Viaggio in Croazia
Spesa completa di due persone per 17 giorni e 16 notti 1942 euro circa, considerando il cambio di 7,25 kune per un euro, e non ci siamo fatti mancare niente.
Piccoli consigli In Croazia, è obbligatorio accendere i fari anabbaglianti sempre, sempre, sempre!! Obbligatori anche: cassetta di pronto soccorso, fusibili di riserva e corda di traino.
E’ consigliabile fare il pieno appena entrati in Croazia ed appena prima di andar via: le benzine costano il 20-25% meno che da noi.
Per telefonare in Italia è meglio evitare l’utilizzo del cellulare, è troppo costoso; noi abbiamo acquistato delle schede telefoniche da 30 kune (4 euro circa), utilizzabili in tutte le cabine, le quali in Croazia sono ancora molto frequenti.
Non ci sono spiagge in Croazia: è consigliabile portarsi le scarpette per gli scogli e un materassino o un telo tipo palestra per sdraiarsi. Si possono anche comprare li: una volta costavano di più che in Italia… ma ormai da noi costa tutto di più! Fare la spesa ad un alimentari o ad un supermercato per il pranzo: si spende molto poco. Noi ci siamo sempre comprati frutta e yogurt, che sono ottimi e difficilmente rintracciabili in Italia: le colazioni e le cene erano sempre molto abbondanti, quindi per il pranzo si poteva anche pensare a qualcosa di leggero.
Imparare qualche parola in croato: nessun turista saluta in croato, se lo fate rimarranno piacevolmente sorpresi… o come è successo a noi, vi scambieranno per croati! Se potete, andate nell’entroterra a visitare qualche città che ha “vissuto” l’ultima guerra: sulla costa non è arrivata per fortuna, se non in Dalmazia meridionale.
Parlate con i croati: non sono poi tanto diversi da noi, a parte il tono di voce! Per finire, i soldi: la loro moneta è la kuna, che corrisponde (estate 2006) a circa 0,13 euro, quindi un euro corrisponde a 7,25 kune. Noi abbiamo sempre prelevato tramite il circuito Maestro, quindi nei bancomat: si paga una commissione che varia dal 2% al 4%, a seconda delle condizioni che avete con la vostra banca.
Diario di viaggio Domenica 20 Abbiamo scelto di effettuare il viaggio di andata in traghetto perché la prima parte del nostro itinerario comprendeva una visita al Parco di Plitvice, quindi abbiamo valutato che fosse più conveniente. Per il viaggio in traghetto, con la compagnia croata Jadrolinija (www.Jadrolinija.Hr) abbiamo speso 163,50 euro (2 persone più un’auto lunga più di 4 metri).
In effetti, il tragitto in traghetto è molto tranquillo, sono circa 5 ore di viaggio, ma i problemi nascono nei porti di partenza e di arrivo. Ad Ancona abbiamo dovuto fare una coda di circa 3 ore, per cambiare i voucher, al caldo del terminal e senza aria condizionata. A Zadar, invece, abbiamo dovuto attendere circa 1 ora e mezza per la coda dovuta alle formalità doganali. In totale, considerate anche le 3 ore di viaggio da Roma, ci abbiamo messo circa 12 ore e mezzo. Da Zadar siamo poi andati nell’entroterra fino alla località di Ostarski Stanovi (vicino Rakovica), a 10 km dall’entrata principale del Parco di Plitvice; ci abbiamo messo molto ad arrivare (circa 2 ore e mezza per 145 km di strada), perché stanno costruendo l’autostrada per Spalatpo, quindi ci sono innumerevoli cantieri.
Abbiamo alloggiato in una delle tante strutture turistiche della zona: il parco di Plitvice è un richiamo turistico fortissimo e, in questo piccolo angolo di paradiso, ci sono chilometri e chilometri di affittacamere perfettamente integrati nel paesaggio (molte sono vecchie case rurali ristrutturate). Noi abbiamo prenotato dall’Italia, ma si può tranquillamente andare senza prenotare, il posto non manca. Siamo stati ospiti del Centro Turistico Marko (www.Tc-marko.Com) con trattamento di mezza pensione al prezzo di 29 euro circa a persona. La sistemazione era abbastanza tranquilla, senza particolari comfort, con una colazione semplice, ma con una cena molto molto abbondante. Il ristorante è anche aperto al pubblico ed abbiamo visto molte persone del luogo venire a mangiare li, quindi direi che ne vale la pena.
