Dos turistas por casualidad en México

Hola amigos! Siamo Elena e Luca, moglie e marito, ed il nostro viaggio (12-30 gennaio 2007), assolutamente fai-da-noi, inizia in auto da Pisa verso Fiumicino per prendere un volo Iberia Roma-Madrid-Città del Messico. Atterrare a Città del Messico (“Distrito Federal” come la chiamano i messicani) è veramente impressionante: sorvoliamo la...
Scritto da: lucele
dos turistas por casualidad en méxico
Partenza il: 12/01/2007
Ritorno il: 30/01/2007
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
Hola amigos! Siamo Elena e Luca, moglie e marito, ed il nostro viaggio (12-30 gennaio 2007), assolutamente fai-da-noi, inizia in auto da Pisa verso Fiumicino per prendere un volo Iberia Roma-Madrid-Città del Messico. Atterrare a Città del Messico (“Distrito Federal” come la chiamano i messicani) è veramente impressionante: sorvoliamo la città, che appare sconfinata, per almeno 20 minuti; la cappa di smog avvolge come una cupola una distesa di case, palazzi, grattaceli ma, improvvisamente, l’aereo scende in picchiata tanto da far pensare di schiantarsi in pieno centro abitato ed, effettivamente, è lì che si trova la pista di atterraggio. Usciti dall’aeroporto (bagagli arrivati subito e semaforo verde alla dogana) compriamo subito un biglietto di “taxi seguro” a prezzo fisso, in direzione dello Zócalo dove abbiamo prenotato la ns camera attraverso internet. In soli 15 minuti arriviamo e nel frattempo ci caliamo nel clima mexicano con il tassista che ci racconta dell’aumento del prezzo delle tortillas e delle rivolte pacifiche (…Lo dice lui..) ad Oaxaca.

Lasciati i bagagli all’hotel ci affacciamo subito sullo Zócalo: una piazza immensa con al centro il tricolore messicano, circondata dalla cattedrale barocca e da palazzi austeri, il tutto sottolineato da un’illuminazione (è ormai tardo pomeriggio) discreta, del tipo vedo e non vedo. prima tappa: citta’ del messico. Il giorno dopo decidiamo di approfondire la visita recandoci al Templo Mayor, Palacio Nacional, Catedral Metropolitana ed arriviamo a piedi, attraverso la Avenida Madero, fino alla Torre Latino Americana per ammirare la città dall’alto; visitiamo il Palacio de Bellas Artes, ci infiliamo nel turibus e vediamo i quartieri più lontani dal centro storico: la zona Rosa (un po’ trasandata a dispetto del nome), Polanco e Condesa (i quartiere residenziali della Città del Messico “bene”), Roma (il quartiere “bohémien”), il Bosque de Chapultepec (4 Kmq di prati, laghetti, uno zoo e parecchi musei). E’ incredibile vedere quante realtà architettoniche convivono in questa città, un vero caos! SECONDA TAPPA: TEOTIHUACÁN E CITTA’ DEL MESSICO. Decidiamo di andare a Teotihuacán sperimentando le varie linee della metropolitana che ci portano al Terminal Norte da dove partono gli autobus di seconda classe per Teotihuacán . Il Terminal sembra una grande stazione ferroviaria ed orientarsi non è facilissimo, ma basta chiedere informazioni e tutti sono gentilissimi nel risponderci. Dopo circa un’ora di autobus (il tempo di attraversare alcune baraccopoli della periferia nord della città) si apre a noi il paesaggio “un po’ lunare” di Teotihuacán: una valle brulla e rocciosa, senza alberi e con le due imponenti Pirámides de la Luna e del Sol che vi si ergono. Superbo! Sotto un sole cocente (nonostante sia solo gennaio, ma siamo a 2300mt!) percorriamo i due Km della Calzada de los Muertos, saliamo e scendiamo tutti i gradini delle Piramidi e di tutte le altre costruzioni rimaste.

