Norvegia: immersione nella natura

Norvegia finalmente!! Era un viaggio che sognavo e progettavo da anni, da fare assolutamente in giugno o luglio per vedere il sole di mezzanotte. Penso che magari possa servire a qualcuno quindi vi lascio le mie impressioni e il mio itinerario. Intanto dei CONSIGLI GENERALI Prima di tutto se volete girare coi mezzi pubblici, fate delle belle...
Scritto da: sabrina_s
norvegia: immersione nella natura
Partenza il: 23/06/2006
Ritorno il: 10/07/2006
Viaggiatori: in coppia
Norvegia finalmente!! Era un viaggio che sognavo e progettavo da anni, da fare assolutamente in giugno o luglio per vedere il sole di mezzanotte. Penso che magari possa servire a qualcuno quindi vi lascio le mie impressioni e il mio itinerario. Intanto dei CONSIGLI GENERALI Prima di tutto se volete girare coi mezzi pubblici, fate delle belle ricerche in internet (ci sono tutti gli orari, sono fantastici questi nordici) perche’ spesso ci sono pochi bus al giorno e le distanze sono allucinanti, se non programmate bene rischiate di non poter raggiungere la vostra destinazione. Siti di aziende di trasporti norvegesi: www.ffr.no compagnia di bus e traghetti della zona nord della Norvegia (per arrivare a Capo Nord) www.nordtrafikk.no e bus e traghetti delle isole Lofoten e Vesteralen e della zona di terraferma limtrofa. www.fjord1.no bus, battelli e traghetti della zona dei fiordi a nord-est di Bergen (Sogn og Fjordane e More og Romsdale) www.hsd.no per la linea di aliscafi tra Bergen e Stavanger (pare ci siano sconti per chi prenota via internet) e altre linee della zona dei fiordi a sud-est di Bergen (orari solo in norvegese, cliccate rutetabeller a destra) I costi dei trasporti sono altissimi e incideranno per circa un 60% sul vostro budget. Fate conto che sui 2700 euro che ho speso in 18 gg (comprensivi di tutto, anche i souvenir) quasi 1700 sono partiti in trasporti (aerei, treni, bus, navi, bici, auto) e di questi il volo Italia-Oslo mi e’ costato “solo” 350 euro (ok, non molto lowcost ma ho prenotato un mese prima e ho dovuto ripiegare su KLM). Se potete comprare i biglietti dei treni in anticipo trovate sicuramente qualche offerta (minipris) che vi fa risparmiare tantissimo. Potete prenderli in stazione o sul sito delle ferrovie norvegesi. Pass come lo Scan-Rail o l’Inter-Rail sono convenienti se usate il treno per lunghi tratti anche solo 2-3 volte e vi danno sconti anche sui bus e sui traghetti. Ovunque andiate gli studenti pagano la meta’ (trasporti e ingressi) quindi se ce l’avete portatevi la carta d’identita’ con la scritta studente (anche se avete finito di studiare, la’ si fidano) o la tessera dell’uni o altro. Se invece noleggiate la macchina o andate in camper, sappiate che anche i traghetti sono cari e che spesso c’e’ da pagare il pedaggio per passare su determinati ponti o in certe gallerie. La benzina costa piu’ o meno come da noi se non ricordo male. Anche alloggio e cibo sono cari, ma se state in ostelli / guesthouse o meglio ancora in campeggio (anche senza tenda o camper: ci sono bungalow da 2-4 persone senza bagno che costano poco) e fate la spesa a supermercato invece di mangiare fuori, non dovreste spendere cifre pazzesche. Se pernottate in ostelli e bungalow portatevi le vostre lenzuola, risparmierete 5 euro a notte per il noleggio. Se poi pernottate da gente di Hospitality Club, oltre a risparmiare potreste fare delle belle esperienze tipiche locali come e’ capitato a me la prima sera 🙂 Le poche volte che ho cenato fuori ho speso circa 20-25 euro per un piatto principale con contorno e una birra. Consiglio spassionatamente la guida Lonely Planet “Norvegia” per programmare il viaggio e informarsi, per trovare da dormire e per scoprire posti interessanti e escursioni fantastiche (anche se care!). Per quanto riguarda il tempo atmosferico, io nel nord ho trovato tempo incerto con alternanza di sole e nuvole e un po’ di pioggia (poca) e abbastaza freddo per essere fine giugno (tipo 8-10 gradi). Portatevi giacca a vento, guanti e berretto. Se volete camminare un po’ in mezzo alla natura anche un paio di scarpe da trekking, io avevo solo le scarpe da ginnastica ma se piove o e’ umido rischiate di farvi male (oltre che bagnarvi i piedi). Nel sud invece ho beccato tempo splendido e caldo per quasi tutto il tempo, e quando dico caldo intendo proprio caldo, 28-29 gradi! Ma l’inizio di luglio quest’anno e’ stato caldissimo in tutta Europa. Insomma, nel bagaglio portatevi un po’ di tutto dal tardo autunnale all’estivo. Siti utili per pianificare le escursioni che ho fatto io: www.visitnorway.com il sito turistico ufficiale della Norvegia, potete iniziare da qui www.nsb.no ferrovie norvegesi www.scanrail.com www.hurtigruten.com www.lofoten-info.no informazioni turistiche di ogni genere sulle isole Lofoten. www.touristoffice.com info turistiche per le isole Vesteralen www.whalesafari.no escursione per vedere d’estate le balene (capodogli veramente) o d’inverno le orche. www.arcticwhaletours.com Altra compagnia che fa lo stesso tipo di escursioni e parte da Sto, altro paese delle Vesteralen. Non provata personalmente. www.sealsafari.no escursioni per vedere colonie di foche e uccelli marini, isole Vesteralen. Non provata personalmente anche se avrei voluto. www.norwaynutshell.com www.kvam-reiselivskontor.no/frames_eng.htm info turistiche in zona Norheimsund www.visitulvik.com/index.jsp info turistiche su Ulvik e escursioni da la’ www.vandrerhjem.no/ ostelli della gioventu’ ufficiali Norvegia www.visitandalsnes.com/ info turistiche su Andalsnes, Trollstigen, Raumabanen etc www.regionstavanger.com/ info turistiche zona Stavanger www.connex.info/SimplePortalPage____5437.aspx trasporti zona Stavanger PERCHE’ ANDARE IN NORVEGIA La natura e’ ovviamente il motivo principale per andare in Norvegia. Nel nord ci sono paesaggi piu’ “estremi”, dalle distese di tundra senza un solo albero alle montagne a strapiombo sul mare con la neve e i ghiacciai, dalle isole con le casette rosse sull’acqua dove si possono vedere foche e balene e sperimentare la vita dei pescatori, al mitico Capo Nord (un po’ troppo turistico ma secondo me imperdibile come “meta” del viaggio). Al sud la natura e’ piu’ “addomesticata” ma non meno grandiosa. Ci sono altopiani circondati da vette innevate, ghiacciai azzurrissimi a cui ti puoi avvicinare fino a toccarli e anche farci escursioni sopra, cascate impressionanti ma soprattutto fiordi dall’acqua verdissima e le montagne verde scuro che ne escono, che ti fanno pensare di essere in mezzo alle Alpi allagate. Sopra il circolo polare, d’estate ci sono le notti bianche, cioe’ il sole non tramonta mai. Piu’ a nord si sale piu’ a lungo dura questo fenomeno. Mentre vicino al circolo si puo’ vedere il sole a mezzanotte solo 2 o 3 settimane a cavallo tra giugno e luglio, a Capo Nord va da fine maggio a fine luglio. Ma anche quando in agosto il sole scende sotto l’orizzonte, dopo poco sorge di nuovo e il buio vero non arriva mai. A sud del circolo polare non c’e’ il sole di mezzanotte, ma vi assicuro che perfino nel sud del paese a fine giugno anche all’una di notte c’era abbastanza chiarore per camminare all’aperto senza bisogno di luce artificiale. Non ho visto le stelle per 17 notti di fila… A livello “culturale” ci sono molti paesini carini e pittoreschi, specie alle isole Lofoten. Le chiesette di legno che si trovano abbastanza spesso nelle zone rurali del sud sono anche nella lista dei patrimoni dell’umanita’ dell’UNESCO. Le poche cittadine abbastanza grandi sono interessanti e vivaci, ma non la domenica quando chiude tutto. A Oslo ci sono dei bei parchi e musei, per il resto non si puo’ certo paragonare a Stoccolma o Copenhagen come bellezza. Bergen e Stavanger hanno un quartiere centrale di casette di legno che merita e delle chiese e palazzi medievali. Ma il resto dei posti che ho visto erano paesi o paesoni e non citta’. Non posso fare commenti sulla vita notturna, nel senso di locali e discoteche. Intanto non sono la mia priorita’ quando viaggio, e poi in questo viaggio in particolare era proprio impossibile che ne sperimentassi. La prima settimana ho dormito poco, certo, ma ho visto natura natura e ancora natura – meraviglioso. Gli altri 10 giorni ero in compagnia di mia zia, la vita notturna non e’ il suo forte (neanche il mio a dire il vero) e ci siamo accontentate di fare delle passeggiate serali in citta’ nella luce del lungo tramonto dell’estate nordica, quando non abbiamo addirittura dormito in campeggi fuori dai paesini. In posti tipo Norheimsund, Balestrand o Hellesylt, che vita notturna ci puo’ mai essere? Unici posti dove ho pernottato dove si poteva pensare di uscire la sera a bere qualcosa: Oslo, Bergen, Stavanger. IL MIO ITINERARIO Una nota prima di tutto: il mio itinerario e’ un po’ “spezzato” in due. Originariamente volevo spostarmi man mano da sud a nord e rientrare direttamente da lassu’. Poi pero’ la persona con cui dovevo fare questo viaggio (mia zia) aveva dei problemi di ferie, di budget e di interesse in alcuni luoghi piu’ che in altri. Per farli coincidere con le mie ferie e i miei interessi, ho dovuto fare prima il nord da sola e poi tornare a Oslo dove mi ha raggiunta mia zia e abbiamo girato assieme il sud. Inoltre, per ragioni di tempo, ho preso un volo interno per arrivare direttamente da Oslo nella zona relativamente vicino a Capo Nord. Sono pero’ convinta che sia molto piu’ significativo arrivare a Capo Nord via terra, visto che di per se’ lassu’ non c’e’ molto ed e’ piu’ una meta simbolica, da’ la sensazione di essere arrivati ai confini del mondo. Se ci arrivi in aereo non e’ la stessa cosa… Itinerario in breve: Oslo – Alta – Honningsvag (Capo Nord) – nave postale Hurtigruten con soste a Hammerfest e Tromso – Andenes (isole Vesteralen) – Isole Lofoten – Bodo – Oslo – Flam – Bergen – fiordi e ghiacciai – Bergen – Stavanger – Oslo. Attenzione, 18 giorni sono molto lunghi da raccontare… Se avete voglia di continuare a leggere, eccovi il diario di viaggio dettagliato. Ho messo tutti i prezzi e i nomi degli alloggi e dei trasporti dove potevo. Per gli ostelli, se siete membri dell’associazione costano 3-4 euro in meno, ma io non ero membro quindi ho pagato il prezzo pieno. Non ho scritto i nomi degli ostelli, li trovate sul sito che ho segnalato. Se volete seguire il mio viaggio anche per immagini, le foto in ordine cronologico sono qui: www.imagestation.com/members/leia3007 Ven 23 giugno: Voli KLM Roma-Amsterdam e Amsterdam-Oslo, arrivo a Oslo verso le 20. Morten, il ragazzo di Hospitality Club (da ora in poi abbreviato HC) che mi dovrebbe ospitare a casa sua mi passa a prendere all’aeroporto e come d’accordo invece di andare a Oslo andiamo a un barbecue nella casa di campagna di una coppia di amici suoi, in mezzo ai boschi non lontano dall’aeroporto. Il 23 giugno lassu’ e’ festa nazionale e tutti vanno nella loro casa di campagna e festeggiano a base di birra e panini coi wurstel (ma cos’e’, la Germania??). Il posto dove mi porta sembra il paradiso terrestre: casetta di legno, boschi e silenzio, fiori