Brindisi – Capo Nord… in scooter

16.000 km in 2 mesi in sella ad uno scooter dalla Puglia fino a Capo Nord e ritorno via Europa dell'est, tra pioggia e freddo, ma tanta tanta luce
Scritto da: farfesio
brindisi - capo nord... in scooter
Partenza il: 05/07/2011
Ritorno il: 03/09/2011
Viaggiatori: 1
Spesa: 4000 €
Parte 1, Dalla Puglia alla Svizzera in 3 giorni

Poco meno di 2 anni fa attraversavo il Centro America con una vecchia motocicletta scassata degli anni ’80: spesso e volentieri c’era qualcosa che si rompeva e a volte perdevo i pezzi per strada, ma ero miracolosamente riuscito a concludere il viaggio e addirittura a rivendere la Kawasaki ormai divenuta un pezzo da museo; proprio io che di moto non ci ho mai capito un bel niente. Furono 38 le soste dai meccanici in poco più di 3 mesi, un vero e proprio record! Tanto che dentro di me pensavo: “se ho portato a termine questo viaggio con una moto in queste condizioni allora con il mio scooter posso arrivare fino a Capo Nord!” Detto fatto.

A Maggio preparo una bozza di itinerario al volo e faccio un tagliandino al mio vecchio Suzuki Burgman 400, classe 2002, sono previsti almeno 15000 chilometri nell’arco di 2 mesi. Questa volta acquisto l’equipaggiamento giusto per affrontare la strada e il freddo e mi immergo nel web alla ricerca di persone sconosciute nei diversi angoli d’Europa, disponibili ad ospitare girovaghi come me, tanto per cercare di ammortizzare i costi di una destinazione che si prevede moooolto più cara rispetto ai precedenti viaggi.

La sera prima della partenza una pizza tra amici ed eccomi pronto per una nuova avventura. E’ inutile dire che sono stati in molti a tirarmi i piedi, storie del tipo “ma dove vai, con quel catorcio non ce la farai mai” eccetera eccetera. Ma succede sempre prima dei miei viaggi, sono pochi i fiduciosi; vedremo come andrà a finire, questa volta scriverò un diario in versione mini, così sarà più facile da leggere e più veloce per me da scrivere.

5 Luglio Brindisi – Terlizzi

Ogni volta che devo partire ho sempre 3000 cose da fare e non ho mai il tempo di preparare il tutto per bene e con calma. E anche stavolta la storia non cambia. Per fortuna non c’è nessun aereo da prendere, quindi mi concedo 3 ore abbondanti di ritardo e si parte in serata. Carico bagagli, il contachilometri segna 33180, giro panoramico di Brindisi suonando il clacson come il più tamarro dei tamarri, saluto amici e conoscenti e via dritti verso Terlizzi: si viaggia al buio con Alba al seguito (ma solo per oggi), la prima tappa non è delle più lunghe e intorno alle 10 di sera eccoci arrivare a destinazione.

6 Luglio Tortoreto Lido – Loreto – Rimini

La mattina presto sono già in autostrada e quando il sole inizia a scaldare mi fermo in un villaggio turistico a Tortoreto Lido, in Abruzzo, tanto per rispolverare i vecchi ricordi di gioventù da animatore. Pranzo a base di pesce e gelato nelle Marche con un amico. E’ pomeriggio e in autostrada si soffre di caldo, il sole in faccia, nel casco si suda, l’Adriatica sembra non finire mai e quando arrivo a Rimini in serata sono abbastanza cotto.

7 Luglio San Marino – Sant’Arcangelo – Traversetolo

Ancora un incontro con un vecchio amico in mattinata a Rimini, un giro al centro storico, la proprietaria di una profumeria affascinata dal mio viaggio che mi regala shampoo e bagnoschiuma in boccettine ed eccomi giungere a San Marino per pranzo. Il caldo è sempre insopportabile, perciò la fermata pomeridiana a Sant’Arcangelo sarà più lunga del previsto. In serata arrivo a Traversetolo, in provincia di Parma, dove mi fermo per la notte da una cugina; quest’Italia sembra non finire mai e i primi 1000 chilometri sono andati, il Burgman sta rispondendo benone.

8 Luglio Vaduz – Zurigo

Finalmente qualche nuvola, ora in autostrada si sta meglio. Entro in Svizzera, pago la quota annuale per utilizzare l’autostrada e faccio il giro largo attraverso il passo del San Bernardino. Un bel paesaggio, ma ora le nuvole si trasformano in pioggia, non è piacevolissimo. Sosta pomeridiana a Vaduz, all’ufficio informazioni vedo un turista che si fa timbrare il passaporto per ricordo, allora mi metto in coda per fare la stessa cosa, visto che non capita tutti i giorni di essere in Liechtenstein: l’impiegato timbra e mi chiede 2 €uro, sono cascato nella classica trappola per turisti. Giro la città a piedi, pago 7 €uro per una sottospecie di kebap e salgo fino al castello. Prima di ripartire per Zurigo faccio un bel giro tra le montagne di questo strano Liechtenstein ed in strada trovo ancora un po’ di pioggia. Arrivo nel tardo pomeriggio nella città elvetica, il centro storico è pieno di giovani, un sacco di locali aperti, ma questa Svizzera è carissima: si va dai 20 € circa per un misero pezzo di carne con un po’ di patate ai 12 € per un semplice mojito.

9 Luglio Zurigo

Bella città, avevo proprio bisogno di fermarmi 2 notti nello stesso posto per staccare un po’ dalla moto, una bella passeggiata lungo il lago e una carbonara fatta in casa per recuperare un po’ di energie. A Zurigo ho conosciuto un bel po’ di persone, tutte molto disponibili, gentili e ospitali. L’unico neo è che solo ieri ho messo piede fuori dall’Italia e già la gente mi deride per Berlusconi… e la storia si ripete come in tutti i viaggi di tutti gli anni.

Parte 2, Fino in Scandinavia

10 Luglio Strasburgo – Lussemburgo – Namur

La tappa di oggi è decisamente lunga direi e ci si mette anche il maltempo a complicare il tutto. Ad un certo punto in Francia piove a dirotto e sono talmente inzuppato d’acqua che sono costretto a ripararmi sotto il tetto di un centro commerciale chiuso e cambiarmi. Il diluvio non accenna a fermarsi, quindi tuta antipioggia, forza e coraggio e via verso Strasburgo. Giusto il tempo per fare qualche foto e mangiare ancora un kebap e sono di nuovo in strada, direzione Lussemburgo: anche qui la sosta sarà brevissima, una passeggiatina, qualche foto, ma è già sera e ancora non sono arrivato a destinazione. Sono le 10 passate quando finalmente giungo a Namur, in Belgio. La tappa di oggi è stata piuttosto esagerata: 650 chilometri, 4 paesi attraversati, più di 12 ore di viaggio e pioggia da pazzi. Inoltre ci si è messa pure la bottiglia dell’olio motore che si è aperta nel sottosella creando non pochi danni. Ma il Burgman ha dato il meglio di sé anche oggi e sono comunque soddisfatto di aver bruciato un lungo tratto di strada verso il lontano Capo Nord.

11 Luglio Bruxelles – Anversa

Mattinata dedicata alla lavanderia e ripulire l’interno della moto sporco d’olio. Una passeggiata a Namur con la cittadella in alto, piccolo snack e di nuovo in sella, direzione Bruxelles. Mi concedo un paio d’ore, giusto il tempo per vedere il Manneken Pis (l’uomo che piscia), la Grand Place e l’Atomium. Tanto per cambiare arrivo ad Anversa che è già sera inoltrata, giusto in tempo per un piatto indiano ed una lunga passeggiata notturna tra canali e strade pedonali.

12 Luglio Middelburg – Delft – Utrecht

Decido di raggiungere Utrecht facendo il giro largo lungo la costa olandese del mare del Nord. C’è vento fortissimo (a momenti non si riesce a tenere la moto) e la pioggia non vuole proprio abbandonarmi, le pale dei mulini olandesi girano e le mie di pale iniziano a girare pure; il mare è agitatissimo, si attraversano numerosi ponti e la grande diga del Delta, un bel paesaggio direi. Soste a Middelburg e Delft, la strada passa nei pressi di Rotterdam ed il traffico diventa insopportabile, solo in serata arrivo ad Utrecht. La prima cosa che si nota in Olanda sono l’enorme presenza di biciclette, sono dappertutto, le piste ciclabili esistono anche lontano dalle città.

13 Luglio Lubecca

Una passeggiata nel centro di Utrecht, queste città olandesi sembrano tutte delle piccole Amsterdam, canali e piste ciclabili a volontà. Eppure anche oggi trovo grande traffico in uscita dai Paesi Bassi, evidentemente le biciclette non sono abbastanza neanche in Olanda. Mi aspetta un lungo viaggio su una noiosa autostrada tedesca, la pioggia non mi vuole proprio mollare e sto iniziando a sentire la mancanza del sole forte e fastidioso che c’era sull’Adriatica in Italia. In Germania a quanto pare i limiti di velocità non esistono perché spesso vengo sorpassato dai Mercedes che vanno a 200. Intanto è da un po’ che ho iniziato a notare delle rigonfiature sul pneumatico posteriore che mi preoccupano non poco, credo che arrivato a Lubech farò di tutto per cercare un gommista, prima di proseguire per la Scandinavia. Stasera cena in un ristorante italiano.

14 Luglio Copenhagen

Lubeck sembra proprio una cittadina carina ed a misura d’uomo. Il proprietario del ristorante di ieri mi aiuta a cercare il centro Suzuki della città, ci vado, per fortuna hanno un pneumatico Pirelli disponibile in magazzino e decido quindi per la sostituzione immediata. Mi costerà ben 120 €uro e nel momento di pagare il tizio mi dirà: “la ricevuta da 65 è per la gomma, il resto è a nero per noi, tu che sei Italiano dovresti sapere come funziona”. Hai visto sti tedeschi come hanno imparato bene? Ad ogni modo sono felice che mi abbiano fatto il lavoro in giornata, così nel tardo pomeriggio riparto direttamente verso Copenhagen. Un’ora di strada più mezz’oretta di traghetto per la traversata del Mar Baltico ed eccomi giungere in Scandinavia, ci sono mulini a vento dappertutto. Anche stasera arriverò molto tardi a destinazione, ma per fortuna da queste parti non fa buio presto, quindi si può guidare tranquillamente. La zona della città dove mi ospitano è piena di prostitute e sexy shop, non l’avrei mai detto.

15 Luglio Copenhagen

Niente sveglia stamattina, ieri ho fatto una passeggiata notturna e ho deciso di fermarmi in Danimarca 2 notti per recuperare un po’ di energie. I miei €uro a Copenhagen valgono veramente poco, credo che debba cominciare ad abituarmi a quest’idea. Passeggio lungo i canali e a tratti piove, ma anche in questo caso devo farmene una ragione. Nonostante ciò tutti vanno in bicicletta: una ragazza mi ha raccontato che lavora a 10 chilometri da casa e tutti i giorni ci va con la bici, anche d’inverno; e mi ha detto anche che non le pesa, anzi è un piacere, in fondo sono solo 40 minuti ad andare e 40 a tornare! Proprio un’altra mentalità. Non si può andare a Copenhagen senza vedere Christiania, un posto veramente strano, un quartiere completamente indipendente e anarchico, dove lo Stato fa finta di non vedere: ci sono varie attività autonome, ma soprattutto è pieno di bancarelle dove si vende hascish e marijuana a volontà, si può scegliere tra le più svariate qualità, tutto alla luce del sole. La mia giornata prosegue tra le strade della capitale danese, mi fermo ad ascoltare un’ottima band che suona dal vivo in un locale, davvero bravi, la voce del solista ottima, peccato per l’espressione del viso così nordica e dura alla quale non sono ancora abituato e che mi fa sorridere, specie quando vengono interpretati dei brani soul. E dall’altro lato della città si sentono le prove dei Take That in concerto questa sera. Direi che sono stanco abbastanza, ho camminato tutto il giorno e domani si riprende alla guida del Burgman.

Parte 3, Goteborg, Oslo, Bergen

16 Luglio Malmo – Lund – Goteborg

La strada entra in un lungo tunnel e poi sbuca su un enorme ponte che collega la Danimarca alla Svezia, ci sono i mulini sia da una sponda che dall’altra. Mi fermo a Malmo per un’oretta, un giretto lungo le spiagge e via verso Lund, pochi chilometri più a nord; finalmente oggi c’è il sole e si sta da Dio, la Svezia mi piace già. Nel pomeriggio inoltrato giungo a Goteborg, dove in serata mi ritrovo ad una festa di compleanno in un appartamento: tutti molto simpatici ed ospitali con me, c’è anche un ragazzo norvegese che mi dà un po’ di consigli sulle mie prossime destinazioni ed il marito della festeggiata che insiste nell’invitarmi alla partita di calcio della squadra locale in programma l’indomani; sono tentato, ma purtroppo ho un itinerario troppo fitto per poter fermarmi un giorno in più già d’adesso. Finalmente stasera il cielo è sereno e alle 11 non è ancora buio, la serata si concluderà in una discoteca gay fino a notte inoltrata.

