Parigi: la Ville Lumiere 4

Come disse Enrico IV: Parigi val bene una messa
Scritto da: sciusketta
parigi: la ville lumiere 4
Partenza il: 28/07/2011
Ritorno il: 05/08/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
GIOVEDI 28 LUGLIO: PARIGI ARRIVIAMO Siamo decollati da Bari alle 10 e verso le 12:30 e siamo atterrati all’aeroporto di Beauvais,dove abbiamo preso un pullman (30 euro a/r) che in un’ora e mezza ci ha portati in città. Il cuore allora ha cominciato a battere un po’ più in fretta…stava per avere inizio il nostro incontro con Parigi! Con la metro (abbiamo comprato i carnet da 10 biglietti 12 euro, poi abbiamo tanto camminato a piedi) raggiungiamo il nostro hotel in zona Pigalle, che sebbene abbia camere e bagni molto piccoli, mi sento di consigliare a tutti : OPERA SAINT GEORGE, 8 notti+colazione+ lunch box (1bottigietta d’acqua,2 tramezzini,1 mela)+internet gratuito = 695 euro in 2. Abbiamo solo 8 giorni a disposizione e a Parigi ci sono così tante cose da fare e vedere che il problema è da dove incominciare. Partiamo dal QUARTIERE OPERA ,la zona dei banchieri, del famoso teatro e dei grandi magazzini alla moda,le Galerie Lafayette infatti,sono il nostro primo pit stop. Appena entrati siamo travolti da una folla di piccoli giapponesi che,come tante formiche, invadono ogni boutique alla ricerca della borsa o dell’accessorio più inn; ci spostiamo sotto la bella cupola e le balconate art noveau, pervase dal melange di tutte le varietà di profumi francesi, guardiamo incantati le vetrine di Cartier, Louis Vitton..,siamo circondati da un lusso così eccessivo che sento ci sta dando alla testa, è meglio uscire. Di fronte ecco il sontuoso edificio dell’Operà Garnier con la sua profusione di colonne, fregi e sculture e, tutt’intorno alla piazza si dipanano i Grands Boulevards dove rivive lo splendore del XIX sec: i ristoranti ed i cafè frequentati dalla vecchia e ricca borghesia, quello dove i fratelli Lumiere mandarono in onda il primo filmato, sono ormai scomparsi,in cambio però sopravvivono i bei edifici con balconi e decorazioni del secolo passato. Mentre cerchiamo di dipanarci dal traffico intenso ecco l’insegna del PASSAGE JOUFFROY e del DES PANORAMAS,passaggi coperti che attraversano interi caseggiati, cuore pulsante della vita sociale e dello shopping ottocentesco, di cui tuttora resta intatto il loro fascino fuori dal tempo e dal tumulto della società moderna, e in cui è così piacevole passeggiare. Particolarmente elegante è la Galerie Vivienne decorata con bassorilievi, pavimenti a mosaico,con le sue sale da tè, gli antiquari e le gallerie d’arte. Attraversati tutti questi passaggi, ci ritroviamo nel cortile del PALAIS ROYALE, “l’umile “ dimora del cardinale Richelieu, sfigurato oggi, a mio parere, da una serie di pilastri a fasce bianche e nere, definite”belle sculture moderne”. Intraprendiamo la lunga rue St.Honorè ed il successivo omonimo faubourg, disseminate di palazzi del’700, antiquari, gioiellieri, vediamo sfilarci davanti tutta la haute-couture francese, per poi fermarci nella elegantissima PLACE VENDOME, con i bei palazzi nello stile classico francese, il lussuoso Hotel Ritz (in cui mi intrufolo curiosa prima di essere gentilmente messa alla porta), e la colonna forgiata dai cannoni conquistati ad Austerlitz da Napoleone. Proseguiamo fino al super sorvegliato PALAIS DE L’ELYSEE, ma neanche l’ombra di Sarkozy e Carlà, poi alla Rond point imbocchiamo i famosi CHAMPS ELYSEES,la via trionfale che ahimè, ci lascia fortemente delusi. Non ci abbiamo trovato nulla di spettacolare, solo traffico intenso e grandi megastore, che fine hanno fatto i tanto decantati Campi Elisi? Alla fine del lungo viale ci appare il grandioso ARC DE TRIOMPHE che si staglia contro un cielo dalle sfumature viola. Scesa ormai la sera giungiamo al Palais de Chaillot da dove si gode della miglior vista sulla TOUR EIFFEL. Sono quasi le 22, la Torre tra un po’ comincerà a scintillare,c’è tanta gente in attesa e sembra quasi di essere sul carpet rosso della notte degli Oscar: la gente, i sorrisi smaglianti pieni di stupore ed eccitazione, migliaia di flash che si susseguono senza sosta a fotografare la regina delle stars, la Tour Eiffel, vestita di un luccichio sbirluccicoso da togliere il fiato…Lei estremamente chic e romantica,ammalia i visitatori da così tanto tempo e fa da sfondo ai tanti je t’aime che gli innamorati si sussurrano. Dopo questa dolce visione, davvero molto stanchi, prendiamo il metrò per tornare in hotel ma, appena fuori dalla stazione Pialle,le pale illuminate del MOULIN ROUGE attraggono la nostra attenzione, così ci avviciniamo e scattiamo le foto di rito. Mi guardo intorno ed è ben evidente come l’immagine romantica di Pialle, che ci ha confezionato il musical “Moulin Rouge”, sia ben lontana dalla realtà. A fine ‘800 c’erano le ballerine che con il loro can-can rivoluzionarono la morale insieme a Toulose Lautrec che imprimeva su tela il cambiamento, rendendo poetico il mondo intorno al cabaret: Pialle era teatro di mille leziose fantasie e zona spartiacque tra la Parigi perbene e bigotta e quella modernista e rivoluzionaria. Oggi invece al calar della sera si accendono le sue luci rosse ad illuminare le prostitute ed i sexy shop, lasciando la poesia e l’anima bohemien lontane da qui.

