States attraverso gli stati del Sud
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Tour che ci ha riservato qualche piccola delusione e alcune inaspettate sorprese. Ma che soprattutto ci ha fatto conoscere la bellezza della gente in questi luoghi. Chiunque, dal più giovane al più anziano, quando ti incontra ti guarda negli occhi, ti sorride e ti saluta. E se hai anche la minima difficoltà è pronto a farsi in quattro per aiutarti. Dite poco?
Siamo pronti per la partenza: il volo acquistato su Last Minute a 750 € a testa prevede la partenza da Bologna e l’arrivo a Jacksonville (FL) con due scali ad Amsterdam e a Philadelphia. Il ritorno sarà da Fort Walton-Northeast Florida Regional Airport a Bologna con scalo a Charlotte e Parigi. Il prezzo era buono, ma col senno di poi non riprenderei voli con due scali (troppo stancante) ed effettuati da compagnie diverse (US Airways, KLM, Air France) che non emettono nello stesso momento le carte di imbarco per cui tocca sbattersi in giro per gli aeroporti a farle. Stendiamo poi un velo sugli aerei usati da US all’andata: semplicemente pietosi.
Auto noleggiata con Alamo tramite Rentalcars per 18 giorni al costo di € 490 con navigatore. Una Dodge Avenger che è stata perfetta per tutto il viaggio.
Hotel prenotati con gli sconti ABN Save (sconti che vanno dal 10 al 20%) ad un costo medio di € 58 a notte per tre persone, considerando che gli ultimi giorni al mare in Florida hanno alzato il costo, quasi tutti con colazione inclusa. Hotel discreti, alcuni molto buoni, uno solo che non ci è proprio piaciuto.
PRIMI INCONTRI
4-8
Nonostante l’affanno ad Amsterdam per cercare chi ci emettesse le carte d’imbarco e l’improponibile aero della US il viaggio fila via liscio. A Philadelphia facciamo l’immigrazione più veloce che ci sia mai capitata, dieci minuti, e alle 8 di sera siamo al Super 8 di St. Augustine Beach, prima tappa del nostro viaggio. L’hotel non è un granchè, ma le stanze sono abbastanza pulite e la posizione è ottima, basta attraversare la strada e si è in spiaggia
5-8
La colazione è scarsa ma ce la facciamo bastare e andiamo in spiaggia, pensando di concederci una mattinata di relax per poi visitare nel pomeriggio St. Augustine. Abbiamo immediatamente un assaggio del clima che ci accompagnerà per tutta la vacanza: caldo soffocante e umidità ai massimi livelli. Passeggiamo per la spiaggia che è veramente bella. Immensa, vuota e orlata di dune, con tante specie di uccelli. Decidiamo di andare a prendere costumi e teli quando un signore da lontano ci chiama. Subito non capiamo ma avvicinandoci sentiamo che grida “shark”! A pochi, pochissimi metri dalla riva vediamo le inconfondibili pinne (ne contiamo sette) che pattugliano lentamente la zona. Beh non ho poi così tanta voglia di fare il bagno. Che ne dite se anticipassimo la visita della città? Parcheggiamo al visitor center (10$ al giorno) ed iniziamo col Castillo de San Marco per poi dirigerci sulla caratteristica St. George str. e da qui all’Alcazar Hotel, al Ponce de Leon Hotel, alla Basilica e al Flagler Memorial. St. Augustin è deliziosa. Si tratta del più antico insediamento europeo negli Stati uniti ed è ottimamente conservata, peccato che il cambio di programma ci abbia portato a visitarla nelle ore centrali della giornata, con un caldo infernale. Decisamente meglio andarci verso sera. Per ingannare un po’ il tempo in attesa dell’ora di cena andiamo a fare un giro al Premium outlet, dove ci scappa già un primo acquisto da Nike. Nonostante sia un po’ presto andiamo a cena e capiamo subito che che ciò che noi consideriamo un po’ presto in questi luoghi è quasi l’ora di chiusura. Siamo gli ultimi. Meglio tenerlo presente nei prossimi giorni. Visto le nostre pessime esperienze precedenti in fatto di cibo negli Usa ho deciso di affidarmi totalmente ai consigli ricevuti, e faccio subito centro con Ned’s Southside Kitchen. Poi il caldo e il fuso orario hanno la meglio su di noi. Rientriamo in hotel sfiniti.
