I colori delle Galapagos e dell’Ecuador

Un viaggio per scoprire le nostre origini, per vivere nella natura incontaminata delle Galapagos e per immergersi nella cultura dell'Ecuador. Due settimane, per attraversare spiagge e Ande
Scritto da: cecca44
i colori delle galapagos e dell'ecuador
Partenza il: 07/08/2010
Ritorno il: 22/08/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
Questo viaggio è stato organizzato mesi prima della nostra partenza consultando i preziosi diari di Turisti per Caso e leggendo accuratamente le informazioni riportate nella Lonely Planet . Grazie alle conoscenze riportate nel sito Turisti per Caso, abbiamo trovato un ottimo aggancio per il tour delle Galapagos (grazie Fabio). E’ stato il nostro primo viaggio oltre oceano e si è rilevato indimenticabile!

Dal 07/08/10 al 12/08/10 GALAPAGOS

Finalmente dopo un lungo viaggio aereo atterriamo alle Galapagos, nell’Isla Baltra. Per il tour delle Galapagos ci siamo rivolti a Fabio Tonelli, conosciuto tramite le informazioni ricevute nel sito “Turisti per Caso”. E’ stato un intermediario fantastico, non ha lasciato nulla al caso prenotandoci il volo a/r da Quito a Isla Baltra e da Isla Baltra a Guayaquill, la prima notte a Porto Ayora, e il meraviglioso tour in barca tra le isole delle Galapagos. Il primo giorno ci è servito per capire che non stavamo vivendo un sogno, ma che si trattava della realtà! Tartarughe giganti, pellicani, iguane, granchi e leoni marini, ci danno il benvenuto, in questa meravigliosa terra! Il secondo giorno abbiamo fatto conoscenza con l’equipaggio e gli altri turisti di Guantanamera, la barca che ci permetterà di visitare alcune delle isole dell’arcipelago. Subito dopo aver pranzato raggiungiamo in due ore di navigazione Bachas Beach, e già dalla nave si scorge la sabbia bianchissima e la vegetazione austera. Naturalmente non c’è nessuna presenza umana… natura a perdita d’occhio, pellicani e granchi rossi a far da padroni! Nessuna mia foto potrà rendere giustizia a questo luogo, dove il blu dell’acqua sbatte nelle nere rocce vulcaniche che si perdono a loro volta nella purissima sabbia bianca. Nuotare in queste acque fredde, immersi nella natura, è semplicemente inspiegabile. La mattina del terzo giorno ci siamo svegliati nell’Islas South Plaza. La caratteristica dell’isola che subito ci colpisce è la flora che forma un tappeto di molteplici colori che variano dal rosso, all’arancio, e al giallo. Vediamo immediatamente le iguane di terra di color giallo, i leoni marini e un’infinità di piccoli e grandi uccelli che popolano la scogliera. Il nostro tour continua approdando nei pressi dell’isola di Santa Fe. Prima di visitare l’isola prendiamo muta, maschera, boccale e pinne e facciamo snorkelling! Una volta messa la testa sott’acqua sembra di essere in un mondo incantato. Quello che prima vedevamo solo nei documentari ora è qui davanti a noi! L’apice della felicità l’ho raggiunto quando un leone marino si è avvicinato e ha iniziato a nuotarmi intorno, roteando e giocando. Scorgiamo nel fondale un’enorme tartaruga e tante stelle marine. Un’esperienza unica ed emozionante! La spiaggia bianca di Santa Fe offre un morbido letto ai leoni marini che si riscaldano rubando qualche spicchio di sole al cielo coperto di nuvole. Ci incamminiamo in una foresta di cactus che ospita iguane di terra e lucertole della lava. Durante la notte percorriamo la distanza che separa l’isola di Santa Fe dall’isola Espanola. Le onde ci sbattono su e giù, ma la notte passa in un baleno! Il quarto giorno prima di visitare l’isola ci buttiamo in acqua e facciamo snorkelling in un mondo fatato. Con i raggi del sole che filtrano nell’acqua si crea un gioco di luci impressionante. Le pareti rocciose danno vita ad una ricca vegetazione multicolore che ospita un’infinità di pesciolini tropicali. L’Isola Espanola è la più meridionale dell’arcipelago, è quella che ospita un numero