Stati Uniti, benvenuti al Sud

On the road tra Georgia, Tennessee, Mississippi, Louisiana e Alabama. Alla scoperta dell’America più profonda
Scritto da: LoRD84
Partenza il: 03/08/2015
Ritorno il: 18/08/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Quante volte avete sognato di andare nell’America più profonda?

Bene, programmate il vostro viaggio negli stati del sud e sarete accontentati.

Probabilmente qualcuno ve lo sconsiglierà, magari suggerendovi mete più note e più battute. Non vi fidate e immergetevi nello splendido spirito di queste parti. Perdetevi nelle paludi della Louisiana, nelle sconfinate piantagioni del Mississippi, nei mille locali con musica dal vivo di Memphis o di Nashville in Tennessee o nei jazz club di New Orleans. Ne varrà la pena.

Il nostro viaggio comincia il 3 agosto. Partenza da Roma Fiumicino con la British Airways. Scalo a Londra e atterraggio ad Atlanta, Georgia. Volo prenotato a febbraio, costo 800 euro.

Primi due giorni a Atlanta

Pernottamento al Motel 6 in città (ottimo rapporto qualità-prezzo).

Atlanta è una tipica città medio-grande degli Stati Uniti. A differenza di altre però ha una downtown più viva con locali e ristoranti. Qui hanno sede due dei grandi simboli dell’America: l’emittente televisiva Cnn e la Coca Cola (si possono visitare, anche se noi non l’abbiamo fatto). Per gli appassionati delle serie tv americane come noi è possibile vedere alcune location di The Walking Dead. Siamo andati a Jackson street e dal ponte abbiamo ammirato lo skyline di Atlanta così come lo avevamo visto in tv e all’incrocio tra Forsyth st Nw e Walton St Nw, dove gli zombie assalgono il protagonista che si salva trovando rifugio all’interno di un carro armato.

Ma Atlanta offre tantissimo soprattutto dal punto di vista della storia dei diritti degli afro-americani. Martin Luther King era di Atlanta ed è qui che ha mosso i suoi primi passi. Siamo andati nel quartiere attorno ad Auburn Ave, visitando la sua casa natale (visita gratuita e molto curata), la First Ebenezer Baptist Church dove ha cominciato a fare il pastore e la sua tomba. Tutto si snoda in pochi isolati e mentre camminiamo dagli altoparlanti vengono trasmessi alcuni dei suoi più celebri discorsi. Il quartiere è rimasto un sobborgo abitato per lo più da afro-americani. Si gira a piedi ed è davvero molto suggestivo.

Terzo giorno: si parte alla volta del Tennessee

Andiamo alla Alamo di Atlanta per ritirare la macchina che avevamo prenotato dall’Italia. Per ritirarla ci vuole un po’ di tempo. L’aria condizionata si romperà pochi chilometri dopo averla ritirata e saremo costretti a cambiarla più avanti (con lunga attesa e noiose trafile burocratiche). Ci incamminiamo a nord verso il Tennessee, direzione Nashville. Dopo due ore di viaggio abbandoniamo l’highway e ci infiliamo in una strada secondaria alla volta di Lynchburg, dove ha sede la famosissima fabbrica del Jack Daniel’s. La strada è bellissima, attraversiamo piccoli paesi immersi nel verde. Poi per molti chilometri non incontriamo altro che capanni, fienili e chiese (siamo finiti nella cosiddetta “cintura della Bibbia”). Facciamo la visita della fabbrica (gratuita e della durata di oltre un’ora) e scopriamo solo alla fine che non assaggeremo il prelibato whiskey. Strano ma vero, Lynchburg si trova in una “dry county” ovvero in una contea dove è vietato consumare alcol in luoghi pubblici (può essere venduto e consumato esclusivamente dentro casa). Dopo la fabbrica visitiamo anche la cittadina, con una piazzetta e tanti negozi di souvenir. Mangiamo un hamburger al BBQ Barrel House (vale davvero la pena) e ripartiamo alla volta di Nashville, dove arriviamo in serata. Nashville è la capitale mondiale della musica country. Nella via centrale del District si alternano locali dove fanno musica live a negozi che vendono cappelli e stivali di ogni tipo. I locali sono uno più bello dell’altro. Tutti pieni, tutti a ingresso libero e con concerto assicurato. Stendiamo un velo pietoso sull’albergo: avevamo prenotato al Knights Inn ma siamo stati costretti a cambiare sistemazione nel cuore della notte per un diverbio molto acceso con l’uomo della reception, tutt’altro che gentile e ospitale. Soldi rimborsati ma situazione davvero spiacevole.