VENERDI 29 LUGLIO : PARIGI ANTICA

Comprato il Paris pass museum ( 65 euro per 6 giorni,li vale tutti se avete intenzione di visitare molti musei e monumenti , noi abbiamo risparmiato circa 50 euro a testa) cominciamo oggi le varie visite. “Approdiamo” sull’Ile de la Cité,culla della città, con i suoi monumenti che raccontano di una lunga ed appassionante storia. Qui si erge maestosamente la Signora di Parigi, NOTRE DAME, resa immortale dal romanzo di Victor Hugo, è un vero capolavoro gotico, ma prima di entrarvi bisogna passare sotto lo sguardo inquietante delle gargolle che, dalle grondaie,dovrebbero spaventare le anime nere che si avvicinano alla chiesa; così come per chiedere loro il permesso di visitare la cattedrale,saliamo prima sulle torri( incluse nel pass,8 euro). Col fiatone raggiungiamo la Galleria delle chimere per osservare da vicino queste spettacolari creature, animali ibridi a metà tra uccelli e mostri favolosi che fissano terribili la città, come la Stryge che appollaiata sulla sua balaustra contempla pensosa la città ai suoi piedi. Più le guardo però e più quell’aria di cattiveria lascia posto, nella mia immaginazione, alle gargolle del cartone della Disney, quelle sagge e tenere amiche di Quasimodo dall’animo buono. Da quassù lo spettacolo è mozzafiato: vedo la Tour Eiffel, il cupolone del Pantheon, il Sacro Cuore in cima alla collina, seguo il corso della Senna attraverso cui è possibile ripercorrere le varie epoche storiche, e mi soffermo ad ammirare tutti quei tetti,uguali ,precisi,ordinati, con i loro abbaini, i comignoli e le scalette… sono una particolarità di Parigi che ho adorato dal primo istante! Finalmente oltrepassiamo la soglia di Notre Dame e la vista corre subito lungo la navata centrale fino ai 2 grandi rosoni da cui filtra una debole luce. Passiamo subito alla SAINT CHAPELLE ( nel pass),costruita per ospitare le reliquie di Gesù, in antichità era definita la “porta del paradiso” ed in effetti lo è. Per me la più splendida delle gemme gotiche di Parigi, è una sorta di cappella Sistina francese. Si entra attraverso la cappella inferiore, riservata alla servitù e dalle decorazione policrome, poi si passa a quella superiore dove la volta stellata sembra galleggiare sulle straordinarie vetrate istoriate. Fuori da qui facciamo una piccola pausa pranzo , poi subito riprendiamo le visite. Visitiamo la CONCIERGERIE,(nel pass), l’antica prigione di stato con la grande sala gotica e le celle in cui durante gli anni del Terrore furono rinchiusi i grandi personaggi della storia ,da Mari Antonietta a Robespierre, carina la ricostruzione che vi è inscenata.Gironzoliamo qua e là per la Citè, sul Quai de Montebello sostiamo davanti ai bouquinistes, venditori di libri usati e vecchie stampe, e naturalmente il mio ragazzo ci si tuffa a capofitto. Passiamo sull’ILE ST.LOUIS, uno dei pochissimi angoli di Parigi in cui non si percepisce il traffico, i rumori della metropoli e la folla dei turisti in fila, qui si respira un’aria più placida ed anche i nostri passi si fanno più lenti e rilassati. Ma le lancette corrono ed è ora di riprendere il trotto, il LOUVRE ci aspetta. Entrati nel grande cortile il colpo d’occhio è fantastico e la modernissima Piramide in vetro si fonde in un tutt’uno armonioso con l’antico palazzo reale dalle proporzioni gigantesche. Dall’Ala Denon attraversiamo il settore delle sculture italiane con lo Schiavo morente di Michelangelo e la drammatica scultura di Amore e Psiche: l’abbraccio soave, la passione, la loro sofferenza è talmente resa reale dal Canova, che i due amanti sembrano prendere vita. Salendo le scale ci troviamo davanti la Nike di Samotracia, la dea alata messaggera delle vittorie militari che mi lascia incantata! Il modo in cui è scolpita è eccezionale, sembra proprio che sotto i miei occhi, una folata di vento stia modellando il vestito sul suo corpo. Nel settore dei dipinti italiani siamo accolti dagli affreschi di Botticelli e camminiamo sui lucidi marmi dei grandi saloni con lo sguardo fisso su quelle magnificenze; attraverso le tele dei nostri grandi maestri è come se ci sentissimo più vicini a casa e, il fatto che sia anche il settore più visitato, gonfia in un certo modo il nostro orgoglio patriottico. Finalmente poi eccoci davanti al sorriso maliardo della Gioconda che sembra essere in posa per le foto dei suoi ammiratori. Trascorriamo nel Louvre tutto il resto della serata, passeggiando nell’Olimpo dei grandi pittori europei, dal Veronese a Delacroix, da Rubens a Vermeer.. Usciamo che sono le 22,finora ci siamo rimpinzati di opere d’arte fino allo sfinimento e il nostro spirito ne è grato, ma anche il nostro stomaco reclama attenzione, dobbiamo mettere qualcosa sotto i denti, così ci spostiamo in zona Beobourg e ce la caviamo con pizza e baguette.

