Italia e Slovenia hanno una città in comune, divisa da un confine ma unita da secoli di cultura
Si estende dalle Alpi alle Dolomiti, passando per vari fiumi e giungendo fino al Mar Adriatico: il Friuli Venezia Giulia è la regione italiana più a nord-est d’Italia e, proprio per via della sua posizione geografica, il suo territorio è sempre stato conteso e ancora oggi è punto d’incontro di culture diverse che contribuiscono a farne un epicentro ideale di tradizioni, lingue e confessioni.
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L’emblema della contesa territoriale è rappresentato da due città, Gorizia e Nova Gorica, Slovena dal 1947, perché prima faceva parte del comune di Gorizia. Addirittura, fino al 2004, anno di ingresso della Slovenia in Europa, a dividere le due città passava un muro che delimitava il confine di stato. Ancora oggi, osservando le immagini dall’alto, è possibile vedere il confine che passa nel bel mezzo del centro storico di quella che, una volta, era un’unica città.
Nonostante la separazione formale, Gorizia e Nova Gorica sono profondamente unite e, a dimostrarlo, il fatto che saranno un unicum come Capitale Europea della Cultura 2025.
La storia di Goriza e Nova Gorica, divise ma unite nel profondo
La storia di Gorizia e Nuova Gorica è intrecciata con eventi che hanno segnato l’Europa centrale.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, infatti, con il trattato di Parigi, gran parte del Friuli Venezia Giulia venne ceduto alla Jugoslavia e la città di Gorizia venne divisa in due: una parte rimase in Italia, mentre per volere di Tito venne costruita una città in Jugoslavia, Nova Gorica, che doveva fungere da contraltare di Gorizia. Venne così eretto il “muro di Gorizia”, predecessore di quello più famoso di Berlino. Le frontiere rimasero inesorabilmente chiuse, ad eccezione del 13 agosto 1951, per la “domenica delle scope”: in occasione dell’anno santo Tito decise di far incontrare agli abitanti di Nova Gorica i loro cari a Gorizia. Fu così che centinaia di persone si ritrovarono a Casa Rossa, il valico storico di confine.
Il filo spinato che divideva a zig-zag le due città divenne uno dei simboli della Guerra Fredda, ma col tempo avvenne un’apertura territoriale graduale che subì una vera svolta nel 2004, quando la Slovenia entrò a far parte dell’Unione Europea e poi nel 2007 quando aderì all’area Schengen. Finalmente, la Casa Rossa rimase senza controlli e la recinzione che separava a metà Piazza Transalpina venne abbattuto.
Cosa vedere a Gorizia e Nova Gorica, Capitali Europee della Cultura 2025
Nel corso degli anni si sono succeduti progetti di cooperazione e, sul piano culturale, a suggellare questa collaborazione, la proclamazione di Gorizia e Nova Gorica come Capitali Europee della Cultura 2025. Il tema è quello della convivenza tra i due Paesi, soprattutto per quel che riguarda l’area di confine, con progetti a tema che coinvolgono il territorio. Il cuore degli eventi sarà Piazza Transalpina, luogo condiviso (e non diviso), simbolo ed emblema della complessa storia delle città.
Nova Gorica, come suggerisce il nome, è una città nuova e sorge dove prima c’erano prati, campi e il cimitero di Gorizia. Moderna e smart, ha mantenuto ampi spazi verdi, grandi viali e non possiede alcun monumento storico. I pochi luoghi storici si trovano nei sobborghi e il più famoso è la Stazione Transalpina, costruita per collegare la tratta ferroviaria Trieste – Vienna.
Per quanto riguarda Gorizia, invece, sono diversi i luoghi da vedere: Piazza della Vittoria è caratterizzata da un fascino d’altri tempi ed è il cuore del centro storico, dove si affacciano gli edifici storici come la Chiesa di Sant’Ignazio, struttura barocca affiancata da due alte torri campanarie. La piazza sorge ai piedi del Castello di Gorizia, di origine medievale, ricostruito in parte dopo i bombardamenti della Prima Guerra Mondiale.
Da vedere anche il Duomo e la sinagoga che testimonia quanto questa sia una città di confine nella quale si sono alternate diverse popolazioni e culture. Per ripercorrere tutte le tappe della storia è ideale visitare il Museo della Grande Guerra, ospitato nei sotterranei delle cinquecentesche Case Dornberg e Tasso e che espone armi, oggetti rinvenuti tra le montagne, a testimonianza di quanto Gorizia sia stata una città “di trincea”.