In Normania in camper tra storia e realtà

Buongiorno a tutti . Mi chiamo Gianpietro e voglio raccontarvi il mio viaggio in Normandia.Zona del Nord della Francia diventata particolarmente nota durante le operazioni di sbarco e di conquista del suolo francese occupato dall’esercito tedesco, da parte dell’esercito Americano, e Inglese soprattutto. La cosiddetta zona del D-day del 6...
Scritto da: Gianpietro
in normania in camper tra storia e realtà
Partenza il: 01/08/2009
Ritorno il: 16/08/2009
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 1000 €
Buongiorno a tutti .

Mi chiamo Gianpietro e voglio raccontarvi il mio viaggio in Normandia.Zona del Nord della Francia diventata particolarmente nota durante le operazioni di sbarco e di conquista del suolo francese occupato dall’esercito tedesco, da parte dell’esercito Americano, e Inglese soprattutto. La cosiddetta zona del D-day del 6 giugno 1944.Ma questa è storia che tutti…Conoscono.

Ma torniamo al mio viaggio.

Il gruppo formato da Giuliano, Carmela, Anna, Ruggero, Regina, Davide, Isabella, Sofia, Rino Cristina, Valentina, Lorenzo ed io naturalmente, parte alla volta della Normandia la sera del 1° Agosto dalla provincia di Vicenza, tra l’altro il giorno del mio compleanno! Tre famiglie pronte a macinare migliaia di kilometri tra Francia, Normandia, parte della Bretagna ognuno con il proprio camper.

Si si proprio con il camper secondo un programma di viaggio stabilito a tavolino che devo dire quasi sempre rispettato.

Non è la prima volta che loro vanno in vacanza in camper, io invece non ero mai stato, ovvero non avevo mai dormito per quindici notti di seguito in un camper. Dormito..Parola grossa dato che, per chi non sa ogni volta che qualcuno si gira di notte nel letto di un camper, lo stesso tende a propagare lo spostamento…Specie quando ci si ferma a dormire in zone non proprio che hanno l’aria di una sosta attrezzata per camper o in un vero e proprio campeggio…Ecco che il sottoscritto non è che abbia dormito così tanto in questa vacanza ma comunque sono sopravvissuto.

Appurato questo particolare non indifferente, ci mettiamo in marcia impostando i navigatori per il Passo del Moncenisio prima tappa dove arriviamo a notte fonda sistemando i camper proprio nei pressi di quella che una volta era la dogana, in conclusione abbiamo dormito con un piede in Italia e uno in Francia…Si fa per dire.

La mattina seguente piove…Buon inizio.! Partiamo e dopo qualche tornante davanti a noi intravediamo appena il lago con la sua diga artificiale dato il tempo pessimo, al ritorno lo scenario sarà migliore con uno splendido tramonto e una bellissima serata stellata.

Dopo un dei tanti “pieni di gasolio” iniziamo la nostra salita verso il centro della Francia seguendo l’itinerario migliore ma solo in tarda serata arriviamo al Castello di Fontainebleau a sud di Parigi. E’ un castello rinascimentale dimora dei sovrani di Francia e dal 1981 e il suo enorme parco è patrimonio dell’Unesco.Dormiamo in una zona forse non proprio “area di sosta per camper” ma alla mattina nessun dei tre camper aveva le ganasce alle ruote come tanto di cartello lasciava intendere! Iniziamo la visita al castello dalle stanze e poi i maestosi giardini e finalmente posso iniziare a fotografare, sì perché per chi non lo sapesse, ho la passione per la fotografia e dato che è la prima volta che visito questi luoghi, in un certo senso cerco di documentarmi il più che posso sia prima leggendo le guide e fotografando quando arrivo sul posto, ecco che durante il viaggio spesso mi prendevo in ritardo sul gruppo durante le visite a piedi e ai castelli proprio per fotografare meglio, per riuscire a trovare la concentrazione per le inquadrature.

La visita ci porta via 2-3 ore ma ne valeva la pena, bisogna ripartire, la strada è lunga per arrivare alla prima vera e propria meta, Fecamp cittadina sul mare a Nord della Normandia e ci arriveremo solo in tarda serata, verso le 21 e 30 perché per l’autostrada passare la periferia di Parigi… , Versailles e salire su su verso Ruen con i camper dove la velocità massima il più delle volte non supera i 100 km orari dove è facile anche perdersi tra grandi arterie autostradali com’è successo a noi …! Arrivati finalmente a Fecamp, la cosa più straordinaria è stata vedere che alle ventuno e quaranta circa era ancora tremendamente chiaro e quasi non serviano ancora i fari accesi dato che ci troviamo a una latitudine maggiore rispetto all’Italia. Troviamo da sistemare i camper lungo il porto dove già numerosi erano i camper. Facciamo un giro per il porto e sulla spiaggia dove non c’e’ sabbia ma sassi di piccole dimensioni, quasi ovali, lisci. Scatto parecchie foto del porto, anche ai fari che indicano l’ingresso del porto alle navi, ma la luce comunque viene meno qualche foto sarà mossa, pazienza.