DELUSIONI, CONFERME E SORPRESE
6-8
Il viaggio verso Savannah scorre via veloce, si viaggia benissimo su queste autostrade, anche se alla fine di tutto il viaggio risulteranno monotone: solo nastri d’asfalto fiancheggiati da boschi, zero panorama. Mettiamo subito in atto un altro consiglio ricevuto: dopo il confine di stato ci sono le rest area dove offrono materiale informativo, mappe, caffè o spremute d’arancia e soprattutto ci sono i classici cartelli di benvenuto per fare le foto in tutta tranquillità.
Un ottimo parcheggio a Savannah è presso il visitor center, al costo di 1 $ l’ora, comodissimo per iniziare la visita dell’ Historic District. Volendo ci sono dei trolley gratuiti che girano continuamente facendo sosta nei luoghi di principale interesse. Percorriamo Bull str. in direzione del fiume. Le vie di Savannah sono punteggiate da tante piccole piazze caratterizzate da lecci secolari ricoperti di muschio. L’effetto è veramente spettacolare. Una di queste è la famosa Chippewa sq. dove sono state girate tante scene di Forrest Gump. Incuriositi ci mettiamo a cercare la famosa panchina, vuoi che non ci sia almeno una targa? Un paese che fa una statua a Rocky, un monumento alla casa di Elvis, non mette una targhetta sulla panchina di Forrest Gump? No, non c’è! Proseguiamo con la passeggiata, anche se tutto sommato non ci entusiasma più di tanto e arriviamo al city market, ma anche questo non ci dice granchè. Più carina troviamo invece la zona del Riverfront Park, con gli antichi magazzini e le strade acciottolate. Qui pranziamo molto bene al The Wharehouse bar and grill. Il percorso inverso lo facciamo risalendo Abercorn str. e fermandoci a vedere il Colonial Cemetery, la cattedrale di San Giovanni Battista e il Tempio di Mickve Israel fino al Forsyth Park. Mah, mi aspettavo qualcosa di più da Savannah. Pur trovandola carina, le poche ore che le abbiamo dedicato sono state più che sufficienti.
Dopo Savannh ci era stata fortemente consigliata una tappa al Tanger outlet di Bluffton quindi partiamo in direzione shopping. E che shopping! Due enormi outlets a distanza di un miglio uno dall’altro con ottimi prezzi, che sommati ai coupons che avevo scaricato a casa e agli sconti ritirati al centro clienti fanno sì che in poco tempo ci troviamo carichi di pacchi. Inizialmente questa doveva essere solo una sosta per gli acquisti quindi avevo prenotato un hotel in un paesino anonimo lì vicino. Poi all’ultimo ho pensato, visto che ero in zona, di andare a vedere Hilton Head Island così ho annullato e riprenotato sull’isola. Scelta felicissima. Appena si arriva si respira un clima di vacanza. Tutto verdissimo, molto curato, campi da golf e bei locali. Tanto che decidiamo di cambiare i programmi per l’indomani e passare la mattinata a visitarla. Ceniamo benissimo da Giuseppi’s e andiamo al Red Roof dove, alle 10 di sera, ci sono ancora tante persone che se la spassano in piscina. Sì sì questo posto mi sta dando una sensazione piacevolissima.