Lunedì 21 Giornata dedicata alla visita del Parco di Plitvice. Purtroppo il tempo non è stato il massimo: ha piovuto tutta la mattinata, mentre nel pomeriggio è uscito fortunatamente il sole.
C’è poco da scrivere in merito a questo parco e per questo ci sono le guide turistiche: posso dire che siamo stati ammaliati dalla bellezza. Per chi ama la natura, è una delle cose da vedere nella vita. E’ semplicemente unico al mondo. Almeno una giornata intera va dedicata alla visita e, se le condizioni lo consentono, consiglio di fare il giro completo che porta via all’incirca 8-9 ore. L’ingresso al parco costa circa 14 euro.
Martedì 22 Partenza in mattinata per Vrbnik, nell’isola di Krk. Abbiamo scelto di passare per l’interno perché siamo nella zona di Karlovac, che nel recente conflitto è stata per oltre due anni il fronte della guerra.
Purtroppo tutto questo è evidente nei muri delle case (alcune sono ancora piene di “buchi”, altre sono purtroppo bruciate: questa zona è ancora troppo povera e gli abitanti hanno potuto ristrutturare solo l’indispensabile).
A 2 km da Karlovac, subito dopo il fiume Mreznica, c’è un museo all’aperto dei mezzi che hanno combattuto la guerra (si chiama “Muzej Domovinskog Rata” e si trova nella frazione di Turanj): lo definirei un “non luogo”. I croati lo hanno voluto fortemente per celebrare la “vittoria”: un cartello all’ingresso del museo recita “qui si è arrestata l’avanzata dell’armata della Grande Serbia”. Oggi, a dodici anni di distanza dal termine di quella assurda mattanza, è diventato un luogo della memoria, un monito alle generazioni future… che speriamo siano un pochino più intelligenti della nostra.
A Karlovac abbiamo passeggiato per la città e, oltre a vedere di nuovo i “buchi” alle pareti degli edifici (da brividi è la scuola, presa di mira, ci hanno detto, per puro “divertimento”), abbiamo visto che il nazionalismo è qui ancora imperante: c’era un poster enorme in centro città di Ante Gotovina, un generale carnefice che deve essere ancora giudicato dal Tribunale Internazionale dell’Aia, ma che si è dato alla macchia e ora nessuno sa dove sia. Ebbene, qui a Karlovac è venerato come un eroe. Nessuno di noi può giudicare, perché mentre qui le persone andavano a morire, noi ce ne stavamo tranquilli dall’altra parte dell’Adriatico, ma vedere che ancora non si ripudi un pazzo del genere ci porta a riflettere.
Abbiamo ripreso la marcia verso l’isola di Krk e in circa 2 ore siamo arrivati a Vrbnik, forse il paese più pittoresco dell’isola.
A Vrbnik abbiamo trovato alloggio presso un’affittacamere grazie all’agenzia turistica Mare, un’agenzia locale (www.Mare-vrbnik.Com/en/index.Html) al prezzo di 39 euro circa a notte per il solo pernottamento. L’alloggio non era molto pulito, anzi… diciamo che era sporco, e la padrona di casa non era certo il massimo della simpatia, però per due giorni ci siamo adattati. L’agenzia la consigliamo, si sono adoperati con molto gentilezza per trovarci una sistemazione; l’appartamento lo sconsigliamo vivamente, causa la sporcizia. Evitate, quindi, l’appartamento di Iva Volaric (è il nome della padrona di casa).
Abbiamo cenato presso la Konoba Luce, appena fuori dal paese (si può andare a piedi), per 15 euro a persona e per una cena pantagruelica a base di pesce, vino incluso: straconsigliato! Il vino della casa è il famoso Vrbnika Zlahtina, un bianco eccellente, che abbiamo anche acquistato per portacelo a casa. L’isola di Krk è piccola quindi questo ristorante è raggiungibile al massimo in 30 minuti in auto da qualsiasi parte dell’isola.
Per smaltire un po’ la cena, consigliamo una bella, romantica e rilassante passeggiata per il centro del paese e una discesa fino al piccolo porticciolo.
Mercoledì 23 Dopo un’abbondante colazione al forno del paese, è giunta l’ora del mare!! Siamo andati alla baia Risika, 8km circa a nord di Vrbnik.
