Dal Friuli alla California con i Comandanti Onorari Usaf Aviano

Viaggio organizzato per l'Air show di San Francisco e visita di due basi militari americane: Vandenberg ed Edwards
Scritto da: 2perplesso
dal friuli alla california con i comandanti onorari usaf aviano
Partenza il: 06/10/2012
Ritorno il: 14/10/2012
Viaggiatori: 31
Spesa: 2000 €
Io sono Paola (moglie di Silvano, Comandante Onorario dal 2008) e per me questa è la terza visita negli Usa con i Comandanti Onorari della Base Usaf di Aviano, dopo Texas e Florida e l’esperienza è sempre elettrizzante perché, oltre a una visita turistica di alcune città, si entra in basi militari dove singolar-mente non avremmo accesso e dove veniamo accolti come ospiti d’onore. Partenza da Venezia all’alba di sabato 6 ottobre 2012 con volo Lufthansa: siamo 31 e raggiungiamo Francoforte, da dove con un aereo 380, ci imbarchiamo con un volo transoceanico sino a San Francisco per la rotta polare. L’aereo è veramente enorme (a due piani) e porta 525 passeggeri. Forse il pranzo lo preparano gli alpini! Da Francoforte a San Francisco il volo indica un percorso di 9.500 km. Dopo un totale di h 13 di volo tra una breve dormita, un film, un libro, musica, una chiacchierata, piccoli pasti arriviamo a destinazione alle 12 locali dopo aver sorvolato la splendida baia e le saline di San Francisco. Segue la trafila della dogana (documenti, foto, impronte digitali) e la fila per il ritiro dei 7 van prenotati e ci dividiamo in gruppi. Analogamente alla volta precedente il mio gruppo è di 5 persone, io solo donna. L’auto è molto comoda: una Chrysler da 7 posti con cambio automatico, con porte scorrevoli, che si dimostrerà un buon mezzo per tutto il viaggio. L’autista ufficiale è Guido, mentre il secondo pilota è mio marito Silvano, poi Davide il giovane navigatore, Sergio l’interprete/saggio ed io la scrivana-fotografa. Questa volta Silvano lo lasciamo a riposo perché sono passati 11 mesi dall’incidente aereo sul biposto: quasi tutto è superato e anche se cammina con il bastone ha recuperato abbastanza la mobilità per partecipare a questo viaggio impegnativo. Siamo fuori, alla conquista della California. La giornata è splendida, tersa, ventosa. Guida Guido (bella assonanza) che deve prender mano con il cambio automatico e, sbagliamo strada, ci facciamo una bella veduta dal Bay Bridge che attraversa tutta la baia e finalmente arriviamo all’Hotel Handlery in Unione Square, il cuore di San Francisco. Ci assegnano una bella camera interna con vista piscina. L’unica nota negativa è che è una depandance e vi si accede per un piano da fare a piedi e…con una valigia da 22 kg è un problema. Per fortuna viene utilizzato un montacarichi e si risolve. Non c’è tempo da perdere: dopo mezz’ora pronti tutti alla prima conquista della città con il cable car perchè è una delle attrazioni turistiche della città. Li conosciamo tutti perchè li abbiamo visti nei film e telefilm e ci si va per il brivido di fare su e giù per le ripide strade con un ingegnoso sistema di trasporto trainato da una fune interrata. In questo modo la carrozza si aggancia con una pinza ad una fune in acciaio che scorre in un canale sotto il livello stradale il tram viene letteralmente ‘trascinato’ sulle rotaie da questa fune. Alle fermate, in discesa, la carrozza si sgancia dalla fune e si mettono in azione i potenti freni che garantiscono la sicurezza dei passeggeri. Al capolinea il conduttore scende dalla vettura e, aiutato dai turisti, fa ruotare la carrozza su una piattaforma girevole ed inverte il senso di marcia. Le linee attualmente sono tre. La curiosità: i tram gialli che si vedono in circolazione sono stati acquistati dal comune di Milano. Purtroppo, essendo sabato e tanti eventi concomitanti, c’è la fila – e che fila! – ed è impossibile salire. Optiamo per un bus normale e giungiamo alla baia, vicino al Pier 39:un centro commerciale, bar, ristoranti, l’acquario, altre attrazioni turistiche e dove partono anche i traghetti per Alcatraz e si dovrebbero vedere i leoni marini, ma…chi li ha visti? Tanta tanta gente, famiglie, marinai che passeggiano lungomare e una musica infernale e l’odore degli hot dog: per me è il sapone dell’America. Giriamo un po’, ma è ora di tornare, si sta facendo buio, e non è facile. Il gruppo si ferma per una cena di granchio. Aspettiamo un bel pò l’autobus, ma non arriva, cerchiamo di fermare un taxi ma sono in numero esiguo per una metropoli di quasi un milione di abitanti. Troviamo infine il posto di attesa dei taxi e bisogna mettersi in fila. Aspettiamo un’altra mezz’ora ed è il nostro turno. Devo andare a letto anche senza mangiare: sono passate 26 ore! Silvano e Guido, invece, fanno un ultimo giro in un locale vicino all’hotel, un locale di quelli caratteristici americani: bancone, seggioloni, musica dal vivo e mangiano prosciutto cotto alla griglia e birra a $12.

