Messico e amor

Viaggio on the road completamente fai da te. Unica nota negativa: non essere rimasti lì
Scritto da: adessobbasta
messico e amor
Partenza il: 11/08/2014
Ritorno il: 25/08/2014
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
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Giorno 1 – Milano > Cancún

Giorno 2 – Cancún > Ek Balam > Cenote Dzitnup > Valladolid

Giorno 3 – Valladolid > Chicén Itza > Izamàl > Mérida

Giorno 4 – Mérida > Uxmal > San Francisco de Campeche

Giorno 5 – San Francisco de Campeche > Calakmul > Xpujil town

Giorno 6 – Xpujil town > Palenque

Giorno 7 – Palenque > San Juan Chamula > San Cristobal De Las Casas

Giorno 8 – San Cristobal De Las Casas > Agua Azul > Xpujil Town

Giorno 9 – Xpujil Town > Laguna Bacalàr > Tulum

Giorno 10 – Tulum > Punta Allen > Tulum

Giorno 12 – Tulum > Akumal > Tulum

Giorno 13 – Tulum > Akumal > Tulum

Giorno 14 – Tulum > Akumal > Tulum

Giorno 15 – Tulum > Cancún > Milano

Questo diario vuole essere più una guida pratica e un aiuto per chi come noi decide di intraprendere questo meraviglioso viaggio. Non un dettaglio accurato di cosa vedrete, perché non c’è né descrizione né foto o video che possano mai rendere giustizia a questa esperienza.

Va premesso che ci siamo organizzati in autonomia riuscendo anche a risparmiare molto ma soprattutto garantendoci la libertà che cercavamo.

Ogni hotel è stato prenotato dall’Italia e ogni tappa programmata con grande semplicità grazie alla Lonely Planet e a Google Maps, calcolando una piccola tolleranza in quanto non sapevamo cosa avremmo trovato a livello di viabilità.

Unico neo è stata la spesa per il volo che abbiamo preso troppo tardi, rimettendoci un po’.

Il primo consiglio personale è di prendere una SIM locale e muovervi con google maps dello smartphone perché come abbiamo scoperto una volta arrivati, i 40€ delle mappe del TomTom si sono rivelati totalmente inutili. Mentre con Google Maps arriverete davvero ovunque, perché diversamente da quanto si possa pensare, in Messico c’è campo anche dove non lo immaginereste.

Abbandonate quindi tutte le paure dei vari “sentito dire” ci siamo armati di volontà, compiendo quello che ad oggi è risultato il viaggio più bello di sempre per entrambi, bastano piccoli accorgimenti come cercare di avere sempre dell’acqua in bottiglia con sé, evitare di bere acqua se non imbottigliata (anche per lavarsi i denti) ed essere sempre accomodanti con gli ufficiali di polizia, (capiterà che vi fermino ma se siete gentili e avete tutto in regola nessuno vi farà storie o vi chiederà di essere corrotto).

Partiti da Milano con Air Berlin dopo uno scalo a Düsseldorf siamo atterrati a Cancún alle 5 di pomeriggio. Il primo impatto con l’aria caldo–umida è stato piuttosto violento ma sopportabilissimo.

Ci siamo recati subito al noleggio Thrifty per ritirare l’auto precedentemente prenotata tramite Auto Europe.

Avevamo prenotato una Jeep Wrangler siccome avevamo messo in conto di fare dei leggeri fuoristrada e non avevamo idea delle condizioni stradali, fortuna vuole che non fosse disponibile e per lo stesso costo ci è stata data una Jeep Patriot con cambio automatico e climatizzatore, che però non abbiamo quasi mai usato per consumare meno e perché a finestrini abbassati era comunque una pacchia. Vi consigliamo di controllare che sia tutto in ordine e che il verbale dei danni/graffi presenti sull’auto sia compilato scrupolosamente (se lo ritenete necessario fate delle foto). Premunitevi soprattutto di avere la “tarjeta” ossia un foglio da esporre sul parabrezza ai posti di blocco e che nel caso riceviate una multa (ticket) farà si che la pagherete alla riconsegna dell’auto direttamente al vostro noleggiatore.

