Dai Colli Euganei al “Santo”
La storia della pandemia ci ha stancato abbastanza, non ne possiamo più di ristrettezze, abbiamo bisogno di aria aperta e libertà, così decidiamo di partire per un viaggio suggerito da una nostra cara amica. E, poiché di lei ci fidiamo fin troppo bene, partiamo ad occhi chiusi alla scoperta di questo viaggio culturale, mistico, spirituale e naturalistico dove si può viaggiare con i piedi e con la mente, con l’anima e con il corpo.
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Siamo nel bel mezzo dei Colli Euganei a pochi chilometri da Padova, città del “Santo”, città famosa per i tre “Senza”: Santo senza Nome (Sant’Antonio – conosciuto in tutto il mondo chiamandolo semplicemente Santo), Prato senza Erba (Prato della Valle – in realtà una grande piazza) e Caffè senza Porte (caffè Pedrocchi, il più antico bar nel centro di Padova, un tempo aperto di giorno e di notte).
Il nostro soggiorno è breve, avremmo avuto il piacere di fermarci un po’ di più perché la curiosità di vedere e conoscere le tante meraviglie di questi colli ci entusiasmava, ma avevamo solo un weekend a disposizione al quale abbiamo poi aggiunto un ulteriore giornata di relax, quindi 3 giorni in tutto. Ma ci torneremo di sicuro!
Arriviamo il venerdì sera a Villa di Teolo, un paesino di poche anime e alloggiamo a Ca’ Marin, una locazione turistica situata proprio a lato della chiesa. Una casa in pietra recentemente ristrutturata… una coccola! Indicazioni per chi arriva dall’autostrada: uscita Padova Ovest – tangenziale per Teolo – alla rotonda a sinistra si prosegue per 6 Km, prima di salire ai tornanti seguire a destra indicazioni Villa. Il navigatore si ferma davanti alla chiesa poi non c’è segnale, ma la casa è proprio li che ci guarda!.
Giorno 1, escursioni sui Colli Euganei
Sabato mattina sveglia alle 7.00, colazione e gambe in spalla, partenza a piedi. Consigliate scarpe da trekking, abbigliamento comodo, occorrente per uscite giornaliere, zaino e voglia di camminare! Usciamo dal nostro alloggio, prendiamo alla nostra sinistra la stradina in salita, un tratto asfaltato, Via La Croce, che ogni anno è affollato di gente in processione alle 6 del mattino del Venerdì Santo.
La via prosegue poi a destra in un sentiero mulattiera che porta alla Chiesetta Oratorio Alla Croce dell’anno 1602. Prendendo a destra un sentiero si raggiunge la cima del Monte Sirottolo ove c’è una maestosa statua di Sant’Antonio fatta erigere in occasione del 700° anniversario della morte del Santo. La storia racconta che attorno agli anni 1194 – 1259 Sant’Antonio transitando per i Colli Euganei in cammino per Verona all’incontro del tiranno Ezzelino, sostò proprio sul Monte Sirottolo e, preso da Grande Giubilo, esaltò Padova con grandi lodi e la benedisse!
Il monumento in pietra di trachite, tipica dei colli Euganei, fu ideato dall’architetto Bonato ed eseguito dallo scultore padovano Luigi Strazzabosco (1895-1985).
(Tempo di percorrenza 30 minuti – Km. 1)
Si torna all’Oratorio e si prosegue a destra – al bivio si tiene ancora la destra scendendo in un sentiero roccioso, si sbocca in via Molinrotto e si prosegue ancora a destra in una strada asfaltata fino all’incrocio con la strada provinciale via Euganea. Poco prima dell’incrocio incontriamo un’altra statua, capitello del Santo. Sarà una delle tante che incontreremo lungo il cammino.
Mantenendo la sinistra, si dovrà proseguire lungo un sentiero costeggiando la strada provinciale, ma potrebbe esserci utile per fare provviste se si intende poi fare “pranzo al sacco”. Arrivati all’incrocio di Treponti si attraversa la strada, si supera il ponticello e si prende a sinistra via Sant’Antonio, anche contrassegnata “E2 pista ciclabile”. Camminando lungo una strada di quartiere si arriva al piccolo capitello del Santo. Si prosegue seguendo sempre l’indicazione “E2 pista ciclabile”, s’incontra a destra una stradina sterrata che costeggia uno scolo, si prosegue fino all’incrocio con Via Abbazia di Praglia.