Si paga l’ingresso (2 euro circa) alla carrettiera lungo il mare e si può scegliere dove fermarsi: c’è l’imbarazzo della scelta. Sono tutti posti belli e si può scegliere il luogo appartato come il luogo con più gente, non c’è mai confusione. Dopo la giornata al mare, per la serata abbiamo scelto di non muoverci da Vrbnik e siamo andati di nuovo alla Konoba Luce.
Giovedì 24 E’ il giorno della partenza per Mali Losinj, nell’isola di Lussino, dove rimarremo per una settimana. Abbiamo preso il traghetto da Valbiska (Krk) fino a Merag (Cres): il traghetto parte ogni ora e un quarto. Per fortuna, non c’era coda per imbarcarsi e con mezz’ora di viaggio e una spesa di 20 euro circa (2 persone più un’auto) siamo arrivati all’isola di Cres.
Durante il tragitto Merag-Mali Losinj, ci siamo fermati nel paesino di Valun: un minuscolo paese pieno solo di turisti in questa stagione. In realtà è un paesino di pescatori con un piccolo e pittoresco porticciolo, ma d’estate è preso d’assalto e sembrano essere presenti più auto che persone.
Faceva troppo caldo, quindi, dato che non eravamo costume-muniti, abbiamo preferito risalire in macchina e proseguire il viaggio.
A Mali Losinj abbiamo alloggiato presso l’Hotel Bellevue con formula di mezza pensione (www.Jadranka.Hr/Location.Aspx?idLokacija=821). L’hotel di per se non è male: è affacciato sulla splendida baia di Cikat, attrezzatissima soprattutto per i bambini, è vicino al centro del paese che si raggiunge in circa 10 minuti a piedi ed è molto comodo come punto di partenza per qualsiasi escursione: è però concepito per i viaggi organizzati, infatti di viaggiatori “fai-da-te” come noi ce n’erano ben pochi. Ci sono grandi saloni per i pasti a mo’ di caserma (si mangiano sempre le stesse cose e di qualità discutibile), grandi corridoi tipo ospedale (ogni piano ha all’incirca un centinaio di stanze) ed un’atmosfera molto formale, però non siamo stati assolutamente male. La mezza pensione è costata 48 euro a persona con camera lato mare (non vista mare, perché è immerso nella pineta), mentre la formula B/B costerebbe 46 euro a persona, quindi è una formula che scoraggiano. Gli aspetti positivi e negativi si pareggiano, quindi diciamo che, in caso di un ritorno a Lussino, molto probabilmente sceglieremo di nuovo questo hotel… andando però a cena fuori! Mali Losinj è un paese molto carino: tipica cittadina portuale, la sera poi le passeggiate si animano e non è raro, d’estate, partecipare a qualche festa popolare. Noi siamo capitati nel periodo della festa dei pescatori, una festa caratterizzata da balli e canti popolari e dagli stupendi fuori artificiali lanciati da una nave a largo del porto.
Da Venerdì 25 a Martedì 29 Abbiamo avuto a disposizione cinque giorni completi per visitare l’isola… purtroppo per tre giorni ha piovuto ininterrottamente e negli altri giorni ha comunque fatto un freddo incredibile, tanto da essere costretti a rimanere in camera per molto tempo a causa del freddo! In questi giorni non abbiamo mancato comunque di visitare alcuni luoghi molto caratteristici e non ci siamo fatti mancare qualche bagnetto… ma solo nelle ore più calde perché l’acqua era gelida e faceva veramente freddo! Abbiamo visitato Mali Losinj, Veli Losinj ed Osor (minuscolo paese che sorge dove l’isola di Cherso e l’isola di Lussino si ricongiungono). Ci siamo affittati un pedalo’ e ci siamo fatti una pedalata per tutta la costa quasi fino alla punta meridionale dell’isola, immersi in un mare limpidissimo.
Abbiamo, nell’unico giorno che non prometteva pioggia, fatto la traversata (trekking) del monte Osorscica: è una meraviglia ed è molto facile, anche per chi ha i bambini. Si parcheggia l’auto in un parcheggio apposito nei dintorni di Nerezine e poi si sale per circa un’ora e mezza fino alla vetta del monte (588 metri, quindi è molto facile). Dalla vetta si ha un panorama immenso di tutta l’isola, di Cherso e anche dell’Istria: ci hanno detto che in particolari condizioni la vista arriva fino a Venezia (ci crediamo?). Una volta arrivati in vetta si può proseguire e fare l’intero anello (ci vogliono altre 3 ore) oppure tornare indietro seguendo la stessa strada; per paura della pioggia, abbiamo scelto quest’ultima strada. Abbiamo avuto una giusta intuizione, perché dopo circa un’ora ha cominciato un violento temporale.