viola (che poi vedro’ ovunque in Norvegia), un fiume che scorre lento li’ davanti, il sole che sembra non voler tramontare mai… Avremmo dovuto stare poco e andare a casa sua in centro a Oslo per dormire, ma visto che ci stiamo divertendo, e che la mattina dopo dovrei di nuovo essere in zona aeroporto verso le 6, finiamo per dormire nella baitina dei suoi amici la’ in mezzo ai boschi, che bello!! Con la scusa che tanto dormo qui quindi posso stare alzata un po’ di piu’, vado a dormire solo all’1 e mezza. La prima notte di viaggio vede dunque solo 4 ore di sonno. Sab 24 giugno: il povero Morten e’ cosi’ gentile da svegliarsi all’alba anche lui per accompagnarmi (comunque ci rivedremo tra una settimana), e alle 6 sono di nuovo all’aeroporto. C’e’ un caos incredibile (credo sia il primo giorno delle vacanze estive locali), prendo per un pelo il volo Oslo-Alta con Norwegian (80 euro), atterro alle 9 e mezza. Raggiunto il centro di Alta in bus dall’aeroporto, mi basta girare una decina di minuti in cerca dell’ufficio turistico per capire che la citta’ in se’ non offre nulla. Bassi edifici moderni con negozi e un hotel. In realta’ lo sapevo, e nelle mie poche ore a disposizione li’ volevo visitare il museo dei graffiti rupestri preistorici che e’ un po’ fuori citta’. Appurato che il sabato i bus sono pochi e non mi riporterebbero indietro in tempo, noleggio una bici per 3 ore lasciando lo zainone al noleggio. Percorro ansimando i 5 km di saliscendi fino al museo (aiuto, sono fuori forma!), visito un’oretta i bei graffiti all’aperto (per fortuna non piove anche se e’ nuvoloso) e 5 minuti il museo all’interno, e torno in citta’. Restituisco la bici e recupero lo zaino, pranzo a crackers e alle 14.30 prendo il bus per Honningsvag, il paese piu’ vicino a Capo Nord (costo 50 euro). Nelle 4 ore di viaggio non smetto un attimo di guardare fuori dal finestrino: la tundra!! Niente alberi, solo colline e montagne con pratoni verde-giallo e qualche pozza d’acqua, qualche raro villaggetto (10 case in tutto) e quando arriviamo lungo la costa ci sono anche le cascatelle che dalle brulle pareti delle montagne a strapiombo finiscono direttamente in mare. Che paesaggi incredibili!! Un paio di volte vediamo anche branchi di renne pascolare. Non oso pensare come debba essere vivere qui d’inverno, tra il freddo e il buio permanente. Passando per un tunnel dalla forte pendenza, l’autobus raggiunge l’isola su cui si trova Capo Nord. Ma come punto piu’ a nord d’Europa non mi sembra giusto considerare un’isola! Vabbe’. Arrivo a Honningsvag, un paesone in confronto ai gruppi di case sparse viste finora dall’autobus. Anche qui sono d’accordo con un ragazzo di HC contattato in precedenza, Jerome, che mi ospitera’. Ceno da lui con anche i suoi coinquilini in un mix di nazionalita’ europee – che bello! – e alle 21 prendo il bus Honningsvag-Capo Nord (45 minuti, 35 euro incluso ingresso a Capo Nord). Ed eccomi arrivata lassu’! A parte che e’ caro, che e’ pieno di grupponi di turisti sbarcati dalle navi da crociera (anche tanti italiani), che non c’e’ niente… Pero’ il paesaggio e’ bellissimo, e che emozione!! Sono nell’estremo nord dell’Europa, una sorta di wild west europeo, una meta mitca e sognata. Peccato che faccia freddo e che alle 23 il sole venga oscurato dalle nuvole. Pero’ almeno non c’e’ nebbia e si vede tutto intorno, fino al vero punto piu’ a nord d’Europa, il promontorio di Knivskjellodden, a sinistra di Capo Nord. Dopo aver visto quindi non il sole bensi’ le “nuvole di mezzanotte”, rientro a Honningsvag col bus (12 euro) e verso l’una e mezza vado a dormire. Anche domani mi devo alzare alle 5 e mezza, seconda notte da 4 ore. Dom 25 giugno: Alle 6 del mattino infatti da Honningsvag mi imbarco sulla nave postale Hurtigruten diretta verso sud. Pago solo il passaggio ponte (gia’ cosi’ e’ carissimo, 195 euro per 28 ore di nave): anche se staro’ sulla nave fino a domani mattina, so che si puo’ dormire nel salone. Inizialmente visto che ho ancora sonno mi metto a pisolare su una poltrona con vista mare, poi quando mi sveglio per benino esploro la nave. E’ piu’ una nave da crociera che un semplice mezzo pubblico come era alle origini. Infatti il 90% dei passeggeri sono tedeschi, inglesi e americani over 60 o al massimo qualche famigliola con bambini, che immagino stiano sulla nave piu’ giorni e partecipino anche alle escursioni organizzate (costosette). In effetti un viaggio del genere e’ un po’ noioso, specie per me che giro da sola. Pero’ sono capitata sulla nave piu’ nuova della flotta Hurtigruten, e c’e’ perfino la piscina e l’idromassaggio all’aperto! Avrei anche il costume, ma il freddo dell’aria non mi invoglia affatto a provarle. Per fortuna che dopo un po’ esce il sole e si puo’ stare sul ponte a godersi il paesaggio meraviglioso della costa nord della Norvegia, con le montagne dalle vette innevate che si gettano in mare e un sacco di piccoli fari. Facciamo sosta un paio d’ore a Hammerfest e ne approfitto per scendere a visitare la “capitale del nord”, una cittadina moderna le cui attrattive sono una strana chiesa a forma di “tenda canadese” e la Societa’ dell’Orso Polare. Mi prendo anche qualcosa da mangiare stile fast food per non dover pagare cifre spropositate nel bar della nave. Nel pomeriggio, sempre sulla nave, faccio amicizia con uno dei pochi altri viaggiatori giovani e solitari, Steve, un tipo americano con cui chiacchiero un bel po’. La notte (che e’ comunque sempre giorno) alle 23 facciamo 2 ore di sosta a Tromso e mi decido a partecipare a un’escursione (30 euro) alla cosiddetta “Cattedrale artica”, un’altra chiesa moderna dalla forma a tenda con delle belle vetrate (le vetrate colorate piu’ grandi d’Europa, dice la guida). Nell’escursione e’ incluso un concerto per piano, violino e voce nella cattedrale, ma il mio sonno arretrato mi impedisce di godermelo appieno. Appena risalita sulla nave mi stendo su un – per altro comodissimo – divano del salone centrale, come alcune altre persone che non hanno preso la cabina, e dormo 6 ore di fila. Lun 26 giugno: Svegliata dall’aspirapolvere delle donne delle pulizie, mi do’ una sistemata nel bagno della nave che sembra quello di un grande albergo, e passo un’altro paio d’ore a chiacchierare con Steve e a guardare il paesaggio mentre la nave si avvicina all’arcipelago delle Vesteralen. Alle 10 e mezza sbarco finalmente a Risoyhamn, da cui in un’oretta di bus (11 euro) arrivo ad Andenes, all’estremo nord delle isole, mia meta di quel giorno. Dal bus mi godo ancora una volta il paesaggio fatto di montagne stavolta verdi di alberi, prati fioriti, casette colorate, mucche, pecore e spiaggette dalla sabbia bianca e dall’acqua azzurrissima. In lontananza sul mare si vedono i profili delle altre isole e l’atmosfera un po’ nuvolosa da’ al tutto un senso di fuori dal tempo. La vita quassu’ scorre a ritmi cosi’ diversi dai nostri! L’autista del bus conosce e saluta uno a uno i pochi passeggeri, e spesso li fa scendere non alle fermate ma davanti a casa loro. Lui stesso fa anche da postino e consegna un pacco in una stazione di servizio. Che pace! Arrivata ad Andenes vado all’ostello ufficiale dove il giorno prima avevo prenotato: mi danno una singola senza che glielo chieda, cmq il prezzo era sempre di 20 euro. Mollo il bagaglio, e poi giro un po’ il paesino. C’e’ un grande faro rosso che ne e’ il simbolo, casette di legno dipinte di rosso lungo il porto, gabbiani, barche, ed edifici piu’ moderni ma sempre dipinti a colori vivaci. Svolte alcune faccende pratiche (spesa, pranzo, cambio soldi, internet) faccio una visita al museo dell’Aurora Boreale (lasciate perdere, poca roba) e poi alle 15 mi presento all’appuntamento per il safari alle balene che avevo prenotato gia’ dall’Italia (per essere sicura che ci fosse la partenza opzionale del pomeriggio). Questa era una delle cose che volevo assolutamente fare in questo viaggio. L’organizzazione e’ perfetta (vorrei anche vedere, l’escursione costa 100 euro): prima ci danno una pastiglia anti-mal di mare, poi visitiamo il museo delle balene con delle guide, e verso le 17 salpiamo. Dobbiamo spingerci in alto mare per arrivare alla zona delle balene, che ci hanno spiegato essere della specie “sperm whale”, cioe’ in italiano capodogli. Ma non sono vere balene!! Vabbe’, sempre cetacei sono. Mentre la barca si spinge verso l’oceano, ci vengono offerte bevande calde e biscotti e faccio amicizia con i giovani che ci fanno da guida. Vengono da mezza Europa col programma Leonardo (stage lavorativi per studenti universitari), sono studenti di turismo. Ci sono anche una ragazza italiana e un ragazzo della Svizzera italiana. Che strano parlare con loro la mia lingua dopo 3 giorni di solo inglese. Purtroppo il sole sparisce dietro alle nuvole, tira un forte vento e inizia a fare freddo. Il mal di mare comincia a farsi sentire nonostante la pastiglia. Io prendo un’altra medicina che mi ero portata dietro e riesco a evitare il peggio, ma molti altri no. La barca e’ comunque attrezzata con sacchetti appositi in abbondanza, oltre che con coperte in quantita’ industriale. Dopo un po’ la gente abbandona i posti all’aperto per stare al riparo, anche perche’ si mette anche a piovere. Fa davvero freddissimo! Tra freddo e nausea passa un’ora e mezza o due, la balena e’ stata avvistata grazie al sonar della barca, ma e’ sott’acqua e dobbiamo aspettare che emerga a respirare. Finalmente eccola! Tutti a prua a vederla e fare foto! Che emozione, freddo e pioggia ci fanno un baffo in questo momento. Ma dopo 2 minuti torna a immergersi. Infreddoliti e stanchi aspettiamo un’altra mezz’ora abbondante ed ecco che ricompare, stavolta ancora piu’ vicino e per piu’ tempo, circa 5 minuti. Bellissimo! Ora possiamo fare rotta verso casa, ma ci vogliono comunque un’altro paio d’ore sempre di mare mosso e vento. Mentre rientriamo, l’organizzazione ci da’ anche la cena: un minestrone caldo e del pane. Poi io mi rifugio sotto coperta dove, nonostante i jeans fradici, riesco perfino ad addormentarmi sdraiata su una panchina. All’arrivo verso le 22 il sonnellino mi ha reso ancora piu’ infreddolita e tremante, per fortuna l’ostello e’ a 2 minuti a piedi. Doccia bollente e subito a dormire, finalmente stanotte dovrei poter riposare come si deve, in un letto vero, per 8 ore di fila… E invece per ben 2 volte scatta l’allarme anti-incendio e mi sveglia, a mezzanotte e alle 2. Falso allarme, ma sembra proprio che in questo viaggio io non sia destinata a dormire normalmente, eh eh. Mar 27 giugno: Alle 9 riprendo il bus da Andenes per tornare a Risoyhamn, dove alle 11 prendo di nuovo la nave postale Hurtigruten per proseguire verso sud. Per 10 ore di navigazione mi fanno pagare 65 euro. Stavolta mi tocca una delle navi piu’ vecchie della flotta: piu’ atmosfera ma meno comodita’, ma tanto non ci devo dormire stasera. Anche qui pero’ la tipologia di viaggiatori a bordo non cambia, famiglie e anziani. Passero’ l’intera giornata a guardare fuori dai finestrini o sul ponte quando il sole si fa vedere. Non trovo nessuno con cui scambiare