17 Luglio Oslo

Riprende a piovere e mi tocca partire lo stesso, ma dopo qualche minuto lo scooter si ferma: provo a rimettere in moto e sento un motorino che gira a vuoto, inizio a vedere tutto buio. “E’ finita”, ho pensato. Parcheggio sotto una tettoia, giusto per non bagnarsi, e provo a capire qual è il problema. Inizio a pensare che il mio viaggio finisce qui, a Goteborg, mi passano per la testa diversi pensieri: “è domenica, quindi devo attendere domani per trovare un meccanico; forse è destino che dovevo andare a quella partita di calcio; ad ogni modo ci ho provato e probabilmente non mi resterà che preoccuparmi su come tornare indietro a casa e spedire la moto; evidentemente ad Agosto mi attenderà il mare pugliese”. Mi dirigo a piedi verso il primo distributore di benzina e provo a riempire di carburante una bottiglietta da un litro, non si sa mai… e bene si: era finita la benzina e non me n’ero accorto, proprio stupido!!! La felicità ritorna a splendere sul mio volto, è troppo presto per terminare la mia avventura, contentissimo riparto alla volta della Norvegia. Sarà un viaggio bagnatissimo, piove a dirotto, m’inzupperò come non mai e sarò costretto a fermarmi diverse volte, sia per l’acqua, che per la visibilità ridottissima. Comunque arrivo finalmente ad Oslo, trovo un ostello e mi godo una bella passeggiata notturna fino al Teatro dell’Opera, felice di essere ancora in viaggio dopo lo spavento di stamattina.

18 Luglio Flam–Bergen

Un giro mattutino ad Oslo, visita al parco Vigeland decorato con tantissime statue, un’entrata veloce al museo delle antiche navi Vichinghe, molto pubblicizzato ma che a mio avviso non merita più di 20 minuti, e di nuovo in strada verso Bergen. Da questo punto in poi fino a Capo Nord non ci saranno più strade larghe, limiti di velocità ridotti a 80 km all’ora quindi e paesaggi mozzafiato. Ci sono almeno 3 strade utili per arrivare a Bergen, io scelgo la numero 7: bellissima, si passa continuamente vicino laghi e fiumi, si sale di quota e fa freddo, ma quantomeno non piove; mi fermo ad un incrocio per vestirmi a cipolla, poi si sale ancora, si vede la neve sulle montagne, le pecore che attraversano la strada, case sperdute in mezzo al nulla. La strada passa sotto diversi tunnel, alcuni strettissimi e bui, a volte provo a spegnere le luci della moto e mi ritrovo avvolto nell’oscurità più completa. Con molti motociclisti che incrocio ci si scambia il saluto, questo è segno che le autostrade noiose europee sono ormai un ricordo, ora sono in una terra più attraente, isolata, ma soprattutto piena di viaggiatori sulle 2 ruote. Saranno le 8 di sera quando mi fermerò per una pausa a Flam, destinazione turistica sul famoso Sognefjord (qui arrivano anche il treno e le navi da crociera); ma ho ancora tanta strada da fare verso Bergen, dove arriverò di notte, ad attendermi un barbecue organizzato da 3 ragazzi poco più che 20enni perfettamente sconosciuti, che mi ospiteranno in una mega casa incredibile a 20 chilometri dalla città, affacciata proprio sull’acqua.

19 Luglio Bergen

Che bello: sveglia con calma e colazione all’aperto con panorama mozzafiato, oggi non si va da nessuna parte, se non a fare una semplice passeggiata nel centro di Bergen, molto carina, specialmente Bryggen che è il vecchio quartiere medievale. E proprio nel bel mezzo del nucleo storico assisto ad uno scippo in diretta (o meglio, una signora che discute animatamente con il suo scippatore), cosa più unica che rara da queste parti, dove tutti si fidano di tutti e l’atto criminale più diffuso è il furto di biciclette (tra l’altro commesso da Italiani e Spagnoli che lavorano o studiano qui). A Bergen piove 275 giorni all’anno e, naturalmente oggi non poteva andare diversamente, ormai mi sento perseguitato dall’acqua. Pare che i norvegesi siano talmente abituati alla pioggia che anche i festival estivi organizzati all’aperto non prevedono mai un piano B, come per esempio un locale extra al chiuso da utilizzare in caso di cattivo tempo; semplicemente si bagnano. Un drink al bar con alcuni spagnoli che vivono qui e stasera di nuovo barbecue in casa. Tra i ragazzi che mi ospitano, uno è andato ad un appuntamento con una tipa: ieri mi ha raccontato che i due si vedono saltuariamente da ben 5 mesi, ma non sono mai riusciti a rompere il ghiaccio, neanche un bacio; ho provato a dargli qualche consiglio un pochino più latino, chissà se avrà funzionato. Credo che più si vada a nord e più i rapporti tra persone siano freddi e distaccati, altro che nordici persone aperte: in Scandinavia le persone non sono abituate ad avere il proprio spazio invaso ed i rapporti interpersonali sono quasi sempre regolati dall’alcool; a partire da Copenhagen in poi non ho più salutato le persone che mi hanno ospitato con baci e abbracci, ma semplicemente con una fredda e distaccata stretta di mano.

Parte 4, La Norvegia dei Fiordi

20 Luglio Sognefjord – Urnes – Jostedalsbreen

Bergen è stata l’ultima città dove ho previsto di fermarmi 2 notti, almeno fino a Stoccolma! Armato di buona pazienza mi rimetto in sella con il tempo perennemente grigio che non aiuta molto il morale. Essere arrivati in Norvegia è un po’ un’illusione, solo osservando una mappa geografica si capisce che ho percorso ancora poco più di metà strada verso Capo Nord… per non parlare del ritorno! Oggi voglio guidare lungo il Sognefjord (visto velocemente 2 giorni fa a Flam), il più profondo e lungo (penetra il paese per più di 200 km), per poi giungere in serata ad Alesund. I paesaggi che incontro sono molto belli, è tutto verde intorno, piccole strade costiere, ci sono villaggi e case sparse qua e là, ma mi chiedo come si possa vivere così isolati, specie d’inverno. Pausa pranzo nel villaggio di Balestrand per un misero fish & ships tipo fast food da quasi 10 €uro (per non parlare della baguette con salmone comprata in panetteria stamattina che ne costava 7): se non la vivi non ci credi, la Norvegia ha dei prezzi che sono assolutamente folli! Nel pomeriggio visito l’antica chiesa di legno di Urnes, la più antica al mondo, e mi ritrovo a comprare una vaschetta di ciliegie da un chioschetto self service: la frutta da un lato e una cassetta piena di soldi dall’altro, c’è scritto il prezzo, si mette il cash nella cassa, ci si prende le ciliegie e il resto, tutto in completa autonomia; mi viene da pensare a come questo sistema funzionerebbe in Italia: si prenderebbero le ciliegie, la cassetta con tutti i soldi, l’ombrellone, il tavolino e, se non è ben fissato, anche il chiosco! E’ incredibile quanto da queste parti tutto si basi sulla fiducia. Riattraverso un braccio del fiordo con il quarto traghetto della giornata, viaggiando in Norvegia spesso ci si ritrova che la strada finisca sul mare e quindi bisogna attendere l’arrivo di un traghetto (che sono comunque abbastanza frequenti) per la breve traversata; se si considera anche la lentezza delle strade è facile capire come i tempi calcolati per raggiungere una meta risultino spesso sbagliati, perciò mi ritrovo che in serata sono ancora sul Nigardsbreen, famoso braccio del ghiacciaio Jostedalsbreen, solo a metà strada verso Alesund. Mi incammino dal parcheggio fino ai piedi del ghiacciaio, è spettacolare, i paesaggi intorno altrettanto: fiumi, cascate, ghiaccio, montagne verdi, neve in cima e naturalmente l’arcobaleno, visto che anche oggi, tanto per cambiare, piove. Per la notte mi fermo quindi a dormire nel primo alberghetto che trovo di strada, una costruzione tipica norvegese con la mia camera che si affaccia proprio sul Jostedalsbreen; peccato però che in albergo non è prevista la cena, perciò sarò io a cucinare spaghetti e polpette per me ed altre 2 persone, gentilmente offerti dal ragazzo che gestiva la struttura. Nell’alloggio ci sono anche 2 motociclisti (loro motociclisti di quelli veri però) ed un tizio che viaggia da solo in macchina, tutti tedeschi, i quali ridono alle mie intenzioni di fare tutto questo viaggione in scooter.

21 Luglio Sognefjellet – Geiranger – Alesund

Ormai ho perso un giorno di viaggio, quindi tanto vale prendersela con calma e proseguire sulla famosa strada 55 per poi cambiare direzione una volta giunto a Lom, sperando che per questa di serata ci arrivo ad Alesund. La strada è anche chiamata Sognefjellet, si attraversa un parco nazionale, alti valichi montani, sullo sfondo montagne, laghi e neve ai bordi della strada (nonostante siamo in piena estate); fa freddo, ma ne vale la pena. Allungo ancora un po’ il tragitto percorrendo una vecchia strada panoramica chiamata Strynefjell, a tratti non asfaltata, ma con viste mozzafiato e le pecore che si muovono liberamente. Pago un pedaggio di quasi 15 €uro per salire in cima al monte Dalsnibba attraverso un percorso panoramico pieno di turisti, ma non si vede un bel niente: ci sono solo numerosi autobus di crocieristi avvolti totalmente dalla nebbia, altro che vista panoramica spettacolare, l’unica cosa che si vede sono il negozio affollato dei souvenirs e le piccole piramidi di pietre che i turisti mettono una sopra l’altra come portafortuna, qualcosa di già visto sia in questo viaggio che in altri; il maltempo proprio non vuole abbandonarmi e sta condizionando tutto il mio viaggio, ma c’era d’aspettarselo. Perciò ritorno verso il basso dopo pochi minuti ed effettuo una sosta per godermi la vista sul fiordo di Geiranger, uno tra i più famosi; e infatti ci sono le navi da crociera attraccate nel porto. Le cascate lungo il percorso si sprecano ed imbocco l’ennesima strada che sarebbe dovuta essere spettacolare (Trollstigen), ma anche in questo caso la visibilità è minima. Tanto per cambiare sono in perenne ritardo, il clima e le strade non permettono percorrenze veloci e i Norvegesi, non appena vedono un cartello che obbliga a rallentare, non solo tolgono il piede dall’acceleratore, ma frenano pure di colpo per adattarsi immediatamente al nuovo limite: la mia unica fortuna è che le fotocamere che rilevano la velocità in strada scattano solo di fronte, quindi le moto sono praticamente esenti da multe, in quanto non hanno una targa davanti; da quando mi hanno spiegato il trucchetto e rafforzato dal fatto che viaggio con una targa Italiana, mi sono concesso un po’ più di velocità sulle strade. Giungerò ad Alesund in tarda serata dove gli sconosciuti Ane e Pablo mi attendono: lei danese, lui folle spagnolo che gira per l’Europa in bicicletta e ci prepara per cena una “tortilla espanola”.

Parte 5, Dritto verso Nord

22 Luglio Molde – Strada dell’Atlantico – Trondheim

Mattinata a passeggio tra gli edifici Art Nouveau di Alesund, una piacevole cittadina, e ammiro un bel panorama dalla cima di una montagna. Visito alcune delle numerose aziende che vendono baccalà e mi avvio verso Molde, dove si sta svolgendo il festival del jazz. Sul traghetto incontro dei Norvegesi simpatici che senza dirmi niente pagano anche il mio biglietto (poi rimborsatogli, in quanto ci avevo già pensato io); devo dire che ho sempre incontrato persone molto generose e ospitali, anche se allo stesso tempo fredde. Questa Norvegia sembra proprio un paese da fiaba, tutto funziona come dovrebbe, è talmente tranquillo e perfetto che a volte è anche un po’ noioso. I ragazzi conosciuti a Bergen qualche giorno fa mi raccontavano di come sia palloso leggere i giornali, le notizie pubblicate sono sempre molto banali e positive, in prima pagina finiscono articoli del tipo: “oggi Maria ha vinto la gara canora” oppure “la signora Olson ha compiuto 100 anni” e robe del genere. Loro addirittura avevano un mega cannocchiale in casa, io ho subito pensato ad una passione nell’osservare le stelle ed invece lo utilizzavano per ammazzare la noia, spiando le barche in navigazione aldilà della finestra: ma che bel passatempo! A quanto pare in Norvegia non succede proprio nulla. Non oggi però: sul traghetto inizia a circolare la notizia di un attentato ad Oslo, dov’ero stato solo 4 giorni fa, ma ancora non se ne conoscono bene i dettagli. Intanto arrivato a Molde mi godo un po’ di musica jazz per via del festival, in compagnia della pioggerellina che non manca mai. Proseguo ancora verso nord, in questo paese ci sono tunnel e ponti dappertutto e per attraversarli spesso si paga un pedaggio, anche se con la moto la tariffa molte volte equivale a 0; ed oggi che c’era da pagare, la signora al casello mi ha fatto cenno di passare a “sgroscio”: sono rimasto sorpreso, ho ringraziato e mi sono chiesto se fosse di origine latina. Percorro la più turistica e famosa strada della Norvegia, quella dell’Atlantico, fatta da ponti che attraversano numerosi isolotti; sarà per la forte pioggia che non mi vuole abbandonare, ma non mi ha entusiasmato tanto. Bypasso velocemente Kristiansund e mi avvio verso Trondheim sotto un acquazzone martellante che non mi lascia scampo, sono costretto ad aprire e chiudere ad intermittenza la visiera del casco che è sempre appannata; e ancora una volta giungo a destinazione a mezzanotte, completamente freddo e inzuppato, dopo aver perso anche un sacco di tempo per cercare disperatamente quasi al buio l’indirizzo della persona che mi ospita (la prossima avventura si fa con navigatore e mappe… porco cane, neanche le mappe mi sono portato!!!!). Inizio ad avvertire una forte stanchezza dovuta alle tante ore di strada in condizioni meteorologiche proibitive, nel pomeriggio in alcuni momenti mi erano addirittura venuti i colpi di sonno mentre ero alla guida (che in moto non è proprio normale). Invado con i miei indumenti il pavimento dell’appartamento nel quale vengo ospitato, sfruttando così il riscaldamento che arriva da terra per asciugare il tutto. Ed è solo ora che vengo a sapere delle dimensioni della strage avvenuta qualche ora fa nel sud del paese.

