Dovremo morire Protestanti? di Bassa Sassonia

Inizio del viaggio: 30.07.2004 ritorno: 06.08.2004 auto 2; persone 7 spesa pro-capite tutto compreso: 700.00 euro *** Nella visione capovolta che i tedeschi hanno della Germania, la Bassa Sassonia è in effetti una regione del nord, che arriva fino ad Amburgo. L'aspetto morfologico è abbastanza ripetitivo: dolci ondulazioni e pianure...
Scritto da: Capitanoachab
dovremo morire protestanti? di bassa sassonia
Partenza il: 30/07/2004
Ritorno il: 06/08/2004
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 1000 €
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Inizio del viaggio: 30.07.2004 ritorno: 06.08.2004 auto 2; persone 7 spesa pro-capite tutto compreso: 700.00 euro *** Nella visione capovolta che i tedeschi hanno della Germania, la Bassa Sassonia è in effetti una regione del nord, che arriva fino ad Amburgo.

L’aspetto morfologico è abbastanza ripetitivo: dolci ondulazioni e pianure coltivate; le città che vi si trovano sono in genere di piccole dimensioni, ed in certi casi sono riuscite a scampare al flagello dei bombardamenti. Gli abitanti della Bassa Sassonia sono i Tedeschi nudi e crudi, infatti difficilmente conoscono altre lingue (più l’italiano che l’inglese), mantengono rigidamente le tradizioni, sono cortesi ed assolutamente non invadenti.

Ho scelto come base per le escursioni Northeim, cittadina di circa 30mila abitanti che si trova proprio sull’asse autostradale A7 che da Francoforte porta sino ad Amburgo. Il centro storico di questo luogo è interamente costituito da case a graticcio molto gradevoli, è un posto tranquillo (se siete giovani, troppo tranquillo) e soprattutto ha un accogliente hotel ricavato da 7 case a graticcio seicentesche che, rara avis, ha un listino “trattabile” se si superano i due pernottamenti. Fra l’altro ha un ristorante interno talmente efficiente e contenuto nei prezzi che di fatto lo abbiamo utilizzato per tutte le cene. Lo consiglio vivamente e posso fornirne maggiori dettagli su richiesta.

Per arrivare in auto (attenzione alle autostrade svizzere, piene di autovelox in tutti i tratti in discesa e tre corsìe, vere trappole per topi contro cui nulla può nemmeno il cruise control. Amara esperienza personale) ho preferito allungare un pochino il percorso facendo tappa, dopo circa 600 km, a Limburg, deliziosa cittadina con un centro storico rigorosamente pedonale aggrovigliato attorno all’inconfondibile Dom dalle colorazioni a dir poco sorprendenti, che poi all’interno si rivela un esempio preclaro di transizione fra romanico e gotico. Ottimi gli organi Klais (intonazione alla francese) praticamente sempre in funzione. E’ un piacere sostare sulla collinetta della Cattedrale, nel cimiterino ombreggiato e scendere per le strade ben lastricate ad ammirare i mille tipi di case a graticcio. A questo proposito è opportuno sfatare il detto corrivo che “vista una viste tutte” infatti con un minimo di attenzione si colgono, in ogni zona della regione, caratteristiche particolari dovute allo sviluppo (o al mancato sviluppo) e alla variazione delle condizioni economiche. Un pomeriggio ed una serata sono veramente ben spesi, con calma, mangiando all’aperto.

Al mattino successivo altra tappa a Marburg che si arrampica su per la collina, gambe in spalla e non contare i gradini. Ai piedi della collina da non perdere assolutamente L’Elisabethkirche, la prima cattedrale in forme gotiche pure di tutta la Germania. Di grande interesse la visita (a pagamento) del presbiterio e cappelle che vi si affacciano.

Arrivati in zona, il primo doveroso giorno va riservato a Goslar, che è un insieme assai armonico (riconosciuto dall’Unesco) e brilla più per la sua unitarietà che per singoli “gioielli”. Risparmiata dai bombardamenti è quasi interamente pedonale e molto affollata. Ecco, non posso tacere che mi ha lasciato, nella sua lucida perfezione, un retrogusto Disneyano che avrei preferito non avvertire. Per stare fuori dal coro consiglio vivamente una visita alla Frankenberge Kirche che domina il tutto da un piccolo rilievo. Trovarne l’accesso è una specie di caccia al tesoro che non intendo disvelare. Una volta giunti e scalata la salitella, c’è solo da goderne.

Tutt’altro discorso Hildesheim, praticamente rasa al suolo da un bombardamento è stata pazientemente ricostruita, al punto che due monumenti sono protetti dall’Unesco. Ne ho tratto una sensazione straziante; nonostante l’accuratissima riedificazione l’anima medievale non alberga più fra quelle straordinaria mura. Comunque da vedere St Michael, il Dom ed anche la sfortunatissima St. Godehard più volte crollata (senza bisogno di bombe alleate) e sempre ricostruita. Qui aleggia ancora una certa atmosfera.

Duderstadt è pure scampata all’insulto bellico, data la sua posizione un po’ decentrata mantiene intatto il suo fascino, la consiglio vivamente, come pure consiglio una visita alla gotica St Cyriakus dove, caso più unico che raro, sono state mantenute le sovrastrutture barocche (statue sulle colonne e pilastri, pulpiti, ancone) che non essendo particolarmente invasive, arredano anziché coprire. Certo è sempre meglio delle nudità grattugiate che riservano molti altri edifici religiosi tedeschi, travolti in una follìa di impossibile ritorno alle origini.