quattro chiacchiere stavolta. Scendendo lungo lo stretto tra le isole e la costa, passiamo dall’arcipelago delle Vesteralen, piu’ piatte, a quello delle Lofoten, piu’ montagnose e imponenti. Quando siamo vicini alla costa l’acqua da blu-grigia diventa di un bel verde smeraldo o azzurro. Mentre attraversiamo uno stretto braccio di mare tra due delle Lofoten facciamo una piccolissima deviazione all’interno del Trollfjord, il fiordo piu’ stretto della Norvegia, dove la nave passa lasciando appena un paio di metri per lato. Arrivati in fondo – sono solo 2 km – la nave si gira e torna indietro, con una manovra da parcheggio romano. Nel pomeriggio durante la breve sosta a Svolvaer scendo e faccio un giro, e per la prima volta noto i merluzzi stesi al sole ad essiccare, che poi vedro’ ovunque nelle Lofoten, visto che e’ il merluzzo e’ la loro produzione primaria. Svolvaer non e’ un posto particolarmente attraente, l’unica particolarita’ e’ una vetta montuosa poco lontana che termina con due corna, che infatti viene chiamata la capra di Svolvaer. Risalita sulla nave, sbarco definitivamente alle 21 a Stamsund, sempre sulle isole Lofoten. A Stamsund non c’e’ molto da vedere ma ho sentito tanto parlare dell’ostello ufficiale di qui, gestito da un certo Roar. Infatti l’ambiente e’ bellissimo, si tratta di una serie di ex case di pescatori riadattate, appena fuori paese, su una piccolissima baia. L’ostellante e’ l’immagine del classico pescatore norvegese, barbuto e apparentemente burbero, ma simpatico. Il prezzo e’ il piu’ basso che ho trovato quassu’, 15 euro in camerata. Ma soprattutto, ci sono una cucina enorme e una sala comune con una fantastica atmosfera, diversa da tutti gli altri ostelli, sembra piu’ una grande famiglia, e la gente si fa da mangiare in compagnia e si scambia cibo e chiacchiere. Arrivando con la mia scatoletta di tonno e i crackers, mi vengono subito offerte varie cibarie calde. Conosco in breve tempo un sacco di gente da mezzo mondo, c’e’ chi e’ in giro da solo da 6 mesi e chi viaggia per 2 settimane con amici o in coppia. Tutti pero’ con l’identico spirito d’avventura e la stessa apertura mentale e agli altri. Verso le 23 un ragazzo australiano, Daniel, propone di prendere la barchetta a remi e la lenza messe a disposizione gratis dall’ostello e di andare a pescare, tanto e’ sempre chiaro anche di notte. Io e un francese, Arnold, lo seguiamo, e remando pian piano usciamo dalla baia dell’ostello e gettiamo la lenza con una decina di ami attaccati, senza esca ovviamente. Quando verso l’una ormai scoraggiati e infreddoliti stiamo tornando lentamente verso l’ostello, ecco che abboccano tutti assieme 4 bei merluzzi! Appena a terra, all’una e mezza di notte, loro iniziano a pulirli ma io sto davvero patendo troppo il freddo e me ne vado a dormire. Purtroppo col freddo che ho preso ci metto circa 2 ore a scaldarmi abbastanza da riuscire ad addormentarmi. Anche stanotte 4 ore di sonno scarse… Mer 28 giugno: Facciamo colazione a base del nostro merluzzo freschissimo, ed e’ una sensazione strana pensare di essermi procurata da sola il mio cibo come gli uomini primitivi. Verso le 10 saluto tutti e parto in bus all’esplorazione del sud delle Lofoten. Per prima cosa bus Stamsund-Ramberg, cambiando a Leknes (12 euro in totale) Scendo a Ramberg verso le 11.30, lascio lo zainone alla reception di un albergo-ristorante (in Norvegia sono tutti gentilissimi e ci si puo’ fidare tranquillamente) e mi godo un’oretta passeggiando sulla famosa spiaggia bianchissima di Ramberg. L’acqua e’ azzurro chiaro e trasparente e sembra di essere ai tropici, se non fosse che il panorama dietro la spiaggia non sono palme ma casette colorate e montagne con le cime innevate. Metto anche un piede nell’acqua, ma e’ decisamente fredda! Mi riprendo lo zainone, mangio un panino e all’una circa prendo l’autobus successivo che va verso sud. Dopo 45 minuti scendo a Reine (Ramberg-Reine costa 6 euro), recentemente eletto da un sondaggio il paesino piu’ caratteristico della Norvegia. In effetti e’ decisamente carino, con tutte queste casette rosse o giallo ocra spesso costruite su pali che escono dall’acqua. Lascio di nuovo lo zaino alla reception di una rorbu (ex casette di pescatori che vengono affittate) e faccio un giro. Reine e’ affacciata sull’omonimo fiordo e alle 15 parte una barca (10 euro) che fa tutto il giro del fiordo in un’ora, toccando alcuni micro-paesini di poche case ciascuno che si trovano in fondo al fiordo e che sembrano non avere nessuna strada di collegamento. L’unico contatto col mondo e’ quella barca… Mi sembra impossibile che siano abitati d’inverno, suppongo quindi che siano luoghi di villeggiatura estivi per le famiglie norvegesi, delle seconde case insomma. Comunque e’ di nuovo sorprendente vedere il capitano della barca che un paio di volte scende a infilare la posta nelle cassette che ci sono sul molo di un paesino, o a consegnare un pacco in un’altro. C’e’ un’intera famiglia con bambini, sacchetti di plastica della spesa e biciclettine al seguito che scende in uno di questi paesini. Pero’ ci sono anche un sacco di turisti che fanno il giro intero, come me. Rientriamo a Reine, mi riprendo lo zaino e alle 16.30 prendo un altro autobus verso l’ultima tappa del giorno, il paese di A, che e’ anche il piu’ a sud dell’isola. E’ solo una mezz’oretta di bus e costa 4 euro. Sull’autobus incontro Freeman, un ragazzo americano conosciuto la sera prima all’ostello di Stamsund, col quale pero’ non avevo scambiato che qualche parola. Anche lui stanotte si ferma ad A, quindi quando arriviamo al paese andiamo all’ostello (21 euro per un letto in camerata), ci sistemiamo, e facciamo assieme un giro esplorativo del paesino. E’ decisamente pittoresco, anche se sa un po’ di “falso” con tutte le casette dipinte di rosso, e anche qui molte di esse sono costruite su pali nell’acqua. E’ anche pieno di graticci su cui sono appesi i merluzzi ad essiccare, la principale risorsa della zona oltre al turismo. Poi decidiamo di fare la spesa assieme e di prepararci una cena coi fiocchi all’ostello: e tra un’italiana e un americano, la proposta di mangiare pasta arriva… dall’americano! Io non sono un gran che come cuoca ma lui e’ abbastanza bravo e la cena esce bene. Pero’ la giornata non e’ ancora finita. Visto che c’e’ sempre luce, decidiamo di fare una passeggiata nei dintorni del paese, sui prati e lungo la costa. Finalmente, dopo due giorni che mi sposto qua e la’ per le isole, trovo il tempo per assaporare il posto, e mi rendo conto di essere davvero arrivata alle Lofoten, un altro dei luoghi che avevo sognato a lungo, e le mie aspettative sono perfino superate dalla realta’. La sensazione di essere in un posto remoto, selvaggio, solitario, e’ fortissima, aumentata anche dal cielo grigio che ci accompagna fin dal pomeriggio. Ad un certo punto ci sediamo su una roccia vicino al mare, e in questa atmosfera chiacchieriamo di noi, delle nostre rispettive vite, dei nostri viaggi, e dei sogni e delle speranze che ci portiamo dietro. Con questo ragazzo mi sento davvero a mio agio, come se ci conoscessimo da una vita. E’ bellissimo quando con uno sconosciuto incontrato in viaggio si crea questa sensazione di vicinanza, di confidenza, e si starebbe a parlare per ore. Questi momenti sono sicuramente tra i piu’ belli dell’intero viaggio. Dopo un bel po’ iniziamo ad avvertire il freddo e decidiamo di rientrare in ostello, ma rimaniamo ancora alzati a chiacchierare nella sala comune fino alle 2 di notte. E pensare che nel pomeriggio, poco prima di incontrare Freeman sull’autobus, avevo pensato che finalmente oggi sarei andata a dormire presto. Beh, sono contenta che sia andata diversamente. Grazie per esserci stato Freeman! Giov 29 giu: dopo una colazione a base di uova e bacon, decido di non fare il giro che avevo in mente. Visto che stasera dormo ancora qui, originariamente oggi pensavo di fare un po’ di trekking in zona: andare a Reine in autobus, riprendere la barca che fa il giro del fiordo, e scendere a meta’ del giro all’imbocco di un sentiero, che in circa 5 ore di cammino attraverso le montagne e vicino a dei bellissimi laghetti (avevo visto delle foto) mi avrebbe riportato ad A. Purtroppo anche stamattina il tempo non e’ dei migliori, potrebbe piovere, e oltretutto dovrei fare questo bel giro tutto da sola. Rinuncio e invece visito assieme a Freeman gli edifici di A adibiti a museo della vita dei pescatori. Poi facciamo una breve passeggiata costeggiando per un pezzo il lago che si stende appena dietro il paese, anche se non riusciamo a fare tutto il periplo perche’ si sta facendo tardi. Infatti alle 13 Freeman deve prendere l’autobus per iniziare la sua lenta discesa verso Oslo, e io dopo averlo salutato torno all’ostello e pranzo. E’ strano come per la prima volta dall’inizio del viaggio mi senta sola. Nei giorni scorsi non avevo mai avuto questo problema, ma dopo aver trascorso un po’ di tempo con una persona con cui stavo davvero bene, la differenza si fa sentire. Per fortuna che questo pomeriggio mi aspetta una bella escursione che ho prenotato ieri. Nel frattempo, cercando qualcosa da fare, nel primo pomeriggio visito il museo dello stoccafisso, davvero interessante, e faccio quattro chiacchiere con il padrone: parla 5 lingue e l’italiano e’ una di quelle che sa meglio, visto che l’Italia e’ uno dei principali mercati a cui vendono merluzzi e stoccafissi. Pensa un po’… Alle 16 mi presento sul molo per la mia escursione in gommone al Moskenstraumen, il famoso gorgo dovuto alle maree che si forma a sud dell’isola dove si trova A. Per 65 euro, oltre a portarci sul luogo ci danno anche l’attrezzatura: degli occhiali da neve e delle fantastiche tute tipo quelle da sci, che a detta loro posso anche tenerti a galla nel caso si cada in acqua. Spero di non doverle sperimentare di persona! Partiamo e gia’ il fatto di essere su un gommone che salta sulle onde mi esalta. Mi sembra di essere a cavallo o sugli sci, e’ troppo divertente! Arrivati in zona gorgo, le onde che prima erano picoline sono un po’ piu’ forti, il mare e’ piu’ mosso, ma non ci sono veri e propri mulinelli come mi aspettavo. Forse non e’ il momento di maggiore marea? Boh. Il ragazzo che ci fa da guida (d’inverno pescatore, d’estate pilota e guida di queste escursioni da ormai un sacco di anni) ci racconta storie di pescatori che hanno perso la vita in questo temibile gorgo, e chiacchierando con gli altri partecipanti conosco anche una giovane coppia di cui lui e’ norvegese e lei francese. Poi l’escursione continua avvicinandoci alla costa dall’altro lato dell’isola. Facciamo una sosta a breve distanza da una spiaggetta bianca, e la guida ci spiega che qui c’era un villaggio isolato e che negli anni 50 (come altri villaggi della Norvegia) sono stati tutti costretti dal governo a spostarsi nel paese principale, per una politica di “accentramento”. Hanno smontato le case e se le sono portate via! Poi passiamo davanti a una grotta al cui interno ci sono dei graffiti, ma l’escursione di oggi non prevede la visita della