SABATO 30 LUGLIO: DAI MERCATINI DELLE PULCI ALLA PARIGI TRIONFALE

Dopo un’abbondante colazione prendiamo il metrò per St.Denis. La BASILICA DI ST.DENIS (nel pass) è una superba necropoli reale dove un tempo, alla luce di una lampada, riposavano le spoglie dei re, dai Merovingi a Francesco I, dai Valois ai Borboni. Oggi i loro corpi non ci sono più, ma il tesoro di St.Denis resta una collezione unica di statue e tombe di ogni forma e dimensione, immerse nella variopinta luce delle belle vetrate. Facciamo un giretto in questo quartiere periferico e qui, come in tanti altri di Parigi, ci rendiamo conto quanto il numero di africani sia incredibilmente alto, ed è altrettanto sorprendente che essi abbiano tutti, o quasi, un’occupazione; dunque anche se già lo sapevamo, ora abbiamo veramente compreso il motivo per cui dopo centinaia di sbarchi a Lampedusa ( causa rivoluzioni Nord Africa)la Francia, in barba a tutti i trattati, abbia ripristinato le frontiere. Le strade straripano di famiglie miste tanto che spesso risulta difficile identificare il vero parigino, molte volte in metro ci siamo trovati ad essere gli unici bianchi ma, cosa veramente affascinante è stato assistere ,giorno dopo giorno, ad una sorta di sfilata di donne africane agghindate secondo il proprio costume nazionale, donne davvero ammalianti, con i loro grandi occhi neri, le originali acconciature ed i vestiti dai colori sgargianti. È questo il fascino delle città cosmopolite, gli occhi non vedono solo bianco o nero ma tutte le sfumature possibili che l’umanità è in grado di creare. Riprendiamo il metrò e,volendo fare una sorpresa al mio ragazzo, andiamo al MARCHè DES PUCES ST.OUEN. Parigi straripa di mercatini ed io non potevo fargli perdere il piacere per lui sublime,di andar per mercatini e, per chi come lui è appassionato di antiquariato o gli piace anche solo ficcare il naso tra oggetti singolari e libri antichi, St. Ouen è il posto giusto. Carmine infatti è in visibilio! Mangiamo qualcosa in un giardinetto nelle vicinanze e poi riprendiamo la marcia verso la Parigi trionfale di Les Invalides. Ciò che mi ha colpito molto in questi giorni è che a Parigi tutto ha dimensioni mastodontiche, i viali come gli edifici ed i monumenti rendono evidente a tutti l’idea di grandiosità, la famosa grandeur francese. L’HOTEL DES INVALIDES( nel pass) sorto come ospedale per gli invalidi di guerra, celebra la storia militare francese ma, ciò che porta qui un gran numero di visitatori è senza dubbio la Tomba di Napoleone. Dalle foto in realtà non traspare la grandeur che regna qui dentro: statue imponenti come sentinelle custodiscono l’accesso al solenne sarcofago di porfido rosso e, tutt’intorno sculture gigantesche a rappresentare le vittorie del Corso; la sua tomba credo riveli esattamente il modo in cui egli, un uomo grande nelle imprese ma piccolo di statura, ha voluto ricordare ai posteri la sua grandezza. Lasciamo Les Invalides e giungiamo sul più bel ponte di Parigi, il PONT ALEXANDRE III, ornato da statue bronzee e candelabri art noveau. Gambe e piedi reclamano riposo così facciamo una sosta golosa in un giardinetto lungo gli Champs. Dopodiché è la volta di PLACE DE LA CONCORDE, con le due caratteristiche fontane e l’Obelisco di Luxor che ha sostituito la ghigliottina. Mentre sta per calare il sole ci incamminiamo verso la Tour Eiffel con una piccola deviazione in avenue Rapp per vedere il bellissimo palazzo art noveau col particolare portone, poi ci mettiamo in fila per salire sulla Torre(13 euro). Salire sulla Torre ed ammirare Parigi illuminata, è stato uno spettacolo indimenticabile, tanto più guardarla col proprio innamorato l’una nelle braccia dell’altro! Consiglio a tutti di salire sulla torre di sera non solo perché quando è illuminata crea un’atmosfera speciale, ma anche perché richiede tanto tempo ed è meglio non perderlo quando sono aperti musei e monumenti ( ci siamo messi in fila alle 21:30, siamo scesi all’1:00).

