Racconto semiserio di una fantastica crociera

CRONACA SEMISERIA DI UN VIAGGIO A LUNGO SOGNATO Dicembre 2006 Ecco ci risiamo con la solita domanda stagionale: “ Cosa facciamo a Natale? Non vorrai mica rimanere a casa immersi nella solita routine (regali, parenti,tombolate, tristezza di Capodanno)?”. Così per evitare il peggio comincio a navigare in rete alla ricerca di un’evasione...
Scritto da: adrmau
racconto semiserio di una fantastica crociera
Partenza il: 22/07/2007
Ritorno il: 04/08/2007
Viaggiatori: in coppia
CRONACA SEMISERIA DI UN VIAGGIO A LUNGO SOGNATO Dicembre 2006 Ecco ci risiamo con la solita domanda stagionale: “ Cosa facciamo a Natale? Non vorrai mica rimanere a casa immersi nella solita routine (regali, parenti,tombolate, tristezza di Capodanno)?”. Così per evitare il peggio comincio a navigare in rete alla ricerca di un’evasione legalizzata verso qualche ameno luogo di villeggiatura. Il risultato: regali, parenti,tombolate e Capodanno a casa. La motivazione? Investire tutti i nostri sforzi (soprattutto economici) nella vacanza estiva, la “madre di tutte le vacanze”, quindici giorni in crociera nei mari del nord Europa . Certo siamo in grosso anticipo ma, recandoci in agenzia , scopriamo che in molti hanno avuto la nostra stessa idea . Prenotiamo quindi con sette mesi di anticipo facendo gli scongiuri affinché niente possa capitarci in un così lungo periodo. Luglio 2007 Siamo arrivati sani e salvi alla vigilia della partenza ma con mille domande nella testa :”Cosa metteremo in valigia? Entrerà tutto ? Quindici giorni saranno troppi? E se smarriscono i bagagli?” Insomma la solita ansia che mi prende ogni volta che devo affrontare un viaggio. 21 luglio Visto che il check-in a Fiumicino è previsto alle 04:45, decidiamo stoicamente di non pernottare a Roma e di viaggiare di notte. Così dopo un buon caffé alle 23.30 la Picasso è in moto , ovviamente con noi sopra. Il percorso notturno verso Fiumicino è a tratti avvolto da un’atmosfera quasi onirica (sarà il sonno): la strada scorre davanti a noi semi- deserta, il caldo (nonostante l’ora si fa ancora sentire), ma soprattutto l’odore acre del fumo degli incendi boschivi e il rosso acceso delle fiamme ci accompagnano per alcuni chilometri lasciando in noi un senso d’impotenza. Arrivati in aeroporto, parcheggiamo l’auto nel parcheggio multipiano prenotato on-line e carichi di chili (non nostri ma delle valigie) ci apprestiamo a percorrere il tragitto verso il terminal B a “cavallo” di un interminabile tapis roulant che, invece, purtroppo termina davanti ad una porta chiusa, che tale rimarrà fino alle 05:00. Panico e stanchezza ci lasciano prima immobili di fronte a quell’uscio serrato poi, dopo inutili tentativi di attirare l’attenzione di due carabinieri, il cervello elabora una soluzione alternativa che ci conduce sì al terminal ma , vista la fatica, alleggeriti di qualche chilo (nostro non delle valigie). Il restante tempo d’attesa non è altro che stravaccamento su scomodissimi sedili costruiti da qualche sadico distributore di artrosi cervicali e dolori ossei vari. Il check-in supera ogni rosea previsione perché l’ancora assonnata addetta non si accorge (o finge di non accorgersi) che la nostra Delsey fuori-misura supera abbondantemente il peso consentito. E’ fatta , almeno per l’andata. Domenica 22 luglio Il viaggio aereo per Amburgo prevede uno scalo a Monaco di Baviera di cui abbiamo avuto modo di apprezzare il modernissimo aeroporto. Ad Amburgo il clima è già da città nordica: una pioggia incessante fa da preludio al nostro viaggio. A proposito , proprio a causa della pioggia, l’aereo, già in fase d’atterraggio, è stato costretto a riprendere quota bruscamente fra lo sgomento di tutti i passeggeri. Il tragitto in pullman da Amburgo a Kiel è un’ora di noiosissima e piattissima campagna tedesca con tanto di mucche ruminanti a fare da cornice. Ci imbarchiamo sulla nave concedendoci il privilegio di evitare la lunghissima coda grazie al fatto che ormai, dopo quattro crociere, apparteniamo ad una sorta d’élite che in questi anni ha fatto incassare alla Costa parecchio denaro. Non facciamo in tempo a varcare la soglia del portellone della Costa Classica che già gli addetti ci indirizzano verso una delle attività più gettonate a bordo :cibarsi. Arriviamo al buffet del ponte 10 che è già gremito di gente affamata e senza ritegno. Riesco a fatica a procurare un po’ di cibo che consumeremo all’aperto nel Cafè Al Fresco (di nome e di fatto). Dopo la notte passata in bianco utilizzando una discreta varietà di mezzi di trasporto, aneliamo il meritato riposo. Ci dirigiamo verso la nostra cabina (la 6147) che entrando ci appare spaziosa ed accogliente, soprattutto il letto. Cerchiamo di riposare ma all’appello manca la seconda valigia che arriverà con grosso ritardo. Purtroppo, mentre ci troviamo in uno stato di semi-incoscienza, l’altoparlante comincia a gracchiare e un annuncio, proclamato probabilmente in tutte le lingue del mondo, ci avvisa che di lì a poco tutti i passeggeri saranno obbligati a effettuare la “fantozziana” prova d’evacuazione. Il caldo, il giubbotto salvagente, la folla, la stanchezza provocano in me un piccolo attacco d’ansia claustrofobia che mi spinge a pronunciare parole del tipo:”Credo che non resisterò quindici giorni qui sopra!”