1991 metri di puro splendore: alle porte di Modena c’è la “montagna dei due laghi”, ed è il posto perfetto per un trekking estivo
La magnificenza dell’Appennino tosco-emiliano, i paesaggi di montagna che in estate si colorano delle mille sfumature del verde dei boschi, la ricerca di un luogo dove fuggire dal caldo della città. Sono questi gli ingredienti di un’escursione sul Monte Giovo che, appena sotto quota 2000 metri, è una delle vette irrinunciabili del Modenese. E questo è un racconto, misto tra trekking ed emozione di viaggio, di chi l’ha scalato in prima persone.
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Escursione al Monte Giovo
Una bella mattina d’estate non sapendo come passare la giornata, decidiamo io e il mio amico Marco, di partire alla conquista del Monte Giovo, una delle cime più impegnative dell’Appennino dietro casa. Il problema è che quando sei in vacanza il tempo non esiste, pertanto ci incamminiamo verso il passo dell’Abetone che è già tardi e non contenti a Fiumalbo ci lasciamo tentare da una colazione di metà mattinata. Ma si, chissenefrega, d’altronde è metà agosto e farà buio tardi, abbiamo tutto il tempo.
Arrivo al Lago Santo
Finalmente giungiamo al Lago Santo e parcheggiamo l’automobile accingendoci a salire una delle cime più alte dell’Appennino delle nostre parti. Il Monte Giovo è alto 1991 mt e secondo me quei 9 metri per far 2000 pari dovrebbero regalarglieli vista la difficoltà dell’ascensione. È una delle principali cime del crinale Tosco-Emiliano ed è anche una delle più alte, separa le provincie di Modena e Lucca con la sua mole maestosa e imponente. Visto dal Lago Santo bisogna dire che incute un certo timore, perché si pone come una quinta appena dietro il lago, ma siamo sicuri ci sia un modo per salir lassù? E sì, perché l’enorme circo glaciale che incombe sul Lago Santo è una parete ripidissima di più di 400 metri di altezza e pare che non dia spazio a sentieri che possano salirvi sopra. Inoltre le pareti del circo sono solcate da canaloni e da estese falde detritiche. Insomma se da qualche parte si sale, di sicuro non si parte da qui.
Salita verso il Lago Baccio
E invece lungo un lato del lago timidamente parte un sentierino che s’inoltra nella faggeta ai piedi del monte. La strada inizia a salire di brutto appena ci lasciamo alle spalle il lago e il sentiero diventa gradini e i gradini diventano gradoni e i gradoni diventano rocce da scalare con le mani. La faggeta si alterna alla roccia nuda e ad aperte zone a mirtillo, e allora ci consoliamo dalla fatica facendo scorpacciate sul posto sperando che siano mirtilli davvero perché “in effetti il sapore del mirtillo ce l’hanno…”. Dopo un po’ la salita diventa più difficile, siamo fuori dal bosco ed alle spalle il Lago Santo adesso è visibile in tutta la sua lunghezza. Finalmente dopo 40 minuti di salita continua raggiungiamo una conca glaciale e le gambe possono riposarsi un po’. Nel frattempo sulla destra del Santo è comparso un altro laghetto alpestre, il Baccio, dalle sfumature surreali ed impressionistiche. Raggiungiamo la fine della conca ed è qui che inizia la parte forse un po’ meno faticosa ma di certo più difficile. Il sentiero non c’è, i segnavia sono sulle rocce, non si tratta di una scalata ma piuttosto di una arrampicata vera e propria che costringe a riporre i bastoni che danno solo noia. Ad entrambi i lati il vuoto, da una parte il baratro sul Baccio, dall’altro la conca glaciale che si affaccia sul Santo. Su su, andiamo su mentre iniziamo a scorgere delle nuvole che arrivano dal versante lucchese, nuvole nere ma non tanto estese. Dopo un’ora e venti finalmente siamo sul crinale e ci affacciamo dall’altra parte con le braccia e le gambe un po’ doloranti. Il versante lucchese è nuvoloso e se guardiamo verso la valle possiamo anche scorgere il tremolio dell’afa sottostante.
L’arrivo in vetta
Di fronte a noi avvolte dalle nuvole ci sono le Alpi Apuane e in lontananza sulla destra, verso Nord, lo sguardo spazia dalla Pania di Corfino a Monte Prado fino alla Lunigiana. Le nuvole nere continuano a salire lungo i fianchi del monte ma non fanno paura perchè sono effettivamente poco estese. Dietro le nostre teste, sul versante emiliano si vede il Frignano, il Monte Cimone col Cimoncino, e poi dritti sul crinale, il Monte Rondinaio, l’Alpe delle Tre Potenze fino al passo dell’Abetone.
Il tempo di mangiare qualcosa e poi si punta verso la vetta a 1991 m s.l.m. L’ultimo tratto è semplice, il sentiero è leggermente in salita e l’unica difficoltà potrebbe esser data dalle vertigini; e alfin giungemmo alla croce eretta dagli scout nel 1963. Ed ecco arrivare le nuvole che ci avvolgono in uno scenario metafisico e abbassano notevolmente la temperatura; ma sono piccole e dopo pochi minuti siamo già fuori. Dopo aver contemplato il paesaggio ed esserci riposati un po’ inizia la discesa verso il Lago Santo (da evitare per i non attrezzati il sentiero che passa dal Rondinaio in quanto c’è un salto con catena alto 5 metri con il baratro ai lati).
La strada è lunga e a volte c’è da saltare qualche roccia ma la prima parte si svolge nell’incredibile circo glaciale che visto dal di dentro è ancora più impressionante. Dopo un’ora di discesa spaccagambe siamo di nuovo al lago. Il tempo di un caffè e poi si torna a casa.
Monte Giovo – Dati tecnici
- Punto di Partenza: Lago Santo (Modena – parcheggio a pagamento, alt. 1500 mt ca.)
- Punto di arrivo: cima del Monte Giovo (1991 mt)
- Difficoltà: EE
- Durata: fra salita, pranzo e discesa circa 4 ore.
- Punti di sosta: praticamente attorno al Lago Santo ci sono 4 ristoranti e rifugi, è anche possibile riempire le borracce.