Perù senza però!

Lima, Ica Paracas, Isole Ballestas, Nazca, Arequipa, Puno, Lago Titicaca, Cusco, Valle Sacra, Aguas Calientes, Machu Picchu...
Scritto da: Luna Lecci
perù senza però!
Partenza il: 26/12/2009
Ritorno il: 08/01/2010
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
Dal 26 dicembre 2009 all’8 gennaio 2010

Lima, Ica Paracas, Isole Ballestas, Nazca, Arequipa, Puno, Lago Titicaca, Cusco, Valle Sacra, Aguas Calientes, Machu Picchu Tour operator Kuoni – € 2.500 a persona

Io e il mio boy alla scoperta delle altissime cime andine, dei colori e del folklore degli incas, degli affascinanti siti archeologici e delle città coloniali. Da tempo volevamo organizzare da soli questo tour ma poi, e lo consigliamo, abbiamo preso un pacchetto che ci consentisse di avere un’assistenza costante negli spostamenti, nei trasferimenti negli hotel, già prenotati dall’Italia, una guida in lingua italiana durante le visite in siti particolari e tanto tempo a disposizione per godere in piena libertà il viaggio. I tragitti con i bus di linea sono molto lunghi, a volte ripagati dalla bellezza dei paesaggi, a volte un po’ impegnativi. Le altezze raggiunte possono creare dei malesseri, ma ci si abitua presto e qualche infuso/“tisana” possono esser d’aiuto. Il Perù è un paese che sicuramente vi rimarrà nel cuore così come la cortesia e l’ospitalità del suo popolo, sempre sorridente, tranquillo e disponibile. Non abbiamo avuto problemi climatici effettuando il tragitto in inverno, anzi, il clima è stato favorevole in quasi tutte le località toccate. Ovviamente le diverse regioni attraversate facevano registrare climi differenti; sarà bene portare un po’ di tutto ma… Veramente un po’, certamente abbigliamento casual e comodo! Ed ora se vi va prendete una cartina e seguite il racconto del nostro itinerario con consigli, considerazioni e curiosità vissute giorno per giorno!

26 dicembre 2009. Italia – Lima Partenza da Fiumicino con volo IBERIA per Madrid (posti 22 e lo snack è a pagamento), dove faremo uno scalo di un paio d’ore per poi prendere il volo diretto a Lima (posti 39) che durerà la bellezza di 12 ore e durante le quali serviranno un pasto completo, due merende e ci si potrà (self service) dissetare durante tutto il tragitto. Purtroppo il volo porta due ore e mezza di ritardo e arriveremo abbastanza provati alle 4 del mattino (ora italiana) ossia alle 22 di sera ora locale (il fuso orario in Perù è di sei ore in meno rispetto all’Italia). Con un pulmino il personale della Kuoni ci trasferisce al FERRE’ MIRAFLORES un alberghetto semplice, essenziale e pulito. Ci accorgiamo che le spine sono a due o a tre lamelle piatte. A noi serve un attacco a tre e qui, come in tutti gli altri alberghi in cui alloggeremo, a parte uno, non sono forniti di ADATTATORE! Oh, oh, piccolo intoppo. Siamo troppo stanchi per pensarci ora e “sveniamo” per rialzarci riposatissimi alle 7,30.

27 dicembre 2009. Lima – Ica La colazione non è male, a base prevalentemente di frutta e toast oltre che a caffè americano… Una gentilissima signora italiana, ANA, trasferitasi in Perù ormai da ben 54 anni, ci fa da guida per la visita della città. Lavora per la LIMA TOURS, la serissima società presso la quale si appoggia in Perù la Kuoni. Saliamo su un pulmino e conosciamo quello che sarà il nostro gruppo: 7 italiani dai 30 ai 50 anni. LIMA è molto estesa: da un punto all’altro della città corrono ben 26 km, ci vivono circa 9 milioni di abitanti, praticamente risiede qui 1/3 della POPOLAZIONE peruviana , è divisa in 47 comuni e ogni “municipio” ha il compito di curare i giardini e gestire gli spazi e le strutture che vi risiedono. Molti sono i PULLMAN di proprietà dell’autista – che fa parte di un’associazione – e sui quali un bigliettaio, sulla porta aperta, invita turisti e locali a salire, ma la guida ci sconsiglia vivamente, per il modo in cui vengono guidati, di prenderli. Questo fu uno dei modi per risolvere una crisi economica e il problema del trasporto negli anni ’90. Le case hanno prevalentemente il TETTO piatto dal momento in cui non piove mai e se qualche abitazione lo ha spiovente sarà esclusivamente per un fattore estetico: non esistono le grondaie. Il CIELO è sempre coperto, sia per lo smog, sia perché pieno di nuvole portate dall’Oceano, nuvole di passaggio che vanno a scaricarsi sulle Ande. Il CLIMA è mite, la temperatura costante va dai 18 ai 22°C. Completamente differente dal resto della nazione, con un’umidità che va dall’85 al 97%. Lo STIPENDIO minimo è di circa 180 $ al mese, quello di un impiegato di $ 600 mentre chi guadagna dai 1.000 $ in su vive da nababbo. Con € 0,25 ci si comprano 10 banane o 10 panini o ½ kg di riso. Non c’è una forte povertà e in effetti non vediamo mendicanti, ma magari bambini vestiti in maniera folcloristica con una pecorella tra le braccia o un altro animale al seguito che chiedono una PROPINA: una mancia, ma ai quali, invece di elargire monete, regaliamo caramelle o penne. Le ville o gli APPARTAMENTI sono grandissimi, vanno dai 180 ai 300 mq e il loro costo medio è di 110-150.000 $. La prima sosta la facciamo a HUACA PUCLLANA, un centro cerimoniale dove venivano praticati riti in onore della madre terra per ringraziarla dei prodotti agricoli che dava la valle in cui ci troviamo. Particolarissimo il modo in cui i mattoni, posizionati verticalmente, creano delle gradinate, delle piramidi e hanno conservato intatti oggetti e cibi. È un sito riportato alla luce solo 15 anni fa per la poca disponibilità economica del comune a eseguire i lavori di scavo. È poi la volta della CASA LUNA, una casa di proprietà e residenza dei sigg. Luna (lui architetto di origine italiana, lei casalinga) che ci ospitano per mostrarci la collezione di presepi più bella, originale, vasta e importante che abbia mai visto. Hanno da sempre la passione di viaggiare e di comprarli in giro per il mondo. Ovviamente vi sono anche altri pezzi unici di quadri, oggetti in generale che espongono con ricercatezza e permanentemente in alcune stanze della casa. La zona moderna di Lima è costituita dai quartieri residenziali di SAN ISIDRO sorta su un’azienda agricola che ha lasciato in eredità tantissimi alberi di ulivi dai quali si raccolgono delle carnose e grosse (ma meno saporite delle nostre) olive e MIRAFLORES, il secondo centro della città (il vero centro dista 12km) pieno di ristoranti, cinema, teatri, negozi (che