Dalle Petronas Towers al Mekong. Viaggio nel Sud-est asiatico tra Vietnam, Cambogia e Kuala Lumpur

Dopo anni di covid finalmente un nuovo bel viaggio. Faticoso, ma rigenerante.
Scritto da: Lurens55
dalle petronas towers al mekong. viaggio nel sud-est asiatico tra vietnam, cambogia e kuala lumpur

Verso metà gennaio abbiamo visto che Mundo Escondido, con cui eravamo andati in Oman, organizza dal 20/2 al 6/3 un viaggio in Vietnam e Cambogia (con l’ultimo giorno a Kuala Lumpur da cui si torna).

Costo 7348 € inclusa assicurazione sanitaria che copre rischio Covid. Vietnam, Cambogia e Malesia da parecchi mesi hanno tolto tutte le restrizioni Covid per entrare. Il viaggio è per 10 persone ma sono iscritte solo 2. Con noi si arriva solo a 4, ma il viaggio è confermato comunque.

Il 27 gennaio faccio il bonifico e attendiamo la partenza. È da una vita che non si fa un viaggio lontano. C’è un po’ di ansia. Confidiamo che nel prossimo mese non ricomincino restrizioni.

Diario di viaggio

Lunedì 20/02/23

Finalmente è arrivato il giorno della partenza. Noioso trasferimento a Malpensa (il pedaggio dell’autostrada ovviamente è aumentato). Lasciamo l’auto al parcheggio Greenpark di Somma Lombardo (che l’ultima volta che eravamo partiti da Malpensa si era rivelato affidabile). Costo parcheggio scoperto 58 €. Giunti in aeroporto vediamo che è affollato ma certamente non come anni fa. Il Terminal 2 si direbbe ancora non operativo.

Il volo farà scalo a Dubai e dopo un’attesa di 4 h si partirà per Hanoi. Sarà un viaggio faticoso. L’A380 è strapieno e ci hanno assegnato i posti nel gruppo centrale da 4 sedili. Per fortuna nella fila dove si possono allungare le gambe. Il volo, a parte qualche turbolenza, è tranquillo e arriva in orario. Il nostro viaggio comprende anche l’accesso per 3 ore al Marhaba Lounge a Dubai. L’attesa è più confortevole che non sulle sedie del gate.

Noi siamo al terminal A e il volo per Hanoi parte dal Terminal C. Sul tabellone è indicato che ci vuole mezz’ora per raggiungerlo. Ci avviamo a piedi fino ad un treno. Giunti al terminal C facciamo ancora una lunga e faticosa poi scarpinata di circa 1 km per raggiungere il gate. Da quando abbiamo lasciato il lounge sono trascorsi circa 40’. L’aeroporto di Dubai è immenso. Si riparte con un Boeing 777 scomodissimo. L’A380 è insuperabile. Anche qui abbiamo due posti nel gruppo di sedili centrale vicino ad un tizio che parla da solo ad alta voce impedendo di riposare. Ad un paio d’ore dall’arrivo non ne possiamo più. La coppia che viaggia con noi non l’abbiamo ancora incontrata.

Martedì 21/02/23

Finalmente siamo a terra. Ci mettiamo in una delle varie code per il controllo passaporti e vediamo poco più avanti una coppia di anziani. Vado a chiedere se sono i nostri compagni di viaggio e in effetti sono proprio loro. Chissà cosa ci ha guidati a scegliere la stessa coda? Con tutti i gabbiotti aperti la probabilità era il 10%, o anche meno. Formalità doganali rapide senza visto perché stiamo in Vietnam meno di 15 giorni.

Al nastro bagagli le loro valigie arrivano subito. La mia dopo un’ora, quella di Franca, spedita a Malpensa insieme alla mia, arriva dopo un’altra mezz’ora. Quasi 2 ore tra l’arrivo e l’uscita dall’aeroporto. Sfatti dalla fatica finalmente troviamo ad attenderci Tien, giovane 33enne che ci fa da guida e il minibus con autista. Mentre andiamo in città Tien ci dice che il Vietnam ha 99 milioni di abitanti e 44 milioni di motorini e che bisogna fare molta attenzione perché si rischia di essere investiti. In effetti si nota subito che auto e motorini sono guidati senza nessuna regola.

Visto che la moda recente in Europa è convincerci a nutrirci di insetti, gli chiediamo se in Vietnam si mangino insetti. Tien dice che mangiano cavallette di risaia. Oltre agli insetti mangiano anche topi dell’albero di cocco e di risaia e serpenti. Le cavallette le friggono, i topi li grigliano o li cuociono in vari modi. Pare siano buoni. I serpenti di solito li grigliano. D’altra parte in Texas una collega ha mangiato serpenti a sonagli alla griglia e in Piemonte fino agli anni ’70 del XX secolo nelle campagne si mangiavano bisce d’acqua. Per quanto riguarda il costo della vita ci dice che un operaio guadagna sui 400 USD/mese. Un litro di benzina costa circa 1USD. Non se la passano bene.