DOMENICA 31 LUGLIO :

L’INCANTO DEI MUSEI E L’ELEGANZA DEL MARAIS

Grazie ad una buona e rigenerante dormita siamo pronti ad affrontare una nuova giornata sotto il caldo sole di Parigi. Già, caldo sole…mai fidarsi delle previsioni meteo che annunciavano pioggia e freddo. A Parigi non potevo assolutamente perdere il museo d’Orsay e l’Orangerie, una sorta di caverna di Alì Babà per gli innamorati degli impressionisti come me. Dai giardini della Tuileries, entriamo nell’ORANGERIE (nel pass) e le grandi tele delle Ninfee di Monet catalizzano completamente la mia attenzione, per non parlare poi dei dipinti di Renoir, bellissimi, sono totalmente rapita! Passeggiamo nei grandi giardini, oltrepassiamo il Louvre e zigzaghiamo tra le chiese del Beobourg: ST.GERMAIN L’AXERROIS, la chiesa preferita dai re che vivevano al Louvre; ST.EUSTACHE con le belle cappelle rinascimentali e ST.MERRY in stile gotico fiammingo. Sono le 17, abbiamo fame e, seguendo le indicazioni di altri turisti, proviamo il Flunch, un self-service in cui mangiamo discretamente un po’ di carne con contorno di patate in tutte le salse, fritte, lesse, a purè…e una squisitissima crostatina con crema e fragole( 8 euro). Fuori dal Flunch ci troviamo davanti al CENTRE POMPIDOU (nel pass) , il museo di arte moderna frutto dell’ingegno architettonico di Renzo Piano, Richard Roger e Franceschini. D’improvviso siamo proiettati nei tempi moderni e in dimensioni distorte, il museo infatti s’innalza nel centro di Parigi come un immenso parallelepipedo dalle strutture tubolari di vetro acciaio. I tre architetti nella loro genialità stramba hanno deciso di portare tutti gli elementi, come scale, canalizzazioni dell’acqua e dell’elettricità all’esterno per riservare maggiore spazio alle esposizioni. Ne risulta dunque una matassa intricata di tubi colorati e scale mobili che se ad un primo sguardo può sembrare un pugno nell’occhio, pian piano comincia a piacerti. I primi 3 piani del Centre sono occupati dalla biblioteca, area internet, bar e bookshop, gli ultimi 2 invece contengono le esposizioni di architettura contemporanea, cubismo, surrealismo, pop art. Al lato del Pompidou c’è l’riginale fontana con i bizzarri e colorati animali e oggetti in movimento. Ci spostiamo subito nel MARAIS fortemente consigliatoci da tanti turisti del web, e partiamo dal monumentale HOTEL DE VILLE, il municipio di città in stile rinascimentale con torrette e statue. Ci addentriamo nel quartiere tra vicoli medievali e piazzette segrete, magnifiche dimore del ‘500/600, giardini e un inestricabile intreccio di comunità e culture: tra rue Rosiers e rue Ville du Temple, ebrei vestiti di nero dalla barba lunga vanno alla sinagoga e si ritrovano a mangiare falafel nei negozi kasher ;tra rue Rambuteau e l’Hotel de Ville, i cafè e le boutique più modaiole sono frequentate da una nutrita comunità gay ;c’è inoltre una grande schiera di intellettuali che ha scelto il quartiere, ne è prova l’infinita serie di cafè letterari e gallerie d’arte. Il Marais è un quartiere davvero elegante ed è bello perdersi tra hotel dall’aspetto di vecchie fortezze ed edifici d’antan ornati da inferriate lavorate. Camminiamo attraverso strade ricche di locali gay, tanto che prendo un po’ in giro il mio ragazzo che è particolarmente tenuto sott’occhio da molti ragazzi; attraversiamo rue Rosiers con le lunghe file davanti ai venditori di falafel e giungiamo fino alla esclusiva PLACE DES VOSGES che è rimasta intatta così come era 400 anni fa: perfettamente simmetrica, con le sue case in pietra e mattoni rossi, gli alti tetti in ardesia ed i portici sotto cui si possono ammirare le vetrine delle gallerie d’arte e degli antiquari. Place des Vosges è un’oasi di pace dove tutto sembra ovattato e calmo, chi si trova da queste parti infatti, non perde l’occasione, si rifugia qui e, seduta sull’erbetta, legge, chiacchiera o semplicemente consuma uno spuntino. La sera è calata, i cancelli dei bei Hotel sono tutti chiusi, passeggiamo ancora un po’ in questo labirinto di vicoli, poi torniamo a casa, rimandando ad un altro momento una visita più approfondita.