aprono alle 10 per chiudere alle 22), centri commerciali. Belle e particolari anche le tante piante dai coloratissimi e sgargiantissimi TULIPANI AFRICANI. C’è da dire che da queste parti vengono coltivate addirittura 35 specie di orchidee e delle circa 400 totali esistenti al mondo. Passiamo davanti allo STADIO NAZIONALE che ospita fino a 60.000 spettatori ma Ana ci dice che il calcio non interessa molto (e infatti a parte qualche maglietta non riesco a trovare neanche una sciarpetta per la collezione di mio fratello). Lo sport nazionale è il surf. Vediamo un bel parco dove dopo le ore 17 si ritrovano pittori e artigiani e diverse bancarelle vengono allestite formando un mercatino delle pulci. Passiamo per l’Avenida Arequipa con le sue ville del ’50 che furono vendute al comune e oggi ospitano scuole, istituti… Un’occhiata veloce al MUSEO D’ARTE del 1802 inizialmente sede del Comune, a PIAZZA GRAU in onore dell’ammiraglio che combatté contro il Cile nel 1879, al PALAZZO DI GIUSTIZIA del 1880, molto simile a quello di Bruxelles ma senza la cupola e a PIAZZA SAN MARTIN in onore al generale argentino che nel 1821 si adoperò per l’indipendenza della nazione. Notiamo che le grandi piazze della vecchia Lima hanno la caratteristica di avere intorno tutte strutture simmetriche. Attraversiamo la zona coloniale e ci fermiamo ad ammirare un gioiello architettonico: la CATTEDRALE o Duomo dove assistiamo ad una messa celebrata da un cardinale. La facciata è del 1560, le ali del 1640 e il campanile di fine settecento; ospita la tomba di Francisco PIZARRO, il condottiero spagnolo che conquistò l’Impero Inca e fondò Lima, l’organo più antico del sud America importato nel 1870 dal Belgio ed un coro in legno degno di nota. Sulla stessa PLAZA MAYOR si affacciano inoltre l’ARCIVESCOVATO del 1740 che ospita vescovi e cardinali, la CASA GIALLA con dei balconi verdi del ’600, la più antica di Lima e il PALAZZO DEL GOVERNO. Ultima sosta presso il MONASTERO DI SAN FRANCESCO che non si può fotografare né filmare per cui ci limitiamo a memorizzare affreschi, mattonelle azulejos del 1620, un chiostro, una splendida libreria, leggii girevoli, sedili costruiti in cedro con predellini per sorreggere i francescani durante lunghe riunioni… È costruito con una specie di marmo bianco ma molto più malleabile e sembra di stare nei pressi di Assisi. Alle 13,30 con il bus della linea CRUZ DEL SUR, che consiglio vivamente, ci trasferiamo (circa € 11 a persona) ad ICA. Prima di salire sul mezzo a due piani facciamo un vero e proprio check in: ci controllano borse, passaporti, etichettano le valigie e una volta seduti passano con una telecamera per immortalare i nostri bei visi. Il motivo? Diversi anni fa, quando si effettuavano fermate a richiesta, facendo salire chiunque senza controlli, si era soggetti a dei veri e propri assalti durante i quali i turisti venivano derubati. Oggi le fermate sono pochissime e super controllate così come il bus che ha il sistema del GPS. Durante il percorso, della durata di 3 ore e mezza, ci servono un gustoso pranzo e proiettano due film in spagnolo sottotitolati in inglese. Ad Ica alloggiamo presso il meraviglioso hotel LAS DUNAS SUN RESORT (€ 95 a stanza) che ci accoglie con un drink di benvenuto: il famoso cocktail PISCO SUR, una specie di grappa, volendo al gusto di limone, prodotta facendo distillare solo uva di prima scelta. Niente adattatore, ma per i nostalgici, tv sintonizzabile su Rai international!

28 dicembre 2009. Ica – Paracas – Isole Ballestas – Nazca Sveglia all’alba, colazione megagalattica, partenza alle 6,45 e in un’oretta raggiungiamo PARACAS da dove ci imbarcheremo per le ISOLE BALLESTAS, le Galapagos del Perù ($ 25 a persona), su una lancia a motore molto grande e sicura. Il nostro gruppo si unisce a tanti altri turisti e le spiegazioni saranno in spagnolo e in inglese ma… Ci sarà poco da capire e molto da vedere. La gita inizia alle 8, dura un paio d’ore e nonostante sia prima mattina la crema protettiva sul viso e sulle braccia è sicuramente da spalmare perché il sole, anche se non si sente, picchia e la sera si “materializzerà” sulla pelle. Il lungomare di Paracas é carino, nulla più: tutta questa zona, Ica e Pisco compresi, è stata devastata dal terremoto di due anni fa che durò 2 minuti e dieci secondi e rase al suolo molte costruzioni. Vediamo per la seconda volta il curioso CANE CHINU, detto cane nudo dal pelo raso e ciuffetto sulla testa e, mi dispiace dirlo, non è particolarmente bello, anzi! Inizialmente non lo avevamo nemmeno avvicinato perché pensavamo avesse qualche malattia… E poi il suo pene rosso fuoco che spiccava sul grigio… faceva un po’ impressione. Dopo pochi minuti di navigazione ci troviamo subito di fronte a un fenomeno inspiegabile: su una altissima duna di arenaria, roccia sedimentaria ricoperta di sabbia, è scolpito quello che chiamano il CANDELABRO, la figura di un cactus alto 177 mt e largo 54. La stranezza é che, normalmente, con tutto il vento che c’è da queste parti, un qualsiasi disegno su sabbia sarebbe stato cancellato in pochi giorni. Questo, invece, dal 300 d.C. Rimane ben visibile dando vita a diverse supposizioni che sanno di mistero. È pur vero che non piove quasi mai e la parte su cui vi è il disegno è quella meno ventosa… Le isole Ballestas non sono altro che rocce di differenti forme, massi che spuntano in mezzo all’Oceano, archi naturali… Dove tantissime specie di uccelli (cormorani, pellicani, sule dalle zampe azzurre, gabbiani…), pinguini, colonie di leoni marini, stelle marine, granchi giganti hanno preso stabilmente la residenza. È una ricca riserva naturale con un mare pescosissimo dove riusciamo ad avvistare anche una balena! Proviamo delle belle emozioni “disturbate” solo da qualche bisognino di uccello che “piove” sulle nostre teste (consiglio di portare un cappellino), da salatissimi schizzi d’acqua durante il tragitto e dall’odore molto forte di guano che imbianca tutte le rocce! Alle 10,30 il pullman CRUZ DEL SUR ($ 9 a persona) in tre ore ci condurrà a Nazca. Attraverseremo il deserto di Ica, che in alcune zone diventa molto fertile (si producono asparagi verdi, cipolla bianca, agrumi, uva, meloni, angurie…) grazie all’acqua pompata dal sottosuolo (cadono mm 2 di pioggia l’anno, è uno dei deserti più aridi al mondo). Durante il tragitto proiettano il film Angeli e Demoni in lingua originale sottotitolato in spagnolo. Ad