Alle 15.30 ci scarica davanti all’hotel May de Ville nel centro storico. Doccia, relax rapido e alle 17 partiamo per andare a vedere lo spettacolo delle marionette d’acqua. Il teatro in cui si svolge lo spettacolo della durata di 50 minuti è una piscina di medie dimensioni con dei teli semitrasparenti sul fondale dietro a cui ci sono i burattinai a mollo nell’acqua. Le marionette sono mosse con una abilità incredibile per mezzo di aste di bambù sotto il pelo dell’acqua. Il tutto in sincronismo con musica suonata dal vivo con strumenti musicali dalle armonie insolite. Per cena Tien ci porta in un ristorante molto elegante con cucina tipica vietnamita. Le bevande non sono comprese e i prezzi sono decisamente alti, in particolare per il Vietnam. Due bottiglie di acqua Panna da 0.75 10 euro.

Tien ci saluta e se ne va via dicendo che il pulmino ci aspetta fuori. Usciti non c’è! Panico. Comincio a chiedere ai vari autisti in sosta con un misto di parole inglesi e gesti se conoscono Tien, ma non si arriva da nessuna parte. Mi ero segnato il numero di Tien e lo faccio vedere ad uno degli autisti che gentilmente tira fuori il suo telefono, lo chiama e me lo passa. Tempo pochi minuti arriva il minibus. In realtà quelli del ristorante avrebbero dovuto chiamarlo.

Mercoledì 22/02/23

Alle 8.30 si parte con il pulmino per il city tour. La città di Hanoi è brutta e malandata (vedremo poi la parte nuova abitata dai ricchi che invece è molto curata con condomini belli). La prima sosta è al tempio Ngoc Son che si trova su una piccola isola del lago Hoan Kiem, anche detto lago della spada restituita per via di una antica leggenda relativa alla spada magica ricevuta dall’imperatore per sconfiggere i cinesi invasori e poi restituita al dio tartaruga che vive nel lago. Nel lago ci sono infatti delle tartarughe giganti che raggiungono i 250 kg di peso. Due che sono state trovate morte sono state imbalsamate ed esposte in teche.

Sosta successiva al Museo Etnografico, dove ci sono varie ambientazioni tipiche delle principali etnie delle 54 riconosciute dal governo. Ci sono manufatti artigianali, vestiti, cartelloni che spiegano gli aspetti climatici, produttivi, economici, ecc. Dato che la lavorazione della lacca è una importante attività in Vietnam, Tien ci porta a vedere un laboratorio (sperando probabilmente che facessimo acquisti). La lacca è la linfa dell’omonimo albero. Viene raccolta e utilizzata per decorare oggetti di legno. Per rendere la superficie lucida ci sono vari passaggi di stesura, asciugatura e levigatura. Abbiamo osservato diverse fasi di lavorazione e in particolare le decorazioni. Per quanto riguarda le decorazioni a mosaico queste vengono realizzate con i gusci delle uova e fogli sottilissimi di madreperla. I dipinti invece sono fatti a pennello con lacca a cui aggiungono pigmenti.

Successivo stop al Tempio confuciano della letteratura. Costruito nel 1070, il tempio ha ospitato l’accademia imperiale vietnamita che prevedeva severe sessioni di esame per diventare mandarini (funzionari di alto rango) del Vietnam feudale. Tien ci dice che il governo vietnamita considera i talenti una ricchezza della nazione. Chi studia ed è bravo trova lavori importanti. Da noi ti laurei in ingegneria con 110 e lode e ti offrono uno stage da 400 euro al mese.

È ora di pranzo ed è prevista l’esperienza dello street food. Ci fermiamo in un posto che griglia carne (di maiale, non di topo) ma è strapieno. Quindi il barista di fianco ci propone di sederci da lui prendendo da bere e farci portare il cibo dalla griglieria di fianco. E l’aggiustiamo così. Il maiale grigliato lo portano in una scodella con brodo e pezzi di verdura. Insolito, ma non male. Proseguiamo il giro fermandoci alla casa di Ho Chi Minh. Dobbiamo superare un security check perché è area governativa. Vedono che nello zainetto ho un binocolo e mi dicono che è assolutamente vietato usarlo e deve stare nello zainetto. Non l’avrei usato, ma mi piacerebbe sapere che pericolo può costituire un piccolo binocolo. In quest’area c’è un bellissimo palazzo dove Ho Chi Minh lavorava e la casetta di due stanze e bagno dove si ritirava nei momenti liberi.

Si va poi alla Pagoda a pilastro unico, storico tempio buddista edificato nei primi decenni dell’anno 1000 e successivamente rimaneggiato. Nel 1954, alla partenza dei francesi dall’ormai ex-Indocina francese, la pagoda è stata vittima di un attentato dalle motivazioni tutt’oggi dibattute. Non si sa bene cosa sia successo e chi sia il colpevole. Fatto sta che quella che si vede oggi è una realizzazione abbastanza recente. Una leggenda di origine popolare narra che il re era angustiato di fatto di non avere un erede maschio. La dea misericordiosa Quan Am apparve una notte in sogno al re. Era seduta su un fiore di loto e teneva un bimbo tra le braccia. Considerando il sogno di buon auspicio, il re sposò una ragazza di rango contadino ed ebbe finalmente un figlio. Per ringraziare la dea, fece erigere la pagoda a forma di fiore di loto che emerge dall’acqua.

