Il piccolo Tibet dell’Emilia-Romagna è un borgo ricco di spiritualità orientale, dove anche il Dalai Lama ha trovato casa

L’Italia è il paese delle magnifiche città, ma è sempre ricca di borghi, luoghi bellissimi ricchi di storia. È il caso di Votigno di Canossa, una frazione medievalissima dell’Emilia Romagna e questo piccolo gioiello risulta essere uno dei borghi medievali meglio conservati. In mezzo alle colline reggiane, incanta i visitatori con la sua affascinante atmosfera. Frazione di Canossa, luogo patrimonio UNESCO: siamo nelle terre di Matilde di Canossa e probabilmente questo borgo era un rifugio per i soldati della potente signora, perché grazie alla torre di avvistamento potevano fare un attacco a sorpresa. Qualcosa di diverso però lo trovi in questo piccolo puntino: un borgo ricco di spiritualità, spiritualità orientale, tant’è che il Dalai Lama ci ha trovato casa. Curiosi?
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Pace, rispetto e amore universale
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‘’Il rispetto per Madre Terra, la fratellanza universale, la non violenza, il bene di ogni essere vivente, un amore illimitato per tutti, fino a considerare “Maestri” i suoi nemici”.
È così che Dallari si riferisce al Dalai Lama, guida politica del Tibet e monaco di immensa spiritualità, amato e stimato da moltissime persone.
I simboli e le statue del Buddha che troviamo a Votigno di Canossa evocano tutto ciò: questo borgo è già particolarmente bello di suo con la piazzetta dal pavimento a scacchiera, utilizzato per le partite a dama e le sue rievocazioni storiche in chiave medievale.
L’atmosfera è piacevolissima e si gode di quel ritmo fuori dalla frenesia delle grandi città: ci si cala in una dimensione di piacevole lentezza (la stessa che si può provare facendo un tour di Bologna in bicicletta) e forse già questo è in sintonia con La casa del Tibet. La meditazione è uno dei cardini della religione buddista, grazie al Museo si possono ammirare i costumi, gli oggetti e le fotografie che descrivono il Tibet, la sua tradizione e la sua identità.
Votigno di Canossa, frazione di Canossa, ha quindi arricchito la sua offerta ai turisti, mettendo a disposizione non solo uno scrigno di bellezza e storia in un meraviglioso contesto naturalistico, ma pure un piccolo e prezioso angolo di connessione con la spiritualità tibetana. Le persone che arrivano possono staccare dal quotidiano e mettersi in ascolto, possono pregare, possono meditare: le iniziative come i convegni sono strumenti fondamentali per veicolare tutto lo spessore di questa grande cultura, coinvolgendo i visitatori in un’esperienza mistica.
Votigno di Canossa, cosa vedere
Castello di Canossa, Votigno di Canossa
Come anticipato, Votigno di Canossa è un borgo medievale che incanta con la sua unicità meravigliosamente calma. Rimane una frazione di Canossa e Bonaparte delle cose da vedere son lì.
Partiamo dal principio però: entrando nel borgo si viene accolti subito da un’atmosfera senza tempo delle sue case in pietra restaurate negli anni ’60 per preservarne l’autenticità. Cammina fra le viuzze strettine e trovi balconcini fioriti e scorci che escono dritti da un dipinto, a testimone di un borgo che presta molta attenzione e rispetto al passato.
E il tutto a vista delle colline reggiane, colori e forme che sembrano fatti apposta per rilassare mente e corpo. Al centro di tutto c’è una piazzetta principale che ha una caratteristica specifica: una scacchiera bianca e nera incastonata nel terreno. Qui si fanno rievocazioni storiche, eventi culturali, partite di dama giganti.
Se per questo chi ama natura e passeggiate può farsi vari sentierini che si diramano da Votigno per esplorare i dintorni, primo fra tutti il Sentiero Matilde. Passeggiando per le vie di Votigno poi ci noti i dettagli: statue del Buddha e colorate bandiere di preghiera tibetane decorano gli spazi, ma di loro ne parliamo dopo.
Il Castello di Canossa fu un antico maniero legato a Matilde di Canossa, costruito sul 940 d.C.: mostrava il potere della famiglia Canossa, ben visibile, considerata la triplice cinta muraria. Luogo famosissimo per un evento del 1077, l’umiliazione di Canossa, quando Enrico IV si reca alla rocca per chiedere il perdono di Papa Gregorio VII che lo aveva scomunicato, attendendo inginocchiato per 3 giorni e 3 notti di fronte al portone del castello, piedi scalzi, saio, testa cosparsa di cenere, in una tempesta di neve del 1027 dal 25 al 27 gennaio.
Ottiene la revoca della scomunica, Enrico IV torna in Germania e si accorge di non aver più seguito: a marzo lo avevano deposto per eleggere il cognato. Rodolfo di Svevia, tale cognato, viene sconfitto da Enrico due volte, e muore in battaglia, mentre Enrico viene, intanto, scomunicato di nuovo. Seguono fatti e la conquista di Roma di Castel Sant’Angelo col papa lì asserragliato, che alle strette aveva in fretta e in furia tolta la scomunica a Roberto d’Altavilla, il Terror Mundi. Un po’ di gossip? La scomunica è di sei anni prima, quando aveva invaso Benevento, la Città delle Streghe.
Nonostante sia stato distrutto più volte nei secoli ci sono ancora diversi ruderi che fanno uscire la sua ex grandezza storica. Lì dentro ci trovi il Museo Nazionale di Canossa, a tutti gli effetti il Museo Nazionale Naborre Campanini, con reperti e documenti storici, inclusa una fonte battesimale romanica ricavata da un monolite d’arenaria.
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Si continua verso un angolo del borgo che lo rende ben diverso, la Casa del Tibet. È del 1990 la Casa del Tibet, progetto di Stefano Dallari che, dopo un viaggio in quella terra, ha deciso di portare un pezzo della spiritualità tibetana in Italia. La cultura e la religione di quel luogo sprigionano un fascino incredibile perché quello che si respira è la profonda vocazione delle persone alla gentilezza e alla solidarietà: la religione buddista è il centro effettivo di una società plasmata per concretizzare il desiderio di pace.
E Stefano Dallari, medico odontoiatra, incontra il Tibet e ne scopre il sorriso dell’Anima: il viaggio lo fa innamorare al punto tale da fondare la Casa del Tibet-Onlus, che ospita un Museo inaugurato dal Dalai Lama nel 1999. Questo luogo attrae tutti coloro che vogliono prendere contatto con la cultura tibetana e che desiderano conoscere la spiritualità tibetana.