23 Luglio Hurtigruten (in navigazione)

Da un po’ di giorni sto pensando che forse dovrei concedermi 24 ore di relax totale per recuperare energie e calore, magari tagliando un po’ di strada aiutandomi con un traghetto. Non sarà la cosa più corretta da fare per tenere fede alla mia sfida, ma il traghetto postale Hurtigruten è un’antica istituzione norvegese, navi che da Bergen risalgono tutta la costa fino al confine con la Russia e che fermano quotidianamente in diverse città e villaggi del paese, sarebbe un peccato non provarlo. Allora decido di unire l’utile al dilettevole: vado al porto, salgo a bordo della nave in partenza alle 12 e riesco a strappare un biglietto fino a Stamsund, un villaggio delle isole Lofoten; sono stato fortunato, in quanto sia le cabine che i posti auto erano esauriti (siamo in alta stagione), invece un angolino per la moto è stato più facile trovarlo ed io mi accontenterò di dormire sui divanetti, ma almeno starò al caldo. Con le varie soste il viaggio durerà ben 31 ore e costa la “modica” cifra di 230 €uro (figuriamoci con macchina e cabina!). Con il biglietto in tasca faccio un giro rapido a Trondheim, che con 140000 abitanti è la terza città più grande della Norvegia, e al ritorno da una passeggiata mi ritrovo un messaggio sul contachilometri della mia moto parcheggiata che recita “Sei veramente un grande!!! Ti invidiamo un po’”; ma avevo già incrociato gli autori un minuto prima, i quali viaggiano sulla stessa nave che sto per prendere. Ed eccomi a bordo del mitico Hurtigruten, sembra una via di mezzo tra una crociera ed un traghetto, ci sono passeggeri che restano a bordo per una settimana e si godono così il paesaggio mentre la nave entra nei fiordi: per la maggior parte sono tutti turisti anziani ed io ammazzo il mio tempo standomene tranquillo sui divani oppure sul ponte ad osservare i panorami che mi scorrono davanti, ne approfitto per fare una sauna giusto per riscaldarmi un po’ e chiacchiero con i pochi Italiani a bordo (proprio quelli che mi avevano scritto il messaggio). Intanto sugli schermi vanno in onda a rotazione le notizie riguardanti la strage da poco accaduta, nell’aria si avverte una certa tristezza; chissà perché spesso mi ritrovo nei luoghi di grandi stragi a poco tempo di distanza dall’accaduto (era successo già a New York nel 2001, a Londra nel 2005 ed El Salvador nel 2009). Ad ogni modo la vita continua, in serata una brevissima fermata a Rorvik, dove visitiamo un’insignificante chiesetta, e subito a nanna nel mio utilissimo saccopelo ben sistemato sui divanetti a prua.

Parte 6, Circolo Polare Artico

24 Luglio Bodo – Stamsund

La mattina presto in nave viene annunciato il passaggio del Circolo Polare Artico, però io non ho molta voglia di svegliarmi per vedere un segnale qualsiasi lasciato dall’uomo. A pranzo l’Hurtigruten si ferma qualche ora a Bodo, ma anche se siamo in estate queste cittadine norvegesi sembrano tutte uguali, panorami eccellenti a vista, silenzio e ordine per le strade; gli Scandinavi in generale sembrano popoli proprio pacifici e rispettosi delle regole e mi guardano in maniera strana quando, prima di attraversare una strada a piedi, mi fermo davanti alle strisce pedonali per essere sicuro che non ci siano macchine in arrivo. La popolazione paga un sacco di tasse ed il paese è carissimo, ma non ho mai trovato qualcuno che si lamenta; tutti felici dei servizi che ricevono e naturalmente anche gli stipendi sono altissimi. Il sistema sembra funzionare alla perfezione ed è molto raro incrociare pattuglie di polizia. Dando una sfogliata al depliant della nave, noto che i Norvegesi tengono a sottolineare come sia alto il numero di abbonati al giornale locale per ogni città, che si attesta spesso intorno al 50%: ogni introduzione recita tipo “40000 abitanti e 22000 abbonati al giornale locale”; chissà perché, mi suona proprio curiosa come cosa, forse vogliono far vedere quanto ci tengono alla cultura? Faccio un’altra sauna per recuperare ancora un po’ di calore ed in serata si arriva finalmente a Stamsund, nelle isole Lofoten: è proprio il momento di lasciare questa nave, già mi ero stufato, non so come facciano i crocieristi a restare a bordo per così tanti giorni! Mi fermo in un ostello spartano indicato sulla guida, mi accoglie lo strano ed anziano proprietario e per cena una famiglia Norvegese in vacanza invita tutti a mangiare del merluzzo bollito, in quanto ne hanno pescato veramente tanto che altrimenti andrebbe buttato. L’ostello è proprio sul mare, ci sono delle barche a remi che si possono utilizzare, ma soprattutto oggi non solo non piove, ma tra le nuvole ogni tanto s’intravede qualche tratto di cielo. E allora ne approfitto, il tipo norvegese che ha offerto la cena si offre a farmi da maestro ed ecco che mi ritrovo a pescare di notte con il sole che s’intravede all’orizzonte, ora siamo a nord sul serio e non fa mai buio; e poi questo mare è talmente pescoso che anche un principiante come me riesce a prendere un merluzzo enorme in pochi minuti. FANTASTICO. Proprio una bella serata, mi sento pronto e ricaricato per lo sprint finale.

25 Luglio Isole Lofoten – Harstad

Gita con il mio scooter per le isole Lofoten, a queste altitudini ormai ci si scambia il saluto con la maggior parte dei viaggiatori in moto incrociati e sono ormai lontani i ricordi di quando venivo sorpassato sulle grandi strade europee ed il motociclista di turno salutava mettendo fuori il piede destro. Tempo nuvoloso, ma solo ogni tanto si avverte una leggera pioggerellina (in Norvegia leggi: tempo perfetto per stare all’aperto). Le isole maggiori sono connesse da ponti e tunnel: tanti i villaggi di pescatori, tanti paesaggi da cartolina, tanto stoccafisso appeso ai tetti delle case, tante gallerie d’arte, purtroppo anche tanti turisti e croceristi. Vado fino alla punta sud, nel villaggio di Å, tra i vari paesaggi mozzafiato mi ritrovo anche grandi spiagge di sabbia bianca con l’oceano Artico che va dall’azzurro al verde, proprio come ai Caraibi; ma non ci provo neanche a mettere i piedi in acqua. Il villaggio più famoso e caratteristico è probabilmente Henningsvær, dove nel tardo pomeriggio mi fermo in un fast food per un breve fish & chips (ancora una volta). Le case colorate si specchiano in acqua e con il cielo chiaro 24 ore ormai presto ancora meno attenzione all’orario. Piccolo detour a Svolvær, la città principale delle isole Lofoten (4000 abitanti) ed in tarda serata giungo ad Harstad (isole Vesterálen), stavolta mi ospitano in una bella casa familiare a 3 piani, dove l’intero piano terra è a mia completa disposizione. Giornata FANTASTICA.

26 Luglio Tromso

Passeggiatina mattutina ad Harstad e poi ancora in strada: ogni volta sembra di essere quasi arrivati, ma invece le distanze sono enormi e percorro quotidianamente centinaia e centinaia di chilometri. Nei pressi di Narvik s’incrociano vari memorial che ricordano le battaglie della seconda guerra mondiale e finalmente giungo a Tromso, la città universitaria più a nord del mondo. Ed anche in una cittadina di 50000 abitanti mi ritrovo a guidare in un complesso sistema di tunnel e ponti. In Scandinavia i barbecue vanno proprio di moda e, nonostante i miei compagni di serata siano tutti studenti stranieri (tra i quali anche un Italiano), ci ritroviamo a mangiare wurstel (che qui chiamano salsicce) in un bosco davanti ad un lago. E’ pieno di zanzare, non pensavo di trovarne così tante a queste latitudini e invece pare proprio che sia molto comune d’estate e vicino alle zone umide. Mi viene raccontato di come sia l’inverno da queste parti: freddo e completamente buio, ma con l’affascinante spettacolo dell’aurora boreale che ogni tanto si presenta nel cielo con le sue macchie luminose e colonne di luci danzanti. Ad un certo punto inizia a scaricare di pioggia, quindi barbecue finito (è normale, mi dicono).

Parte 7, CAPO NORD

27 Luglio Capo Nord

Oggi è il grande giorno, poco più di 500 chilometri mi separano dalla grande meta. Inizio la mattinata con calma camminando per il centro di Tromso, c’è una piazzetta piena di fiori dedicata alle vittime delle stragi di qualche giorno fa. Poi percorro il grande ponte con la Cattedrale Artica sullo sfondo e inizio a dare gas al motore. L’obiettivo è di arrivare nel punto più a nord dell’Europa continentale poco prima delle 24, così da sperare di avvistare il sole a mezzanotte in punto, cosa più unica che rara in quanto a Nordkapp il cielo è sereno non più di una volta a settimana credo. Ancora un paio di traghetti da prendere oggi, ci ho fatto l’abitudine ormai, fa freddo, ma mi ci sto quasi abituando. Attraverso paesaggi isolati su strade che sembrano non finire mai, si vede qualche casetta qua e là e poi il nulla; incredibilmente il cielo inizia ad aprirsi, comincio a pensare che dopo tutta la pioggia che mi sono beccato dalla Svizzera in poi, forse sarò ripagato con il sole proprio a Capo Nord. Sono emozionato, ormai vicinissimo alla meta, mi tengo sveglio e mi do coraggio da solo, gridando come un pazzo, tanto chi mi sente? Mi fermo ad Alta, l’unica città, utile per cibarmi e recuperare un po’ di calore all’interno di un ristorante. In strada ci sono i segnali che avvertono la presenza di renne, ma soprattutto ci sono le renne, quelle vere, che ti attraversano davanti quando meno te l’aspetti. FANTASTICO!!! Sono poche le macchine che incrocio, per la maggior parte turisti, ora con le altre moto ci si saluta proprio tutti. Peccato che quando mancano circa 2 ore alla meta il sole viene pian piano coperto dalle nuvole che rioccupano ogni singolo spazio presente in cielo. La mia speranza di vedere il sole di mezzanotte dal capo inizia a svanire. Ci siamo quasi, imbocco la strada magica, la numero 69, costeggia il mare, ma è ventilatissimo: soffia più forte di quando ho viaggiato lungo il mare del Nord in Olanda e faccio uno sforzo enorme per tenere la traiettoria; sono costretto a piegare la moto per poter andare dritto. Le renne sono dappertutto adesso, imbocco l’ultimo dei tanti tunnel di questo viaggio, quello che mi porta sull’isola di Mageroya. Ultima sosta utile per la benzina ad Honningsvag… e qui abbiamo superato i 2 €uro a litro ormai. Ultimo segnale che indica Nordkapp a soli 13 chilometri, la pausa foto/video è d’obbligo. Ce l’ho fatta, anche se dovesse succedere qualcosa ora, continuerei a piedi. Negli ultimissimi chilometri la visibilità è pressoché inesistente, sono completamente avvolto dalla nebbia. Ed eccolo il cartello con lo sfondo blu che indica l’arrivo a Capo Nord. Essendo un posto solo per turisti naturalmente si paga un ingresso, neanche tanto economico, solo per calpestarne il suolo e dire di essere arrivati fin qui; ma proprio ieri a Tromso 2 ragazzi olandesi mi hanno dato la dritta di abbandonare lo scooter in un angolo pochi metri prima del casello e proseguire a piedi aldilà del bordo stradale, così da evitare il pedaggio. Non me lo sono fatto ripetere 2 volte (direi che ho già dato un bel contributo alla Norvegia), imbosco la moto, la chiudo per bene e prendo tutto ciò che mi serve, incluso il saccopelo (non si sa mai che tutto ad un tratto il cielo diventi sereno ed io possa dormire all’aperto sotto il sole di mezzanotte). Mi muovo a piedi sull’erbaccia bagnata, sono avvolto dalla nuvola, non si vede un bel niente e vado ad istinto, cercando di non allontanarmi troppo dalla strada asfaltata, unico punto di riferimento. Seguo la recinzione, ma continuo a non vedere nulla. Dopo un po’, tra la nebbia, finalmente avvisto la sagoma del famoso globo, simbolo di Capo Nord. FANTASTICO!!! Ora sono proprio arrivato, è il 27 Luglio 2011, sono le ore 23:25 ed ho raggiunto la meta con un giorno di anticipo sulla tabella di marcia; ci saranno stati 7 o 8 gradi. Mando sms ad amici e parenti, questo è il punto più a nord d’Europa, 71°10’21’’N; o meglio, il punto geografico vero sta a qualche chilometro da qui ed è raggiungibile solo a piedi (18 chilometri andata e ritorno), ma con questo tempo sarebbe impossibile ed inutile intraprendere il sentiero, comunque non si vedrebbe niente, quindi ci rinuncio a priori. Ho percorso 7530 km in meno di 23 giorni di viaggio per accorgermi che qui non c’è proprio un cazzo. E non si vede un bel niente, perciò mi rifugio nell’unico edificio pieno di turisti con tanto di negozio, bar, ristorante, un ufficio postale ed il cinema dove viene proiettato un video. Che tristezza, non c’è proprio un cazzo, me lo avevano detto tutti, però a Capo Nord bisognava arrivarci ad ogni costo; e lo scooter ce l’ha fatta, alla faccia di tutti i tirapiedi. Ed ora? Ed ora bisogna ritornare indietro, ho percorso solo metà strada, Capo Nord è nient’altro che il giro di boa del mio viaggio; ma da questo punto in poi se dovesse succedere qualche grave imprevisto non mi importerebbe, l’importante è essere arrivato fin qui. Abbandonato il sogno di dormire all’aperto nel saccopelo sotto il sole notturno, mi ritrovo solo, alla fine dell’Europa, fuori dall’unico edificio (che chiude all’1), circondato da numerosi camper ed una nebbia che mi bagna tutto. E allora decido che questa notte devo comunque fare qualcosa di indimenticabile, quindi mi rimetto nuovamente in sella senza riposare, in direzione Finlandia: saranno altri 400 chilometri, lì c’è una famiglia Lappone che mi attende per ospitarmi.

