Una settimana a Corfù
Al porto di Ancora bella sorpresa: si posteggia la macchina in coda, ed è consentito uscire dal porto fino all’orario dell imbarco ufficiale, e dal momento che il porto è nel centro della città storica, è possibile trascorrere qualche ora piacevole a spasso per le vie di Ancora.
Ore 17.00, scatta l’imbarco. Compio il grande errore di rimanere al posto di guida, mentre il mio ragazzo scende con i bagagli a mano (la discesa dei passeggeri non guidatori, oltre che obbligatoria, è anche utile per andarsi a prendere i posti nei ponti superiori). Un greco mi urla in 10 lingue per farmi scendere in retromarcia in discesa attraverso una rampa strettissima e per farmi poi parcheggiare in diagonale a 1 millimetro dalle altre vetture. Comunque se ce l’ho fatta io ce la fa chiunque!
Ed eccoci alla ricerca di un posto sul ponte per dormire. Prima di partire avevamo mille dubbi e domande. Ma ci lasceranno usare i sacchi a pelo? Troveremo un posto riparato dal vento? Dovremo stiparci come sardine? In realtà abbiamo capito che ci eravamo preoccupati più del necessario, c’erano diverse persone che avevano persino la tenda!
La confortevolezza del passaggio ponte dipende molto dalle condizioni “barometriche”. Se c’è alta pressione si sta bene, salsedine nell’aria sotto controllo, fumi dalla ciminiera della nave che salgono lontani (al ritorno purtroppo c’era bassa pressione, quindi bagno di salsedine, gasolio e si sono pure messi a lavare il ponte di primo mattino, costringendoci ad alzarci!). L’unico ponte un po’ off-limits è quello più alto, il vento è veramente impegnativo. Il ponte migliore è quello del bar, dove è possibile occupare gli spazi della piscina o le verande semi-chiuse, ma essendo i posti migliori vengono presto accalappiati. E comunque sono un po’ claustrofobici, caldi e invasi da grossi gruppi di persone. Noi abbiamo piazzato sacchi a pelo e materassini sotto una scaletta sul ponte sopra quello del bar, insieme ad un altra coppia, dove esistono in tutto 3 angolini riparati dal vento: Uno nello spazio sotto le ciminiere dove all’andata c’era una famiglia con varie tende e sembrava veramente comodo. Al ritorno invece, con la bassa pressione e l’umidità, c’era puzza di gasolio e non si poteva stare. Gli altri due posti sono rispettivamente lo spazio sotto la scaletta destra e sotto la scaletta sinistra che salgono sul ponte più alto. Li sia all’andata che al ritorno abbiamo trovato il vento e il clima sopportabile. Al ritorno abbiamo trovato una coppia che aveva fatto una specie di Harem con coperte e narghilè, dall’altro lato un’altra coppia aveva messo una tenda ad igloo e noi ci siamo messi li vicino. In questi spazi ci si sta almeno in 4 sacco a peli, che comuque sono indispensabili per dormire sul ponte all’aperto (non servono quelli da alta montagna, basta che non siano semplici lenzuolini…).
Mentre si levano le ancore, ci godiamo i raggi intensi del tardo pomeriggio estivo, una bottiglia di birra e una sigaretta mentre la città diventa una macchiolina lontana.
Inutile dire che i colori del tramonto erano spettacolari, e aprire gli occhi al mattino e vedere per prima cosa la distesa del mare blu tra le isolette della costa adriatica meridionale che diventa Ionio, da una carica incredibile, e ripaga completamente ogni scomodità. Non lo dico solo per dire, è stata una delle senzazioni più belle della mia vita!
Sbarco a Corfù: l’agenzia di viaggi italiana Attracco a Corfù capitale (Kerkyra in greco), per prima cosa ci dobbiamo dirigere all’agenzia, attraverso la quale, grazie a internet, abbiamo prenotato la casa nella quale soggiorneremo durante la nostra permanenza sull’isola.
Arrivo alla nuova casa: Paleokastritsa Cercavamo un posto dove poterci alzare la mattina e andare a lavarci gli occhi insonnati nell’acqua di mare, possibilmente spettacolare. Abbiamo scelto Paleokastritsa come seconda opzione (Agios Gordios era al completo), atratti dalla spettacolarità del suo promontorio e delle due baie gemelle, ma non rifarei la stessa scelta in futuro, mi mancava qualcosa.