Chi non è stato turbato, da bambino, al racconto della fiaba crudele del pifferaio di Hameln? Ebbene, salvo che proprio non abbiate occasione di passarci, evitate il disturbo. E’ una ordinaria cittadina con un discreto centro storico ed una chiesa gotica in cui suonano tutto il giorno il clavicembalo (ottima idea per zittire i turisti). Curiosa la presenza di organi Marcussen (Olandesi). Si segnala la presenza per strada di qualche topone in fibra di vetro per le fotografie di rito.

Piccolo sconfinamento nella Sassonia-Anhalt per visitare Quedlimburg, la città delle Badesse. Questa cittadina di 28mila abitanti conobbe periodi di grande potenza economica, aderendo alla lega Anseatica, e fu comandata con polso fermo per 500 anni (mezzo millennio!) dalla Badessa di turno che alloggiava nell’imponente fortezza/convento in cima alla collina rocciosa che domina la città col sopracciglio inarcato, e che ora è visitabile pedibus calcantibus in tutta la sua magnificenza, unitamente alla “cappella” che è poi la cattedrale di St. Servatii che lascia senza parole. Tutta la città è sotto la tutela dell’Unesco perché è praticamente intatta nel suo serra-serra di case a graticcio di ogni pendenza e condizione. Qui si vede uno sviluppo rispetto alla Bassa Sassonia: nella struttura tradizionale è stato inserito il classico “Portale” che dal rinascimento in poi caratterizza le case della borghesia in tutta Europa. Va detto che il risultato è di tutta eccellenza.

Queste migliaia di case addossate l’una all’altra come un gregge premuroso lasciano miracolosamente un rettangolo vuoto dove sorge la imponente cattedrale gotica di St. Benedikti che merita ogni considerazione (a dispetto dell’altezzosa guida verde Touring che in questo caso ha toppato riservandole solo una distratta citazione) per l’atmosfera, per lo stile praticamente intatto, per le opere contenute e per la rara possibilità di salire sulle altissime torri a dominare, proprio come le badesse, tutta la città.

Quedlimburg è un luogo dove vivere, è una delle città magiche come Bruges in Belgio o Bamberg nella stessa Germania…

Procedendo per contrasti Halberstadt non passa inosservata al transito: si viene risucchiati dal richiamo magnetico di una selva di torri. Purtroppo anche questa città ha subito il solito accurato bombardamento che l’ha rasa praticamente al suolo. Stringe il cuore arrivarci e vedere che è stato tutto ricostruito in un anonimo stile contemporaneo, pensando come doveva essere una città con un passato più che illustre (aderiva alla lega Anseatica). Sopra un lungo ed assolato spiazzo sono rimaste la romanica Liebfrauenkirche e il Dom di straordinaria bellezza e grande coerenza architettonica (si passa dal gotico al gotico fiammeggiante delle ultime parti edificate), pieno di opere d’arte e tutto sommato miracolosamente scampato alle bombe che si limitarono a danneggiare il soffitto di un presbiterio e poco altro.

Sempre sulla stessa linea ideale colpisce St. Martini, le cui torri sono unite da un vertiginoso ponticello coperto (una specie di ponte di Bassano a 60 mt d’altezza). Merita davvero la visita anche per le inevitabili meditazioni sulla pace.

Hoexter si segnala per una bellissima facciata romanica della Kilianskirche, al cui interno anonimo e tardo si può ammirare un vero e proprio omicidio perpetrato ai danni di uno splendido organo settecentesco. La cittadina è giustamente famosa per lo sterminato palazzo/castello Schloss Corvey che, nonostante si presenti ora nella sua ultima veste barocca, risale in realtà ai tempi di Carlo Magno e contiene un museo e una cattedrale di raro fascino. Da non perdere.

Questa è una regione che va assunta a piccole dosi, con la massima calma ed allora se ne apprezzano anche gli aspetti apparentemente secondari.

Northeim ha una chiesa gotica, St Sixti, attualmente in fase di restauro, non ho voluto perdere comunque un concerto d’organo pomeridiano, al comodissimo orario delle 18.30, che ogni mercoledì si tiene con un meraviglioso strumento barocco.

Questa è l’occasione per conoscere il Kantor della città (cioè colui che si occupa di tutte le manifestazioni musicali, del coro -molto importante nelle cerimonie protestanti- dei concertini etc.) che nella fattispecie è una ancor giovane ragazza, ma già con illustre curriculum, che senza tanti fronzoli da due anni sta eseguendo l’integrale organistica di Bach (ogni 1° mercoledì del mese, negli altri giorni suonano organisti ospiti). Una piacevolissima sorpresa, a due passi dall’hotel, che ha consentito di entrare in contatto con una figura per noi mitica che affonda le sue radici a cinque secoli fa. Bach non fece altro per tutta la vita, e così tutti i suoi predecessori, allievi, successori e la sua sterminata parentela.

Per amor di precisione quando il Kantor (o Cantor) è una donna si chiama Kantorin.

L’amore e la cura dei tedeschi per la musica è per noi umiliante: dovremo morire tutti protestanti? *



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