Fatti tutti questi controlli ci siamo recati nel Pueblo di Cancún dove avevamo prenotato per una notte (il centro lontano dalla famigerata zona hotelera), abbiamo cenato e cercato di smaltire il jet lag il più velocemente possibile perché al mattino seguente, come fatto ogni giorno di questa vacanza, ci siamo svegliati quasi all’alba e ci siamo diretti subito a Ek Balam, primo sito maya e primo vero caldo, giusto per allenarsi.

Il sito non era nulla di che ma come per ogni sito il fatto di essere arrivati presto è sempre un vantaggio in quanto verso mezzogiorno arrivano i grandi gruppi organizzati da Cancún e vi assicuriamo che può essere molto fastidioso.

Subito dopo il sito ci siamo recati al vicino Cenote Dzitnup, che in realtà è un complesso di due cenote molto ben organizzati, l’ingresso è una struttura che ricorda le hall delle piscine all’aperto, mentre i cenote in sé sono divertenti e non vi ruberanno molto tempo a meno che non decidiate di farvi il bagno, cosa che noi abbiamo evitato perché preferivamo arrivare velocemente e Valladolid.

Ad attenderci abbiamo trovato quella che per entrambi è stata la cittadina più bella, il centro è una vera bomboniera partendo dalla cattedrale al monastero.

Non c’è molto da vedere ma l’atmosfera che si respira è incantevole, molto rilassata e il gusto coloniale della piazza centrale vi farà venire voglia di abbandonarvi ad una bella siesta su di una panchina.

L’indomani sempre all’alba siamo partiti per recarci a Chichén Itzà, uno dei più grandi siti Maya e purtroppo anche uno dei più turistici. Arrivati circa alle 9 abbiamo avuto la possibilità di visitare tutto il sito indisturbati per poi vedere una massa di gente indescrivibile che cercava di entrare a mezzogiorno proprio mente noi stavamo lasciando il sito con un sorrisetto beffardo.

Il sito in sé è molto ricco e vasto, la piramide di El Castillio la fa da padrone al centro, ma purtroppo non è scalabile in quanto l’afflusso di turismo è decisamente troppo per garantire un minimo di sicurezza. Una cosa molto divertente accade se vi mettete di fronte alla piramide e battete le mani, sentirete un curioso riverbero sonoro dovuto forse alla cavità interna della struttura.

Qui inoltre troverete il più grande campo del gioco della palla di tutto l’impero Maya.

Lasciato il sito ci siamo diretti a Izamàl, un delizioso paesino coloniale sulla strada per Mérida. Il paese è piccolino ma merita tutto il tempo che deciderete di dedicargli poiché è unico nel suo genere dato che è tutto dipinto di giallo! Dalle case al bellissimo monastero che domina la piazza dalla collinetta antistante.

Lasciato Izamàl ci siamo diretti a Mérida (capitale dello Yucatan).

Essendo una grande cittadina ci siamo imbattuti nel peggior traffico messicano ma anche qui ad accoglierci abbiamo trovato uno splendido hotel e un’architettura deliziosa. Camminando per la piazza troverete una delle molte università, la cattedrale, la casa di Montejo (fondatore della città) e il municipio. E’ probabile che, come è successo a noi, farete incontri piacevoli con i locali, i quali in molti parlano Italiano e vi indirizzeranno sicuramente verso un diverso mercato Maya, ognuno sostenendo che quello vero è quello a cui vi stanno portando. Poco male perché valgono tutti una visita e non vi faranno sentire in obbligo di comprare qualcosa. Noi abbiamo acquistato un cappello jippi jappa, molto particolare perché fatto in iuta (e quindi repellente per le zanzare) e assemblato nelle grotte perché l’umidità ne favorisce la fabbricazione.

Al mattino seguente abbiamo fatto una ricca colazione (generalmente i nostri ritmi erano una colazione abbondante e poi cena), siamo andati subito a Uxmal, altro sito maya e personalmente il mio secondo preferito di tutto il viaggio! Il sito in sé è molto ben conservato e vi troverete l’unica piramide a pianta ovale di tutta la penisola e a differenza di Chichén Itzà ed Ek Balam, non dà quella strana sensazione di posticcio.

