Cosa c’è in Repubblica Ceca oltre Praga?
Guidare. Difficile trovare in Italia una carta stradale dettagliata della Repubblica Ceca, ma se ne trovano ai distributori già dal confine austriaco; per i pochi tratti autostradali ed alcune superstrade è necessaria la vignetta, noi abbiamo scelto di viaggiare sulle strade statali che attraversano i paesi e ci permettono di cogliere aspetti di vita quotidiana, ma talvolta la segnaletica è di difficile interpretazione e, in questa estate almeno, abbondavano lunghe deviazioni stradali. I cechi guidano abbastanza bene, sono prudenti e molto rispettosi dei limiti di velocità; la polizia ha tolleranza zero nei confronti dell’alcol e dei parcheggi: mai lasciare l’auto in sosta vietata o non pagare la sosta, i ceppi sono garantiti!! I distributori di benzina si trovano facilmente anche sulle strade secondarie, normalmente il servizio è self service con pagamento alla cassa; si scopre così che la benzina costa meno che in Italia e con lievissime variazioni da una pompa all’altra.
Cibo. Non è certamente un posto da vegetariani, i numerosi laghi garantiscono l’approvvigionamento di trote e carpe, ma soprattutto il barbecue è la vera passione nazionale, consigliamo una visita al banco gastronomia di un qualsiasi supermercato: rimarrete meravigliati dalla varietà di salsicce disponibili! I supermercati sono ben forniti di ogni genere alimentare, incluse frutta e verdura; ci sono molte qualità di pane che si scelgono da grandi ceste e si pagano a pezzo.
Valuta locale 1 euro = 23 corone. Gli uffici di cambio si trovano con facilità, attenzione a quelli che segnalano con grandi cartelli di non applicare spese di commissione: per cifre modeste applicano un cambio molto sfavorevole e vi assicuro che non servono grosse quantità di denaro per vivere qui. Lingua. Abituati ad un turismo locale, gli operatori turistici parlano il poco inglese o tedesco che serve per il lavoro, è quindi difficile riuscire a scambiare qualche parola, ad eccezione di alcuni under 25 che parlano un inglese discreto. Discorso diverso per la Boemia occidentale, zona termale frequentata in prevalenza da tedeschi e russi, qui il turismo è più sviluppato sia come servizi che come facilità di espressione, quasi tutti parlano tedesco e molti anche inglese.
Quando è il momento di pagare il conto viene fatto su un foglio di carta davanti ai vostri occhi nella maniera più trasparente possibile.
1 agosto 2008. Partenza da Torino.
Giornata da bollino rosso, iniziano le vacanze per noi e per gran parte degli italiani. Le notizie di Onda Verde non sono confortanti, si stanno formando code ai principali valichi di confine, decidiamo quindi di abbandonare l’autostrada e di utilizzare le strade nazionali, godendoci così il panorama. La scelta si rivelerà ottimale, le strade e i frequenti attraversamenti di piccoli paesi non permettono certo grandi velocità, ma ci sveleranno paesaggi meravigliosi, località sconosciute, e poi siamo in vacanza, la fretta è rimasta a casa! Superiamo Lecco, costeggiamo il lago di Como ed entriamo in Svizzera da Chiavenna; attraversiamo il canton dei Grigioni in direzione Sankt Moritz (ben segnalato) e poi proseguiamo verso l’Austria sfilando davanti a mucche pacifiche, campi da golf, villaggi in legno. Alle 14.30, dopo 420 km e 6 ore e mezza di viaggio attraversiamo il confine austriaco, con altri 250 km possiamo raggiungere Salisburgo nel tardo pomeriggio e resta il tempo per una visita veloce alla città: è deciso, si dormirà nella città di Mozart. Attraversiamo il Tirolo austriaco, con le casette di legno ricoperte dai gerani, le chiese dai tetti aguzzi, le case decorate, a Innsbruck riprendiamo l’autostrada (costo della vignetta per 10 giorni € 7,70) ma i numerosi cantieri stradali ci costringono ad una velocità media di circa 80 km.