Mercoledì 30 Svegliati da un vento fortissimo, ce ne andiamo verso l’Istria, ultima tappa del nostro viaggio in Croazia.
Purtroppo il tempo è stato inclemente con noi qui a Lussino e ce ne andiamo con qualche rimpianto per non aver potuto godere appieno delle meraviglie di questo posto, ma ce ne andiamo con la promessa di ritornare presto però! Una puntualizzazione ai romani che leggono: non ce ne sono qui a Lussino, perché? Abbiamo conosciuto principalmente turisti del nord-est, al massimo emiliani, ma di romani nessuna traccia. Ci rendiamo conto che sembra più facile raggiungere la Dalmazia “tagliando” l’Adriatico, ma vi assicuro che anche quest’isola è meravigliosa… anche con il brutto tempo! Questa mattina il forte vento ha creato un’immagine del mare da cartolina: non ci sono grandi onde, ma tanti piccoli “cavalloncini” che, presi d’insieme, sembrano un quadro di Monet.
Saliamo in macchina ed andiamo in direzione di Porozina (Cres) dove prenderemo il traghetto che ci porterà in mezz’ora fino a Brestovac, in Istria. Dobbiamo fare molta coda per salire sul traghetto e la dobbiamo fare… sotto un sole cocente!!!! Quindi stavolta “rosichiamo” un po’. Il traghetto parte ogni ora, ma, considerando il notevole traffico in uscita, hanno abbreviato i tampi facendone partire uno ogni mezz’ora. La traversata stavolta ci è costata solo 18 euro circa, sempre per 2 persone più un’auto.
Arrivati a Brestova e prima di arrivare a Pula, ci fermiamo prima al bar Vidikovac sulla strada per Pula, da dove si possono fare splendide foto al paesaggio. Questo bar è riconoscibile perché c’è un grande parcheggio a strapiombo sul mare ed è l’ultimo bar prima dell’imbarco. Dopo la sosta, andiamo a Plomin (in italiano Fianona), una località abbandonata dagli italiani nel 1945. Non ci dimentichiamo che l’Istria è stata italiana fino al 1945 e soltanto oggi, con la probabile futura adesione all’UE della Croazia, si comincia a riscoprire l’italianità di questa terra, anche grazie alla scuola che finalmente ha inserito nei programmi di insegnamento anche la lingua italiana. In Istria abbiamo sentito ragazzi croati che tra di loro parlavano in dialetto veneto, abbiamo visto che in molti paesi la messa domenicale è in italiano, abbiamo incontrato, purtroppo, persone (vecchietti) che ancora odiano gli italiani, ma tutto questo fa parte della vita e non possiamo portare rancore.
Torniamo a Plomin, per metà una città fantasma perché gli italiani che la abitavano sono fuggiti in fretta e in furia, con la speranza di poter tornare un giorno. Molte case hanno le porte e le finestre murate, ma dopo più di 60 anni è rimasto solo quello: l’interno è tutto in legno ed ormai è tutto fradicio, in alcuni casi addirittura crollato ed è rimasta in piedi soltanto la porta di ingresso. Inoltre, ci sono ancora alcune delle vecchie insegne dei negozi gestiti dagli italiani.
Il paese è di per se molto bello, ci sono degli stemmi veneziani lungo le mura, dei palazzi sono in stile barocco; purtroppo, è una città fantasma, dove non ti spieghi come alcune persone possano abitare accanto o sopra una casa pericolante, non curante di quello che hanno attorno. Il racconto non può bastare per descrivere quello che abbiamo visto; le emozioni che abbiamo provato nel vedere quelle case sono troppo forti da poter essere riportate in un racconto. Da Plomin andiamo verso Loborika, minuscolo paesino a 10 km da Pula, che ci ospiterà per i prossimi 6 giorni.
Siamo ospiti dell’agriturismo della famiglia Peruško: loro sono Mirta e Stelio, una giovane coppia croata, di una simpatia e di una ospitalità unica al mondo.
