“Trieste ha una scontrosa grazia”… che piace

Un weekend per scoprire una città tra il mare e l'altopiano del Carso, ricca di contraddizioni e incredibilmente affascinante
Scritto da: valemac82
“trieste ha una scontrosa grazia”… che piace
Partenza il: 20/07/2012
Ritorno il: 22/07/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
Due giorni a Trieste: un “assaggio” che ci strappa la promessa di ritornarci…

Non vi è mai capitato di aver voglia di visitare un posto perché sentite, o meglio presagite, che vi piacerà e colpirà positivamente? Ecco… è proprio da questa mia intuizione che ho fatto una grande scoperta: Trieste, città ricca di contraddizioni artistiche, culturali e storiche, dotata di una grande personalità e sicuramente tutta da esplorare. E sapete qual è stata la fortuna? Che io e il mio compagno Domenico abbiamo avuto come guida della città un nostro caro amico, naturalmente triestino!

Partiamo in treno la sera di un venerdì di luglio, lasciandoci alle spalle lo smog e l’afa di Milano e in poco più di 4 ore arriviamo alla stazione centrale di Trieste. Ci vengono a prendere e ci accompagnano al nostro b&b di design: molto bello, accogliente e pulito.

Fortunatamente abbiamo mangiato un paio di panini sul treno e non abbiamo fame, ma la voglia di fare un giro per assaporare un po’ di vita notturna triestina è tanta. Ci prepariamo al volo e usciamo.

Incontriamo il nostro “Virgilio” che ci fa attraversare il centro e percorrere tutti i 246 metri del Molo Audace, regalandoci così uno spettacolo davvero mozzafiato: Trieste che, con la sua bellissima Piazza Unità d’Italia, si affaccia direttamente sul mare, creando un gioco di luci e riflessi davvero suggestivo.

Il Molo Audace si chiama così perché alla fine della prima guerra mondiale, il cacciatorpediniere Audace fu la prima nave della Marina Italiana a fare il suo ingresso nel porto di Trieste.

Dal Molo Audace, il nostro sguardo abbraccia tutta la città e ci vengono indicati alcuni tra i maggiori punti di interesse: la Prefettura; il Palazzo Stratti, con lo storico caffè degli Specchi; il municipio, in stile eclettico, opera dell’architetto Bruni, sulla cui torre ci sono due statue bronzee, “Mikeze e Jakeze” che “suonano le campane” ogni ora; il Palazzo Pitteri, il più antico della piazza; il Palazzo Vanoli, sede di un noto albergo e il Palazzo della compagnia di navigazione Lloyd Austriaco poi Lloyd Triestino, e attualmente sede della Regione.

Ma torniamo alla Piazza Unità d’Italia, la più grande che si affaccia sul mare in Europa.

Nel centro della piazza, pavimentata di arenaria, sorge la Fontana dei Quattro Continenti, costruita a metà del ‘700; si chiama così per via delle quattro statue allegoriche che ricordano i tratti delle popolazioni dei quattro continenti fino a quel tempo conosciuti.Europa, Asia, Africa e America. Al di sopra delle quattro figure, ci sono due statue: una che rappresenta la città di Trieste e l’altra raffigurante un mercante. Il tutto è sovrastato dalla scultura della Fama. La fontana rappresenta simbolicamente la fortuna della città di Trieste dovuta all’istituzione del Porto Franco.

Ci dirigiamo verso l’Osteria da Marino in Via del Ponte e ordiniamo un Hugo, aperitivo di origine trentina, che si sta diffondendo anche a Trieste, a base di Prosecco, sciroppo di Sambuco e una spruzzata di Seltz.

Ormai si è fatto veramente tardi ed è ora di rientrare nel nostro b&b. Domani ci aspetta una giornata impegnativa e dobbiamo essere in forma!

Il giorno dopo ci svegliamo presto e facciamo una bella passeggiata ripercorrendo i luoghi che abbiamo visti la notte prima. C’è un bel sole e la temperatura è davvero piacevole.