Domenica 7 ottobre 2012

Ho dormito 8 ore e mi sento di nuovo in forma. All’air show andiamo alle 10.30, pertanto sino a quell’ora giriamo nel quartiere dell’hotel. Siamo centralissimi, la giornata è fresca ma soleggiata, il vento porta via le nuvole che vorrebbero abbassarsi sulle cime dei grattacieli. Tante gallerie d’arte (ma quanto costerà una litografia firmata 48/50 di Matisse?),tanti negozi con vetrine atipiche. La grande città dà sempre una sferzata di novità: molte marche italiane (Bottega Veneta, Ferragamo, Armani, Prada), ma qui la fanno alla grande i grandi magazzini, anche di classe, dove puoi trovare grandi offerte (un giubbino-piumino a $50 ha fatto fare nel pomeriggio una fila esterna al negozio di mezzo km.). Qui sono sempre in fila e non si lamentano. Non è invece nella nostra natura aspettare ordinati, ma dovremmo imparare a non essere sempre impazienti. La mia regola invece è: salta la fila! Eccoci con il taxi alla baia: migliaia di persone sul prato verde; hanno portato sedie, sdraio, coperte per sdraiarsi e tanti bambini per un pic nic organizzato in attesa dell’evento. Non mancano i giochi per i bambini, le bancarelle che sfornano quintali di carne ai ferri, hot dog, patatine e..tante salse. Qui l’erba è diversa: fitta, bella, morbida, più larga della nostra, non sembra naturale! Da una parte un gruppo organizzato che fa ginnastica su attrezzi precostruiti, a tempo di musica, dall’altra i marines con i mezzi d’assalto ed il personale della Us Navy per le dimostrazioni dell’utilizzo dei mezzi in esposizione. Il nostro posto è riservato in riva al mare (entrata $ 37,5) come fosse una tribuna. E’ una grande festa perchè oggi si corre anche la finale dell’America’s Cup. La baia è un ‘brulicare’ di barche, vele, elicotteri che vogliono assistere agli eventi. Poi cominciano le evoluzioni, molto al di sotto delle mie aspettative. Avendo visto più volte le manifestazioni aeree ad Aviano, questa mi è sembrava sotto tono, forse perché c’era la concomitanza dell’America’s Cup. Si sono visti i Blue Angels, un ‘Francesco Baracca’ rosso, monomotore acrobatico a elica a volare con evoluzioni al cardiopalma, un P52 Mustag ed F15 Eagles. Interessante la presenza del Raptor che si adattava a volare con un P52 Mustag. Mai visto in precedenza l’insolita evoluzione di un jambo.

