Bangkok, tour del nord, fiume Kwai e Koh Samui

PREMESSA - Spesa complessiva per due persone (inclusi souvenir): circa €5.000 - Compagnia aerea: ETIHAD (voli prenotati tramite CTS – costo di circa €1.700 per due persone, andata e ritorno); - Cambio: 1€=52Bath; - Elettricità: 220V con prese universali, cioè buone sia per spine tipo nord america sia per spine tipo Italia; - Telefono:...
Scritto da: wlapappa
bangkok, tour del nord, fiume kwai e koh samui
Partenza il: 04/07/2008
Ritorno il: 24/07/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 3500 €
PREMESSA – Spesa complessiva per due persone (inclusi souvenir): circa €5.000 – Compagnia aerea: ETIHAD (voli prenotati tramite CTS – costo di circa €1.700 per due persone, andata e ritorno); – Cambio: 1€=52Bath; – Elettricità: 220V con prese universali, cioè buone sia per spine tipo nord america sia per spine tipo Italia; – Telefono: abbiamo attivato l’opzione Vodafone Free Roaming, però la soluzione più economica è partire con un telefonino triband e dotarsi di una SIM locale: anche per le telefonate in roaming si spende veramente poco (circa 2€ per una decina di minuti).

Questo viaggio è articolato in diverse fasi: due tour con partenza da Bangkok (dove in totale abbiamo pernottato 6 volte) e poi il soggiorno a Koh Samui, perciò il diario non segue un filo strettamente cronologico ma è diviso in “capitoli”.

Prima di iniziare il nostro racconto devo premettere che ci aspettavamo di visitare un Paese sporco, un po’ arretrato e temevamo per l’incolumità dei nostri intestini… In realtà ovunque abbiamo riscontrato una pulizia maniacale (non scherzo se dico che a terra, anche a Bangkok, si fa fatica a trovare una cicca di sigaretta!) ed un livello di vita molto vicino al nostro. Inoltre anche camminare da soli e “perdersi” tra i vicoletti di qualunque città non ci siamo sentiti né in pericolo, né con gli occhi puntati addosso alla mia Fabry che è (molto) più formosa delle thailandesi e con la carnagione chiarissima.

BANGKOK 5 E 6 LUGLIO; 12 E 13 LUGLIO; 16 E 23 LUGLIO.

Si parte! L’aereo della compagnia araba ETIHAD che parte da Malpensa è una piacevole sorpresa: sedili comodi, schermi grandi, giochi tipo Play Station e, udite udite, film in italiano! Il viaggio è stato diviso esattamente in due metà con uno scalo ad Abu Dhabi in un aeroporto scenografico ma un po’ troppo rumoroso. Nota di colore: non avevo mai visto finora il finestrino nella toilette di un aereo! L’aeroporto di Bangkok è davvero bello: ha una struttura tubolare tondeggiante e nello spazio compreso tra i terminal, è allestito un giardino all’aperto. Come avevamo letto da altri racconti su TPC, appena abbiamo oltrepassato la frontiera siamo stati “accolti” da una selva di tassisti abusivi che si offrono di portarvi in albergo: non cedete! Cercate l’uscita contrassegnata con Public Taxi, lì una operatrice che parla inglese vi chiede a quale albergo alloggiate e lo trascrive al tassista. La corsa via autostrada costa tra i 400 ed i 500Bath, a seconda di chi paga i pedaggi se voi o il tassista. Il nostro hotel, per tutti i pernottamenti, è il Twin Towers, scelto soprattutto per il fatto che da qui partono i tour prenotati col CTS. Essendo arrivati la mattina del 5, ci regaliamo un pisolino in albergo e poi dedichiamo il pomeriggio ai famosi centri commerciali della capitale (su tutti SIAM PARAGON, dove vi consigliamo la panetteria francese Saint Etoile).

Il giorno 6 iniziamo la visita della città dal famoso tempio del Buddha d’oro (Wat Phra Kaeo), in cui abbiamo speso tutta la (caldissima) mattinata tra il tempio ed il Gran Palace: gli addobbi e le decorazioni in stile Thai sono forse un po’ eccessive per il gusto europeo ma suscitano sicuramente ammirazione per la grandiosità e la vivacità dei colori. Da apprezzare sicuramente gli affreschi sotto una fila interminabile di portici.

