e continuiamo a distruggere. Continuo a leggere nella Via Migliore di Ellen White: “Anche se viviamo in un mondo decaduto, la tristezza e la miseria non regnano ovunque: la natura infonde ancora speranza e consolazione; sui cardi nascono i fiori e sulle spine sbocciano le rose.” Questa frase spiega tutto e fa capire quanto l’amore è più grande di ogni altra cosa. Dio e Che Guevara queste sono le mie letture in questo viaggio in Amazzonia. Dio e Che Guevara perché dicono cose giuste, ma gli uomini ne hanno fatta interpretazione loro creando dittature e morte nel nome di Dio e del Comunismo.

PUERTO LA CRUZ H.23.30 – Non volevo dormire in Puerto La Cruz, avrei voluto questa sera essere già in una spiaggia caraibica, ma l’autobus ci ha impiegato nove ore anziché cinque, a causa di non so cosa, solamente che ad un certo momento l’autobus ha iniziato a camminare a passo d’uomo per almeno tre ore e così ora mi trovo qui, in uno squallidissimo albergo in Puerto La Cruz. Così stanotte dovrò restare qui, nel porto principale del Venezuela, una città di 370.000 abitanti che non ha un patrimonio storico e artistico di bello qui c’è solo il parco nazionale di Mochina dove andrò domani mattina. Il Venezuela è carissimo, non pensavo, questa stanza squallidissima in un sotto interrato con un rumore allucinante, senza finestre e luce nel bagno costa, con un buon cambio al mercato nero, 11 euro … Speriamo che si trovi qualcosa di economico, bello e piacevole, se no il brasile lo vedo molto, molto vicino. SANTA FE’, LUNEDI 5 GENNAIO 2009 H.NON LO SO’ – Sono sdraiato sulla spiaggia di Santa Fè con le palme e a fianco un’auto che si sente della musica latinoamericana o caraibica, non lo so lo stile, a tutto volume. Uno straniero, dei pochi che ci sono qui, passeggiando teneva le mani sulle orecchie, poi si è avvicinato dicendogli sicuramente qualcosa sul volume. Non è il massimo questo posto, speravo qualcosa di diverso, non è nulla di speciale e spettacolare. Caro, come tutto il Venezuela, con camera a 12/15 euro per niente presentabili, ma almeno è sul mare. Il mangiare è quasi improponibile per dei viaggiatori. Ora capisco perché dal Venezuela i viaggiatori arrivano e si dirigono poi tutti in Colombia. Le donne venezuelane non sono belle, la gente qui a Santa Fè è più gentile che in Caracas ma senza esagerare. Pare che anche qui sia un po’ pericoloso e quindi non ho quella tranquillità di scattare foto e video come se deve. Per tutto questo ora come voto dall’uno al dieci al Venezuela gli posso dare tre, ma aumenterà ne sono sicuro. H.15.30 – Mi troverò in un posto sbagliato, oppure sono io che ancora devo capire dove mi trovo, ma non capisco dov’è il divertimento qui, quando sento di nuovo qualcuno che mi dice questo, mi deve spiegare. Volevo comprare un chilo di pomodori, quasi tre euro… mezzo chilo di pastina 1 euro, mi sa che il Brasile si avvicina molto presto. Ci sono posti che quando arrivi non li senti tuoi, mi era successo in Gambia, dove dopo cinque giorni sono andato in Senegal, in Azerbaijan dove dopo tre giorni sono andato in Turchia, e il Venezuela per ora non me lo sento mio e forse è il caso di dirigersi verso il Brasile. Sono curioso di sapere quanto guadagna al mese un venezuelano poiché i prezzi del mangiare sono alle stelle. VENEZUELA, MARTEDI 6 GENNAIO 2009 PUERTO LA CRUZ H.18.45 – Penso di aver fatto uno degli errori più grandi: quello di aver deciso di prendere l’autobus delle 23.00 per Ciudad Bolivar e arrivare alle 4.00 del mattino per risparmiare una notte. Penso che non succederà più una cosa del genere qui in Sud America tanto meno in Venezuela… Dio manderà i suoi angeli a proteggermi… E’ bruttissimo viaggiare con la paura e lo stress di qualcosa che ti può succedere. Non essere tranquillo non dire: “Vabè, arrivo alle quattro del mattino? Non importa, vado al fiume a vedermi un’alba.” No, qui non si può. Non siamo in Asia, e quando dico Asia intendo