maggiore di specie endemiche, ed è quella che più mi ha sorpreso. Raggiunta Punta Suàrez, ad occidente dell’isola Espanola ad attenderci ci sono innumerevoli iguane che si riscaldano al sole. Bisogna stare attenti a dove mettere i piedi… non sarebbe strano pestare la coda a qualcuno in questa moltitudine di animali! Inoltrandoci in un sentiero vediamo le prime Sule dai Piedi Azzurri, che ballano alzando prima una zampa e poi l’altra ed infine aprendo le ali per conquistare le loro “donne”. Che spettacolo la natura! In questo periodo (fine marzo inizio dicembre) gli albatros popolano quest’isola per la riproduzione. Anche da piccolini, con le penne scarpigliate, questi uccelli sembrano maestosi, i loro becchi gialli e la loro apertura alare, li rendono inconfondibili! L’isola ospita anche molte sule mascherate. In un punto particolare della scogliera, una colata lavica ha creato uno sfiatatoio che getta l’acqua verso l’alto quando viene colpito dalle onde. L’acqua che vi penetra, riemerge con forza imponente raggiungendo anche i 18 metri di altezza. Durante la notte ci viene donato un regalo gradito: il cielo è sereno e ricco di stelle. Il quinto giorno ci svegliamo nell’Isla Floreana. Quest’isola è famosa per i fenicotteri rosa, ma in questo periodo sono tutti emigrati verso il caldo delle canarie, e noi avremmo la fortuna di vederne solo uno. Prendiamo un sentiero che ci conduce fino ad una spiaggia di sabbia bianca, dove con un po’ di attenzione si possono vedere le razze, che se ne stanno tranquille sul fondo del mare. In questa spiaggia nidificano le tartarughe giganti, e non si può far a meno di notare le enormi buche e le orme delle zampette dei piccoli che si dirigono per la prima volta verso l’oceano. A metà mattinata è prevista un uscita per fare snorkelling che ci regalerà l’incontro con lo squalo-amico. Infreddoliti ritorniamo sulla nave e affrontiamo il piccolo spostamento verso Post Office Bay. Questa spiaggia è chiamata così perché ha una “cassetta postale” molto particolare. I turisti lasciano le loro cartoline, e ne riprendono alcune del loro paese, consegnando a mano la corrispondenza. Trecento metri dietro il barile della posta si trova una grotta lavica, che è possibile visitare con l’aiuto di una corda e una torcia. Si scendono dei scalini e un sentiero roccioso e scivoloso, fino ad arrivare ad una “vasca “ d’acqua gelida. Risaliamo verso la luce del giorno, e ritorniamo lungo la spiaggia, dove in pochi minuti siamo pronti per fare snorkeling. La sera, l’imbarcazione fà ritorno a Porto Ayora, dove facciamo un breve giro tra le vie del paesino. Purtroppo il sesto è il nostro ultimo giorno alle Galapagos. Ultima colazione sulla Guantanamera, in una giornata grigia e uggiosa come solo Porto Ayora può offrire. L’ultima escursione è alla stazione scientifica Charles Darwin. Naturalmente il personaggio più celebre della stazione di ricerca è la longeva tartaruga George, famosa in tutto il mondo come unico esemplare di una specie ormai estinta. Finita la visita ci portano all’aeroporto dove ci imbarcheremo per il volo diretto a Guayaquill. Atterrati prendiamo subito un bus con destinazione Banos. Prima della partenza nel bus salgono venditori di tutto, orologi, cappelli, giornali, snack, frutta e chi più ne ha più ne metta! Naturalmente la cosa più caratteristica sono gli spiedini fumanti e “profumati” che ti sfiorano, o l’odore di fritto che ti invade. La guida dell’autista è a dir poco spericolata… la vera giungla sembra essere tra le strade asfaltate! Dai nostri finestrini vediamo sfilare tanti piccoli paesi e cerchiamo di sbirciare dentro le case con le porte aperte per assaporare un po’ di vita ecuadoregna. Alcune di queste abitazioni sembrano così fragili che solo un soffio basterebbe per farle crollare! Con il nostro bus ci inerpichiamo sulle ande tra strade scoscese e ripidi pendii, e dopo 6 ore ariviamo a destinazione.