Dopo una breve passeggiata tra bancarelle che vendono soprattutto amuleti e monili si raggiunge il tempio del Buddha dormiente (Wat Pho) dove i fedeli, mentre pregano, fanno le loro offerte “snocciolando” monetine in una lunga fila di ciotole metalliche. Più suggestivo il Buddha di smeraldo anche se la statuetta, 60 cm di altezza, posta in cima all’altare, è visibile solo con lo zoom della telecamera! Il tempio ospita anche una scuola di massaggi tradizionali tailandesi di cui, se siete appassionati, vi consigliamo di approfittare perché la professionalità è alta ed i prezzi bassi (250Bath per mezz’ora). Nel pomeriggio ci siamo fatti portare da un taxi all’Hotel Oriental, famoso per essere uno dei più antichi e belli della città, da cui la nostra guida National Geographics (alla larga!) ci consigliava un percorso a piedi. Le indicazioni non erano correttissime, per cui ci siamo persi ed avventurati in violetti stretti, tuttavia non ci siamo assolutamente sentiti in pericolo né “osservati” più di tanto: è bastato poi chiedere aiuto affinché un uomo si offrisse di accompagnarci verso l’ufficio postale, da cui poi ci siamo orientati di nuovo.

Per tornare in albergo abbiamo ceduto ad uno dei tantissimi Tuk-Tuk che ci facevano “la corte”. Attenzione ad una cosa: spesso i conducenti di questi mezzi si offrono di portarvi dovunque a prezzi stracciati (20Bath, ad esempio), ma in realtà vi accompagnano presso negozi di loro conoscenza per indurvi a fare acquisti; per cui quando fermate un tuk-tuk assicuratevi di dirgli “any stop”.

Di rientro dal tour di sei giorni, eccoci di nuovo al Twin Towers: qui, per evitare di finire nella zona fumatori come le prime notti, Fabrizia ha chiesto una «no smoking room»: l’hotel era pienissimo ed il receptionist ha cercato a lungo fino a quando, scusandosi per il disguido, ci ha detto che poteva darci “solo” una suite non fumatori… Noi ovviamente abbiamo accettato di buon grado ed abbiamo preso possesso del due vani più bagno messoci a disposizione… Questo solo per farvi capire la disponibilità di queste persone e l’attenzione verso il turista che c’è da queste parti. Provate a dirmi quante volte vi è capitata in Italia una cosa del genere!!! In serata ci siamo lanciati insieme a Pietro e Giorgia (conosciuti durante il tour di sei giorni) nella zona di Pat Pong, nota sia per il mercato notturno che per i numerosi locali con ballerine discinte (diciamo così). Qui la visita è d’obbligo sia per le bancarelle, dove ho comprato le Nike Air Max (made in Vietnam) a circa 25 euro, sia per i suddetti localini che, a patto di non farsi prendere con l’inganno, offrono spettacolini davvero sorprendenti! Il giorno dopo (domenica 13) abbiamo speso la mattinata per visitare il mercato del fine settimana (Chatuchak), frequentato per lo più da tailandesi, famoso per il fatto che vi si trovano molti negozi di animali domestici (lo scoiattolo lo è?) e per il fatto di essere immenso: all’ingresso ti danno anche una piantina ma è meglio perdersi tra le bancarelle. Nel pomeriggio ci siamo spostati al Parco Dusit per visitare il palazzo Vimanmek, residenza del re Rama V, che ha regnato a cavallo tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900 ed ha riempito questa bellissima costruzione in stile vittoriano di oggetti provenienti dalle più importanti corti internazionali dell’epoca. La visita è consentita solo con la guida (in inglese o francese) e con un abbigliamento più casto di quello richiesto nei templi.

Durante le ultime due giornate nella caotica Bangkok abbiamo visitato la casa di Jim Thomson, ricca di testimonianze archeologiche ed architettoniche della Thailandia e poi abbiamo percorso i canali di Thon Buri (la parte vecchia di Bangkok) a bordo di una long tailed boat.

Entrambe le esperienze le consigliamo caldamente: in particolare per la gita sui canali, anche se viene a costare di più, conviene noleggiare al Sathon Pier una di queste barche e sostare almeno al tempio dell’alba (Wat Arun: non mancate di arrampicarvi sulle scale, mi raccomando!) ed al museo delle imbarcazioni reali.