tutta l’Asia geografica. In quel continente viaggi tranquillo senza paura a parte le Filippine unico paese cattolico asiatico ed è l’unico paese pericoloso come essere in Sud America. Perché? Perché i paesi di religione in maggioranza cattolica sono tanto pericolosi? Perché? Ed io perché sono così stupido ad aver deciso di prendere un autobus alle 23.00 sapendo i rischi che rincorro? Perché sono stato tanto stupido? Ora mi trovo in un ristorante libanese a bermi una pepsi. Nei luoghi dove ci sono gli arabi, mi sento tranquillo, loro sono ospitali, gentili e non cattivi e pericolosi. E’ strano perché nel mondo occidentale si pensa che gli arabi siano cattivi e pericolosi, invece è tutto l’opposto Non vedo l’ora di arrivare da Marcelo. H.20.00 – Partita di baseball alla tv solo nella sala di attesa della stazione degli autobus. Ieri sera a quest’ora ero in spiaggia con cinque argentini. Una ragazza con la madre, una coppia con lei di una bellezza argentina spettacolare come la showgirl Belen, e un altro ragazzo. Seduti in cerchio sulla spiaggia a parlare di politica. Com’è forte qui in Sud America l’ideologia socialista-comunista che non si può immaginare, a differenza dell’Europa che invece cresce la destra. La signora mamma e per di più nonna, perché sua figlia seduta insieme a noi ha due bambini, anche loro di una bellezza che non puoi immaginare, lei dice: “l’essere ha due cose: la paura e la speranza. Quando l’uomo ha paura cresce la destra, quando ha la speranza cresce la sinistra.” Amano Che Guevara e odiano gli Stati Uniti, non credono molto in Obama perché si è affiancato come vice un sanguinario guerrafondaio come Bush. Non capiscono come l’Italia con la sua storia il popolo ha fatto vincere uno come Berlusconi che tutto il mondo sa della sua corruzione e della dittatura con i mass media in cui potrebbe nascere. Non potevo che non dargli ragione, potevo solo scusarmi del fatto che in Italia non si sa più a chi credere e gli italiani hanno paura e non più speranza, la paura porta la destra e gli speranzosi sono sempre meno, ultimamente con la scoperta dei politici di sinistra corrotti nella regione Campania fa crescere sempre di più la destra. “E allora?” dice la signora mamma e nonna “ quelli di destra non sono corrotti? Ti faccio un esempio che non c’entra del partito politico di cui uno crede: che cosa si sa della chiesa? In passato, qui in Sud America, hanno ammazzato milioni e milioni di Indios, massacrato popolazioni in Africa nel nome di Dio. Con questo nessuno crede più in Dio? Non è Dio sbagliato, non è la sinistra sbagliata, è l’uomo. In fin dei conti chi è stato il primo comunista sulla terra? Gesù!… Vendi tutto ciò che hai e dallo ai poveri ed erediterai la vita eterna… Non disse così al giovane ricco?” Do ragione a Lilly, ovvio, la mamma nonna con un cugino esiliato politico in Svizzera scappato ai tempi della dittatura argentina e un altro cugino decaparecido nel garage olimpo. Come non darle ragione? Gesù era pacifico, Che Guevara combatteva con le armi, ed è vero che le migliori guerre si vincono cercando di non usare armi, ma purtroppo non è sempre così. Che Guevara sapeva benissimo che le rivoluzioni producono morte. Non fomentava ribellioni per il piacere inerente dell’atto rivoluzionario stesso. Se fosse esistita all’epoca, in America Latina o in Africa, la condizione democratica di difesa delle masse proletarie, come veniva nei paesi capitalistici avanzati con forti sindacati e partiti di sinistra, non avrebbe di certo proposto alcuna forma di guerriglia. La democrazia che esiste in Europa e la libertà di parola, di pensiero, di religione, è grazie a un combattimento di partigiani e gruppi di sinistra esistenti nel periodo della seconda guerra mondiale. Quelli che sputano sulla sinistra europea, quei europei stessi, stanno sputando sulla loro libertà sulla gente che è morta (di sinistra) e che grazie a loro oggi possiamo dire ciò che