Quarto e quinto giorno: Memphis

Dopo una breve visita al District di Nashville di giorno (nei locali suonavano dal vivo anche alle 11 di mattina) ci rimettiamo in macchina destinazione Memphis. Ci arriviamo dopo oltre tre ore di autostrada. Albergo EconoLodge in pieno centro, a prezzi bassissimi e con piscina (un vero affare). A Memphis passa il Mississippi. Vederlo per la prima volta, al tramonto, nella sua immensità è stata una grande emozione. Cena da Charlie Vergos Rendezvous, ristorante in un vicoletto nascosto in pieno centro famosissimo per le sue costolette di maiale. Lo troviamo seguendo l’odore di barbecue. Facciamo una brevissima fila e ci accomodiamo al tavolo. Lo costolette sono deliziose, il locale è particolarissimo e i prezzi molto buoni. Esperienza consigliatissima. Serata a Beale Street, un’isola pedonale piena di locali con concentri live. Se Nashville è la capitale del country Memphis è quella del blues. In ogni locale si esibiscono delle band, tutte di ottimo livello. Ingresso gratuito o al massimo di 5 dollari in alcuni club. Beale Street è tra le pochissime strade degli Stati Uniti dove puoi passeggiare con una birra tra le mani. E te le vendono in appositi baracchini! Ovunque c’è musica e festa ed è impossibile non farsi trascinare. Per il resto la città è un po’ decadente ma ha comunque il suo fascino.

L’indomani mattina andiamo a piedi al Lorraine Motel, dove fu assassinato Martin Luther King. Il motel è diventato un museo sulla condizione degli afro-americani dalla schiavitù fino alla conquista dei diritti civili. L’ingresso costa 10 dollari ma li vale tutti. Il museo è tenuto benissimo e per visitarlo con attenzione ci vorrebbero almeno due ore. Esperienza da fare. Per capire come e quanto è cambiato questo paese. Dopo la visita al Lorraine Motel breve bagno nella piscina del nostro albergo e ci rimettiamo in cammino alla volta di Graceland, appena fuori città, dove c’è la casa di Elvis Presley.

Esitiamo prima di fare il tour per il prezzo del biglietto (38 dollari per la visita standard). Alla fine cediamo e cominciamo il giro, dotati di un ipad con spiegazione in italiano. La villa è magica. Per un’ora e mezza viviamo il mito di Elvis camminando per la sua tenuta e rendendogli omaggio sulla sua tomba. Bellissimo il museo con tutti i premi ricevuti, i vestiti e gli effetti personali. Fuori dalla casa ci sono stand e ristoranti. Ci siamo fermati per assistere ad un concerto di un tizio che ovviamente era vestito da Elvis e ha fatto tutto il suo repertorio. Con tanto di attempate e improbabili groupies al seguito. Molto divertente.

Rientriamo a Memphis, serata di nuovo a Beale Street. Ancora musica e ancora festa.

Sesto giorno: verso il Mississippi

Lasciamo a malincuore Memphis. Ci attende il Mississippi, uno degli stati più poveri d’America. Non abbiamo una destinazione precisa. Scopriamo che a Clarksdale si sta tenendo un Festival di Blues e ci mettiamo in cammino per raggiungerla.

Ci perdiamo in lunghi e solitari sentieri tra le piantagioni del Mississippi. Non incontriamo niente e nessuno se non qualche sgangherata fattoria.

Siamo nel cuore del Mississippi Delta, zona dove le preghiere cantate dagli schiavi afro-americani hanno dato vita al genere blues.

Arriviamo a Clarkdsale all’ora di pranzo. Il Festival è già in corso ma fa caldissimo e nel pratone dove è stato allestito il palco c’è poca gente. Ci accolgono gli organizzatori, ci spiegano come funziona il Festival. Siamo indecisi sul da farsi. Camminiamo per la cittadina, deserta e desolata (molti negozi sono chiusi, molti palazzi sembrano cascare letteralmente a pezzi).

Ci imbattiamo nel Ground Zero Blues Club. Entriamo e c’è un ragazzo giovanissimo di colore che suona davvero bene. Fuori divani e sedie a dondolo dove riposare, bere e intrattenersi con persone di ogni tipo. Decidiamo di fermarci. Troviamo posto nel motel in città. Cena al Ground Zero (tipico pesce gatto del Mississippi). Per tutta la sera facciamo avanti e indietro tra il pratone dove nel frattempo la gente è aumentata e ascolta band di blues arrivate da tutto il mondo e il Ground Zero, dove anche li si continua a suonare. Scopriremo solo alla fine che il locale è di proprietà di Morgan Freeman, che da queste parti è un habitué. Esperienza indimenticabile.