Arriviamo nella località che si trova a 30 minuti circa da Corfù Town, e sulla costa opposta (quella ovest) e inziamo a scendere, scendere, scendere dai monti che coprono la parte settentrionale dell’isola. Paleokastritsa è un discesa di tornanti lungo un’unica strada sulla quale si sviluppano Hotel e poco altro. Il suo fascino è legato alla spettacolarità geo-morfologica delle baie e dei promontori. Quello comunque non sarà un problema, prendiamo subito la mano con i tornanti e anzi, e nei giorni successivi ce la godiamo a vedere quelli che si divertono a passeggiare su e giù lungo l’unica strada, mentre noi confidiamo nei freni della mia vecchia Polo!
Il nostro studio è situato nella parte più bassa di Paleokastritsa, proprio vicino alla spiaggia, in cima a una ripida laterale in mezzo ad un bosco di pini. L’impatto è po’ difficile, ci muore la macchina lungo la salita, mentre il nostro agente di viaggi ci guarda perplesso. Alla fine istituiamo parcheggio alla base della salita.
Lo studio è un tipo di sistemazione che si può trovare facilmente in Croazia e Grecia. Si tratta di un monolocale, spesso dotato di veranda privata, situato in piccole strutture caratteristiche chiamate “ville”. Il nostro non fa eccezione alla regola, ci piace da subito, è al secondo piano ed ha un vista di colline verdi e mare, e abbiamo anche degli amici gatti (di cui uno trovato aprendo l’armadio all’arrivo). Le famose spiagge gemelle sono a 10 minuti da casa, quindi il primo obiettivo (doccia mattutina in acqua di mare) è raggiunto.
L’unico motivo per cui sconsiglierei Paleokastritsa per “viverci” è la mancanza di un vilaggio vero e proprio, in cui possa respirarsi un po’ di atmosfera locale e fare quattro passi la mattina per comprare qualche cosa da mangiare o la sera (l’unico minimarket è un salasso monetario). Forse il luogo è più adatto ad essere la meta di gite o escursioni in barca, ma credo dipenda molto dai gusti personali e da cosa si sta cercando in quel momento.
Corfù Town: amore a prima vista! Il primo giorno, dopo lunghi bagni mattutini, sentiamo già l’esigenza andarcene da Paleokastritsa per respirare un po’ dell’atmosfera locale corfiota che ancora non conosciamo. Quindi decidiamo di dirigerci verso la capitale dell’isola. Ne approfitteremo anche per fare una commissione in agenzia viaggi e la spesa. Mezz’ora di tornanti e siamo sul lungo mare della capitale, superiamo il porto e troviamo parcheggio di fianco alla fortezza veneziana. Da li arriviamo subito alla città vecchia. Canali a parte, la sensazione è di essere a Venezia, per lo stile architettonico e la vivacità di negozi, bancarelle e turisti. Differenza da Venezia, l’influenza di origine francesce e inglese, che si concretizza nella spianata, una grande piazza erbosa davanti alla vecchia fortezza di Corfù (quella più antica) contornata da grandi palazzi barocchi, all’ombra dei quali si disputano partite di cricket! Decidiamo coraggiosamente di esplorare la fortezza, dalla cima della quale si può abbracciamo con lo sguardo tutta la città, il mare e le grandi navi che attraccano al porto. Notiamo una piccola spiaggia che si raggiunge solo dalla fortezza, dove alcune persone stanno facendo il bagno! All’uscita chiediamo al bigliettaio della fortezza come si raggiugte la spiaggetta e se serve ogni volta fare il biglietto. Il bigliettaio ci dice che se conserviamo il biglietto di oggi, ci farà entrare gratis. Purtroppo sarà una di quelle cose che non avremo mai il tempo di fare, ma che sicuramente faremo se dovremo tornare. Se dovessi scegliere dove soggiornare sull’isola una seconda volta, sarebbe sicuramente nella città vecchia, ma ho poi successivamente scoperto che, almeno via internet, non ci sono studi o camere, ma solo hotel costosi. Di ritorno a Paleokastritsa, sulla strada tra Corfù e il bivio per Dassia ci sono un paio di grandi supermercati. Facciamo incetta di birre e altri beni di prima necessità! Esploratori