aspettarci, sotto un caldo asfissiante, un pulmino della Lima tour che in pochi minuti ci conduce all’hotel MAJORO, un’altra vera e propria oasi di pace ($ 98 la stanza). La stanza 111, presso la quale riposeremo, non ha la tv ma affaccia su un giardino curatissimo all’inglese – che vede piantati alberi di papaia, di mango, bouganville e fiori vari… – sul quale un pavone dai colori meravigliosi si dà le arie mentre dei COCORITE (pappagallini coloratissimi) ci fischiettano qualcosa e, ciliegina sulla torta, un’alpaca (con l’accento sulla seconda à), la prima che vediamo, staziona e ci tiene compagnia. È completamente libera, ci guarda con quel musino grazioso, con quegli occhietti simpatici, ricoperta da un lungo pelo lucido e… La mettiamo al centro dell’attenzione scattandole tante foto. L’hotel è un po’ lontano dalla strada principale (almeno 3 km) ma che importa? Il taxi costa solo € 2 per raggiungerla. Il pomeriggio libero decidiamo di occuparlo navigando un po’ gratuitamente su internet e facendoci prenotare, per $ 70 + € 5 di tasse aeroportuali da pagare in moneta locale (20 nuevo soles), il volo sulle LINEE DI NAZCA. Il giro di mezz’ora é sicuramente un po’ caro (probabilmente prenotando senza agenzia avremmo risparmiato), le linee, ossia diverse figure zoomorfe, disegnate nel 400 a.C. Su un’area sacra e raffiguranti animali (una scimmia, una balena, un pellicano, un colibrì, una rana, un condor, un pappagallo, un cane), un astronauta, un albero, delle mani e dei trapezi, inizialmente fanno un po’ fatica a farsi distinguere, poi però più si vola più si individuano abbastanza bene, ma risultano più “piccole” e meno marcate di quanto si immagini. Il mal d’aria é quasi assicurato (almeno il 50% del gruppo ne ha sofferto). Ci sono due tipi di velivoli che effettuano il giro e sono di 6 e di 12 posti. Se possibile volate su quello più grande che risulterà un po’ più stabile. Escursione da consigliare? Beh, diciamo che, una volta giunti fin qui, non potevamo non vederle! Non mi sento di consigliarlo vivamente ma nemmeno di sconsigliarlo assolutamente a meno che si hanno problemi di stomaco… e allora sarà probabile che non ci si riuscirà a concentrare sul paesaggio che oscilla e poi, una volta rimessi i piedi per terra, si resterà scombussolati almeno per un’oretta. Ho fatto questa esperienza perché sapevo che i famosi disegni, che voglio credere non essere una mera trovata turistica, erano visibili solo dall’alto e rappresentano uno dei grandi misteri che affascinano l’uomo. Ci facciamo lasciare al centro di Nazca e ci caliamo un po’ nella realtà locale girando per il MERCATO e acquistando, per € 1,5: due mango, un PEPINO (un frutto tondo, color giallo striato di marrone dal sapore assimilabile a una pera-melone-pesca), quattro banane e tre tipi di uva. Ci divertiamo a immortalare barbecue all’aperto dove si cucinano fino a tarda notte polli, interiora… Ragazzi che vendono miniuova sode che sbucciano al momento… Un pout pourri di colori e di odori invade le viuzze dove tanta gente del luogo passeggia. Ceniamo presso il RICO POLLO gustando uno dei polli alla brace più abbondanti e gustosi! Il ½, il ¼, l’1/8 o l’intera bestia viene servita su un letto di insalata e con una montagna (in Italia sarebbero state quattro porzioni) di patatine fritte molto carnose e poco unte. Accompagniamo il pasto con una bibita e paghiamo il corrispettivo di € 10 in due! Locale che consiglio di cuore per la qualità e la quantità di cibo e perché non ci avremmo trovato i tantissimi peruviani che lo affollavano se i prezzi fossero stati per noi turisti. Come si dice da queste parti farete una “mangiata da ricchi con pagata da poveri!”. Per la prima volta proviamo la famosa CHICHA MORADA che avevamo visto vendere in numerosissime bancarelle e che i peruviani sorseggiano in continuazione. E’ una bevanda preparata facendo bollire insieme mais nero (troppo caratteristico e mai visto prima d’ora! Sembra una pannocchia carbonizzata), cannella e chiodi di garofano. Al composto fatto freddare ci si aggiunge limone e zucchero. E’dolciastra e tutto sommato non male. Con € 2 al tassista rientriamo in hotel e finalmente a nanna dopo una giornata più che piena!

29 dicembre 2009. Nazca – Arequipa Non mettiamo la sveglia ma ci alziamo ugualmente di buon ora per fare una ricca colazione sempre a base di frutta, frullati freschi di papaia, ananas, toast e assaggiamo una banana dalla polpa color rosa, molto più carnosa e grande di quelle che mangiamo in Italia ma un po’ meno dolce. Bevo per la prima volta l’ACQUA DE COCA: una sorta di thé con la differenza che il filtro contiene pezzetti di foglie della pianta da cui si ricava la cocaina che è energetico e a lungo andare fa passare la fame, la stanchezza e aiuta a non avere problemi di mal di montagna, il SOROCHE, quando si sale sulle Ande. Di questo MATE DE COCA ne sorseggio solo una tazza e mi dicono che il più efficace si ricava direttamente dall’infuso di foglie… ma per iniziare va bene così e poi… personalmente di energia ne ho già tanta e che mi passi la fame… non ne ho proprio voglia. Ci trasferiamo presso la stazione dei bus per partire, alle 13,15, con la linea OLTURSA (€ 18) in direzione Arequipa salutando la bella JESSICA della Lima tour che ha assistito al nostro check in. Prima però facciamo un’ultima passeggiata per la soleggiata Nazca (oggi faranno 32°C) e acquistiamo lt 1 di succo di kiwi e lt 2,5 d’acqua per un totale di € 1,50! Durante le 8 ore di tragitto ci servono un semplice pasto a base di riso, pollo, un budino e una bibita, proiettano film in lingua originale sottotitolati in spagnolo mentre i nostri occhi vedono paesaggi tra i più belli e disparati: deserti dalle dune perfette, cumuli di sabbia formanti disegni geometrici, prati che ricordano quelli scozzesi, zone lunari. Tantissimi gli allevamenti di polli, di tacchini, di galline che vengono esportati in quantità industriali, avicoli che crescono facilmente e senza grosse spese per l’abbondante e buon mais. Arriviamo ad AREQUIPA, la seconda città del Perù, a 2.380 mt slm a mezzanotte, siamo alquanto intorpiditi e per fortuna in un’altra decina di minuti – passando per la VIA MARINA dove vi sono edifici abbandonati, prima laboratori di prodotti in cuoio poi chiusi per la concorrenza di prodotti cinesi – arriviamo presso il pulito hotel MELIANA dove nella stanza 209 cercheremo di dormire un po’.