Camminiamo con il naso all’insù perché sulle vie di Trieste si affacciano palazzi bellissimi, di notevole pregio architettonico e con stili anche diversi tra loro: neoclassico, eclettico, liberty e barocco. Stili che convivono con armonia con edifici di impronta asburgica.

Attraversiamo Piazza della Borsa dove sorge il Palazzo della Camera di Commercio, chiamato anche Borsa vecchia, perchè la Borsa si è spostata dapprima nel 1844 al Tergesteo, e poi nel 1928 in un palazzo adiacente chiamato appunto Borsa nuova.

Proseguiamo la nostra passeggiata passando per il Teatro Romano.

Trieste, infatti, fu colonizzata dai romani nella metà del I secolo a.C. in epoca cesariana. Il nome stesso Tergeste ha origine latina, da “tergestum”, e deriva dal fatto che i legionari romani dovettero combattere ben tre battaglie per sconfiggere le popolazioni indigene (“Ter-gestum bellum”, dal latino “ter” = tre volte e il participio di “gerere bellum” = far guerra).

Il Teatro Romano è stato costruito in età augustea e aveva una capienza di circa 6000 spettatori che potevano godere di bellissimi spettacoli naturali (i tramonti) in quanto il mare, in quell’epoca, arrivava fin lì.

Il teatro sorge ai piedi del Colle di San Giusto, nostra prossima tappa.

Ci farebbe bene fare una bella camminata in salita, vista la colazione super abbondante che abbiamo fatto, ma il nostro amico insiste per darci un passaggio in moto e fa due viaggi per portarci su fino alla Cattedrale di San Giusto, uno dei più importanti edifici religiosi cattolici della città.

Superata la cattedrale ci troviamo davanti ai resti romanici della cosiddetta Basilica Forense, sede di un antico tribunale, la cui costruzione risale alla metà del I secolo.

Continuiamo la nostra esplorazione, visitando il Castello di San Giusto, fortezza costruita tra il XV e XVII secolo, con funzione di controllo della città. Passeggiamo lungo le cinta murararie e godiamo di una bellissima vista panoramica sulla città e sul golfo di Trieste. Una curiosità: dai muri spuntano piante di capperi in fiore, che attirano la mia attenzione e diventano splendidi soggetti della mia reflex in modalità macro.

Prima di andar via ammiriamo nel cortile del castello le statue originali di “Mikeze e Jakeze”.

Il tragitto di ritorno è tutto in discesa e decidiamo di farlo a piedi. Facciamo solo una sosta per ammirare l’Arco di Riccardo, un’altra importante testimonianza della presenza romana a Trieste risalente al I secolo.

Per pranzo andiamo da Masè, un prosciuttificio storico di origine trentina. Ordiniamo un piatto di ottimo prosciutto Cotto di Trieste tagliato a coltello con kren (radice di rafano) e senape.

Di pomeriggio continuiamo il nostro giro della città, approfittando della bellissima giornata tersa e luminosa per scattare qualche foto.

Poi torniamo nel b&b per riposarci un po’ e prepararci per la serata. Andremo in un’osmizza, tipico locale a conduzione familiare, in cui i proprietari servono e vendono esclusivamente alimenti e bevande prodotti da loro stessi: salumi, formaggi, verdure e vino. Rappresenta un luogo di ritrovo e aggregazione della tradizione triestina, soprattutto nella zona del Carso.

Un amico ci spiega che il termine osmizza deriva da osem, parola di origine slovena che vuol dire otto. Otto erano i giorni di apertura che venivano concessi ai proprietari di questi locali per la vendita dei loro prodotti.

L’osmizza in cui andremo è l’Azienda Agricola Zidarich, che e si trova in Località Prepotto a Duino Aurisina. La raggiungiamo con alcuni amici in auto.

Tutte le osmizze sono segnalate da frasche esposte lungo da strada, indicazioni da seguire per raggiungerle agevolmente.