La mattina visitiamo la cittadina con la chiesa di S. Trinità e le vie del centro, c’era un museo della birra, ma lo abbiamo saltato…Ne vedremo tanti di musei e chiese..Compriamo le prime baguette, il famoso pane francese.

Dopo due giorni di viaggio in camper (già 1400 km) c’e’ l’esigenza di scaricare i bagni chimici e di far rifornimento di acqua quindi proseguiamo lungo la costa alla ricerca di un campeggio per fermarci due notti.Lo troviamo a Etretat tappa fondamentale, cittadina famosa per le sue falesie, in altre parole alte e bianche scogliere a picco sul mare. Uno scenario naturale talmente splendido da portare Claude Monet, pittore impressionista francese fra i miei preferiti, a immortalarlo nei suoi quadri. Il campeggio non è grandissimo ma è completo e poi c’è la piscina riscaldata per i bambini, perché ormai non tacevano più! Nel pomeriggio andiamo in spiaggia per osservare dal vivo la maestosità delle falesie. Alcuni fanno il bagno in mare, ma l’acqua non è proprio delle piu’ calde…, con Giuliano e Regina invece saliamo la scogliera per fotografarla meglio. Nel punto più alto e girando lo sguardo dalla parte opposta ci accorgiamo che altre falesie continuano tra piccole spiagge molto meno frequentate della principale. Interessante quì diventa il discorso del fenomeno dell’alta e bassa marea, moto periodico di masse d’acqua che si alzano e si abbassano anche di 10-15 mt con frequenza giornaliera o frazione di giorno, circa ogni sei ore dovuta alla combinazione di due fattori : l’attrazione gravitazionale esercitata sulla terra agli altri corpi celesti del sistema solare tra questi è nettamente predominante l’attrazione della luna e la forza centrifuga dovuta alla rotazione del sistema Terra-Luna intorno al proprio centro massa.

Proprio per questo fatto qui a Etretat nella spiaggia principale è impossibile durante l’alta marea raggiungere le altre spiagge che parlavo prima, invece nelle ore di bassa marea, quando il mare si ritira anche di venti trenta mt grazie ad un passaggio, si possono raggiunge facilmente.

Alla sera con Davide con la bici facciamo un giro in centro e poi andiamo verso la spiaggia proprio per vedere questo scenario naturale. La marea è risalita, dove nel pomeriggio si poteva tranquillamente camminare a raccogliere piccoli molluschi e cozze schiuse, ora l’acqua copre tutto. Appena la luce del giorno viene meno e nel cielo compaiono le prime stelle potentissimi fari illuminano la baia e queste famose rocce bianche, immaginate la scena con l’unico rumore, le onde del mare che s’infrangono sulla spiaggia…Una cartolina, e qui mi sfogo con le foto, cavalletto e autoscatto per il rischio mosso, inoltre a destra della baia su un’altura c’è una piccola chiesetta illuminata da un faro di luce gialla. Quella stessa sera la luna piena sullo sfondo completava il quadretto… Tutto il giorno successivo lo passiamo in spiaggia e approfittiamo della bassa marea per andare nelle altre spiagge; io mi allontano di più ancora vado oltre alcune grosse rocce perché ho intravisto alcuni spunti fotografici che non potevo assolutamente perdere e incontro altri fotografi, professionisti…Forse …Ma non è la digitale con più pixel che la fa la foto migliore, è la testa del fotografo che sa quando e come scattare al meglio…