del monte Pantokrator e dalla laguna di Antiniotissa Ci siamo messi in testa di raggiungere un vecchio villaggio abbandonato sul monte Pantokrator, che troneggia nella punta nord-orientale dell’isola. Tiriamo una riga sulla cartina da Paleokastritsa alle pendici del monte, il che significa che ci inerpichiamo per delle stradine e dei paesini in cima a dei monti, che se solo ripenso a quello che abbiamo fatto, mi vengono le vertigini. Dopo molta fatica e strade impossibili raggiungiamo il monte Pantokrator e il bivio per la vecchia città veneziana abbandonata. Proviamo ad inerpicarci, ma raggiunta una vecchia cava abbandonata con carovane da pionieri decidiamo di arrenderci. E’ una meta impegnativa, sia per la macchina che per la nostra voglia di camminare… Scendiamo dalle pendici del monte verso la costa settentrionale diretti alla laguna di Antiniotissa, uno dei luoghi descritti da Gerard Durrell nel suo libro più celebre: “La mia famiglia e altri animali”. Siamo entrambi molto affezionati a questo libro e curiosi di scoprire se è rimasto qualcosa del paesaggio descritto. Raggiunto il mare proseguiamo per una strada che costeggia la sabbia fino al punto in cui un canale con ponte solo pedonale sbarra la strada alla macchina. Da li si accede alla laguna. Percorriamo alcuni sentieri nell’area umida e ci perdiamo in vari boschi di eucalipti ed olivi secolari (veri padroni dell’isola). Non troveremo mai la laguna corrispondente alla descrizione di Durrell! Il monte Pantokrator e la laguna di Antiniotissa rimarranno per sempre metafore di un Olimpo irraggiungibile. La sera per consolarci ritorniamo a Paleokastritsa via Sidari (strada molto più friendly) dove passiamo la serata in vero stile britannico in vacanza nei mari del sud, ovvero karaoke a tutto volume, alcool e urla sguatiate a volontà. Per concludere ci sediamo davanti al tunnel dell’amore di Sidari sotto le stelle. Bei posti vicino a casa Paleokastritsa Vicino a casa c’è un sentiero con indicazione Lakones. Sappiamo che è un paesino panoramico con un buon ristorante che si chiama Boulis (in cui comunque non adremo mai). Una mattina decidiamo di munirci di acqua e fare trekking fino a Lakones. Ci inerpichiamo in questo sentiero ciottoloso da capre, in mezzo alla macchina mediterranea e agli ulivi. In meno di un’ora siamo a Lakones, che si rivela un grazioso e tipico villaggio. Troviamo uno stupendo locale con terrazza e tavolinetti dove degustiamo il frappè, un frullato di ghiaccio, nescafè e latte per cui in grecia vanno tutti matti. Il tipico vacanziere greco va in giro con questo bicchierone in mano. La cosa buffa è che ogni volta ci chiedono se lo vogliamo Medium. Noi rispondiamo small. Scopriremo solo più tardi che Medium è qualcosa che ha a che fare con lo zucchero.
Il pomeriggio decidiamo di vedere dove ci possono portare in barca dal molo turistico di Paleokastritsa. Li troviamo barchette che portano a spiagge da cui si accede solo via mare, e decidiamo di salpare. Durante il tragitto il nostro “gondoliere” greco ci porta a scoprire le “meraviglie” del mare locale, tra cui formazioni rocciose con nome di battesimo e il cosiddetto “blu eye”, un costone roccioso con un buco qualche metro sottacqua attraverso il quale l’acqua assume colore azzurro chiaro, mentre l’acqua intorno è blu scuro. Le due spiaggette raggiungibili con questi passaggi barca sono una valida alternativa alle due spiagge gemelle di Paleokastritsa.
Prima del bivio che scende a Paleokastritsa c’è il bivio per il paesino di Doukades, che noi abbiamo eletto nostra meta in fatto di taverne. Nella piccola piazza del paese la sera c’è una certa animazione, molto tranquilla, per quanto possono esserlo orde di bambini dotati di biciclette e palloni. I ristorantini sono però carini. Quì degusteremo le nostre prime moussakà e insalate greche. Scendendo da Doukadès in direzione opposta si arriva ad una valle di ulivi molto suggestiva.