grotta. E intanto e’ uscito il sole, finalmente!! Il paesaggio e’ cosi’ molto piu’ suggestivo, sembra quasi di essere nel film de Il Signore degli Anelli. E come ciliegina sulla torta, tra gabbiani e altri uccelli marini, vediamo anche una foca che fa capolino dall’acqua e sembra voler giocare a nascondino, si immerge e riemerge un po’ piu’ a destra o a sinistra, piu’ volte. Restiamo ad ammirarla per una decina di minuti, poi iniziamo il rientro: col sole la corsa sull’acqua davanti alle pareti a strapiombo del famoso Lofotodden, il “muro” delle Lofoten, e’ indimenticabile. Scesa, decido di fare un bel po’ di foto col sole (finalmente) e poi vengo invitata dalla coppia conosciuta in gommone a cenare assieme. Dopo cena vogliono andare alla spiaggia di Ramberg con la loro macchina, perche’ essendo rivolta a ovest a differenza di A si vede bene il sole di mezzanotte, e mi invitano ad andare con loro. Forse stasera visto che e’ uscito mi riesce di vederlo per bene, il sole di mezzanotte! Ed e’ anche la mia ultima possibilita’ visto che domani torno a Oslo. Peccato che mentre aspettiamo davanti alla spiaggia dentro la macchina, il sole venga pian piano coperto dalle nuvole, come le altre volte. In 6 serate passate sopra il circolo polare, nemmeno una volta ho visto il sole esattamente a mezzanotte. Vabbe’. Pero’ mi sconvolgo non poco a vedere un paio di bambini in pantaloncini corti che giocano immersi nell’acqua fino al ginocchio e ad un certo punto ci si buttano proprio dentro! Considerate che noi eravamo chiusi in macchina in jeans, pile e giacca a vento e avevamo freddo. I due bambini invece escono di corsa dal mare e se ne restano completamente bagnati e con i vestiti fradici a giocare sulla spiaggia, mentre i genitori tranquilli continuano a chiacchierare li’ di fianco. Roba che una mamma italiana si era gia’ messa a urlare dalla preoccupazione… Passata la mezzanotte e con tutte quelle nuvole, ci arrendiamo e torniamo in ostello. Peccato. Ven 30 giugno: stamattina devo salutare le Lofoten. Prendo il traghetto (19 euro) da Moskenes (che e’ appena a nord di A a 10 minuti di bus) che in 3 ore mi portera’ a Bodo, sulla terraferma, e guardo le isole che si allontanano nel sole e nel cielo pulito, il primo cosi’ azzurro da quando sono quassu’. Ovviamente quando me ne sto andando… Che tristezza, questi luoghi sono davvero meravigliosi, e so gia’ che prima o poi ci tornero’. Ci sono un sacco di cose che non ho fatto in tempo a fare e a vedere. Qui ho trascorso i giorni piu’ belli della vacanza (anche a riguardarli adesso dopo che sono tornata a casa) che mi rimarranno sempre impressi nella memoria. La traversata e’ tranquilla, ne approfitto per pranzare, e prima dell’una siamo a Bodo. Da qui ho l’aereo per Oslo alle 19, ma nel frattempo cosa faccio? Bodo in se’ non e’ molto interessante, una cittadina moderna, ma a poca distanza c’e’ un altro famoso gorgo creato dalla marea, il Saltstraumen. E’ il gorgo marino piu’ grande del mondo, dicono. Prima di partire avevo visto sul sito internet che l’orario di massima attivita’ oggi era proprio nel primo pomeriggio, cosi’ decido di occupare le ore a disposizione visitando questo posto. Lascio lo zaino alle informazioni turistiche e prendo uno degli autobus (7 euro) che passano vicino al gorgo, gli orari incredibilmente si incastrano perfettamente con le mie esigenze. Ci si arriva in circa 45 minuti, e quando si scende si e’ proprio a fianco del ponte che scavalca il braccio di mare (un fiordo?) interessato dal fenomeno. Dalla cima del ponte si vede benissimo, ed e’ uno spettacolo incredibile, molto piu’ forte di quello visto dal gommone alle Lofoten. Mulinelli d’acqua pazzeschi si formano e scompaiono in continuazione, schiuma bianca sul blu profondo del mare, mentre alcune barche temerarie si avvicinano per vedere meglio e sulla riva e’ pieno di pescatori, queste acque infatti sono molto pescose. Dopo una mezz’oretta di contemplazione devo tornare alla fermata, tra poco passa l’autobus che mi riporta a Bodo. Arrivata, mi riprendo lo zaino e ora non mi resta che raggiungere l’aeroporto. E’ talmente vicino al centro che la tipa delle informazioni mi consiglia di non stare ad aspettare l’autobus che parte tra mezz’ora e di farmela a piedi. In effetti in mezz’oretta di cammino (con lo zaino e sotto il sole pero’ non e’ piacevolissimo) ci arrivo addirittura in anticipo. Mai visto un aeroporto con le case della citta’ al di la’ della strada come se fosse una stazione ferroviaria. Check-in, cena molto anticipata, e volo di un’oretta scarsa con SAS-Braathens (115 euro). A Oslo devo aspettare quasi due ore che arrivi mia zia, in volo anche lei con KLM via Amsterdam. Nel frattempo mi guardo la partita dell’Italia con l’Ucraina (quarti di finale) in un bar dell’aeroporto. Devo dire che dopo questi giorni in mezzo alla natura e ai paesini isolati, il rientro alla “civilta’” mi lascia un po’ stranita. Mi ero perfino dimenticata che ci fossero i mondiali di calcio. Finalmente mia zia esce dalla dogana e prendiamo il treno che in 40 minuti ci porta in centro a Oslo – se non avete fretta prendete il locale che costa 10 euro, non il treno specifico espresso che ci mettera’ anche la meta’ del tempo ma costa il doppio! Morten, il ragazzo di HC della mia prima sera in Norvegia, ci viene a prendere alla stazione e ci porta a dormire a casa sua, dove saremo ospiti per 2 notti. E’ quasi mezzanotte ma e’ ancora abbastanza chiaro, e anche mia zia sembra colpita dalla cosa. Sab 1 luglio: oggi la giornata e’ dedicata interamente alla visita di Oslo. Il sole e’ alto nel cielo, ma io arrivo dai 10 gradi del nord e mi metto un paio di jeans e una maglietta a manica lunga, consigliando anche mia zia allo stesso modo. E chi si aspettava i 28 gradi che c’erano invece fuori? Passeremo la giornata a fare la sauna dentro ai jeans… Al mattino Morten dice che vuole andare a fare una passeggiata in montagna, e quindi si offre di portarci con lui in macchina fino alla zona del trampolino di salto con gli sci di Holmenkollen che si trova in periferia ma non molto lontano da casa sua. Da li’ si vede un bel panorama della citta’ e del fiordo, e poi noi possiamo prendere un trenino urbano per andare in centro mentre lui parcheggera’ la’ vicino e si fara’ la sua escursione in montagna. Si’ perche’ appena alla periferia di Oslo iniziano i boschi con dei bei sentieri per il trekking, e d’inverno ci sono le piste da sci. Non sara’ piena di antichi monumenti o di quartierini caratteristici, ma Oslo e’ davvero una capitale immersa nella natura, e non solo per i parchi che ci sono all’interno della citta’! Ovviamente accettiamo l’offerta, e ci godiamo il verde e il panorama di Oslo da lassu’. E pensare che leggendo la guida ieri pensavo: “al trampolino non ci andiamo, ci si mette troppo tempo solo per vedere il panorama”. Ma se ti ci portano in macchina… Salutato Morten, e comprato un biglietto giornaliero dei trasporti (7.5 euro), col trenino in mezz’oretta siamo al centro di Oslo. Dopo un paio di faccende in stazione (biglietti per domani, soldi), iniziamo la visita ovviamente dal vialone centrale che collega in linea retta la stazione e il palazzo reale, su cui si affacciano quasi tutti i negozi e gli edifici importanti della citta’. Un giro in un grande magazzino, la visita della cattedrale, passiamo davanti al Parlamento e poi ci infiliamo nella Galleria Nazionale (che e’ gratis) per vedere l’Urlo di Munch (non quello rubato, un’altra versione ma sempre originale di Munch) e altre opere famose. Usciamo e tornate sul vialone principale passiamo davanti al Teatro dell’Opera e arriviamo infine in fondo, davanti al Palazzo Reale. Senza neanche saperlo, incredibilmente arriviamo mentre sta iniziando il cambio della guardia, alle 14. Sotto il sole cocente resistiamo un po’, ma poi decidiamo di tornare indietro ed andare verso il porto, dove nella zona commerciale di Aker Brygge ci sono ristorantini e altri posti per mangiare. Visti i prezzi pero’ optiamo per un supermercato e ci facciamo un panino! Placata la fame, ci accorgiamo che il porto e’ una zona carina e vivace con un sacco di barche e di gente che prende il sole. L’edificio dominante e’ il famoso quanto orrendo (secondo me) municipio di Oslo, marrone e squadrato, con un grande orologio. Decidiamo di raggiungere la penisola di Bygdoy dove ci sono un paio di attrazioni interessanti, e per farlo prendiamo la barca che parte proprio da davanti al municipio. Questa penisola e’ molto verde e ospita alcuni musei decisamente imperdibili, tra cui il piu’ interessante e’ senza dubbio il Museo delle Navi Vichinghe, dove sono esposte 3 navi recuperate dagli archeologi quasi intatte e tutto il materiale trovato durante gli scavi. A poca distanza c’e’ anche il Museo del Folklore, dove in un parco all’aperto hanno ricostruito case, fattorie e chiesette di legno provenienti da tutto il paese, e ci sono balletti in costume e dimostrazioni di artigiani. Nella parte al chiuso del museo ci sono esposizioni di costumi tipici e artigianato. Quando ne usciamo, alle 18, il museo sta chiudendo, ma noi non abbiamo ancora esaurito del tutto le energie, e decidiamo di andare al parco Vigeland, che e’ collegato con un bus diretto da dove siamo noi. Questo grande parco e’ intitolato allo scultore moderno che lo ha decorato con le sue statue e i suoi monumenti. Alcuni sono un po’ inquietanti, ma nel complesso e’ davvero un posto piacevole. Ne approfittiamo per sdraiarci al sole e riposarci un po’. Ormai e’ ora di cena, e anche se siamo stanche, seguendo le indicazioni della guida ci spostiamo verso la zona Grunerlokke, che dovrebbe essere piena di vita. In realta’ non e’ che ci abbia colpito molto, ma insomma, ci facciamo una cenetta all’aperto sulla via principale (un piatto non troppo grande e una birretta 15 euro) e stanche morte torniamo a casa verso le 22.30. Morten commenta “avete girato davvero tanto oggi!”, si vede che non mi conosce eh eh eh. Facciamo quattro chiacchiere e ci mettiamo d’accordo per domani mattina, e anche stasera non si va a dormire molto presto. Dom 2 luglio: oggi la giornata prevede lo spostamento da Oslo a Bergen. Si potrebbe fare in 6 ore circa (in treno) e gia’ cosi’ si vedono dei bei panorami. Ma lungo la strada vale la pena fare una deviazione e vedere un paio di cose interessanti prima di proseguire per Bergen. Il pacchetto di biglietti treno-trenino-nave-bus-treno viene venduto tutto assieme a un prezzo scontato di circa 140 euro (pero’ potreste risparmiare ancora di piu’ trovando un minipris per il primo tratto di treno, Oslo-Myrdal, e comprando poi separatamente gli altri biglietti). Il giro si chiama “Norway in a Nutshell”, Norvegia in un guscio di noce (noi diremmo “in un palmo di mano”) perche’ in poco tempo si possono vedere i paesaggi tipici del paese, montagne, neve, fiordi, cascate… Dunque noi ieri abbiamo comprato i biglietti, e il nostro treno parte alle 8 da Oslo. Una persona piu’ gentile di Morten non esiste: si alza alle 6 e mezza per accompagnarci alla stazione!! Non lo ringrazieremo