7-8
Nonostante nei Red Roof non ci sia la colazione inclusa questo offre caffè e dolcetti alla reception, dunque ne approfittiamo e partiamo per la visita. L’idea che mi ero fatta ieri sera di questo luogo è ampiamente confermata. Una bella via pavimentata in legno conduce alla lunghissima spiaggia, movimentata ma tranquilla. Chi prende il sole, chi corre, chi passeggia col cane, chi fa il bagno, tutto all’insegna del relax. E dietro la spiaggia dune e bellissime case in legno colorate. Altro che mezza giornata, io qui ci farei una bella settimana di vacanza! Ma la tabella di marcia prevede un’altra tappa, così a malincuore si riparte, per poi fermarci però subito per un’altra visita all’outlet (non eravamo riusciti a vederlo tutto ieri sera) e in barba ai buoni propositi ci scappa qualche altro acquisto. Arriviamo al Red Roof di Charleston a metà pomeriggio. Anche questo è molto carino e in ottima posizione per raggiungere il centro. La visita si snoda tra Market str., Bay str. , il bel Waterfront Park, la deliziosa Rainbow Row, White Point Park e Meeting str. Che bellissima città è Charleston! Vie orlate di palme, prati che arrivano fino all’acqua, ragazzini che si tuffano nelle fontane, vicoletti acciottolati, casette con le facciate pastello e bellissime case d’epoca. Proprio una bella giornata, traffico quasi inesistente e gente cordiale. E per cena proviamo per la prima volta Bubba Gump. Tutto buono, ma un po’ caruccio.
SI TORNA BAMBINI
8-8
Partenza presto per Atlanta. Durante il viaggio mi accade un episodio buffo. Usciamo dall’autostrada per fare benzina in un posto sperduto. Il gestore del distributore mi chiede da dove vengo e quando rispondo Italia rimane a bocca aperta, mi prende il passaporto e se lo rigira tra le mani come fosse un oggetto di immenso valore, con lo sguardo che passa da me al documento. Beh ho detto Italia, non Marte! Sembra felicissimo, me lo rende e mi saluta.
Per Atlanta abbiamo scelto il Motel 6 Downtown, modesto ma pulito, con personale gentilissimo, in posizione fantastica, praticamente in centro e con parcheggio gratuito, così lasciamo l’auto e giriamo sempre a piedi. Ci dirigiamo a The World of Coca Cola per fare il biglietto combo Coca Cola+CNN. In verità il mio interesse era quasi esclusivamente per gli studi televisivi così entriamo alla Coca Cola con in viso quell’espressione scettica (e anche un po’ odiosa) di chi pensa: sarà la solita americanata! Due ore abbondanti dopo siamo all’uscita con un sorriso a 32 denti, camminiamo a passo di jingle, con in mano una bottiglietta a testa. O sono stati così bravi a farci il lavaggio del cervello o sono stati così bravi a farci tornare bambini. Io opto per la seconda. Tra cartoni animati, curiosità, film in 4D e foto con l’orso bianco (ahimè ho fatto anche questa, con tanto di bacino sulla guancia) ci hanno fatto perdere ogni freno inibitore, ci siamo lasciati andare e ci siamo divertiti come matti. Compreso l’assaggio finale delle bibite di tutti i continenti. All’uscita andiamo a dare una prima occhiata al bell’ Olympic Park, poi un giro all’Hard Rock Cafè e cena di fronte, al Jalapeno Charlie’s , buon cibo messicano e margaritas.
9-8
Alle 9 siamo già in attesa che inizi la visita alla CNN. All’interno dell’edificio c’è una hall immensa con un centro commerciale e una lunghissima scala mobile che prendiamo per iniziare il nostro tour guidato. Il tour è molto interessante, anche se ogni tanto abbiamo faticato a seguire la spiegazione, ed è costantemente scortato dal personale di sicurezza. All’uscita percorriamo Peachtree str., la via centrale di Atlanta.