LUNEDI 1 AGOSTO

MONTMARTRE : L’ISPIRAZIONE DI PARIGI

Un’altra giornata densa di emozioni e visioni ci aspetta : sarà musica per le nostre suole! Dalla Gare de Lyon prendiamo il treno per FONTAINEBLUE, a 50 km da Parigi, dove visiteremo un castello. Il rinascimentale Chateau de Fontaineblue (nel pass, 10 euro) è stato una delle dimore dei sovrani di Francia, da Francesco I fino a Napoleone III,ed è stato dichiarato Patrimonio Unesco. Oltrepassato il cancello, ad accoglierci c’e la grande scala a ferro di cavallo, dove Napoleone fece il suo ultimo discorso prima di partire per l’esilio. Gli interni sono un sublime capolavoro in cui lo stile francese si mescola con quello italiano : attraversiamo stanze meravigliose, dagli appartamenti del papa alla galleria di Francesco I decorata da stucchi, affreschi e cariatidi, dalla incantevole sala da ballo alla Cappella della Trinità ; insomma è come se avessimo fatto un passo indietro nel tempo rivivendo, attraverso i bei appartamenti una parte della storia francese, e poi il fatto che ci siano pochi turisti, ha reso ancor più gradevole la visita. Consumiamo i nostri tramezzini nel grande parco che circonda il castello, dove una schiera di giardinieri è sempre a lavoro, poi riprendiamo il treno per Parigi. ( Dalla stazione di Fontaineblue bisogna prendere un bus per il castello, ma non bisogna fare il biglietto, è sufficiente mostrare quello del treno) Completiamo la visita del Marais iniziando dalla CHIESA DI ST. PAUL-ST.LOUIS, con il notevole “Cristo nel giardino degli ulivi” di Delacroix, passiamo all’HOTEL DE SENS dall’aspetto di castello medievale, la CHIESA DI ST.GERVAIS- ST.PROTAIS con la sua antica liturgia e poi, in rue Francois Miron, dove sopravvivono due antichi palazzi a graticcio. La fame inizia a farsi sentire così ci precipitiamo in rue Rosiers per assaggiare il falafel all’AS du Fallafel, un panino arabo ripieno di verdure crude e polpettine fritte di fave, cipolle e coriandolo, che consumiamo nella tranquilla Place des Vosges. Riprendiamo il giro passando davanti al Mesee Carnevalet, l’Hotel de Rohan e l’Hotel Soubise dal maestoso cortile con colonnato che al tramonto si colora di un dorato splendente, come del resto tutti gli edifici di Parigi. Salutato il Marais ci dirigiamo dritti verso MONTMARTRE, il piccolo villaggio in cui dipinsero Renoir, Utrillo, Picasso…Montmartre è una leggenda : è sempre stato qualcosa a parte rispetto a Parigi, dentro la città ma un mondo diverso, irriverente, quello degli artisti miserabili e geniali, che inventarono un altro modo di fare letteratura e arte, e quello dei cabaret e dei bordelli ; anche se oggi non resta più un granchè di quel tempo e di quella vita boheme, Montmartre ha comunque conservato quell’aspetto di villaggio lontano dalla città. Partiamo dall’alto della Butte, in rue des Salues, con il vecchio cabaret Au Lapin Agile, luogo di ritrovo di Modiglioni e Braque e poi, avenue Junot la larga e tranquilla strada dove si trova Villa Leandre, un violetto delizioso con un gruppo di villette art decò. Continuiamo a camminare lungo strade lastricate e scalinate ripide, in cui regna un’atmosfera retrò ed una serenità incredibile, subito rotta poi dall’arrivo in Place du Tertre, dove una folla cosmopolita si aggira tre brasserie tipiche e ritrattisti di strada. Gironzoliamo qua e là fino al Moulin de la Galette, uno dei 2 mulini sopravvissuti sulla collina, che nell’800 ne contava ben 30, e poi torniamo indietro, attraverso erte salite, alla place du Tertre; ci fermiamo spesso per fotografare scorci incredibili e casette particolari, e qui per la prima volta ritrivo la Parigi che avevo immaginato prima di partire, quella romantica e sognatrice che finora non avevo ancora incontrato! Parigi è una delle città più conosciute al mondo, la Tour Eiffel, gli Champs Elysees ed il Louvre, fanno parte dell’immaginario collettivo, un po’ come se ciascuno di noi avesse già un’idea di Parigi prima ancora di averci messo piede. Ma essere qui è tutt’altra cosa. Dal primo giorno Parigi ci ha incantati con la sua bellezza, i suoi monumenti ed i suoi musei, ma non era ancora scattata la scintilla, poi arrivati qui, qualcosa è cambiato e Parigi ha mostrato il suo volto più sentimentale e poetico. Più giù, intorno alla Senna, è tutto così caotico e congestionato che della Parigi romantica, per cui è tanto rinomata, non ne avevo scorto l’ombra, quassù invece è tutto così diverso! Siamo ora davanti al SACRO CUORE che, col suo bianco candore e le cupole bizantine, si presenta in modo molto coreografico, tuttavia molto deludente è invece il suo interno. Ci sediamo sui gradini della grande scalinata davanti alla chiesa, e passiamo qui un po’ di tempo. Osservo la gente ed il suo scorrere intorno a noi, pensieri si confondono, cosa darei per rivivere per un solo istante quell’atmosfera di fin de siecle: i ritrattisti ed i musicisti di strada prendono ora le sembianze di quei pittori squattrinati e malati nell’anima, nei bistrot pieni di turisti famelici vedo poeti e letterati che discutono e discutono, ci sono donne eleganti strette nei loro corsetti… Insomma vorrei tanto rivivere quella Parigi centro culturale d’Europa, dalla quale artisti, letterati ed intellettuali erano attratti come falene verso la luce. Con tante emozioni nel cuore e miraggi nella mente torniamo in hotel, scendendo mano nella mano per la ripida scalinata illuminata dai lampioni.