Parte 8, Lapponia

28 Luglio Honningsvag – Utsjoki

Niente nanna stanotte, poco prima delle 2 sono già in viaggio, mi fermo nel villaggio di Honningsvag per una breve pausa tranquilla in riva al mare dove consumo tutto ciò che mi è rimasto da mangiare: un bounty e del salmone. Faccio un giro per le strade, è una sensazione stranissima, sono le 3 di notte, quindi tutti dormono ed in giro non si muove una foglia, ma dal colore del cielo sembra pomeriggio. Ancora paesaggi mozzafiato all’orizzonte, a quest’ora non si incrocia proprio nessuno in strada, tranne renne e pecore. Attraverso la Lapponia Norvegese, ma i colpi di sonno diventano così lunghi e frequenti che non mi basta più gridare a squarciagola per restare sveglio. Questo tragitto sta diventando pericoloso, quindi mi fermo nel market di un distributore di benzina aperto 24 ore, dove faccio compagnia al ragazzo di turno per più di un’ora. Sono troppo infreddolito e lui mi offre della cioccolata calda ed un hot dog, immancabile in Scandinavia. In vendita c’è pure una strana confezione con all’interno del cuore di renna essiccato… ma chi può mangiare una roba simile? La strada sembra non finire mai ed arrivo ad Utsjoki, primo villaggio della Finlandia subito dopo il confine, intorno alle 8 di mattina. Questa è stata l’esperienza di guida in scooter più lunga della mia vita: 960 km in circa 20 ore (ero partito ieri da Tromso poco dopo le 12), spero di non ripetermi mai più!!! Crollo immediatamente sul divano in una tipica casa Lappone, hanno anche la sauna privata, ma sono troppo stanco per provarla. Nel pomeriggio un giro in bicicletta in questo strano posto alla fine del mondo e cena in una casetta di pescatori di salmone, isolata in mezzo al bosco; ma non mangio pesce, bensì hamburger con carne di renna… niente male direi. I Finlandesi hanno anche l’usanza di bere il latte durante i pasti, ma io questa me la risparmio. Un’altra giornata FANTASTICA.

29 Luglio Inari – Napapiri – Rovaniemi

Riparto verso sud e pausa ad Inari, cuore della Lapponia; mi riscaldo un po’ nel bar del museo di cultura Sami (Lappone) e di nuovo in strada. Sono vicinissimo al confine russo e finalmente c’è un bel sole a farmi compagnia, tanto che attraversando una cittadina mi faccio catturare da un ristorantino con tavolini all’aperto: non è tanto importante cosa mangiare, quanto il fatto di stare finalmente seduto fuori col sole dritto in faccia; si sta proprio bene ora ed i prezzi sono più contenuti rispetto alla Norvegia. In strada ci sono gli autovelox simili a quelli Norvegesi: c’è un cartello che ti avvisa in anticipo, seguito sempre dall’enorme fotocamera assolutamente visibile che fa il flash solo quando si supera la velocità consentita; per via della targa che non ho davanti, ormai mi diverto ad accelerare proprio in prossimità dell’attrezzatura per vedere se scatta e sorrido come un deficiente guardando dritto l’obiettivo; quando si viaggia da soli in posti così isolati bisogna pur inventarsi qualche gioco deficiente per ammazzare il tempo!!! Finalmente giungo a Napapiri, dove qualcuno ha deciso essere la casa di Babbo Natale. Purtroppo il villaggio di Santa Claus è, tanto quanto Capo Nord, un posto assolutamente turistico e non autentico dove si resta completamente delusi. Da qui spedisco le mie cartoline con il tipico francobollo natalizio e, a differenza del viaggio d’andata, posso finalmente calpestare la linea immaginaria (ma visibile) dove passa il Circolo Polare Artico. Sono tornato in zona temperata ed in 10 minuti giungo a Rovaniemi, dove mi attende l’ennesimo barbecue nel bosco con dei soliti perfetti sconosciuti. Non prima di una bella sauna però: in Finlandia ce n’è una comune in tutti i condomini ed è un rito a cui non si può dire di no. Sembrerà strano ma, come già visto a Tromso, a queste latitudini ci sono tante zanzare e più di qualcuno ha il repellente pronto nello zaino. Tra gli altri conosco un tipo francese arrivato fin qui in autostop e che si prepara a vivere un’esperienza invernale organizzando spedizioni estreme con i cani da slitta; ce n’è di gente strana in giro! Tutte le persone conosciute a Rovaniemi sono straniere e molte di loro mi dicono addirittura di preferire l’inverno all’estate, nonostante il freddo e buio quasi perenne.

30 Luglio Lulea – Pitea

Parcheggio il Burgman in centro, giusto il tempo di mangiare qualcosa, ed al ritorno trovo un bel verbale attorcigliato sull’acceleratore: a quanto pare è vietato sostare su un posto riservato alle auto, mentre invece finora ho sempre lasciato la moto sui marciapiedi qualsiasi di mezza Europa e nessuno mi ha mai contestato nulla. Sono a Rovaniemi, quindi non posso che considerare questa multa un bel souvenir lasciatomi da Babbo Natale… da non pagare ovviamente. Appena si passa il confine con la Svezia c’è un grande stabilimento Ikea a darmi il benvenuto, qui pare proprio sia un’istituzione, così come le onnipresenti Volvo che incrocio per le strade; inoltre in Svezia c’è una strana passione per le vecchie Cadillac, ogni tanto se ne vedono in giro guidate da orgogliosi proprietari. Andando verso sud faccio una pausa per sgranchire le gambe in una cittadina di nome Lulea. Vengo ospitato in un quartiere studentesco di Pitea, piccola cittadina universitaria dove si svolge un festival musicale, è pieno di giovani in giro; stavolta ad accogliermi c’è un personaggio proprio strano, sembra un fan degli Abba anni ’70. E’ così unico ed originale nel suo stile che appena l’ho visto non ho resistito a chiedergli una foto insieme. La serata scorre tranquilla ascoltando un po’ di musica che arrivava dal palco e poi dritto a nanna; ma i ragazzi che hanno lavorato al festival di ritorno alle 5 di mattina mi svegliano per un piccolo after party nell’appartamento accanto.

Parte 9, Svezia

31 Luglio Umea

Internet è proprio un’invenzione geniale, l’utilità che ne sto traendo per il mio viaggio inizia ad avere un certo peso: ormai mi ospitano praticamente dappertutto, a volte mi vengono lasciate perfino le chiavi di casa, altre mi viene preparata la cena; a volte mi è capitato di dormire sul divano del soggiorno, altre mi sono ritrovato in case grandi e confortevoli, attrezzatissime e con una stanza privata tutta per me. Viaggiare in paesi così freddi e isolati e sapere che c’è qualcuno perfettamente sconosciuto ad attenderti ogni sera e che ti mostra il posto in cui vive o ti presenta i suoi amici non ha prezzo; senza dimenticare il fatto che non sto in Asia o America Latina, qui pagare l’albergo o l’ostello tutte le sere mi sarebbe costato una fortuna. Le persone saranno pure fredde da queste parti, ma in quanto ad ospitalità le ho trovate insuperabili, definirei i popoli del nord freddi e ospitali, appunto. Unica pecca: non usano il fon… pazienza, nessuno è perfetto, anche d’inverno a 20 gradi sotto zero, dopo lo shampoo ci si asciuga i capelli al vento!!! In Scandinavia i rapporti tra la gente sono basati sulla fiducia, quando mi è capitato di chiedere a qualcuno come si fa a fidarsi così alla cieca di me, mi è stato risposto: “non vedo perché non dovrei!”, qui sono positivi in partenza. Dopo Capo Nord ormai cerco di fare tutto in scioltezza e senza troppi programmi, quindi lascio Pitea con mooolta calma. Sto già pensando a quando giungerò a Stoccolma, dalla Finlandia in poi i paesaggi sono diventati abbastanza monotoni, foreste e laghi, laghi e foreste; e in Svezia la storia non cambia, sia l’autostrada che le città sono circondate da boschi, deve essere proprio un’industria importante quella del legno. Anche ad Umea vengo ospitato da studenti ed anche ad Umea è previsto l’appuntamento serale nella sauna condominiale (nonostante questa non sia più la Finlandia); ma stavolta dopo un bel tuffo nelle acque fredde del vicino lago, che io mi rifiuto categoricamente di fare, nonostante le forti pressioni dei nuovi amici appena conosciuti.

1 Agosto Sundsvall – Uppsala

Oggi il tragitto è abbastanza lungo, ben 600 chilometri mi separano da Uppsala: il paesaggio non dà molti spunti all’immaginazione, boschi, boschi e ancora boschi. Per fortuna che c’è il sole e, viaggiando verso sud, ogni giorno che passa sento sempre più il calore della temperatura, l’incubo del freddo pare sia proprio terminato e viaggiare in moto diventa sempre più piacevole. Pausa pranzo a Sundsvall, un altro posto bello, pulito e vivibile (come tutte le città scandinave), dove la gente si gode le temperature “estive” tra passeggio e relax lungo il fiume: non ci vuole molto a capire che gli Svedesi sono il popolo più cool di Scandinavia, lo si vede negli atteggiamenti, hanno un certo stile, simpatici e curano molto la propria personalità. Giunto ad Uppsala, ci impiego non poco a trovare la casa sperduta di una ragazza iraniana, dove io ed altri viaggiatori siamo stati invitati per cena: è stata molto gentile, peccato che abbia deciso di preparare un piatto di spaghetti scotti non proprio all’italiana; in compenso ci racconta un po’ di storie direttamente dall’Iran e mi fa crescere la voglia già presente di viaggiare da quelle parti.

2 Agosto Stoccolma

Dopo una bella dormita su un divano letto mi avvio verso un’officina e, con l’aiuto di un meccanico non proprio entusiasta, cambio l’olio al mio caro Burgman; se l’è proprio meritato! Piacevole passeggiata per le strade di Uppsala, una delle più vecchie città di Svezia, con tanto di Cattedrale e castello, e via verso Stoccolma. Man mano che mi avvicino alla capitale, inizio a confondermi un po’ le idee sull’uscita autostradale da prendere, la segnaletica non aiuta molto ed evidentemente non sono più abituato a tangenziali e traffico; Stoccolma mi appare subito molto caotica e trafficata, ma era importante arrivare qui oggi: come ogni anno giungo puntualissimo al consueto appuntamento con Alba a migliaia di chilometri da casa. Da qui in poi il viaggio prenderà un’altra piega e proseguirò con tranquillità e senza troppe date da rispettare. Baci e abbracci, cena veloce a base di sushi e dritti verso casa, dove veniamo ospitati da un’amica italiana che abita in un quartiere arabo di periferia.

3 Agosto Stoccolma

E’ arrivato il momento di fare i turisti: moto parcheggiata nel sottoscala della palazzina e tragitto in metropolitana verso il centro. Facciamo nient’altro che il classico giro di Stoccolma: cambio della guardia al palazzo reale, a piedi per le isole del centro, le stradine piene di vacanzieri a Gamla Stan, insomma cazzeggio più totale; in un parco centrale c’è il gay pride che dura una settimana e noi gli dedichiamo una breve visita. Stamattina ci siamo anche assicurati un posto sul traghetto per la Finlandia che prenderemo tra qualche giorno, ovviamente carissimo. In serata uscita in un mega locale con vista magnifica sulla città, musica dal vivo e mojito da 15 €uro che non me lo scordo più (ho anche conservato la ricevuta).