13/08/10 BANOS

Con noncuranza della grigia e piovigginosa giornata che ci aspetta facciamo una ricca colazione che ci servirà per il programma della giornata. Ci rivolgiamo alla ragazza di fronte al nostro ostello, che ci noleggia 2 montain bike per l’intera giornata. Chiediamo se ci vuole esperienza per coprire il tratto da Banos a Puyo, per la bellezza di 61 Km. Lei ci assicura che sarà facilissimo… così sotto una leggera pioggia intraprendiamo la ruta de las Cascadas. Lungo il primo tratto, le soste sono d’obbligo, vista la bellezza del paesaggio ricco di cascate. Già ad Agoyan (dove si trova la prima cascata) è possibile prendere la tarabita, una funicolare a motore che scivola velocemente sopra la gola del fiume a 100 mt di altezza. Sinceramente non so se sia più pericoloso andare li o con le bici per strada, quindi già messa la nostra vita in pericolo, decliniamo questa l’invito e andiamo avanti. A Rio Verde facciamo una lunga sosta per vedere l’immenso Pilon del Diablo. A causa della pioggia, proseguire diventa impossibile, così a Rio Negro siamo obbligati a sostare sotto una tettoia. Ripartiamo per raggiungere Mera, e lungo il percorso ci distraiamo con il cambio repentino della vegetazione, che rapidamente diventa tropicale. Ci sono orchidee e felci giganti che ricoprono le pareti del canyon. Arrivati con tanta fatica e sudore a Mera, decidiamo di prendere un bus, soffocando il nostro orgoglio. Fermiamo il primo bus, carichiamo le bici e ricopriamo i restanti 12 km mancanti fino a Puyo. Fatto un breve giro del paesino, riprendiamo il bus per Banos, dove per prima cosa restituiamo le bici e prenotiamo il tour nella giungla per domani e dopodomani.

14/08/10 PUYO – GIUNGLA

Dopo una veloce colazione raggiungiamo Puyo, dove preleveremo la nostra guida: una ragazza di nome Packa (significa cascata). La prima tappa che facciamo è al Paseo de los Monos, dove abbiamo la possibilità di vedere gli animali usciti dalla quarantena. Si tratta di 6 tipi diversi di scimmie, pappagalli, tartarughe, e roditori. Naturalmente quelle che attirano di più l’attenzione sono i nostri piccoli antenati, che con curiosità si spostano da una persona all’altra. Percorsi parecchi chilometri dopo Puyo arriviamo al primo villaggio orientale, dove lasceremo i nostri zaini, ed equipaggiati di botas (stivali) e macchine fotografiche, ci inoltriamo nella giungla. Iniziamo a percorrere un sentiero che porta ad una cascata, meta di molti turisti, ma noi non siamo come gli altri turisti… infatti ci allontaniamo da quella cascata e andiamo diretti verso quella nascosta. La “cascata escondita” è nascosta proprio bene bene… per arrivarci dobbiamo camminare, ma che dico camminare, correre per 2 ore nei sali-scendi fangosi della giungla. Arriviamo in una laguna, dove finalmente ci togliamo i vestiti e ci immergiamo nelle fredde acque. Nuotiamo per pochi metri, e davanti a noi si apre uno scenario incontaminato ed idilliaco. Davanti lo scroscio della cascata, di fronte a questa immensa forza della natura ci siamo solo noi. Vista l’ora ritorniamo sui nostri passi, ci vestiamo e decidiamo di scendere il sentiero camminando lungo il letto del fiume. Arriviamo al villaggio, dove prendiamo le nostre cose, e saliamo sul cassone di un pick-up per raggiungere il corso di un altro fiume. Qui ci aspetta Franklin e la sua piccola canoa di legno. Dopo 40 minuti di “navigazione” fra la potente natura dell’Amazzonia, arriviamo al villaggio di Packa. Ci viene assegnato il nostro alloggio, e per tutta la notte saremmo accompagnati dal rumore del fiume che vicino a noi scorre velocemente con tutta la sua potenza.