In breve diciamo che: – Bangkok è sicuramente una città caotica, rumorosa ed inquinata ma diciamo pure che i monumenti ne riscattano la bruttezza delle strade e dei palazzi; – in taxi ci si muove benissimo ed a poco prezzo, purché riusciate a viaggiare col tassametro; – bisogna organizzarsi bene le visite perché qui, come nel resto del Paese, i monumenti chiudono tutti tra le 16,00 e le 17,00.

TOUR THAILANDIA DEL NORD 7 LUGLIO: BANGKOK – PHITSANULOK La partenza alle 7,30 ci era stata annunciata con un messaggio recapitatoci direttamente nella nostra stanza (e meno male, sennò chi si svegliava!) ed è stata rispettata. La prima tappa è stato il Palazzo d’Estate a Bang Pa-In, costruito per fare il pari con le sontuose residenze estive dei sovrani europei, cosicché il re potesse sfuggire dalla calura di Bangkok. Molto bello soprattutto il parco circostante con il laghetto e l’osservatorio. In seguito ci siamo diretti verso il complesso archeologico di Ayutthaia, che è stata capitale prima di Bangkok, fino al XVI secolo, quando è stata distrutta dall’invasione birmana. Purtroppo sono rimaste solo le rovine della città però l’area è talmente grande che esercita comunque un notevole fascino. Di nuovo in pullman alla volta di Lop Buri, dove abbiamo pranzato e poi visitato il tempio delle scimmie. Qui, per fare onore alla tradizione induista, le scimmie sono molto rispettate (non venerate, comunque) ed è permesso loro fare di tutto per cui tutte le case ai primi piani hanno le grate alle finestre per evitare intrusioni. I turisti si possono divertire a dar loro qualcosa da mangiare ma è meglio togliere qualunque tentazione ai simpatici animaletti, tipo cappellini, orecchini, collane, occhiali da sole, ecc.

Da Lop Buri, siamo arrivati nell’albergo di Phitsanunlok (Hotel Amarin Lagoon) dove siamo stati accolti con la solita cortesia, il tipico saluto tailandese (savasdì-kaa!) ed un piacevole aperitivo.

8 LUGLIO: PHITSANULOK – LAMPANG La giornata è iniziata con la visita al Wat Yai che è la struttura dove è conservata una delle più belle statue del Buddha, ricoperta di sottilissime foglie d’oro e poi abbiamo proseguito verso Sukhothai, la prima capitale del regno di Siam. Questa rappresenta il sito archeologico più grande di tutto il sud-est asiatico ed è stato dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Qui è d’obbligo fare una tappa con calma per visitare sia l’area archeologica che l’annesso museo, dove sono conservati importanti reperti in stile sukhothai. Da qui ci siamo diretti a Sri Satchanalai, altro parco archeologico, meno ricco del precedente ma altrettanto affascinante per la presenza del fiume Yom che ne bagna i contorni. In questi due siti, fiaccati dall’afa, ci si può rinfrescare e concedere una pausa contrattando amichevolmente coi venditori di souvenirs. Un aspetto sicuramente piacevole della Tahilandia è che questi venditori non sono invadenti e pressanti (in India era praticamente impossibile) ma ti cercano sempre col sorriso sulle labbra.

Prima dell’arrivo all’hotel abbiamo fatto una sosta presso un villaggio di contadini che vivono solo della coltivazione del riso. Per me e Fabry, abituati alle coltivazioni piemontesi tutte squadrate, è stata una piacevolissima sorpresa questo panorama con le risaie terrazzate e le mondine intente a lavorare.

Il Lampang River Lodge è stata l’ultima sorpresa di una fantastica giornata: completamente immerso nella foresta, bagnato dal fiume che si allarga a creare un piccolo laghetto davanti alla reception, ci ha subito aperto il cuore; alla vista della piscina poi, non abbiamo resistito a farci cullare dalle bolle dell’idromassaggio e dall’atmosfera quasi paradisiaca.