Verso le 18 arriviamo al campeggio Kasern, situato poco fuori dalla città, vicino all’uscita nord dell’autostrada. Il campeggio è piccolo ma funzionale, il gestore – in ottimo italiano – ci consegna una cartina della città e ci informa che l’autobus 21 ci può condurre in centro; purtroppo però l’ultima corsa è alle 23, così decidiamo di installarci con calma e di raggiungere la città in auto, confidando nei numerosi parcheggi indicati sulla cartina. Il centro si raggiunge facilmente, troviamo subito posto nel parcheggio coperto vicino alla collina e partiamo alla scoperta di Salisburgo. La città è molto bella, il centro ha conservato l’aspetto medievale, ci affascinano le insegne in ferro battuto e i negozi di decorazioni natalizie, uno in particolare ha decorazioni di ogni tipo fatte con le uova, sono meravigliose: dipinte, smaltate, ricoperte di stoffa, di pizzi e merletti, migliaia di uova decorate e l’esposizione continua al piano superiore!! Mentre gustiamo il primo bratwurst della vacanza (il panino col salsicciotto) inizia a lampeggiare e ben presto siamo travolti da un violento acquazzone, raggiungiamo l’auto sotto la pioggia scrosciante: per fortuna non avevamo scaricato il borsone con gli asciugamani e possiamo asciugarci e poi tornare alla nostra tenda, mentre il cielo continua a rovesciare secchiate d’acqua e proseguirà per tutta la notte.
2 agosto 2008. Salisburgo – Hubloká Smontiamo la tenda sotto una pioggerellina fine ma insistente e partiamo direzione Linz dove finisce l’autostrada e poi proseguiamo sulla E55 fino a Hubloká (15 km da České Budĕjovice – Boemia meridionale) dove ci accampiamo nel camping Krivonoska, sulla strada 105 in direzione Tyn. Il lago balneabile descritto dal sito è in realtà uno stagno dove nuotano due cigni con prole ed uno dei due ristoranti è chiuso, ma il campeggio è pulito e tranquillo; le tende possono sistemarsi nella pineta o in un prato, non esistono piazzole. La sera andiamo nel paese distante pochi chilometri e ci accoglie una città fantasma: per le strade non c’è nessuno, i locali stanno chiudendo, i parcheggi sono vuoti; è il primo impatto con lo stile di vita ceco: sveglia presto, cena presto e tutti a nanna alle 23. Per noi sarà difficile abituarci: la mattina il campeggio si sveglia rumorosamente alle 7, quando ci alziamo noi il campeggio è ormai deserto, verso le 18-19 sono già tutti a tavola e mentre noi mangiamo gli altri turisti si stanno già preparando per la notte e poi via via le luci si spengono nei bungalow e nelle altre tende finchè rimaniamo solo noi. Relax assicurato, ma non scordate una provvista di libri ed un mazzo di carte, e soprattutto presentatevi presto nei locali se volete mangiare, la cucina chiude alle 21.
3 agosto 2008. Česky Krumlov Giornata a Česky Krumlov , splendida cittadina medievale iscritta nel patrimonio mondiale dell’umanità. Lasciata l’auto in uno dei parcheggi fuori dalla mura siamo attratti da una folla festante che osserva qualcosa dal ponte. Česky Krumlov è circondata dal fiume Vltava, navigabile da VyŠŠì Brod per circa 56 km e quindi percorso da canoe, kayak, ciambellani gonfiabili; sul fiume vi sono alcuni dislivelli che i naviganti affrontano accompagnati dall’incitamento degli altri “marinai” e dagli applausi dei turisti dal ponte: c’è chi si capovolge rocambolescamente (l’acqua non supera però i 60 cm), chi le affronta da vero professionista, chi preferisce tirare i remi in barca e superarla con la canoa a spalle. Ci rendiamo così conto che il fiume crea un turismo sull’acqua: i locali hanno un accesso dal fiume, si parcheggia la canoa e si sale per pranzare o per una pausa, c’è chi addirittura ha attrezzato uno zatterone con il frigo bar e rifocilla i naviganti direttamente dal fiume con gelati e boccali di birra fresca, numerosi sono poi gli ostelli con entrata dal canale, dove è possibile sostare per la notte e ripartire il giorno successivo. Purtroppo non lo sapevamo e non abbiamo con noi costumi da bagno per il giro della giornata né il necessario per una navigazione di più giorni, che peccato! Ci dedichiamo così alla visita a piedi di questa città popolata di turisti da ogni parte del mondo. Il consiglio è di passeggiare senza meta, osservando le case ben ristrutturate, la piazza con la colonna della peste, salire ai bei giardini all’italiana con un teatro all’aperto dove le gradinate (e gli spettatori) ruotano intorno al palco. Come tutti le cittadine medievali, Česky Krumlov ha il suo castello, rimaneggiato in stile rinascimentale con le mura ricoperte da affreschi mitologici. E’ possibile partecipare ad una delle visite guidate al castello, salire sulla torre per una vista dall’alto, percorrere l’originale ponte barocco a tre piani con galleria coperta che conduce ai giardini.
