I colori dell’autunno a est di Bologna
Belle giornate di fine ottobre, in cui le campagne e colline bolognesi si riempiono di quei bei colori autunnali: vigne ingiallite e varie specie di alberi che portano diverse tonalità di verde, giallo, ocra. Ottobre ai 23° di un bel sole convinto. Raggiungiamo Imola cittadina al confine tra Emilia e Romagna, cerchiamo un parcheggio chiuso, che troviamo nei pressi della circonvallazione, per circa 3 ore pagheremo 2 euro. In 5 minuti arriviamo in piazza G. Matteotti, molto vivace pur essendo venerdì, con bar e punti snack in pieno lavoro. Negozi con belle merci in vetrina e profumi che vengono da quelli alimentari. Davvero delizioso camminare in questo centro pedonale e ciclabile ascoltando i discorsi della gente ed ammirando le vecchie case ben tenute. In piazza Matteotti si trovano Palazzo Sersanti e il Palazzo comunale: fanno bella mostra orologi con numeri romani. Proseguiamo per via Garibaldi, a 500 metri, sulla sinistra, incontriamo il grande duomo dedicato a San Cassiano; all’angolo Palazzo Tozzoni. Usciamo per recarci, nelle vicinanze, alla famosa Rocca, l’edificio più rappresentativo di Imola, costruita nel XI secolo; tutt’intorno un bel parco, all’interno una’importante collezione di armi e di ceramiche; ci sembra ben conservata ed imponente esternamente. Scattiamo belle foto alle torri e al ponte levatoio, alle mura, alle torri e all’adiacente muretto antico ad hoc per la scenografia.
Soddisfatti, in 20 minuti raggiungiamo Dozza Imolese che mantiene un antico borgo medievale che si dice essere uno dei più belli d’Italia. Parcheggiamo gratuitamente a 200 metri dall’arco d’entrata ed un signore che ci aveva indicato il parcheggio, scendendo dal borgo ci offre pure dei biscotti all’anice e ci consiglia dove acquistarli: gentilissimo. In effetti il piccolo centro è molto grazioso, non vi sono attività lavorative se non bar e ristoranti. Si riempie la domenica e le sere d’estate. Questo borgo con ancora le strade di sassi ha una caratteristica: “la biennale del muro dipinto” festival degli affreschi ed è il caso di scrivere che l’arte riveste le case; ne abbiamo visti di molto belli, raffiguranti vari soggetti, astratti, Coppi e Bartali in cielo, gente a tavola in cucina, donne affascinanti etc. che accompagnano in cima al paese dove si trova l’antica rocca. Sono le 15, decidiamo per uno spuntino e sempre rientrando verso Bologna, sulla via Emilia, passiamo da Castel San Pietro, famosa ovviamente per le sue terme, parcheggiamo di fronte al Cassero (1200) ornato da merli ghibellini, all’interno un salone per 300 persone, esternamente il grande orologio. Poiché a breve si terrà la festa degli alpini, pullulano le bandierine tricolore. Attraversato l’arco del Cassero e dopo esserci soffermati in piazza XX Settembre dove ammiriamo il doppio campanile la colonna della Madonna del Rosario patrona del paese, il Santuario del Ss. Crocifisso ed il municipio giungiamo in fondo al corso principale, girando a destra, acquistiamo un abbondante piadina al kebab (5 euro con la bibita), che ci sembra un misto tra la cultura mussulmana e quella romagnola: quest’ultima sicuramente presente nei tre luoghi visitati pur essendo ancora in Emilia. Serata come detto in compagnia, la mattina dopo salutiamo e ci dirigiamo a Faenza; parcheggiamo in via Ceonia, pressi centro, 50 cent. l’ora. E’ giovedì, giorno di mercato, quindi la città è più vivace nonostante una discreta nebbia, ma al contempo non ci permette di fotografare integralmente la belle Piazza del Popolo e Piazza della Libertà che sono contigue. I banchi degli ambulanti affollano soprattutto Piazza del Popolo, dove vi sono 2 splendidi porticati uno di fronte all’altro del 1700, quindi si accede a Piazza della Libertà dove si trova la cattedrale del 1400: di rilevante nella quarta cappella la “Madonna con bambino e santi” e nella quinta l’Arca di San Terenzio. Usciamo e di fronte notiamo il Portico degli orefici e subito a sinistra la Fontana di Piazza del 1600. Praticamente a dividere idealmente le 2 piazze c’è la Torre dell’Orologio (1600), nei pressi anche Il Palazzo del Podestà ed il Municipio. Unendo le 2 piazze ne esce uno spazio enorme e davvero bello con monumenti e palazzi di prestigio. Percorrendo via Mazzini troviamo i Palazzi storici Conti, Zanelli e Matteucci (stile liberty). Avremmo voluto visitare anche l’importante museo internazionale delle ceramiche, ma il tempo è tiranno.
