Sabina la bella
La vacanza? Un giorno intero di lento viaggio di andata (600 chilometri) tra il caldo, i rallentamenti, le code in autostrada e la fatica di un anno; poi sei giorni completi passati in un magnifico agriturismo e alla fine dell’ultimo giorno il viaggio di ritorno. Questo tipo di vacanza ha avuto come premessa quella di non volere essere una vacanza culturale (ovvero di intense giornate alla ricerca di capolavori dell’arte) e neanche naturale (nel senso di pensare a lunghe passeggiate nella natura). Volevamo solo stare bene anche se per un breve periodo. Volevamo vedere cose belle non inquinate da rumori molesti, traffico intenso, miriadi di turisti vocianti, ecc. Volevamo passare la giornata facendo delle piccole gite, visitando lentamente un’area relativamente piccola per poi nel primo pomeriggio, accaldati, tornare in un bel posto verde e tranquillo (per chi voleva c’era anche la piscina) dove riposare e magari leggere un libro e ogni tanto guardarsi attorno tra gli alberi di ulivo e vedere colline verdi. Ed è quello che abbiamo fatto e visto una volta arrivati a destinazione. A questo si deve aggiungere la grande qualità dei luoghi e del luogo di residenza. La Sabina è un’area geografica che gli abitanti di Roma conoscono bene (non come quelli che vivono al Nord), la conoscono perché magari l’attraversano per andare al Terminillo. La Sabina è un grande polmone verde costituito da molte colline e qualche montagna che a stento supera i 1000 metri. Sulle pareti di queste colline, tra le altre coltivazioni, regna incontrastato l’ulivo.
In questo mare verde e silenzioso ci sono decine di piccoli borghi che sorgono su cocuzzoli e nelle posizioni più disparate. Sono piccoli borghi abitati, apparizioni odierne di insediamenti secolari e tra i molti (circa 90) cito Castelnuovo di Farfa, Roccantica, Casperia, Contigliano, Cottanello, Cantalice, Rocca Sinibalda, Colle di Tora, Castel di Tora, Ascrea per essere stati tra i molti luoghi della nostra visita. Inoltre, nell’area ci sono diversi santuari molto antichi (Poggio Bustone, La Foresta, Greccio e Fonte Colombo). Quello di Greccio, dove una costruzione moderna racchiude dei gioielli duecenteschi che consistono in parti murarie e lignee significative dell’originario luogo (visitandolo mi è tornato alla memoria il Convento del Cristo a Tomar in Portogallo); inoltre da citare il santuario di Fonte Colombo dove anche il viaggiatore può respirare per brevi istanti una “rarefazione della percezione”.
Una nota a parte merita il luogo che ci ha visti soggiornare: l’Azienda Agrituristica S. Ilario sul Farfa è stata per noi una scelta felice. La cortesia, l’ospitalità, la tranquillità (sulla cima di una piccola collina tra gli ulivi) e la cucina hanno creato un insieme raro grazie alla signora Susanna per la familiare e appassionata conduzione e alla signora Luisa per la alta interpretazione della tradizione culinaria del luogo.