Poi nel pomeriggio l’air show si è fermato per dare spazio all’America’s Cup: il vento era salito e queste barche rivoluzionarie si sono rincorse, sino alla vittoria indiscutibile di Oracle: americani in visibilio! Italia fanalino di coda… Per tutto il tempo la musica ha battuto con ritmo il tempo.

Rientrati in centro volevamo visitare un mercatino domenicale delle pulci, ma ci hanno dato una segnalazione errata e abbiamo finito per cambiare idea e andare a Chinatown che è il più antico ed uno dei più grandi tra i quartieri cinesi americani. Fu costruita negli anni 50 e si caratterizza per la notevole presenza di palazzi e monumenti costruiti secondo l’architettura cinese. Uno dei simboli è la porta d’accesso, detta ‘Porta del drago’ composta da tre arcate e da due leoni collocati sui marciapiedi.Mi ha lasciato un po’ perplessa questo quartiere. Sarà che era domenica, che è arrivata presto la sera, anche se molti negozi erano aperti, ma c’era poca gente in giro. Mi ha fatto un po’ di tristezza: non era allegra come solitamente è la chinatown di New York o Londra. Ci siamo stancati un po’ per rientrare a piedi, soprattutto dopo una giornata piena, all’aria aperta. Cena in locale country e a letto presto per riposare le nostre ‘stanche membra’.

Lunedì 8 ottobre 2012

Il clima è particolare qui a San Francisco: gli inverni sono umidi e piovosi, le estati, tutto sommato, asciutte sebbene i banchi di nebbia costituiscano un fenomeno fre-quente anche a settembre, il mese più caldo in assoluto con una media di 18°, ma anche a ottobre al mattino abbiamo visto la nebbia e c’è sempre vento. Differenze climatiche molto forti sono riscontrabili persino entro i limiti dell’area urbana di San Francisco. Il tasso di umidità è molto più elevato sul versante del Pacifico che non su quello orientale che dà sulla baia. Alle 9, con tutto il gruppo, siamo partiti con un fac simile di cable car, che però corre normalmente su ruote, in parte coperto e parte scoperto. Ogni quartiere ha la sua storia, i suoi punti di ritrovo, i suoi monumenti, il suo fascino.

Si parte da Union Square: è per eccellenza il centro del centro, per continuare con Chinatown. Non ricordo la sequenza dei quartieri, ma quelli che più mi sono piaciuti:

– Castro, è il quartiere conosciuto in tutto il mondo per essere il cuore della comunità gay. Tutti a ridere perché Elisa ha segnalato, e tutti hanno visto, un uomo nudo che legge il giornale. Guardaaa!

– North Beach, un enorme quartiere italiano con tanti bar e ristoranti e una particolare atmosfera con blues e jazz nei locali notturni.

– Aight-Ashbury è il centro del movimento hippy degli anni 60, in cui spopolava il motto “peace&love”. Oggi è un bel quartiere con delle splendide case vittoriane, ottimo per lo shopping. Sempre nella zona di Haight Asbury, presso Alamo Square, fotografiamo alcuni dei simboli della città di San Francisco, le “Sette sorelle”, ovvero sette case una affianco all’altra in puro stile vittoriano (che è lo stile architettonico delle case di San Francisco).

Golden Gate Park, occupa una striscia di terreno lunga 5 chilometri e larga 800 m, si trova nei pressi della zona di Haight Asbury. Bello il percorso da fare a piedi o in bici, tra i pini e gli eucalipti. I punti di maggior interesse sono concentrati all’inizio del parco e sono il Japanese Tea Garden (la cosa più bella), il De Young Museum (museo molto famoso di arti asiatiche) e il Conservatory of Flower.