30 dicembre 2009. Arequipa Nonostante il silenzio o solo gli uccellini che cinguettavano, attorniati da un bel parco verde… non siamo riusciti a riposare bene, probabilmente l’altitudine o la suggestione non ce lo hanno permesso. Colazione senza frutta, ma con un buon ciambellone e dei gustosi panini per poi sfruttare al massimo la mattinata libera. AREQUIPA significa “mi fermo qui” e gli spagnoli, il 15 agosto del 1540, ci si stazionarono veramente dando vita a una bellissima città coloniale divisa in 8 province. Una curiosità: il giorno di ferragosto è festa dell’amore e del cambiamento. Il centro della città è circondato da archi e ponti, il più antico ha 400 anni ed è il PONTE GRAU. Il livello economico della popolazione è medio, non ci sono né troppi ricchi né troppi poveri. La lingua, oltre allo spagnolo, è quella QUECHUA. La guida ci consigliava di visitare il MUSEO SANTUARIOS ANDINO, dove è conservata Juanita, la principessa di ghiaccio, ossia le spoglie congelate di una vergine inca sacrificata sulla vetta del Nevado Ampato oltre 5000 anni fa. Lo raggiungiamo ma… la giornata di sole stupenda e la visita che durava minimo un’ora di cui 20 minuti a guardare un video, in un ambiente freddo, senza la possibilità di fotografare o filmare… ci hanno fatto optare per una lunga passeggiata attraverso la simpatica città. Prima meta la grande e verdeggiante PLAZA DE ARMAS dove tanta è la gente che gode della bellezza della CATTEDRALE (costruita ben otto volte a causa dei terremoti, l’ultima volta non più utilizzando, per i campanili, del cemento o marmo, ma del carbonio sintetico!) e dell’altissimo albero di Natale addobbato davanti la stessa. La domenica in questa piazza si riuniscono le famiglie, mentre in giornate feriali, come questa, si trovano gruppi di uomini e di donne che aspettano chiunque abbia bisogno del loro aiuto. E’ un ufficio di collocamento a cielo aperto dove si incontra la domanda e l’offerta di lavoro senza mediazione. Si ha la necessità anche per un solo giorno di una signora che stiri o pulisca? Si va in piazza, si parla direttamente con l’interessata e la si porta con sé; si ha necessità di un uomo per lavori edili? Ci si reca in piazza e…. Facciamo un salto all’ufficio postale per acquistare dei curiosi francobolli e visitiamo la CHIESA DI SANTA MARTA, bianca esteriormente come la maggior parte dei monumenti ad Arequipa, detta appunto la città bianca perché si è sempre costruito utilizzando la pietra lavica bianca. La chiesa si trova sulla stessa piazza dove affaccia il PALAZZO DI GIUSTIZIA davanti al quale diversi uomini, con appoggiata sulle gambe una vecchia macchina da scrivere, muniti di carta carbone compilano i modelli prestampati o richieste di certificati alle persone che ne hanno bisogno. Sembra di vivere una scena da film anche quando, accanto a loro, vediamo i numerosi pulitori di scarpe all’opera. La passeggiata prosegue con la visita, dall’esterno, della Chiesa di SANTA ROSA e della Chiesa di SANTA TERESA. Alle 14 via col tour organizzato per la splendida città. Prima sosta presso il panoramicissimo punto EL CARMEN dove ammiriamo sia una serie di terrazze coltivate e verdeggianti per il passaggio del limpido fiume CHIVI=gelato, sia, in lontananza, gli altissimi vulcani MISTI, CHACHANI (ancora attivo) e PICCHU PICCHU. Ci vengono mostrati i prodotti chiave di quest’area: tre tipi di zucca, tre tipi di mais, il MACA (una radice ricca di proteine, calcio, vitamine, una sorta di viagra per gli uomini, “fertilizzante” per le donne, corroborante per tutti che assaggiamo sotto forma di caramelle e di liquore), le foglie di coca che acquistiamo anche sotto forma di caramelle e in filtri e due tipi di patata disidratata (al mondo esistono 4000 tipi di patate e… 3000 si coltivano solo in Perù!). La guida ci spiega che, per risolvere il problema della stanchezza, si masticano e tengono in bocca 7-8 foglie di coca per tre quarti d’ora, poi le si buttano per prenderne altre. Un antico metodo per vedere quante ore lavoravano gli operai? A fine giornata il padrone contava il numero delle foglie sputate e faceva un calcolo dell’orario di lavoro. Ancora oggi molti autisti di pullman che devono guidare anche 12 ore consecutive masticano foglie di coca così come contadine anche in stato interessante! Utilissima, comunque, per sopperire al problema dell’altitudine. Facciamo un giro per le zone di YANAHUARA, letteralmente “mutandina nera” perché gli spagnoli quando arrivarono si trovarono di fronte a un gruppo di persone coperte esclusivamente da mutandine scure. Entriamo nella chiesa di S. IGNAZIO DI LOYOLA che ha intarsiati tantissimi fiori sull’arco del portone come segno di “benvenuti nella casa di Dio”. Assistiamo a una messa cantata molto allegra (forse troppo?!!? Il coro, “mimando la canzone”, leggeva il testo su un pannello dove un proiettore lo faceva scorrere… una sorta di karaoke) e poi proseguiamo per il quartiere di CAYMA, molto esclusivo. Visitiamo il CHIOSTRO DELLA COMPANÍA decorato in maniera particolare e al cui interno sono presenti diversi negozi di abbigliamento che vendono prodotti in alpaca, a buon prezzo, ma dai modelli non proprio all’ultimo grido. Altra tappa il MONASTERO DI SANTA CATALINA (€ 8 spesi bene), nel 1830 abitato da 200 persone, oggi solo da 20 suore. Prima si entrava e non si usciva: le suore vivevano, morivano e venivano seppellite all’interno del convento. Anche le vedove potevano farvi parte, ora non più. Inizialmente era un monastero vivace, allegro, poi con sempre più limitazioni anche se Papa Giovanni II tolse la clausura (una volta al mese si poteva parlare con la propria famiglia). All’inizio era un onore entrare, l’alternativa era il matrimonio combinato. Oggi bisogna avere 18 anni, far voto di povertà, castità e soprattutto avere tanta vocazione e in questo momento c’è tanta crisi! Visitiamo alcuni dei 100 appartamenti dove alloggiavano le suore: veramente dei graziosissimi monolocali in cui era presente sempre una zona per pregare e ritrovarsi, la stanza da letto e la cucina col forno in muratura. Qualora ci fossero stati dei terremoti le famiglie delle suore avrebbero provveduto a ricostruire la singola abitazione distrutta. Attraversiamo vari chiostri molto curati, con degli aranci piantati al centro, degli affreschi sotto le arcate che rappresentano le litanie, le preghiere da imparare a memoria. Le suore ricche portavamo il velo nero, quelle di un ceto medio il velo bianco e le povere nessun velo. Nel museo sono esposte le doti portate all’epoca per accedervi (mobili, stoviglie, biancheria) e ci rendiamo conto di quanto fossero benestanti molte di loro. Ognuna portava anche un Santo a cui era particolarmente devota e delle serve. Sembra di stare in una cittadina di mare con i muri tutti bianchi, o di montagna per la presenza di tante curatissime piante e fiori o ancora in un agriturismo dai muri color ruggine e a volte bluette! Passiamo per la zona del silenzio, per quella del noviziato, ma non riusciamo a visitare tutti i 20.426 mq che lo compongono. Nel negozietto sono in vendita alcuni dei prodotti che le sorelle realizzano (ricami, dolci, saponette) per pagare le spese di mantenimento ricavate, inoltre, dall’affitto per sfilate, cene, banchetti di parte del monastero. Presso El Super, un supermercato dai prezzi molto convenienti acquistiamo prodotti peruviani. Ceneremo presso il consigliato ristorante ARY QUIPAIA dove gusteremo, tra l’altro, per € 15 in due, il FILETTO D’ALPACA e il PORCELLINO D’INDIA (o CUY dal fatto che squittisce: “cuy cuy”)! Il locale è molto carino, suggestivo, pulito, il servizio veloce e il tutto accompagnato da musica tipica dal vivo, unico neo (solo per il mio modesto parere) è che eravamo attorniati esclusivamente da turisti… chissà dove consumano cucina tradizionale gli arequipegni!

