È la “città dei senza”, dove gustare un caffè alla menta e passeggiare nella piazza più grande d’Europa

Adriano Bocci, 27 Giu 2024
È la città dei senza, dove gustare un caffè alla menta e passeggiare nella piazza più grande d'europa
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È normale parlare di cosa abbia una città, quando la si nomina. Ha questo monumento, ha questo ristorante, ha questa storia, questo parco… ci sono casi, rari casi però, in cui esiste l’eccezione alla regola. Il più famoso fra questi? Quello di Padova, la città che viene comunemente chiamata anche “la città dei senza”, per motivi uno più curioso dell’altro.

Il caffè senza porte

spritz verde e caffè al caffè pedrocchi di padova

Doppio verde. Anche se nella tazzina è meno visibile, e quello è uno Spritz.

Il caffè senza porte era nominato così perché non chiudeva mai. E tutt’ora, il senso, non è cambiato: parliamo del mitico Caffè Pedrocchi, col suo menù a forma di giornale. Questo perché fino al 1916 il Caffè Pedrocchi era sempre aperto, giorno e notte. Why? Perché ha da sempre la Sala Verde, una sala gratuita e aperta a tutti senza obbligo di consumazione, dove ci andava chiunque per qualsiasi motivo, anche per ripararsi dal freddo.

Si dice, in merito, che è grazie alla Sala Verde che viene coniata la frase “essere al Verde”, seppure è una diceria che va un po’ in contrasto con le case da gioco. Il motivo di ciò è che il giocatore che perde tutte le fiches, quando guarda il punto dove tiene il proprio gruzzolo, vede solo il tavolo da gioco. Che, di norma, è verde. Un’altra motivazione che gli si attribuisce, in contrasto, deriva invece dal medioevo: la fine delle candele medievali era di colore verde.

Nella Sala Verde, come in tutto il Caffè Pedrocchi, ci si può gustare un caffè alla menta: il tipico caffè viene servito anche freddo ed è fatto da una normale miscela di espresso, panna, sciroppo alla menta e una spolverata di caffè amaro. O anche un P31, il famoso Spritz verde, per restare freschi.

Il capitello senza colonna

piazza della frutta - padovaÈ lui il capitello colpevole

A due passi di distanza dal Caffè Pedrocchi c’è la Piazza della Frutta, dove troverete un capitello senza colonna. Come mai, vi chiederete? Sormontato da un obelisco in pietra d’Istria, la colonna del Peronio della piazza (chiamata del Peronio) ha gli angoli decorati da una zucca, una palma, una mela cotogna e un albero di pere, che vanno a pubblicizzare l’anima della piazza. Eppure, leggenda vuole che la colonna sia stata rubata di notte dai vicentini, ma in realtà non è così. Più semplicemente sembra che la colonna non sia mai esistita per questioni di logistica, o in parole più semplici, per consentire l’accesso al portico ai carretti che trasportavano, infatti, la frutta.

La torre dell’orologio senza la bilancia

torre dell'orologio di piazza dei signori - padova

In Piazza dei Signori, a pochi passi, c’è la Torre dell’Orologio. Cos’è che manca? Il segno della Bilancia. Dov’è? Sulla colonna a destra, ma sapete perché? Ci sono due ragioni, una ufficiale ed una un po’ meno, ma comunque molto accettata: la ragione ufficiale è che la Torre dell’Orologio si fa ad un modello zodiacale molto antico, quello romano, dove nello zodiaco romano la bilancia non esisteva. Fu solo più in là che le due chele divennero i due piatti della bilancia, diventando più un simbolo di giustizia che uno astrologico.

La ragione popolare è un’altra, avvallata dallo scherzo dell’artista: è proprio per giustizia che manca. Ci fu una mancanza di giustizia (leggasi: soldi) da parte del committente dell’opera verso il costruttore, che gli aveva pattuito alla fine del lavoro una cifra ben più bassa rispetto a quanto venne creato. A supporto di questa teoria, leggenda vuole sempre che il committente fosse del segno della bilancia: il costruttore poi fece un orologio praticamente uguale a Piazza San Marco a Venezia, città storicamente rivale (dove Venezia ha un leone, Padova au contraire ha 3 gatti), e lì il segno della bilancia c’è.

La basilica del Santo senza nome

basilica del santo - basilica di sant'antonio di padova - padova

Quella che viene conosciuta come Basilica del Santo è la famosa Basilica di Sant’Antonio di Padova. Trionfo di architettura gotica e un po’ di influenza veneziana (specie nella cappella di San Giacomo), dove si trova la cappella con la tomba del Santo. Chi? Sant’Antonio di Padova. Ci si riferisce a lui semplicemente come il santo, grazie alla sua importanza: conobbe da vicino San Francesco d’Assisi e fece tantissimi miracoli.

Anche dopo la morte: furono 53 i miracoli riconosciuti in maniera effettiva, senza contare quelli dalla sua morte. La sua è una delle più grosse chiese di Padova, seppur non è il Duomo, ma l’importanza di Sant’Antonio di Padova (che in realtà è di Lisbona e si chiamava Fernando Martins de Bulhões, o Antonio da Lisbona) è fuori discussione: ha avuto la canonizzazione più veloce nella storia della Chiesa, dopo a malapena 352 giorni. L’afflusso ininterrotto di pellegrini verso la sua tomba fu così vasto che, per normalizzare e controllarlo, si forzarono i pellegrini ad arrivare da lui a piedi nudi e venne creata appositamente una chiesa più capiente, finita nel 1240. Negli anni ’60 del Duecento venne portato nella sua nuova casa, e durante l’ispezione della tomba dopo trentadue anni la lingua fu trovata intatta, “flessibile, viva e rosseggiante, come di chi non fosse morto“.

La piazza del prato senza erba

prato della valle - padova

La piazza del prato senza erba è la piazza più grande d’Europa. Quella che venne creata da Andrea Memmo nel 1775 è oggi conosciuta come Prato della Valle ed era ricca di verde, ma nessun prato: è il risultato di una enorme opera di bonifica di un’area estremamente paludosa, poi divenuta il centro di infinite (interminabili, in effetti) passeggiate e di tanti, ma tanti eventi. Una piazza ellittica di 88 mila metri quadri con 78 statue divise in due corone, fra personaggi storici di ogni tipo. Tutti uomini, tranne una di quele statue che venne dedicata a Gaspara Stampa, una poetessa del ‘500 con le rime in stile Petrarca.

Padova non finisce mica qui, però. L’Orto Botanico dovete vederlo.



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