. Il sonno fa brutti scherzi, già qualche ora dopo avrei pagato per un prolungamento di questo soggiorno claustrofobico. Il resto della giornata si trascina stancamente fra una conferenza informativa , la cena al ristorante Tivoli e il concerto presso il teatro Colosseo del supponiamo bravo pianista di bordo. La supposizione è dovuta al fatto che il sonno ha avuto il sopravvento e le nostre palpebre si sono serrate durante l’esecuzione di un conciliante blues. Lunedì 23 luglio Ecco la prima delle cinque giornate di navigazione che si alterneranno a quelle di escursione. Ci aggiriamo per la nave come due bradipi narcotizzati, i ritmi frenetici dei giorni precedenti sono ormai lontani ricordi. Galleggiamo ( nel vero senso della parola ) su di un mare di rilassatezza contagiosa. La mattina ho anche il coraggio di partecipare ad un laboratorio manuale grazie al quale dovrei imparare a confezionare fiori di carta; ma la mia pessima manualità mi suggerisce di evitare nei giorni a venire questo tipo di attività. A pranzo conosciamo le persone con le quali condivideremo delle piacevoli e lunghe chiacchierate: Fabio, Maria e la piccola Silvia. E’ strano come a volte si creino dei legami in così poco tempo dovuti forse ad una sorta di comunanza di interessi che, forse inconsapevolmente, avvicinano persone di età, ceto e provenienze diverse (anche voi amate le crociere? Anche voi amate la natura e i paesaggi di queste terre? E’ proprio vero, meglio la montagna che una spiaggia affollata!). E così , giorno dopo giorno, si convive piacevolmente con persone che forse non si avrà più occasione di rivedere o alle quali “ a terra” non si avrà più niente da dire. Nel tardo pomeriggio partecipiamo al primo dei cocktail di gala quello di benvenuto. Dopo cena a teatro assistiamo ad uno spettacolo dal titolo ”Fiesta fantasia” durante il quale con un improbabile filo conduttore vengono fatti esibire gli artisti di bordo, ballerini e cantanti, che fanno parte del cast fisso. Non ricordo se è successo proprio stasera ma ci è capitato di non riuscire più a ritrovare la porta della nostra cabina ( per i maligni giuriamo di non essere stati ubriachi), avevamo solo imboccato il corridoio dei numeri pari . Martedì 24 luglio In mattinata arriviamo ad Hellesylt e senza fretta saliamo a goderci il panorama che, modestamente, già conosciamo (vista la crociera del 2000). Nonostante i trascorsi da croceristi, il paesaggio del fiordo coperto di nuvole basse cariche di una fresca pioggerellina quasi autunnale, è comunque una visione ristoratrice. Abbiamo scelto un’escursione pomeridiana che da Geiranger ci porterà a visitare la malga di Herdalssetra dove si producono i formaggi. Partiamo intorno alle 13:15 , le lance ci depositano a terra e una guida (un ragazzo siciliano lavoratore stagionale in Norvegia) ci prende in consegna facendoci accomodare sul pullman. La comitiva è composta da italiani e francesi, il bus si inerpica, grazie alla maestria dell’autista lungo la “ strada delle aquile” costeggiando il fiordo e attraversando valli e villaggi. La fattoria, meta dell’escursione, è un posto incantevole , la valle verdeggiante, ma senza alberi, è circondata da montagne sgorganti cascate e, tra un torrente e le casette con il tetto ricoperto d’erba, capre, mucche e cavalli di una razza tipica del posto, si godono il luogo quasi consapevoli della fortuna di trovarsi in un paradiso. Assaggiamo i formaggi prodotti nella fattoria e ascoltiamo attenti (specie la parte maschile del gruppo) le spiegazioni della giovanissima e bellissima figlia del fattore. Sulla strada del ritorno ci fermiamo in un caffé dove ci vengono offerte torte fatte in casa che come al solito nessuno disdegna un po’ perché hanno un ottimo aspetto ma,soprattutto, perché sono gratis. Torniamo sulla nave verso le 18 e subito dopo avviene la tragica constatazione della perdita degli occhiali da vista (non i miei) che ci sprofonderà in uno stato di rabbia e impotenza per tutta la serata. D’ora in poi cominceranno i nostri inutili pellegrinaggi giornalieri presso l’ufficio oggetti smarriti . Dopo cena la serata si conclude con lo show “Magia delle bolle di sapone” durante il quale una tizia volenterosa