31 dicembre 2009. Arequipa – Puno Prima colazione e trasferimento alle 8,30 presso un terminal simile ad una stazione ferroviaria dove tante razze si incontrano e bisogna pure stare molto attenti ai male intenzionati. Con pullman delle linee JULSA (€ 10 a testa, prendiamo posto al primo piano dove i sedili sono più comodi in assoluto, ma affatto puliti) in cinque ore raggiungiamo Puno attraversando zone spettacolari caratterizzate da altipiani lunari o ricchi di lagune abitate, tra l’altro, da una notevole varietà di volatici andini. Vediamo tre delle quattro (guanaco, vigogna, lama e alpaca) specie di animali aventi la stessa origine dei cammelli e dei dromedari presenti su questo territorio che mangiano, tra l’altro, una coloratissima erba gialla, la ICHU. Saliremo fino a 4538 mt per poi “scendere” ai 3800 di PUNO, la capitale folcloristica del Perù, divisa in 13 province, con 130.000 abitanti sempre in festa e occupata, per la metà, dal lago Titicaca. Passiamo per JULIACA, una città che si estende in lunghezza e sempre in crescita con i suoi 800.000 abitanti, sede dell’aeroporto e punto di incontro con molti boliviani. Caratteristici i TAXI CHOLO, dei tricicli a pedali o elettrici molto utilizzati per gli spostamenti. Oltre allo spagnolo qui si parla la lingua pre-inca l’aymara. Le donne sono più grosse, la popolazione ha una carnagione più scura perché si consumano parecchie foglie di coca che rendono il sangue più denso, più ricco di globuli rossi. Prendiamo possesso, presso l’hotel HACIENDA, veramente carino, accogliente e centralissimo, della stanza 314, ci rinfreschiamo un po’ e subito fuori per un giro nella cittadina. Alcuni ragazzi risentono dell’altitudine provando un po’ di nausea, mal di testa. Presso la reception a disposizione dei clienti 24h su 24 ci sono foglie di coca e acqua calda per un infuso, nonché dell’ossigeno che, dicono, una volta respirato, fa star bene per un paio d’ore. Imbocchiamo subito Via Lima, la strada principale, piena di negozietti e ristorantini. Arriviamo nella piazza principale, PLAZA DE ARMAS, dove si affaccia la bella CATTEDRALE all’esterno della quale è allestito un grande presepe. Tantissimi sono gli HOSPEDAJE, ma non ci dobbiamo spaventare… significa che vi sono diverse case-pensioni che per € 7 al giorno danno ospitalità a chi vuol vivere questa città a stretto contatto con i locali e risparmiare un po’. Nel rientrare per indossare qualcosa di più caldo, adocchiamo, dopo aver sbirciato internamente ai locali, consultato e confrontato i rispettivi menu, il luogo dove stasera consumeremo l’ultima cena del 2009: DON GIORGIO, molto elegante, raffinato, pulito con menu à la carte o fisso e un’ottima scelta di vini. I piatti sono tutti ben presentati e ricercati, anche la pietanza più semplice è servita con contorni gustosi oltre che coreografici. Alcuni prenderanno alpaca, altri maiale, io personalmente una zuppa di mais e fave nonché la trota dalla carne rossa (se non si assaggia sembra un salmone), entrambe specialità del luogo, per concludere con dei dolci dal gusto inimmaginabile. Con € 25 a coppia è stato il cenone di capodanno più caratteristico ed economico che abbia mai assaporato! Alle 23 ci riversiamo per le piazze dove il giallo, il colore di buon auspicio, fa da padrone: coriandoli, palloncini, fiori veri e finti invadono le strade. Molte sono le persone che aspettano la mezzanotte davanti alla cattedrale dove, allo scoccare dell’ora fatidica, ci diamo nuovamente, dopo sei ore, il buon anno guardando il cielo illuminato dai fuochi d’artificio e saltellando al ritmo di percussioni di musica locale suonata da un gruppo di ragazzi divertiti! 1° gennaio 2010. Puno – Lago Titicaca – Puno Colazione ottima e abbondante (oggi la variante erano i diversi tipi di cereali: mais e QUINOA chiara e scura) consumata al sesto piano da dove si domina la città. Ci trasferiamo al molo per imbarcarci su un motoscafo (che si guida sia da poppa che da prua) e visitare le famose isole galleggianti degli UROS. Durante i 35 minuti di navigazione MAURO, la guida, ci spiega che questa Tribù dell’Acqua, da molti secoli usa la CANNA DI TOTORA per costruire i propri “villaggi flottanti” e per realizzare sia le case, sia le tipiche imbarcazioni locali. Il lago TITICACA che stiamo navigando, a mt 3810 slm, significa “puma di pietra” in onore ai tanti PUMA prima presenti in queste zone, in origine animali sacri agli Incas, oggi una razza protetta. E’ il lago più alto e navigabile del mondo, per il 60% peruviano e per la restante parte proprietà della Bolivia dove anni fa si arrivava dopo 15 ore di navigazione, oggi con 8, ma dal momento in cui via terra la si raggiunge al massimo in 2 ore e mezza, non viene utilizzato più per questo motivo. E’ 27 volte più ampio del lago di Garda, ha una superficie di kmq 8562 e si mantiene vivo grazie ai 5 fiumi che lo alimentano, fiumi che, oggigiorno, col surriscaldamento del pianeta, sono purtroppo diventati 3, abbassandolo di mt 2 d’acqua d’altezza. Avrà oggi una temperatura di 13°C perché fa molto caldo ma anche il 24 giugno, giorno più freddo dell’anno, quando la temperatura è di 5°C non ghiaccia. Il lago è un enorme pannello solare che crea un clima ottimo per l’agricoltura, è molto pescoso soprattutto di trote a carne rossa e pesci re di carne bianca. Le tre specie di pesci nativi sono i CARACHI (cm 10-15 con molte squame e spine ottimi per il brodo), gli ISPI (molto piccolini) e i PESCI GATTO. L’acqua del lago è molto dolce, un francese nel 1979 misurò il suo grado di salinità e scoprì che in qualsiasi sua parte era di 0,5%. Non presenta, a parte l’1% nella parte che bagna Puno, alcun segno di inquinamento. Finalmente giungiamo su un’isola dove una famiglia (composta da donne, uomini e bimbi prosperosi e dai vestiti coloratissimi) ci dà il benvenuto con molto calore. Sono belle persone dalla carnagione scura, senza un pelo (né sia maschi né femmine), dai denti bianchissimi per il nutrirsi di tanto giunco Totora, ricco di fluoro, dai capelli corposi e corvini che le donne portano raccolti in lunghe trecce. E’ vero che la sensazione che abbiamo è che sia tutto organizzatissimo per i turisti ma… stiamo al gioco perché, comunque, la loro realtà e la loro storia ci incuriosiscono molto. Da qualche anno arriva la corrente grazie a pannelli solari, e quindi sono presenti un ospedale e una scuola elementare, ma prima non esisteva nulla se non un’autorità punto di riferimento per i 10.000 componenti. Ora sono 600 le famiglie che hanno mantenuto una vecchia cultura sempre più influenzata da quella della terra ferma, ma si stima che fra una decina d’anni non esisteranno nemmeno più queste Dopo una simpatica spiegazione di come si costruiscano le case galleggianti, di come si intrecci il giunco, si lavorino i tessuti, di come il lavoro è individuale ma anche svolto in cooperativa tra le famiglie, entriamo in alcune capanne, indossiamo i loro vestiti e acquistiamo qualche monile. Mi diverto a regalare a dei bambini tutto ciò che all’improvviso tiro fuori dalla borsa: un cappellino occidentale, delle matite colorate, un evidenziatore, una fascia per capelli… che prontamente utilizzano mentre cercano di vendere disegni che qualcuno ha realizzato per loro. Molto turisticamente scattiamo una montagna di foto assistendo (in quel momento un po’ di tristezza mi assale e mi “cadono le braccia”) al loro saluto in nostro onore: intonano Vamos a la playa e un’altra canzone in italiano il cui titolo… ho voluto rimuovere! Il pomeriggio lo trascorriamo acquistando qualche souvenir nel centro dell’artigianato (MERCADO ARTESANAL), facendo un giro presso l’ARCO DEUSTUA, vedendo velocemente le chiese LA MERCED e SAN ANTONIO, entrando nel SANTUARIO DELLA MADONNA DELLA CANDELORA e passando per il TEATRO MUNICIPAL. Il nostro programma era in realtà quello di andare a vedere altre isole presenti nel lago, magari meno turistiche, ma la non coincidenza di orari c’ha fatto ripiegare per la terra ferma. Finiamo di registrare la prima videocassetta e andiamo a nanna! 