– Fisherman’s Wharf e’ un vecchio molo da pesca oggigiorno sempre affollato e meta dei turisti

– Mission: Questa è la parte più antica della città ma anche la più all’avanguardia. Qui tutto è possibile, ed è proprio la conferma di come tutti, ognuno con le loro particolarità e diversità, le strade sono tappezzate di graffiti e murales stravaganti.

– Presidio: originariamente un forte spagnolo, oggi è un punto molto particolare della città perché è caratterizzato da villette, colline, parchi ed anche perché offre un punto di vista panoramico sulla baia e naturalmente il Golden Gate Bridge che è il più famoso dei simboli di San Francisco. È un ponte sospeso che scavalca l’omonimo braccio di mare tra l’Oceano Pacifico e la Baia di San Francisco, inaugurato nel maggio 1937 dal presidente Franklin Delano Roosevelt. Quante foto di qua e di là del ponte!

– Cattedrale S. Mary: ‘abominio di cemento armato’, così qualcuno l’ha identificata. Per me, invece, soprattutto l’interno, è un ambiente spettacolare a camino di grande carattere. Qualcun altro, invece ha definito Pier Luigi Nervi “il più geniale modellatore di cemento armato della nostra epoca”. Nervi ha realizzato tra l’altro la notissima Aula Nervi in Vaticano.

– Uffici pubblici: bel Municipio con la cupola in stile europeo, oltre a edifici delle poste, polizia, ecc. – Financial District: Il quartiere finanziario di San Francisco e’ pieno di grattacieli e popolati principalmente o da banche o da grandi studi legali.

Oggi è il Columbus Day e l’America è in festa. Obama è qui a San Francisco per un pranzo elettorale per la raccolta fondi ma… non mi ha invitato! Meglio: ho risparmiato.

Rientrati in hotel alle 13.30, dopo 1 h abbiamo ritirato le nostre auto per andare a sud sulla statale 101 e giungere al MuirWood, un parco nazionale dove vivono le secolari sequoie redwood che sono alte sino a 115 m, con un diametro che può raggiungere i 6/7 metri e con una corteccia che raggiungere i 30cm.

Abbiamo quindi raggiunto la costa a Sausalito, un bel paesetto di fronte alla baia di S. Francisco, cenando da Angelino, ristoratore campano con l’effige affrescata in fondo alla sala di Portofino: chissà perché! Il rientro, con un buon autista (Antonino) e un’ottima navigatrice (Annita), è stato facile e piacevole anche di notte perché S. Francisco, con tutti i saliscendi, è molto divertente e panoramica. I semafori sono pochi e quando c’è un incrocio di strade c’è lo stop e si deve dare la precedenza a chi arriva prima. A chi arriva prima!? Ve la immaginate questa regola in Italia? Faranno anche qui le rotonde prima o dopo.

Martedì 9 ottobre 2012

Sveglia alle 6.30, si riparte verso sud. Oggi ci fermiamo a un outlet che raggiungiamo dopo 2 ore. Siamo partiti con un’ora di ritardo da S. Francisco, ma si sa, siamo in tanti, troppi, e 7 van sono veramente tanti per mettere tutti d’accordo sulla puntualità. Purtroppo le mie aspettative sono state disattese. Ho perso troppo tempo a guardare negozi insignificanti e ho trovato il clou solo quando mancavano 15 min. all’appuntamento che ci eravamo dati. Sono i miei preferiti Lauren Ralph, Brooks, Levis, Gant e Tommy Hilfiger: purtroppo troppo poco tempo. Sarà per la prossima volta.

Riprendiamo verso sud e all’altezza di Salinas andiamo verso il mare lungo la penisola di Monterey. Entriamo sul percorso a pagamento ($9,75) delle 17 miglia, giustamente segnalato come una delle strade con effetto scenico più spettacolare del mondo. Tra foreste secolari e campi da golf e la costa del Pacifico la natura è magnifica, sembra incontaminata, ma basse ville principesche si mimetizzano nel verde. La strada serpeggia attraverso foreste di pini ed eucalipti per 27 km. sino a Carmel, passando luoghi di soggiorno con campi da golf famosi a livello mondiale come Pebble Beach, e continuando lungo la costa rocciosa dove si osservano una varietà infinita di uccelli. Si vedono otarie, foche, pellicani e si fotografano questi angoli così rudi, ma dolci allo stesso tempo e lo spettacolo mi ha dato la ricarica.