MARTEDI 2 AGOSTO: PARIS RIVE GAUCHE

Oggi lasciamo la rive droit della Senna per esplorare quella gauche del QUARTIERE LATINO e di ST. GERMAIN DES PRES. Prima tappa il MERCATO DI RUE MOUFFETARD con le sue boucheries (macellerie), boulangerie, poissoneries (pescivendoli) e fromagerie che, ahimè, alle 11 del mattino è ancora deserto! Purtroppo abbiamo una tabella di marcia da rispettare e non possiamo aspettare. Entriamo nella CHIESA DI ST. ETIENNE DU MONT con la bellissima parete divisoria tra la navata ed il coro e le reliquie di S. Genoveffa, una dei patroni della città; di fronte sorge il solenne PANTHEON ( nel pass)dalle dimensioni mastodontiche. Superate le alte colonne corinzie entriamo in questo immenso edificio, le cui pareti affrescate raccontano la vita di personaggi eminenti della storia francese; al centro c’è il famoso pendolo di Foucault che dimostra la rotazione terrestre, mentre la cripta accoglie le salme delle personalità che hanno dato lustro alla nazione, tra cui Voltaire, Rousseau, Zolà, Hugo.. Lasciato il cupolone francese, arriviamo davanti all’eminentissima SORBONA, l’università che fin dal medioevo ha dominato il quartiere che, proprio da lei deriva il suo nome, appunto dal latino che un tempo parlavano gli studenti. Nella Sorbona purtroppo non è stato possibile entrare peccato, ci tenevamo entrambi a passeggiare nei suoi cortili, tra gli studenti, per respirare quell’alta attività intellettuale che la permea e per cui è tanto rinomata in tutto il mondo. Ci avviciniamo ora alla zona intorno a ST. SEVERIN, il cuore turistico del quartiere, quello stracolmo di ristoranti di ogni nazionalità dove l’odore di crepes si spande nell’aria; noi siamo tentati da una generosa pita greca, così facciamo la nostra pausa pranzo. Dopo aver vagato ancora tra le strade dell’antico quartiere, raggiungiamo il MUSEE D’ORSAY, (nel pass) un’incontro da me così atteso, che mi crea una grande emozione. Entrati nell’ex stazione ferroviaria veniamo come risucchiati in un vortice vociante di gente che ti spinge, ti strattona, si muove incessantemente, impedendoti di soffermarti ad osservare quelle tele davanti a cui ho sempre sognato di trovarmi. L’aura di sacralità che le opere esigono qui è un miraggio e, davanti a quelle più famose il tutto è ancora più allucinante! Nonostante ciò abbiamo cercato di non farci sopraffare dallo tsunami umano che ci circondava, facendomi invece travolgere dall’incommensurabile bellezza dei paesaggi di Monet, dall’espressività delle ragazze di Renoir, dai colori unici di quel pazzo di Van Gogh… Usciti come da un girone infernale, cerchiamo di far riprendere conoscenza alle nostre gambe, intrattenendoci sui gradini del D’Orsay, dove assistiamo ad uno spettacolo di artisti di strada, dopo di che ci addentriamo nei vicoli di St. Germain. Visitiamo l’omonima chiesa, la più antica di Parigi, e St. Sulpice resa famosa dal romanzo “Il codice Da Vinci”; passeggiamo tra le sue stradine, ci infiliamo nei suoi passages, dove ritroviamo il famoso cafè letterario Procope, e sbirciamo nei negozi di souvenir alla ricerca di regalini da portare a casa. Lo stomaco brontola, così così torniamo nel quartiere Latino e ci fermiamo nel ristorante italiano La Dolce Vita dove mangiamo una buonissima pizza napoletana. Anche questa intensa giornata volge al termine e le luci cominciano ad illuminare la città, che di esse ha fatto il proprio inconfondibile marchio distintivo. Attraversiamo il Pont Neuf, ammirando la Senna che, come un nastro di seta blu, continua a scorrere cullando gli innumerevoli bateaux-mouches; fotografiamo Notre Dame illuminata e ci sdraiamo sul bordo della fontana del Louvre, guardando la Piramide che di sera ha un fascino davvero speciale.