2 gennaio 2010. Puno – Cusco Colazione all’alba e partenza con bus turistico della linea OMER seguro y placentero. Le spiegazioni ci saranno date in lingua inglese e spagnola da un preparatissimo e gasatissimo RONALD, mentre due hostess passeranno più volte ad offrire bibite comprese nel prezzo. Faremo cinque soste e il viaggio durerà una decina di ore ma, così spezzettate, non ce ne accorgeremo nemmeno. Nel prezzo saranno inclusi il pranzo e la quota di € 6 totali per l’entrata ai vari siti. La prima fermata sarà a PUKARA, città dal nome di un’antica popolazione del 1600 a.C., dove la gente ancora oggi lavora la ceramica e presso la quale visiteremo un museo che conserva interessanti reperti, sculture, ceramiche dell’epoca pre-inca. Vediamo per la prima volta la CHAKANA che letteralmente, in lingua quechua, significa chaka=ponte-unione e hanan=alto-grande ovvero collegamento con il mondo superiore, dei cieli, dove vivono le divinità. E’ il simbolo che troveremo in molti luoghi sacri, nei templi, raffigurato in oggetti, gioielli… Rappresenta la costellazione della croce del Sud e simboleggia i tre livelli di vita Inca: il mondo basso, sottostante (la morte, rappresentato dal serpente), il nostro mondo, la terra (la vita, rappresentato dal puma) e il mondo superiore (lo spazio, le divinità del sole, della luna e le stelle rappresentato dal condor). Al centro di questa CROCE ANDINA vi è un buco: il cerchio della vita, l’ombelico Inca, la città di Cusco. I dodici angoli che la formano rappresentano i dodici mesi dell’anno, mentre i quattro bracci i punti cardinali. Attraversiamo la spettacolare Cordigliera delle Ande e presso la RAYA, il punto più alto di mt 4338, limite tra le due città, ci fermeremo a scattare una panoramicissima foto delle montagne innevate. Nel corso del viaggio incontriamo piccoli villaggi, greggi, mandrie, donne che lavano i panni nei fiumi i quali diventano delle vere e proprie lavanderie a cielo aperto. Gli indumenti bagnati ovviamente si stendono ad asciugare sulle rocce o direttamente sulle immense verdissime praterie! Nel biglietto è compreso anche il pranzo a buffet, poche pietanze ma gustose che consumeremo a PHELIPHON davanti il cui ristorante sono a nostra disposizione due lama sempre in posa. Qui finalmente assaggio la zuppa di QUINOA veramente gustosa, una sorta di semolino-minestrone con pezzetti di formaggio fuso (da provare). Quarta sosta per visitare RAQCHI, un complesso archeologico dove ammiriamo il tempio (ancora oggi adibito a santuario e centro energetico di grande fama) costruito in onore del DIO WIRACOCHA (il principale Dio creatore dell’Universo), di epoca inca e altri resti di abitazioni, terrazze per coltivare. Ultima fermata presso la piccola cittadina di ANDAHUAYLILLAS, importante centro di passaggio dove sgraniamo gli occhi alla vista della splendida chiesa di SAN PEDRO Y SAN PABLO detta anche la Cappella Sistina d’America per gli affreschi e le ricche decorazione prevalentemente color oro dal valore incalcolabile. Impensabile trovare tanta bellezza qui ma forse il paragone è un po’ azzardato. Arriviamo a Cusco nel tardo pomeriggio e in dieci minuti prendiamo possesso della stanza 414 presso il pulito ed elegante hotel MABEY PALACIO IMPERIAL ad una decina di minuti dalla via e piazza principali. La guida della Lima tour ci lascia un BOLETO TURISTICO (€ 35), una sorta di tessera che potremo far valere presso tantissimi siti e che consigliamo vivamente (ce n’è uno anche per i monumenti religiosi). Ci dà qualche chicca su dove cenare (per esempio al ristorante Incanto che però non proveremo) e appuntamento per il pomeriggio dell’domani. 3 gennaio 2010. Cusco o Cuzco o QOSQO Dopo una ricca colazione panoramicissima perché consumata presso il sesto piano dalle cui vetrate il sole entra e ci bacia… iniziamo un giro di perlustrazione per quella che era la capitale dell’Impero Inca (XV secolo), oggi terza città del Perù che con le sue 13 province arriva a un milione e trecentomila abitanti. Raggiungiamo la Chiesa di SAN BLAS percorrendo una ripida ma suggestiva salita dalla grande PLAZA DE ARMAS. Tanti sono i venditori ambulanti, gli artisti di strada che propongono le loro opere, strumenti artigianali, donne che invitano a fare massaggi presso strutture non proprio assimilabili ai nostri centri benessere. E poi… quanti bambini carinissimi che incontriamo dal momento in cui non vanno a SCUOLA nei mesi di gennaio e febbraio. Iniziano a studiare a 6 anni e finiscono a 16-17. Il tasso di alfabetismo nel corso degli ultimi cinque anni è decresciuto tanto. Molti conseguono la laurea breve in 3 anni, per quella regolare se ne studierà 5 più uno di pratica e 10 per quella in medicina. A Cusco vi sono due università, quella nazionale, la Sant’Antonio Abate che prepara per 30 professioni e una privata. Passeggiamo per la zona artigianale e rimaniamo impressionati da gioielli di ingegneria che formano alcuni muri di PIETRE incastonate, prima tra tutte quella con 12 ANGOLI! Nel pomeriggio abbiamo la visita guidata con prima tappa al leggendario TEMPIO QORIKANCHA e all’attiguo MONASTERO DI SANTO DOMINGO, decisamente da visitare con calma e con qualcuno che spieghi le particolarità di ogni angolo. Presso i curatissimi giardini vediamo il fiore caratteristico e coloratissimo di queste parti, la KANTUTA. Stentiamo ad immaginare la grandezza del popolo Inca e continuiamo la visita recandoci all’incantevole e immensa CATTEDRALE e all’adiacente Chiesa che vi farà brillare gli occhi! Raggiungiamo la fortezza di SACSAYHAMAN, da dove si gode una straordinaria vista della città di Cusco creata facendo sì che avesse la forma di un puma; questo sito ne era la testa, la parte vecchia il corpo e la zona dove è collocato il nostro hotel la coda! Sbalorditiva l’imponenza delle rocce estancate, pezzi di basalto grigio e granito nero pesanti, una in particolare, anche 120 tonnellate per mt 6 di altezza, mt 4,5 di larghezza e trasportate, si stima, da circa 400 uomini! Tutte le pietre del sito potrebbero pesare anche 35.000 tonnellate e sono liscissime grazie alla sabbia che veniva usata per levigarne la superficie. Vediamo in lontananza un CRISTO RE bianchissimo spiccare su una collina: dopo la seconda guerra mondiale, nel 1945 arrivarono gli ebrei chiedendo ospitalità all’arcivescovo dell’epoca. Quest’ultimo gliela diede e quando gli fu chiesto come potevano sdebitarsi, propose loro di innalzare un Cristo. Gli ebrei inizialmente furono contrari, ma l’alternativa era di pagare l’ospitalità per cui decisero di eseguire il lavoro senza dare alla