Circumnavigazione sud di un giorno Andando verso sud, superatà la località turistica di Agios Gordios e il lago salmastro di Korìssion il territorio si fa pianeggiante e le spiagge immense distese di dune sabbiose. Quì abbiamo visitato la fortezza bizantina e il grazioso paesino di Agios Matheos (non sono sicura del nome di quest’ultimo…). Sorseggiando un caffè greco sotto gli alberi si riconferma l’idea che avendo disponibilità di una macchina, si confarrebbe molto di più ai nostri gusti soggiornare in un vero villaggio locale. Proseguendo la nostra circumnavigazione giungiamo a Lefkimi, la capitale del sud dell’isola.
Vicino a Lefkimi facciamo il bagno in una spiaggia particolarissima. Cominciamo a vedere delle ragazze che tornano completamente bianche dalla testa ai piedi da dietro alcune rocce. Non ci sarà per caso dell’argilla? Mi fiondo subito e trovo delle montagnole di una polvere erosa dalla scogliera che a contatto con l’acqua diventa una pasta viscida. Argilla!!! Ne approfitto subito per ricoprirmi dalla testa ai piedi. Tornanto verso nord seguento la costa est prendiamo un apertivo a Benitses una cittadina sulla costa che unisce le peculiarità del caratteristico villaggio di pescatori a un bel lungo mare animato.
Paleopolis e monastero di Vlacherna A Corfù città, nella penisola a sud della capitale (basta seguire le indicazioni per l’areoporto) c’è Paleopolis (zona di scavi archelogici) e la villa di Mon Repos, dove si possono visitare delle rovine archeologiche o la villa che fu residenza estiva dei reali (è nato quì il marito della regina Elisabetta di inghilterra). All’ombra degli alberi secolari del parco della villa, affacciato sul mare, abbiamo visto i resti di un tempio arcaico e gironzolando per il parco altri resti di un altare ad Ermes e di uno di Afrodite, portati alla luce grazie agli scavi. Proseguendo verso la punta sud della penisola si raggiunge una laguna, separata dal mare da una passerella ciclo-pedonale. Quì grazie ad un’altra passerella di cemento di raggiunge il bianco piccolo monastero di Vlacherna, la famosa chiesetta bianca in mezzo al mare (da non confondere con quella di Ipapantì vicino a Gouvià pochi km a nord di Corfù). Nella strada che porta a Vlacherna, 200 m prima della fine della strada, troviamo un ristorantino dove ci fanno una limonata di limoni freschi da litro, piena di ghiaccio, aaaaah, che spettacolo!!! L’isola di Vido Si tratta di una isoletta con spiagge molto selvaggia a 10 minuti di battello dal centro di Corfù (molo davanti alla fortezza nuova). Ecco un altro motivo per soggiornare nella capitale! Si sale in battello insieme ai locali in una atmosfera molto autentica, si capisce che si sta facendo qualcosa di considerato bello anche dalle persone che abitano a Corfù. Prima di partire passano a fare il biglietto (2 euro circa). Durante la traversata il barcarolo mette su a tutto volume Al Bano. L’isola è coperta da un bosco, non ci sono strade, ci sono sentieri che portano alle spiagge e tracce di colonie tipo scout. Le spiagge sono attrezzate con bagni e docce e possibilità di noleggiare ombrelloni (almeno su una) ma in giro c’è veramente poca gente… A parte qualche coniglietto che ogni tanto fa capolino in mezzo agli alberi. La sabbia è molto grezza, quasi terrosa, ma non importa, basta l’atmosfera. All’attracco del molo c’è un ristorante per cenare, ma noi il giorno dopo abbiamo il traghetto di ritorno, quindi nel tardo pomeriggio ci rimettiamo in marcia.
Al ritorno il barcarolo mette su canzoni greche. Tutte le signore sul traghetto si mettono a cantare. Non sto scherzando, è stato veramente troppo bello. E venendo cullati dalla musica e dall’ondeggiare del battello, stranamente in una completa sintonia ritmica, mentre davanti a noi la fortezza veneziana fa da sfondo, ci rendiamo conto che siamo arrivati all’ultimo giorno di viaggio. Sarà in quel momento che dentro di me darò il mio saluto all’isola, sapendo che la verrò di nuovo a trovare, non tanto per cose che non sono riuscita a vedere (parecchie!), o per la bellezza naturale di quelle che ho visto, ma per l’atmosfera unica nel suo genere, un po’ simile alla mia vecchia amica venezia, ma anche grecia, un po’ british, ma anche mediterranea…