15/08/2010 GIUNGLA

Alle 9:15 partiamo insieme a Pakca per raggiungere il mirador. Ogni tanto sostiamo perché la nostra guida ci fa vedere delle piante, tra le quali, la menta e la cannella, che hanno un sapore fortissimo e intenso. Continuiamo la salita tra alte palme e piante medicinali, fino a raggiungere una scalinata che si erpica tra bananeti e un orto tropicale degli abitanti del villaggio. Arrivati in cima lo spettacolo ci lascia senza fiato… sotto i nostri piedi c’è la giungla e all’orizzonte il Rio. Ci sono amache per riposare sul bordo del precipizio. Pakca ci mostra come estrarre il succo della canna da zucchero con un “macinino” naturale, prodotto dal tronco di un abete molto grande. La nostra guida ci spiega come il suo villaggio si procura il cibo e come si spostano nella giungla. Sono temi molto importati per capire un popolo! Per pranzare ritorniamo al villaggio, e subito dopo dobbiamo salire sul minibus, diretto a Banos. Prendiamo i nostri zaini e saliamo sul primo bus diretto a Latacunga.

16/08/2010 LATACUNGA – LAGUNA QUILOTOA

Mentre facciamo colazione abbiamo la fortuna di conoscere Francesca e Carlos, una coppia italiana (lui ha origini ecuadoriane). Accettiamo il loro invito a visitare insieme la Laguna Quilotoa, raggiungibile con un bus. Percorriamo una strada immersa negli altopiani andini, ricca di verde anche se ci troviamo tra i 3000 e i 4000 metri sul livello del mare. Iniziamo a scorgere la popolazione indigena che parla quicha, le tipiche donne con il cappello con la penna di pavone, gonne sotto il ginocchio, calzini di lana, scarpette nere e con capelli lunghissimi neri raccolti nei nastri colorati. Il viaggio su una strada irregolare che dalla Panamerica si inoltra nell’entroterra rurale, dura circa 3 lunghe ore. Durante il viaggio resto sempre con il naso attaccato al finestrino per vedere queste valli incantate che vivono in un’epoca che sembra distante anni-luce dalla nostra. Alle 12:00 ci troviamo sopra la laguna Quilotoa, a 3914 mt di altitudine. Osserviamo senza fiato il famoso cratere vulcanico con il lago dalle cristalline acque blu. Dalla cima del cratere, alle acque del lago ci sono 400 mt di dislivello, e correndo con lo sguardo lungo la circonferenza del vulcano, viene da pensare all’enorme forza della natura! Domandiamo ad un signore del posto quanto sia profondo il lago, e a discapito della nostra guida che parla di 250 mt, lui ci dice che superano i 450 mt. Grazie a Carlos, conosciamo Manuel che ci propone di scendere verso le acque del lago in compagnia di un ragazzino. Arrivati in basso ci aspetteranno dei cavalli per risalire e ritornare al punto di partenza dove pranzeremo tutti insieme a casa sua. Dopo pranzo rimaniamo un po’ per discutere della politica Ecuadoriana, per capire che cosa ne pensano le persone vere come Manuel. Carlos ci racconta un po’ della sua esperienza di ventenne in questa terra “povera” per scelte governative e bancarie sbagliate. Questi scambi di parole li reputo enormemente importanti… Alle 17:30 cerchiamo un passaggio per Zumbahua (i bus diretti non ci sono più) e ci mettiamo a cassone su un pick up. Arrivati al villaggio facciamo un giro e percorriamo una stradina fino ad arrivare sulla Panamericana, dove aspettiamo il bus per Latacunga. Trascorriamo il resto della serata con Francesca e Carlos, e ringrazio il fato di averceli fatti incontrare! 1