Abbiamo raggiunto, per una breve passeggiata il paese di Carmel, case caratteristiche e negozietti eleganti per ospiti d’elite. Molte gallerie d’arte, negozi di stivali e pelletterie artigianali, agenzie immobiliari. Avrei trovato in vendita una villa con 5 camere e 5 bagni, con vista mare naturalmente e vista campo da golf a 27 milioni di dollari… Avremmo voluto andare ancora a sud per la litoranea, ma dovendo fare ancora molto strada e arrivando presto l’imbrunire, abbiamo optato per il percorso della nazionale 101 e siamo arrivati stanchi, dopo una breve cena lungo la strada, alle 23.40 al nostro motel a Lompoc. Avanti a letto! Ma prima telefono a mamma, in Italia è già il giorno 10 (+9 ore di fuso orario) e lei compie 91 anni. Che donna straordinaria!

Mercoledì 10 ottobre 2012

Ci stanno aspettando alla base di Vandenberg Air Force Base. Dopo il controllo passaporti e la verifica un po’ macchinosa dell’accesso nominativo con la consegna di badge, ci portato nella sala breefing. Siamo ricevuti dal Vice Comandante Arthur che, aiutandosi con alcune slides, informa che la base comprende oltre 98.000 ettari, con 35 chilometri di costa incontaminata che si estende lungo l’Oceano Pacifico. E’ una installazione militare in un parco nazionale. La superficie è considerata terreno Savannah, con dolci colline, grandi querce ed eucalipti. La Vandenberg Air Force Base è una base aerea situata nella contea di Santa Barbara, è un poligono per il lancio di satelliti e missili balistici che vengono lanciati verso l’atollo Kwajalein nell’Oceano Pacifico. Il poligono di lancio per i missili a breve gittata è disposto lungo la costa e risulta orientato grosso modo in senso nord-ovest. Verso occidente si estende il poligono per missili intercontinentali, il quale è suddiviso in due aree. Una è per la prova di missili balistici a breve e medio raggio (oltre 8000 km), l’altra, orientata in direzione sud, viene utilizzata per il lancio di satelliti artificiali su orbite polari. La base, essendo militare, è inoltre riservata a tutti i lanci coperti da segreto. Vandenberg Afb è l’unica base militare degli Stati Uniti da cui vengono lanciati i satelliti commerciali in orbita polare. Hanno strumentazioni accurate per il controllo dei razzi e la loro traiettoria. Circa 1900 lanci sono stati effettuati dal suo primo lancio il 16 dic 1958 e ad oggi 1.000 sono i satelliti attivi. I militari sono 2.924, i civili in servizio 1.143 e l’impatto economico locale è di 1.715 billioni di dollari. Lo spazio è il futuro: questo è lo slogan. Qui è atterrato nel giugno scorso il secondo X37, che è uno spazioplano rimasto 400 giorni nello spazio senza pilota per esperimenti rimasti segreti. Questa è una base dove lavorano per la Nasa, ma anche per privati, compagnie telefoniche, agenzie del governo. Non si può fotografare quasi dappertutto e non ti possono dire più di tanto. Molto è segreto. Ci portano a vedere le rampe di lancio 3 (da dove è partito l’Atlas 5 lo scorso mese), il lancio 4 (per lanci commerciali ed il Titan2) e si arriva al complesso 6, da dove finalmente si può fare una bella foto di gruppo. Dopo l’incidente dello Space Shuttle Challenger nel 1986 tutto il progetto spaziale venne congelato e il programma venne ripreso dopo ben 10 anni. Pranzo al circolo ufficiali e breve visita al piccolo museo e partenza verso Los Angeles. Al di fuori dell’area di Vandenberg è molto comune vedere i campi di ortaggi, frutti di bosco, vigneti e fiori. Ci sono anche molti cavalli e allevamenti di bestiame. La giornata è bella, il tempo è bello, abbiamo tempo e preferiamo fare la litoranea verso Malibù e Santa Monica.