mai abbastanza. La linea ferroviaria tra Oslo e Bergen e’ una delle piu’ panoramiche al mondo, specialmente il tratto tra Geilo e Finse, dove si passa su un altopiano in mezzo a montagne innevate. Arrivati a Myrdal verso le 13 scendiamo (come molti altri del resto) e mentre il treno prosegue verso Bergen noi (con bagagli al seguito) prendiamo invece il trenino che da Myrdal scende per la vallata fino a Flam. La ferrovia Myrdal-Flam e’ una delle piu’ ripide al mondo, e attraversa paesaggi da cartolina. Ad un certo punto si ferma davanti a una cascata impressionante e permette di scendere a fare foto. Parte una musica simil-new age-celtica e da lontano vediamo una ragazza con un vestito blu che danza vicino alla cascata. Decisamente turistico ma tutto sommato carino. Certo non ti aiuta ad ammirare la grandiosita’ della cascata… Arriviamo a Flam, che si trova sull’Aurlandfjord, uno dei bracci dell’enorme Sognefjord e uno dei piu’ bei fiordi norvegesi. Da qui il programma prevede una nave-traghetto che in un paio d’ore ci porta a Gudvangen sul Naeroyfjord, altro fiordo da cartolina. Il mio primo viaggio in un fiordo! (O meglio, il primo della zona “dei fiordi” anche se ce ne sono pure nel nord). Sono letteralmente rapita dal colore dell’acqua, che passa per tutte le tonalita’ del verde, dal verde scuro al verde pertrolio al verde-azzurro. Senza contare i vari verdi che ci sono sulle montagne: gli alberi scuri, i prati squillanti… Solo le case rosse, gialle e bianche spiccano su quella tavolozza. Lungo il tragitto la nave si avvicina ad una cascata che scende dalla parete del fiordo direttamente nell’acqua. Allungano un grosso tubo e fanno arrivare l’acqua della cascata sulla nave, riempiono bicchieri su bicchieri e ci fanno bere quest’acqua freschissima!! Ci dicono che arriva da un ghiacciaio e fa bene alla salute. Anche se non fosse, e’ comunque uno spettacolo stranissimo e divertente. A Gudvangen arriviamo verso le 17, e ci aspetta un bus che ci portera’ a Voss. Ma non segue la strada principale, bensi’ passa per una stretta strada tutta tornanti aperta solo d’estate (la strada piu’ ripida della Norvegia), che sale su per una montagna passando vicino ad altre due altissime cascate. Arrivati in cima fa una sosta all’hotel Stalheim per permetterci di vedere bene il panorama, e poi si scende verso Voss. Da qui passa la ferrovia principale Oslo-Bergen, da cui noi eravamo scese stamattina poco piu’ indietro. Alle 19.20 passa il treno per Bergen, e l’ultimo tratto non e’ poi cosi’ spettacolare. Arriviamo in citta’ alle 20.30, raggiungiamo la guesthouse dove avevo prenotato, e sistemiamo i bagagli. Si chiama Crowded House, la Lonely Planet lo segnalava come un posto rilassante con camere pulite e spaziose e una cucina e lavanderia. Non che non fosse vero, ma ci sembra un pochino desolato come posto. Paghiamo 37 euro a testa per una doppia senza bagno… Siamo talmente stanche che ceniamo in camera con quello che abbiamo in borsa e andiamo a dormire presto (credo sia la prima sera da quando sono partita!!). Lun 3 luglio: oggi si visita Bergen, la citta’ piu’ piovosa della Norvegia, e in effetti stamattina il cielo grigio non promette niente di buono. Lasciamo i bagagli alla guest house dopo aver liberato la camera, e andiamo in centro a piedi: Bergen e’ piccola e non c’e’ bisogno di autobus. La prima tappa e’ il mercato del pesce che si trova vicino al porto. Avendo appena fatto colazione non ci attirano moltissimo, ma ci sono un sacco di panini pronti fatti con salmone o gamberetti suppongo freschissimi. Sono ovviamente la’ per i turisti, ma ci ripromettiamo di tornare per il pranzo. I ragazzi che servono dietro i banchi del mercato cercano ovviamente di venderci qualcosa e scopriamo che molti sono italiani. Pare che sia un lavoretto estivo molto ricercato da queste parti, e siccome ci sono un sacco di turisti italiani che sbarcano dalle navi da crociera, servono degli italiani anche a vendere. Noi intanto proseguiamo verso la principale attrazione di Bergen, il molo con le casette di legno colorate chiamato Bryggen. Risalgono all’epoca in cui Bergen era un florido porto della lega Anseatica, e sono forse la piu’ famosa immagine della Norvegia non legata alla natura. Le casette sono ormai diventate ristoranti e negozi di souvenir, che noi debitamente visitiamo e dove lasciamo una discreta quota del nostro budget di viaggio. In fondo al Bryggen, dietro le case, c’e’ una bella chiesa in pietra, Maria Kirke, che visitiamo, e poi ci sono i resti di quello che e’ stato prima castello difensivo e poi residenza dei sovrani norvegesi. Visitiamo sia la torre Rosenkratz che la Hakon Hall, interessanti e molto “medievali” anche se molto ricostruiti. Quando usciamo da li’ e’ ormai ora di pranzo e quindi torniamo al mercato del pesce e come avevamo pensato ci mangiamo dei panini al salmone e ai gamberetti sedute su una panchina. Nel primo pomeriggio prendiamo la funicolare Floibanen che porta sopra alla montagna di Bergen e da cui si vede un bel panorama. Peccato che il cielo resti grigio e che addirittura inizi a piovere. Pero’ c’e’ una bellissima statua gigante di un troll con cui ci facciamo una foto. I troll (per chi non lo sapesse sono creature mitiche che vivono nei boschi) sono ovunque, statuine, cartoline, portachiavi, sembra proprio un simbolo della Norvegia. Visto che piove torniamo giu’ con la funicolare, e visitiamo il centro storico con le casette bianche e la cattedrale. A questo punto abbiamo un altro paio d’orette libere e possiamo scegliere se girare ancora un po’ dove siamo gia’ passate oppure visitare qualche museo. Alla fine lasciamo stare i musei e torniamo sul Bryggen. Stavolta ci facciamo un giro dietro le casette colorate, e’ una zona carina anche se piccola e ci sono altri … Negozi di souvenir! Andiamo anche dall’altra parte del porto, insomma gironzoliamo un po’. Poi, anche se e’ ancora prestino, torniamo alla guest house per riprenderci i bagagli e prendiamo l’autobus per l’aeroporto (quasi 10 euro!). Non dobbiamo prendere nessun aereo, ma abbiamo prenotato una macchina a noleggio alla filiale Avis che si trova la’, visto che quella del centro chiudeva alle 16 e a noi serviva verso le 19. Stavamo quasi pensando di chiedere un upgrade della macchina, ne avevo prenotato una piccolina ma poi uno dei 2 bagagli sarebbe dovuto stare sempre sul sedile posteriore e preferivamo evitare. Se non che l’impiegato dell’Avis prima che io possa dire nulla mi fa: “Spero che non vi dispiaccia, abbiamo dovuto riservarvi un’auto piu’ grande di quella che avete chiesto, allo stesso prezzo ovviamente”. Dispiacermi??? Che cu..!! Era una station wagon, wow. Il prezzo del noleggio per 4 giorni comprensivo di tutte le assicurazioni e l’eliminazione della franchigia e’ stato di 165 euro a testa (in 2). Pero’ prenotato attraverso il sito Avis italiano perche’ quello internazionale dava prezzi ben piu’ alti! Inoltre ho risparmiato un pochino pre-pagando il noleggio. Partiamo cosi’ per il nostro giro indipendente per la zona dei fiordi. Siccome domani vorremmo partecipare a un’escursione che parte prestino da un paesino un po’ lontano, Ulvik, stasera ci vorremmo avvicinare il piu’ possibile. Nel pomeriggio avevo chiamato il Mo Camping, un campeggio appena prima di Norheimsund, sull’Hardangerfjord, trovato sulla Lonely Planet, e avevo prenotato un bungalow (32 euro da dividere, si puo’ starci fino a 4 persone). Dopo un’oretta di guida arriviamo alla periferia di Norheimsund e troviamo il campeggio proprio lungo la statale. Non avendo piu’ bungalow, ci danno un mini-appartamento intero, con tanto di bagno e cucina, allo stesso prezzo!! Seconda botta di fortuna del giorno! E qui ci rilassiamo, ceniamo a scatolette, e ci facciamo un giro vicino al campeggio sulla riva del fiordo, che sembra un lago. Peccato che piova un pochino. Pero’ che silenzio e che pace! Mar 4 luglio: Invece stamattina c’e’ il sole!!! Colazione e via, in macchina verso Ulvik. In questa zona (Hardangerfjord e ramificazioni, come l’Eidfjord) le montagne sono meno ripide di altri fiordi e in primavera qui ci sono un sacco di frutteti in fiore, dicono che sia il giardino della Norvegia. Il panorama sull’Hardangerfjord mi fa fermare diverse volte per scattare foto, e arriviamo un po’ piu’ tardi del previsto, ma perfettamente in tempo per parcheggiare, comprare i biglietti e aspettare l’arrivo della barca con cui faremo l’escursione barca+bus e ritorno. L’intera escursione costa circa 50 euro a testa, di cui meta’ per la barca e meta’ per il bus e l’ingresso. La barca ci porta a Eidfjord, sul fiordo omonimo, e di nuovo i colori incredibili dell’acqua mi incantano. Poi da li’ c’e’ il bus che ci sbarca al Centro Natura del parco dell’Hardangervidda, l’altopiano piu’ grande d’Europa, pieno di animali selvatici, tra cui grandi branchi di renne. Certo, visitare il Centro Natura con le sue spiegazioni, i suoi modellini e il suo filmato, e non fare una gita nel parco, e’ come leggere un menu’ con le foto dei piatti e poi non mangiare nulla, ma purtroppo ci dobbiamo accontentare. Il bus ci passa a riprendere dopo un’oretta e mezza, durante la quale abbiamo anche mangiato un panino (ormai e’ l’una). Tappa successiva e’ la cascata piu’ alta della Norvegia, la Voringfoss. Si arriva sul bordo dello strapiombo di fronte alla cascata, quindi la vediamo dall’alto e non dal basso. Davvero un bello spettacolo, e ci facciamo un sacco di foto. Infine il bus ci riporta a Eidfjord dove la barca ci attende per il rientro a Ulvik. In realta’ la barca (non il bus) e’ un mezzo di linea che collega questi paesi al resto dell’Hardangerfjord. Sbarchiamo a Ulvik alle 15 e riprendiamo la macchina. Facendo tappa a Voss per fare un po’ di spesa, proseguiamo verso il Sognefjord piu’ a nord attraversando un paesaggio bellissimo. All’inizio siamo in una vallata, e ogni tanto costeggiamo un lago. Fa cosi’ caldo che ci viene voglia di fermarci e immergere i piedi nell’acqua trasparente. Che piacevole frescura! Poi la strada sale e ci ritroviamo a superare un passo, circondate da pecore che molto amichevolmente cercano del cibo dalle nostre mani e nelle macchine (c’e’ altra gente) quando ci fermiamo a una piazzola di sosta. Poi si ridiscende, e a Vik facciamo una sosta per visitare la chiesetta di legno, la prima che vediamo tra le molte della zona. Queste chiesette sono incluse nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco e sono decisamente carine. Pero’ noi siamo abbastanza di corsa e questa la vediamo solo da fuori. Sono gia’ le 18.30 e dobbiamo ancora arrivare a Vangsnes, prendere il breve traghetto per Balestrand (12 euro auto con autista e passeggero) e infine cercare da dormire. Per fortuna la Lonely Planet riporta un paio di indirizzi di campeggi e nel primo dove chiediamo, il Sjotun Camping, hanno un bungalow libero. Costa solo 20 euro (da dividere), ma e’ decisamente spartano, due letti a castello, un mini-frigo, un tavolino, e manco il lavabo. Oltretutto e’ umidissimo e noi abbiamo solo lenzuola, non coperte. Vabbe’, ci