Abbiamo prenotato dall’Italia (www.Istra-agroturizam.Com/italiano/glavna_smjestaj.Htm) solamente per il trattamento B/B, ma dopo esser stati a cena da loro per una sera… ci siamo stati sempre!!! (ad esclusione di una sera a Rovigno) Loro sono uno dei ricordi che ci porteremo a casa: Mirta ci ha viziati, troppo. Colazioni esagerate: oltre a caffè, latte, biscotti, succhi di frutta e a cornetti di proporzione abnorme, c’erano anche delle ottime torte e tanta frutta del loro orto (se non finivamo tutto, ci faceva il pacchetto con i nostri avanzi e ce lo faceva portare con noi). Cene indescrivibili: lei non ti chiede quello che vuoi, ti prepara quello che mangiano loro… ma moltiplicato per 10!!! Io non ricordo di aver mangiato mai, neanche a Natale, così tanto. Se non finisci il tuo piatto, Mirta si offende quasi e se lo finisci te ne porta un altro… come quando vai a cena a casa della nonna!!! Consiglio vivamente di andare da loro, noi lo faremo certamente.
Il prezzo di tutto questo? 30 euro a persona la mezza pensione! Abbiamo chiesto come mai avessero queste tariffe così basse; con tutto quello che fanno da mangiare non rientrano neanche nelle spese: un giorno si ed un giorno no c’era il pesce e quando c’era la carne… mancava poco che ti portavano un bue intero! Loro ci hanno detto che è vero, ma che per loro va bene così: non guadagnano tanto, ma per loro la gioia più grande è vederci poi l’anno dopo, perché tanta gente ritorna … e anche noi ritorneremo, siamo stati troppo bene! Giovedì 31 Finalmente è bel tempo; ci accompagnerà fino alla fine del nostro viaggio.
Oggi è la giornata dedicata alla visita delle Isole Brioni, meta obbligata per qualsiasi turista che si rispetti. Abbiamo scelto di andare però a Brioni Piccola, perchè è poco gettonata rispetto a Brioni Grande, quindi abbiamo immaginato che fosse stata più intatta ed infatti è così.
Sulle isole si può andare soltanto tramite escursioni organizzate, perché essendo un parco naturale, la navigazione e la permanenza sulle isole sono permesse soltanto a pochi soggetti autorizzati; purtroppo, molta gente aggira il divieto e abbiamo visto molte barche private avvicinarsi alle isole anche senza permesso.
Siamo andati a Brioni Piccola tramite un’escursione organizzata dall’agenzia Arenaturist (www.Arenaturist.Hr/ita/default.Asp): l’escursione, del costo di 35 euro, comprendeva la visita guidata dell’isola (partenza dal piccolo porto di Fazana, 8km circa da Pola), dove c’è tra l’altro una vecchia caserma dell’esercito Austro-Ungarico, il pranzo, servito direttamente sull’isola, dove c’è un piccolo bar, e la possibilità di fare il bagno nelle acque dell’isola, estremamente limpide. La visita dura l’intera giornata, ne vale sicuramente la pena, anche se il prezzo dell’escursione è un po’ eccessivo.
Tornati sulla terraferma, ce ne andiamo all’agriturismo per cena, anzi per il cenone! Dopo la cena decidiamo di farci una passeggiata a Pola: una delusione! E’ potenzialmente una bellissima città, piena di resti romani e di chiese medievali, purtroppo però è tutto mal conservato e poco valorizzato. Dà l’idea di maestosità e di scempio al tempo stesso. Di notte, poi, è ancora più brutta. Ce ne siamo andati quasi a gambe levate.
Venerdì 1 Oggi andiamo al parco naturale di Kamenjak, vicino Pola. Si arriva al parco in auto, si paga il biglietto di ingresso per le auto, molto economico (3 euro circa), e tramite una carrettiera, che raggiunge qualsiasi angolo della penisola, si può scegliere dove andare a fare il bagno. Il posto è incantevole, peccato solo per i motoscafi che passano a pochi metri dalla riva senza rispetto per i bagnanti.
Dopo il “cenone”, ce ne siamo andati al centro turistico di Verudela, a sud di Pola. E’ un centro molto reclamizzato, che i locali chiamano “la Rimini dell’Istria”: in effetti è molto grande, pieno di negozi, discoteche, piani bar… peccato però che era vuoto! Si, c’erano pochissimi turisti: un’orchestra si esibiva dal vivo davanti a ZERO pubblico!! Desolante… Sabato 2 Nonostante il caldo, abbiamo scelto di fare oggi un turismo un po’ più culturale ed abbiamo scelto di visitare qualche paesino dell’Istria.
