Sicilia, un quadro da assaporare

Un viaggio tra i colori della Sicilia come un quadro di Cezanne, tutto da assaporare però...
Scritto da: masocco
sicilia, un quadro da assaporare
Partenza il: 12/09/2011
Ritorno il: 19/09/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
Scopello, Castellamare del Golfo, Erice, San Vito lo Capo, Trapani, Marsala, Segesta e Agrigento; ecco il nostro viaggio itinerario che come un quadro di Cezanne ci appare ancora nella mente portandoci un angolo di Sicilia, quello a sud ovest dell’isola, ancora negli occhi, riflettendo nell’iride i colori di questa magnifica isola. Certo, perché più di tutto in questa vacanza di metà settembre, per evitare troppo caldo e troppo turismo chiassone, i colori hanno saputo dare un risalto ed un senso ad una meta da noi ancora poco conosciuta e così distante, non solo geograficamente per noi gente del nord, ma anche culturalmente, noi che troppo spesso siamo pieni di pregiudizi e di paure.

E’ così che abbiamo imparato, un po’ a modo nostro e molto per caso da bravi turisti, che la Sicilia è l’azzurro del cielo che sfuma in miriadi di tonalità come quello del mare di San Vito lo Capo o quello tra gli scogli di Scopello. Il verde degli aranceti, degli ulivi, dei mandorli, delle palme e dei tantissimi fichi d’india che si possono trovare ai margini delle strade (un emblema di ciò è il giardino della Kolymbetra all’interno della valle dei templi, un vero e proprio Eden sulla terra). Il bianco accecante delle saline di Marsala di fronte all’isola archeologica di Mozia, dove si estrae il prezioso minerale ancora con le tecniche di una volta e il sudore dell’uomo, oppure quello delle cave di marmo tra Erice e Custonaci, degli abiti popolari nelle rivisitazioni della vendemmia, come nel borgo di Scodello (caratteristico e affascinante il rituale della pigiatura dell’uva), o quello meno suggestivo ma pur sempre vero delle innumerevoli pale eoliche del trapanese e delle case abusive in riva al mare. Il giallo ocra della splendida spiaggia di San Vito lo Capo e delle sue abitazioni basse, del sole che, seppur a settembre, non fa mancare la sua presenza scaldando il mare e abbronzando la pelle stesa ad asciugare fino al tardo pomeriggio; il giallo dei meloni venduti dai contadini ai bordi delle strade e dei campi arsi dalla siccità estiva tra le campagne di Sciacca e Selinunte. La Sicilia è anche l’arancio della pietra arenaria dei numerosi templi, da quelli di Agrigento, imperdibili, a quelli immersi nelle vallate di Segesta, con il suo teatro greco, o sul mare come quelli di Selinunte, testimonianze millenarie di culture elleniche e di popolazioni antiche che le hanno adottate. Nelle pupille abbiamo ancora il rosso dei tramonti sulle Eolie visti da Erice, quello più strettamente culinario dei pomodori che ornano tanti piatti tipici della cucina locale, emblematico e buonissimo il pane cunzato con aggiunta di formaggio e alici, o quello tristemente spaventoso degli incendi sempre troppo abbondanti anche in fine stagione estiva; e ancora il nero delle terre di Calatafimi con i suoi pascoli di pecore e cavalli e le innumerevoli vigne, il grigio improvviso dei temporali trasportati velocemente dai forti venti e il viola e fucsia di molti balconi fioriti che ornamentano le stradine medioevali della cittadina di Erice che sorge a 700 metri di altitudine e che sovrasta Trapani. Oltre a questi colori bisognerebbe aggiungere le infinità di sfumature, presenti a miriadi nell’ormai noto mercato di ballarò a Palermo, o nel costume di vivere dei siciliani, specie quelli più anziani, che solo la soggettività di ogni individuo può percepire come sue. Noi ci siamo limitati a quelle primarie che sono una buona base di partenza, senza contare le percezioni olfattive, in special modo quelle riguardanti la tavola, tutte da scoprire come la cordialità della gente che mai come in questo caso è lontana dall’essere un consueto modo di dire, sempre con l’eccezioni che fanno del viaggio un vero viaggio. Non scordiamoci, da bravi turisti per caso, dei problemi di questa regione che ha nel degrado di tutto ciò che è pubblico una delle note più dolenti e maggiormente rilevabili al visitatore; infatti la maggior parte delle sue bellezze sono conservate a livello privato e quindi alcuni servizi quali: accessi a spiagge, parcheggi, siti archeologici, sono a pagamento, un esempio lampante ne è l’isola archeologica di Mozia.

Alla fine di questo viaggio per essere più pratici e meno sensoriali ecco alcuni consigli:

Per dormire il b&b “L’antica cascina del golfo”, panorama mozzafiato sui faraglioni di Scopello, colazione ottima (grande varietà di dolci fatti in casa) e direzione cordialissima; per mangiare vi troverete bene alla “trattoria scopello” (ottime le busiate ai frutti di mare), al ristorante “baida” (ottimo il pesce spada e i cannoli), al ristorante “antiche scale” di Castellamare del golfo, oppure a San Vito lo Capo al ristorante “Lo Stagnone” con i suoi eccellenti primi a base di pesce. Per chi vuole variare e mangiare buona carne consigliamo l’agriturismo tenute Margana, immerso nella splendida visuale delle colline vicino a Segesta. Da visitare, infine: Palermo e il suo mercato, la cittadina di Erice, la via del sale tra Trapani e Marsala, i templi di Segesta, Selinunte e Agrigento, i vicoloi di Sciacca, il mare di San Vito lo Capo, gli scogli di Scopello e la riserva dello Zingaro. Buona Sicilia da ammirare e vivere a tutti!

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