CONSIGLIO: portarsi acqua, cappello e crema protettiva.

Tornati al Terminal Norte andiamo a vedere la famosa Basílica de Nuestra Señora de Guadalupe (la nuova e la vecchia) utilizzando nuovamente la metropolitana. Quando arriviamo c’è un fiume di gente, messicani e latino americani in genere: è infatti domenica e ci sono molti pellegrinaggi con anziani e bambini anche molto piccoli, avvolti in coperte di pile (anche se ci sono 26 °C). La Basílica vecchia è tutta in pendenza e sta quasi sprofondando nel terreno, ecco perché è affiancata da quella nuova, a pianta circolare, dove vengono fatte tutte le celebrazioni.

TERZA TAPPA: PALENQUE (CHIAPAS). Di buon mattino (sono le 4.30) lasciamo l’hotel vs l’aeroporto per andare a Villahermosa. E’ buio, il tassista (“taxi seguro” chiamato dall’hotel) ci fa salire e poi ci chiude dentro e non rispetta il rosso dei semafori per non fermarsi e rischiare di essere assaliti da malintenzionati. Abbiamo visto anche tassisti chiusi dentro una gabbia all’interno dell’abitacolo delle loro auto! Dopo un’ora di volo con la compagnia Mexicana (abbiamo prenotato 4 voli interni con Mexicana da internet a prezzi stracciati: compagnia ottima, servizio perfetto, mai in ritardo e bagagli sempre arrivati) atterriamo a Villahermosa e ci accoglie un caldo umido e soffocante e addirittura piove. Prendiamo un taxi fino al Terminal degli Autobus Cristóbal Colón (nel taxi faccio subito amicizia con un pelosissimo ragno che passeggia sul mio sedile). Di qui, con l’autobus arriviamo, 2.5 ore dopo, a Palenque. E’ la prima tappa in Chiapas: la vegetazione è bellissima, lusurreggiante, tipicamente tropicale. Lungo la strada troviamo anche degli iguana verdi tranquillamente adagiati al sole.

La cittadina di Palenque è piuttosto bruttina: trovato un’albergo ci dirigiamo subito con un autobus verso le rovine maya. Il sito è spettacolare: immersi o meglio inghiottiti dalla giungla circostante appaiono improvvisamente edifici e templi maestosi. Percorriamo tutti i sentieri attorno, ci addentriamo nella giungla e nel silenzio (i visitatori sono davvero pochissimi) si avvertono i rumori un po’ inquietanti prodotti dalle scimmie urlatrici. Vi assicuriamo che lo scenario è incredibile!!! QUARTA TAPPA: LE CASCATE (CHIAPAS).Il giorno dopo ci rechiamo a vedere, immerse nella giungla, le cascate di Misol-ha ed Agua Azul ed il Río Shumulhá conosciuto come Agua Clara (a gennaio le acque sono veramente chiare o meglio turchesi). Le cascate ad Agua Azul sono sicuramente le più belle, inoltre è possibile fare il bagno e camminare lungo il corso del fiume (superando le immancabili bancarelle dei venditori) ed addentrarsi nei villaggi degli indios che vivono lungo le sponde (c’è da camminare un bel po’ e non spaventatevi se ogni tanto incontrerete qualche contadino armato di macete: per lo più non vi guardano neppure!).

Dopo una giornata trascorsa in mezzo alla natura torniamo a Palenque e prenotiamo i biglietti dell’autobus (sempre con la Cristóbal Colón) per l’indomani mattina con destinazione San Cristóbal de Las Casas.