Lasciato Uxmal come sempre quando l’afflusso di turisti inizia a farsi copioso, ci siamo diretti a San Francisco de Campeche, una deliziosa cittadina sul mare, dove le case sono tutte colorate. Qui abbiamo provato l’esperienza della prima e unica pioggia tropicale, di un’intensità che ci ha fatto dare una nuova definizione al concetto di pioggia, ma fortunatamente non ha creato problemi.

La tappa seguente è stata il sito di Calakmul, un meraviglioso sito Maya completamente immerso nella natura! Siccome sapevamo che la strada per raggiungerlo era un po’ impervia a differenza delle ottime strade Messicane che avevamo percorso finora, partimmo molto presto con l’idea di prendere un taxi da Xipujil e farci portare direttamente lì. Purtroppo la strada da Campeche è stata più lunga del previsto a causa di vari lavori sulle strade, della sfiancante presenza di topes e del dover attraversare vari pobladi come Escarcega, quindi una volta arrivati all’imboccatura della strada abbiamo deciso di affrontarla con la nostra jeep in quanto non sembrava una strada mal messa.

Per Calakmul troverete 3 casetas de cobro dove pagare 3 differenti biglietti.

La prima è proprio all’imboccatura dalla autovia, la seconda a circa mezz’ora più avanti (il limite di 40-50 km/h) e da qui la strada diventa una vera avventura, in quanto anche con una jeep siamo stati costretti a percorrerla a non più di 30km/h per paura di distruggere l’auto! Dopo circa 1 ora e 40 siamo arrivati al sito. Dimenticatevi ingressi con servizi tipo bar o cibo, qui è veramente la jungla e non c’è nemmeno un servizio di guide, dovrete solo pagare all’ingresso scrivere quante persone siete e nel caso in cui non usciate per le 18 qualcuno vi verrà a cercare

Il sito in sé è meraviglioso, ci sono 3 sentieri da scegliere (corto, medio e lungo). Noi abbiamo scelto quello lungo per un totale di circa 4 ore di visita immersi nella vegetazione tra uccelli esotici e varie scimmie che non avevano nessun interesse in noi o nelle poche persone presenti nel sito archeologico.

Qui potrete scalare una delle piramidi più alte dell’impero Maya, vale a dire 55 metri quasi in verticale e che a metà strada vi faranno chiedere chi ve l’ha fatto fare, per via del caldo, ma una volta in cima fidatevi che verrete ricompensati!

Usciti dal sito decisamente stremati ci siamo fatti un altro paio di ore di buche e dossi a 30km/h e ci siamo recati a Xpujil Town, un paese attraversato dall’autovia dove volendo potete anche trovare un sito Maya che però noi non abbiamo visitato. Qui invece abbiamo trovato un ottimo hotel e un ristorante davvero buono, premesso che probabilmente sono le uniche due strutture di tutto il paesino che avremmo usato come tappa intermedia del nostro viaggio e in cui saremmo tornati 3 giorni dopo.

La prossima tappa è stata Palenque, onestamente il miglior sito che abbiamo visto e l’unico dove abbiamo preso una guida che si è rivelata molto gentile ed esperta facendoci scoprire molte cose. Ci ha aiutati a immaginare come dovevano essere realmente queste città, spiegandoci che la parte visibile è solo il 20% dell’intera città in quanto il restante è stato scoperto solo nel 2000 grazie a delle topografie satellitari. I templi di Palenque erano interamente dipinti di blu e arancio con decorazioni meravigliose purtroppo non conservatesi a causa di saccheggi perpetrati nel tempo. La vista doveva essere incredibile perché a differenza dell’erba su cui camminiamo noi oggi, ogni sakbè (strada) e ogni parte calpestabile era ricoperta di stucco bianco. Ci ha anche spiegato che in mille anni i Maya avevano praticamente disboscato la penisola motivo per cui probabilmente hanno abbandonato le varie città in quanto senza alberi le nuvole non si fermavano a portare la preziosa pioggia creando così carestie e siccità.

Per la visita sono state necessarie tre ore abbondanti. Purtroppo la tomba principale non era visitabile a causa di lavori di recupero. Volendo vi offriranno anche una visita di venti minuti nella giungla ma il sito chiude alle quattro di pomeriggio quindi calcolate bene i tempi.

Oltre al sito archeologico, Palenque offre anche una piccola cittadina molto caotica con strade strette e affollate ma dove potrete trovare ottimi ristoranti come il Maya Canada dove abbiamo cenato.