Una passeggiata su Peachtree è molto piacevole, così come lo sono le piccole vie laterali coi locali che si animano durante la pausa pranzo. Arriviamo fino ad Underground Atlanta, un centro commerciale seminterrato e dopo averlo attraversato risaliamo per vedere il Capitol. Torniamo pian piano sui nostri passi per una pausa ristoratrice in hotel. Il terribile caldo umido continua ad essere una costante che non da tregua alla nostra vacanza. Nel pomeriggio, sempre a piedi, andiamo a Sweet Auburn, il quartiere dove nacque ed esercitò Martin Luther King. Il visitor center è estremamente interessante, ci vorrebbe un giorno intero per vedere tutti i filmati e i documenti. Passiamo poi davanti alla tomba del reverendo e di sua moglie e proseguiamo per Auburn Av., la via dove c’è la sua casa natale, dichiarata Historic Site e molto ben ristrutturata. Alla fine di questa visita emozionante ci rimettiamo in cammino di nuovo verso il centro e Peachtree str., ceniamo da Hooters (per la gioia di mio figlio) e torniamo all’Olympic Park, bello e rilassante anche di sera tutto illuminato. Atlanta ha superato a pieni voti le nostre aspettative.
è ORA DI SCENDERE IN PISTA
10-8
Sulla strada per Nashville ci sorprende un temporale fortissimo così ci fermiamo a pranzo e ne approfittiamo per sperimentare un Cracker Barrell come ci era stato consigliato. Molto soddisfatti continuiamo la pausa sulle sedie a dondolo sotto il portico visto che continua a diluviare.
Nel primo pomeriggio arriviamo nel peggior hotel di tutta la vacanza, il Knight’s Inn, bruttino e nemmeno tanto pulito. Comunque ciò che non ci manca è lo spirito di adattamento quindi partiamo subito per il centro. Lasciamo l’auto al parcheggio della biblioteca (5 $ al giorno) e andiamo verso il District, il quartiere dei locali e del divertimento. Carino, ma non ci rapisce. Forse anche colpa nostra che, sentendola nominare da sempre, ci aspettavamo da Nashville chissà cosa. Passiamo comunque il tempo a camminare tra la folla curiosando nei vari negozi. E’ sabato sera e ci sono decine di ragazze (tutte uguali) che festeggiano (tutte allo stesso modo) l’addio al celibato. L’atmosfera che ho intorno è quella di “mi voglio divertire ad ogni costo” più che “mi sto veramente divertendo”. Decidiamo di andare a cena al Wild Horse Saloon e finalmente troviamo quello che stavamo cercando. Musica country, atmosfera country, abbigliamento country e cibo country. Il locale è veramente bello, la pista è piena di gente che balla, vorrei tanto andare anch’io ma, accidenti a me a alla mia timidezza, non vado. Il conto è un po’ salato ma ne è valsa la pena, è stata una serata piacevolissima.
11-8
L’unico pregio dell’hotel è la posizione e visto che stamattina il cielo è carico di nuvoloni e il sole non ci ammazzerà decidiamo di andare in centro a piedi. Facciamo una bella passeggiata per il Bicentennial Capital Mall, guardando i monumenti e visitando il farmer’s market. Non appena iniziamo la salita verso lo State Capitol esce un sole micidiale così arriviamo in cima distrutti. Desistiamo dal proposito iniziale di arrivare a piedi fino al District e sulla via del ritorno ci imbattiamo in una partita di vintage baseball. Ci fermiamo all’ombra e ci lasciamo coinvolgere da questo bello spettacolo. Rientriamo in hotel talmente accaldati che, anche se nel frattempo ha iniziato a piovere, ci buttiamo in piscina. La sera torniamo in centro per vedere il Ryman Auditorium, la Hall of Fame e la Bridgestone Arena. Di nuovo al District restiamo allibiti. Non so se sia dovuto al fatto che è Domenica, ma non c’è un’anima in giro. Da non credere, vie deserte e locali vuoti. Solo davanti al Wild Horse c’è un po’ di fila. Basta un rapido sguardo per decidere all’unanimità: pizza veloce da Sbarro e via dentro al locale. Stasera non ce n’è per nessuno, mi butto nella mischia e zompetto (pietosamente) tutta la sera. Ehh, sono soddisfazioni!
UN MITO E’ UN MITO
12-8
Oggi si va a Memphis. Qui le cose andranno all’esatto contrario di Nashville. Partiti con la certezza che la città non ci avrebbe riservato più di tanto, ci dovremo ricredere. E’ stato un soggiorno piacevolissimo. Il Days Inn scelto è carino e pulito.