cerca di portare avanti uno spettacolo probabilmente poco adatto ad una nave che per sua natura dondola un po’ se il mare (come stasera) è agitato. Che si deve fare per campare! Mercoledì 25 luglio Giornata di navigazione. Il tempo trascorre pigramente tra attività varie che comprendono la lettura, il gioco delle carte o delle parole e la faticosa esercitazione delle nostre facoltà mentali per mezzo di un giochino elettronico (brain training). Il pranzo, invece, mette ancora una volta a dura prova altre facoltà, quelle digestive e ogni giorno è composto da quattro portate a scelta servite con gentilezza quasi estrema dai camerieri del nostro tavolo che sono Raymon e Sheila. E allora le pietanze si susseguono tra un “Buon appetitoooo ” quasi salmodiato e un “Finitooo?” pronunciato quasi cantando ma con un tono e con sfumature leggermente canzonatorie visto l’abbondanza del cibo. Il pomeriggio è caratterizzato da una lunghissima chiacchierata con i nostri compagni di spedizione svoltasi nell’osservatorio Galileo luogo a noi caro perché caldo, accogliente e con un punto di vista privilegiato sul mare. A proposito, proprio mentre ci rilassavamo tra una riflessione e l’altra, fuori, sul ponte, con una temperatura poco raccomandabile, avveniva il Battesimo del Circolo Polare Artico (lat. 66°33’): il viaggio nel profondo nord cominciava davvero, ma c’era qualcosa che stonava alquanto con questo momento “nordista”. Un’aria “sudista” della più tipica napoletanità si era insinuata allorquando, ai pacati discorsi fin lì pronunciati , si erano unite le soggettivissime considerazioni di un esemplare della razza” pallonarus campanus”che mai e poi mai deve essere contraddetto per conservarne il saluto. Abbiamo perso il saluto. In serata, dopo cena, spettacolo “Variety show” e successivo breve giro della nave prima della nanna. A proposito constatiamo che il luogo meno frequentato è , stranamente, il Casinò e non ce ne spieghiamo le ragioni. Probabilmente la composizione di nazionalità presenti sulla nave ha portato a rifornirsi più di birra che di fiches (1290 passeggeri circa: 800 tedeschi, 200 italiani e circa 300 tra spagnoli, francesi,svizzeri ed inglesi).

Giovedì 26 luglio La nave attracca a Tromso poco prima delle 8:00. La cittadina, che annovera tra le sue caratteristiche una serie di cose che sono quelle più a nord d’Europa (ad esempio un’università e una fabbrica di birra), ci accoglie come una vera città nordica con freddo e pioggia. L’escursione mattutina prevede per prima cosa , dopo un brevissimo giro cittadino, la visita al Museo Polare custode delle memorie dei tempi in cui Tromso era il punto di partenza di tutte le spedizioni verso il polo. Tutto è conservato o ricostruito con cura in nome di una sorta di adorazione che i norvegesi nutrono verso personaggi come il grande esploratore Roald Amundsen. Lasciato il Museo (se così vogliamo ancora chiamarlo paragonandolo alla maggior parte di quelli italiani), la nostra guida , l’ennesimo studente italiano, ci conduce in un Centro di cani da slitta dove vivono i coniugi Tove e Tore Albrigtsen, i loro tre figli e la bellezza di 130 cani Husky. Certo l’atmosfera a causa della pioggia non assiste, ma vedere questi bellissimi cani fissarci con i loro espressivi occhi celesti da dietro una rete o attaccati ad una catena sotto la pioggia scrosciante, non mi aiuta ad immaginarli felici che trainano una slitta per centinaia di chilometri. Comunque, tra una riflessione e l’altra, visibilmente fradici, veniamo fatti accomodare all’interno di una tenda Sami (Lappone) ricostruita pro-turisti infreddoliti. Il fuoco, le pelli di animali su cui ci fanno sedere e un intruglio caldo con biscotti, ci rinfrancano e ci portano ad una visione più ottimistica della condizione dei poveri cani. Dopo il video che testimonia la partecipazione di Tore e Tove alla corsa di cani più lunga del mondo (1842 Km circa) e una serie quasi interminabile di domande rivolte ai due (come se qualcuno fosse interessato ad imitarne le gesta), ripartiamo alla volta della nave. Lasciamo Tromso intorno alle 14 mentre stiamo ancora pranzando e chiacchierando al tavolo con Anna e Patrizio, due ragazzi romani in viaggio di nozze. E proprio il film di Verdone “Viaggi di nozze” ci torna in mente al momento delle presentazioni:”Comunque piacere, io sono Anna” frase pronunciata improvvisamente e quasi alla fine della conversazione. I ragazzi , comunque ,sono molto simpatici e avranno modo di riscattarsi da una prima impressione di lieve “burinaggine” che ci avevano dato. La serata a teatro è animata dal ventriloquo Carlo che sospettiamo nasconda sotto un telo un’assistente che faccia muovere e forse anche parlare il suo pupazzo. Andiamo a dormire con questo amletico dubbio.