statua né un nome né un colore. Andiamo poi a KENKO (osservatorio astronomico inca dove ammiriamo delle rocce intorcinate che “segnalano” il 21 giugno di ogni anno, giorno del solstizio d’inverno, l’intiraymi), a TAMBOMACHAI da tambo=luogo per riposare e machai=piccolo serpente della zona (sito presso il quale gli incas si purificavano utilizzando una imponente “fontana”) e a PUCA PUCARA: rossa torre (una dogana, un magazzino costruito utilizzando mattoni rossastri per distinguerla da un luogo sacro). Non sto a descrivere le eccezionali ed inspiegabili capacità di chi ha realizzato tutti i siti… lo scoprirete solo girovagando per quei luoghi. La strada è parallela ad altissimi alberi di EUCALIPTO che furono portati nel 1650 da indigeni australiani. Inizialmente se ne utilizzava uno e se ne piantavano cinque, si vide che cresceva facilmente perché si adattava all’altezza e al clima al contrario di altri alberi quale per esempio il pino che non cresce bene, rimane quasi nano. L’escursione termica si fa sentire! Cerco di riscaldarmi con una calda PANNOCCHIA dai chicchi giganteschi (una delle tante che mangerò nel corso di questo viaggio) venduta per poco più di € 0,50 da una signora del luogo e, incluso nel prezzo, un formaggio tipico eventualmente da spalmare sopra. Il tempo di ripassare in hotel per cambiare abbigliamento (vestitevi sempre a strati perché in pochi minuti passerete dall’indossare solo una t-shirt, a una felpa addirittura un piumino fino ai piedi!) e via da TOLDOS pollo alla brasa in via Almagro a due passi dalla piazza centrale per sfamarci con un quarto di pollo abbondante, delle patatine fritte, un’insalatona a volontà e una birra locale, per € 8 a coppia. 4 gennaio. Cusco – Valle Sacra – Aguas Calientes Dopo la prima colazione lasciamo l’ombelico del mondo Inca (Qosco=ombelico) e con la preparatissima guida JAMINA attraversiamo il villaggio contadino di QQA (dal nome della moglie più importante dell’imperatore) dove il 15 agosto si svolge una manifestazione grandiosa e nel mese di febbraio si festeggia il carnevale per più di una settimana. Ci fa notare come qualsiasi località di contadini ha costruzioni in fango e argilla mischiata a lana di lama e case sui quali tetti di tegole spiccano due tori e una croce: una sorta di benedizione per il lavoro sui campi. Ci dirigiamo verso una CHICHERIA, uno dei locali (facilmente riconoscibili perché segnalati da un bastone con una bandiera rossa) dove si gusta la CHICHA. Qui abbiamo la fortuna di vedere come si prepara e soprattutto la assaggiamo sia al naturale che mischiata con un frullato di fragola e cannella: FRUTIJADA. Quest’ultima piace a tutti un po’ di più e… sembra anche frizzantina. Come gradazione raggiunge solo 1 grado ma molti la mischiano a qualche liquore. Rimaniamo incantati dai coloratissimi e vari tipi di MAIS: se ne coltivano ben 85 varietà, ognuno con una sua finalità! Esternamente al locale ci divertiamo a lanciare delle “monete” all’interno della bocca di una RANA di bronzo, posta su un tavolo di legno. Ai suoi lati vi sono dei buchi e altre ‘trappole’. Ci posizioniamo a tre passi di distanza e lanciamo due gettoni a testa. A seconda dei cassetti sottostanti dove finiranno i dischetti riscuoteremo dei premi! Se centreremo la bocca della rana, ovviamente, avremo diritto al massimo! Solo il mio boy, su nove persone, centra un cassettino ricavando un cospicuo premio: l’applauso della combriccola. Ci fermiamo poi presso un’azienda in cui entreremo in contatto con la VIGOGNA (non addomesticata), IL GUANACO (ora una specie protetta), l’ALPACA (SURI – la cui fibra non si può colorare e i prodotti sono molto setosi e naturali -; MACAYO – la cui fibra viene spesso colorata ma non è così morbida e BABY la più pregiata) e il LAMA (più alto, con il collo e la faccia più lunga, la cui fibra non morbida né pregiata). Diamo loro da mangiare e nonostante non siamo affatto invadenti un lama ci sputa improvvisamente in faccia! Che schifo! La produzione di lana d’alpaca è importantissima: 1 kg di fibra viene pagata 950 $ e necessitano, per farlo, 5 animali tosati ogni tre mesi. Vediamo come le donne tessono fili che in precedenza, con sostanze naturali, avevano colorato. Concludiamo la visita in un negozio di prodotti perfetti, bellissimi e molto cari. Continuiamo ad attraversare magici paesaggi, la cittadina di YUCAI con le sue due piazze gemelle e divise da una chiesa con al centro un albero pisonai e ci troviamo finalmente nella famosa VALLE SACRA. Presso la sua capitale, URUBAMBA, vediamo i PORTATORI: peruviani che hanno il compito di portare le valigie di turisti che decidono di fare il cammino inca in 2 o 4 giorni. Hanno dei grossissimi sacchi sulle spalle pieni, tra l’altro, di stoviglie, biancheria… utili per “arredare” le tende, guadagnano € 12 circa al giorno e spostandosi con il treno sociale. URUBAMBA è anche il fiume che scorre nella fertilissima Valle e, in alcuni punti, è addirittura adibito al rafting! Un’altra sosta è a PISAC, una città coloniale intorno alla cui piazza principale sopravvive dopo 500 anni un albero inca, il PISONAI e ci “perdiamo” nel coloratissimo mercato artigianale dove facciamo un buon acquisto non senza contrattazioni: € 10 un porta 400 foto con copertina in cuoio e disegni caratteristici. Non possiamo visitare la chiesetta originale sulla cui porta principale sono scolpiti un mezzo sole e una mezza luna perché è in fase di ristrutturazione da circa un mese. Pranziamo a OLLANTAYTAMBO – una carinissima cittadina circondata da mura e pavimentazione tutta epoca inca sulla quale oggi sorge la parte coloniale – presso un residence circondato da fiori di mille specie. Il pranzo (si può optare tra due soluzioni) è squisito e raffinato, io prendo AVOCADO alla vinaigrette e pesce re ai ferri, delicato e contemporaneamente gustoso. Visitiamo poi, con una bella scarpinata di 300 scalini, l’antica FORTEZZA incompleta rimanendo sbalorditi di come su facciate di montagne gli incas abbiano potuto scolpire volti, ricavare magazzini, ingegnarsi con la coltivazione a terrazze e inventare un metodo di irrigazione perfetta. Impressionanti i pesanti massi di pietra dura posti in posizione verticale e stupefacente la distinzione delle parti sacre (solo blocchi di pietra lisci), dalle zone in cui viveva la nobiltà (costruzioni con pietre unite da fango) da quelle destinate al popolo (facciate completamente ricoperte di argilla). Saliamo su una delle postazioni strategiche da dove si comunicava dove ci si “parlava” con dei suoni emessi da una conchiglia! Non abbiamo il tempo di passeggiare per le caratteristiche viuzze strette, acciottolate e veramente suggestive di questo pueblo inca vivente perché la stazione ferroviaria, con l’INCA RAIL, diretto a Macchu Picchu, ci attende! Il viaggio durerà un’oretta e mezza, due hostess serviranno gratuitamente snack e bevande nell’unico nostro vagone! Eh, sì, non eravamo in tanti per cui… il treno era formato dalla sola carrozza motrice (€ 18 a persona A/R)! La cittadina di AGUAS CALIENTES ci accoglie sotto la pioggia, ma non ci facciamo scoraggiare ed ombrelli alla mano passeggiamo per la ripida strada principale stracolma di ristoranti a prezzi competitivi che culmina con le piscine termali dove con € 2,5 fino alle 20,30 ci si può immergere affittando tutto il necessario! Alloggeremo presso l’Hotel INTI INN rustico e dalle sembianze di uno chalet di montagna. Le camere sono semplici, grandi, senza tv, né frigo, ma con servizio internet gratuito come in qualsiasi altro hotel presso il quale abbiamo alloggiato. 