Alla sera in campeggio si fa il barbecue… Carne rossa alla brace, costine, pancetta affumicata e salsicce, si passa la serata si chiacchera, si beve un po’ di vino di Giuliano. La mattina seguente, la carovana dei camper lascia il campeggio, bisogna proseguire per la tappa successiva. Sempre lungo la costa arriviamo al grande porto industriale di Le Havre e al famoso Ponte della Normandia . Il Ponte di Normandia completato nel 1995, collega l’Alta Normandia, alla Bassa Normandia, scavalcando il fiume Senna a 59 metri d’altezza. Quando fu realizzato, era il ponte strallato (significa un ponte di tipo “sospeso” nel quale l’impalcato è retto da una serie di cavi, gli stralli) ancorati a piloni di sostegno con la maggiore luce libera nel mondo (850 m), ed è tuttora (per la campata centrale) il più grande ponte strallato in Europa.Un’opera d’ingegneria magnifica, al costo di 5 Euro a passaggio. Appena al di là dal ponte c’e’ la graziosa cittadina di Honfleur il cui nome deriva dalla parola scandinava “fiordo” ribattezzata dai francesi in “fleur” ovvero fiore. Risparmiata dai bombardamenti alleati della seconda guerra mondiale, conserva ancora oggi le sue alte case scandinave con muri a travi e mattoni crudi di paglia e fango (torchis) lungo stretti vicoli. Ma il monumento il più originale e la chiesa Santa Caterina della quale il soffitto-volta è costituito da un immenso “drakkar, o imbarcazione vichinga rovesciata.Girovaghiamo per il porto vecchio e tra innumerevoli stradine strette piccoli ristorantini affollati da turisti di ogni dove. Fotografo qua e là sempre alla ricerca anche di qualche strano personaggio e qualche bella ragazza, naturalmente. Verso metà pomeriggio entriamo in un supermercato per fare un po’ di spesa e dopo un piccolo summit con gli autisti, riseco a convincere tutti, o quasi a non passare la notte nel posteggio che avevamo trovato ma di procedere con il viaggio fino ad Arromanches, per entrare nel vivo della ormai storia dei luoghi più famosi dello sbarco in Normandia degli alleati a per la liberazione dell’Europa sotto il dominio nazista. Viaggiamo per circa 80 km tra stradine strette e paesetti costieri e arriviamo molto stanchi e affamati dopo le ore 21 proprio nei pressi del posteggio sopra la cittadina di Arromanches, fa un po’ freschetto, c’e’ un po’ di tensione in camper per la troppa strada ma essere partiti la mattina seguente da Honfleur, significava perdere mezza giornata di tempo prezioso …Solo per arrivare. Mangiamo e andiamo a letto sotto una leggera pioggerella che sul tetto del camper si fa sentire bene.

La mattina il tempo un po’ nuvoloso lascia lo stesso trasparire il paesaggio della spiaggia e il mare di fronte a noi.Da un basamento di cemento leggermente rialzato si può comprendere grazie a delle scritte permanenti e delle indicazioni a freccia la direzione delle varie spiagge in cui è avvenuto lo sbarco del giugno del 1944 in quella zona e quali sono state le forze navali e quelle aviotrasportate che si sono avvicendate. Ai lati del parcheggio un’alta croce, una statua della Madonna e diversi obelischi ricordano il sacrificio di moltissimi soldati americani e non solo. Un particolare museo con immagini della guerra e un video della durata di venti minuti su una parete circolare a 360° fanno riviere momenti di storia vera, rivedere i luoghi e i rifugi com’erano e come sono adesso dopo tanti anni. Scendiamo nel paesino sottostante, dove entriamo e visitiamo il vero museo della guerra. A poche decine di metri della spiaggia una grossa chiatta di ferro simbolo della guerra e carica di storia sembra guardare i turisti che passano per quella zona, più al largo, ma ben visibili altre chiatte (Phoenix) messe a semicerchio erano destinati a formare l’ossatura della diga artificiale e alcune erano sormontate da una torretta armata e da un cannone antiaereo. Proseguiamo il giro del paesino, dove si trovano sparsi nelle piazze carri armati e automezzi militari ormai in disuso da anni ma che servono il più delle volte da sfondo per una foto ricordo… Proseguiamo con i camper per la nostra strada passando per Port en Bessin altro porto strategico durante le operazioni della guerra, e arriviamo a Colleville, di fatto territorio degli Stati Uniti d’America, dove si trova il grande cimitero americano inaugurato nel 1956 in un’area di settanta ettari. In un prato verde sono state sistemate e allineate oltre 9000 croci bianche in ricordo dei soldati morti durante lo sbarco e nei giorni successivi. Basta un’oretta di cammino tra le croci bianche per farsi l’idea di cosa deve essere stato quel massacro. Riprendiamo i camper e ci dirigiamo ancora più avanti verso Pointe du Hoc non prima di aver lasciato correre un po’ i bambini in una spiaggia che grazie alla bassa marea e al vento hanno potuto far volare gli aquiloni.