Dopo il check in parcheggiamo a Peabody Place a 1$ l’ora e passeggiamo per Beale str.. La via è decisamente carina, con un’atmosfera coinvolgente. Visitiamo l’antica merceria Schwabb, diamo uno sguardo al negozio della Gibson, sosta all’Hard Rock poi facciamo una passeggiata per incontrare finalmente il Mississippi. Per cena scegliamo il tanto consigliato Gus’s fried chicken e tanto per cambiare non sbagliamo. Pollo fritto buonissimo e locale caratteristico. Ritorniamo su Beale str. che nel frattempo ha acceso tutte le luci. Da ogni locale esce la musica dei gruppi che si esibiscono. Scegliamo il Jerry Lee Lewis cafè, con un tizio che canta, suona e si muove come il famoso musicista, senza risparmiarsi. Bellissima serata.
13-8
La facciamo. Non la facciamo. Sono soldi buttati. Però poi ci pentiamo di non esserci stati. Fino all’ultimo la visita a Graceland è stata un bel dilemma. Decidiamo di farla ma anche qui entriamo convinti che sia una fregatura (E allora! Quand’è che impariamo?!) Il costo è un po’ altino ma devo dire che è una visita decisamente bella. Organizzazione perfetta, un crescendo di emozioni, tanto che arrivo sulla tomba di Elvis con gli occhi lucidi. Ora, io con Elvis ci sono cresciuta, ma mio figlio che non ne sapeva nulla all’uscita esclama: Però! Proprio niente male questo qui!
Al termine partiamo per l’hotel Super 8 di Clinton, tappa scelta per iniziare l’indomani il Natchez Trail. Sapevamo che non c’era niente da fare e da vedere a Clinton ma volonterosi proviamo a fare un giretto. No, niente. Allora proviamo con la vicina Vicksburg. Mmmhh, un po’ più carina, ma niente anche qui. Ok, tuffo in piscina e a nanna.
VERSO SUD IN COMPAGNIA DEL FIUME
14-8
Oggi percorriamo il Natchez Trail, un percorso che si sviluppa su un antico sentiero dei nativi americani. Sarà la giornata piovigginosa, sarà che anche per questa tappa avevamo grandi aspettative, ma restiamo molto delusi. Non ci siamo fermati a fare passeggiate a piedi, ma la strada percorsa in auto a nostro avviso è piuttosto anonima, 160 km. tutti uguali, che ci hanno lasciati totalmente indifferenti. Arrivati a Natchez scendiamo subito in riva al maestoso Mississippi. Proseguiamo con il tour delle case coloniali, da fare rigorosamente in auto con l’aria condizionata a palla, visto il caldo infernale che fa. Il pomeriggio ci possiamo permettere solo di stare a mollo nella piscina del Days Inn scelto per la notte. Finalmente arriva il tramonto e Natchez da il meglio di se. Le vie non più roventi sono tranquillissime e piacevoli per una passeggiata, le persone sorridono e salutano. Poi iniziano ad accendersi le luci e percorriamo la bella via pedonale che costeggia il fiume in alto. Ceniamo al Pig Out Inn con ottimo barbeque di maiale a buon prezzo.
15-8
Si parte in direzione New Orleans e finalmente per un tratto cambia anche il panorama che vediamo dall’auto. Facciamo una sosta a Baton Rouge anche qui per una passeggiata lungo il Mississippi e qualche foto all’Old Capitol. Una lunga strada che corre sull’acqua e un intenso traffico ci danno il benvenuto nella “Big Easy”. Per la due notti di N.O. Abbiamo scelto il Super 8 Chef Manteur, molto carino, ricorda le case del French Quarter. E proprio nel French Quarter ci dirigiamo immediatamente, parcheggiando a Rampart str, multipiano a 5 $ al giorno. Il quartiere è veramente carino, con le caratteristiche case in stile coloniale. La via principale è la famosissima Bourbon str. che nel bene e nel male rappresenta l’anima della città. Dico nel bene e nel male perchè se per alcuni lati non è proprio piacevole (ubriachi, mendicanti, localini per adulti con ragazzine ammiccanti che invitano), per altri aspetti è unica, e mi riferisco alle fantastiche band che suonano per la via, alla gente che balla, alle sfilate tipo Mardì Gras, alle persone che lanciano collane dai balconi e ai bei locali con musica dal vivo, purtroppo per noi tassativamente vietati ai minori di 21 anni.