Breve sosta a Carpinteria, in questa stupenda costa con le palme che toccano il cielo e decine e decine di surfisti che con la muta aspettano l’onda giusta. Il traffico è sempre più intenso man mano che ci avviciniamo alla zona aeroporto di Los Angeles e al Radisson Hotel arriviamo stanchi alle 20. Oggi ha guidato Silvano, dando il cambio a Guido, ma finalmente siamo arrivati.

Giovedi 11 ottobre 2012

Daniele, titolare della Naonis Viaggi che ha organizzato il viaggio, affitta un pulmino per il giro turistico di Los Angeles, in modo che non perdiamo tempo a girovagare nel traffico infernale. Los Angeles trasmette al turista occidentale una sorta di sensazione deja vu, talmente tante sono le immagini che ci sono giunte attraverso i film e le foto prodotte di queste zone. Si gira per i vari quartieri e paesi limitrofi.

– Marina del Rey: si trova il più grande porto per piccole imbarcazioni del mondo con una capienza di circa 7.000 unità.

– Venice: È conosciuto per la spiaggia e la fitta rete di canali artificiali (stile Venezia, da cui prende il nome); ma anche per l’aspetto ‘bohemien’ della sua area residenziale, costituita da villette in legno o case dalle forme e colori più vari se non decorate con veri e propri murales. E’ una delle mete più turistiche dell’intera area di Los Angeles. Caratterizzata dalle piste ciclabili e pedonali lungo la spiaggia (Ocean Front Walk), popolatissima durante tutto il giorno da persone eterogenee dove si mescolano giocatori di basket, culturisti, skaters, bellezze sui pattini, artisti di strada e seguaci di filosofie orientali. Famosa è la palestra Muscle Beach, aperta sulla spiaggia dove far sfoggio dei propri bicipiti. Avete presente tutte quelle scene iniziali di Baywatch e simili in cui per ore ti fanno vedere mille fustacci correre sul lungo mare e altrettante biondone pattinare praticamente semi nude? Beh, Los Angeles è davvero così, le strade sono un’eterna passerella su cui sfilano macchinoni di lusso e fisichini da pubblicita’ di biancheria intima.

– S. Monica: è una tranquilla città balneare affacciata su una meravigliosa baia all’interno dell’area municipale di Los Angeles in California. Le favorevoli condizioni climatiche, la bellezza del litorale, l’efficienza dei servizi e le briose vie pedonali hanno fatto diventare Santa Monica una rinomata località turistica, una delle principali mete della zona. Simbolo della cittadina è il suo molo, il Santa Monica Pier. È il più antico molo per imbarcazioni da diporto della West Coast, una lunga passerella, arricchita da un luna park vecchio stile, pieno di attrattive.

– Playa del Rey: il quartiere più vicino all’aeroporto Lax di Los Angeles è sul mare e con dune alte sino a m.125 – Rodeo Drive: che negozi esclusivi a Rodeo Drive! E’ la via principale dello shopping di lusso. Per fare un esempio: nel negozio Bijan (Abbigliamento uomo – Gioielli e Orologi – Accessori – Profumi) si entra su prenotazione con acquisto prepagato di almeno 1.000$. Numerosissime le griffe che hanno almeno un punto vendita in Rodeo Drive: Armani, Bulgari, Gucci, Cartier, Channel, Dior, Dolce & Gabbana, Fendi, Hermes, Lacoste ma anche Louis Vuitton, Prada, Valentino e Versace, solo per citarne alcune.