Venerdì 27 luglio Navigazione nel Mar di Groenlandia costeggiando il Mare di Barents. Dopo esserci svegliati con calma, ci rechiamo alle 11 in Teatro, dove la nostra dolcissima hostess di crociera Tiziana ci fornisce delle importanti informazioni per la discesa a terra alle Svalbard prevista per domani. A seguire assistiamo alla seconda delle fantastiche conferenze tenute da un vero “personaggio” il mitico professor Carlo Scopelliti. Ancora non abbiamo capito cosa ci faccia un uomo di così grande cultura (parla un numero imprecisato di lingue, alcune anche morte) a bordo di una nave da crociera invece di trovarsi in un’aula universitaria gremita di studenti che pendono dalle sue labbra. Invece a pendere dalle sue labbra è un gruppo di croceristi dall’attività celebrale “in riserva “ che cerca di riscattarsi da uno stato mentale semi-vegetativo dissetandosi alla fontana di sgorgante cultura del proff. Ed ecco dunque questo incrocio fra Indiana Jones e Furio (azzeccato personaggio verdoniano) parlarci dei segreti della mitologia vichinga e della presunta esistenza di un continente perduto (Iperborea) che si troverebbe proprio sotto le acque che stiamo navigando, rendendo tutto estremamente interessante e attirando l’attenzione anche di quei neuroni dati ormai per spacciati . Grande Scopelliti che ha capito che, probabilmente, con uno stipendio da insegnante non si sarebbe potuto permettere di viaggiare come sta facendo. A pranzo conosciamo un’altra simpatica famiglia che, nei giorni precedenti, avevamo già notato. Sono Anna, Michele e loro figlio Alberto provenienti da Crotone; lui avvocato, lei insegnante di tedesco e Alberto studente sedicenne dall’ancora incerta identità sessuale. Anche loro saranno una piacevolissima compagnia per il resto del viaggio. Al pomeriggio cadiamo, per la prima ed ultima volta , nella trappola del karaoke, esibendoci davanti ad un pubblico poco interessato in una canzone di Ligabue. La serata si conclude a teatro con un ospite internazionale annunciato con clamore dal nostro direttore di crociera Roberto:il cantante Van Pressley jr. Degli indimenticabili Platters. Questo simpatico ometto si esibisce degnamente nei grandi successi dei Platters, con una verve insospettabile per un uomo della sua età (assolutamente indecifrabile all’apparenza). Le perplessità sulla reale appartenenza dell’ometto al leggendario gruppo non si è dissolta neanche al ritorno dopo una piccola ricerca fatta su internet. Mah!! Sabato 28 luglio La giornata si prevede intensa con escursioni sia in mattinata che nel pomeriggio. La nave arriva nella rada di Magdalenefjord , isole Svalbard (79° nord circa), intorno alle 07:30. Il luogo non permette l’attracco perché non esiste banchina ma la Costa non si arrende, ne fa costruire una mobile dall’equipaggio e, nel giro di poco tempo, la prima lancia è già pronta a sbarcare per la solita invasione pacifica di croceristi d’assalto. Ma oggi è tutta un’altra storia… Anche il turista più “sbracato” si ricompone di fronte allo spettacolo che la natura norvegese gli pone davanti agli occhi. E’ una specie di trans che ci fa tenere lo sguardo fisso verso il paesaggio ipnotico e ci impone un assoluto senso di rispetto come quando si visita una cattedrale gotica illuminata dalle sue meravigliose vetrate. La splendida giornata di inaspettato sole amplifica tutte le sensazioni. Il luogo dove scenderemo a gruppi di 70 persone per volta e per soli 20 minuti (regole ferree dettate dalle autorità ) è una spiaggia disabitata dagli uomini ma non dagli orsi, contornata da vette aguzze che arrivano a strapiombo sul mare decorato qua e là da ghiacci ancora non sciolti. I ghiacciai poi, dalla montagna, scivolano direttamente nel mare come farebbero le lingue di lava di un vulcano in eruzione. Il terreno su cui poggiamo finalmente i piedi, dopo una lunga osservazione dal ponte della nave, è delimitato e protettissimo: a sorvegliarci da una piccola collinetta è un ranger munito di fucile e pronto a sparare… non ai turisti, come forse vorrebbe, ma ad eventuali orsi bianchi che avessero voglia di assaggiare un pasciuto crocerista. I nostri venti minuti scorrono rapidamente tra foto, riprese e stupore quasi infantile, che in seguito ci porterà a considerare Magdalenefjord il luogo più bello che abbiamo