MERCOLEDI 3 AGOSTO: ALLA CORTE DEL RE SOLE

Grandiosa, sontuosa, immensa, si sprecano gli aggettivi per definirla. La REGGIA DI VERSAILLES (nel pass; il biglietto per reggia e trianon è di 20 euro) è davvero la massima espressione della gloria di Luigi XIV e, attraversando le sale ed i giardini del palazzo il tutto è ancora più comprensibile. La corte di Luigi XIV era la più grande d’Europa e il luogo privilegiato dell’apparire e dell’ostentazione consumistica, da dove partivano mode e costumi adottati poi in tutto il vecchi continente. Il cancello dorato brilla sotto il sole, le stanze sono magnifiche, c’è un tripudio di marmi, ori, affreschi e arredi sfarzosi palpitanti di storia ed intrighi e, per chi come noi è cresciuto con Lady Oscar, essere qui ha davvero un sapore particolare. In un luogo storico come questo non c’è niente di più eccitante che immaginarsi nel ruolo di chi li abitò, in una dama, una cortigiana e perché no, anche nei panni di Maria Antonietta, e così respiriamo l’atmosfera di un’epoca singolare: nella Sala degli Specchi rivivono gli antichi balli di corte, vedo volteggiare le belle e ricche dame e, se non fosse per il trambusto delle centinaia di persone in visita, sentirei anche lo strofinio dei loro vestiti. Questa sala è l’apice dell’opulenza e risplende nella luce riflessa dei suoi tanti specchi e nella bellezza dei suoi lampadari e delle sue pitture. La reggia è splendida ed i giardini sono spettacolari: verde a perdita d’occhio, specchi d’acqua, boschetti, fontane, viali e statue; per non perdere molto tempo prendiamo il trenino che attraversa il parco( 7.60 euro a/r lo sconsiglio perché non si addentra nel parco ma vi porta solo al trianon) e ci lascia davanti ai TRIANON. I Trianon ( nel pass) sono piccole ville, meno sfarzose della reggia, di un’eleganza più raffinata e delicata; il Petit Trianon divenne il luogo preferito di Maria Antonietta che, poco lontano da qui si fece costruire anche un piccolo villaggio rurale, in cui si ritirò per sfuggire all’etichetta e alla noia di corte. Il DOMINIO di Maria Antonietta è fortunatamente un luogo più appartato, con meno visitatori e, forse per questo, più carico di magia. Riunisce intorno al lago circa 16 casette in malta di fango e tetti in paglia con un piccolo mulino ad acqua, tutte ornate da fiori coloratissimi, è un posto veramente speciale ed io vorrei non andarmene. Passeggiamo nel Dominio con l’aria incantata e spensierata fino a raggiungere il Grand Trianon, un piccolo edificio in pietra e marmo rosa che il Re Sole si fece costruire per appartarsi con la sua amante. Dovremmo riprendere il trenino ma passeggiare in questi giardini è così piacevole che non resistiamo, camminiamo estasiati da tanta bellezza, seguendo il corso del Grand Canal solcato da tante barche a remi, passiamo davanti alla grande fontana di Nettuno che, con i suoi cavalli riemerge dalle acque e poi salutiamo la reggia dove abbiamo trascorso una meravigliosa giornata. Appena tornati in città, andiamo dritti al Louvre per completarne la visita, approfittando dell’orario prolungato fino alle 22 il mercoledì ed il venerdì, e del pass che ci permette di entrare ovunque ogni volta vogliamo. Il mio ragazzo desiderava vedere il settore dell’arte egizia, così ci aggiriamo tra sarcofagi, sfingi e suppellettili varie; passiamo alle statue greche per ammirare la Venere di Milo ed infine il Codice di Hammurabi. Visitare tutto il Louvre è praticamente impossibile richiederebbe giorni e giorni tanto è immenso, tuttavia abbiamo cercato di vedere il più possibile, o almeno quello che più ci interessava. Salutiamo per l’ultima volta la grande piramide e ceniamo nel quartiere Latino.