Dopo questo primo assaggio visitiamo Jackson Square, zona molto diversa dal Quarter, con la bella cattedrale di St. Louis, il palazzo del Cabildo e i giardini. Ci spostiamo al French Market e facciamo tappa al Cafè du Monde per un assaggio di Beignets. Semplicemente deliziosi, appuntamento fissato anche per domani! Per cena scegliamo Gumbo Shop, un bel ristorante vicino alla piazza per assaggiare le specialità del sud come gumbo e jambalaya, poi di nuovo nel casino di Bourbon str. Finalmente troviamo un localino all’aperto dove accettano i minorenni e possiamo rilassarci un po’ con un bel gruppo swing.
16-8
Di nuovo in centro andiamo al Canal street wharf dove prendiamo il ferry gratuito per attraversare il fiume. Qualche foto alla città dalla sponda opposta e siamo di nuovo sui nostri passi. Con una passeggiata su Canal Str. vediamo un altro dei molteplici aspetti di questa città. E per proseguire con le scoperte saliamo sul St. Charles Avenue Streetcar, in direzione Garden District. Lo Streetcar è un trolley storico e quello di St. Charles è il più antico ancora operante al mondo. Un modo economico e molto piacevole per spostarsi a N.O.
Passeggiamo tranquillamente per le vie del Garden District, con le ricche ville antiche, e visitiamo il Lafayette Cemetery. Di nuovo un altro mondo nella stessa città. Poi l’afa ha ancora una volta la meglio su di noi e rientriamo in hotel per rinfrescarci un po’ in piscina. Nel tardo pomeriggio in mezzo ad un traffico molto intenso raggiungiamo il solito parcheggio e con piacere scopriamo che i 5 $ al giorno di ieri e stamattina sono diventati 8. Pazienza. Ci incamminiamo verso il quartiere Tremè per scoprire l’ennesimo volto di questa città. Dopo le villone di stamattina la differenza con le modestissime case del quartiere risulta ancora più forte. Qualche piccolo locale che sta per aprire ci fa però presagire che forse l’anima vera di N.O. si trovi proprio qui, con più tempo a disposizione sarebbe valsa la pena trascorrere la serata in uno di questi locali. Ma abbiamo un impegno improrogabile, i beignets del Cafè du Monde, quindi gambe in spalla e dietrofront, attraverso il Louis Armstrong Park. Assolti i nostri impegni passeggiamo lungo il Mississippi, che da oggi purtroppo non ci accompagnerà più nel nostro viaggio. Per cena andiamo da Maspero, ottima cibo in uno dei luoghi più storici della città. E la giornata si conclude naturalmente nella bolgia di Bourbon street.
THE SUNSHINE STATE?
17-8
Se un’emittente televisiva che trasmette previsioni meteo 24 ore su 24 dice che sta arrivando una tempesta tropicale sul golfo del Messico, e se il disegno della tempesta è proprio su Pensacola e Destin, le località scelte per la parte di relax balneare della vacanza, bisogna crederle? Noooo dai! Magari si sbagliano! Sarà il solito acquazzone che dura mezz’ora poi esce il sole. Non pioverà mica per 4 giorni di fila?!
Infatti facciamo la foto di rito col cartello (welcome to Florida the sunshine state…ah ah ah) sotto il diluvio universale. E nelle stesse condizioni arriviamo al Days Inn Beachfront di Pensacola. Il nome (beachfront) la dice lunga su quello che era il nostro programma per i prossimi giorni. Indossiamo il k-way e scendiamo a vedere la spiaggia. Nonostante tutto c’è gente che fa il bagno. E nonostante tutto a questo punto mi butto anch’io a sgambettare in acqua. E quando mai mi ricapita di essere da queste parti?