Al mattino seguente, di buona lena come sempre, ci siamo diretti verso San Juan Chamula un paesino del Chiapas a 2600 metri di altitudine, che avevamo programmato di visitare di domenica sapendo che era giorno di mercato, in cui le varie popolazioni del chiapas si radunano per vendere i loro prodotti artigianali.

La strada è piuttosto tortuosa e la presenza dei topes (i classici rallentatori che si incontrano su ogni strada del Messico) è a dir poco estenuante oltre al fatto che qui vengono sfruttati dai bambini per l’elemosina, alcuni dei quali vi faranno fermare con una corda tesa da un lato all’altro della strada per vendervi frutta o semplicemente farsi dare qualche pesos.

Arrivati a Chamula abbiamo subito fatto i conti con la temperatura notevolmente bassa, con la popolazione locale e le loro tradizioni che affondano le radici in culti pagani mischiati al cattolicesimo. Le fotografie qui non sono ben viste, quindi cercate di essere discreti il più possibile.

La povertà la fa da padrone ma ciò che troverete in questo mercato non ha paragoni in tutto il Messico in quanto è tutto al 100% artigianale!

Al centro del paese troverete la chiesa, la vera regina di questa esperienza.

Da fuori parrebbe la classica chiesetta Messicana dall’interno spoglio, invece pagati i 20 pesos di ingresso ed essere avvisati sul divieto di foto e video, si entra in quella che è stata per noi l’esperienza più mistica del viaggio. Il pavimento è completamente ricoperto di lunghi aghi di pino e non vi sono panche. Due festoni scendono dall’alto e ai lati un susseguirsi senza soluzione di continuità di teche contenenti statue di santi, ognuno con al collo uno specchio di cui non abbiamo capito la funzione.

Non c’è un vero altare e vi si può camminare indisturbatamente nonostante vi sentirete degli intrusi perché in tutto questo chi viene a pregare lo fa in ginocchio per terra, recitando una cantilena incomprensibile mentre accende file e file di candele colorate che posiziona direttamente sul pavimento. Non di rado si può assistere anche a sacrifici di polli, uova o altro, e prestando attenzione noterete che chi viene qui a pregare porta con sé grandi quantità di bibite gassate perché, come ci hanno spiegato, per loro l’espellere aria violentemente equivale a liberarsi del male.

Abbandonato Chamula completamente spaesati e frastornati, ci siamo recati a San Cristobal De Las Casas, una cittadina piuttosto grande dove troverete una splendida cattedrale e il delizioso Templio de Santo Domingo, finemente decorato sia dentro che fuori. A San Cristobal potete anche provare le più svariate tipologie di Mezcal (un distillato dall’agave) ma francamente non lo abbiamo amato, meglio la tequila.

Il giorno seguente ci aspettava il viaggio più lungo, oltre 500km di guida non-stop per ritornare a Xipujil. Ciò non ci ha impedito di goderci comunque il viaggio e per la strada ci siamo fermati ad Agua Azul, un complesso di cascate balneabili davvero mozzafiato, a patto che non abbia piovuto nei giorni precedenti, in tal caso di Azul avrebbero davvero poco perché si riempirebbero di fango, ma la fortuna ci ha seguiti anche qui e ci siamo goduti una vista meravigliosa che ci ha aiutati a digerire i successivi chilometri.

L’indomani da Xipujil abbiamo fatto rotta verso Tulum che sarebbe stata la nostra destinazione finale ma lungo la strada, come altre volte, abbiamo deciso di fare una piccola deviazione verso la Laguna Bacalàr, una laguna enorme dove l’acqua ha fino a 7 azzurri diversi. Purtroppo noi questi 7 azzurri non li abbiamo visti ma in compenso abbiamo mangiato delle ottime quesadillias.

Arrivati a Tulum abbiamo sentito il relax prendere possesso dei nostri corpi, ad aspettarci c’era la cabana che avevamo prenotato e in cui avremmo voluto rimanere ancora e ancora.