7/08/2010 LATACUNGA – COTOPAXI

Oggi siamo pronti per raggiungere il Cotopaxi. Andiamo verso la stazione degli autobus, prendiamo il primo bus diretto a Quito, e dopo neanche 30 minuti di strada scendiamo lungo la Panamericana, per dirigerci verso l’entrata del Parco. Proprio come ci avevano detto Francesca e Carlos, all’entrata ci sono le guide con cui contrattare il prezzo dell’escursione. La nostra guida sarà il caro Alonzo, che prima di portarci ad alta quota ci fa acclimatare piano piano. Prima tappa il museo a 3600 mt… seconda tappa la laguna a 3800 mt. Camminare in pianura non sembra richiedere allenamento, ma la salita al rifugio ci preoccupa un pochino. Intanto ci godiamo questa piccola laguna che rispecchia le vette dei monti, e ospita alcuni uccelli. Dopo 10 minuti risaliamo nel pulmino e percorriamo la salita verso il parcheggio, dove lasceremo l’auto e proseguiremo a piedi. Il parcheggio si trova a 4500 mt e la salita per raggiungere il rifugio è molto ripida. L’ascesa è complicata anche a causa del fondo molto friabile… si tratta di piccolissimi sassolini lavici neri, che al nostro passaggio scendono insieme al nostro piede. Dopo 45 minuti, e con passettini piccoli piccoli, raggiungiamo il rifugio Josè Rivas, ammirando l’ottimo panorama sui monti che ci circondano, sulla “valle andina”, e sul ghiacciaio alle nostre spalle. Grazie all’assenza di nubi, e al cielo limpidamente blu si vede la sagoma maestosa e il cono simmetrico del vulcano. Il Cotopaxi è il vulcano attivo più alto del mondo. Prima di tornare all’ingresso del parco ci fermiamo in una valle bellissima, dove Alonzo raccoglie delle erbe medicinali per le tisane. La nostra guida ci lascia sulla panamericana , dove aspetteremo il bus diretto a Latacunga. Ritorniamo in albergo… domani destinazione Quito!

18/08/2010 QUITO

Colazione e pronti per la partenza! Quito non è la “città-paese” che immaginavamo, è semplicemente caotica ed enorme. Lasciamo i nostri zaini in albergo, e ci dirigiamo subito al Teleferiqo, approfittando di questa giornata di sole per scrutare il panorama. Il teleferiqo è una funivia che si inerpica per 2 Km e mezzo sui fianchi del vulcano Pichincha con un dislivello di 1000 mt. Da qui Quito si espande a perdita d’occhio; il suo milione e mezzo di abitanti vivono in questa valle accerchiata da monti e vulcani. La cima del vulcano non sembra poi così distante, ma a questa quota tutto richiede fatica, così appagati della visuale, riscendiamo. Visto che sono solo le 16 continuiamo la visita della città andando con un taxi alla Cappilla del’ Hombre, che si trova nel quartiere di bellavista. La Cappilla del’ Hombre è una costruzione ideata dal pittore Guayasamiu, è un tributo al genere umano, alle sofferenze inflitte e patite dagli indigeni latino americani. La raccolta di dipinti e murales sono davvero toccanti. Usciti da questo “museo” prendiamo un bus per Plaza Grande. Le distanze enormi, il traffico, i semafori, e le fermate frequenti rendono i tragitti lunghissimi e stressanti. Decidiamo di andare a cena nel ristorante Vista Hermosa, che offre un’ ottima visuale notturna della città.