– Beverly Hill: Il quartiere rappresenta una delle zone residenziali più esclusive al mondo, e deve la loro fortuna alla vicinanza con Hollywood. Non a caso le prime star scelsero questo posto, vicino ad Hollywood ma più tranquillo e con un clima più gradevole, per costruire le loro sfarzose abitazioni. Oggi tutto il quartiere, con le sue esclusive Rodeo Drive e Sunset Boulevard sino alle zone più alte delle colline, ospita le case degli eroi del grande schermo insieme a ristoranti, negozi e alberghi tra i più esclusivi al mondo

– Hollywood: è forse la zona più famosa e una delle più famose nel mondo. E’ infatti il cuore dell’industria cinematografica americana e mondiale e qui vi alloggiano numerosi attori e produttori famosi. Hollywood è situato nella zona collinare a nord-ovest di Los Angeles dove troneggia il vero simbolo di questo quartiere di Los Angeles, la famosa Hollywood Sign, ossia la famosa scritta Hollywood.

– Sunset Boulevards davanti al Teatro cinese si trovano le impronte dei personaggi dello spettacolo, dove si effettuano molte prime dei film e soprattutto dove nel mese di marzo si assegnano i celebri Oscar che premiano i maggiori protagonisti della stagione cinematografica; e l’Hollywood Walk of Fame, il famoso marciapiede costellato da oltre 2000 stelle con i nomi di celebrità. La gente balla e canta in mezzo alla strada, i turisti sono dappertutto sempre alle prese con macchine fotografiche e cineprese varie, i negozi perennemente aperti pullulano di turisti e spendono milioni in portachiavi, targhette, finti oscar e magliette.

Poi nel pomeriggio, dopo un riposino, abbiamo preso l’autobus locale n. 6 che partiva da dietro l’hotel e siamo andati al centro commerciale di Westfield mall. Un giro e via. Cena in hotel. Venerdì 12 ottobre 2012 Sveglia prima dell’alba perché dobbiamo essere alla Base Aerea di Edwards entro le 9. E’ un aeroporto con 22 piste di decollo (parte asfaltate e parte in terra battuta sul lago asciutto) e che si trova sul bordo occidentale del deserto del Mojave a circa 100 km a nord est di Los Angeles, e occupa 308.000 acri (180 x 120 km). Dopo l’accreditamento ci hanno portato nella sala breefing ricevuti dal Vice Comandante dello stormo. E’ questo un centro di eccellenza per la ricerca, lo sviluppo e test e valutazione dei sistemi aerospaziali per gli Stati Uniti ed i suoi alleati. La scuola US Air Force Test Pilot Scuola opera anche per agenzie governative non militari. Viene data quindi la parola al Comandante della scuola piloti (che è stato per un periodo anche ad Aviano), coadiuvato da un ufficiale italiano che è allievo pilota collaudatore nella Base e sta seguendo i corsi. Vige infatti un interscambio di personale a livello internazionale. Qui entrano piloti (con un minimo di 750 ore di volo) ed ingegneri e vengono selezionati, accettati ed istruiti solo i migliori, con un programma molto intenso di 48 settimane. Ogni anno accettano 44 nuovi studenti. E pensare che da questa base sono usciti il 50% degli astronauti e il 50% di coloro che poi sono diventati generali. Quasi tutti i velivoli militari degli Stati Uniti dal 1950 sono stati, ci viene spiegato, almeno in parte testati a Edwards. La base è strategicamente situata vicino al lago asciutto che viene utilizzata come naturale estensione delle piste. Questa vasta zona di atterraggio combinata con un eccellente clima tutto l’anno, è la base ideale per i test di volo. La Base Nord è situata sul lato nord-occidentale del lago Rogers ed ospita i programmi di ricerca più segreti della base aerea. È dotata di una pista asfaltata da 1.830 m., ed è accessibile via lago o tramite una strada ad accesso controllato. La base aerea è un centro di addestramento per piloti collaudatori ed è la sede del noto centro di ricerca Nasa Dryden, dove sono stati sviluppati e testati molti velivoli militari ed aerospaziali ad elevata tecnologia. La base Edwards è, inoltre, un luogo di atterraggio degli Space Shuttle: sino ad oggi sono atterrati per 65 volte. E’ anche sede dello Shuttle Carrier Aircraft, un Boeing 747 modificato per trasportare lo Space Shuttle al Centro spaziale Kennedy qualora atterri alla Base Edwards. La base utilizza energia rinnovabile per il 60 per cento della sua necessità E’ da notare inoltre che tutta la base utilizza acqua riciclata. Una curiosità: quando piove molto sino a 10 giorni, ed è molto raro, il lago si riempie e si schiudono le uova dei gamberetti che nascono, vivono e muoiono; ma le uova, se non mangiate dagli uccelli, possono rimanere anche 100 anni! Pranzo al circolo ufficiali con associazione locale analoga alla nostra, a base di aragosta, e offerta di omaggi da parte del Presidente Salvador, tra cui il volume recentemente stampato per il decennale dell’Associazione Comandanti Onorari di Aviano. Un giro per la base e finale al piccolo museo con all’esterno alcuni aerei statici. Abbiamo trascorso veramente una bella giornata nella Base di Edwards: veramente interessante. Rientro alle 17.