Siamo quindi andati a visitare la Pagoda Tran Quoc, il tempio buddista più antico del Vietnam, fondato nel VI secolo d.C. L’edificio originale era in un altro luogo, ma a causa delle frequenti inondazioni, nel 1615 il tempio fu ricostruito nell’isolotto di Kim Ngu, in prossimità della sponda sud-orientale del Lago Ovest (dove si trova oggi). È la pagoda “A Guardia della Patria” (in particolare a guardia dei confini con la Cina). Nello stesso sito è stata costruita nel 1998 una torre di 11 piani alta 15 metri. Davanti alla Pagoda c’è un Ficus Sacro (albero Bodhi), la stessa specie di albero sotto il quale il Gautama Buddha raggiunse l’Illuminazione dopo sette settimane di meditazione.

Poteva mancare un giro con il risciò? Sia mai! Davanti all’hotel erano schierati 4 mezzi con cui siamo partiti per un tour in mezzo al caotico traffico di Hanoi. Un’esperienza un po’ inquietante. Auto e motorini che viaggiano senza alcuna regola fanno preoccupanti rasette a ‘sti trabiccoli. Però dopo un’ora siamo davanti al ristorante Luk Lak sani e salvi. Il menù prevede parecchie portate che vengono messe sul tavolo tutte insieme occupando ogni cm² libero. In compenso i piatti in cui ci si serve sono piuttosto piccoli. Questo modo di servire è lo standard del Vietnam. 4 bottigliette di acqua naturale da 0.33 5€. Un costo alto per il Vietnam.

Giovedì 23/02/23

La colazione è a prevalenza con piatti orientali. Ci sono un po’ di frutti tropicali tra cui il dragon fruit (Selenicereus undatus), bello da vedere ma sa di niente. Partenza per la baia di Halong. Il viaggio è un po’ noioso. Si percorre una autostrada con risaie a perdita d’occhio lungo il percorso.

Facciamo un sosta ad un allevamento di ostriche da perla. In questo laboratorio prendono le ostriche da perla (rotonde e piatte, diverse da quelle che vendono da noi a scopo alimentare), inseriscono un piccolo granello sotto il mollusco e poi le rimettono in mare e attendono anni che il mollusco ricopra di madreperla il granello. Le perle di ostriche d’acqua salata sono molto più pregiate di quelle di acqua dolce e di conseguenza i prezzi sono molto alti. Terminata la visita (molto interessante) ripartiamo alla volta dell’agenzia che organizza il giro in barca della baia di Ha Long. Ci imbarchiamo sulla Dragon Legend. Una barca molto lussuosa. Il manager della barca ci spiega in vietno-inglese come si svolgeranno i due giorni (in realtà pomeriggio di oggi e mattina di domani). Il pranzo a base di pesce è ottimo e la quantità esagerata. Dispiace dover avanzare cibo che sarà probabilmente sprecato, ma non si può mangiare fino a star male.

Poi saliamo su una montagnola dove c’è una piccola grotta con stalattiti e stalagmiti che non vale certo la fatica di salire. La curiosità è che fino al 1994 ci hanno abitato dei pescatori, poi le autorità hanno vietato di usare il sito come abitazione. Poi scendiamo alla spiaggia. C’è un bel sole caldo. Facciamo kayak per circa ¾ d’ora. Faticoso ma piacevole.

Ritornati sulla barca ce ne andiamo sul ponte per goderci un bellissimo tramonto tra i pinnacoli rocciosi della baia. La cena è come sempre esagerata. Ci sono pure le ostriche. A metà abbiamo detto che non portassero altro. Dopo cena hanno organizzato la pesca dei calamari, ma noi non abbiamo partecipato e siamo andati a dormire con la sveglia puntata alle 6.30 (un viaggio dove non si perde tempo).

Venerdì 24/02/23

Andiamo a colazione alle 7 mentre la barca si muove verso il villaggio di pescatori di Cua Van. Ormeggia un po’ lontano e raggiungiamo il villaggio con una barca a motore. Al pontile saliamo su piccole barche a remi manovrate da minute donne col classico capellino a cono. Ci fanno fare un giro tra case fatiscenti costruite su piattaforme galleggianti dove abitano anche bambini e diversi cani. C’è anche gente ancora più disagiata che vive sulle barche. Una vita miserrima. Risaliti sulla barca dove ci attende un brunch mentre navighiamo (si mangia in continuazione) e alle 11.30 siamo di nuovo a terra.

Al porto c’è il nostro minibus con Tien che ci porta al villaggio rurale di Yen Duc dove c’è un’altra delle mille mila pagode. Dopo un giro a piedi tra le risaie del villaggio ripartiamo per andare all’aeroporto di Haipong per prendere il volo per Danang. All’arrivo troviamo la madamin che ci farà da guida che per prima cosa ci accompagna al ristorante Madame Lân. Finita cena con il minibus andiamo a Hoi An (nota come città delle lanterne) all’Hotel Vinh Hung Riverside.

Anche se siamo un po’ stanchi andiamo a fare un giro sul lungofiume dove ci sono tantissime lanterne gialle e rosse e un sacco di gente che passeggia, che va in barca sul fiume, che mette in acqua delle specie di barchette di “buon augurio” in cartoncino su cui c’è una candelina accesa. Noi ci adeguiamo al trend e mettiamo in acqua un po’ di queste barchette confidando che ci porteranno fortuna nel futuro. Facciamo anche un giro di 15’ su una delle barche a remi e quindi a nanna.

Sabato 25/02/23

Dopo una buona colazione iniziamo il giro a piedi per Hoi An, la città gialla. Il giallo infatti è il colore di tutte gli edifici del centro storico che si è sviluppato tra il XVI e il XVIII secolo. Andiamo a visitare il centro per la lavorazione della seta. Anche se era una marchetta commerciale, è stato comunque interessante vedere come si lavora con sistemi antiquati. Ci sono vecchi telai di legno e filatoi usati per lavorazioni a mano. Non ho capito se sia una demo per turisti o se davvero sia quello il modo di lavorare la seta in Vietnam. Avevano una tale montagna di tessuti, abiti, tovagliati, ecc. che sembra molto strano possano essere tutti prodotti con quei macchinari vetusti.

Visitato poi il tempio Tempio Cinese, realizzato nel 1653 dalla comunità Cinese. Dai soffitti pendono grosse spirali di pasta di incenso a forma di cono che bruciano adagio diffondendo un gradevole profumo (e anche molto fumo) per tutto il complesso religioso. La gente acquista una o più di queste spirali, applica dei bigliettini su cui sono scritte preghiere o desideri che si spera saranno esauditi e le appende in alto a bruciare (ci voglio molti giorni per esaurirsi). Quindi siamo andati a vedere il ponte giapponese costruito nel 1590. Ad ogni ingresso sono presenti due statue, raffiguranti rispettivamente due cani e due scimmie. Con riferimento allo Zodiaco Cinese, la costruzione del ponte iniziò durante l’anno del cane e fu terminato nell’anno della scimmia. E infine abbiamo visitato l’interno di alcune case antiche.

Poi col minibus siamo andati a pranzo nel ristorante di una azienda agricola. Il cuoco aveva predisposto un paio di fornelli per farci cucinane le crepes di farina di riso. In realtà il programma di Mundo Escondido indicava “lezione di cucina con uno chef della città vecchia, per imparare alcuni piatti della raffinata gastronomia del Vietnam centrale, a cui seguirà la cena”. Un filino riduttiva la lezione! A fine pasto ci hanno propinato un pediluvio aromatico (non ho capito che benefici porti) e quindi abbiamo fatto un giro per l’azienda agricola. Orti meravigliosi. Tornati in hotel ci siamo riposati un po’ e poi un altro giro per conto nostro nella città vecchia. Ci siamo seduti in un bar dove abbiamo preso dei frullati di frutta tropicale sensazionali. Per cena ci hanno portati in un ristorante in mezzo alla campagna dove abbiamo fatto una cena particolarmente insoddisfacente.

Domenica 26/02/23

4.15 sveglia (ma quando si dorme?) per andare all’aeroporto di Danang. In uno dei bar dell’aerostazione ho preso un black coffee (2€ che in Vietnam è un prezzo alto). Ho chiesto di mettere un goccio di latte. Risposta: al black coffee non aggiungiamo latte. Se vuoi devi prendere caffè con latte o cappuccino. Simpatici! Il volo per Ho Chi Minh City (Saigon) parte in orario e arriva in anticipo.

Fuori ci aspetta Ang, una madamin che ci dice di essere di religione cattolica e di avere come secondo nome Teresa, perché qualche sua parente è devota a questa santa. Oltre ad accompagnare turisti italiani, come mestiere principale crea composizioni di fiori finti. Il minibus a disposizione è bellissimo. Poltrone comodissime e WiFi a bordo. È stato il miglior minibus di tutto il viaggio. L’autista ha un nome non facilmente pronunciabile e propongo di chiamarlo Mario. Si parte subito in direzione di Can Tho e lungo la strada sostiamo alla pagoda Vin Trang, nella città di My Tho. È un tempio buddhista risalente alla metà del XIX secolo d.C., la cui costruzione è stata completata nel 1850; l’intero complesso, compreso l’adiacente giardino con moltissimi alberi da frutto, si estende su una superficie di un paio di ettari. È uno dei templi più noti della regione.

Proseguiamo per la laguna di Ben Tre dove ci aspetta un tè e un piatto di frutta tropicale (jack fruit, guava rosa, mango, anguria, una specie di pera). A parte l’anguria e il mango gli altri sono stati una novità. Qualche frutto era buono, qualcuno sapeva di niente. Con una barca abbastanza grande ci portano verso la laguna e con inaspettata abilità scendiamo (senza finire a bagno) dal barcone ad una barchetta dall’aspetto non proprio rassicurante. Ai remi c’è una madamin magrissima che ci porta in giro in mezzo alle mangrovie per un’ora senza naufragare. Risaliamo, sempre con grande agilità nonostante l’età non più verde, sul barcone a motore per andare in un ristorante in mezzo al boschetto.

A pranzo la specialità è il pesce “orecchio di elefante”, un pesce d’acqua dolce piatto (tipo orata) allevato nelle acque del Mekong (che non è uno dei fiumi più cristallini del mondo, per usare una litote). Invece di essere appoggiato nel piatto sul fianco lo sistemano appoggiato sulla pancia tenuto su da una piccola impalcatura di bastoncini di legno. La cameriera stacca la carne dalla lisca, prepara le verdure, avvolge tutto in un foglio di carta di riso e mette il roll nel piatto. Noi pensiamo che lo prepari per ciascuno di noi invece evidentemente era una demo e se ne va e noi ci siamo dovuti arrangiare. Terminato il pranzo con il barcone, siamo andati in un villaggio dove c’è una fabbrica di caramelle mou e barrette di riso soffiato. Fanno tutto a mano. Non ci sono macchine.

Il riso soffiato lo fanno buttando del riso con i chicchi grezzi ricoperti dalla pula in un calderone di sabbia nera caldissima. Con un attrezzo di legno girano velocemente sabbia e riso e i chicchi cominciano a scoppiettare tipo pop corn. Poi con un setaccio fine fanno ricadere la sabbia nel calderone, quindi con un altro setaccio fanno cadere la pula e trattengono i chicchi “soffiati”, che mescolano con degli sciroppi aromatici creando un impasto che viene steso in forme rettangolari da cui ricavano barrette tagliate e incartate a mano una ad una e poi, sempre a mano, sistemate nelle confezioni. Le caramelle mou invece sono prodotte a partire da latte di cocco fatto condensare a fuoco lento con malto di riso e aromi. Poi vengono stese negli stampi a raffreddare e successivamente tagliate e incartate una a una a mano in fogli di carta di riso e confezionate per la vendita.

Andiamo poi a vedere una fornace dove fanno mattoni e vasi. Anche qui il lavoro è eseguito completamente a mano a parte l’impasto dell’argilla che è fatto con una impastatrice e la lavorazione dei vasi che fatta con il tornio verticale mosso da un motore elettrico. La cottura avviene in forni a legna per giorni. Con la barca torniamo al minibus e poi all’hotel Can Tho Ecolodge. Una bella struttura in legno. Camere gigantesche e bagno enorme.

Lunedì 27/02/23

Con una barca facciamo un lungo giro al mercato galleggiante di Cai Rang sul Mekong. Il mercato si estende per mezzo chilometro a valle del fiume Can Tho. Centinaia di barche che si uniscono qui dall’alba fino a mezzogiorno rendono l’area straordinariamente animata. Molto pittoresco. Per molti la barca-bancarella è anche l’abitazione. L’acqua del Mekong ha un colore inquietante, ma la gente la usa ugualmente per lavarsi e lavare i panni.

Poi siamo andati a vedere un mercato sulla terraferma. Uno dei banchetti di “carne fresca” vendeva topi (del cocco o di risaia) scuoiati pronti per essere grigliati o cucinati a piacere. Poi c’erano rane enormi che sembrano rospi, pesci di tutti i tipi e tonnellate di frutta tropicale e verdure di ogni tipo. Non dà l’impressione di essere troppo igienico. Per pranzo ci siamo fermati in un ristorante che ha annesso un allevamento intensivo di coccodrilli (a occhio ce ne saranno almeno un centinaio). Li allevano per la pelle e a scopo alimentare.

Ci spostiamo col minibus in un parco dove c’è una foresta di piante di melaleuca. Con una barca a motore giriamo in mezzo a tappeti di “lenticchie d’acqua”, piantine che galleggiano creando un tappeto talmente fitto ed intricato che gli uccelli si posano sopra e ci camminano. Finito il giro con la barca a motore giriamo poi per i canali più piccoli con barchette a remi. Ci sono molte varietà di uccelli acquatici.

Martedì 28/02/23

Sveglia alle 6. Tanto per cambiare. Oggi si lascia il Vietnam e si va in Cambogia con la barca “veloce”. Il visto cambogiano ce l’ha pagato l’agenzia vietnamita così i dollari che avevamo preso prima di partire li useremo per acquisti visto che in Cambogia usano indifferentemente la loro moneta (riel) e i dollari con cambio fisso 1$ = 4000 riel. Alle 7.15 si parte con la barca Alle 8.30 alla frontiera vietnamita per controllare che siamo stati meno di 15 giorni. Alle 9.15 si riparte Dopo 5’ di barca siamo alla frontiera cambogiana. Ci sediamo all’ombra a attendiamo che la burocrazia faccia il suo corso. Ci consegnano i passaporti con il visto, ma si deve andare in un altro ufficio per farlo registrare. Ci fanno la foto, ci prendono le impronte digitali di 10 dita e finalmente alle 10.10 dopo 45′ di attesa torniamo al molo. Prima di salire sulla barca ricontrollano che sia tutto a posto e si riparte. Il trasferimento da Vietnam a Cambogia ha richiesto circa 4h30′ di navigazione e 1h30′ di burocrazia.

All’attracco ci aspetta Tevy una madamin sui 40 anni. Sosta all’hotel Palace Gate, stupendo 5*, per posare i bagagli e darci una rinfrescata e poi si parte. Prima sosta al Wat Phnom, una pagoda situata sull’unica “collina” della città. Secondo la leggenda, nel 1373 qui sorse una pagoda destinata a ospitare quattro statue del Buddha depositate in questo luogo dalle acque del Mekong e trovate da una donna ricordata come “Madame Penh”. Si accede al Wat Phnom tramite una scalinata esterna protetta da balaustre decorate con leoni e naga (serpenti mitici).

Mentre giriamo chiedo informazioni sulla scrittura khmer. È complicatissima. L’alfabeto Khmer è scritto orizzontalmente da sinistra a destra e attualmente comprende tre serie di grafemi dati nel seguente ordine:

  • 33 grafemi che denotano le consonanti;
  • 28 grafemi obbligatoriamente associati ad una consonante, detti vocali dipendenti;
  • 12 grafemi vocalici indipendenti o completi.

È talmente complicato che i bambini ci mettono i primi 3 anni di elementari per imparare a scrivere correttamente. Per quanto riguarda i redditi, la guida ci dice che lo stipendio di un operaio si aggira intorno ai 200€ mese e 1 litro di benzina costa circa 1.10€. Non se la passano certo bene. Fanno quasi tutti due lavori o molte ore straordinarie.

Andiamo poi a visitare il Museo del genocidio. Questo museo ha lo scopo di non far dimenticare gli orrori della dittatura dei Khmer Rossi di Pol Pot, Il regime criminale di Pol Pot in Cambogia è durato 4 anni, dal 1975 al 1979, ma è stato uno dei più terrificanti della storia. Ha fatto quasi due milioni di cittadini cambogiani morti su un totale 7 milioni di abitanti. Il 20% dei cambogiani o è stato ucciso o è morto a causa delle carestie e delle privazioni. Il museo è stato ricavato negli edifici in cui venivano imprigionati, torturati e uccisi quelli che il dittatore criminale riteneva fossero nemici del comunismo.

A cena siamo andati al ristorante Emisphere dove abbiamo mangiato sulla terrazza con vista sul Mekong. Buona cucina di tipo internazionale. Purtroppo lo chef ha avuto la pessima idea di fare gli spaghetti al pomodoro scotti e sciapi. In compenso ci ha portato una ciotolina di pesto che non aveva nulla da invidiare a quello genovese.

Mercoledi 01/03/23

Dopo colazione siamo partiti a piedi per andare a visitare il Palazzo Reale. Nonostante siano state abolite da mesi tutte le restrizioni covid, per visitare il Palazzo Reale è obbligatoria la mascherina. Inoltre secondo il dress code imposto per la visita il vestito (sotto il ginocchio) di Franca ha le maniche troppo corte così ha dovuto comperare una maglietta (3$). Il Palazzo è stato costruito seguendo lo stile dell’architettura Khmer. È un complesso di ben 9 edifici all’interno del quale la famiglia reale abita ancora oggi.

All’interno del perimetro del Palazzo Reale ci sono alcuni edifici da visitare tra cui la pagoda d’argento il cui pavimento è ricoperto con 5000 piastrelle d’argento del peso di circa 1 kg l’una. L’argento è stato ricavato fondendo le monete d’argento che erano state coniate dai francesi durante la loro occupazione. Facciamo un giro in bici-risciò arrivando alla zona che a inizio ‘900 era occupata dai francesi. C’è ancora l’edificio di un Hotel francese di lusso lasciato andare in malora diventato ora rifugio di poveri e homeless.

Visitiamo poi il Museo Nazionale che ospita una delle più grandi collezioni mondiali di oggetti d’arte khmer. Si tratta di oltre 14.000 oggetti che comprendono sculture in pietra, ceramiche, bronzi e reperti etnografici, anche preistorici. La visita di Phom Penh si conclude. Vale davvero la pena fare una sosta di due mezze giornate. Si parte per l’aeroporto. C’è un gran traffico e si procede a rilento. Arrivati al check in scopriamo che i  sistemi informatici sono piantati e non possono stampare le carte di imbarco. Per fortuna ripartono e ci imbarchiamo su un ATR72 malandato e consunto con le fodere di parecchi sedili strappate che non dà molta fiducia, ma arriviamo a Siem Reap senza problemi in perfetto orario. All’uscita ci attende la guida di Mundo Escondido (Mr. Phana).

Andiamo all’Hotel Angkor Miracle in periferia. Categoria 5* (teoriche). Da fuori è bello poi entri e le stelle scendono di colpo. Il Palace Gate era davvero un 5*. Questo è un 3* con camera grande e piscina. Almeno la piscina è bella e pulita. Alle 19 la guida ci porta a fare un giro a Pub Street, la via dei locali. Poi si va all’Apsara Theatre per la cena con spettacolo di danza Apsara, una delle più antiche forme dell’arte khmer. È una danza che non si può descrivere, bisogna vederla. La coreografia è un flusso continuo di delicati movimenti simbolici. I raffinati costumi di scena, realizzati con tessuti pregiati, completano la bellezza dello spettacolo.

Giovedì 02/03/23

Nonostante l’Angkor Miracle sia un hotel gigantesco, dove portano pullman di turisti occidentali, la colazione va bene per i gusti orientali. C’è come sempre frutta tropicale e quindi meglio così. Si evita di eccedere col cibo. Oggi si visitano i siti archeologici di Angkor Thom e Angkor Wat. Mentre i cambogiani possono accedere gratuitamente, gli stranieri possono acquistare per 67$ un biglietto da utilizzare 3 giorni nell’arco di tempo di 10 giorni dalla data di emissione. Il tour inizia da Angkor Thon e in particolare dal tempio di Bayon, costruito agli inizi del XIII secolo come tempio di stato.  

Ci sono molti volti sorridenti scolpiti sulle quattro facce delle guglie a sezione quadrata che si elevano sempre di più man mano che ci si avvicina alla massiccia torre centrale. Molto belli anche i bassorilievi, che descrivono un’insolita combinazione di mitologia, storia e di vita mondana. Ci spostiamo al Baphuon, costruito come tempio di stato a metà dell’XI secolo e dedicato al dio indù Shiva nel 1060. Nel tardo quindicesimo secolo, il Baphuon fu convertito a tempio buddista. Il tempio fu costruito in arenaria su una base sabbiosa e a causa delle sue immense dimensioni si dimostrò presto instabile. Alcune parti sono crollate e oggi si presenta  molto deteriorato. Phimeanakas (tempio celestiale) è un tempio Hindu costruito alla fine del decimo secolo (dal 941 al 968), fu poi ricostruito a forma di piramide a tre livelli. Sulla sommità c’era un tempo una torre. Si incontra poi un lungo muro di pietra in cui sono intagliate le teste di elefanti conservate abbastanza bene. Vicino c’è la terrazza del re lebbroso. Questo nome è stato dato dagli archeologi nel XV secolo, dopo la scoperta di una statua raffigurante il dio induista della morte Yama. Le condizioni di questa statua, al momento del ritrovamento, ricordavano quelle di una persona affetta dalla lebbra. Ma non vi è alcuna certezza. Confortati da una gradevole temperatura di 33 °C e una alta percentuale di umidità  andiamo a pranzo al ristorante Porcuisine. Elegante. Per la Cambogia caro.

Dopo un pranzo soddisfacente ci dirigiamo ad Angkor Wat. In questo sito c’è un gigantesco tempio khmer che è stato costruito dal 1113 al 1150. La costruzione è stata eseguita partendo contemporaneamente dai 4 lati, cosicché l’opera fu completata in meno di 40 anni. Oggi è il più grande monumento religioso al mondo. Originariamente concepito come un tempio indù, fu gradualmente trasformato in un tempio buddista verso la fine del XII secolo. Il complesso è impressionante per dimensioni. Purtroppo non è conservato benissimo. Bei bassorilievi. Rende più da lontano nell’insieme che da vicino.

Il programma prevede di andare a vedere il tramonto da una collina su cui è costruito un piccolo tempio, ma il sito chiude alle 17.30 e a quell’ora al tramonto manca una buona mezz’ora. Quindi si va sulla cima di una collinetta. Dato che interessa solo a me e Franca, Phana invece di portarci col pulmino ci porta con un tuk tuk. Così abbiamo avuto modo di vedere la vita reale della periferia della città. Strade sterrate e polverose, baracche adibite a negozi, ristoranti, officine, abitazioni, ecc.

Venerdì 03/03/23

Oggi visiteremo vari templi. Primo sito, il tempio Bakong, dedicato a Shiva. Costruito verso la fine del IX secolo, rappresenta il primo imponente “tempio-montagna” della civiltà Khmer. Abbastanza ben conservato. Anche il tempio Preah Ko è stato edificato verso la fine del IX secolo dedicato al culto di Shiva. Purtroppo è in restauro e quindi quasi interamente ricoperto da impalcature.

Banteay Srei è un tempio induista del X secolo d.C. Il suo nome significa Fortezza delle donne ed è dedicato al dio indù Shiva. È il tempio che si è conservato meglio. La maggior parte del tempio è costruito in arenaria rossa e le colonne e le pareti interne presentano un numero incredibile di accuratissime decorazioni ammirabili ancora oggi. Pre Rup è un tempio di stato dedicato nel 961 o agli inizi del 962 al dio Shiva. È un “tempio-montagna” a costruzione mista di mattoni, laterite e arenaria. Il momento migliore per visitarlo è la mattina presto o al tramonto quando la luce fa risaltare i colori rossastri.

Ta Promh è stato costruito nel XII secolo. La struttura è quella originale. Sono stati fatti solo lavori di consolidamento per non modificare la scenografia creata dagli alberi, che crescono sopra le rovine (la caratteristica principale che attira i visitatori). L’albero più grande è quello detto di cotone-seta, mentre il più piccolo è il fico strangolatore. Il tempio fu usato come location per il film Tomb Raider, ovvero l’adattamento cinematografico del famosissimo videogioco omonimo, con protagonista Lara Croft in cerca di antichi manufatti e alle prese con pericoli e trappole in stile Indiana Jones.

Sabato 04/03/23

Sveglia alle 5.30 (si dorme poco). Colazione rapida e in meno di 10 minuti siamo all’aeroporto per trasferirci a Kuala Lumpur. Partiamo in perfetto orario ma a metà strada per un problema tecnico si scende a Saigon. 7 ore e mezza per fare arrivare un aereo in sostituzione e noi in attesa in un gate gelato causa aria condizionata a palla. Da tagliarsi le vene.

Grazie a questo contrattempo siamo arrivati a Kuala Lumpur alle 20.45. Al controllo passaporti c’è una coda lunghissima e ci mettiamo un’ora per uscire. Alle 22 troviamo fuori ad aspettarci Vi Jay che ci dice che è lì dalle 11 (poveretto!) L’aeroporto è a 60 km dalla città e in autostrada c’è coda. Ci mettiamo un’ora e mezza per arrivare all’hotel Concorde. Scopriamo che invece di avere il late check out dobbiamo liberare la camera per mezzogiorno.

Alle 23.30 finalmente andiamo a dormire.

Domenica 05/03/23

Alle 10 molliamo i bagagli in custodia e iniziamo il tour che durerà 5 ore incluso il pranzo. Qui guidano a sinistra (eredità del colonialismo inglese). Si capisce immediatamente che in Malesia l’economia va meglio che in Vietnam e Cambogia. Ci sono molte auto e pochissimi motorini. Vi Jay ci dice che lo stipendio di un operaio è sui 600-700 euro al mese e il carburante costa circa 50-60 centesimi di euro.

Il giro turistico inizia dalle famosissime Petronas Tower, le due torri gemelle (alte 422 m) che costituiscono una delle più imponenti opere dell’ingegneria umana. Prendono il nome dalla compagnia petrolifera statale malaysiana, la Petronas. Il tour prosegue con la visita del Monumento della resistenza che commemora le 11.000 persone che hanno perso la vita combattendo per l’indipendenza della Malesia. La statua in bronzo di 15,5 metri che raffigura sette soldati è stata costruita per sostituire un cenotafio di epoca coloniale che ora si trova dietro di essa.

Poi andiamo a vedere la facciata del nuovo Palazzo Reale, inaugurato nel 2011, alcuni edifici storici non più utilizzati e la Moschea Nazionale (da fuori) con il suo minareto alto oltre 70 metri. La sua estensione supera i cinque ettari e rappresenta un capolavoro di arte islamica contemporanea. Infine siamo andati a vedere la confluenza dei due fiumi di Kuala Lumpur.

Pranzo nel ristorante girevole sulla torre a 282 metri di altezza la cui costruzione è stata completata il 1º marzo 1995. Nel giro di un’ora completa il giro. Pranzando si gode il panorama della città. Dopo pranzo immancabile visita al centro artigianale.

Kuala Lumpur è stata una bella sorpresa. Curata, pulita, con grattacieli impressionanti e edifici d’epoca. Peccato non avere più la camera, però almeno possiamo fruire della piscina dove ci sono i lettini comodi. Verso le 18 quattro passi con birretta (5€) e cocktail analcolico (5€). Sono prezzi decisamente alti per i locali. Un ultimo sguardo alle Petronas Tower e poi in hotel ad attendere Vi Jay con l’autista.

Alle 20 arriva e alle 21.15 siamo in coda per il check in. Attesa lunghissima.

Lunedì 06/03/23

All’1.15 a.m. comincia l’imbarco. All’1.45 parte. Arrivo in orario a Dubai alle 5 del mattino ora locale. Attesa di circa 4 ore al freddo (maledetta aria condizionata). Imbarcano con mezz’ora di ritardo. Si parte. Arrivato alla pista di decollo l’A380 fa dietro front per un non ben chiaro problema tecnico. Seduti a bordo circa 2 ore! Poi ci muoviamo. Arrivo a Malpensa alle 15.30 locali. Mezz’ora per le valigie, shuttle per parking, due ore per arrivare a casa. Sono 41 ore che siamo svegli!

Informazioni utili

Spese

circa 7600 € inclusi pedaggio autostradale, parking a Malpensa, bevande, mance

Suggerimenti

Le carte di credito (no AmEx) sono accettate anche per importi piccoli. A Kuala Lumpur ho pagato con la carta un importo di circa 2€. Per il cambio valuta è meglio avere tagli piccoli. Le banconote di euro e dollari se sono un po’ usurate non le accettano. Per la Cambogia, in particolare, portare tagli piccoli di dollari (parecchi 1 e 5). Le cose costano poco e se paghi in dollari devi prendere il resto in Riel (raramente accettano di darti il resto in dollari).

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apsara



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