Verso Lourdes di e altre tappe

Ciao. Vi volevo raccontare a grandi linee un mio viaggio lampo di 4 giorni Roma-Lourdes-Roma fatto nell’ottobre del 1994 con mio marito Angelo (allora fidanzato) e i miei genitori. Mia madre aveva un sogno e un voto a cui tener fede fatto molti anni prima in un momento molto brutto per la sua salute: pellegrinaggio a Lourdes. Angelo e io siamo...
Scritto da: dany69
verso lourdes di e altre tappe
Partenza il: 08/10/1996
Ritorno il: 11/09/1996
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
Ciao. Vi volevo raccontare a grandi linee un mio viaggio lampo di 4 giorni Roma-Lourdes-Roma fatto nell’ottobre del 1994 con mio marito Angelo (allora fidanzato) e i miei genitori. Mia madre aveva un sogno e un voto a cui tener fede fatto molti anni prima in un momento molto brutto per la sua salute: pellegrinaggio a Lourdes. Angelo e io siamo stati molto felici di accompagnare i miei, anche se il tempo a disposizione, per motivi di lavoro, era purtroppo molto poco. La mattina del primo giorno siamo partiti prestissimo da Roma e dopo varie tappe abbiamo dormito quella notte stessa ad Aix-en-Provence (nel motel a fianco dell’autostrada ci hanno preparato una cenetta al volo con tanti stuzzichini freddi… perché era tardissimo. Gustosa…). Le tappe del primo giorno di tour de force sono state Pisa (visita veloce, sotto la pioggia, della Piazza dei Miracoli, con caffè), Viareggio (due passi sul lungomare), Marina di Massa (pranzo in trattoria con megafrittura di pesce buonissima), le Cinque Terre (una sorta di Camel Trophy su una stradina sterrata nel tentativo di trovare una strada alternativa all’Aurelia che ci permettesse di dare almeno uno sguardo al mare… ma ho tanto l’impressione che abbiamo sbagliato tutto, perché il mare non l’abbiamo quasi visto e per quel sentiero la macchina ci passava a malapena, comunque, sarà per la prossima volta, andavamo talmente di fretta che un po’ di confusione ce la perdonerete!) e tanti autogrill! Il secondo giorno la tratta percorsa è stata quella da Aix-en-Provence a Lourdes. Il giorno più bello del viaggio. Per vari motivi. Uno è che il paesaggio provenzale è meraviglioso: un susseguirsi di prati verdi, di piccole placide mandrie di mucche bianche e marroni, di cielo azzurro, di chiesette col campanile alto e snello. Una gioia per gli occhi. Poi c’è stata la bellissima tappa di Carcassone: la città tutta ricostruita a metà del XIX secolo da Viollet-Le-Duc sul modello del sito medievale. La si vede dall’autostrada, tutta turrita e cinta da possenti mura. Si entra e sembra di essere proiettati di colpo in un film storico (non per niente è stata il set del Robin Hood con Kevin Costner). Noi abbiamo fatto un giro per i suoi vicoli, giusto il tempo di fermarci a gustare il pranzo in una caratteristica piazzetta sui tavoli all’aperto (mamma, Angelo e io abbiamo optato per una classica salade niçoise, mentre papà ha osato assaggiare un ottimo cassoulet: il tipico spezzatino a base di fagioli, carne di maiale e carne d’oca servito nel coccio fumante), di acquistare qualche souvenir, spedire cartoline, e sostare nel cortile antistante il castello. Per chi ha tempo consiglio la visita guidata che avremmo tanto voluto fare anche noi (dura circa un’ora e mezza). Infine, la meta agognata: Lourdes. Nel tardo pomeriggio siamo arrivati a Tarbes, da dove si potevano già vedere i Pirenei innevati. La sera, a Lourdes, abbiamo lasciato la macchina in uno dei grandi parcheggi che si trovano in città e abbiamo cercato un albergo in Rue de la Grotte, dopo aver attraversato un ponticello sul tumultuoso fiume Gaves. Non avevamo prenotato nulla, eravamo partiti un po’ alla ventura, ma per fortuna è andato tutto bene. Era in corso non so che grande pellegrinaggio in quei giorni, ma nonostante molti alberghi facessero il tutto esaurito, una sistemazione l’abbiamo trovata (in quella strada non so se ci sono più alberghi o più negozi di souvenir religiosi… o pseudo-religiosi).

Una volta sistemati i bagagli, prima di concederci uno spuntino al volo, siamo andati alla Grotta dell’Apparizione. Abbiamo fatto benissimo ad andarci nella tarda serata. Ormai la fiaccolata era terminata, e non c’era la ressa che avremmo trovato la mattina dopo! E’ stato un momento molto emozionante, suggestivo. Devo dire, per chi crede, che lì si sente veramente, più tangibile e vicina, la presenza divina. Toccare la parete umida della grotta, attingere a quell’acqua sacra, tra le fiammelle delle candele, il vento leggero della sera, il mormorare del Gaves – che non so se è stata una mia impressione, ma davanti alla Grotta e al Santuario si fa calmo – ripensare a quanto si sa di Bernadette e della sua storia… è un’emozione infinitamente forte. Non ti lascia dormire. Ti sconvolge. Come ti sconvolge vedere il dolore fisico e psicologico di tanti pellegrini. Non riesci più a chiedere nulla a Maria. Di certo non per te stesso. Insomma… tanta emozione, ma tutta concentrata in pochissimo tempo. Un giorno ci torneremo con più giorni a disposizione. Una cosa ci ha deluso: troppo commercio intorno alla fede. Tra le classiche bottigliette a forma di Madonnina per portare agli amici l’acqua di Lourdes, le medagliette e i rosari per tutti i gusti e tutti i portafogli, c’erano perfino le caramelle con l’immagine della Madonna sulla bustina… mah. Per non parlare del negozio di souvenir in cui vieni immesso di prepotenza – e senza alternativa – all’uscita della visita alla casa paterna di Bernadette. Lasciamo stare. Il terzo giorno, dopo aver partecipato alla Santa Messa e pranzato, siamo tornati sui nostri passi per riprendere la via del ritorno. Abbiamo dormito nei pressi di Tolosa e ci siamo fermati a Montecarlo (papà è un appassionato di formula uno, e guidare la sua Ford Escort per le strade che diventano il circuito del gran premio credo lo abbia fatto quasi sentire al volante di una Ferrari… ehm ehm). Tempo per una bella passeggiata, uno sguardo agli Yacht ormeggiati nel porto, una baguette col prosciutto al volo, e via verso l’Italia. Abbiamo dormito a Spotorno, in provincia di Savona, e ci siamo fermati a Genova (solo per un caffè), a Paraggi (bellissima la baia, che per via degli alberi tutti intorno prende un colore smeraldino), a Portofino (per una breve visita e il pranzo a base di gustosi e tipicissimi spaghetti al pesto che ci hanno fatto al dente come piace a noi romani) a Santa Margherita Ligure (altro caffè)e, infine, a Portovenere (peccato non avessimo tempo per il giro in battello delle isolette, che abbiamo solo guardato dalla riva con il cannocchiale). Serata di viaggio in autostrada sotto la pioggia… E alle due di notte eravamo di nuovo a Roma, a nanna nei nostri letti, con tanta voglia di rivedere più tranquillamente tutti i posti che avevamo solo sfiorato sacrificandone anche alcuni durante l’itinerario per mancanza di tempo (su tutti, Avignone). Un saluto a tutti i viaggiatori!



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