4 agosto 2008 Hluboká e České Budĕjovice Il cielo oggi non promette niente di buono, nuvole basse avanzano pigre portando con loro carichi di pioggia. Partiamo alla scoperta della cittadina che ci ospita, Hluboká nad Vltavou che durante il giorno è affollata di turisti. Come per gli altri paesi che visiteremo, si lascia l’auto nei parcheggi fuori dal centro (a pagamento fino alle 18) provvisti di negozi di souvenir e uffici di cambio e si raggiunge a piedi il castello. La zona era proprietà della famiglia Schwarzenberg che un secolo fa si è divertita a radere al suolo il vecchio castello per ricostruirne un altro, copia di Windsor… manie da ricchi! Dobbiamo ammettere però che la copia è veramente ben riuscita e ben tenuta, anche se mio marito non approva le finestre dotate di avvolgibili. L’ingresso al grande parco è gratuito, mentre si paga la visita all’interno del castello ma i 3 possibili percorsi sono commentati solamente in ceco o in tedesco; le pareti del cortile interno ed i corridoi sono ricoperti da teste di cervo di pietra con incastonate corna vere e sotto il nome di chi ha ucciso la povera bestia: sarà che non apprezziamo la caccia, ma questa galleria di “corna di famiglia” ci fa veramente ridere!! Come previsto arriva la pioggia, ma per fortuna dura poco, così possiamo concederci una bella passeggiata nel parco e vedere anche una piccola rappresentazione con dame e cavalieri, cavalli e persino un cammello, ma ne capiamo ben poco perché è tutto recitato in ceco. Nel pomeriggio ci spostiamo a České Budĕjovice, con una sosta shopping nella grande zona commerciale alle porte della città dove ci sono le principali catene internazionali: Tesco, Obi, negozi di informatica e grandi magazzini di articoli sportivi molto ben forniti, è periodo di saldi e grazie all’euro forte riusciamo anche a realizzare qualche buon acquisto.
E’ uscito il sole ed è un pomeriggio caldo quando arriviamo nel centro di České, uno dei più bei centri storici della regione; c’è una bella piazza centrale circondata da case con portico di diversi colori, una grande fontana al centro, e tante belle vie antiche impreziosite da frontoni decorati. La città è famosa anche per la birra Budvar, purtroppo per la vista alla fabbrica è necessario prenotare in anticipo, ma facciamo onore alla specialità locale in una bella taverna sulla piazza del Municipio… non c’è che dire, la birra è veramente buona, delicata ed un po’ amarognola. Na zdraví! (alla salute).
5 agosto 2008. Orlik – Tábor Questa mattina ci siamo alzati tardi, il campeggio è deserto, ma dove saranno tutti? Con un po’ di inglese e tanti gesti chiediamo alla reception se c’è un lago balneabile nei dintorni, ci indicano un bel lago, circondato da betulle e con le anatre in volo, ma di sicuro non ci farei il bagno (ed infatti non c’è nessuno). Si è anche alzato un vento fastidioso, così andiamo di visitare il castello di Orlik, arroccato su un lago e a poca distanza da un’altra pittoresca fortezza (Zvikov) a cui è collegata da un traghetto.
La strada per raggiungere Orlik attraversa la campagna ceca: chilometri di colline coperte di grano intervallate da boschi di pini o betulle; la segnaletica non è ottimale e talvolta siamo costretti a tornare sui nostri passi, ma alla fine attraversiamo la confluenza dei fiumi Moldava e Otava, uno blu e l’altro verde al fondo di profonde gole (da uno dei ponti è possibile gettarsi con l’elastico); il castello di Orlik non ha nulla di particolare in sè ma la posizione è magnifica.
Proseguiamo poi per Tábor, la città fondata dai seguaci di Jan Hus; sono ancora visibili le mura, ora trasformate in una piacevole passeggiata. Sono quasi le 18 ed è quindi impossibile visitare le cantine scavate nella roccia o il museo della rivoluzione hussita; passeggiamo per la cittadina, ci concediamo una birra con salsicciotto in una locanda e rientriamo al campeggio ma abbiamo un’amara sorpresa: qualcuno ha fatto visita ai nostri bagagli, mancano infatti la macchina fotografica (stupidamente dimenticata la mattina), un paio di occhiali da sole di nessun valore e la lampada. In 15 anni di viaggi in tutta Europa è la prima volta che subiamo un furto; la reception è ormai chiusa, avvisiamo così il ragazzo che è all’ingresso che fortunatamente parla inglese. Il proprietario del campeggio non c’è, il ragazzo ha solo il compito di osservare chi entra e chi esce durante la notte ma senza un vero controllo sugli accessi, ci informa anzi che il cancello sul retro resta sempre aperto, quindi chiunque può entrare e uscire a proprio piacimento. Decidiamo di chiamare la polizia la mattina seguente, mangiamo poco, andiamo a dormire tristi ed arrabbiati, la giornata si è conclusa proprio male, oltretutto nella zona delle tende la strada è sconnessa e non c’è alcun tipo di illuminazione, la mancanza della lampada è un vero handicap, brancoliamo nel buio facendo attenzione a non cadere.