mai visto. Ormai assetati di natura nordica ci apprestiamo a visitare nel pomeriggio Ny Alesund dove arriviamo intorno alle 17:30. La discesa a terra con le lance è libera insomma come piace a noi. Anche qui bisogna seguire un percorso obbligato per non disturbare gli abitanti del luogo che sono in ordine di numerosità: uccelli, come le rondini artiche, che nidificano a terra per mancanza di alberi, le piccole volpi artiche, gli orsi (che non abbiamo visto ma sono più di 300),i cani husky e, per finire, gli uomini. Ad abitare questo luogo c’è solo una quarantina di scienziati che si occupano di effettuare ricerche sul clima e sul territorio polare. Passeggiando tra le case di legno colorate ci sembra proprio di trovarci in un ambiente estremo, affascinante ma duro allo stesso tempo soprattutto se lo si immagina in inverno. La nostra gradevolissima passeggiata fa tappa presso l’ufficio postale più a nord del mondo da dove, dopo un’interminabile fila, riusciamo ad archiviare,spedendole, il capitolo cartoline. Con calma, intorno alle 20, risaliamo sulla nave per goderci l’ennesima cena luculliana. La serata a teatro vede l’esibizione del duo Katy e Milan che si lanciano (senza successo e senza paracadute) tra le pagine della mia amata lirica facendo risvegliare dal sonno eterno (e con un gran mal di testa) Puccini, Bizet, Mozart e molti altri. Ma niente avrebbe potuto rovinare questa meravigliosa giornata e quindi, con le orecchie ancora fumanti dopo l’ascolto di un “Nessun dorma “ cantato non si sa perché da un soprano, ci ritiriamo in buon ordine in cabina con negli occhi invece ancora la meraviglia. Domenica 29 luglio Arriviamo nel porto di Longyearbeyn , capitale delle Svalbard, verso le 8:00 di una fredda e piovosa mattina. Bardati fino all’inverosimile, scendiamo liberamente e ci dirigiamo dalla banchina verso il centro della cittadina. Intirizziti, decidiamo di entrare nel primo edificio che ci si para davanti, è un museo un po’ particolare: all’ingresso veniamo privati di giacche, ombrelli, zaini e soprattutto scarpe. Indossiamo delle buffe pantofole che non danneggiano il pavimento di legno e, con un’andatura che ricorda quella delle papere (a causa della misura abbondante delle calzature), cominciamo una visita dettata solo dalla necessità di riscaldarci e ripararci dalla pioggia. Ricominciamo ad acquistare un po’ di colore tra un lupo imbalsamato e la ricostruzione di una tipica costruzione del luogo; con il sangue di nuovo in circolazione, coraggiosamente, decidiamo di uscire e proseguire il giro (finalmente con le nostre scarpe ai piedi). Il centro della città è composto da piccole case di legno ,negozi di souvenir, un bell’albergo Radisson, qualche bar e un supermercato Coop ; intorno il paesaggio è allo stesso tempo desolato ma comunque affascinante. L’estrazione del carbone, che è ancora attiva, ha lasciato qua e là delle testimonianze attraverso vecchie strutture deteriorate dagli elementi che a queste latitudini non perdonano. La nave lascia le Svalbard intorno alle 13.30 , in ritardo rispetto al programma: colpa dell’unico passeggero tra 1300 che non sapeva l’orario di risalita in nave che è stato prelevato (sempre gentilmente) dal personale Costa mentre cercava di contrattare per l’acquisto dell’ennesimo ricordino. Provate ad indovinare la nazionalità del “pirla”…Bravi!!! Serata spagnoleggiante con il teatro risuonante di tipici urletti di approvazione emessi dal gasatissimo e rumorosissimo pubblico spagnolo. Lunedì 30 luglio La mattinata di navigazione, verso sud, nel mare di Barents, ci vede impegnati in una gara di Trivial a squadre combattuta alleati a dei simpatici ragazzi genovesi. Intorno alle 16:30 doppiamo Capo Nord e una marea di scatti fotografici immortala dal mare il promontorio più a Nord dell’Europa continentale dove metteremo i piedi in serata. Verso le 17:30 la nave inizia la manovra di attracco ad Honningsvag , la cittadina da cui partono i transfer per Capo Nord. Scendiamo a terra e passeggiamo nella pace di questo luogo dove, tra bellissime case colorate e una bianca e deliziosa chiesetta, capita di vedere le renne che attraversano la strada. E’ proprio tutto un altro mondo! Ceniamo un po’ prima del solito perché alle 22:00 dobbiamo essere pronti a sbarcare per salire sul nostro pulmann