Sulla falesia di un promontorio a strapiombo sorge questa stretta spiaggia, dove i tedeschi avevano edificato una potente batteria d’artiglieria capace di spazzare via un largo settore costiero. Di questa spiaggia non rimane che qualche torretta dei radar e delle casematte, dove c’erano i cannoni, ma è impressionante vedere gli avvallamenti del terreno dovuti ai colpi di canone partiti dal mare o dagli aerei degli alleati. Anche questo sito è molto visitato dal turismo, al centro un obelisco in ricordo simboleggia il pugnale dei Rangers piantato nelle difese tedesche. Anche quì le foto ricordo sulle torrette dei cannoni non si contano…Dimenticando il luogo e la storia.

Terminiamo la giornata con la visita al cimitero tedesco di Le Cambe, dove nel prato migliaia di lapidi di color scuro sono intervallate da serie di cinque croci di granito nero di cui quella al centro leggermente più alta. Al centro del cimitero un enorme terrapieno con due statue alla sommità da cui si ha una visione generale del luogo. Dormiamo quindi nei pressi del cimitero.

Riprendiamo la mattina seguente la strada verso nord passando per il paesino di Sante –Marie –Eglise, tragicamente famoso perché un paracadutista della 101° Airborne durante le operazioni del 6 giugno rimase impigliato con il paracadute sul tetto della chiesa e in seguito ucciso dalle pattuglie tedesche. Arriviamo così alla città, porto di mare di Cherbourg dove c’e’ una grande attrattiva per grandi e piccoli. Si tratta di un museo del mare con acquari con enormi quantità e specie di pesce diverso e in esposizione permanente un sottomarino nucleare francese lungo circa ottanta mt visitabile anche internamente con i missili e tutte le sale macchine. Passiamo quasi mezza giornata dentro quest’area anche per un po’ di svago per tutti, ma prima di sera raggiungiamo il faro a Cap de la Hague nella punta più a nord ovest della Francia. Troviamo un’area posteggio libera per i camper, e qui riesco a scattare numerose fotografie del tramonto sul mare con il faro che mi forma la classica siluette nera… Alla mattina cammino per 1 km fino alla stazione di rilevamento geografico del luogo, è proprio quello la punta più a Nord ovest della Francia così dice la cartina.

Ripartiamo scendendo lungo la costa ovest fino a Carteret dove ci fermiamo per due notti in un a’altro campeggio.Più piccolo del precedente ma sempre con piscina riscaldata sistemiamo i tre camper vicini e con le biciclette visitiamo il piccolo paesino e ci spingiamo fino al mare, dove la bassa marea nella sua punta massima fa retrarre il mare fino anche a cinquanta mt. Ecco che nel porto della città le barche, i battelli da pesca d’altura sembrano scheletri senza ossa, il più “sdraiati” in un fianco del greto del fiume totalmente senza acqua.La sera al contrario dopo un bel barbecue, complimenti ai cuochi, visitiamo il porto, dove l’alta marea questa volta era tornata nella sua punta massima e laddove prima c’era sabbia ora anche le grandi barche da pesca potevano riprendere il mare aperto. Uno spettacolo naturale che anche qui si ripete due volte il giorno.

Alla mattina lasciamo il campeggio e scendiamo ancora fino a una delle mete più belle di questo viaggio, forse la più attesa anche. E’ la piccola isola di Le Mont Saint Michelle, dove un piccolo lembo di terra rialzato, la strada, sempre per il problema delle maree la tiene …”legata” alla terra ferma. E molto spettacolare la zona che circonda l’isola, ci sono ampi prati con i covoni di fieno pronti per essere raccolti e prati con pecore al pascolo. A poche decine di metri dall’ingresso in un enorme posteggio, già ormai colmo di camper e macchine, e dove l’acqua non arriva, possiamo posteggiare i camper e li passeremo anche la notte. Nel pomeriggio visitiamo l’abazia del Mont Saint Michelle affollatissima di turisti come le sue stradine interne, che danno un po’ la sensazione di essere a Venezia tra le calli. Per visitare le stanze dell’abazia prendiamo anche l’audio guida con la spiegazione in lingua italiana naturalmente!Verso sera, verso le 21 anche quì si ripresenta il fenomeno dell’alta marea e folle di turisti occupano posto sui grandi torrioni che circondano l’isola, intenti con macchine fotografiche telecamere a filmare questo strano fenomeno, chiaramente tra di loro c’ero anch’io. Con Giuliano scatto qualche foto anche all’abazia illuminata di notte per avere proprio un ricordo completo di questo strano posto unico al mondo. Ripartiamo nuovamente la mattina ma in un’ora scarsa di strada posteggiamo i camper per la visita della città portuale di Saint Malò. Abbiamo l’opportunità di visitare gratuitamente un peschereccio d’altura che salpa i mari del nord nel periodo invernale. La visita e la spiegazione che dura più di un’ora è opera di un bravo ragazzo dell’equipaggio che parla solo francese e quindi tante cose non è che proprio tutti riescano a capirle ma comunque la cosa interessante della visita e della spiegazione che il pesce pescato è lavorato internamente alla nave, trasformato e pronto per la spedizione, una sorta d’industria del pesce viaggiante.In seguito visitiamo il porto e la città e per le vie del centro. Rientriamo ai camper lungo le mura della città che danno sul mare con il solito spettacolo quotidiano della bassa marea. Il viaggio in un certo senso volge alla fine, è quasi la sera dell’undicesimo giorno di viaggio, siamo quasi a ferragosto e a fatica riusciamo a trovare un campeggio per sistemarci per altre due notti. Troviamo una sistemazione un po’di fortuna nel prato di un campeggio a circa 15 km da Saint Malò senza attacco alla corrente ma con la piscina per le ragazze e sistemiamo i camper a ferro di cavallo per metter le tavole tutte vicine, la sera successiva avremmo fatto l’ultimo barbecue delle vacanze in Normandia. Con la bici scendiamo in spiaggia per far volare gli aquiloni grazie al vento ma l’aria non era delle più calde in riva al mare, camminiamo lungo gli scogli, ci cono le cozze appiccicate sulle rocce e durante le ore di bassa marea sono ben visibili. La giornata ventosa fa si che anche un po’ di nuvole verso sera quasi minacciavano pioggia per le nostre braciole sul barbecue. Si è potuto mangiare ugualmente invece ma con felpa e giubbetto addosso !!! Una leggera pioggerellina mattutina sintomo che le condizioni meteo stavano un po’ cambiando ci induce a partire verso le 10 per l’ultimo faro che avevamo in programma di visitare prima di reimpostare i navigatori nuovamente verso sud, verso la strada di casa.