Parte 10, 3 Giorni a Gotland

4 Agosto Visby

Di nuovo in sella, stavolta in due però, poco meno di un’ora per raggiungere Nynashamn, da dove ci si imbarca verso Gotland, la Sardegna svedese, nonché la più grande isola del mar Baltico. In biglietteria prendiamo l’ennesima bastonata, è altissima stagione ed è già tanto che abbiamo trovato posto. Solo ora mi sono reso conto che avremmo potuto risparmiare acquistando i vari biglietti on line, cosa abbastanza semplice e scontata se solo non fosse che negli passati, abituato a viaggiare in paesi poveri, ho spesso trovato più facile e conveniente trattare ogni cosa di persona e all’ultimo secondo; ma stavolta mi sto muovendo tra le nazioni più ricche e organizzate del mondo, perciò tutto si capovolge… lezione imparata. Il traghetto è pieno di famiglie svedesi, la traversata dura circa 3 ore e nel garage incontro altri motociclisti; come già accaduto in Norvegia, la storia si ripete: molti di loro mi osservano con una certa aria di superiorità e sorridono per il solo fatto che io non viaggi con una moto di quelle serie (tipico Italiano in scooter, avranno pensato). Molti motociclisti non riescono ad apprezzare il viaggio in quanto tale e si soffermano troppo sulla qualità del proprio mezzo; peccato che si devono sempre ricredere quando osservano bene la mappa del mio potenziale percorso, ben impressa sul bauletto, e la confrontano con i loro miseri tragitti che si limitano ad attraversare due o tre nazioni al massimo. Il mio viaggio si sta pian piano trasformando in un gran tour d’Europa ormai… tutto in scooter. Arrivati a Visby ce la prendiamo comoda ed iniziamo da subito ad esplorare le stradine e le rovine di questa bella e pulita mecca del turismo svedese, caratterizzata da molti edifici medievali e lunghe mura con numerose torri che la circondano. Solo in serata ci rendiamo conto di quanto sia difficile trovare una stanza per dormire, i bed & breakfast sono tutti pieni, le reception dei piccoli alloggi non lavorano dopo una certa ora e bisogna telefonare ai numeri stampati all’ingresso, ma spesso non riceviamo alcun riscontro. E’ buio (ormai il cielo non è più chiaro per 24 ore) e dopo numerosi tentativi falliti ci accontentiamo di un posto per dormire all’interno di mega prefabbricati, a qualche chilometro dalla città, dove anche in questo caso non troviamo nessuno ad accoglierci, ma quantomeno ci sono le chiavi delle stanze a portata di mano e solo in nottata scopriamo di aver occupato abusivamente la camera di alcuni collaboratori di una squadra di calcio femminile in ritiro. Nessun problema, ci lasciano stare come se niente fosse e se ne vanno a dormire in un’altra stanza; questi Scandinavi si fidano ciecamente di tutti!!!

5 Agosto Gotland – Faro

Alla fine non abbiamo dormito male, quindi prenotiamo nello stesso posto “anche” la notte successiva… cioè, volevo dire “solo” la notte successiva. La squadra di calcio femminile si allena nei vicini campi, noi invece partiamo in moto alla scoperta del nord di Gotland, da dove raggiungiamo con un traghetto l’isola di Faro. Il sole ci sta accompagnando e quindi la sosta in una bella spiaggia è d’obbligo (ma senza fare il bagno però). Po si passa vicino vecchi mulini a vento, strane formazioni rocciose che fuoriescono dalla sabbia, villaggi di pescatori, campi di bestiame, casette sperdute e numerose chiese, insomma una classica gita, oggi il Burgman ha superato i 10000 chilometri percorsi, ad un mese esatto dalla partenza.

6 Agosto Gotland

I ragazzi che gestiscono gli alloggi del prefabbricato accettano di lasciarci le chiavi della stanza fino alla sera tardi, in quanto l’unico posto per tornare sulla terra ferma lo abbiamo trovato su un traghetto notturno. Ancora una volta massima fiducia da parte degli Scandinavi, sto viaggiando in paesi socialisti che funzionano, dove c’è un’innata attitudine verso il comune ed il sociale: qui le campagne elettorali le vince il politico che investe di più nell’istruzione pubblica, non chi taglia a destra e manca; addirittura in Scandinavia gli studenti ricevono ogni mese un bonifico dai loro governi (spesso intorno alle 1000 €uro) come sostegno per tutto il periodo dell’università e che dovranno restituire solo per metà, una volta trovata occupazione. Per non parlare del rispetto verso la natura: si cammina in bicicletta anche d’inverno a temperature sotto lo zero. A Goteborg, parlando di politica (tra le solite domande e battute che mi vengono rivolte su Berlusconi), qualcuno mi aveva detto che la sinistra italiana corrisponde alla destra svedese; è una frase che può essere letta in maniera positiva o negativa a seconda del proprio pensiero, ma probabilmente è vera: a queste latitudini gli stati sono ricchi, vivibili e di sinistra, un modello che evidentemente può funzionare se la gente è civile ed onesta. Chi prova a non pagare le tasse o fa il furbo col governo è facile che venga segnalato dai cittadini stessi: il mese scorso era accaduto che un’ingenua commessa di una pompa di benzina in Norvegia mi avesse ritirato una banconota perché pensava fosse falsa e quindi voleva consegnarla alle autorità; per fortuna mia ho insistito talmente tanto sulla mia idea che a me quelle corone sembravano vere, che alla fine la signorina in questione ha dovuto restituirmele. Il senso di appartenenza verso lo stato è elevatissimo. FANTASTICO! Dunque la giornata di oggi scorre ancora tra giri in moto sulla costa est di quest’isola organizzata e pulita, dove vediamo numerose tombe preistoriche a forma di nave. Tornati a Visby ce ne stiamo dapprima in giro, poi in un locale sul mare dove si suona musica dal vivo ed è pieno di Svedesi dall’aria un po’ fighetta che si mettono in mostra (ma anche questi sono proprio cool direi). In serata assistiamo ad uno spettacolo di mangiafuoco all’interno di un’antica chiesa in disuso, cazzeggio per le strade e, dopo una breve pennichella di un paio d’ore, siamo nuovamente in strada, in piena notte, pronti ad imbarcarci sul traghetto del ritorno.

Parte 11, In viaggio verso Finlandia ed Estonia

7 Agosto Stoccolma – (in navigazione)

Di prima mattina siamo di nuovo a Stoccolma ed ecco, dopo alcuni giorni, ritornare la pioggia. Abbiamo lasciato l’isola di Pippi Calzelunghe proprio all’inizio della “Settimana Medievale”, il festival principale dell’isola, dove sono in molti a vestirsi a tema. Passeggiata in centro e poi ci dirigiamo verso la grande area verde di Djurgarden, piena di attrazioni; ma l’acqua non dà scampo. Con questo maltempo non c’è molto da fare, se non ritrovarsi con amici per un pranzo al ristorante ed attendere la partenza del traghetto che ci porterà in Finlandia. A bordo della Viking Line abbiamo prenotato la cabina stavolta, il viaggio durerà all’incirca 12 ore ed a bordo ci sono tutti i servizi, incluso internet. Appena partiti la nave si districa attraverso l’arcipelago di Stoccolma con le sue migliaia di isole, poi in piena notte il traghetto fa tappa qualche minuto nelle autogovernate isole Aland.

8 Agosto Turku

Appena sbarcati dal traghetto, alcool test per tutti, meglio non aver bevuto a bordo la notte passata: quando arriva il mio turno soffio e dico al poliziotto “zero”; lui mi osserva, uno sguardo alla macchinetta e risponde “zero”. Tutto ok, siamo in Finlandia, stavolta ospiti a pochi chilometri da Turku, presso una signora russa con 2 bambine piccole (marito olandese in trasferta): casa da favola con sauna privata e stanza tutta per noi, non potevamo chiedere di meglio. A spasso per la più vecchia città finlandese senza troppe pretese: giro al mercato, qualche richiesta d’informazioni all’agenzia che emette visti per la Russia (non si sa mai che mi venga in mente di allargare ancora di più il mio itinerario), passeggiata fino al castello e mangiata in barca ormeggiata sul fiume; oggi il sole c’è. Ci scappa anche una mezza escursione in moto del vicino arcipelago, collegato con ponti e traghetti, ma a casa si sta molto meglio; alla cena a base di salmone ci pensa Alba.

9 Agosto Helsinki

Sono numerose le differenze di cultura tra noi che veniamo dal Mediterraneo ed i popoli nordici: a parte la solita ospitalità distaccata (anche questa volta siamo stati accolti senza troppe scenate, ma con offerte del tipo: sta piovendo, se volete vi lascio la mia macchina per farvi un giro), anche nelle piccole cose si notano. La signora in questione lascia la bambina di pochi mesi dormire da sola fuori in giardino, completamente coperta, per carità, ma pur sempre al freddo; a quanto pare lo fanno pure d’inverno e ci dice che in Russia si fa così, i bambini all’aria aperta dormono molto meglio e più a lungo. Partiamo verso Helsinki, tanto per cambiare piove forte: ci fermiamo un paio di volte per spezzare il tragitto, in strada noto i cartelli che segnalano la temperatura da un lato e la temperatura dell’asfalto dall’altro; immagino che d’inverno sia molto utile. Poco prima di arrivare nella capitale finlandese, un cartello segna la distanza da San Pietroburgo, sono meno di 400 chilometri e la tentazione di allargare questo viaggio fino in Russia è forte. Ad Helsinki abbiamo prenotato una stanza all’hotel Radisson, l’unico vero albergo di tutta quest’avventura, giusto per stare comodi l’ultima notte di Alba: perdiamo un sacco di tempo a trovarlo (mannaggia il navigatore!!!), ma appena arrivati ci fiondiamo subito in sauna a riscaldarci (siamo ancora in Finlandia e potrebbe essere l’ultima). Dopodiché un giro per la capitale, qualche foto, cenetta seria e un passaggio veloce in un locale dove si suona musica dal vivo.

10 Agosto Tallinn

Ancora una sveglia mattutina, non vogliamo perderci la colazione del Radisson che è veramente esagerata, e poi dritti verso l’aeroporto: Alba torna a casa; io anche, ma ci vado in scooter. Faccio ritorno in hotel, ne approfitto per una seconda colazione e poi di corsa verso il porto, ma non prima di aver visitato velocemente la singolare chiesa Temppeliaukio, interamente scavata nella roccia. Evidentemente ho rischiato troppo con gli orari e prendo il traghetto per l’Estonia al volo, non appena imbarco chiudono il portellone che ancora sto legando il Burgman. Il viaggio dura 2 ore, in uscita da Helsinki si sfiora l’isola-fortezza di Suomenlinna e poi mare aperto. Sta per iniziare una nuova avventura, forze avrò qualche problema di temperatura in meno, ma sicuramente in Europa dell’est le sfide non mancheranno. Di sicuro alzerò il livello di guardia e starò meno tranquillo nel lasciare la mia roba incustodita sulla moto, come ho fatto dalla Svizzera in poi: più andavo verso nord, più lo facevo con una certa tranquillità; finora ho sempre visitato le città che incontravo di passaggio, concedendomi lunghe camminate, incurante di scooter e zaino. Giungo a Tallinn, mi ospitano in una casa vicinissima al centro, breve dormita e sono già a spasso per le strade: si nota subito che sono passato ad un’altra dimensione, ma il centro storico della piccola capitale estone è bellissimo e caratteristico, tante stradine e passaggi stretti, pieno di torri e monumenti interessanti, un sacco di turisti e movimento. Cena in un vecchio edificio dell’epoca comunista un po’ fuori mano, riadattato a bar: finalmente i menù non spaventano più e mi posso permettere di ordinare con una certa disinvoltura, nonostante l’Estonia sia appena entrata nell’€uro. Si respira un’atmosfera da est, ma molto frizzante e rivolta al futuro, nell’aria c’è un’energia positiva e giovane, gli Estoni mi piacciono già. La persona che mi ospita ha superato i quaranta e chi meglio di lei può raccontarmi le differenze tra presente e passato? Gli anni di un’infanzia povera, ma dove nessuno moriva di fame, la Rivoluzione Cantata per raggiungere l’indipendenza, che ha caratterizzato le tre repubbliche baltiche, eccetera. Vecchi ricordi, ma pare che il passaggio dall’URSS verso un’economia aperta venga visto in maniera positiva dalla maggior parte delle persone; nonostante ciò, i russi compongono a tutt’oggi il 40% della popolazione del paese.

Parte 12, Le Repubbliche Baltiche

11 Agosto Parnu

Faccio un’altra passeggiata per le strade di Tallinn, ho la sensazione che ad est non siano più così arretrati come uno si aspetterebbe. Per certi versi mi ritrovo in un paese avanzatissimo: internet è presente ad ogni angolo, anche su treni e autobus; da non dimenticare che Skype è stato inventato in Estonia, unico paese al mondo dove le votazioni si fanno on line. FANTASTICO!!! Pranzo al mercato, un piatto di pasta con un pezzo di carne acquistati al kilo mi costano 1 €uro e svariati centesimi, occupo l’unico tavolino presente, dove mangio accanto a dei vecchietti che succhiano il brodo vecchio stile. Lascio Tallinn, faccio un giro panoramico della periferia e mi ritrovo avvolto da enormi palazzoni sovietici orrendi; le strade non sono un granché, ma neanche tanto peggio del sud Italia. Si viaggia in scioltezza tra la vegetazione verde e arrivo a Parnu nel pomeriggio, dove prendo una stanza privata in una pensione. Ho avuto modo diverse volte di apprezzare la gentilezza ed onestà degli Estoni: in albergo la signora che mi sconta 5 €uro dopo che avevamo già chiuso la trattativa ed ero pronto a pagare il prezzo concordato, al ristorante la cameriera che a metà cena mi propone di sostituire un piatto ordinato con una porzione più piccola, in quanto si era accorta che stavo mangiando un po’ troppo; paranoie e preconcetti sull’Europa dell’est stanno man mano svanendo e mi sa che per molti aspetti da queste parti sono più civilizzati di noi Italiani. Parnu è la capitale estiva dell’Estonia, una lunga e bella spiaggia (ma come al solito non faccio il bagno nel freddo mar Baltico) e tanti locali notturni. Mi ritrovo a fare il turista tra i locali in compagnia di 2 ragazzi veneti, ancora una volta si respira un’aria viva e giovane.

12 Agosto Parnu

Sveglia tardi, ieri ho fatto le ore piccole, questo posto mi piace e ho deciso di rimanerci un altro giorno. Approfitto della temperatura non caldissima per trovare un meccanico che dia un’occhiata alla marmitta (fin dalle isole Lofoten fa un rumore che non mi piace): Io e il signore Estone ci capiamo solo a gesti, ma l’importante è che riesce a sostituire un bullone rotto e rimettere a posto il Burgman; lo scooter è tornato come nuovo (era andato avanti con quel rumore per ben 5000 chilometri). Passeggiata in spiaggia, cazzeggio e di nuovo serata fino al mattino seguente con gli stessi amici di ieri.

13 Agosto Riga – Carnikava

Entro in Lettonia, presto ho la sensazione che guidino come i pazzi, in un paio di occasioni vengo sorpassato in modo maldestro e pericoloso; la capitale è più grande rispetto a Tallinn e le strade fanno abbastanza schifo. Vengo accolto in un appartamento all’interno di uno dei tanti edifici fatiscenti e mi viene offerto un giro turistico di Riga che si rivela molto interessante: a quanto pare anche in Lettonia i Russi ricoprono quasi la metà della popolazione e non si mischiano molto con i Lettoni. Poi 30 chilometri più a nord, a Carnikava, dove sono stato invitato ad un compleanno con i soliti sconosciuti. Mi ritrovo nel bel mezzo della campagna, in una casa in costruzione, strade non asfaltate, questo è l’est che avevo sempre immaginato: spartano, povero e poco organizzato. Alcuni degli invitati fanno un bagno serale a mare, io naturalmente faccio parte del gruppo che resta in spiaggia a guardare. In serata barbecue e a nanna un po’ accampati come si può.

14 Agosto Jurmala – Riga

Riattraverso Riga, mi fermo dall’altro lato del fiume per una foto panoramica dello skyline dominato da 3 campanili e dopo 20 chilometri arrivo a Jurmala, la più grande città resort sul mar Baltico, ma a mio avviso meno interessante rispetto a Parnu. Il tempo non è dei migliori, piove spesso e in spiaggia la visibilità è pessima. Per qualche motivo decido di non fermarmi qui per la notte, ma di fare ritorno a Riga: il centro della capitale lettone è piacevole da girare a piedi, ora la temperatura è quasi perfetta anche di sera, tanti edifici Art Nouveau, tanta storia e tanti locali aperti. Ma eccoli là, non potevano mancare: mentre a Tallinn mi erano sfuggiti, a Riga non posso non notare le carovane d’Italiani che viaggiano nei paesi poveri a caccia di donne (dicono loro), a puttane facili (dico io). E vaiiiiiiiii!!!!!!! Siamo in pieno Agosto e sono dappertutto, si muovono in gruppi, sfigati e non raccolgono niente se non sborsano un bel po’ di €uro. E’ inutile, me li ritrovo in tutto il mondo, esportiamo sempre il peggio dell’Italia e ci odiano più o meno dappertutto; secondo me dovrebbero eliminare i voli diretti dal nostro paese verso certe destinazioni.

15 Agosto Kuldiga – Palanga

Ancora una passeggiata per le vecchie vie di Riga e riparto in direzione ovest, oggi si ritorna ai vecchi ritmi di guida e sono previsti oltre 300 chilometri. Lungo la strada la foresta e aldilà le spiagge belle e incontaminate. Devio verso l’interno, mi fermo a pranzare presso un motel situato nel bel mezzo del niente e raggiungo Kuldiga, una piacevolissima sorpresa con un’interessante quartiere medievale: sembra un posto d’altri tempi, a quanto pare molti registi ci vengono a girare i propri film; per non parlare della cascata più larga d’Europa, proprio a 2 passi dal centro, bassa e insignificante, ma pur sempre un record. Inizia a piovere, ormai reagisco come se niente fosse, attraverso la città di Liepaja, un po’ d’indecisione se fermarmi a dormire, ma alla fine proseguo fino a Palanga, in Lituania, dove arrivo al buio (man mano che vado verso sud le giornate si stanno accorciando) e concludo l’affare del giorno direttamente con la receptionista di turno: stanza d’albergo a 15 €uro in cash, ma devo sparire entro le 8 del mattino seguente per evitare che il suo capo se ne accorga. Palanga è un’altra città resort piena di vita affacciata sul Baltico, ma anche in questo caso la pioggia, unita alla stanchezza, non aiuta molto a farmela godere; era da 2 settimane che non guidavo per così tante ore e chilometri in un solo giorno.

Parte 13, Penisola dei Curi e Polonia

16 Agosto Nida – Kaunas

Mi dirigo verso Klaipeda, da dove imbarco su un traghetto che in pochi minuti raggiunge la penisola dei Curi (o Neringa): è un parco nazionale vero e proprio, organizzato con piste ciclabili e quant’altro; la sottile striscia di terra che divide il mare dalla laguna è lunga quasi 100 chilometri, la parte nord lituana, quella sud russa. In moto ne percorro metà ed arrivo fino a Nida, ultima città prima del confine; faccio anche un timido tentativo di presentarmi alla frontiera senza visto (raggiungere il nord della Polonia attraversando Kaliningrado sarebbe molto più rapido), ma il semaforo è perennemente rosso, tutto tace e la sbarra non si alza mai, sembra l’entrata di una base militare segreta. Perciò rinuncio definitivamente ai miei sogni di includere la Russia in questo viaggio (nonostante sia a pochi metri da me), faccio una sosta in spiaggia e ritorno sulla stessa strada per altri 50 km, includendo un paio di fermate per ammirare le grandi dune di sabbia di Neringa; per raggiungere la Polonia mi toccherà fare il giro largo. Tornato in traghetto a Klaipeda ho ancora 200 chilometri da percorrere, ma le strade lituane sono sorprendentemente larghe e scorrevoli che mi permettono di portare la moto al massimo per lunghi tratti e sotto un cielo completamente sereno. La persona che mi ospiterà tornerà a casa a mezzanotte, quindi appena arrivato a Kaunas inizio a cercare l’indirizzo, così da non perdere tempo più tardi. E’ già sera inoltrata e le indicazioni mi portano in un enorme quartiere di periferia pieno zeppo di palazzoni del periodo russo, quelli con il civico scritto a caratteri cubitali proprio sul lato del palazzo: sono una tristezza da vedere e i numeri sono completamente disordinati, ma anche questa sarà un’esperienza autentica e, dopo vari giri e richieste d’informazione al buio, trovo l’appartamento giusto. Ammazzo il tempo mangiando un panino da un camioncino ambulante, tra ragazzi curiosi e una signora completamente ubriaca che proprio non vuole darmi pace, do una controllatina allo scooter, faccio il pieno per il giorno dopo e finalmente arriva l’ora della nanna. Stavolta però la moto non la lascio davanti al portone, la zona non sembra delle più affidabili, quindi, sotto consiglio del mio host (che ha avuto anche la gentilezza di comprare diverse specialità locali per la mia colazione del giorno dopo), ripongo la mia fiducia in un garage privato a pochi metri da casa. Sia l’edificio che l’appartamento in cui alloggio sono abbastanza fatiscenti, ma non posso che ringraziare ancora una volta dell’ospitalità ricevuta; una breve chiacchierata per scoprire che in Lituania, oltre ai Russi, odiano pure i Polacchi e buona notte.

17 Agosto Mikolajki – Torun

La tappa di oggi si prevede lunghissima: voglio raggiungere la zona dei laghi polacchi e poi macinare più chilometri possibile in direzione sud-ovest. Una volta passato il confine mi ritrovo ad attraversare tutti i villaggi uno ciascuno; non c’è alternativa, le strade di questa parte della Polonia sono lentissime e tagliano pure le città (neanche tanto piccole), le tangenziali sono un’utopia. A parte questo e il fatto che tutte le periferie sembrino uguali, con schiere dei soliti “casermoni giganti” di stampo russo usati come case parcheggio, la Polonia non appare neanche tanto arretrata e sfoggia centri commerciali ultra moderni. Pranzo in una specie di ristorante spartano per clienti Polacchi (d’altronde in Polonia non potevo aspettarmi dei Francesi) ed effettuo una fermata pomeridiana a Mikolajki, villaggio pittoresco pieno di turisti situato sul lago; in serata (ancora una volta al buio) raggiungo Torun, la città che ha dato i natali all’astronomo Nicola Copernico. Ho attraversato mezza Polonia in un giorno, tra le code snervanti di ogni singolo agglomerato urbano (con una macchina non ce l’avrei mai fatta), più di 500 chilometri percorsi, ma almeno il tempo ormai è bello, per fortuna. Inoltre trovo posto in uno stanzone di ostello enorme con 12 letti, ma dove siamo solo in due a dormire, quindi tanto spazio a disposizione. Torun è bellissima, il centro appare pulito e ordinato, pieno di gente in giro anche di notte, piacevole da camminare tra numerosi edifici interessanti, tra i quali la casa di Copernico, appunto. Prima di concludere la serata, una sbirciatina veloce in un locale notturno, dove la prima sensazione è che i Polacchi siano dei conservatori, sia per come ballano che nel modo di relazionarsi tra di loro; ma è solo una considerazione a freddo.

18 Agosto Breslavia (Wroclaw)

Arrivo a Wroclaw nel primo pomeriggio, sempre attraversando numerosi villaggi: la città è proprio bella, il Rynek (la piazza centrale) è enorme e spettacolare, Ostrow Tumski (la zona vecchia) vista di sera è superlativa. Strade a parte, la Polonia inizia a sorprendermi positivamente e Wroclaw pare quasi una tipica città tedesca; non a caso lo è stata fino alla Seconda Guerra Mondiale. Per via dell’università ci sono giovani dappertutto e io mi sto convincendo sempre più che alcuni paesi dell’est impiegheranno ancora poco a sorpassarci in quanto a ricchezza e qualità di vita; c’è un gran movimento e sicuramente le persone hanno più fame di obiettivi rispetto a noi.

Parte 14, Da Cracovia a Levoca

19 Agosto Auschwitz (Oswiecim) – Cracovia

Cambio direzione: si continua sempre a sud, ma stavolta verso est. In uscita da Wroclaw sbaglio strada e perdo almeno un’ora per tornare al punto di partenza. Piove a dirotto, ma finalmente c’è una bella autostrada che va dritta a Cracovia. Un piccolo errore di calcolo mi lascia fermo senza benzina, la fortuna vuole che venga aiutato da un operaio di un cantiere vicino, il quale mi offre il carburante che basta per raggiungere il distributore successivo e si rifiuta categoricamente di ricevere una mia ricompensa. Giungo abbastanza tardi ad Auschwitz per la visita dei famosi campi di concentramento nazista, la biglietteria è ormai chiusa, ma riesco ad entrare ugualmente; una guida polacca in attesa dei suoi clienti si offre a darmi un’infarinatura generale di storia ed alcuni consigli sulle aree da non perdere. E’ un posto tristissimo, ne avevo già visitato uno simile in Germania qualche anno prima, ma fa sempre un certo effetto: l’ingannevole scrittaArbeit macht frei” (Il lavoro rende liberi) dà il benvenuto sopra il cancello del campo principale, ci sono stanze stracolme di capelli, altre piene di valigie ammassate, altre ancora con solo scarpe o occhiali…; nel campo più grande (Birkenau) non mancano le tracce dei forni crematori e le camere a gas distrutte dalle SS in ritirata. Nei vari blocchi ci sono le ricostruzioni storiche e i documenti che testimoniano il terribile genocidio che solo ad Auschwitz ha ucciso quasi 2 milioni di persone (90% ebrei). E’ ormai buio e proseguo sotto la pioggia fino a Cracovia, dove mi ospitano sulla via principale a 2 passi dal solito Rynek.

20 Agosto Cracovia

Ma che gran bella città, oggi mi faccio portare in giro dalle scarpe: è piacevolissimo passeggiare nella piazza medievale più grande d’Europa, in giro è pieno di gente, spesso ci s’imbatte nelle immagini di Giovanni Paolo II; passeggio fino alla stazione ferroviaria, da un lato, e il castello di Wavel, dall’altro, la giornata è bellissima. Nel pomeriggio giretto in moto fino ad un vicino lago artificiale e poi cena a base di pierogi (tipici ravioloni polacchi). Mi sento proprio rilassato, Cracovia rappresenta un’altra tappa fondamentale di “Brindisi-Capo Nord”, ormai sono “vicino”, mi sento quasi ritornato a casa e d’ora in poi posso permettermi delle fermate più lunghe, almeno nei luoghi più interessanti. In tutto questo viaggio il mio lettore mp3 mi ha spesso tenuto compagnia, specie nei lunghi tragitti, l’album in rotazione per la maggiore è stato l’ultimo di Kanye West; e indovina indovina chi canta stasera a Cracovia? Ma Kanye West naturalmente!!! Che culo, non posso assolutamente perdermelo. Mi dirigo nella zona del festival dove si esibirà, acquisto il biglietto da un bagarino polacco per una ventina di €uro (sottocosto naturalmente) e ritorno in centro per mangiare un mega gelato, tanto per mantenermi a dieta. Dopo un paio d’ore ritorno sul posto per lo spettacolo: prima un poliziotto tenta di obbligarmi a comprare un biglietto da lui per punirmi di un attraversamento stradale fuori dalle strisce, insistendo che il mio ticket fosse falso (e così ho scoperto che in Polonia ci sono pure gli sbirri-bagarini; naturalmente recito meglio di Totò pur di non dargliela vinta); poi i buttafuori mi costringono a depositare la macchina fotografica in quanto superiore a 5 megapixel (me l’hanno aperta e controllato l’adesivo, questa non mi era mai capitata). Entro al festival leggermente incazzato, ma tutto passa presto, ci sono migliaia di giovani, faccio un giro dei vari stand e palchi dove si esibiscono band polacche (a quanto pare la scena hip hop ha un grande seguito) e poi finalmente il concertone che festeggia tutto il mio viaggio: Kanye West. FANTASTICO!!!

21 Agosto Wieliczka – Zakopane – Levoca

Giusto il tempo per bere qualcosa nel quartiere ebreo di Kazimierz, un giretto al mercatino dell’usato e lascio Cracovia per visitare la miniera di sale a Wieliczka, tra le più antiche al mondo ancora funzionanti. Il giro guidato dura un paio d’ore e copre meno dell’1% di tutte le gallerie: oggetti, statue, perfino i cristalli dei candelieri sono stati forgiati nel sale. Perso tra i villaggi polacchi, trovo l’ennesima persona gentile che mi fa strada, lo seguo per non so quanti chilometri e mi indica la direzione giusta per Zakopane, la più famosa meta polacca per lo sci invernale. Anche qui turisti a non finire e carne arrosto e specialità di formaggio ad ogni angolo; ma io devo proprio scappare via, avrei bisogno che la giornata fosse di 26 ore almeno. Passo il confine slovacco che è già buio e viaggio di notte per raggiungere Levoca: stavolta ho fatto proprio tardi, ma per fortuna son riuscito a trovare in extremis una stanza in affitto presso una casa privata ed una pizza nell’unico ristorante ancora aperto. Sono ritornato in zona €uro, ma solo per qualche ora: è un gran casino cambiare valuta ogni 2 o 3 giorni, bisogna farsi bene i conti al bancomat. Levoca sembra un posto interessante ed evoca un’atmosfera da Slovacchia d’altri tempi, ma purtroppo devo lasciarla presto domani mattina, se non voglio arrivare in Ungheria troppo tardi.

Parte 15, Slovacchia, Ungheria, Serbia

22 Agosto Esztergom – Visegrad

Le strade non sono un granché e attraversano campagne e piccoli centri urbani; spesso mi fermo a chiedere indicazioni, la segnaletica non è molto utile. Un vecchietto che cerca di aiutarmi mi dice “prendi la mappa, così ti mostro”; e io: “non ho nessuna mappa”. Il signore anziano è rimasto un attimino sbalordito, chissà cosa avrà pensato… Do gas al motore e nei pressi del confine ungherese non poteva mancare lei: la multa. Ci deve essere in ogni viaggio che si rispetti e stavolta mi tocca pagarla, in quanto l’autovelox non è automatico come in Scandinavia, ma c’è il poliziotto di turno che lo controlla; qui si attraversano zone abitate ogni pochi chilometri e ci vorrebbe tanta pazienza per non superare i 50. Io ci provo in tutte le maniere a farmi spedire la contravvenzione a casa (mi appello alla Comunità Europea, faccio la parte di quello rimasto senza soldi), ma non c’è proprio speranza: tengono la mia patente finché non la pago, a voglia a dire che vado di fretta per un appuntamento importante nella vicina Sturovo!!! Si parte da 70, poi si parla di 50 e alla fine, con la santa pazienza, arrivo a 20 €; e con tanto di ricevuta!!! (se sia vera o falsa non lo saprò mai). Pochi minuti più in là attraverso Sturovo, ultima città in terra slovacca, e dopo il ponte eccomi arrivare dall’altra parte del Danubio, a Esztergom, città ungherese dove per qualche motivo mi fermo più del previsto in totale relax: prima steso su un parco, poi al ristorante, una camminata lungo il fiume ed infine la salita all’imponente basilica, la più grande chiesa d’Ungheria. In una mezz’oretta si giunge a Visegrad, passeggiata serale lungo il Danubio, cenetta e poi in hotel.

23 Agosto Budapest

Visita obbligata alla Cittadella di Visegrad, una bella vista panoramica, e via verso la capitale. Entrando a Budapest i soliti immensi palazzi dormitorio dell’epoca russa; quantomeno ora esiste qualche attività commerciale e mi fermo proprio sotto uno di questi cubi orrendi per un pranzo veloce. Fa caldissimo, ho una percezione da 40 gradi, e per trovare un appartamento a buon mercato al centro di Pest impiego non poco. Stasera cena a casa di una ex collega.

24 Agosto Budapest

Decido di abbandonare la moto in un cortile privato per un giorno intero. Anni fa ero già stato a Budapest, ma non avevo provato uno di dei numerosi bagni termali per i quali la città è famosa. Il caldo afoso di questi giorni è un ottimo assist e, dopo una passeggiata a zonzo per le vie di Pest, raggiungo in metropolitana i bagni di Gellert per qualche ora di meritato relax; ed ecco rivedere i soliti squadroni Italici che si ricaricano nelle piscine d’acqua calda, pronti per la serata super trasgressiva nei bordelli di Budapest. E poi a piedi, di notte, per le vie della Cittadella e del centro; oggi non ho percorso chilometri in moto, ma in compenso ho fatto lavorare abbastanza le mie gambe.

25 Agosto Kecskemét

Giro turistico della vecchia Buda, poi di nuovo Pest, la Piazza degli Eroi e nel tardo pomeriggio lascio la città. Faccio visita al Parco delle Statue, che raccoglie i monumenti ai leaders comunisti e gli ideali socialisti, tolti dai luoghi pubblici della città: sono enormi, brutti e fanno anche un po’ ridere. Guardo velocemente uno spezzone di documentario che spiega i vari metodi di spionaggio all’epoca del comunismo e parto verso Kecskemét, bella e a misura d’uomo, dove mi ritrovo immerso in un animata sagra locale.

26 Agosto Szeged – Subotica – Novi Sad – Belgrado

Prima tappa Szeged, giusto il tempo per sgranchire le gambe e finire gli ultimi fiorini prima di oltrepassare il confine. Altro che Capo Nord, il sole picchia talmente tanto che mi basta sorseggiare l’acqua per sudare; a pochi chilometri da qui ci sono la Romania da una parte, la Serbia dall’altra. Per la seconda volta in questa viaggio (la prima era stata in Svizzera) devo passare il controllo documenti in frontiera, in quanto sto uscendo dalla Comunità Europea (chissà perché in Norvegia non mi avevano controllato). Il caldo delle ore centrali della giornata mi costringe a cercare l’ombra in piazza a Subotica e poi nel pomeriggio sosta a Novi Sad, dove salgo fin su alla Fortezza di Petrovaradino. In Serbia si ritorna all’autostrada a pedaggio (l’ultima era stata in Norvegia) e arrivo a Belgrado al buio (tanto per cambiare), guido per 20 chilometri nella direzione sbagliata (il navigatoreeeeeeee!!!!!!), torno indietro, giro e rigiro intorno alla stessa zona diverse volte (i cartelli stradali confondono ancora di più le idee) e finalmente, poco dopo lo stadio della leggendaria Stella Rossa, riesco ad incontrare Mike, un caro collega di lavoro (e bene si, ogni tanto lavoro anch’io) che mi ospita.

27 Agosto Belgrado

Si va in giro in macchina, la moto ieri sera l’abbiamo imboscata con cura in uno stretto stanzino del sottoscala, visto che il quartiere non è dei più affidabili. Se in Svezia ci sono le Volvo, la Serbia è piena di Yugo, piccola utilitaria dal disegno non proprio accattivante. Mike mi mostra il centro, qualche edificio bombardato ai tempi della guerra yugoslava e rimasto ancora così, poi ozio totale in casa. Con la moglie portiamo il figlio in ludoteca e in serata uscita notturna nel centro della capitale, stracolma di gente; la strada del ritorno passa nei pressi della tomba di Tito. A Belgrado ho ricevuto un trattamento da 10 e lode, fa piacere essere accolti da amici quando ci si trova da soli lontano da casa; inoltre negli ultimi periodi sta diventando difficile trovare ospitalità e comunque per questa parte del mio viaggio forse è meglio utilizzare hotel e affittacamere, visto che i prezzi sono più appetibili e sto attraversando paesi non proprio famosi per l’affidabilità dei propri cittadini. E a proposito di paesi tranquilli, ho deciso che domani raggiungerò la Macedonia attraversando il Kosovo, nonostante i Serbi con cui ho parlato me lo abbiano sconsigliato.

Parte 16, Kosovo e Macedonia

28 Agosto Pristina – Skopje

L’autostrada mi porta a sud fino a Nis, poi il viaggio diventa un’avventura: si attraversano piccoli centri abitati, mi ritrovo tra i festeggiamenti di un matrimonio che ha tutta l’aria di essere rom, sulla strada spesso incrocio carretti e cavalli. Ad una mezz’oretta dal Kosovo vengo fermato da una pattuglia, nei paesi dell’est a quanto pare gli autovelox non mancano: il poliziotto mi mostra la foto con il limite di velocità superato, ma è molto gentile nei miei confronti (“se avessi capito che eri un turista non ti avrei fotografato”). Purtroppo però non può aiutarmi, la macchina fotografica ha registrato e lui deve emettere la multa; e siccome sono straniero dovrà tenersi un mio documento fino a pagamento avvenuto (così come era accaduto qualche giorno fa in Slovacchia). Il problema è che oggi è domenica, tutti gli uffici in zona sono chiusi e non c’è verso di pagare sul posto in contanti (ma che strano!!!); lui chiama al telefono il suo capo, spiega la situazione, ma assolutamente non può accettare soldi (ho trovato l’unico poliziotto onesto dei Balcani!!!). L’unica soluzione per lasciare la Serbia in giornata è quella di arrivare fino al confine (a 35 km da qui), pagare all’ufficio postale aperto, ritornare al posto di blocco con la ricevuta e riappropriarmi del mio documento; che stress!!! Ma io ho un’idea migliore: a quanto pare il simpatico poliziotto si accontenta della mia carta d’identità, invece che la patente; ci facciamo pure una foto ricordo insieme e gli dico arrivederci. L’agente mi rassicura che questo è l’ultimo posto di blocco in territorio serbo (quindi posso accelerare un po’) ed io, dentro di me, dico per sempre addio al mio documento; credo l’abbia capito che non ci saremo mai più visti, per fortuna ho portato in viaggio anche il passaporto e sarà più che sufficiente per arrivare fino in Italia. Il confine non è che un piccolo prefabbricato, sembra una zona di guerra (o forse lo è ancora): per i serbi non è frontiera, ma solo un posto di controllo (loro non riconoscono il Kosovo come nazione indipendente, ma lo ritengono una regione della Serbia stessa); per i kosovari è un confine a tutti gli effetti. Perciò da un lato non viene timbrato il passaporto, dall’altro si. Il poliziotto serbo mi fa un po’ di storie in quanto non trova il timbro di entrata sul mio documento, quindi ho dovuto spiegargli che ero entrato con la carta d’identità e che un suo collega me l’aveva requisita per via della multa: “non si preoccupi, vado in Kosovo e quando ritorno la pago”; mi ha lasciato passare. In entrata nel nuovo paese mi obbligano a pagare un’assicurazione per la moto di 15 giorni (1 €uro al giorno), in quanto la carta verde qui non è riconosciuta, e finalmente guido tra le strade di questo strano territorio amministrato dalle Nazioni Unite: è tutto in costruzione, la maggior parte delle case si presentano con i muri nudi, senza intonaco; anche quelle abitate. Ha tutta l’aria di essere un posto senza regole e guidano come i pazzi. E se la multa pagata in Slovacchia era necessaria per decorare un viaggio che si rispetti, probabilmente l’incidente si sarebbe potuto evitare: appena entrato a Pristina un deficiente non mi dà la precedenza; io per evitare l’impatto freno di colpo e budubum, sono a terra sull’asfalto. Incazzato nero, era andato tutto alla grande, un viaggio perfetto e invece a pochi giorni dal rientro è accaduto il peggio: piccole ferite sulla gamba, un po’ di danno alla carrozzeria, un bel buco sul giubbotto e poi cuffie e telefono rotti. Il tizio si ferma, scambio nominativi, documenti vari, gli faccio qualche foto, ma abbiamo un problema di comunicazione: lui non parla né Inglese né Italiano, io non capisco l’Albanese. Ed è sempre domenica, quindi dove trovo l’assicurazione aperta? Poi in Kosovo, figuriamoci!!! Non ho molto tempo, devo essere a Skopje entro stasera, quindi ci metto una pietra sopra. Mi fermo a mangiare in un ristorantino, un gelato rapido nella zona pedonale e lascio velocemente questa capitale confusa e sfortunata, dirigendomi a sud verso la frontiera con la Macedonia; finalmente in tarda serata arrivo a Skopje, decisamente più civilizzata di Pristina direi e tanta vita notturna con strade e locali affollati di gente.

29 Agosto Ocrida

Skopje è abbastanza caratteristica, gironzolando per la zona vecchia sembra di stare in Turchia: moschee, bazar e bagni turchi. La parte nuova del centro invece è un cantiere in costruzione: la statua a cavallo di Alessandro il Grande sta per essere inaugurata a giorni, c’è una specie di arco di trionfo in miniatura quasi ultimato e vari edifici dall’aria istituzionale sul lungo fiume; un mini memoriale indica il posto dove c’era la casa nella quale nacque Madre Teresa di Calcutta. L’autostrada macedone è molto scorrevole e in un paio di occasioni noto che alcuni caselli lasciano passare i mezzi senza far pagare il pedaggio. Allora mi accodo anch’io sulla corsia giusta e il casellante fa cenno con la mano di proseguire; io ringrazio e via, da queste parti senso dello Stato non pervenuto. In Macedonia spesso si viene sorpassati da pazzi motociclisti che sfrecciano a 200 sui rettilinei, proprio come in Italia, ma qui vanno pure senza casco. Proseguo per una strada panoramica che costeggia un parco nazionale, nei villaggi che attraverso i bambini salutano, e finalmente raggiungo Ocrida, dove affitto per 2 giorni una stanza molto economica in un appartamento a pochi metri dalla zona passeggio lungo il lago.

30 Agosto Lago Ocrida

Il lago Ocrida è la destinazione per eccellenza dei turisti Macedoni, anche se la stagione è già terminata, quindi non c’è un gran movimento. Ora si che mi sento rilassato, casa mia non è molto lontana da qui: spendo il mio tempo tra un bagno nel lago e la visita della città vecchia tempestata da stupende chiese bizantine e l’immancabile cittadella. Di notte la passeggiata in riva al lago è bellissima e il resto è cazzeggio più totale.

Parte 17, Albania

31 Agosto Argirocastro

Lungo il lago per 30 chilometri e raggiungo il monastero di San Naum, visita breve e subito dopo c’è la frontiera: come per il Kosovo, anche in Albania l’assicurazione europea per il mio scooter non è valida, ma qui il problema è che l’ufficio polizze è chiuso e quindi non c’è maniera di acquistare un certificato al confine. Il poliziotto di turno mi avrà fatto l’occhiolino 4 o 5 volte, io ho fatto finta di non capire e recitato la parte del poveraccio; ed ecco ritrovarmi a circolare in Albania senza aver ceduto ad alcun ricatto, ma anche senza assicurazione. Le strade sono rotte, i pastori le attraversano con il bestiame e la prima città incontrata si presenta costruita senza regole né piani urbanistici validi, anche se me l’aspettavo peggio; trovo pure i bancomat, cosa fino a qualche anno fa impensabile in Albania. La strada s’inerpica sulle montagne, ora si ha proprio la sensazione di essere in un paese del Terzo Mondo, sicuramente il più povero di questo viaggio e d’Europa (solo la Moldova può tenere banco credo), la differenza tra Norvegia ed Albania è imbarazzante: le strade sono da rally, in giro numerose pecore e mucche, nessuno che indossa il casco alla guida delle moto, nei bar solo uomini e le donne per le strade s’incrociano di rado. Ma la cosa che risalta subito all’occhio sono i numerosi bunker di cemento rimasti dall’epoca comunista: sono dappertutto, sulle colline, spiagge, ai bordi delle strade, sbucano quando meno te l’aspetti e rappresentano le paranoie di un attacco nemico dell’ex dittatore. Mi fermo a mangiare il menù del giorno in un ristorante: pasta in bianco con formaggio al costo di 1 €uro. FANTASTICO!!! Attraversando un villaggio, tutti ma proprio tutti mi squadrano, sembra di stare in un paesino siculo di 2 secoli fa. La strada diventa ancora peggio, i panorami sono belli, si attraversano le montagne, ma in alcuni tratti non si riesce a superare i 20 km orari. Vado a scovare una sorgente d’acqua indicata da un cartello, dove mi rilasso qualche minuto e poi finalmente la strada nazionale migliora. A causa delle condizioni pessime i miei calcoli per fare un viaggio sicuro alla luce del giorno sono risultati completamente sbagliati e giungo nella città-museo di Argirocastro che è già buio da un pezzo. Anche qui si nota immediatamente che tutto è costruito a caso, dai bar arriva la musica a tutto volume e mi sento spesso e volentieri osservato.

1 Settembre Occhio Blu – Saranda – Ksamil

Visto che tutti vanno senza casco ho deciso di adeguarmi alla situazione e il primo poliziotto dietro l’angolo non poteva che fermarmi; per fortuna quando si parla Italiano in Albania non si hanno molti problemi e non mi controlla neanche i documenti (assicurazione inesistente inclusa). Gironzolare tra i vecchi quartieri di Argirocastro è molto piacevole, le stradine sono così ripide che in discesa si sente la puzza emessa dai miei freni. Visito il castello (l’impiegata naturalmente si prende i soldi dell’ingresso senza emettere ricevuta) e riparto in direzione mare. Di strada fermata all’Occhio Blu, dove m’immergo nell’acqua freddissima della sorgente carsica; il colore cristallino diventa blu scuro nella parte più profonda, è un bel posto. A Saranda finalmente rivedo il mare Adriatico, lo stesso in cui ho fatto il bagno per una vita, non mi pare vero, sono passati due mesi; ma anche questa città mi sembra un agglomerato di costruzioni sulla spiaggia senza criterio, quindi decido di guidare ancora a sud e fermarmi a Ksamil, più piccola ed a misura d’uomo, con 4 piccole isolette raggiungibili a nuoto dalla spiaggia e dove la prima cosa che faccio è immergermi in un bel piattone di cozze, così come mi aveva consigliato un turista qualche ora fa. I prezzi sono ridicoli, ma nonostante sia famosa tra gli Albanesi come piccolo villaggio, anche a Ksamil non mancano palazzine orrende e musica a tutto volume che viene fuori dalle casse dei bar fino a tarda notte, dove è facile incontrare individui arroganti in atteggiamenti da pacca sulla spalla. Lungo il mare c’è un percorso pedonale non ancora terminato, ma dove già sono stati rotti la maggior parte dei lampioni.

2 Settembre Butrinto – Ksamil – Dhermi

In Albania spesso s’incrociano auto con targa italiana e la nostra lingua è molto diffusa, quindi è facile farsi capire. Il proprietario dell’appartamento in cui alloggio si arrabbia quando gli chiedo la carta igienica, a quanto pare non era inclusa nel prezzo (riaffiorano i ricordi di quando stavo in Bolivia). Arrivo quasi al confine con la Grecia, dove visito il sito archeologico di Butrinto: esplorare i posti dove il turismo di massa non è ancora arrivato significa avventura, pochi controlli e poche regole; un vero senso di libertà tra le rovine di un’antica città. E finalmente è arrivato il momento del meritato relax: affitto sdraio e ombrellone e mi dedico anima e corpo al primo bagno in mare degli ultimi 2 mesi; raggiungo un paio di isole vicine a nuoto e mi immergo ancora in una mangiata di pesce, mentre un simpatico anziano signore albanese m’intrattiene con i racconti dei terribili momenti vissuti dal suo popolo ai tempi del comunismo, sottolineando quanto gli Italiani siano stati generosi con gli Albanesi nel momento del bisogno. Intanto il figlio, ora proprietario di 5 negozi d’abbigliamento tra Tirana e Durazzo, mi offre da bere e nel pomeriggio mi fiondo in una vissuta pennichella all’ombra. Anche la strada costiera sale e scende dalle montagne, non mancano i soliti bunker e gli asini trainati dai giovani, vecchi edifici militari in disuso e palazzine popolari nei piccoli centri attraversati. L’ultima notte del mio viaggio mi fermo nel villaggio di Dhermi, anch’esso piccolo, sulla spiaggia e costruito senza capo ne coda.

Parte 18 (ultima), Ritorno in Puglia e Conclusioni

3 Settembre Valona – Brindisi

In Albania c’è una massiccia presenza di vecchie Mercedes: mi è stato detto che sono le uniche auto a reggere i colpi delle assurde strade albanesi, a me sembra ce ne siano più qui che in Germania (chissà quanti tedeschi le staranno rimpiangendo!!!); un nuovo spot promozionale per l’Albania potrebbe essere: “venite a visitarci, così potete apprezzate le bellezze che abbiamo da offrirvi e rivedere la vostra auto”. Ultimo giorno di viaggio, in scioltezza e a zig zag tra le montagne arrivo a Valona. Si respira un po’ l’aria da cittadina, ma l’Albania continua a darmi l’impressione di un paese senza legge e che ha bisogno di regole; è incredibile come sia così vicina all’Italia e così diversa. Al porto vengo assalito dalle varie agenzie che vendono i biglietti, alla stessa maniera di come si farebbe in Mozambico o in Perù; valuto le varie offerte e alla fine sono io stesso a decidere il prezzo del mio biglietto per Brindisi: la commessa scrive e mi dà la ricevuta. Ne approfitto per l’ultima mangiata di pesce a buon prezzo, stavolta in un ristorante di un certo livello, e sono pronto per l’imbarco. Nel garage della nave assisto ad una lite tra un poliziotto e un ragazzo Albanese: fanno a botte, se le danno diverse volte senza che nessuno li divida e poi vanno via come se niente fosse accaduto, nessun arresto o fermo; vige la legge della strada anche in divisa. Il traghetto parte con regolare ritardo, a bordo trabocca di persone, per la maggior parte Albanesi, che occupano ogni spazio disponibile: sembra di essere su una nave clandestina, la maggior parte uomini naturalmente e pochi sorrisi sui volti. Ed ecco avvicinarsi Brindisi, il viaggio sta per finire, che avventura!!! Giunto al porto la finanza controlla i passaporti uno ciascuno, c’è una carneficina umana che mai avevo notato prima su questa banchina: vengono aperte le auto e controllati i passeggeri con molta calma, credo che impiegheranno almeno un paio d’ore a smaltire tutta quella gente; io invece me la scappotto, con la moto m’infilo pian piano tra le macchine, mostro il passaporto Italiano e il finanziere mi dà l’OK.

Che dire, il viaggio è stato semplicemente FANTASTICO: ho toccato 23 paesi, spaziando dalle nazioni più ricche al mondo a quelle più povere; lo scooter ha percorso 16086 chilometri, senza mappe né navigatore, 60 giorni giusti giusti, avventure a non finire. Spesi 4000 €uro circa (4500 incluse le manutenzioni alla moto prima e dopo il viaggio), circa 1000 sono andati via solo di benzina; senza le numerose persone sconosciute che mi hanno accolto e ospitato sarebbe stato molto più difficile e caro. Con Brindisi – Capo Nord si chiude un ciclo, un grande ciclo che negli ultimi anni mi ha portato a situazioni estreme nei 5 continenti di questo fantastico mondo… Il naturale punto di arrivo di questo ciclo non poteva che essere Brindisi, la mia città, la città da dove tutto è cominciato; peccato che lei non se ne sia mai accorta… Il biglietto aereo per la Colombia è già nel cassetto da un po’ di mesi, l’offerta era troppo appetibile per lasciarla andare; ma ho deciso che il prossimo inverno vado in vacanza, quella vera, niente più esperienze estreme, niente più tempistiche tirate al massimo, niente più situazioni pericolose… almeno ci provo, non lo metto per iscritto. Proverò a viaggiare con un approccio diverso, più rilassato e meno orientato verso obiettivi ben precisi. Per ora mi merito un po’ di relax al mare di casa.

Paesi attraversati:

– Italia

– San Marino

– Svizzera

– Liechtenstein

– Francia

– Lussemburgo

– Belgio

– Olanda

– Germania

– Danimarca

– Svezia

– Norvegia

– Finlandia

– Estonia

– Lettonia

– Lituania

– Polonia

– Slovacchia

– Ungheria

– Serbia

– Kosovo

– Macedonia

– Albania



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