sistemiamo, ceniamo di nuovo a panini e usciamo a fare un giro, visto che per fortuna il campeggio non e’ del tutto fuori del paese. Balestrand e’ la localita’ di villeggiatura piu’ famosa del Sognefjord, gia’ dal secolo scorso, e infatti ci sono un paio di begli alberghi in stile inglese classico, una chiesa di rito inglese con prete mandato apposta dall’Inghilterra ogni estate, e dei ristorantini. E’ comunque un paesino, e quello che cerchiamo noi non c’e’: un pub o bar con una tv pubblica. Infatti stasera si gioca la semifinale dei mondiali con la Germania, e vorremmo proprio vederla. Invece troviamo sulla riva del fiordo, vicino al molo, un paio di signore simpatiche che creano palline, cuori e altre forme decorative con la lana. Stanno la’, si godono il fresco della sera chiacchierando e lavorando ai loro oggetti, e noi stiamo un po’ con loro. Quando torniamo in campeggio sta iniziando il secondo tempo della partita. C’e’ un camper con targa tedesca con davanti una mini-tv su un tavolino e attorno 4 di loro che se la guardano bevendo birra. Nonostante tifino ovviamente Germania “oso” andare a chiedere come sta andando, ma poi non riesco a chiedere anche di vedere la partita assieme. Ci infiliamo nel nostro bungalow e ci prepariamo a dormire, quando un sms di un mio amico mi informa che a un minuto dalla fine abbiamo segnato e siamo in vantaggio! Evviva! Dopo un altro minuto mi telefona addirittura: secondo gol, siamo stati grandi, siamo in finale!! A questo punto sono felicissima ma mi do’ anche della stupida: quando a fine maggio ho prenotato l’aereo, ho deciso di non tornare il 9 luglio (giorno della finale) ma il 10, per poter visitare anche Stavanger. Ho pensato che era da stupidi perdersi un posto che volevo visitare (e chissa’ quando tornero’ in Norvegia) per la remota eventualita’ che l’Italia andasse in finale, “ma vuoi che ci riesca proprio a questi mondiali?” Infatti c’e’ riuscita… Mi dispiace davvero non poter essere in Italia, in mezzo a tutti gli altri pazzi italiani, a fare il tifo e soffrire per la finale dei mondiali. Ma ormai e’ tardi e quindi non ci pensiamo piu’. Mer 5 luglio: Anche oggi sole e caldo! Alle 8.30 prendiamo il traghetto da Balestrand a Fjaerland. Durera’ anche un’ora e mezza, ma costa 60 euro per un’auto con guidatore e passeggero, e’ un furto! Durante il tragitto il capitano nota un’aquila di mare appollaiata su un albero lungo la riva e si avvicina e rallenta apposta per permetterci di guardare bene e fare foto. Nonostante non sia la prima volta, mi stupisco ancora per la gentilezza e la disponibilita’ dei norvegesi. Non riesco proprio a immaginarmi l’autista di un bus di linea di un qualsiasi paesino italiano che si ferma per far vedere ai turisti a bordo la bella chiesetta che si vede laggiu’ in cima alla collina… Invece qui marinai e capitano sono disponibilissimi, chiacchierano coi turisti, rispondono alle domande di uno o dell’altro, e lasciano entrare in cabina qualcuno che stava tentando di fare una foto da appena fuori. Il tizio viene fatto sedere divertito sulla sedia del capitano e scatta la foto da la’. Davvero gentili. Il traghetto ci lascia a Fjaerland, che e’ praticamente attaccata all’enorme ghiacciaio Jostedalsbreen (si vedeva gia’ dal traghetto). O meglio, e’ attaccata a uno dei numerosi fronti del ghiacciaio, visto che a girarci tutto intorno in macchina ci vogliono ore e si passa per vari paesini. E’ come una gigantesca calotta di ghiaccio in mezzo alle montagne che straripa da varie vallate. La guida ci conferma che e’ il ghiacciaio piu’ grande dell’Europa continentale (suppongo che in Islanda ce ne siano di piu’ grandi, eh eh). Il primo approccio col ghiacciaio noi lo abbiamo attraverso il Museo del Ghiaccio (Bremuseum, 11.5 euro), non lontano da Fjaerland, dove si trovano spiegazioni fisiche e chimiche, la storia della nascita dei fiordi, ma anche facili esperimenti col ghiaccio, e la ricostruzione di una caverna nel ghiacciaio con tanto di acqua che ti bagna. Andiamo poi fino alla lingua del ghiacciaio piu’ vicina a Fjaerland, si chiama Supphellebreen, a cui si puo’ arrivare molto vicino anche in macchina. Solo gli ultimi 100 metri bisogna farseli a piedi, camminando accanto a un torrente dal colore grigio azzurro che nasce proprio dal ghiacciaio. Non ci si puo’ avvicinare fino a toccarlo, ma e’ comunque una vista imponente, con la lingua di ghiaccio sporco che scende dalla vallata e termina con la morena, una striscia di pietre piuttosto grosse, e da li’ diventa acqua che scorre rapida. Riprendiamo la macchina e iniziamo a girare intorno al ghiacciaio verso nord-ovest, ma subito ci fermiamo a vedere un’altra lingua a cui ci si puo’ avvicinare abbastanza, il Boyabreen. Quella precedente era pero’ piu’ spettacolare, in questa il ghiaccio termina piu’ in alto e c’e’ un pezzo di nuda roccia prima del fondovalle, dove invece del torrente c’e’ un lago glaciale. Proseguiamo passando per Skei, Byrkjelo e Olden (mangiamo qualcosa per strada) e ci troviamo ormai sul lato nord del ghiacciaio. Da qui prendiamo una deviazione verso sud, e passando accanto a due laghi lunghi e stretti dal colore blu-verde incredibile con mucche e pecore che vi pascolano accanto, arriviamo al piu’ bello tra i fronti del ghiacciaio, almeno tra quelli che abbiamo visto noi. A dire il vero, una volta parcheggiato, la parete di ghiaccio che ci sovrasta e che si vedeva gia’ da lontano non sembra cosi’ facile da raggiungere e interessante. Pero’ ci sono un bar-ristorante e la stazione di partenza di alcune macchinine elettriche tipo trenino / carrozza da giostra. Chiediamo informazioni, e ci dicono che quelle servono per raggiungere non la lingua di ghiaccio che vediamo, che si chiama Melkevollbreen, bensi’ il Briksdalbreen, un altro fronte molto piu’ bello ma che a piedi dista circa 1 ora di faticosa salita. Con quelle macchinine invece si arriva abbastanza vicino in 10 minuti e poi resta da fare solo l’ultimo quarto d’ora a piedi. Anche se 20 euro a testa ci sembrano un furto per fare andata e ritorno su quelle macchinette (per quanto corredate di autista), decidiamo di prenderne una, perche’ ormai sono le 15 e soprattutto perche’ un’ora di salita ci spaventa un pochino. Mentre saliamo per il sentiero in mezzo ai boschi superiamo gruppi di escursionisti che ci guardano come povere sceme che non fanno manco la fatica di arrivare fin su a piedi, ma personalmente sono molto felice di non dover sudare cosi’ tanto, col caldo che faceva, su quel percorso decisamente ripido! Durante il tragitto passiamo anche molto vicino a una grossa cascata che ci spruzza addosso la sua acqua creando dei bellissimi arcobaleni, e poi la possiamo ammirare dall’alto mentre ci inerpichiamo su per dei bei tornanti. Ovviamente e’ la cascata creata dal ghiacciaio. Infine la macchina si ferma su uno spiazzo e il conducente dice che abbiamo 45 minuti e lui ci aspetta la’. L’ultimo pezzo a piedi e’ leggermente faticoso solo all’inizio, ma poi lo sforzo viene ampiamente ricompensato. La lingua del ghiacciaio si erge in tutto il suo splendore davanti a noi, bianca e azzurra inondata dal sole, un colore cosi’ puro che non l’avevo mai visto. Ai suoi piedi un laghetto su cui galleggiano grossi pezzi di ghiaccio che brillano al sole, e l’acqua grigio-azzurra che esce dal lago si trasforma in un impetuoso torrente. Arriviamo a toccare l’acqua, decisamente fredda, e poi io scavalco la catena che impedirebbe di avvicinarsi fino a toccare il ghiacciaio e ci arrivo praticamente sopra. In realta’ l’”ingresso” sarebbe permesso solo a chi ha l’attrezzatura adatta alle escursioni sul ghiaccio, che si possono prenotare, e infatti ci sono alcune persone che stanno iniziando la loro passeggiata. Ma ci sono anche tantissimi che come me hanno superato lo sbarramento solo per qualche minuto, per vedere da vicino quel “mostro” enorme. Qui non ci sono morene e sassi, il ghiaccio si getta direttamente nel lago da lui stesso creato, e mi sorprendo a pensare agli iceberg nel mare artico o a ghiacciai famosi come quello del Perito Moreno in Patagonia che un giorno spero di riuscire a vedere. Mi godo il paesaggio fino all’ultimo istante ringraziando il sole che splende e mi ha regalato questi colori meravigliosi, e poi corriamo alla macchinetta che ci aspetta poco piu’ giu’ per riportarci alla base. E’ ora di riprendere la nostra auto e il nostro percorso verso nord: passando da Loen e Stryn e attraverso prati verdi costellati da fiori viola, in breve tempo arriviamo alla nostra meta per la sera, Hellesylt e il suo ostello in posizione panoramica, dove troviamo posto senza problemi (ostello ufficiale, camera senza bagno 23 euro a testa). Hellesylt si trova sul Geirangerfjord, forse il fiordo piu’ famoso della Norvegia, quello che si vede su tutti i depliant pubblicitari, fotografato dall’alto con una nave da crociera che lo solca. Domani mattina prenderemo il traghetto che lo attraversa da Hellesylt a Geiranger, che secondo le parole della Lonely Planet “piu’ che un semplice spostamento sembra una minicrociera”. Ma per ora ci prepariamo la cena in ostello (sembra non ci sia quasi nessuno ma scambiamo due parole con una ragazza coreana) e andiamo a dormire presto. Giov 6 luglio: prendiamo dunque questo traghetto (1 ora, 37 euro per auto con autista e 1 passeggero), ed effettivamente sembra di stare su una piccola nave da crociera: incredibile a dirsi per un semplice traghetto di linea, l’altoparlante spiega le storie e le leggende legate ai micro paesini che si vedono ai lati del fiordo e alle numerose cascate che si gettano in acqua dalle pareti montuose circostanti, tra cui le piu’ spettacolari sono le “sette sorelle”. Il paesaggio e’ ancora una volta stupefacente, anche se nel fiordo ci sono anche un paio di navi da crociera. Per fortuna essendo mattina presto non sono molte. Arrivati a Geiranger, dovremmo prendere la strada che conduce a nord, ma seguendo le indicazioni della guida facciamo prima una rapida puntatina sulla strada che va a sud, dove dopo 5 km c’e’ un punto panoramico sul fiordo, chiamato Flydalsjuvet. Bello! A detta della guida si potrebbe anche scendere un po’ tra le rocce lungo la parete per raggiungere esattamente il punto da cui vengono scattate le famose foto del fiordo, ma non mi fido molto, e soprattutto non e’ questa l’inquadratura che io ricordo dai depliant turistici… Forse ricordo male, quando saro’ a casa devo controllare. Risaliamo in auto e torniamo a Geiranger per proseguire verso nord. Il primo pezzo di strada, per uscire dalla vallata del fiordo, e’ chiamato Ornevegen, la strada dell’aquila, per via dei suoi spettacolari tornanti. In effetti man mano che si sale il panorama sul fiordo si fa sempre piu’ splendido, fino a che arriviamo a una piazzola di sosta dove numerose macchine parcheggiate ci fanno decidere di dare un’occhiata anche noi, dev’esserci un punto panoramico. E infatti eccolo! Questa e’ la famosa inquadratura che stavo cercando!!! Bellissimo! E l’acqua del fiordo qui e’ illuminata direttamente dal sole, diventando di un verde-azzurro