QUINTA TAPPA: S. CRISTOBAL (CHIAPAS).La mattina c’è un temporale in corso così impacchettiamo i ns zaini con dei sacconi tipo immondizia e partiamo alla volta di San Cristóbal. La strada, per me che soffro il mal d’auto, è veramente un inferno: 5 ore e mezzo di curve, topes (dissuasori di velocità), vibradores, aria condizionata gelata e guida spericolata dell’autista. Man mano che saliamo (San Cristóbal è a 2.160 mt) lasciamo la vegetazione tropicale e incontriamo solo pini altissimi; l’aria si fa più fresca; attraversiamo alcuni “poblado en rebeldia zapatista” segnalati da appositi cartelloni; troviamo bambini che vendono frutta appostati opportunamente ai lati delle topes.

Finalmente giunti a San Cristóbal con lo stomaco fuori posto, troviamo un albergo vicino alla Plaza 31 de marzo e ci rechiamo in giro per la città. Fa freddo (dai 28 °C umidi di Palenque siamo passati a 14 °C e la sera ne fanno 7°C), ma la città con le sue stradine a ciottoli, le case e chiese colorate è veramente carina. Arriviamo al Templo de La Caridad, intorno alla quale gli indios dei villaggi vicini vendono i loro prodotti artigianali: oggetti in legno, sciarpe, cappelli, guanti, maglioni, ponchos, tovaglie etc… tutto assolutamente colorato! CONSIGLIO: se volete portarvi a casa qualche ricordo forse è il caso che lo compriate proprio qua, per essere sicuri di acquistare direttamente dai produttori (potete anche vederli all’opera sul posto); i prezzi sono molto convenienti e contrattare è comunque d’obbligo! Proseguendo il cammino arriviamo al Mercado Municipal. Intere file di banchi dove la merce è esposta secondo un’ordine cromatico e geometrico ben preciso: piramidi di pomodori accanto a quelle di patate, circondate da file di zucchine; interi rettangoli di fagioli neri e poi marroni e poi rossi e poi bianchi…Sono vere e proprie opere d’arte dietro i quali si nascondono sorridenti venditori che aspettano i loro clienti. sesta tappa: s. Juan chamula (chiapas). Con una guida locale partiamo alla volta del villaggio tzotzil di San Juan Chamula. Siamo fortunati perché troviamo il paese in festa e quindi ci vediamo anche la processione ed i festeggiamenti nella piazza davanti al Templo de San Juan. All’interno del Templo assistiamo a scene molto particolari: entrando si ha l’impressione di essere in una chiesa cattolica propriamente detta (ci sono infatti le statue dei santi, il crocifisso e il fonte battesimale), ma non ci sono panche per sedersi, il pavimento è interamente cosparso di aghi di pino, c’è un esorbitante quantità di bottiglie di bibite gasate abbandonate vuote in un angolo e c’è una curandera che sta compiendo il sacrificio della gallina tirandole il collo. La guida ci spiega che nel villaggio coesiste un misto tra la religione cattolica, imposta dal colonialismo spagnolo, ed il paganesimo maya: il risultato è quello che vediamo. Inoltre, ci spiega che le bibite gasate servono per purificare l’anima (facendo emettere gas, appunto), che il rito della gallina è l’unico tipo di sacrificio ancora ammesso e che, purtroppo, non è permesso fare foto. La guida ci spiega anche che nel corso degli ultimi anni c’è stata una sorta di “pulizia religiosa” all’interno del paese: sono stati cacciati tutti coloro che si sono convertiti alla religione protestante, musulmana o altro, i quali sono oggi costretti a vivere nella periferia di San Cristóbal in misere baraccopoli.

Gironzoliamo per le strade del paese e vediamo le case costruite ancora alla maniera maya con la terra ed il tetto di paglia; le donne sono vestite con lunghe gonne nere di lana di pecora e camicette colorate, gli uomini con tuniche nere e coloro che hanno funzioni religiose indossano le stesse tuniche, ma senza maniche e con camicette bianche.