Settimo giorno: Natchez, ai piedi del grande fiume

Il Mississippi ci ha stregati. Siamo diretti a sud e ci fermiamo nella cittadina di Natchez, che sorge sulle sponde del grande fiume. La guida ci segnala una guest house sopra alla locanda Under the Hill.

Ci andiamo, entriamo nella locanda e prendiamo una delle sole tre stanze disponibili nella guest house, con affaccio sul fiume. Mangiamo al ristorante accanto (un delizioso pesce gatto, finalmente non fritto ma alla piastra). Il resto della serata la passiamo insieme agli avventori dell’Under the Hill, un po’ dentro il locale e un po’ seduti su una sedia a dondolo sul patio. Diventiamo in breve tempo le mascotte del locale e ci perdiamo in chiacchiere con gli harleysti del posto. Offriamo da bere a tutti mentre a due metri da noi scorre il Mississippi e lo possiamo quasi toccare. Una notte magica.

Ottavo giorno: verso le paludi della Louisiana

Subito dopo Natchez comincia la Louisiana. Ci dirigiamo a ovest, verso il confine con il Texas. Ci fermiamo a Lafayette, cuore della cajun county. Si tratta di un insediamento francese che ha mantenuto una propria forte e specifica identità.

Lafayette in verità è deserta e non sembra offrire molto, forse anche perché siamo all’inizio della settimana. Dormiamo alla Guest House Blue Moon, anch’essa suggerita dalla guida. E’ una tipica casa della Louisiana con patio e un locale annesso (purtroppo aperto solo dal mercoledì).

Ci facciamo consigliare un ristorante cajun e come tutti gli americani prendiamo la macchina per raggiungerlo su uno stradone appena fuori città.

Si chiama Randol’s e offre cucina tipica della zona. Mangiamo bocconcini di alligatore e altre buonissime pietanze a base di riso con gamberetti e coniglio. Ha una sala da ballo e ovviamente c’è un concerto di musica cajun (molto simile al country).

Nono giorno: dalle paludi a New Orleans

Ci svegliamo presto per andare a fare un giro nelle paludi. Arriviamo non senza difficoltà a Breaux Bridge dove ci sono dei tour organizzati.

Per 20 dollari a testa giriamo su una piccola imbarcazione per due ore nelle paludi, avvistando alligatori e uccelli di ogni specie. Tutto davvero molto bello.

Ci rimettiamo in macchina in direzione New Orleans. Evitiamo le autostrade e per alcune ore giriamo su stradine provinciali nel cuore della Louisiana. La serie tv True Detective è stata girata in queste zone e sembra proprio di riviverla.

Arriviamo a New Orleans nel tardo pomeriggio. Soggiorno al Chateau Hotel, trovato grazie ad un diario di viaggio su turistipercaso.it.

Ottima sistemazione, in pieno French Quarter e con tanto di piscina.

Giriamo per il quartiere e per Bourbon street, a cui non prestiamo grande attenzione perché troppo caotica e turistica (ti invitano ad entrare in tutti i modi nei locali, vendono bamboline voodoo ovunque, è pieno di negozi di souvenir e di strip club).

Ci dirigiamo verso la più tranquilla Frenchmen Street che sta a due passi dal fiume Mississippi e ceniamo da Coop’s, suggestivo ristorante di cucina cajun. La serata prosegue nei locali di Frenchmen dove si suona il jazz. Uno più bello dell’altro e atmosfera molto suggestiva.

L’indomani ci godiamo a pieno la piscina dell’albergo. Ci muoviamo in serata per tornare a Frenchmen e per ascoltare ancora tanto tanto jazz di ottima qualità. Consiglio in particolare lo Spotted Cat Jazz club.

Rientrando in hotel troviamo una donna che si esibisce al pianoforte dentro la sua roulotte e una band di ragazzi di colore con trombe di ogni tipo che suonano all’impazzata in mezzo alla strada. Tutto quello che ti aspetti da New Orleans.

Decimo giorno: sul Golfo del Messico in Alabama

Lasciamo New Orleans, con l’unico rimpianto di esserci stati poco e di non esserci spinti in qualche quartiere più periferico.