tropicale. Suggerimento: se potete, raggiungete Geiranger via terra da nord, e arrivando dall’alto da questo lato vi manchera’ il fiato per lo spettacolo. Potete poi prendere il traghetto nel senso contrario a cui l’abbiamo preso noi, da Geiranger a Hellesylt. Noi invece ci stiamo allontanando dal fiordo, e finiti i tornanti ci ritroviamo di nuovo in mezzo a prati verdi. Dopo un brevissimo traghetto di linea tra Eisdal e Lingen (9 euro in totale), proseguendo sempre verso nord iniziamo a salire sempre piu’, tra rocce e montagne brulle coperte solo di un po’ d’erba ma senza un albero, tra mucchi di neve e laghetti blu scuro. Che meraviglia! Arrivate al punto piu’ alto, ci si apre ai piedi l’incredibile discesa della Trollstigen (o Trollstigvegen), la strada dei troll: 11 tornanti mozzafiato strettissimi su uno strapiombo da cui scende anche una cascata impetuosa che passa appena a lato strada, anzi ad un certo punto la strada nel suo zig zag ci passa proprio sopra con un ponte. Arrivate giu’ ci fermiamo a scattare delle foto, ma la sensazione di pendenza che c’era da lassu’ non e’ assolutamente percepibile da sotto. Dopo una breve sosta per il pranzo in una delle innumerevoli piazzole attrezzate con tavoli e bagno, continuiamo il nostro percorso. Dobbiamo arrivare ancora un po’ piu’ a nord, quasi ad Andalsnes, fino ad incrociare la strada che invece corre verso sud-est, verso Otta. Siamo arrivate fin troppo lontano da Bergen, e considerato che domani sera entro le 19 dobbiamo restituire la macchina e’ ora di iniziare il tragitto di rientro. Quando ho pianificato il percorso ho pero’ deciso di arrivare fin quassu’ per fare assolutamente il Trollstigen, e direi che anche se domani dovremo sciropparci quasi 500 km, ne e’ valsa la pena! Da qui a domani sera sul nostro tragitto non ci saranno le attrazioni piu’ spettacolari e famose della Norvegia, ma ho visto sulla guida che passeremo ugualmente per zone molto belle. Infatti gia’ la strada che ci porta da Andalsnes a Otta e’ panoramica, correndo tutta sul fondo della valle del fiume Rauma. C’e’ anche una famosa ferrovia, la Raumabanen, parallela alla strada. Nella parte piu’ a nord, la parete montuosa che chiude la vallata (a destra venendo da nord) e’ chiamata Trollveggen, ed e’ veramente imponente. Pare che alpinisti di mezzo mondo vengano qui per cimentarsi nella scalata. Noi ci accontentiamo di fotografarla dal basso, e proseguiamo, superando anche Dombas. Arrivate quasi a Otta, prendiamo una stradina provinciale che ci dovrebbe far risparmiare qualche km, e ci ritroviamo su uno sterrato in mezzo a un bosco!! Un piccolo fuori programma che pero’ ci fa assaporare ancora la selvatichezza della Norvegia. Per fortuna che comunque la strada arriva dove dovrebbe e raggiungiamo Lom. In origine avevo programmato di fermarci qui per la notte, ma e’ ancora abbastanza presto, e secondo la guida le sistemazioni in questa cittadina non sono molto economiche. Decidiamo di fermarci una mezz’oretta a visitare la chiesetta di legno che merita, e poi proseguiamo un’altro po’ verso sud. La strada che collega Lom a Sogndal passa per un’altra valle, la Boverdalen (valle del fiume Bover) e confina col parco nazionale Jotunheimen, meta di molti turisti sia d’estate che d’inverno. Anche questa e’ segnalata nella guida come una delle strade piu’ panoramiche della Norvegia (ma quante ne hanno?), ma noi la percorreremo domani. Per il momento ci fermiamo a pochi chilometri da Lom, a Galdesand, dove c’e’ l’ostello Boverdalen. E’ pieno di ragazzi con gli snowboard, probabilmente c’e’ la neve tutto l’anno su queste montagne. Per fortuna all’ostello hanno una stanza per noi (senza bagno 23 euro a testa) e cosi’ ci sistemiamo, ceniamo con qualcosa di caldo (in cucina chiacchieriamo anche con un paio di altri turisti), e andiamo a dormire. Ven 7 luglio: come ho detto, entro stasera alle 19 dobbiamo restituire la macchina a Bergen. Quindi partiamo di buon’ora, lungo la strada panoramica che da Lom va verso Songdal, che dovrebbe essere anche la piu’ alta della Norvegia. La guida dice che si chiama strada del Sognefjellet, ed e’ effettivamente molto panoramica, si corre (e si sale) di nuovo tra montagne ricoperte di erba e bassi cespugli, rocce, laghetti, un torrente e ad un certo punto mucchi di neve e ghiaccio. Quando scendiamo di nuovo piu’ in basso, continuiamo comunque a correre in mezzo a una verdissima vallata. Ad un certo punto, invece di proseguire sulla strada principale, prendiamo a sinistra per Urnes, famosa per la sua chiesetta di legno, la piu’ antica ancora conservata in Norvegia. Mannaggia a chi ha messo il parcheggio in basso vicino alla riva del fiordo, poi ci tocca scammellare in salita per una ventina di minuti (o forse il mio ricordo li ha dilatati ed erano solo 10??) per arrivare alla chiesa completamente inzuppate di sudore. Per fortuna la chiesa e’ davvero carina e anche il panorama che si gode da lassu’ e’ bellissimo. Tornando verso la macchina compriamo una vaschetta di fragole fresche da uno dei tanti banchetti di contadini che abbiamo visto lungo la strada. I frutti di bosco di qui sono famosi per la loro bonta’, e in effetti le fragole sono davvero deliziose! Ce le mangiamo tutte durante la breve traversata in traghetto da Urnes a Solvorn (16 euro tot) che ci riporta sulla strada principale. In poco tempo siamo a Sogndal e poi con un’altro breve traghetto (12 euro tot) arriviamo a Laerdal. Qui facciamo sosta per rifocillarci (l’ennesimo panino al formaggio) e poi ci facciamo anche un giro per il centro, caratterizzato dalle casette di stile ottocentesco tutte in legno. Purtroppo il tempo stringe, e a malincuore rinunciamo alla deviazione per Borgund, dove c’era un’altra chiesetta di legno da visitare, la meglio conservata della Norvegia. Appena lasciata Laerdal, si imbocca un’altra opera dell’uomo degna di nota: la galleria stradale piu’ lunga del mondo, 25 km sotto terra, da fare rigorosamente tra i 60 e gli 80 all’ora (ci sono gli autovelox). 20 minuti in galleria non li avevo mai fatti prima in vita mia! Pero’ almeno cosi’ il percorso e’ molto accorciato rispetto ad una volta (considerate che si tratta di una parte del tragitto Oslo-Bergen quindi una strada importante a livello nazionale), e la galleria ha portato un po’ di fama a questa zona. Quando sbuchiamo di nuovo all’aperto a Aurland, ci ritroviamo sopra a Flam, la prima localita’ sui fiordi da noi visitata. Peccato che il tempo si stia mettendo al brutto. Prima di dirigerci senza soste a Bergen, c’e’ ancora il tempo per una piccola deviazione a Undredal, dove c’e’ la chiesa di legno piu’ piccola del paese. Stavolta il legno e’ dipinto di bianco, e la chiesa si trova in mezzo al paese. Facciamo anche un giro per il negozio del paese, una specie di emporio tuttofare, dove c’e’ anche un bancone di prodotti tipici. Infatti leggendo sulla guida scopriamo che la zona e’ famosissima per i formaggi, specie quelli di capra, tra cui appunto l’Undredal. Compriamo un souvenir mangereccio e ritorniamo in macchina mentre inizia a piovere. Da qui a Bergen e’ tutto un susseguirsi di gallerie, pioggia nei pochi tratti all’aperto, e inoltre veniamo rallentate dalla coda dovuta a un incidente, e rischiamo di arrivare tardi all’autonoleggio dell’aeroporto. Per fortuna anche restituendo la macchina con mezz’ora di ritardo non ci dicono niente, avevo paura di dover pagare un giorno extra! Un po’ depresse (almeno io) per la pioggia e perche’ la vacanza sta quasi per finire, verso le 19.30 prendiamo l’autobus per il centro (10 euro a testa) e raggiungiamo la guesthouse che avevo prenotato gia’ dall’Italia, Marken Gjestehus. Decisamente piu’ carina di quella della prima sera qui a Bergen! Sempre una camera senza bagno (30 euro a testa), ma un’atmosfera piu’ allegra. Ci prepariamo qualcosa in cucina e ceniamo. Sembra un ostello piu’ amichevole degli altri in cui siamo state (anche se mai ai livelli di quello di Stamsund nelle Lofoten), la gente scambia quattro chiacchiere e addirittura un ragazzo orientale ci offre uno dei suoi gelati. C’e’ anche un tipo italiano, che sentendoci parlare esclama “siete i primi italiani che trovo”. Mah, io qualcuno ne ho beccato, ma effettivamente arrivavano tutti da navi da crociera. Se questo ragazzo era sempre andato in giro in treno o bus alloggiando in ostelli, effettivamente e’ probabile che non abbia trovato nessun italiano. Un italiano viaggiatore solitario poi e’ praticamente impossibile. Sempre troppo comodosi e poco avventurosi noi italiani, eh eh… Dopo cena decido di passare da un internet cafe, visto che sono 5 giorni che non controllo la posta, e vorrei anche farmi masterizzare le foto che ho nella scheda della macchina digitale. In teoria ce ne stanno ancora, in pratica ho paura di restare senza spazio. Purtroppo dopo vari tentativi la masterizzazione non riesce e mi tengo le foto nella scheda. Rientriamo all’ostello sotto una pioggerellina fine, e anche questa giornata volge al termine. Domani partiremo per l’ultima tappa del nostro giro, la sosta di stasera a Bergen e’ semplicemente una tappa “tecnica”. Sab 8 luglio: stamattina piove ancora. Anzi, nel momento in cui mettiamo piede fuori dall’ostello, io con zainone in spalla e zainetto davanti, mia zia con valigia a rotelle al seguito e zainetto, la pioggia si trasforma in un diluvio. Dobbiamo farci 5 minuti a piedi fino al porto, ma sono sufficienti per bagnarci come pulcini, sia noi sia gli zaini. Per fortuna ci siamo prese in anticipo: avevo paura che ci fosse la fila per fare i biglietti. Invece la biglietteria e’ chiusa e si deve pagare direttamente a bordo, per cui possiamo aspettare comodamente sedute al riparo dalla pioggia nel terminal degli aliscafi. Manca ancora una mezz’ora e le nostre cose fanno in tempo ad asciugarsi un po’ prima della partenza. Partenza per dove? Per Stavanger, altra cittadina piuttosto grande sulla costa, piu’ a sud rispetto a Bergen. Ci avremmo potuto andare in autobus, ma mentre progettavo il viaggio ho deciso per l’aliscafo, decisamente piu’ caro se preso a prezzo pieno (80 euro!) ma un po’ piu’ rapido e forse piu’ suggestivo. Imbarcandomi poi, noto un poster che pur essendo in norvegese mi sembra di decifrare come un “se prenoti via internet abbiamo sconti del 70% sui biglietti.” Peccato averlo scoperto solo adesso… Sull’aliscafo non c’e’ molto da fare, tranne guardare fuori dal finestrino e mangiare. Il paesaggio e’ carino ma assolutamente non paragonabile a quello che ho visto dall’Hurtigruten lassu’ nel nord. Passiamo vicino a molte isolette e facciamo varie fermate, ad un certo punto dobbiamo anche cambiare barca. Il tempo resta sempre incerto, a tratti piove, a tratti il sole sbuca qualche minuto dalle nuvole. Dopo 4 ore e mezza di viaggio, arriviamo a Stavanger alle 15. Ovviamente mentre stiamo arrancando col bagaglio dal porto verso il nostro albergo, si rimette a piovere. Stavolta siamo in un albergo, lo Skansen Hotel, piccolino ma sempre albergo e non ostello o guesthouse. La camera ha il bagno, e costa 45 euro a testa. Il tempo