Sciare…in riva al mare

Una giornata speciale sulle Alpi Apuane
Scritto da: Matteo P.
sciare...in riva al mare
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Sciare…in riva al mare! Ebbene sì, in un certo qual modo è possibile! Certo ci vuole un luogo particolare, particolari condizioni climatiche, e specifiche competenze montane, ma se si hanno questi tre elementi sciare da 1800 metri di altezza guardando il mare è un esperienza fattibile che rimarrà impressa nella memoria.  Il luogo innanzitutto: ci sono montagne in Italia che neve ne hanno in abbondanza, ma non sorgono nei pressi della costa, oppure, al contrario, rilievi vicini al mare ma che non hanno una conformazione tale da ricevere cospicue nevicate, o non ne ricevono affatto. C’è però una catena montuosa che pur sorgendo  a pochissima distanza dalla costa si staglia fin quasi a 2000 metri di altitudine con la sua vetta più alta, creando cosi le condizioni durante l’inverno per ricevere sporadiche ma talvolta abbondanti nevicate: le Alpi Apuane.

Le Apuane sorgono nell’alta Toscana, nei territori della provincia di Lucca e Massa-Carrara, fino al confine con la Liguria.

I più, quando sentono nominare le Alpi Apuane, pensano immediatamente ai bacini di estrazione del pregiato Marmo. Magari qualcun altro, appassionato di escursioni, conosce queste montagne per gli innumerevoli percorsi di trekking, le vie ferrate e d’arrampicata. Ma non molti sanno della possibilità di poter sciare su queste montagne, anche perché non tutte le vette si prestano a questa attività, anzi a onor del vero, delle innumerevoli montagne  che compongono questa catena solo alcune e spesso solo in alcuni versanti specifici è possibile scendere sci  o( come nel mio caso) tavola da snowboard ai piedi. Inoltre nelle Apuane non ci sono impianti di risalita, seggiovie, skilift etc, pertanto l’uscita è del tipo scialpinismo con ciaspole o pelli di foca per la risalita ed appositi sci o tavole per la discesa, ed è in queste due fasi (la risalita e la discesa) che bisogna avere specifiche conoscenze tecniche, non ci si può improvvisare, ma bisogna aver maturato una discreta esperienza in entrambe le fasi dell’escursione.

Monte Sagro, Fivizzano

Fatta questa, a mio parere, doverosa introduzione, arriviamo a noi, alla nostra uscita. Dico nostra perché quasi sempre, e in questo tipo di avventure ancor di più, cerco di non essere mai solo e di uscire con le stesse persone da anni, oramai ci conosciamo ci fidiamo reciprocamente, e sappiamo di poter contare sempre gli uni sugli altri in caso di necessità. La vetta in questione è il monte Sagro, situato nella provincia di Massa Carrara, a cavallo tra il comune di Carrara e quello di Fivizzano: una faccia guarda la Lunigiana, l’altra il mare: ed è proprio questa che andremo a risalire e poi a discendere. Essendo nato e cresciuto nella zona negli anni ho avuto modo più e più volte di fare quest’esperienza su questa montagna ma in questa occasione vi racconterò l’ultima in ordine temporale, che fatalità, è stata anche tra le più belle, sia per qualità e quantità di neve , che per condizioni climatiche.

Sciare sulle Alpi Apuane

Gennaio 2021: uno degli inverni più nevosi degli ultimi anni, e ovviamente siamo in lockdown, non si può uscire dalle regioni e in alcuni casi dalle provincie, i comprensori sciistici sull’arco alpino e appenninico italiano sono chiusi e la voglia di sciare è tanta.

Freddo al punto giusto, il cielo si rannuvola, a valle comincia a piovere, le montagne non si vedono più, avvolte da gonfie nuove grigie. Dopo due giorni di maltempo, finalmente torna il sereno, e riappaiono le vette Apuane imbiancate. Inizia cosi il tam tam di messaggi e telefonate: “ domani si va?” tu ci sei? “hai da fare? No sono libero” “grande! Chi siamo? Hai sentito qualcun altro?” E cosi si crea il gruppo. Appuntamento il giorno seguente alle ore 9 del mattino, non troppo presto per evitare le ghiacciate notturne ma giusto per poter rientrare il primo pomeriggio ed evitare di essere sorpresi dal buio della notte invernale. Si caricano le macchine. In cielo non c’e’ una nuvola, tutto sereno e limpido, zero vento.

Percorriamo la strada che da Carrara centro porta a Campocecina: una mezz’oretta di curve che salgono vertiginosamente da 0 a 1300 e rotti metri sul livello del mare. Da li a piedi dovremmo raggiungere la vetta del monte Sagro a 1752 mt s.l.m. Parcheggiamo. Il Sagro è li davanti a noi, fermo, calmo, tutto imbiancato. Qualcuno, forse io, non ricordo, esordisce con uno ”Spettacolo!”. Ci cambiamo, prepariamo l’attrezzatura e iniziamo la risalita: ciaspole (e ramponi) ai piedi e tavola momentaneamente nello zaino. Sono circa 2 ore /2 ore e mezzo di risalita a seconda del passo, noi optiamo per andare su con calma , goderci il paesaggio, fare foto, e soprattutto conservare le energie per la discesa!.

Percorriamo la via classica, quella che per capirci si fa d’estate lungo il sentiero, che ora pero è invisibile a causa della neve. Man mano che progrediamo nella risalita ci guardiamo attorno, lo sguardo un pò alla vetta un pò al mare e così ad intervalli regolari qualcuno se ne esce con “Spettacolo!”.

Arriviamo ad una biforcazione e li decidiamo di fare un traverso per arrivare in un punto dove la neve ci sembra più compatta, soprattutto dove non c’e’ traccia di passaggio alcuno, perché tutti gli scialpinisti vogliono o vorrebbero essere i primi a lasciare il segno sulla neve vergine. Raggiungiamo un buon punto sottovetta dove poter fare un piccolo spuntino e cambiarci per procedere poi con la discesa. Cambio: si tolgono ramponi o ciaspole e si prepara la tavola, ci si cambia gli indumenti inumiditi dal sudore e si indossano altri asciutti, mascherina caschetto guanti, si ripone il resto nello zaino e si parte.. ah no.

Prima accendiamo l’ARTVA, il dispositivo antivalanga. Ora si siamo pronti, a turno uno dopo l’altro iniziamo la discesa. Personalmente ho optato per una traiettoria che sfruttasse il più possibile l’ampiezza dello spazio a disposizione, si è vero la discesa è un pelino più lenta, ma per lo meno ho avuto ampi momenti dove ho potuto alzare lo sguardo per vedere il mare in lontananza e pensare a quanto ero fortunato in quel momento.

Paragonato a percorsi “classici” dell’arco alpino, la durata della discesa è infinitamente più breve, siamo sul quarto d’ora se si scelgono traiettorie belle ampie. Insomma cerchi ti fartela durare il più possibile, e se sei fortunato e noi lo siamo stati, e quindi la neve è stata abbondante, si riesce a sciare fin dentro la cava che si trova ai piedi del monte. Il problema è che la cava è più bassa rispetto a dove abbiamo parcheggiato la macchina, quindi una volta arrivati a fine discesa,  è toccato cambiarci di nuovo per risalire a piedi ( poco più di un quarto d’ora) fino alla macchina. Si, è vero, è una sfacchinata, ma ne è valsa e ne varrà sempre la pena!

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