9 LUGLIO: LAMPANG – CHIANG MAI Seppur a malincuore abbiamo lasciato il resort per continuare il nostro tour. La prima tappa è stato il Wat Phra That Lampang Luang che rappresenta il complesso religioso della città vecchia ed è l’unica testimonianza rimasta in piedi di questa città dopo la distruzione birmana. In seguito abbiamo visitato il Wat Phra That Haripunchai di Lamphun, risalente addirittura al IX secolo d.C.

Il tragitto in pullman a volte è un po’ lungo ma la nostra guida prevede ogni tanto delle soste e, comunque, lo spettacolo fuori dei finestrini è notevole: si passa dalla pianura alle risaie e, da queste alle verdi collinette che precedono le montagne del nord.

La giornata prevede la sosta alla fabbrica della seta, della lacca, degli ombrelli di carta ed al laboratorio di lavorazione della giada annesso alla “gioielleria più grande del mondo”: insomma un pomeriggio di shopping interessante, per le spiegazioni forniteci riguardo ai processi di produzione dei souvenirs più comuni, e poi anche piacevole, dato che qui la proverbiale gentilezza dei tailandesi si manifesta anche nei mercanti che sperano sempre di venderti qualcosa (anche dopo una bella trattativa) ma non sono mai (ripeto MAI) appiccicosi come in altri paesi (in testa India e Turchia).

Il Chiang Mai Plaza Hotel ci ha accolto col solito calore ed un pizzico di sorpresa: questo è proprio un posto da ricchi! Perciò ci siamo subito immedesimati e siamo corsi in piscina (non suggestiva come quella di ieri, però…). Infine cena e serata a girare tra le bancarelle del mercato notturno dove occorre avere tanta pazienza (o essere napoletani come me!) e, contrattando,ci si riempie di borse e regalini per poche decine di euro.

10 LUGLIO: CHIANG MAI Questa città, pur vitale e ricca, si discosta moltissimo da Bangkok, eccessivamente caotica e rumorosa. Oggi abbiamo visitato il Wat Doi Suthep, il complesso di templi sulla montagna antistante la città, per cui abbiamo dovuto percorrere circa 40’ di pullman su una strada abbastanza ripida, da cui si può vedere la città, prima di arrivare al complesso religioso. Qui il nostro «Paolo» ci ha spiegato che dovevamo apprezzare le differenze tra questi edifici, di architettura Lanna, e quelli dei giorni scorsi, di ispirazione birmana… A dire il vero io la differenza non l’ho colta se non nel fatto che qui ci sono delle lunghe file di campane di cui bisogna suonare i batacchi per farsi “introdurre” alla purificazione. A proposito di templi, ricordate che è sempre necessario entrare a spalle e gambe coperte e senza scarpe; il consiglio perciò è: portarsi dietro dei calzini se si usano scarpe aperte (in realtà in tutti i templi si trova un’igiene molto soddisfacente, per cui a volte ho fatto anche a meno dei calzini) e, per le donne, almeno un foulard. Per quanto riguarda le gambe dei bermuda lunghi almeno fino al ginocchio già vanno bene. Ciò che mi ricorderò di questi templi comunque è sia la lunga e scenografica scalinata (meglio farla in discesa e prendere la funicolare per salire), sia la piccola Poh che, vestita con gli abiti tradizionali del nord, si è fatta gentilmente fotografare: uno spettacolo! Il pomeriggio a nostra disposizione l’abbiamo utilizzato per visitare lo zoo di Chiang Mai, dove si trovano leoni bianchi e tigri, pappagalli esotici e leopardi ma, soprattutto, ci sono due esemplari di panda chiesti in prestito allo zoo di Pechino per provare a farli riprodurre. Vi assicuro che da soli, con la loro goffaggine ed innata simpatia, valgono da soli non solo il prezzo del biglietto ma anche il bagno di sudore nell’afa pomeridiana.

11 LUGLIO: CHIANG MAI – CHIANG RAI Sveglia presto per uscire dalla città senza restare intrappolati nel traffico e partenza alle 7,30 per visitare il centro di addestramento degli elefanti. È sempre sorprendente vedere bestioni delle loro dimensioni rispondere tanto docilmente ai comandi che vengono impartiti loro. Dopo lo spettacolino è possibile effettuare un’escursione di circa un’ora sul dorso dei pachidermi all’interno di una foresta verde e lussureggiante che non a caso è stata scelta come location per girare alcune scene dell’ultimo film di Rambo.