SETTIMA TAPPA: CHIAPA DE CORZO E CAÑÓN DEL SUMIDERO (CHIAPAS). Ci rechiamo a Chiapa de Corzo da dove ci imbarchiamo su una lancha a motore alla volta del Cañón del Sumidero. Percorriamo un tratto del Río Grijalva, fino alla diga idroelettrica, lungo il quale vediamo aironi, aquile, martin pescatori, coccodrilli, pareti rocciose del canyon che in alcuni punti raggiungono un Km di altezza ed il famoso “albero di natale” (un’insieme di muschi che formano sulla roccia la figura dell’albero di natale). Tornati dopo circa due ore di navigazione a Chiapa de Corzo visitiamo il centro del paese dove fervono i preparativi della “fiesta de enero”. In particolare, attrae la nostra curiosità un gruppo di anziani, sotto i porticati della piazza principale, tutti intenti a costruire delle ghirlande con fiori e foglie di palme. Ci avviciniamo per fare delle foto e loro si alzano e ci mostrano, pieni di orgoglio, le loro coloratissime creazioni. Purtroppo è arrivato il momento di salutare il Chiapas che, pur essendo una regione povera, abbiamo tanto apprezzato per la bellezza dei paesaggi, dei luoghi, delle tradizioni e della gente colorata e sorridente.

OTTAVA TAPPA: PUERTO ESCONDIDO (COSTA DELL’OAXACA). Andiamo quindi a Tuxtla Gutierrez per prendere un aereo che ci riporta vs Città del Messico dove abbiamo una coincidenza per Puerto Escondido. Qui arriviamo in perfetto orario e con un colectivo ci fermiamo a Playa Zicatela per sceglierci un albergo proprio sul mare. Trovata una camera praticamente sulla spiaggia e messo il costume scendiamo subito al mare. Ci sono pochi turisti in giro (per fortuna) in quanto il periodo delle vacanze natalizie è da poco terminato. La spiaggia è lunga ed ottima per camminare e prendere il sole ed è battuta costantemente da gigantesche onde che vi si frangono impetuose. Puerto Escondido, nonostante il boom di turismo avuto in seguito all’uscita del film di Salvatores ha comunque mantenuto “un aspetto discreto e non troppo invadente”.

Luca, surfista, si reca subito a noleggiare una tavola ed in pochi minuti è già nell’acqua ed io comincio a leggere il mio primo libro in Messico: beh, dopo tanto girare va bene anche un po’ di relax. E più o meno così scorrono i successivi 5 giorni fino a quando non incontriamo Margarito, un simpatico messicano che abita nella Laguna Manialtepec. Facciamo amicizia ed il giorno dopo ci troviamo su una corriera mal ridotta per andare alla laguna. Margarito ci porta con la sua barchetta a remi nella laguna, tra le mangrovie ad ammirare le iguana verdi, le iguana nere, una miriade di varietà di uccelli e soprattutto la calma ed il silenzio più totale: solo il cinguettio degli uccelli acquatici ed il fruscio per il movimento dei remi. Infine, ci appostiamo ad uno dei lati della laguna e ci insegna la pesca al barracuda, armati soltanto di lenza, amo ed esca. Io faccio foto e riprese mentre Luca riesce a prendere ben 4 barracuda con disappunto di Margarito che ne prende soltanto 2! ULTIMA TAPPA: PUERTO ANGEL (COSTA DELL’OAXACA). Siamo quasi giunti alla fine del ns viaggio, così decidiamo di scendere verso sud per arrivare a Puerto Ángel facendo una sosta alla laguna di Ventanilla per ammirare ancora qualche coccodrillo ed iguana, alla spiaggia di Mazunte e a Playa Zipolite (quella dei nudisti) praticamente deserte. A Puerto Ángel si può fare il bagno e lo snorkeling in tutta tranquillità all’interno di baie protette dalle onde del Pacifico.

Il giorno dopo, con molta tristezza, riprendiamo l’aereo per Città del Messico per poi tornare in Italia.

HASTA LUEGO MEXICO!!!!!!!



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