di sistemarci e di cambiarci, ed usciamo. Per fortuna ha smesso di piovere, ed anzi il tempo volge via via verso il bello. Stavanger e’ carina: passeggiamo per la zona del porto, visitiamo la cattedrale medievale e poi il quartiere vecchio con delle viuzze fantastiche, tutte casette di legno bianche con tantissimi vasi di fiori alle finestre e davanti alle porte. Sembra la citta’ delle bambole! Poi torniamo verso la zona piu’ moderna, ma anche la’ troviamo una via di case di legno, stavolta dipinte di colori vivacissimi: arancio, viola, rosa, verde, blu, giallo, e le porte di colori contrastanti. Peccato che alle 16 tutti i negozi del centro siano gia’ chiusi! Per passare il tempo passeggiamo verso la stazione, dove c’e’ un picoolo parco con un lago e dei cigni. Vediamo anche una famigliola con mamma cigno e tre cignetti ancora tutti pelosi, sono incredibilmente teneri! Poi ci mettiamo alla ricerca di un ristorante italiano: non perche’ abbiamo assoluto bisogno di cibo nostrano, non siamo di quelle che all’estero devono mangiare pasta e pizza, ma semplicemente perche’ domani sera c’e’ la finale dei mondiali, e vorremmo vedercela, possibilimente tra connazionali. Scoviamo una pizzeria piccolina ma che sembra verace, gestita da italiani, e prenotiamo un tavolo per domani sera. Compiuta anche quest’incombenza, davvero non sappiamo piu’ cosa fare e sono solo le 18. La citta’ sembra un po’ un mortorio, ma per fortuna troviamo un irish pub dove stanno facendo musica dal vivo. Non e’ certo tipicamente norvegese, e a dire il vero non e’ nemmeno musica irlandese bensi’ country americano, ma e’ pieno di gente allegra che canta, beve e scherza, e cosi’ ci tratteniamo la’ dentro fino a che lo spettacolo non finisce. Intanto si sono fatte le 19, e dopo un’altra mezz’oretta di passeggiate tra negozi chiusi decidiamo di cenare in un ristorantino spagnolo. E’ praticamente solo la seconda volta che ceniamo fuori in Norvegia! Il cibo e’ buono (quanto mi piace il chorizo!) e il prezzo e’ decente, 25 euro per una portata e una birra. E dopo cena che si fa? Siamo andate a dormire!! Che sabato sera mondano… Eh eh. Ma domani dobbiamo alzarci presto. Dom 9 luglio: oggi abbiamo in programma l’ultima vera chicca della vacanza, il vero motivo per cui siamo a Stavanger: l’escursione al Preikestolen, la Roccia del Pulpito, che si trova sul Lysefjord, il fiordo su cui si affaccia Stavanger. Si tratta di una terrazza rocciosa sporgente con tre lati a strapiombo sul fiordo, un posto da mozzare il fiato almeno a giudicare dalle foto che ho visto! E’ per fare questa escursione che in fase di programmazione ho deciso di prolungare la vacanza fino a domani invece di rientrare oggi (che tanto “l’Italia non andra’ mai alla finale dei mondiali”… Le ultime parole famose). La mia unica preoccupazione sono le circa 2 ore di camminata che ci attendono per arrivare lassu’: mi conosco bene e se in pianura posso camminare per ore e ore senza problemi, in salita dopo 10 minuti mi manca gia’ il respiro. Memore delle camminate fatte con gli scout sono un po’ impensierita. In ogni caso, stamattina facciamo colazione rapidissimamente (uffa, la prima e unica colazione a buffet della vacanza e devo scappare di corsa!!), lasciamo i bagagli alla reception e andiamo a prendere il traghetto per Tau (7 euro) delle 8.35, visto che di domenica non c’e’ molta scelta di orari. Anche stamattina il cielo e’ grigio, anzi, durante il tragitto si mette proprio a piovere. Vuoi vedere che proprio l’ultimo giorno mi devo pentire di non aver portato le scarpe da trekking? Spero che quelle da ginnastica reggano e di non scivolare. Dopo l’oretta di traghetto ci aspetta un pezzo in autobus (4 euro), e finalmente arriviamo al punto di partenza del sentiero, chiamato Preikestolhytta. Li’ c’e’ un ostello, un negozio di souvenir e poco altro. Ci infiliamo i k-way visto che la pioggerellina non smette, e iniziamo l’ascensione. Secondo la guida, il sentiero e’ percorribile in 2 ore e i pezzi peggiori sono due, uno all’inizio e uno a meta’, mentre per il resto e’ semplice. Infatti dopo pochi metri si inizia a salire in modo abbastanza ripido, e come prevedevo nel giro di 5 minuti sono senza fiato. Con un paio di pause riesco ad arrivare dove il sentiero si fa un po’ piu’ pianeggiante e mi sento meglio. Il paesaggio e’ bellissimo, e anche la pioggia smette di cadere dopo poco. Proseguiamo senza grossi problemi attraversando prati e boscaglia, salendo man mano vicino a laghetti e tra le rocce. Ecco arrivare il secondo pezzo difficile, stavolta non semplicemente ripido ma anche scivoloso: sembra di essere delle capre di montagna che si arrampicano sulle rocce, da un sasso all’altro. Non e’ un vero e proprio sentiero ma un percorso segnato, passando dove si trova un po’ di spazio per appoggiare i piedi. In realta’, sara’ la minor velocita’ o sara’ che dopo un’ora di cammino ormai ho “rotto il fiato”, ma faccio meno fatica che all’inizio. Ovviamente non siamo le sole a salire. Ci sono famiglie complete di bambini, signori anziani che col loro bastone da montagna ci superano imperturbabili, comitive di vario genere. Finalmente il paesaggio si fa piu’ brullo, ci sono molte rocce e solo un po’ di muschi verdi, oltre a degli strani fiori bianchi che sembrano batuffoli di cotone. Non manca molto, ormai, e gia’ si vede l’acqua del fiordo sotto di noi, anche se non siamo ancora al “pulpito” vero e proprio. Addirittura il sole fa capolino e illumina il paesaggio, peccato che non duri fino a quando arriviamo proprio alla meta. Vabbe’, almeno non piove e non c’e’ nebbia, si vede tutto fino all’orizzonte. Ci siamo, che bello! Sono arrivata, e per me e’ una doppia soddisfazione, una per il semplice fatto di vedere questo posto, e l’altra perche’ avevo paura di non farcela lungo la salita. Evidentemente mi sottovalutavo. Il vento e’ molto forte quassu’, ma non c’e’ pericolo di cadere di sotto anche se siamo vicine al bordo, perche’ soffia verso la roccia e non verso l’acqua. Ci facciamo le foto di rito con le gambe a penzoloni nel vuoto, e poi saliamo ancora un po’ piu’ su, su un cornicione di roccia da cui si vede bene la forma della terrazza sporgente sul fiordo. Dopo poco decidiamo di iniziare la discesa, anche perche’ lassu’ davvero non riusciamo a resistere a lungo con quel vento pazzesco. Nel frattempo si e’ fatto mezzogiorno e mezzo, avremmo fame, ma mangiamo solo un po’ di frutta e cioccolata, i panini li riserviamo per dopo quando potremo gustarceli per bene. E’ meglio scendere, per evitare di farci sorprendere dalla stanchezza o dalla pioggia e anche perche’ non vorremmo perdere l’ultimo bus utile per rientrare. In realta’ e’ fra 3 ore e noi in 2 al massimo dovremmo essere giu’, ma non si sa mai. Comunque la discesa fila via senza problemi, anche se scendere balzellando tra le rocce e’ quasi piu’ faticoso per le gambe che salire. Ma almeno non ho problemi di fiato, eh eh. Scendendo incrociamo un sacco di gente che sale, e sono contenta di essere andata li’ presto in modo da non trovare troppo affollamento. Arriviamo giu’ verso le 14.40, stanche morte ma ancora asciutte visto che la pioggia ci ha risparmiate, e ci mangiamo il nostro meritato pranzo. Poi nell’attesa dell’autobus giriamo il negozio di souvenir e ci prendiamo una cioccolata al bar dell’ostello. Quando finalmente saliamo sull’autobus, la pioggia ricomincia a cadere, siamo state davvero fortunate durante la camminata! Ripetendo il percorso dell’andata al contrario, con bus e traghetto torniamo a Stavanger per le 17. Passiamo in albergo a riprenderci i bagagli e li portiamo in stazione, dove li depositiamo negli appositi armadietti. In questo modo saranno gia’ qui quando dovremo prendere il notturno per Oslo, piu’ tardi. Per la cronaca, la cuccetta da 2 in treno ci e’ costata 145 euro a testa. Se avessi trovato un minipris ne costava solo 80. Vabbe’. E ora che si fa? Abbiamo prenotato la cena alle 20 (quando inizia la finale), ma nel frattempo abbiamo 2 ore buche da riempire, la citta’ e’ deserta, l’abbiamo gia’ girata ieri, e’ tutto chiuso tranne i SevenEleven e simili, e piove a dirotto. La noia ci assale e finiamo per comprare un giornalino di sudoku, che essendo un gioco numerico non crea problemi anche se la lingua della rivista e’ il norvegese. Non che sia un gioco particolarmente appassionante ma almeno passiamo un po’ il tempo. Finalmente alle 19.45 ci presentiamo alla pizzeria italiana, dove sono tutti bardati di maglietta azzurra d’ordinanza. La piccola comunita’ di italiani che vivono a Stavanger deve essere tutta la’ o quasi, si conoscono tutti. Noi siamo apparentemente le uniche turiste, e veniamo accolte in modo molto simpatico. Ordiniamo la pizza prima del fischio d’inizio, e poi si tifa tutti insieme come vecchi amici. Non sto qui a raccontarvi la finale dei mondiali, immagino che l’abbiate vista tutti. La mia unica preoccupazione era che finisse nei tempi regolamentari, perche’ se no ci saremmo perse i supplementari visto che avevamo il notturno per Oslo alle 22.35. Ovviamente pero’ i supplementari si sono giocati, e noi ci siamo perse il primo mentre camminavamo dalla pizzeria alla stazione, e abbiamo visto il secondo alla micro-tv del negozio della stazione. E poi si sono giocati anche i rigori, che abbiamo seguito a bordo del treno via sms (un sms per rigore, grazie Giovanni che mi hai aggiornata in real time!). Non avete idea della tristezza di gridare “campioni del mondo!” dentro una cuccetta da due di un silenziosissimo treno notturno norvegese, dove anche andando in corridoio non abbiamo incontrato anima viva con cui condividere la nostra gioia. Alla fine, pur di condividere un momento cosi’ magico con qualcuno, ho chiamato mio fratello e un paio di amici in Italia che stavano festeggiando per le strade e gli ho chiesto di farmi ascoltare il casino che li circondava. E’ stato davvero difficile addormentarmi sapendo che a casa la gente era in giro a cantare e festeggiare la vittoria. Ma e’ mai possibile, l’Italia non vince un mondiale dall’82 e proprio quando lo vince io non sono li’ a godermi la magia? Questo e’ stato l’unico momento brutto e l’unico rimpianto della mia altrimenti meravigliosa vacanza norvegese. Lun 10 luglio: dopo una notte non particolarmente ristoratrice sul treno, arriviamo a Oslo alle 7.30 di mattina. Abbiamo l’aereo per l’Italia alle 14, e prima vorremmo fare un’ultimo giro per la capitale norvegese. Lasciamo di nuovo i bagagli negli armadietti della stazione, e ci dirigiamo verso il centro. Peccato che i negozi e le attrazioni turistiche aprano tutti tra le 9 e le 10. Passeggiando riusciamo a far trascorrere anche questo intervallo di tempo e poi visitiamo la fortezza di Akershus, che domina il porto dal lato est. Dopo le ultime spese per souvenir e cibo, torniamo in stazione da dove prendiamo un treno per l’aeroporto. Il nostro fantastico viaggio volge al termine, ma la Norvegia lascia nella mia memoria dei ricordi bellissimi e credo proprio che prima o poi ci tornero’.


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