Siamo diretti in Alabama e come ci è accaduto spesso durante il viaggio non abbiamo una meta precisa. Abbiamo visto sulla mappa che l’Alabama ha un suo affaccio sul golfo del Messico. Raggiungiamo Gulf Shores e ci ritroviamo su una spiaggia da favola con sabbia bianchissima e mare trasparente.

Prendiamo ombrellone e sdraio per la modifica cifra di 15 dollari. Albergo a due metri dalla spiaggia con piscina che si affaccia sul mare.

In tutta la cittadina cartelloni pubblicitari ci invitano a degustare pesce locale. Seguiamo il consiglio. Cena al The Steamer. Gamberi e gamberoni bolliti, semplicemente deliziosi.

Undicesimo giorno: Montgomery, Selma e Birmingham

Lasciamo Gulf Shores diretti verso il nord dell’Alabama. Da programma abbiamo deciso di passare per Montgomery e Selma, note per le battaglie per i diritti degli afro-americani, e di fermarci nella capitale dello Stato Birmingham.

A Montgomery andiamo a vedere la fermata dell’autobus dove Rosa Parks si rifiutò di lasciare il proprio posto ad un bianco, innescando la famosa rivolta degli autobus.

Poi andiamo a vedere la chiesa battista su Dexter Avenue dove officiava Martin Luther King e la sua abitazione, che fu anche oggetto di un attentato dinamitardo.

Il municipio, che sta davanti alla chiesa di Dexter, fu la tappa conclusiva della marcia da Selma a Montgomery (per chi ha visto il film Selma avete capito a cosa mi riferisco).

Risaliamo in macchina e ci facciamo tutta la strada che fu percorsa a piedi dal movimento degli afro-americani guidato da Martin Luther King. Arriviamo a Selma, parcheggiamo e facciamo l’Edmund Pettus Bridge a piedi. Non nascondo che è stato molto emozionante.

Ripartiamo alla volta di Birmingham, che raggiungiamo nel tardo pomeriggio. Non troviamo alberghi buoni e a buon prezzo. Stanchi del viaggio ripieghiamo sul lussuoso Marriott. Prezzi non in linea con quanto speso finora per dormire ma una stanza da re!

Serata nel quartiere di Five Points, ritrovo di giovani e hipster. Non grandissimo ma con locali e musica dal vivo.

Dodicesimo giorno: da Birmingham ad Atlanta

Prima di lasciare Birmingham visitiamo il memoriale dei diritti civili, che si trova a 16th Street N. E’ un parco dedicato alle sofferenze e alle persecuzioni imposte agli afro-americani in questa città. Vicino c’è anche la 16th Street Baptist Church, dove il Ku Klux Klan fece esplodere una bomba uccidendo quattro bambine. Una visita obbligatoria.

Ripartiamo per fare ritorno ad Atlanta, da dove tutto è cominciato.

Facciamo una deviazione per visitare la cittadina di Senoia, a sud di Atlanta, che ha fatto da set alla serie The Walking Dead (è la città di Woodbury) e dove c’è un piccolo museo con esposti alcuni cimeli della serie.

Per arrivare ad Atlanta ci perdiamo per le stradine di campagna. Una volta sul raccordo della città ci ritroviamo imbottigliati nel traffico. C’è il baseball! Giocano gli Atlanta Braves. Arriviamo in albergo (lo stesso Motel 6 dell’inizio del viaggio) e ci fiondiamo allo stadio.

Biglietti a 12 dollari e cibo a volontà, anche se costoso. Un’esperienza davvero americana.

Ultimo giorno negli States

In macchina raggiungiamo un centro commerciale alle porte di Atlanta e facciamo spese. Poi serata a Little Five Points, quartiere vivissimo a 4 chilometri dal centro.

E’ il ritrovo di hipster e giovanissimi. Pieno di locali e di negozi di musica e di abiti vintage. Facciamo la spola tra lo Yacht Club (locale delizioso) e il Vortex. In tutti e due i locali la birra costa poco e ti fanno fumare dentro.

Dopo 13 giorni e oltre 3mila chilometri in macchina attraverso cinque Stati il nostro viaggio purtroppo è finito. Un’esperienza davvero indimenticabile. Posso dire che abbiamo toccato con mano l’America e di esserci fatti guidare da quello spirito del sud troppo spesso sottovaluto.

Se qualcuno vorrà prendere spunto da questo diario per organizzare il suo viaggio ne saremo davvero lieti.



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