6 agosto 2008. Polizia La mattina chiediamo di parlare con la polizia; il guardiano notturno si è fermato per poterci aiutare con la traduzione mentre il proprietario del campeggio ancora non si vede. La polizia arriva in una ventina di minuti, ascolta il nostro resoconto, fa rilievi, compila un verbale dettagliato ma alla fine ci informa che l’importo è troppo esiguo per avviare un’indagine. Vogliamo però segnalare alla proprietaria che il livello di sicurezza nel campeggio è veramente molto basso, ma l’incontro è breve e sgradevole: la signora non parla né inglese né tedesco, le preme solo rimarcare che lei non si assume alcuna responsabilità per quanto è successo né ritiene di dover aumentare la sicurezza del sito, dal suo punto di vista spetta a chi viaggia procurarsi un’assicurazione per tutelarsi da eventuali furti; i toni diventano subito aspri finché la signora ci comunica che siamo liberi di andarcene senza pagare nulla (55€) e se ne va sbattendo la porta; purtroppo la microcriminalità non è più solo una caratteristica di Praga, ma si sta diffondendo nel paese, come ci confermeranno i cartelli che la polizia ha installato nei parcheggi per invitare i turisti a non lasciare “tesori” incustoditi in macchina.
Ce ne andiamo e ci dirigiamo verso Brno, in Moravia; pensavamo di fermarci a visitare Telĉ o Třeboň sulla strada, ma non siamo molto predisposti alle visite culturali oggi e poi non vogliamo lasciare l’auto con tutti i nostri bagagli dentro; so che mi passerà, amo viaggiare e raramente resto a lungo di cattivo umore, ma questa mattina sono infuriata con la Boemia intera e voglio solo mettere quanti più chilometri tra me e questo posto.
Viaggiamo diverse ore attraverso il sud del paese, la strada corre tra campi di grano bordati da alberi di mele, poi il grano lascia il posto a campi di girasoli, simbolo della Moravia del Sud. Arriviamo a Brno e ci accampiamo nel Kemp Radka, uno dei due campeggi sulle sponde del grande lago subito fuori città. Il campeggio è veramente spartano: un prato che digrada rapidamente verso il lago, un piccolo blocco bagni con 2 wc, 2 docce, 4 lavandini all’aperto che servono indifferentemente per la cucina e l’igiene personale, una tettoia con alcune panche, un tavolo ed una piccola cucina a gas a disposizione dei campeggiatori. L’area circostante però è veramente bella, il lago è circondato da prati e pinete dove ci si può stendere al sole, una pista ciclabile ed una passeggiata permettono di circumnavigarlo, di fronte al campeggio c’è persino una piccola spiaggia; montiamo la tenda e poi percorriamo una parte della passeggiata e troviamo una birreria, campi da beach volley, un circolo nautico, man mano che camminiamo i nervi si distendono e torna il buon umore. La sera scopriremo che la birreria è chiusa e l’illuminazione completamente assente, ma la gente passeggia al buio e le bici sfrecciano sulla ciclabile; la luna però ci regalerà panorami magnifici e l’assenza totale di luci ci permetterà di ammirare una quantità infinita di stelle: ogni sera sarà sufficiente restare col naso all’insù una decina di minuti per vedere almeno 2 stelle cadenti. Che spettacolo ci perdiamo nelle nostre città iper-illuminate!! 7 agosto 2008. Brno – il castello di Špilberk Non possiamo certo mancare la visita alle prigioni di Silvio Pellico, il terribile Špilberk (o Spielberg alla tedesca). La fortezza si trova su una collina quasi nel centro della città, al centro di un parco dove si trovano alcuni monumenti di epoca fascista in memoria dei patrioti italiani delle guerre di indipendenza che furono qui imprigionati dagli austro-ungarici: sono trascorsi 150 anni ed ora si trovano in un paese che non ha nulla a che vedere con la storia dell’unità d’Italia.
