La piccola Scozia del Piemonte è il borgo di montagna dove tutto ricorda le Highlands

Stefano Maria Meconi, 14 Apr 2024
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Era il 24 febbraio 1525 quando le truppe francesi al soldo di Francesco I e quelle del Sacro Romano Impero di Carlo V si sfidarono alle porte di Pavia. Una battaglia che fece oltre 12mila vittime tra le truppe franco-spagnole, ma durante la quale combatterono anche delle truppe scozzesi. Non era raro, a quel tempo, rivolgersi a esperti soldati (i cosiddetti mercenari) provenienti da paesi che non c’entravano niente con la guerra in corso. Dopo la battaglia, alcuni scozzesi erano intenzionati a tornare a casa, ma il freddo invernale li spinse a fermarsi nel piccolo paesino di Gurro, nel Verbano-Cusio-Ossola piemontese. E da qui, semplicemente, decisero di non andarsene più: sposarono le donne del luogo, e visto che le montagne della regione ricordavano loro quelle della terra natìa, perché tornare? Ed è così che nacque la leggenda del piccolo borgo scozzese d’Italia, un luogo dalla bellezza fenomenale circondato da una natura che è tutta da percorrere passeggiando o andando in bicicletta.

Ecco cosa unisce Gurro alla Scozia

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Uno scorcio “scozzese” di Gurro. Foto di luca_g._95 su Instagram. Tutti i diritti riservati

Un po’ Highlands, un po’ terra di bagna cauda. Il Piemonte è decisamente una delle regioni più particolari d’Italia, e non è un caso che percorrendo le stradine di Gurro si noti qualcosa che, pur nella sua bellezza, apparentemente “stona”. È una differenza significativa tra il paese di nemmeno 200 abitanti e tutta la circostante Valle Cannobina, che è evidenziata dalla presenza, in particolare, di case a graticcio. Questa forma di costruire, che è tipica del Centro-nord Europa (se ne trovano testimonianze soprattutto in Germania, nell’Alsazia francese e in vari punti del Regno Unito), qui è interpretata con una caratteristica ancor più particolare: le travi esterne degli edifici sono disposte a X, con una forma che parrebbe ricordare la croce di Sant’Andrea, che compare sulla bandiera della Scozia e ne è un simbolo nazionale. L’uso del graticcio non è una caratteristica comune in Italia, tanto meno in quest’angolo del Bel Paese. Lo si può vedere anche in quella che viene chiamata Casa di San Carlo, un antico edificio – peraltro abbastanza compromesso – dove tutta la facciata anteriore è in legno, che copre anche i balconi, e nella quale Carlo Borromeo, cardinale di Milano, soggiornò nell’anno 1574.

E poi ci sono loro, i tessuti scozzesi: sì, perché donne e uomini di Gurro li usano sovente nelle giornate di festa, indossando tartan, kilt e sporran (la borsa in pelle che viene messa alla cinta), a memoria – o forse solo per rivendicare questo rapporto speciale con la Scozia – della patria lontana. Una sfilata folkloristica e decisamente originale alla quale prendono parte tutte le generazioni: basti pensare che servono fino a 14 metri di tessuto per realizzare un abito tradizionale femminile, mentre il kilt e la stola indossata dagli uomini non è certo meno impegnativa.

Il dialetto gurrese conta, e i ricercatori universitari lo hanno confermato, molti termini provenienti dal gaelico. Una piccola isola linguistica lontana da tutto il territorio circostante, a ulteriore conferma di questa che, da una piccola goccia nel passato, è oggi diventata l’identità che caratterizza questo luogo. Percorrendo vicoli in pietra, ammirando case metà di legno o metà di pietra, si riesce a capire perché a Gurro hanno tanta voglia, e tenacia, nel conservare questo legame con la Scozia.

Consigli utili 

Gurro si trova a meno di mezz’ora dalle sponde del Lago Maggiore. La sua è una posizione apparentemente scomoda, ma magnificamente centrale per questa zona: nel giro di un’ora è possibile scoprire Santa Maria Maggiore (la città del Natale in Piemonte), DomodossolaVerbania e Cannobio, ma anche arrivare nella svizzera Locarno e, in poco meno di due ore, alla Cascata del Toce che, con i suoi 140 metri di salto e l’antico hotel sulla sommità, è un luogo di grandissimo fascino.

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