Il navigatore ci porta ora a Predappio, sulle colline, dove dapprima sostiamo alla casa Natale di Benito Mussolini, in pietra ed anche gradevole, con annesso piccolo museo aperto solo in certi periodi. Su di una parete esterna fà bella mostra una gigantografia del Duce in età giovanile. Ovviamente il paese vive in buona parte su questo personaggio discusso della nostra storia, lo testimoniano le tante bandiere nazionali ed i negozi di souvenir con rappresentazioni fasciste. Ci dicono essere spesso affollato d’estate per l’arrivo dalla riviera adriatica di turisti d’oltralpe. Passiamo in piazza S.Antonio, con la bella chiesa bianca omonima, la Casa del Fascio, grande costruzione di indiscutibile fattura fascista e leggermente in altura Palazzo Varano ora sede del comune. Curiosità: nella piazza si trova un distributore automatico della società Hera che distribuisce acqua gratuitamente, mentre con 5 cent. si può avere un litro di acqua gassata. Intanto è spuntato un caldo sole, saranno almeno 20 gradi, quindi le colline mostrano ancora dei bellissimi colori, solo in lontananza una leggera foschia.
A meno di 2 chilometri dalla piazza, sempre sulla provinciale, vi è il cimitero Monumentale di San Cassiano in Pennino, davvero una bella costruzione in stile bizantino-ravennate del 1930. Appena entrati a sinistra vi è la gradevole Basilica di San Cassiano in Pennino dell’XI secolo a tre navate ed in fondo al vialetto la cappella al cui fianco si trova la cripta con le spoglie di Mussolini ed altri componenti della famiglia, come donna Rachele ed il figlio Romano. Testimonio che vi era pochissima gente, anche data l’ora, le 13 circa, ma chi c’era aveva a tracolla, come noi, la macchina fotografica. Non m’interessa il discorso prettamente politico, ma credo sia una visita interessante e comunque la si pensi, storica, peraltro in un bell’ambiente naturale.
Lasciamo Predappio in direzione Forlì, che sottovalutavo. Parcheggiamo l’auto in uno dei tanti parcheggi in zona San Domenico (2 ore euro 2,50), e in 5 minuti siamo in piazza Ordelaffi, famiglia che ha lasciato molte testimonianze da queste parti e in cui troviamo la cattedrale di Santa Croce, aspetto neo-classico con colonnato e il bel palazzo della prefettura, nello spazio a fianco del Duomo l’altissima colonna con in cima la Madonna col bambino. Giriamo in via delle Torri e siamo nell’immensa piazza A.Saffi con a sinistra il bel Palazzo storico delle poste. Ci muoviamo fotografando vari angoli della piazza, cuore della città, ovviamente al centro la statua di Aurelio Saffi, l’imponente Municipio, la Chiesa del Suffragio (1700) con facciata arrotondata, Palazzo Albertini e la bellissima Abbazia di San Mercuriale (1180) in stile romanico, simbolo di Forlì, con il suo altissimo campanile di cui a volte si possono salire i quasi 300 gradini ed avere una panoramica sulla città, bello il portale in colonnine di marmo. Entrando in questa chiesa che sà di “antico” per via del suo grezzo colonnato vi troverete in un luogo mistico: questa è stata la nostra sensazione. Carino anche il chiostro esterno con vecchio pozzo, dalle cui arcate si ha la vista sulla piazza e la torre civica visibile da vari punti della città. Si sono fatte le 15, abbiamo appetito, ed incrociamo in Corso Garibaldi (pressi piazza) un negozio di piadine con rinforzo per quel giorno di lasagne e piatto a base di zucchine. Piadina al prosciutto 4 euro, ma tante le possibilità di ripieno. Abbiamo consumato seduti su di un divano rosso all’esterno, sotto il portico, consigliamo quindi per uno spuntino saziante questo piccolo locale che si chiama “Biancofarina”. Sulla via del ritorno, da piazza Saffi entriamo nel cortile del Municipio dove c’è la Torre civica o Torre dell’orologio. In quel cortile notiamo un accogliente localino a self service “Delizie in cucina” con esposti prezzi da 7 a 10 euro, offerta di bis di minestre ed invitanti piatti di pesce (fritture, paella etc): peccato abbiamo già mangiato, sarà per la prossima volta.
La sera si avvicina ma facciamo la nostra ultima visita in città: la Rocca di Ravaldino, in fondo a Corso Diaz, grande, del 1300 ed ampliata da Caterina Sfora: un angolo di medioevo a Forlì. Riprendiamo possesso dell’auto e rientriamo a Bologna contenti di aver visitato o riscoperto luoghi di alto interesse culturale, paesaggistico e perché nò culinario: quando non si hanno molti giorni a disposizione basta allontanarsi poco da casa e scoprire luoghi di grande interesse.