Savicenta (Svetvincenat): è un minuscolo paese con una sola piazza, molto scenografica, e un castello non visitabile. Nulla di più.
Dignano (Vodnjan): è il paese delle famose mummie, le mummie di Dignano, tanto reclamizzate in tutte le guide. Siamo andati via molto delusi, perché, secondo noi, non è nulla di eccezionale. In Italia ne abbiamo migliaia di questi esempi. Il paese, in compenso, è molto carino ed è molto bello passeggiare nelle piccole stradine. I muri delle case, poi, sono ancora pieni dei murales realizzati dai partigiani durante la resistenza che qui è poi sfociata in qualcosa di molto aberrante.
Pola: stavolta abbiamo voluto visitarla di giorno. Abbiamo pensato che, se è veramente così declamata, ci sarà pure un motivo! L’unico motivo per cui vale la pena visitarla è dato dall’Anfiteatro, molto ben conservato. Per il resto, a parte l’arco dei Sergi del 30 a.C., non c’è altro da vedere, se non degrado e sporcizia. Domenica 3 E’ arrivato il giorno di Rovigno, ma prima, su consiglio di Mirta, siamo andati a visitare il paesino di Bale (Valle d’Istria), nei dintorni. Questo è un paesino molto molto bello: per entrare nel paese, lasciando l’auto fuori, si deve oltrepassare proprio la porta della città, ottimamente conservata, e da lì avventurarsi per i vialetti che, disposti a labirinto, non ti fanno mai capire dove stai andando. Nel paese ci sono tanti bei negozietti di artigianato locale e vale la pena fare compere qui, se possibile, piuttosto che a Rovigno, dove pure di artigianato ce ne è di molto bello.
Lasciatoci alle spalle Bale e prima di andare a Rovigno, decidiamo di concederci l’ultimo bagno in Croazia andando al parco naturale di Punta Corrente, di fronte all’Isola di Santa Caterina: è emozionante fare il bagno nuotando in acque così limpide e così vicino alla splendida Rovigno, il cui profilo è visibile ovunque. Dopo un lungo e rilassante bagno, è arrivato il momento di andare in centro e, lasciata l’auto in un parcheggio fuori città, saliamo verso la Basilica di Sant’Eufemia dove decidiamo di salire anche sul campanile, dal quale si ha una superba vista sul mare e sull’entroterra. Rovigno è bella, forse la più bella città dell’Istria e non è eccessivo paragonarla ad una piccola Venezia. E’ piena, inoltre, di piccole botteghe di artigianato nei quali si può comprare di tutto. Rimaniamo li per cena (unica volta che abbiamo tradito a malincuore Mirta) e, evitando i locali del lungomare, che sono troppo cari e troppo “turistici”, troviamo un ristorantino che ha la clientela soprattutto locale: si chiama Pizzeria Pian del Forno e si trova in Trevisol 2, una delle tante viuzze in pendenza nel centro di Rovigno. Prendiamo delle pizze alla “croata”, cioè molto alte e con dentro di tutto. Assolutamente non male! Spesa: 11 euro circa a testa.
Dopo una bellissima passeggiata a Rovigno by night (stupenda!) ce ne torniamo a Loborika.
Lunedì 4 – Martedì 5 Oggi si riparte, purtroppo! Prima di andarcene, Mirta ci prepara i viveri per il viaggio e Stelio ci regala una bottiglia di grappa al miele fatta da lui stesso: ottima anche per me che non amo l’alcool. Ce ne andiamo con la promessa di tornare presto, non possiamo non tornare! Durante il viaggio di ritorno ci fermiamo a Porec per visitare la Basilica Eufrasiana: bella città (carina, ma non paragonabile a Rovigno) e bella la Basilica, che all’interno ha custoditi dei mosaici di inestimabile valore.
E’ questa l’ultima sosta croata del nostro viaggio. Dopo aver speso le restanti kune prima di arrivare alla frontiera (pieno di benzina e filo interdentale… costa la metà rispetto che da noi!), in 30 minuti attraversiamo la Slovenia, senza alcuna formalità doganale, e in altri 30 minuti siamo a Trieste, dove passeremo la notte e da dove all’indomani partiremo per tornare a Roma.