18-8
Ancora bruttissimo, ma almeno non piove. In auto andiamo verso Santa Rosa. Dune bianchissime ai lati della strada, spiaggia veramente bella. Il mare in tempesta e i nuvoloni creano un’atmosfera particolare. Ci godiamo per un po’ il paesaggio che con questo tempo risulta affascinante. Poi di nuovo acqua a più non posso così optiamo per una visita al National Naval Aviation Museum, museo molto interessante dove trascorriamo piacevolmente un paio d’ore. Al rientro il cielo si apre leggermente, permettendoci di stare un po’ in spiaggia. Qualche temerario fa il bagno, ma il mare oggi è veramente da paura. Gli addetti alla sicurezza fischiano continuamente, intimando alle persone di stare a riva. Chiudiamo con una partita a mini golf. Peccato Pensacola, avresti potuto essere un fantastico luogo di vacanza.
19/8
Oggi la giornata sembra migliore, quindi colazione e partenza in tutta fretta verso Destin. Nemmeno il tempo di arrivare che ci risiamo. Tempo brutto, stanza non ancora disponibile cosa ci resta da fare? Shopping! Ci consoliamo con gli ultimi acquisti al Silver Sand Outlet poi finalmente andiamo al Wyngate, il bell’hotel scelto per gli ultimi due giorni della nostra vacanza. Fermi tutti! Esce il sole! Concentriamo in poche ore tutto quello che non siamo riusciti a fare finora. E allora via come matti tra spiaggia piscina! Per cena poi supero addirittura me stessa. Trovo da sola, senza nessun suggerimento, un ristorante dove mangiamo benissimo, pesce e ostriche, con un romantico portico sulla spiaggia dal quale ammirare la luna piena che si specchia nell’acqua. Il locale si chiama “The Back Porch” e sono orgogliosissima di aver finalmente imparato a scegliere negli Usa. Mi farei un applauso. Siamo talmente su di giri che ci facciamo anche una corsa con i go karts.
20/8
Promette bene. Si va all’Henderson Beach State Park, una fantastica spiaggia, con sabbia di un bianco accecante, dichiarata zona protetta e risparmiata dalla cementificazione che purtroppo sorge ai lati. L’ingresso costa 6$ ad auto ed è valido tutto il giorno, si può anche uscire a rientrare. Ma quando dice male… appena stesi i teli il cielo diventa nero che più nero non si può, quindi bagno veloce e foto alla tempesta che avanza. Speranzosi che nel pomeriggio migliori andiamo a mangiare un boccone al Destin Commons. Infatti all’uscita c’è di nuovo il sole. Viaaa! Rientriamo col biglietto fatto stamattina, ci stendiamo in spiaggia e ci risiamo di nuovo. Nel giro di una mezz’oretta tuoni, fulmini e acqua a catinelle. Niente da fare, non era destino che ci godessimo questi giorni di mare. Amen.
A questo punto non ci resta che andarcene in stanza a fare le prove valigie, lavoro che si è rivelato piuttosto impegnativo. Ci consoliamo però trovando un ottimo ristorante anche stasera, Long Horn Steak House, dove mangiamo fantastiche baby ribs.
21/8
Siamo arrivati alla fine. Un breve viaggio ci porta al piccolo Northwest Florida Regional Airport dove inizia il nostro viaggio di rientro. Stavolta ci va anche decisamente meglio con gli aerei e le carte di imbarco. Sull’aereo si tirano le somme, ci si lascia andare ai ricordi, cosa ci è piaciuto, cosa non ci ha lasciati pienamente soddisfatti, poi magicamente il discorso dai ricordi recenti scivola verso i progetti futuri: Di nuovo all’ovest? Magari Yellowstone? O qualche altra bella città? Perchè tu a New York non ci torneresti? Mi sa che non abbiamo ancora chiuso con gli States. Proprio no!