19/08/2010 QUITO

Oggi dedichiamo la nostra giornata alla visita del centro storico di Quito, partendo da Plaza Grande come consigliato dalla Lonely Planet. Entriamo nella faziosa chiesa Campania di Jesus, dove la quantità di oro utilizzato per abbellire le pareti è impressionante! Raggiungiamo Plaza San Francesco, poi percorriamo pittoresche viuzze con edifici coloniali restaurati e molto colorati, fino ad arrivare alla Ronda un quartiere semplice dove si respira un’affascinante atmosfera. Continuiamo fino a raggiungere la chiesa e la Plaza Santo Domingo, la Plaza del Teatro e Via Venezuela fino a raggiungere la basilica del voto Nacional. Questa costruzione ha dimensioni davvero spropositate; è stata costruita nel 1926 in stile goticheggiante. Sembra che non conviva pienamente con il resto della città, come se fosse stata trasportata qui da paesi lontani! Percorriamo i sentieri all’interno del Parque la Alameda dove c’è l’osservatorio di Quito, poi proseguiremo verso Avenida 6 Diciembre arrivando al Parque El Ejido, dove ci riposiamo un po’ sulla morbida erba. Piccola sosta culinaria per Mirko e poi pronti a percorrere Av. Amazzonas nel centro della città nuova Mariscal. Questa zona è molto turistica, e i negozi che fiancheggiano la via non sono da meno. Ritorniamo in albergo stanchi, ma felici della perlustrazione fatta!

20/08/2010 PAPALLACTA

Oggi raggiungiamo Papallacta. Quando finalmente scendiamo dal bus siamo circondati dal verde! Prendiamo un taxi che ci accompagnerà fino alle Terme di Papallacta, dominate dalla mole del Vulcano Antisana. La temperatura è molto bassa, siamo a 3300 mt, ed il cielo è coperto. Mettersi in costume sarà una vera prova di coraggio! Il freddo è troppo tagliente, così senza pensarci due volte ci buttiamo nella prima piscina vicino l’entrata. L’acqua è caldissima, e anche molto pulita. Usciremo da qui solo per necessità primarie! L’acqua è riscaldata naturalmente dal vulcano, e le cascate che scendono nella piscina sono bollenti. Ci sono altre 4 vasche dove la temperatura e l’altezza dell’ acqua varia. Continuiamo a giocare, ridere e scherzare fino a tardo pomeriggio, quando abbiamo la consapevolezza che è ora di ritornare a Quito.

21/08/2010 OTAVALO

Sveglia ore 6:30… oggi si fa shopping ad Otavalo. Ieri avevamo studiato il percorso per andare alla stazione sud, ed oggi naturalmente dobbiamo raggiungere la stazione nord! Per arrivarci passa più di un’ora e dobbiamo cambiare bus per ben due volte. Il viaggio dura un’ora e mezza e le strade, tanto per cambiare si inerpicano tra le montagne. Siamo immersi completamente nel verde d’orato delle praterie. Arrivati ad Otavalo ci dirigiamo a Plaza del Poncho… questa piazza non potrebbe che portare questo nome… è completamente ricoperta da bancarelle con prodotti locali: maglie e poncho di lana, articoli in cuoio, gioielli in legno, amache, cibo e mille altre cose, accomunate tutte dagl’intensi colori che ti mandano in estasi. Il mercato si snoda in un dedalo di vie molto affollate e la bellezza delle donne e dei bambini che vendono il loro artigianato è ammaliante. Dopo aver “respirato” tutti i colori del mercato, ritorniamo a Quito per preparare i nostri zaini… domani ci aspetta un lungo viaggio! Anche questa vacanza è volata via, ma il ricordo delle persone, dei luoghi e della storia rimarrà a lungo nei nostri sogni!

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