Il programma prevedeva poi un’escursione facoltativa al villaggio delle donne giraffa ma io e Fabry insieme a Giacomo e Flavia del nostro tour, abbiamo gentilmente declinato: la tradizione (ma forse bisognerebbe dire il business turistico) impone di inserire al collo delle bambine degli anelli che ne ricoprono completamente il collo. Più anelli si inseriscono, più cresce il collo fino a quando, mancando il sostegno della colonna vertebrale, le poverine sono costrette per tutta la vita a tenere questi anelli ed un collo spropositato! Riunito il groppone ci siamo trasferiti al Dusit Island a bordo di una “long tailed boat”, le tipiche barche dotate di un lungo albero fuori dall’acqua che collega il motore all’elica, con una traversata di circa due ore totali e due soste: una programmata per visitare i villaggi presenti sulle sponde del fiume e l’altra assolutamente fuori programma a causa della rottura del motore della nostra lancia! Visto dal fiume il Dusit, a differenza di altri lodge presenti sulle sponde del fiume sembra un ecomostro che poco si concilia con la natura circostante. In realtà l’albergo è molto raffinato (ce ne accorgeremo a cena con l’acqua!) ed in più ha una piscina a dir poco invitante: oltre all’angolo idromassaggio, ha un lato adiacente ad un bancone bar da cui, restando seduti su sgabelli totalmente immersi nell’acqua, si può sorseggiare un cocktail in relax totale (avete presente il video di “Club Tropicana”?): fantastico! Dopo la cena shopping al mercato notturno di Chiang Rai e ritorno di tutto il groppone su una festosa carovana di tuk-tuk.

12 LUGLIO: CHIANG RAI – BANGKOK Anche stamattina sveglia presto ma stavolta dovuta al fatto che oggi pomeriggio abbiamo il volo per tornare a Bangkok. Dall’albergo ci siamo mossi verso il triangolo d’oro, la zona di confine tra Thailandia, Laos e Birmania, sempre contesa tra questi stati e tristemente famosa per essere stata il centro del contrabbando dell’oppio. Prima di arrivare al confine con la Birmania abbiamo raggiunto con alcuni pick-up i villaggi degli Akha e degli Yao (questi ultimi di origine cinese) che desiderano restare isolati rispetto al resto della società tailandese e però vendono ai turisti dei graziosi oggetti di artigianato, soprattutto le riproduzioni delle bilance in legno utilizzate dai trafficanti di oppio). Il confine con la Birmania sicuramente colpisce:la costante presenza della polizia lungo la strada ed il filo spinato lungo le rive del fiume Mekong possono essere paragonati alla cortina di ferro ed al Muro di Berlino. Tuttavia esiste una sorta di zona franca con bancarelle di ogni tipo e perfino un bar che serve caffé espresso! Nel punto più vicino alla frontiera col Laos, invece, abbiamo visitato molto volentieri il museo dell’oppio e del tabacco, dove sono conservati gli esemplari originali delle bilancine che ci siamo regalati e tutta una strana serie di pipe, oltre ad una sintetica ma interessante spiegazione sul processo di produzione dell’oppio.

TOUR AVVENTURA SUL FIUME KWAI 14 LUGLIO: BANGKOK – VILLAGGIO MON (KWAI JUNGLE RAFT RESOTEL) Sveglia alle 7,15 e partenza con la nostra guida “personale” Niko (avete presente Ariel, il cameriere filippino di Zelig?): infatti scopriamo subito di essere gli unici partecipanti italiani! La prima tappa prevista è al museo dei prigionieri di guerra a Kanchanaburi, dedicato alla memoria di chi è stato sfruttato dai giapponesi fino al limite delle condizioni umane per realizzare la ferrovia tra Bangkok e Rangoon. Qui abbiamo scoperto che la storia raccontata dal celebre film è abbastanza romanzata: la verità appunto è che, essendo bloccate le vie del mare, i giapponesi avevano bisogno di una ferrovia per collegare due città ed hanno costretto ai lavori forzati i prigionieri di guerra.