Il posto è bellissimo: c’è una terrazza che offre una splendida vista panoramica sul golfo di Trieste. Lo spettacolo del tramonto è davvero mozzafiato: un’esplosione di colori caldi che tingono il cielo e si spengono all’orizzonte.

Ma lo stomaco inizia a brontolare, allora ci sediamo e ordiniamo. Arrivano taglieri di salumi invitanti. Assaggio un ottimo prosciutto arrosto spolverato di Kren, un gustoso crudo del Carso, e poi salame, ossocollo e pancetta. Poi arriva un piatto di formaggio condito ed esaltato con olio extravergine d’oliva Tergeste Dop e origano. Di contorno verdure dell’orto di stagione, il tutto accompagnato dal buon pane fatto in casa.

Il vino che ci servono è quello dell’osmizza: io preferisco il rosso, il bianco è un po’ troppo deciso per i miei gusti.

La serata continua tra canti tradizionali in dialetto triestino e tante risate.

Dopo cena ritorniamo verso Trieste e faccio la conoscenza del “borino” , così viene definito da chi vive qui: un assaggio di Bora, il noto vento che proviene da nord-est caratterizzato da forte intensità. In effetti inizia a fare fresco e decidiamo così di rientrare nel b&b. Domani sarà il nostro ultimo giorno a Trieste e vogliamo visitare il Castello di Miramare.

Ci svegliamo abbastanza presto per lasciare la stanza, prepariamo i nostri zaini e ci dirigiamo verso Piazza Oberdan per prendere l’autobus della linea 36.

Arriviamo al Parco di Miramare, splendida area verde intorno all’omonimo castello, nata grazie a un intervento fatto negli anni da Massimiliano d’Asburgo sul promontorio roccioso di Grignano.

Attraversiamo il parco finchè non si svela ai nostri occhi il Castello di Mirare in tutta la sua bellezza.

L’edificio bianco candido gode di una posizione panoramica incantevole perché si si staglia a picco sul mare.

Progettato dall’architetto viennese Carl Junker tra il 1856 e il 1860, per volere di Massimiliano d’Asburgo, il Castello di Miramare sarebbe dovuto essere la dimora dell’Arciduca d’Austria e di sua moglie Carlotta del Belgio: un nido d’amore lontano dalla corte asburgica e dai suoi complotti.

Purtroppo il loro sogno d’amore si infranse poiché Massimiliano d’Asburgo morì all’età di 34 anni in Messico, 4 anni dopo la costruzione del castello.

Si narra che la giovane vedova Carlotta perse la ragione e che lasciò il castello per sempre per ritornare in Belgio dai parenti.

Questa triste storia è il motivo per cui intorno al Castello di Miramare esistono tante leggende tra cui una, che più che altro si tratta di una maledizione, secondo cui chi vi pernotta è destinato a morire precocemente e soprattutto in terra straniera.

Visitiamo anche gli interni del castello, perfettamente conservati e con gli arredi originali dell’epoca.

Ma dobbiamo andare via perché nel pomeriggio abbiamo un treno per Milano e dobbiamo ancora pranzare. Percorriamo allora il Viale Miramare, costeggiando i cosiddetti “bagni”, stabilimenti balneari gremiti da triestini e da turisti. Ci fermiamo in un chiosco per mangiare un panino e poi prendiamo l’autobus direzione stazione.

Il nostro caro amico, nonchè guida preparata durante il weekend a Trieste, ci fa un regalo molto gradito prima di partire: un pacchetto che contiene due carsoline, dolce tipico di Trieste a base di pasta sfoglia e crema pasticcera. Che dire? Buonissime!

È arrivato il momento dei saluti purtroppo… Lasciamo Trieste ma naturalmente ci ripromettiamo di ritornare il prima possibile. Magari in autunno per la Barcolana, la regata velica che si svolge nel golfo di Trieste o forse anche prima… per scoprire i tanti luoghi di interesse storico-culturale che non siamo riusciti a visitare per via della mancanza di tempo.

Allora arrivederci Trieste! Ci vediamo prestissimo!



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