ed affrontare il percorso della durata di circa un’ora che ci porterà a Capo Nord. Già l’atmosfera comincia ad essere particolare: il sole splende ancora alto sull’orizzonte (e il solo fatto che si veda è veramente un’eccezione) e il tragitto, illuminato da questa strana luce , si rivela di una bellezza inaspettata. Renne al pascolo, porticcioli che spuntano dopo una curva, casette di legno sperdute nel nulla, bungalow di numerosi campeggi perfettamente integrati nel paesaggio e, unica cosa ricostruita pro-turisti foto dipendenti, piccolo villaggio Sami (Lappone) con obbligo di fermata Costa. Il percorso continua scandito dagli “Oh” di meraviglia che i passeggeri del pulmann (noi compresi ) emettono di fronte all’ennesimo scenario idilliaco che appare da dietro ai finestrini. Ore 23 circa e il padiglione turistico di Nordkapp (71° 10’ 21” lat. Nord) ci si presenta imponente davanti agli occhi; al suo interno bar (con prezzi che neanche Venezia), ristorante, ufficio informazioni, sala proiezioni, negozio di souvenir, ufficio postale, una Cappella ecumenica e persino un microscopico museo tailandese (dedicato al re Chulalongkorn che nel 1907 visitò questo luogo). Ma nulla di tutto ciò ci attira, aggiriamo ogni possibile richiamo consumistico, calamitati invece dallo spettacolo naturalistico che abbiamo di fronte. Questo angolo di Terra ci comunica delle particolari sensazioni, forse mai provate in altri luoghi. Nella mia mente, ormai con i bioritmi sballati da giorni ( a causa o grazie alla luce sempre presente), mi vedo nelle vesti di una sacerdotessa (di chissà quale culto) intenta nell’esecuzione di una cerimonia , con tanto di canti e balli, in onore del Sole e di Madre Natura. Passeggiando lontano dalla folla accalcata intorno al famoso globo (il monumento simbolo di Capo Nord) l’atmosfera è veramente magica : tutti gli elementi si fondono in un insieme praticamente perfetto e l’uomo sembra non avere (per fortuna) nessun potere su ciò che lo circonda e su fenomeni così unici. Il sole sta già cominciando a risalire quando noi ci lasciamo alle spalle questo momento unico; ancora felicemente provati dallo spettacolo, torniamo sul pulmann carichi di adrenalina (malgrado sia quasi l’una di notte, si fa per dire) sicuri di passare una nottata insonne. Invece ,appena tornati in cabina, dopo l’ennesimo incontro con delle renne che in paese attraversavano la strada, crolliamo addormentati vinti da tutte queste fantastiche emozioni.

Martedì 31 luglio Navigando all’interno dei fiordi di Capo Nord, in mattinata raggiungiamo la baia di Hammerfest che la guida definisce come “la città più a nord del mondo, ultimo avamposto della civiltà prima dei ghiacci eterni”. Mi sembra una storia già sentita ma intorno alle 10:30 sbarchiamo liberamente alla scoperta “dell’avamposto”. La cittadina non offre nessuna attrazione al povero crocerista che arriva fin quassù al di là di un minuscolo mercatino di souvenir allestito in una piazzetta adiacente al porto. Passeggiamo svogliatamente tra le strade ormai insensibili a luoghi “ordinari” dopo le cose “straordinarie” viste nei giorni precedenti. Quasi non facciamo nemmeno caso alla solita renna che, con abitudini più cittadine, decide di attraversare la strada principale sulle strisce pedonali, bloccando per qualche minuto le auto di pazientissimi guidatori norvegesi (in Italia la bestiola avrebbe subito ben altro trattamento). Lasciamo Hammerfest alle 12:30 e la nave assume rotte sud occidentali per dirigersi verso Molde. Nel pomeriggio , come se fossimo dei pargoletti da coccolare , Roberto e Tiziana (i nostri baby sitter) ci raccontano in teatro la fiaba del “Piccolo Troll” e come per i bimbi (quelli veri ) le reazioni vanno dalla catalessi al divertimento; c’è anche qualcuno che non riesce a seguire il filo della storia distraendosi come farebbe un seienne al primo giorno di scuola. Lo spettacolo serale di Rob Torres (comico e mimo) è molto divertente e ci tiene svegli fino alle 24 quando ci rechiamo nelle cucine della nave per uno dei tanti buffet che finora non ci avevano mai visto protagonisti. Stasera però la curiosità di visitare questo luogo misterioso, generatore di prelibatezze a getto continuo, ci porta anche a metterci in coda, dietro la solita orda famelica di tedeschi “divorator”.