Il museo è molto piccolo e spartano ma le testimonianze sono significative: ci sono infatti molti disegni realizzati da uno dei prigionieri che illustrano le condizioni di vita in quelli che erano dei veri e propri campi di lavoro. Con un altro breve spostamento in auto siamo arrivati alla stazione ferroviaria di Kanchanaburi da dove prenderemo il treno che percorre la storica ferrovia. Giusto il tempo di scattare alcune foto ricordo sul (e dal) ponte e di fare un giro tra le immancabili bancarelle che si è sentito il fischio della locomotiva. Il viaggio è sembrato un piacevole ritorno al passato tra vagoni completamente in legno, porte di salita aperte, ventilatori al soffitto ed i magnifici paesaggi che vedevamo sfrecciare dal finestrino… Pranzo in un ristorante adiacente ad una delle stazioni e di nuovo in macchina per raggiungere le cascatelle Soyo Noi (di cui ricorderò la scivolosità…) e poi imbarco sulla long tailed boat che ci porterà nel resort di stasera. E qui viene la sorpresa perché la struttura è una serie di case galleggianti sul fiume, tutte costruite in legno, SENZA elettricità e SENZA acqua calda (meno grave): insomma il ritorno al passato non era un eufemismo! Dopo una veloce rinfrescata abbiamo ancora avuto il tempo di un’escursione in groppa allo svogliatissimo elefante Noi. Cena a lume di candela in vero stile thai (buonissima!) e conclusione della serata con spettacolo di danze tradizionali.

15 LUGLIO: VILLAGGIO MON (KWAI JUNGLE RAFT RESOTEL) – RIVER KWAI RESOTEL (FIUME KWAI NOI) Stamattina ci siamo svegliati con calma: in effetti malgrado il nome, questo tour è più rilassante del solito ed i tempi non sono stretti. Colazione frugale e spostamento in barca verso il parco nazionale Soyo Yai in cui abbiamo percorso a piedi un pezzo di giungla (circa 1h) attraverso un sentiero che conosceva solo la nostra guida, visto che non era nemmeno segnato e poi abbiamo avuto il tempo di rinfrescarci nelle cascate e nei laghetti di acqua sorgiva: un ’esperienza indimenticabile. Sono sempre più convinto del fatto che dovremmo imparare a preservare il paradiso qui sulla Terra, invece di distruggerlo, prima di aspirare a qualcosa di più mistico.

Rientro in “hotel” sempre a bordo di una sfrecciante long tailed boat, riposino (l’ho detto che c’è l’avventura ma non è un corso di sopravvivenza) e trasferimento nel nuovo hotel (stavolta dotato dei comuni ritrovati tecnologici) a bordo di una canoa. A dire il vero potevamo anche scegliere di spostarci su una zattera, però così che sfizio ci sarebbe? Niente di preoccupante comunque, perché le nostre borse sono arrivate a destinazione a bordo di una barca a motore e poi il percorso era in favore di corrente, per cui bastava anche solo lasciarsi trasportare e restare a galla.

Per riposarci dalla “faticata” ci siamo distesi in piscina e, dopo cena, abbiamo passeggiato tra i bungalow di quest’altro meraviglioso resort che, data la diffusa presenza di giardini e cascatelle, è molto apprezzato dalle rane.

16 LUGLIO: KWAI NOI RESOTEL – BANGKOK Di nuovo sveglia tranquilla alle 8,15 (tanto tranquilla che poi abbiamo fatto tardi!) e, dopo colazione, gita a piedi alle grotte di Lawe (dieci minuti di cammino). La passeggiata è piacevole a parte i 100 e passa scalini per raggiungere l’ingresso delle grotte che, invece, sono un po’ deludenti. Infatti queste grotte di origine carsica (stalattiti, ecc.) adesso sono asciutte e, per di più, scarsamente illuminate per cui non reggono il confronto con altre che ho visitato (Castellana, Postumia, ecc.). L’unica attrazione, almeno per Fabry, sono stati i pipistrelli. Il resto della giornata è trascorso col rientro, relativa doccia, pranzo e ritorno a Bangkok in auto. Siamo stati comunque molto soddisfatti di aver preso parte a questo tour (peraltro scarsamente frequentato da italiani) e di aver visitato la meravigliosa natura di questo paese: ve lo consigliamo! KOH SAMUI DAL 17 AL 23 LUGLIO: CHAWENG BURI RESORT L’isola di Samui è il posto giusto per smaltire il caos della capitale ed i ritmi dei tour organizzati. L’arrivo e la partenza è semplicemente sorprendente: questo terminal praticamente non ha pareti divisorie, è totalmente aperto, ricco di aiuole fiorite e per spostarsi da o verso gli aerei ci sono dei pulmini a gas che ti aspetteresti siano guidati dal nanetto di Love Boat (fantastico)! Per dare qualche consiglio utile diciamo subito che l’isola ha praticamente due poli attrattivi per i turisti, corrispondenti alle spiagge di Chaweng e Lamai.

Dal punto di vista naturalistico Chaweng è più grande (lunga circa 7km) ed anche un po’ più varia rispetto a Lamai, dove ci siamo bagnati una sola volta e non ci è piaciuto tanto, a causa di un leggero tanfo di alghe. Per quanto riguarda la vita notturna invece, sembrano abbastanza equivalenti; c’è da dire però che la vita notturna di Chaweng si svolge tutta nella zona centrale, ricca di ristoranti, bar e locali notturni, perciò se decideste di scegliere un resort nella zona sud (Chaweng Noi), dovrete mettere in conto di spostarvi tutte le sere coi multitaxi per raggiungere la “movida”.

A proposito di questo diciamo pure che muoversi a Koh Samui non è difficile: oltre ai normali taxi (assolutamente più cari che a Bangkok, dato che non applicano il tassametro) ci sono i multitaxi (che sostituiscono i Tuk-Tuk) che per 50Bath a persona vi portano da Chaweng a Lamai o viceversa, a qualsiasi ora del giorno e (quasi) della notte. Se poi voleste essere autonomi, allora si può noleggiare un’auto (con guida a destra!) o, per 200Bath al giorno, un motorino con cui scorrazzare in due: attenzione però perché vi daranno un solo casco di plasticaccia e, non esistendo l’assicurazione, eventuali danni saranno a carico vostro che, in pegno, avrete lasciato il passaporto.

Cosa c’è da fare a Koh Samui? Mare, semplicemente mare! Le spiagge sono sempre molto comode, attrezzate con doccia e battute da ambulanti che, tra giochini e copriletto, ti vendono anche da mangiare (spighe di mais arrostite, cocco fresco, ananas, spiedini di pesce,ecc.). Inoltre in alcune zone di Chaweng e di Lamai è possibile noleggiare la moto d’acqua (che spasso!).

Sempre sulla spiaggia o lungo la strada del passeggio è pieno di agenzie in cui prenotare alcune escursioni giornaliere: ci sono il parco marino o il giro intorno all’isola, le escursioni verso l’internocon annessi spettacoli di elefanti e coccodrilli o, infine, si può decidere di fare snorkeling (per chi sa anche diving) a Koh Phan Gan, dove c’è una riserva naturale, oppure a Koh Tao, paradiso dei sub. Noi abbiamo scelto quest’ultima opzione e ne siamo rimasti felici, entusiasti e soddisfatti: la varietà di pesci, coralli e conchiglie sottomarine è veramente incredibile. Se voleste farlo vi consigliamo di prenotare la gita con la speed-boat che impiega circa un’ora e mezza per la traversata (e non sono poche) e, soprattutto, di portarvi un po’ di pane dalla colazione: l’esperienza di vedere e toccare centinaia di pesci mentre mangiano dalle tue mani è semplicemente indimenticabile! Per finire, cena: sull’isola c’è tanto pesce ed un’ampia scelta di cucine etniche nonché, ovviamente, tanti ristoranti italiani. Debbo dire comunque che, nonostante la mia repulsione nel cercare la pizza o la pasta quando sono all’estero, nei ristoranti gestiti da italiani si mangia mediamente bene e, considerando il cambio favorevole, non si spende neanche tantissimo (il consiglio però è di orientarsi sul pesce).

A chiusura di questo lungo racconto devo dire che per la prima volta, da quando viaggiamo verso “terre lontane”, la vigilia del rientro è stata abbastanza triste: di solito uno dopo tre settimane ha voglia di sentir parlare italiano, di dormire nel suo letto e così via, invece stavolta saremmo restati volentieri ancora un po’… Scrivendo queste ultime righe, dunque, ci rendiamo conto che la vacanza è proprio finita e che (sigh!) bisognerà tornare al lavorare… Evviva la Thailandia!!!



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