Il castello vale veramente una visita; è stato accuratamente restaurato e la parte alta è ora utilizzato per mostre e concerti, mentre in basso sono visitabili le famigerate prigioni; nel cortile due guide forniscono ai turisti un’esauriente spiegazione del percorso di visita in diverse lingue, viene poi lasciato un opuscolo e la visita è libera (contare almeno due ore); ci sono molte celle visitabili, alcune spoglie, altre con manichini e arredi per dare un’idea delle condizioni di vita di prigionieri e guardie. E’ una giornata veramente calda, rientriamo e trascorriamo il pomeriggio leggendo a bordo lago.
8 agosto 2008. Il carso moravo; (Kromĕřiž); Austerliz Oggi il programma prevede la visita alle grotte del carso moravo. Puntiamo subito verso la più famosa, Punkevní interessati alla sua voragine profonda 140m, l’abisso di Machoda. Le indicazioni stradali sono chiare fino a pochi km dalla meta, poi ci troviamo a vagare per stradine poco battute ma alla fine giungiamo a destinazione. C’è molta gente e la grotta Punkevní è la più richiesta: non c’è posto fino alle 15.30 (N.B. È possibile prenotare la visita on line). I ragazzi della biglietteria ci dicono che è così richiesta perché la parte finale del percorso si effettua in barca sul fiume sotterraneo, ma che la vicina grotta Kateřinská è altrettanto bella e ci spiegano la via per raggiungerla attraverso il bosco (seguire il sentiero giallo). Ancora una volta constatiamo come siano ben segnalati i percorsi ciclabili e quelli pedonali: è sufficiente seguire il colore del proprio sentiero ed in più ci sono cartelli con direzioni e distanze.
La visita alla grotta dura mezzora; purtroppo è solo in ceco ma ci lasciano una brochure in inglese che leggiamo prima dell’ingresso. Nell’ampia sala iniziale una sorpresa, per dimostrare l’ottima acustica, la guida propone la registrazione di un concerto svoltosi nella grotta e così ascoltiamo il “Va’ Pensiero” nelle viscere della terra.
Ci concediamo ancora un giro col trenino e poi in teleferica nei boschi circostanti, ma il cielo è sempre più scuro e minaccioso, così risaliamo in macchina e ci dirigiamo verso Kromĕřiž, la residenza estiva dei vescovi di Olomuc. Le nubi continuano ad addensarsi sulla nostra testa, poi un forte vento e poco prima di Kromĕřiž si scatena il temporale. Aspettiamo che smetta, ma inutilmente, il pezzo forte della visita dovrebbero essere i giardini del castello ma con questo tempo non ci resta che fare la spesa e tornare verso il campeggio. Una lunga deviazione stradale ci porta vicino a Slakov, meglio conosciuta come Austerlitz: il museo storico ed il monumento della pace sono ormai inaccessibili (chiusura alle 18), così ci fermiamo alla collina di Žuráň, da dove Napoleone diresse la battaglia. La vista da qui spazia per km sulla campagna circostante, ma una domanda ci assale: perché Napoleone venne proprio qui a sfidare l’imperatore austriaco e lo zar? Ci ripromettiamo di indagare una volta a casa.
9 agosto 2008. Lednice Mattinata tranquilla, firtunatamente il temporale di ieri non ha danneggiato la tenda. Oggi ci piacerebbe visitare Mikulov (al confine con la Slovacchia) dove ha vissuto per secoli un’importante comunità ebraica, la nostra guida raccomanda la visita alla sinagoga e al cimitero ma oggi è sabato e temiamo di trovare chiuso. Optiamo così per la vicina Lednice, dove la famiglia Liechtenstein ha fatto ricostruire il castello in stile neogotico con guglie, torrette e pinnacoli e ha arricchito il vasto parco all’inglese di alcune bizzarrie come un minareto alto 60 metri, una bellissima serra di piante, un acquario tropicale, un arco romano, stagni e canali.
Trascorriamo il pomeriggio passeggiando nel parco tra famiglie, spose impegnate con le foto del giorno più bello, musicisti, gite in calesse, personaggi in costume con gufi ammaestrati… 10 agosto 2008. Siamo un po’ stufi dell’essenzialità del campeggio (questa mattina ci siamo lavati i denti reggendoci a vicenda l’ombrello) e della vita quasi monacale senza alcuna possibilità di svago la sera; da almeno una settimana non riusciamo a scambiare due parole con nessuno, i cechi non sembrano interessati ai turisti stranieri o forse sono le difficoltà linguistiche, ma abbiamo voglia di un altro tipo di vacanza. Decidiamo di visitare ancora una delle 3 città termali di cui abbiamo letto molto, poi ce ne andremo in Baviera o in Austria.
La giornata trascorre attraversando tutta la Repubblica Ceca in auto; lasciamo i girasoli moravi, percorriamo la Boemia meridionale per poi dirigerci verso la Boemia occidentale, a Mariánské Láznĕ.
Arriviamo all’ufficio del turismo di Mariánské verso le 18 e mi rispondono seccamente che stanno chiudendo, insisto ed un’impiegata scocciata mi indica velocemente il campeggio Luxor su una cartina e mi accompagna alla porta.
Il campeggio è caotico e disordinato, c’è un via vai continuo e nessun controllo; per strada abbiamo visto le indicazioni del campeggio Stanovištĕ, poco fuori Mariánské (confina con un allevamento di cervi). Ci rendiamo subito conto che qui è diverso dagli altri posti dove siamo stati, è carino e curato, con vasi di gerani di fronte alla reception e nel prato, un ristorante con dehor; ci accoglie un ragazzo che parla un ottimo inglese (scoprirò poi che qui parlano anche francese e tedesco), oltre alle solite formalità mi fa leggere un avviso in 4 lingue che raccomanda di non lasciare oggetti incustoditi in auto o in tenda ed informa che è a disposizione dei clienti una cassaforte. Il campeggio dispone anche di alcune camere, c’è la possibilità di prenotare il pane, il ristorante è aperto fino alle 21, dopo la cucina chiude ma resta aperta la birreria fintanto che ci sono clienti (niente coprifuoco alle 23!!).
La sera con la birra ci viene “servita” anche una raccolta di materiale informativo sulla regione e c’è anche un accesso ad Internet a prezzi ragionevoli; il gestore si rivela un’ottima guida e ci racconta che la zona è caratterizzata da sorgenti termali, molto diverse tra loro per i minerali disciolti; famose già nel 1600, nel XVIII e XIX secolo le tre principali città, Mariánské (Marienbad), Karlovy Vary (Karlsbad) e Františkovy, divennero alla moda tra scrittori, musicisti, teste coronate. Le città si sono così popolate di alberghi dalle facciate superbe, vasti parchi e colonnati barocchi dove sgorgano le acque curative.
11 agosto. Mariánské Láznĕ (Marienbad) Lasciata l’auto in uno dei parcheggi a pagamento all’inizio della città, percorriamo la lunga strada che conduce e attraversa il centro: a destra un parco verdissimo con alcune fontane termali, a sinistra gioellerie, ristoranti e alberghi che rivaleggiano tra loro per la facciata più eccentrica: neoclassici, art nouveau, con cupole, statue, colonne. Proseguiamo verso il colonnato, dove si trovano le principali sorgenti e qui lo spettacolo è garantito: centinaia di turisti (principalmente tedeschi over 70) percorrono i sentieri del parco a passo di marcia e poi vagano da una fonte all’altra con in mano il tipico bicchiere in porcellana da terme. Divertiti ci cimentiamo anche noi con le acque ma ci informiamo che per apprezzarne i benefici è necessario berne almeno 3-4 litri al giorno; chi pratica il turismo sanitario alterna le bevute a lunghe passeggiate nel parco, dove i sentieri sono in realtà circuiti per la “nordic walking”, nel colonnato troviamo persino un servizio di custodia bicchieri, dove è possibile lasciare la propria scodella per ricominciare le bevute il giorno seguente e nei pressi delle principali fontane ci sono panchine e divanetti.
Presso le terme nuove “Nové Láznĕ”, sontuoso centro benessere già frequentato da Enrico VII, si possono provare tutte le possibili terapie a base di acqua e i prezzi – per noi – non sono cari ma oggi abbiamo voglia di dedicarci ai souvenir, magari torneremo uno dei prossimi giorni, poiché ormai abbiamo deciso che ci fermiamo ancora un po’ in questa parte del paese.
Fortunatamente in campeggio ci avevano avvisati di assaggiare solamente le varie acque, senza esagerare: nel pomeriggio ci sembra di aver ingoiato un’intera barra di ferro con effetti collaterali flautolenti.
12 agosto 2008. Riserva naturale di Soos e Františkovy Láznĕ: terme e aquapark Grazie al materiale informativo del campeggio abbiamo scoperto la riserva naturale di Soos e pensiamo che valga la visita, anche se il tempo oggi è freddo e nuvoloso.
Con una mezzora d’auto raggiungiamo Soos, una grande torbiera con piccoli geyser e crateri da cui fuoriescono sbuffi di anidride carbonica. Poche le indicazioni sul posto, il piccolo parcheggio è già pieno ed abbiamo difficoltà a trovare la biglietteria, ma alla fine entriamo proprio mentre inizia a piovere. Si percorre un circuito ad anello (durata 1h) camminando su una passerella e si osservano le pozze che ribollono e questo strano panorama; pannelli esplicativi in ceco e tedesco. Visitati velocemente i due musei sulla fauna locale e sugli animali preistorici, ci dirigiamo a Františkovy, la più piccola delle tre città termali. In contrasto con l’ecletticità ed il lusso di Marianske qui ci colpisce l’nità architettonica: edifici con facciate neobarocche e art nouveau, gialli e bianchi con moltissimi gerani alle finestre. Attraversiamo il grande parco e raggiungiamo la sorgente Glauber IV con il più elevato tenore al mondo di solfato di sodio (l’acqua è frizzante e lievemente salata), non c’è quasi nessuno nel padiglione bianco e rosa con i grandi rubinetti in ottone, così possiamo fotografarlo da tutti i lati, cercando di rendere con le immagini l’atmosfera nostalgica che si respira.
Nel pomeriggio la cittadina si popola di anziani turisti tedeschi che, dopo le terme, gustano le ottime torte frutta e crema nei locali sulla via principale; fa freddo ed anche noi ci concediamo un te con torta. Pensavamo di visitare anche Cheb, cittadina medioevale qui vicino, ma continua a piovigginare, così ripieghiamo sull’Aquaforum, il parco acquatico della città. La struttura si trova in centro, ha piscine interne ed esterne con acqua a 27, 30 e persino 34 gradi, scivoli, piscine per bambini, vasche per l’idromassaggio ed un centro fitness; è una struttura moderna e molto pulita, frequentata soprattutto dalle famiglie. L’organizzazione è efficentissima ed il personale parla inglese: non ci resta che indossare il costrume e lanciarci dagli scivoli per poi concederci un po’ di relax con l’idromassaggio.
13 agosto 2008. Loket e Karlovy Vary Oggi è una bella giornata di sole, la dedicheremo soprattutto alla visita della più grande e conosciuta delle città termali: Karlovy Vary. La strada panoramica che porta a Karlovy – popolata di lussuosi alberghi a 5 stelle – attraversa la foresta; compiamo una piccola deviazione per visitare Loket, villaggio caratterizzato da una roccaforte arroccata su una rupe e circondata dal fiume. Il castello è molto scenografico ma anche la cittadina si rivela piacevole con un’elegante piazza principale con colonna barocca centrale e case in tinta pastello tutt’intorno. L’atmosfera è tranquilla, passeggiamo per il paese, costeggiamo il fiume dove nuotano papere e cigni poi riprendiamo la strada per Karlovy Vary.
Parcheggiata l’auto in uno dei parcheggi sotterranei, eccoci alla scoperta di questa città che si allunga per 3 km lungo il fiume Teplá e ci presenta una scenografia di maestosi edifici, negozi (molte gioiellerie) e bei colonnati che ospitano le sorgenti. Si passeggia per la città invasa dai turisti, vediamo i vari colonnati – ognuno con uno stile diverso – fino ad arrivare a quello più moderno i Vřídelní Kolonáda dove si trova un geyser di acqua a 73°C. Karlovy offre molto ai turisti: negozi, terme, ristoranti, camminate panoramiche, una funicolare, musei ed una galleria d’arte; vorremmo visitare la chiesa ortodossa a 5 cupole ma fatichiamo a trovarla, la ricerca ci conduce però la collina dove ammiriamo case molto belle e antiche.
Stasera è la nostra ultima sera ceca, al ristorante del campeggio proviamo “il piatto ceco”, un piatto unico utilizzato per i pasti veloci, l’equivalente della nostra milanese con patate: si tratta di un tris di carni grigliate (salsicciotto, fetta di Praga, maiale) accompagnato da knedliky (knödel) di patate e pane, crauti e insalata con tanta cipolla. Soddisfatti per la cena e un po’ provati dai boccali di birra (la Plzeň è decisamente più forte della Budvar) torniamo alla tenda, domani si parte. Quattro gorni fa ci consideravamo solo di passaggio, alla fine siamo rimasti qui 4 giorni e restano ancora diverse cose da fare/vedere (il monastero di Teplá, la fabbrica della birra di Plzeň, il castello di Křivoklát, Cheb, una seduta alle terme) ma il tempo è ormai scaduto.