E’ il faro di Cap Frèhel, dove giungiamo in circa quaranta minuti e fatalità riappare un po’ di sole per le mie fotografie; la visita non ci porta via molto tempo tutto sommato ma tra una cosa e l’altra decidiamo di fermarci nei pressi del faro per pranzo prima di metterci in strada, lasciare definitivamente il mare e iniziare il ritorno in Italia in tre giorni per visitare qualche famoso castello. Normalmente con il camper di Rino in testa all’autocolonna per strada normale scendiamo lungo delle belle superstrade per 450 km circa per giungere verso le 20 nei pressi del Castello di Chenonceau nella valle della Loira.

Dormiamo un po’ fuori del castello perché all’interno del parcheggio era vietato per i camper.

Visitiamo quindi il castello nella mattinata seguente: alcune aree del castello esterno erano in restauro ma ho potuto lo stesso fotografarlo in tutto il suo splendore specie le arcate che lo sorreggono dove grazie a dei canali, il fiume Cher è anche navigabile con canoe lungo il perimetro del Castello. I giardini fioriti lungo le rive del fiume ne fanno una cornice meravigliosa. Non abbiamo molto tempo per visitar ancora, ripartiamo per giungere a sera a Vichy dopo oltre 400 km.

Vicky è un grosso comune al centro sud della Francia. Dal nome della cittadina nasce la storica marca di dermo-cosmetica Vichy Laboratories brand del Gruppo leader nella cosmetica l’Oreal. C’e’ inoltre un idroscalo per gare di canotaggio. Per il resto la cittadina non offre, tanto ma è un bel paesotto. La sera decidiamo di non mangiare in camper ma per l’ultima sera in Francia andiamo tutti a mangiare in un grill, chi prende le crepe chi spiedini e patate fritte…! Anche per la notte troviamo da dormire nell’area del parcheggio di un ospedale perché aree attrezzate non ne abbiamo trovate.

Si riparte la mattina per altri 430 km circa che ci porteranno nuovamente in cima al passo del Moncenisio in una bella serata fresca, ma il cielo era così carico di stelle che sembrava toccarle con le mani e ogni tanto si poteva osservare anche qualche stella cadente. Dormiamo proprio di fronte al lago vicino ad altri camper.

Alla mattina del 16 agosto mi alzo prestino, verso le 8 per fotografare il lago man mano che il sole sorge. Poi l’ultima colazione in camper e iniziamo a scendere. Rientriamo in Italia passando davanti al posto dove eravamo arrivati sedici giorni prima di notte e imboccata l’autostrada a Susa nel pomeriggio, facciamo rientro a casa.

Si conclude a così dopo 3585 km una bella vacanza in camper nei luoghi della storia e della realtà, Per informazioni non esitate a contattarmi. Saluto tutti i miei compagni di viaggio e voi turisti un po’ per caso un po’ per gioco. Gianpietro



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