Si svolta a destra e si arriva al Monastero.
(Tempo di percorrenza 1,40 ore – Km 6)
Arrivati all’Abbazia – Monastero dei frati Benedettini, c’è tempo per la visita della chiesa.
Ci addentriamo poi nel negozietto di erbe officinali e prodotti naturali ed accediamo al chiostro per la visita guidata alle ore 11.00 (prenotabile, meglio per tempo, on-line al sito www.abbaziadipraglia.it) Nella filosofia dei frati benedettini, Ora et labora, troviamo l’apicultura ed il restauro del libro antico. Qui potremo fermarci a fare provviste di miele, lavanda, tisane di tutti i tipi e perché no, anche libri interessanti! Usciti dal negozietto, alla nostra sinistra si può usufruire di un ristoro con un distributori di snack ed una macchinetta da caffè e bibite, ma anche le toilette. Se si desidera fare una breve pausa con pranzo al sacco, questo è il luogo migliore.
Uscendo dal cancello dell’Abbazia troviamo a sinistra un sentiero che sale al Monte Lonzina, chiamato sentiero del Giubileo e indicato con la freccia Sentiero di San Antonio, ma non è il nostro obiettivo quello di girare per i colli. Ci sarà un’altra occasione per esplorarlo! Noi ci incamminiamo alla nostra destra percorrendo un sentiero che costeggia tutte le mura dell’Abbazia e prosegue verso il paesino di Tramonte (tra i due monti).
Questo è il bivio dove possiamo scegliere l’opzione “due”, quella di andare a pranzare al ristorante! Prendendo il sentiero a destra, dopo un breve tratto sterrato si prende un sentiero in salita fino ad arrivare al Capitello. Tramonte è il paese degli “gnocchi”. Dal 25 Aprile al 1 Maggio tutte le donnine del paese si riuniscono sotto uno stand enogastronomico a sbollire patate e impastare gnocchi e ci sono file di persone in attesa, dal mattino alla sera. Purtroppo il covid ha tolto anche questa tradizione, ma di gnocchi se ne trovano di tutti i gusti nei ristorantini locali e questo è proprio il luogo ideale per gustarli, oltre naturalmente alle tipiche grigliate. Forse sarà il caso di non esagerare con il cibo altrimenti risulterà difficile riprendere il cammino!
Dopo pranzo si parte in discesa lungo la strada asfaltata ammirando la panoramica dell’abbazia, si raggiunge la Chiesa di San Giorgio di Tramonte, luogo suggestivo da fermarsi ed ammirare il paesaggio. Si prosegue sempre in discesa fino all’incrocio con la strada provinciale (SP 25 V. Tramonte)
(tempo di percorrenza h. 1.00 km 2 – senza pausa pranzo)
In questo tratto, contraddistinto anche qui da un capitello, si può incrociare il sentiero che arrivava dall’opzione “uno” quella che svolta a sinistra, segue indicazioni “E2 ciclopedonale” gira intorno al monte fino ad arrivare appunto al capitello.
(tempo di percorrenza 30 m. Km 1)
Si segue indicazione “E2 pista ciclopedonale”, a pochi passi si attraversa la strada e si intraprende in sentiero per Monteortone. Si prosegue il cammino seguendo le indicazioni “Santuario di Monteortone” e indicazioni “E2 pista ciclopedonale”.
(tempo di percorrenza 30 m. K. 2)
Il Santuario lo troviamo alla nostra sinistra.
Nel Santuario della Madonna della Salute di Monteortone non ci sono visite guidate, ma si può usufruire della video guida. È stato così piacevole il racconto del signor Gianni, quando ci raccontò del restauro della sua casa, che entrando in questo luogo lo sentivamo familiare. Finché lui con le sue mani restaurava la vecchia casa in pietra di trachite, nello stesso periodo si stava restaurando anche il Santuario. Cosa strana ma bella e significativa, le pietre non bastavano nella casa ma ne avanzavano invece molte a Monteortone. Fu così che il Sig. Gianni poté completare la sua opera offrendo una somma in cambio di pietre “Sante”. Così diceva: abbiamo santificato anche la nostra casa!
Alla destra, scendendo 13 gradini, si accede alla piccola grotta dove l’acqua zampilla.
Correva l’anno 1428. La storia racconta di un militare che segnato da profonde ferite va alla fonte termale per avere ristoro, alzando gli occhi al cielo una nube si apre ed ecco l’apparizione della Madonna. Oggi le acque calde continuano a sgorgare, ed ecco perché il Santuario fu dedicato alla Madonna della Salute. Alla Madonna di Monteortone si attribuì anche la fine della pestilenza che in quel tempo colpì Padova e, in questo luogo fu ospite un distaccamento dell’ospedale civile. Documenti comprovano che l’acqua fosse stata imbottigliata e venduta nelle migliori farmacie della città.
Monteortone, Abano, Montegrotto, Teolo, sono città termali: anche qui varrebbe la pena tornarci per le cure di fango e balneoterapia, ma anche di questo non possiamo occuparcene ora.
Effettuata la nostra visita al Santuario e, dopo una breve pausa, decidiamo di ripartire per il ritorno avendo due, anzi tre opzioni:
- Tornare per il percorso di andata;
- Seguire il sentiero 19 alla cima del Monteortone;
- Vista la disponibilità del Sig. Gianni, fare rientro in auto.
La bella giornata di primavera e le forze in campo ci hanno fatto scegliere la seconda opzione. A destra del Santuario, superata la fonte di acqua termale, troviamo un sentiero con indicazioni Via Crucis, è il sentiero 19 che sale alla Croce, al bivio prendiamo il sentiero a sinistra 19A Casa Polito. Sempre in discesa si arriva all’incrocio con la strada provinciale per Tramonte (strada che abbiamo percorso in andata). Si attraversa e si riprende l’indicazione “E2 pista ciclopedonale” fino ad arrivare a Tramonte.
Si attraversa la provinciale e facendo attenzione a mantenere sempre la destra si prende il sentiero che gira attorno al monte fino ad arrivare all’Abbazia di Praglia.
(tempo di percorrenza h.2 Km 5)
Si riprende il cammino di ritorno, alcuni metri di cammino sulla strada asfalta per poi imboccare a sinistra il sentiero E2, lo stesso dell’andata, al primo incrocio si gira a sinistra fino a raggiungere l’indicazione Bresseo Treponti, si attraversa la strada e si prosegue fino all’incrocio di Treponti. Qui cambiamo percorso, entriamo in Via Pastorie fino a raggiungere una casa gialla.
Proseguiamo a destra lungo un sentiero molto curato, dove possiamo vedere la giostra dei cavalli, la stalla ed il maneggio (di proprietà privata).
Così abbiamo il piacere di incrociare anche chi va in passeggiata a cavallo. C’è di tutto e di più, tante cose da vedere, da respirare e da vivere, ma il nostro tempo purtroppo è sempre troppo poco. Proseguendo il nostro cammino incontriamo un secondo maneggio ben più grande e attrezzato dove è possibile seguire lezioni di equitazione con istruttore affiliato CONI.
Seguiamo il percorso lungo l’argine sinistra di un piccolo scolo fino al primo ponticello collegabile alla strada principale Via Euganea Villa. All’incrocio con la casa rossa ex Stazione dell’Antico Tram che da Padova portava ai colli, ora sede di un Ristorante, attraversiamo la strada e ci addentriamo a centro storico di Villa seguendo l’indicazione Via Centro Villa.
(tempo di percorrenza h. 1.30 km 6)
CENA
Arrivati al nostro alloggio stanchi ma piacevolmente rilassati, non abbiamo ancora voglia di girare così decidiamo di fermarci a cena proprio in quel ristorantino nel paesino di Villa che offriva grigliate miste, piatti tipici locali (ma anche la pizza). Posticino tranquillo, spazio all’aperto, prezzi buoni e cibo ok!
Giorno 2 – Visita al centro storico di Padova
È Domenica, ci svegliamo con il suono delle campane. Sono le 7.00 e ci prepariamo perché ci aspetta un’altra giornata piena nel centro della città di Padova.
Partiamo alle 8.00, questa volta prendiamo l’auto, programmiamo il navigatore al Parcheggio Piazza Rabin – Prato della Valle – Padova (tariffa giornaliera € 12.00).
Usciamo dalla Porta Principale pedonale del parcheggio e si apre davanti a noi un’immensità di vedute: alla nostra destra la Basilica di Santa Giustina, di fronte Prato della Valle e in fondo le cupole della Basilica di San Antonio.
Non abbiamo il tempo di visitare l’interno della Chiesa di Santa Giustina, la guardiamo dal di fuori e mentre lo facciamo ci addentriamo nel bel mezzo del Prato della Valle ascoltando con incanto ciò che la nostra amica ci racconta: è la Storia di Santa Giustina, una bella, ricca e giovane donna Padovana vissuta ai tempi dell’Impero Romano e uccisa dai soldati nell’anno 304 a soli 19 anni per non aver voluto rinnegare il suo credo cristiano.
Sepolta proprio sotto ai nostri piedi, nessuno aveva il coraggio di portarle un fiore per paura delle persecuzioni, ma poi con l’editto di Costantino molti cristiani poterono onorarla e invocarla. La sua tomba ebbe la sua prima collocazione nel primo oratorio nei pressi di Porta Pontecorvo (prima Porta Veneziana delle mura della città di Padova). Oggi invece le spoglie di Santa Giustina riposano nella grande Abbazia dei monaci benedettini, gli stessi monaci incontrati all’Abbazia di Praglia. In questa chiesa si trovano anche le spoglie di San Luca Evangelista. Ecco perché Santa Giustina fu scelta come patrona della città, naturalmente assieme a Sant’Antonio.
Ai tempi dei Romani questa Piazza era chiamata Valle del mercato, poi Prato nuovo o Prato palustre perché molto paludoso e solo nel 1775 si trovò un rimedio per arginare queste acque. Un veneziano, Andrea Memmo, fece bonificare quel luogo creando una piccola isola al centro chiamata poi “Isola Memmia” attorniata da canali per il deflusso delle acque. I lavori furono in parte finanziati da illustri, benestanti signorotti Padovani che chiesero in cambio di essere immortalati in qualche monumento. Così troviamo le 78 statue in pietra raffiguranti i personaggi che hanno contribuito a dare un volto letterario, storico, poetico, artistico, scientifico, culturale alla città di Padova.
Troviamo, tra gli altri:
- Galileo Galilei che guardava le stelle (la sua cattedra è visitabile al Palazzo del Bo, sede dell’Università Patavina)
- Tito Livio nato a Teolo, Letterato trasferitosi poi a Roma
- Francesco Petrarca, Scrittore, Poeta (troviamo la sua casa ad Arquà Petrarca)
- Melchiorre Cesarotti, Scrittore, Filosofo, Poeta (troviamo la sua casa a Selvazzano, sulla strada che porta a Villa di Teolo)
- Pietro D’Abano, Medico e Astrologo
- Ugo Foscolo, Poeta (troviamo tracce del suo passaggio nella strada che sale ai colli)
- Giovanni Dondi dell’orologio, Studiò il meccanismo dell’orologio (lo troviamo poi in Piazza dei Signori)
- Dante Alighieri, Poeta insieme a Giotto, Pittore(che troviamo negli affreschi della Cappella degli Scrovegni e della Basilica del Santo)
- Andrea Mantegna, Pittore (che troviamo nella Chiesa e nel museo degli Eremitani)
Insomma, chi se l’aspettava questa storia delle statue che vegliano sui padovani, è stata una fortuna avere queste informazioni e se non fosse stato per la nostra amica padovana, non saremo qui a raccontarvelo!
Finalmente ci avviamo alla Basilica di Sant’Antonio da Padova. Non servono tante indicazioni, basta alzare lo sguardo e cercare le cupole e ci si arriva. In alto luccica l’Angelo d’oro con la tromba, come a sentire quella benedizione arrivare dal Monte Sirottolo, quello di Villa.
Sul sagrato si erige un cavallo monumentale opera del Donatello: il Gattamelata. Ormai abbiamo capito che per i padovani il cammino è qualcosa di significativo, ricorda proprio la storia del cammino di Fernando (Sant’Antonio) che arrivava a piedi da Lisbona, girovagando per monasteri divenne frate, prima Agostiniano, poi Francescano, lasciò Assisi e si stabilì a Padova. Il cammino che viene effettuato ogni anno dagli abitanti di Padova, ma anche da molti devoti ripercorre l’ultimo suo cammino prima della morte. Aveva soli 36 anni, provato dalla fatica per i suoi lunghi viaggi a piedi, malato, morì nel 1231.
Entrando in Basilica non troviamo più le audio guide (forse a causa della pandemia) ma non sentiamo particolarmente la mancanza: quello che regna è l’aspetto spirituale, la misticità e la storia che ci aveva raccontato la signora Silvana. La storia del Santo che aveva coinvolto lei, sua madre e ancora prima la nonna. Quella storia ci aveva incantato e ci incuriosiva sempre più poter visitare la tomba del Santo. Visitiamo le reliquie, la lingua, le cappelle, gli affreschi: alti, stellati, nell’azzurro della cupola. Uscendo dal chiostro possiamo trovare il negozietto di souvenir, un punto ristoro con bibite fresche e il WC! Avendo tempo a disposizione si possono visitare i musei, ma la nostra intenzione è fare anche il giro delle piazze e soprattutto visitare la famosa Cappella degli Scrovegni (già prenotata).
Uscendo dalla Basilica manteniamo la destra e attraversando la strada entriamo in Via del Santo che ci porta davanti a Palazzo Zabarella (Museo di arte moderna). Girando alla nostra sinistra diamo un breve scorcio alla tomba di Antenore, antico Troiano e fondatore di Padova (Diamo una letta alla targa incisa sul pavimento, tranne poi capire che in realtà i resti trovati non sembrano risalire a quell’epoca).
Tornando a Palazzo Zabarella, prendiamo l’omonima via che ci conduce fino alla Chiesa degli Eremitani, il cui museo ospita le opere del Mantegna. Avendo già prenotato il pacchetto visita museo e Scrovegni, ci addentriamo e ci lasciamo coinvolgere dalla voce della guida che ci fa esplorare questa meraviglia divenuta patrimonio dell’Unesco. Ci immaginiamo Giotto sopra l’impalcatura intento a dipingere ciò che il teologo Alberto da Padova descriveva raccontando la storia della sacra scrittura.
Immersi nella storia e nell’arte di Padova, ci siamo resi conto di aver saltato il pranzo… ma dappertutto trovi pizze al trancio, panini, gelati, dolci: di fame non si muore. Mangiando qua e là ci dirigiamo verso le Piazze alla ricerca di quel famoso Palazzo della Ragione. Un prestigioso edificio formato da botteghe al piano terra, laboratori nel mezzo e sede del tribunale di giustizia all’ultimo piano.
(Apertura 9.00/19.00 chiuso il lunedì – € 7.00)
Il magnifico salone interamente affrescato ospita un enorme cavallo di 6 metri di altezza donato dai Conti Capodilista (Troviamo la Villa in località Montecchia, ai piedi dei colli euganei sulla via che porta a Villa di Teolo). Siamo nella piazza delle Erbe, dove tutte le mattine si riempie di banchi di frutta e di gente che si ferma a fare compere nelle botteghe del “sottosalone”.
Oltrepassando la piazza delle Erbe, attraversiamo la piazza della Frutta fino ad arrivare alla terza e ultima: è piazza dei Signori, dove in lontananza si nota la maestosità del palazzo che occupa il grande orologio, quello che perfezionò il famoso Dondi dell’orologio, quel signorotto che avevamo incontrato sotto forma di statua in Prato della Valle. Fino a prima della pandemia si poteva salire fin sulla cima ed ammirare il panorama di Padova.
L’ultima cosa che ci resta da vedere è il terzo “Senza”, e cioè il caffè “Senza Porte”. Lo troviamo lì a due passi dalle piazze, decidiamo di assaggiare il tipico caffè Pedrocchi che più di un caffè è un dessert. Una tazza di caffè schiumato misto all’aroma di pistacchio. Favoloso!
La storia del Caffè Pedrocchi non è una storia di un bar ma di un vero e proprio palazzo. Già dal 1772 Francesco Pedrocchi apriva una Bottega del caffè di fronte alla storica Università dove la vita sociale si faceva strada. A seguire il figlio, che non a caso si chiamava Antonio, fece si che il luogo rimanesse aperto 24 ore su 24 per professori, artisti, studenti che potevano liberamente accedere per studiare e conversare nelle varie sale colorate, senza obbligo di consumazione. Da qui “caffè senza porte”.
Ciò che lega la città di Padova ai Colli Euganei oltre ai grandi personaggi che ivi vi hanno dimorato, è la pietra di trachite che si trova nelle antiche lastre di pavimentazione e che venne utilizzata per scolpire i Leoni che fanno da guardia alle porte del Pedrocchi.
Percorrendo Via 8 Febbraio passiamo davanti alla sede del Palazzo Municipale e dell’Università, Palazzo del Bo (avendo la possibilità sarebbe da visitare, con la Cattedra di quel famoso Galileo Galilei). Proseguiamo sempre dritti in Via Roma piena di negozietti, bar, gelaterie e si sbocca proprio davanti alle moltitudini di statue del Prato della valle. Attraversiamo la piazza e ci dirigiamo verso il parcheggio. Qui il nostro tour finisce. Anche oggi è stata una giornata super piena, ma essendo stata organizzata nei minimi dettagli, non ci siamo persi inutilmente ed abbiamo spaziato con gli occhi, con il cuore e con i piedi nelle meraviglie della Città del Santo.
Rientriamo a Villa di Teolo per una doccia rinfrescante prima di cena.
CENA
Avevamo solo voglia di stare seduti e mangiare, così non ci siamo mossi dal paese e siamo tornati nello stesso posto di ieri.
3° giorno – Relax sui Colli Euganei
Lunedì dovevamo lasciare la stanza per le ore 10.00 ma la voglia di fermarci era più forte di noi. Quella scritta sulla porta “non disturbare, shiatsu in corso” ci incuriosiva. Dopo tutto quel camminare un massaggio non ci avrebbe fatto male. E così è stato! Non avevo mai fatto uno shiatsu prima, ma devo assicurarvi che mi ero persa qualcosa di molto particolare, una filosofia orientale che oltrepassa il semplice massaggiare e poi, quel sentire oltre il tocco, quel sentire oltre, come il libro che aveva scritto e che non vedevo l’ora di leggere, anche se una sbirciatina già gliel’avevo data.
La mattina se n’era andata, così in relax e felicemente soddisfatti.
Dovevamo intraprendere la strada del ritorno ma l’idea era anche quella di fare un giro di cantine, assaggiare anche un po’ di vini, tra il rosso dei colli, il Cabernet, il Serprino e il fior d’arancio. Devo dire che la curiosità ci ha spinti verso il paese di Vo, ma di cantine, agriturismi e trattorie ce ne sono, sparse qua e là nel mezzo dei colli, dove, se trovi una bella giornata vale la pena girovagare.
Che dire, è stata una vacanza indimenticabile. È entrata dentro in ognuno di noi e ci torneremo di sicuro.
Consigli utili per visitare Padova e i Colli Euganei
Vacanza consigliatissima, i costi sono stati davvero contenuti: circa € 500 a coppia, portandoci a casa anche qualche bottiglia di vino!
Da evitare nei mesi caldi di luglio e agosto per i lunghi cammini sotto il sole. Noi abbiamo fatto il percorso a piedi, ma c’è la possibilità di noleggio bici in loco, anche elettriche (se non erro al costo di € 50 al giorno).
Il costo dell’alloggio € 70 a camera per due persone, i bimbi pagano metà.
Il pranzo noi l’abbiamo fatto sempre al sacco. Le cene si possono consumare in ristoranti tipici della zona al costo di 20/25 €.
Il giro cicloturistico dovrà tralasciare le salite alla cima del monte Sirottolo, Tramonte e Monteortone.