Mentre al mattino il percorso è stato effettuato in un’ora e mezza, nel tardo pomeriggio il traffico era molto intenso e ci abbiamo messo un’ora in più, arrivando in hotel quando ormai era già buio. Breve relax e alle 20.30 tutti a cena, in un caratteristico ristorante a Marina del Rey: il Warehouse, in riva al porticciolo in un ambiente particolare: sembra un vecchio magazzino nautico con vecchie botti di vino e whisky, le casse di trasporto, attrezzature nautiche e reti da pesca, foto di viaggi, di attori e artisti. Ottima steak house, ma il menu offre anche pesce. Tanti giovani sulla piccola pista da ballo con danze caraibiche. E’ l’ultima cena negli USA, peccato, e a mezzanotte, come Cerentola, tutti a nanna.

Sabato 13 ottobre 2012

Abbiamo ancora 4 ore a disposizione e noi (Silvano, Guido ed io) decidiamo di prendere un autobus che porta al mare e fa il giro dei centri commerciali. E’ molto comodo: parte davanti all’hotel e passa ogni mezz’ora. E’ l’Ocean Express Trolley che costa andata/ritorno 5$ e puoi scendere due volte.

Lungo il mare camper, la nostra passione.

Raggiungiamo a 3 km Mahnattan Beach. Bella spiaggia, tanti giovani che fanno surf, pescano sul molo, giocano a beach volley, camminano, corrono sui pattini e in bicicletta, una bella passeggiata lungomare con alte palme. . Si parte dall’Hotel Radisson a mezzogiorno, si riconsegnano i van. Alle 14.55 si riparte per il vecchio continente. Brutto posto assegnato sul volo Lufthansa, sedili stretti, dopo un po’ non riesco a stare più ferma e devo alzarmi. Come sempre riposo poco. Il viaggio di ritorno è più breve di un’ora e dopo lo scalo a Francoforte, arriviamo puntali a Venezia alle 13.40 di domenica 14 ottobre 2012. Ci aspetta il bus per riportarci ad Aviano e….sorpresa: un caro amico Comandante Onorario che questa volta non aveva potuto essere in questo viaggio in California ci accoglie con la bandiera italiana. Grazie Sergio, re del vino e di simpatia!

Alla prossima!

Sono le brave ragazze che tengono i diari. Le cattive non hanno mai il tempo It’s the good girls who keep diaries; the bad girls never have the time. (Tallulah Bankhead)

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