Mercoledì 1 agosto Giorno di navigazione seguendo la costa norvegese verso sud- sud ovest. Ecco dunque fare capolino la parola “sud” che,in tutti questi giorni, avevamo quasi dimenticato o voluto dimenticare. La mattina trascorre tra un’interessante conferenza sul “dietro le quinte di Costa Classica”, durante la quale ci vengono raccontate le curiosità sui luoghi e sulla vita di bordo che noi non vediamo ma che sono fondamentali (funzionamento della nave, ruoli e mansioni del personale e molto ancora) e un’agguerrita ultima manche del Trivial a squadre. Il pomeriggio scorre con la lentezza che rimpiangeremo quando tutti noi torneremo alle attività di sempre; è proprio un elogio al dolce far niente che assaporiamo con gusto, consapevoli di avere diritto a tutto questo. E proprio in questi momenti di viaggio puro, lento, pigro , mi tornano in mente le parole di due grandi cantautori che centrano benissimo il mio punto di vista attuale sul viaggio: la stessa ragione del viaggio è viaggiare! Giovedì 2 agosto L’arrivo a Molde è previsto per le 8:00 ma la nostra escursione (da Molde ad Andalsnes) partirà alle 09:15 e durerà l’intera giornata. Molde è una deliziosa cittadina famosa per il suo festival jazz e per la coltivazione delle rose (possibile grazie al solito influsso della benedetta Corrente del Golfo che mitiga il clima) le quali crescono molto meglio qui ,nel Circolo Polare Artico, che sul balcone di casa mia esposto a sud. Mah! Dalla “città delle rose” un battello ci porta a Vestnes, da dove, in autobus, giungiamo nella fertilissima valle di Valldal, la valle delle fragole (non vi annoierò più sul perché qui nascano delle fragole così gustose, ci siamo già capiti). Il paesaggio è suggestivo ma molto diverso dalla durezza del profondo nord; qui tutto è addolcito, smussato, gradevole, ma con la sensazione del “già visto”(vedi i nostri paesaggi dolomitici). Dopo alcune soste, ci fermiamo per il pranzo in un tipico locale e degustiamo avidamente , quasi non mangiassimo da giorni, il ricchissimo buffet di specialità locali. Satolli e desiderosi di una pennichella post prandiale, risaliamo invece sul pullman per dirigerci, salendo di quota, verso Gudbrandsjuvet, per una sosta panoramica che non ci godiamo a causa del vento gelido. Per scendere verso Andalsnes transitiamo sui celebri 11 tornanti di Trollstigen che, con il pulmann, sembrano 111 a giudicare dal tempo che impieghiamo a percorrerli. Arriviamo miracolosamente a valle per ammirare “la più alta parete verticale rocciosa di tutta l’Europa”, il Trollwall. Certo che in questo viaggio i superlativi relativi vanno via come l’acqua! La nave ci apetta ad Andalsnes da dove riparte verso le 18:30. Dopo la cena il duo Deltai ci intrattiene con uno spettacolo di equilibrio e forza. Bene per la forza ma l’equilibrio sulla nave che, proprio stasera balla notevolmente, va un po’ a farsi friggere. Decido di andare a letto dopo lo spettacolo perché anche il mio equilibrio comincia ad essere precario e il mio stomaco potrebbe ribellarsi.