vogliamo. Questo fa capire l’esistenza di un’ignoranza storica nei nostri paesi europei. Anche Berlusconi, che odia tanto la sinistra, si è fatto, all’inizio, tanta forza appoggiandosi non ad un partito di destra ma, bensì al vecchio Partito Socialista Italiano di un po’ d’anni fa. Si, proprio con un partito socialista, non con la vecchia MSI o la vecchia Democrazia Cristiana, ma con i socialisti di sinistra. Il tempo passa e in tre ore si può scrivere quasi un libro se continuo così. Il mio zaino è un po’ pesante non per i vestiti che ho visto che ho solo l’essenziale, ma per i libri: – Appuntamento con Dio, La Via Migliore, Nel Labirinto di Giobbe, La Bibbia, La Scuola del Sabato, Guevariana, Latinoamericana, Che Guevara, Venezuela Lonely Planet, quaderni e block notes per scrivere i miei appunti di viaggio. Religione e politica di sinistra, queste sono le mie letture in questo viaggio. Un giorno vorrei dedicarmi a delle letture di libri di destra. E’ il Sud America, non si può che non parlare di politica e la gente che incontri sono: o viaggiatori con zaino in spalla un po’ squattrinati ma con la sete di conoscere il popolo con cui sei a contatto. Quando prendi un autobus e dormi in posti economici, difficile incontrare il ricco benestante venezuelano con la sua auto 4 x 4 privata e allora parli con il popolo e con il viaggiatore, e chissà perché il viaggiatore con lo zaino in spalla pieno di libri e non di scarpe è di sinistra. Al Belvedere di Sharm non incontri molti turisti di sinistra, almeno io penso, perché non parlo quasi mai di politica almeno che non sia sicuro che chi abbia di fronte abbia le mie stesse idee politiche. Se vai solo poco più a nord di Sharm dove ci sono begli alberghi piccoli a 10 euro per chi vuole aria condizionata e bagno privato, oppure i più spartani a 3 euro allora ti rendi conto che c’è un popolo europeo di sinistra poco materialista, che non vuole l’Italia nel Sinai e non pretendono che gli egiziani parlino italiano, il popolo che va in Sinai per il Sinai e non in Sinai per l’hotel più bello e il Pacha. Vorrei essere famoso, diventare famoso solo per l’opportunità di poter parlare e andare in quei programmi di talk show per dire la mia. Per dire che Dio ci ama, che l’amore è tutto e che la sinistra è la distribuzione delle ricchezze che ha un paese, bisogna dividerlo con il popolo. Il mio viaggio è appena iniziato. H.21.30 – ancora alla stazione degli autobus e il tempo passa e non mi sto assolutamente annoiando, l’unica cosa che mi manca in questi momenti di attesa è una shisha, come mi rilassa la shisha, la mia cara shishettina come mi avevano soprannominato i ragazzi dell’equipe della stagione passata… Shishetta… mi mancano, mi manca la stagione… no gli ospiti! Mi mancano i ragazzi, le loro storie “stupide” ma da ragazzi della loro età, com’erano stupide le mie, la riunione del mattino con i loro visi assonnati perché la notte hanno fatto tardi, il più delle volte perché l’hanno voluto loro, le risate di gruppo, gli occhi spalancati quando devi riprenderli per qualcosa che hanno fatto di sbagliato. Amo, ho sempre amato la vita di gruppo e mi piace essere il leader, soprattutto essere un leader amato. Ho letto nella scuola del sabato qui alla stazione degli autobus con un via vai di gente e con la tv accesa, dove sta vedendo una partita di baseball, sport molto amato in Venezuela. La scuola del sabato della settimana parla del dono profetico. Per ora ho studiato: Abrahamo il patriarca e profeta, Mosè e profeti meno conosciuti in Israele come Gad, Nathan, Aiya e molti altri. Domani studierò invece le profetesse… le donne nella Bibbia. Bisognerebbe scrivere un libro sulle donne citate nella Bibbia: Miriam, Deborah, Culda e tante altre. CIUDAD BOLIVAR, GIOVEDI 8 GENNAIO 2009 H.9.00 – Sono alla stazione degli autobus per informarmi sulle varie partenze. Ieri non ho scritto nulla, quando sei indaffarato e hai qualcosa da fare, gente con cui parlare, non ti dedichi molto alla lettura e alla scrittura. Ieri nell’ostello in cui dormo, per 20 bolivar quasi quattro euro, con una camera enorme e un letto matrimoniale a tre piazze come quello di Montecampione che dividevo con Sandrino e Lillo, avendo la possibilità di internet gratis mi sono collegato e Marcelo mi ha scritto dicendomi che dal 12 al 18 gennaio lui non ci sarà a casa perché dovrà andare nella riserva indigena e così ho quasi deciso di partire questa sera per il Brasile e al ritorno farò le varie attrazioni venezuelane. C’è molto da fare anche qui ed ho scoperto grazie alla giornata di ieri che si riescono a fare cose economiche pure qui, a parte il Salt Angel che costa 200 euro un’escursione di tre giorni. Vedendo però le foto e i video mi fanno passare la voglia. Vedere i turisti che salutano la telecamera e la foto di due ragazze abbracciate con dietro la cascata non mi danno l’imput di andare. Quando invece ho visto le immagini del Delta dell’Orinoco con gli indios e non i gruppi di turisti sulle barche o sui 4 x 4 ero attratto, preferendo tra i due il delta. Ho così deciso … io l’eterno indeciso … purtroppo! Andrò presto a Boa Vista, poi in Guyana e ritornerò a Boa, poi vedrò con Marcelo e forse mi avvierò verso Manaus. Tornerò poi qui in Venezuela, vedrò con i soldi ma sicuramente il salt Angel ci starà nel mio budget, delta dell’Orinoco da solo, dopodiché andrò verso Puerto Ayacucho, la capitale della regione Amazonas venezuelana, Merida con il monte più alto del paese e poi terminerò il mio viaggio in una spiaggia caraibica colombiana e poi ritornerò in Italia. Penso sia la cosa migliore da fare per adesso. Sempre se non cambierò di nuovo idea… Non devo! H.12.00 – il tempo passa così lentamente … per fortuna. Ho fatto il biglietto per Santa Helena, da lì prenderò un bus per Boa Vista. Così domani sarò con Marcelo fin domenica poi non si sa sicuramente Guyana, il mio sesto paese del continente americano. Ora cervecita qui in un ristorante sul paseo Orinoco ovvero in italiano il lungo Orinoco. E’ un ristorante su una piazza del lungo fiume, tranquillo e a buon mercato. Ieri ho mangiato una bistecca con riso e insalata a meno di quattro euro. Non so perché costa così poco in questo ristorante con una bella veduta del fiume. Ieri dopo essermi sistemato, ho fatto un giro nella città di Ciudad Bolivar capitale dello stato Bolivar. Fu fondata nel 1764 ed è una delle città del paese che racchiude nelle sue vie e nelle piazze molta storia. Fino al 1846 era chiamata Angostura che significa strettezza. Il motivo di questo nome era perché qui il fiume Orinoco è molto più stretto che da altre parti lungo il suo percorso. Nel 1818 la città era stata nominata da Simon Bolivar, capitale della repubblica. Qui il Liberatore visse fino al 1819 nella casa di San Isidro diventando un museo interessante non solo per la storia di Simon Bolivar ma per vedere com’erano le case dell’epoca e dei suoi magnifici giardini. La casa e altre attrazioni sono tutte concentrate nella Plaza Bolivar, dove ancora oggi si respira un’atmosfera antica dei primi anni dell’indipendenza venezuelana. Venezuela = il mio 61 paese H.18.30 – Stazione degli autobus di Ciudad Bolivar. Questa stazione non è il massimo, meno male che c’è molta gente perché altrimenti…. Tra poco più di un’ora ho l’autobus per Santa Helena e mi sono seduto nei piccoli bar a mangiare un empanada. Ne volevo una ma qui arrivano i bambini indios che hanno fame e ti guardano e quindi non puoi non darlo e allora me ne sono preso un altro. La gente qui ha fame. Ha fame perché il mangiare è caro. Se è caro per noi europei figurati per loro. Perché è così? Dove sono finiti le rivoluzioni e i rivoluzionari che cercavano di cambiare l’America Latina? Dove sono? Che cosa è successo? Qui non è cambiato nulla dalle storie di Che Guevara in Latinoamericana.



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