5 gennaio 2010. Aguas Calientes – Machu Picchu – Cusco Sveglia alle 4,30, colazione abbondante con marmellata ai frutti di bosco e pane a forma di cornetto, ma dolce come una brioche, per affrontare la giornata. Partenza per MACHU PICCHU=vecchia montagna a bordo dei bus (dalle ore 5 uno ogni cinque minuti $ 14 A/R) che collegano Aguas Calientes all’ingresso del sito archeologico della cittadella. La guida ci porta in giro per questa immensa area raccontandoci la storia delle probabili 500 persone che vi abitavano. Ci siamo soffermati in quelli che erano gli appartamenti Reali, la Piazza Principale, il Tempio delle Tre Finestre, la Torre Circolare, abbiamo ammirato il Sacro Orologio Solare e il funzionante e geniale impianto di irrigazione! Per mantenere tutto così pulito molti addetti lavorano incessantemente e i lama, brucando l’erba, rendono le terrazze un giardino all’inglese! Arrivano 2-3000 turisti al giorno e probabilmente fra una decina d’anni, per preservare la conservazione del Machu, si potrà vederlo a debita distanza (come siamo fortunati!). Siamo a ridosso della foresta amazzonica, incontriamo lama, CARACARA, pettirossi, conigli, una specie di formichieri, ma con un po’ di fortuna, che non abbiamo avuto, si possono avvistare anche gli ORSI CON GLI OCCHIALI. La visita è impegnativa con i suoi sali e scendi: arriviamo anche alla casa del custode che domina l’area, ma chissà che fatica ha fatto chi ha raggiunto la vetta del WAYNA PICHU (montagna giovane 400 metri più alta) da dove si “sta” su tutto. Solo 400 persone al giorno hanno la possibilità di fare questa esperienza e noi… nonostante l’alzataccia, non siamo stati tra quelli. Il dispiacere c’è stato, ma non più di tanto perché oggi era una giornata particolarmente nebbiosa e non si sarebbe visto un granché nemmeno da lassù. La giornata si era schiarita un po’ verso le 11 dandoci la possibilità di godere al meglio dello spettacolare sito. Ci siamo portati tutto l’occorrente per le punture di zanzare ma non è servito, importante, invece, è ricordarsi di portare l’acqua, qualche panino… più che altro per i prezzi proibitivi: anche andare in bagno costa e vi passerà la voglia di far shopping! Noi pranziamo, perché incluso nel pacchetto acquistato in agenzia, altrimenti sarebbe costato $ 33 a persona, presso il mitico SANCTUARY LODGE (Orient Express) tuffandoci tra le mille pietanze caratteristiche presentate e cucinate perfettamente, una botta di lusso! Sono incluse diverse bevande e presso il buffet ci si potrà servire fino a scoppiare. Assaggiamo in questa occasione il CEBICE o chevice di polpo (polpo marinato con tanto limone, cipolla e spezie) una vera delizia e il ROCOTO RELLENO (una verdura dalla forma di un peperone ripiena di altre verdure)! Rientriamo a Cusco nuovamente con l’Inca rail, arriviamo a Ollantaytambo e con un bus privato in un’altra ora e mezza ristiamo all’hotel Mabey. Decidiamo di cenare con un gelatone di tre gusti alla frutta (€ 0,75) e la bevanda nazionale: l’INCA COLA dal colore giallo ocra, dal sapore di big babol, per noi esageratamente dolce, ricavata dall’ERBA LUISA di cui avevo assaggiato qualche infuso! 6 gennaio. Cusco Colazione con tutta calma perché abbiamo un’intera giornata a disposizione per salutare e memorizzare questa città. Di prima mattina ci dirigiamo a visitare l’interno della STATUA DI PACHACUTEQ dalla cui sommità scattiamo qualche foto raggiunta salendo cinque piani che raccontavano gli imperatori inca. Presso il limitrofo supermarket MEDA acquistiamo qualche confezione di mate de coca, un po’ di cereali, l’inca cola… e poi ci immergiamo nel CENTRO COMMERCIALE semicoperto (non è una struttura in muratura!) MOLINO, un’infinità di negozietti di tutti i generi, uno attaccato all’altro e facciamo impazzire i nostri occhi e il nostro olfatto presso l’attiguo MERCADO di frutta e verdura dove acquistiamo banane, pannocchie giganti e il curioso frutto pepino da portare in Italia. Rientriamo in hotel per riposare un po’ e poi nuovamente in forma per vedere il MUSEO STORICO REGIONALE dove quasi ci impressiona la mummia di una donna inca, il MUSEO MUNICIPALE DI ARTE CONTEMPORANEA all’interno della Casa del Governo con i suoi differenti coloratissimi quadri spesso in vendita e finiamo per assistere ad uno spettacolo di musiche e danze folcloristiche presso il CENTRO QOSQO DE ARTE NATIVO. Ad ogni monumento, museo, centro visitato oggi abbiamo mostrato il boleto turistico sul quale, ogni volta, veniva apposto un segno. Ceniamo con un abbondante gelato con quattro boles (quattro consistenti palle di gusti) adagiate su una croccantissima cialda e un infuso di ANIS (anice), facciamo qualche ultimo acquisto (10 caramelle alla coca € 0,50; 2 calamite € 1,50…) e via a preparare le valigie: domani si parte! 7 gennaio. Cusco – Lima – Madrid Ultima colazione peruviana e alle 9 aereo di linea Lan (posti 10: passano anche una merendina) per Lima (tassa nazionale $ 5). In un’ora abbondante arriviamo, ma la coincidenza (se così si può chiamare) per Madrid sarà dopo ben 11 ore. Impensabile rimanere in aeroporto e allora, dopo aver depositato le valige (€ 5 l’una: il check in per l’imbarco non poteva esser fatto prima di tre ore dalla partenza del volo Iberia, posti 42) e pagato la TASSA internazionale di $ 31 prendiamo un TAXI GREEN per la cifra di € 40 andata e ritorno (da dividere in nove persone) per il centro Miraflores. Fuori l’aeroporto i tassisti sono tanti e hanno un cartellino di riconoscimento. Appena ti vedono uscire ti “assalgono” proponendo percorsi e prezzi che ribassano nel giro di poco tempo. Dopo aver sentito un po’ di proposte siamo rientrati in aeroporto optando per l’Airport service taxi green che espone su una chiara tabella i prezzi, leggermente più bassi e che concorda anche l’eventuale ritorno. Su consiglio della guida che ci ha assistito in aeroporto raggiungiamo il centro commerciale LARCOMAR, numerosi negozi a “prezzi italiani”! Ci limitiamo a mangiare qualcosa in uno dei numerosissimi ristorantini e dal momento in cui è posizionato fronte Oceano Pacifico cogliamo l’occasione per sdraiarci sui caldi sassi levigati, ammirare i surfisti e i praticanti il parapendio. Un’ultima passeggiatina prima di intraprendere il trafficato ritorno di quasi un’ora in aeroporto e il lungo viaggio per l’Italia via Madrid. Presso il duty free a parte le sigarette (una stecca di Marlboro $ 15,00) non si fanno affatto affari, anzi! Presso alcuni negozi le bibite si pagano solo in dollari e non in moneta locale. 8 gennaio 2010. Madrid – Roma Atterraggio perfetto! Giusto il tempo di aggiornare l’ora, raggiungere un altro terminal e si vola con Iberia (posti 20: snack a pagamento) a Fiumicino! Abbiamo le valige piene di mate de coca, di caramelle alla coca, qualche pannocchia chiara e scura, l’inca cola… che… portiamo senza alcun problema sulle tavole dei nostri cari assieme a quattrocento foto (alcune emozionanti!) e due filmini di questa indimenticabile vacanza! Buon viaggio! Luna Lecci



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