14 agosto. Partenza Ci troviamo al confine con la Baviera, la nostra intenzione è di dirigerci alla più vicina autostrada tedesca in modo da poter macinare molti chilometri scorrevolmente e raggiungere Innsbruck nel pomeriggio. Abbiamo però ancora delle corone e ci serve benzina, qualcosa per il viaggio e poi vorremmo fare scorta di salsine per la carne, insomma necessita un’ultima sosta da Tesco o Interspar. Man mano che ci avviciniamo al confine, le grosse aree commerciali a cui eravamo abituati spariscono per lasciare il posto a night clubs, strip bar, casino e bancarelle di cinesi; dobbiamo quindi scendere fino a Domažlice per trovare un piccolo supermercato dove spendere – a fatica – i nostri ultimi soldi cechi: il costo della vita è basso ed il cibo costa veramente poco!! Nel carrello della spesa entrano quindi diversi cartoni di birra, affettati, dolci (i prodotti da forno sono veramente buoni), riempiamo il serbatoio e si parte.
Il viaggio scorre tranquillo, le autostrade tedesche, benchè affollate per il ponte di Ferragosto, sono scorrevoli e le indicazioni chiare e puntuali, un vero relax dopo le ultime settimane trascorse con gli occhi incollati alla cartina! Superata Monaco lasciamo l’autostrada e ci dirigiamo verso Garmish, entriamo in Austria direzione Innsbruck, che raggiungiamo nel tardo pomeriggio. Ci fermiamo nel primo campeggio che troviamo poco dopo Zirl “Kranebitten”, alla periferia della città; è affollatissimo, soprattutto di camperisti italiani, ma notiamo anche spagnoli, greci, danesi e inglesi. L’impatto è strabiliante, le ragazze della reception sono gentilissime, parlano 5 lingue e ci riempiono di materiale: la cartina della città, la cartina del campeggio, un foglio con tutte le informazioni sui mezzi che raggiungono il centro, il depliant della Innsbruck card… Troviamo a fatica un posticino per tenda e macchina, mangiamo velocemente e adiamo a visitare Innsbruck utilizzando l’autobus che ferma vicino al campeggio. Il centro città conserva ancora molte abitazioni medioevali e rinascimentali tuttora abitate; il simbolo è il “tettuccio d’oro” una sorta di loggiato con copertura in rame dorato situato sulla piazza principale. Passeggiamo col naso all’insù osservando le facciate delle case, ammiriamo i soffitti a cassettoni che si intravedono dalle finestre delle case, la torre del municipio; purtroppo notiamo anche diversi senza tetto che cercano una sistemazione per la notte o vagano tra i turisti.
Alle 22.30 i locali cominciano a ritirare i tavolini nei dehor, anche se ci sono ancora clienti seduti; in poco meno di mezz’ora le vie affollate e rumorose sono deserte, alcuni locali sono ancora aperti ma i clienti restano rigorosamente all’interno: il coprifuoco. Non ci resta che avviarci alla fermata dell’autobus e aspettare la linea NL8 che ci porterà al campeggio. Le indicazioni alle fermate degli autobus sono molto chiare, inoltre il sabato, la domenica e le sere pre-festive le principali linee sono in servizio tutta la notte. Il percorso per il rientro è diverso dall’andata, molto più lungo e sale sulla collina che sovrasta Innsbruck, regalandoci così una bella panoramica notturna della città. 15 agosto. Rientro E’ piovuto tutta la notte e non accenna a smettere, così indossiamo le cerate e smontiamo sotto la pioggia. La strada statale corre sul fondovalle parallela all’autostrada, attraversando i paesini del Tirolo con le case decorate. Il tempo è peggiorato, piove a dirotto e le strade sono deserte, sarà il cielo plumbeo o la tristezza del rientro ma 15 giorni fa il Tirolo mi era sembrato più bello; è Ferragosto ma non c’è nessuno in giro, i negozi son tutti chiusi (quindi niente speck ) Il maltempo ci accompagnerà per tutto il viaggio; passata l’Austria decidiamo di cercare un bel posticino in Svizzera per fare una pausa, sgranchirci le gambe e mangiare qualcosa ma un vento gelido ci fa rapidamente cambiare programma: mangiamo velocemente un panino e ripartiamo. Ad una mezzora dal confine riusciamo finalmente a captare la radio italiana: da 15 giorni non siamo in grado di capire il notiziario, chissà come si staranno svolgendo le Olimpiadi e cosa sta succedendo in Georgia… Radiodue ci fa compagnia per il resto del viaggio, avvisandoci anche che sull’Italia settentrionale è previsto un pomeriggio da tregenda: si attendono violenti acquazzoni, freddo ed una tromba d’aria su Milano: bene, bentornati nella soleggiata patria!! Mentre costeggiamo il Lago di Como ci travolge un violento acquazzone, poi verso Milano intravediamo un po’ di sole ma mentre ci avviciniamo a Torino il cielo si scurisce ed è di nuovo pioggia.
Siamo a casa verso le 18; e con un po’ di tristezza si archiviano le vacanze estive 2008.