Le cabanas sono lungo la costa del mar dei Caraibi a circa 3 km dal centro di Tulum, la nostra in particolare era la seconda ma proseguendo ci sono strutture per tutti i gusti e tutte le tasche! Noi abbiamo scelto Azulik, una struttura eco, dove non c’è la luce se non con le candele e la corrente elettrica c’è solo in determinate fasce orarie, insomma un’esperienza alla Robinson Crusoe. Il balcone si affacciava direttamente sull’oceano e sulla spiaggia privata, e oltre a essere una struttura mozzafiato si può godere anche dei servizi di spa con massaggi di tutti i tipi.

Il primo giorno a Tulum…non è stato a Tulum, in quanto abbiamo deciso di prendere la macchina e recarci a Punta Allen attraversando tutta la biosfera.

La scelta non è stata delle più felici ma solo per le 2 ore di “non strada” richieste per raggiungere questo stupendo paesino di pescatori. Qui appena arrivati abbiamo incontrato un signore che ci ha offerto un giro in barca diverso da quello dei numerosi gruppi organizzati che si possono incontrare. Dopo averci pensato un po’ su abbiamo accettato e per mille onestissimi pesos ci siamo ritrovati solo noi due su di una barchetta, dove il nostro accompagnatore ci ha fornito i giubbotti salvagente. Inizialmente abbiamo passato un po’ di tempo nella baia alla ricerca di tartarughe vedendone ben 3 di varie dimensioni. Purtroppo non c’erano delfini e quindi ci ha condotto ad un’isoletta al largo, piena zeppa di svariate specie di uccelli, nei pressi della quale abbiamo visto un’altra tartaruga e un piccolo squalo.

Dopo aver visto l’isola, il conducente della lancia ha fatto rotta verso il mare aperto e nonostante la nostra ottima dimestichezza con lo spagnolo non capivamo dove volesse portarci. Arrivati ad un reef nel bel mezzo del nulla abbiamo realizzato che voleva facessimo snorkeling e dopo averci fornito pinne e maschera si è buttato in acqua con noi guidandoci e mostrandoci una moltitudine di pesci tra cui una razza e dei barracuda.

Risaliti in barca ci ha portati a quella che viene chiamata “piscina naturale” ossia una piccola baia dove l’acqua era incredibilmente azzurra e cristallina e dove abbiamo nuotato indisturbati scambiando anche qualche chiacchiera con questa gentilissima guida, a differenza dei vari gruppi organizzati che se ne stavano tutti ammassati in un’altra zona.

Abbiamo in fine ripercorso la tremenda strada per Tulum ma questa volta con gli occhi pieni di un’esperienza davvero appagante.

Inizialmente avevamo previsto di visitare in giornata l’isola di Cozumel, ma sul posto abbiamo capito che sarebbe stato troppo costoso e non quello che cercavamo in quanto è più una meta per sub.

I giorni successivi, quindi, sono trascorsi tra golose colazioni, cene stupende in svariati ristoranti trovati tutti con TripAdvisor e il mare incantevole di Akumal, poichè non essendo soddisfatti del mare di Tulum ci spingevamo 20 km più a nord trovando questa perla. Il mare è meraviglioso, le palme offrono riparo dal sole ustionante dei caraibi e le possibilità che nuotiate con una tartaruga sono del 100% anche senza aderire ai gruppi. Vi basteranno un paio di occhialini o una maschera e non dovrete nemmeno nuotare lontano dalla costa in quanto Akumal è una riserva di tartarughe dove cercano di preservarle e ogni bagnante viene istruito su come comportarsi con loro.

L’ultimo giorno l’abbiamo passato in parte a Tulum e successivamente a Cancún dove per curiosità siamo andati a guardare la (per noi) triste zona hotelera, compensando fortunatamente con il mare della playa de los Delfines.

Riconsegnata infine l’auto senza problemi, abbiamo preso il volo di ritorno ovviamente controvoglia.

In conclusione: è un viaggio che consigliamo di fare a chiunque, anche a chi come eravamo noi prima di partire, è poco coraggioso o non ha mai fatto esperienze del genere! Le strade sono ottime, il rischio di rimanere senza benzina è decisamente basso, i Messicani sono un popolo meraviglioso e per noi anche la cucina è stata una vera delizia avendo provato più cose possibili. Basta munirsi di Autan e rispettare tutte le regole per vivere un’esperienza davvero indimenticabile.

Dan & Eva



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