GIOVEDI 4 AGOSTO: OREVUAR PARIS

Oggi è il nostro ultimo giorno a Parigi e, come sempre, siamo pervasi da un’aura di tristezza e da un senso di insoddisfazione per non aver visto abbastanza e soprattutto perché, tutto quel trottare da un luogo all’altro non ci ha dato la possibilità di assaporare Parigi, anziché ingozzarci di lei, cosa che cmq non ha creato alcun problema di indigestione! Così oggi abbiamo deciso di darci una calmata, passeggiando tranquilli e godendo di ogni cosa che ci circonda; ci fermiamo davanti alle gustose vetrine delle boulangerie da cui fuoriesce un odorino irresistibile di croissant appena sfornati e pane caldo, passeggiamo lentamente osservando ogni particolare… Andiamo nel Marais per vedere il MARCHè DES ENFANTES ROUGE, l’entrata è contrassegnata da un piccolo cancello in ferro, al largo di rue de Bretagne, ma quest’anno non abbiamo molta fortuna con i mercati, anche questo infatti è deserto, e non so se dipende dall’ora o dal fatto che anche per i parigini è tempo di ferie. Lasciamo il Marais, attraversiamo l’Ile de la Citè e, proprio di fronte al Quai de Montebello, troviamo la LIBRERIA SHAKESPEARE & CO. È un’antica libreria americana, sorta nel 1951 ad opera dello statunitense George Witman, e qui si raccoglievano, fra le 2 guerre gli anni ’50, famosi scrittori, da Hemingway a Joyce, da Miller a Kerouac. Entrare in questa libreria è un’esperienza, è come entrare in una macchina del tempo e, varcata la soglia, si è catapultati negli anni ’50: odore di legno vecchio, pavimento scricchiolante, pareti tappezzate di cultura, fotografie ingiallite dagli anni, articoli di giornale, lettere, poesie…un posto fuori dall’ordinario che ricorda una generazione di giovani innamorati di letteratura, ormai perduta. Il vecchio Witman, ultra novantenne, non si aggira più tra i suoi libri, ha da poco passato il testimone a sua figlia che, fortunatamente, ha lasciato tutto come lui l’aveva pensata, con la sua atmosfera demodé, il viavai di giovani di ogni dove che entrano, leggono un libro e vanno via, di scrittori e viaggiatori squattrinati che ancora oggi, come allora, vengono ospitati sui lettini che si trovano vicini agli scaffali, in cambio di un aiuto in libreria e della lettura di un libro; ci sono poltrone, macchine da scrivere un pianoforte e, tra queste stanze strabordanti di libri, ecco che compare il motto della libreria: Be not inospitable to strangers, lest they be angel indisguise, (non essere inospitale con gli stranieri, potrebbero essere angeli mascherati). Insomma definirla libreria è davvero riduttivo, è un luogo speciale, dalla forte personalità. Andare via da qui non è semplice, oltretutto oggi è ricomparsa la pioggia, e l’unica cosa che ci spinge fuori è che ogni giovedì a Notre Dame ci sono visite guidate gratuite in italiano. La nostra guida, una volontaria italiana alla sua prima esperienza, si rivela però un po’ troppo inesperta, cmq abbiamo almeno passato un po’ di tempo lontani dalla pioggia. Nel pomeriggio andiamo alla Tour Eiffel per darle il nostro saluto e lei, immersa nella caligine di questa giornata piovigginosa, sembra come avvolta in una sorta di malinconia, o forse sarà che vediamo intorno a noi ciò che invece abbiamo nel cuore. Passeggiamo lungo gli Champ de Mars facendo slalom intorno ai venditori di piccole tour eiffel, che sembrano conoscere le lingue di tutti i turisti che gli capitano a tiro, poi lasciamo la Parigi dei quais e dei grandi boulevard per andare a Montmartre. Da qui vogliamo salutare la città, dal luogo che conserva ancora la sua anima un po’ retrò e un po’ naif. Vaghiamo attraverso i suoi saliscendi, poi ci fermiamo a cenare in un posto davvero strambo, Le Refuges des Fondue, un ristorantino molto piccolo, dove ci si siede tutti insieme a due uniche tavolate e per di più, per potercisi sedere, le dame sono aiutate dal cameriere a scavalcare il tavolo! Dopo un leggero aperitivo a base di vino, salumi e formaggi, ci sono 2 scelte,la fondue des fromage e quella bourguinonne. Noi scegliamo la seconda, per la quale ci viene portato un pentolino di olio bollente in cui friggiamo dei pezzettini di carne, da intingere poi in varie salsine a base di maionese. Altra stranezza del locale è quella del vino servito in biberon; a tavola poi facciamo amicizia con 2 tedeschi e, tra una chiacchiera e l’altra, ci scambiamo anche le fondute. Un po’ intontiti dal vino e con l’aria trasognata, passeggiamo mano nella mano al chiaro di luna, vediamo in lontananza la torre illuminata e salutiamo Parigi: Orevuar Paris, c’est magnifique!!!

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