Venerdì 3 agosto Oggi trascorreremo l’intera giornata a Bergen, la seconda città della Norvegia. Scegliamo di non fare escursioni guidate e scendiamo liberamente a visitare, per la seconda volta (vedi crociera fiordi di qualche anno fa), la cittadina. Il sole ci accoglie anche qui inaspettatamente visto che Bergen è una delle città più piovose d’Europa; quest’inverno è piovuto, senza interruzione, per tre mesi di seguito! Pioggia a parte è un luogo assolutamente da visitare e anche l’idea di viverci per un po’ (dopo una buona scorta di ombrelli ed impermeabili) non sarebbe da escludere a priori. Si respira un’aria viva, giovane,attiva ma nello stesso tempo tranquilla e rilassante. Passeggiamo tra le strutture sbilenche e coloratissime del quartiere anseatico, tra le coloratissime bancarelle del mercato del pesce, assaporando un delizioso spuntino a base di saporitissime ciliegie locali. Il tempo trascorre velocemente e decidiamo di tornare a pranzo sulla nave (attraccata a 10 minuti dal centro) resistendo agli invitanti stuzzichini a base di pesce preparati prevalentemente da giovani e ammirevoli ragazzi italiani che qui studiano e lavorano. Il pomeriggio è dedicato ad un giro per negozi di souvenir ,ce n’è uno che vende decorazioni natalizie in pieno luglio e veniamo attirati come le mosche. I maglioni norvegesi sono splendidi ma carissimi e oggettivamente troppo pesanti per il clima di noi “terroni”. Come spesso facciamo nelle città straniere, visitiamo anche un centro commerciale e ancora una volta ci rendiamo conto che potremmo essere in una qualunque città: stessi negozi e stesse caratteristiche strutturali. La parte più originale, come sempre, è quella del supermercato di alimentari dove sugli scaffali capita di scorgere prodotti dalla natura incomprensibile; qui ad esempio si fa fatica a trovare dell’acqua minerale confezionata e vista l’abbondanza di materia prima se ne intuisce la ragione. Intorno alle 17:00 risaliamo sulla nave consapevoli di aver vissuto la nostra ultima incursione sul territorio norvegese (almeno per questo viaggio) e con un po’ di malinconia ci prepariamo ad affrontare l’ultima serata di gala preceduta da un “cocktail di arrivederci” offerto dal pasciuto comandante Mario Moretta. La cena tra scampi, astici, cappesante e un fantastico risotto alle fragole si conclude con la solita pantomima dei poveri camerieri costretti dalle circostanze ad esibirsi in improbabili balli con i rispettivi clienti dei tavoli e con il brindisi finale con il comandante che si augura di rivederci al più presto (a chi lo dice!). Dopo lo spettacolo Zodiac in teatro, la serata si conclude con il Buffet Magnifico di mezzanotte che, a ben vedere, sarebbe in grado di sfamare per un anno un intero villaggio africano ed invece viene, in poco tempo, razziato dalla solita orda famelica,composta prevalentemente da ariani in sovrappeso. Sabato 4 agosto Navigazione in rotta verso la Danimarca. Questa è l’ultima giornata a bordo e, manco a dirlo, l’atmosfera si è fatta malinconica e i visi dei croceristi, benché in carne e rilassati, hanno assunto un’espressione rassegnata all’inevitabile ritorno alla normalità. E’ il momento di fare bilanci, di scambiarsi indirizzi e saluti, di sgomberare la cabina dagli oggetti personali che, per quindici giorni, avevano fatto parte integrante dell’arredamento. C’è anche chi già comincia a pensare al prossimo viaggio comunque consapevole di dover attendere e superare indenne un altro anno lavorativo. Le attività di intrattenimento sulla nave proseguono con esiti contrastanti: c’è il crocerista che vuole godere di tutto fino all’ultimo istante e quello che invece passivamente assiste con la tristezza di chi avrà ad intrattenerlo , nei prossimi mesi, al massimo un film in televisione. Il mio stato d’animo mi ricorda quello di quando, da ragazzina, trascorrevo con la comitiva l’ultimo giorno di mare prima di tornare a scuola. Andiamo a letto dopo aver depositato le nostre valigie fuori dalla cabina e cerchiamo di riposare in vista della movimentata giornata che ci aspetta.

Domenica 5 agosto Lasciamo la cabina alle 7:00, facciamo colazione e alle 8:00 ci rechiamo nel punto di ritrovo per lo sbarco. Passano i minuti ma di sbarcare non se ne parla nemmeno e il nervosismo comincia a serpeggiare tra gli ex-rilassati croceristi. L’aereo da Amburgo per Roma parte alle 11:30 e ci rendiamo conto che non arriveremo in aeroporto in tempo per il check-in delle 09:30. Arriviamo davanti alla zelante addetta della Lufthansa alle 11:00 e, come temevamo, il peso del nostro bagaglio non passa inosservato all’attento occhio germanico e ci ritroviamo spediti da un’altra addetta per il pagamento della tanto temuta sovrattassa (100 euro). Il piccolo aereo ci riporta a Fiumicino, che proprio in questi giorni, è finito nel mirino per disagi con i bagagli. Dal nostro arrivo attendiamo 50 minuti solo per sapere su quale nastro ritirare le valigie e poi tra un’informazione sbagliata, le scale mobili guaste, il caldo asfissiante e la folla maleducata realizziamo di essere tornati in Italia. Per finire rimaniamo anche prigionieri del parcheggio multipiano che, nonostante il pagamento di ben 142,50 euro, non vuole saperne di alzare la sbarra e farci uscire. Sembra quasi che, in poche ore, qualcuno abbia come scopo quello di annullare tutti i benefici di quindici giorni di vacanza. Alle 18 circa siamo nella nostra amata casetta con la testa ancora frastornata ma con una domanda che comincia ad insinuarsi subdolamente nel cervello e si fa strada velocemente verso l’esterno: “Dove andiamo l’anno prossimo



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche