Cammino franco provenzale

Un itinerario ad anello...
Scritto da: Carlin
cammino franco provenzale
Partenza il: 27/06/2010
Ritorno il: 24/07/2010
Viaggiatori: 8
Spesa: 1000 €
Un passo dopo l’altro, entriamo in Francia dal Moncenisio, dopo aver percorso in Valle di Susa l’antica strada reale, un tratto di quella napoleonica ed un paio di gallerie dell’incredibile Ferrovia Fell. La prima notte ci vede alla Gran Croce, in cima alle mitiche “scale”, testimoni di millenni di vicende umane. Si costeggia il lago per un paio d’ore fino ad arrivare al Colle. Il colpo d’occhio è sontuoso: versante italiano, pascoli, riflessi d’acqua, catena Roncia-Lamet, ghiacciai della Vanoise. Scendiamo verso il sentiero “du Baroque” e lo percorriamo, intrigante balcone sulla Maurienne, fino a Bessans, dove ci accolgono i Personnatz e tutta l’amministrazione comunale. Si esprimono senza difficoltà in “patois” e ci mettono a disposizione un interessante spazio multimediale che ci permette di inviare in tempo reale diario della giornata ed immagini. Ponti di neve in quota ci consigliano di affrontare, il terzo giorno, la salita all’Iseran percorrendo fino a Bonneval il sentiero “du Petit Bonheur”, per poi affrontare le rampe piuttosto impegnative verso il Vallon de la Lenta, il Pont de la Neige e il Colle. La discesa su Val d’Isère è un festival di canti e pioggia battente: “c’est la vie”. Fernand Bonnevie, maestro di sci di novantaquattro anni, ha le lacrime agli occhi quando gli si offre l’opportunità di dialogare, dopo decenni, con quella che per lui è stata la lingua più familiare. Anche Bourg-Saint Maurice e la Tarentaise, oltre ad offrirci materiale utile alla ricerca linguistica, ci regalano scorci da favola, prima lungo le praterie di mezza costa e i villaggi ricchi di sacralità e di affreschi, poi in quota verso il rifugio du Presset e la leggendaria Pierre Menta. Cena di gala stasera, con l’ineffabile carbonara e lo squisito dolce che il simpatico Nicolas, gestore della capanna, dice di aver approntato per gli amici italiani. E, a tavola imbandita, l’incontro con una coppia di statunitensi che ha scelto di stabilirsi e vivere ad Annecy. Quando si dice … “douce France”. Il Beaufortain non ha certo bisogno di presentazioni, ma accostarsi al Lac de Roselend dall’alto ha un non so che di saga nordica, con il grande invaso che pare un fiordo norvegese. Un passo appresso all’altro tra prati e boschi e comprendi perchè il principe dei formaggi abbia scelto lì il suo regno. Gilbert Viallet è stato per parecchi anni primo cittadino a Beaufort ed ora, anch’egli in “patois”, ci racconta il suo impegno alla guida della cooperativa di produttori dell’aristocratico alimento. Boschi di faggi e piccole fragole selvatiche prima, alte conifere poi, ci accompagnano nella tappa che ci porta a Flumet. Il villaggio di Crest-Voland e il ponte sull’Arly ci raccontano scampoli di storia. Al Col des Aravis è La Giettaz a salutare i suoi ospiti con un simpatico “arvi”, arrivederci. Mentre la sera, a La Clusaz, proviamo l’ebbrezza di un paio di scapicollate discese sulla “luge” ed il calore, ancora una volta, di una cordiale accoglienza. Oggi è France 3 con il programma “Vaqui”, dedicato alle lingue e alle culture dei territori, a seguire con discrezione la nostra avventura. Si sale al ridente Plateau de Beauregard e ci si inoltra nella foresta. Qui lo spiazzo in cui s’innalza il secolare “re del bosco” diventa un “set” e un’occasione sia per illustrare finalità e particolari del nostro progetto, sia per evidenziare peculiarità e bellezze della regione che stiamo accarezzando. Non siamo attrezzatissimi per divagazioni balneari ma appena spunta il lago, a Menthon-St Bernard, già ci siamo dentro: una bella nuotata dopo tanto camminare è una delle gioie intense della vita. Accostiamo ad Annecy sul battello e questo ci permette di apprezzare Talloires, Duingt, Sevrier. Cerchiamo di non essere troppo ingombranti tra gli specchi e gli stucchi del Palazzo Comunale; chissà che un giorno non si possa offrire proprio lì un’esposizione fotografica del nostro itinerario. Il centro storico ed i canali, con le loro testimonianze e la loro quotidianità, sono un paradiso per i cacciatori d’immagini, giorno e notte, e casca, come si suol dire, a fagiuolo, il giorno di riposo dopo le abbondanti scarpinate dell’ultima settimana. Il progetto ci porta verso il Lago Lemano e gli amici di Cruseilles, bambini e nonni, vengono ad attenderci al Pont de La Caille. Eccoci nuovamente nella storia, stupendamente nella storia: beati i costruttori di case e di ponti. La sera l’atmosfera è d’incanto. Nel cortile della vecchia scuola la tavolata è di quelle robuste: la carne sulla brace non patisce trasparenze ma è decisamente, lo si accetti come un apprezzamento, alla francese; il vino è ottimo e, visto che non s’ha da guidare …; e credetemi, quando dall’Italia giungono complimenti al nettare transalpino … l’Europa è sulla strada; nel prato poi c’è pure, tra due alberi, la possibilità di stendere l’esiguo bucato ad asciugare alla brezza ed agli ultimi bagliori di un magico crepuscolo. Gli amici del Patois si sono già organizzati per ospitarci nelle loro abitazioni. Anche questa è Francia. E poi, costeggiando il Salève e le sue rocce levigate, la multietnica Ginevra. Siamo grosso verso la metà dei cinquecento chilometri dell’intero anello. Rodano e Alpi: c’est superbe!


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