Il nostro quarto viaggio in Croazia

Tra Peljesac, Korcula e la riviera di Dubrovnik
Scritto da: isa281
il nostro quarto viaggio in croazia
Partenza il: 10/08/2019
Ritorno il: 27/08/2019
Viaggiatori: 2

La partenza è stata venerdì 9 agosto alle ore 23,15. Ma a causa di una coda in zona Venezia e di altri incolonnamenti già in territorio croato, siamo arrivati a Skradin alle ore 13 di sabato 10. (Anche se è la già la seconda volta che lo attraversiamo, il tunnel Sveti Rok lungo 5600 metri fa sempre una certa impressione…). Dopo esserci sistemati, siamo usciti alla scoperta del paesino e con l’intenzione di fare il bagno nelle acque del lago, soprattutto perchè c’era un caldo soffocante. Invece l’acqua del lago non era per nulla invitante e così, dopo aver gironzolato per le stradine, abbiamo scelto il ristorante per la ns cena. Una scelta davvero indovinata: posto carino e cena ottima!

Domenica 11. Dopo aver fatto colazione (cappuccino e strudel comprato come al solito in una pekara, ma che purtroppo nn aveva nulla a che vedere con gli strudel a cui ci eravamo abituati a Brac e Solta o a Cres e Lussino!) e aver salutato il padrone di casa che ci ha regalato una bottiglietta di grappa alle rose fatta da loro e davvero buona, siamo partiti alla volta di Peljesac. Avevamo paura di trovare tanta coda alla dogana per entrare ed uscire dalla Bosnia Erzegovina e invece tutto tranquillo. In breve, e quasi senza accorgertene, ti ritrovi sulla penisola di Sabbioncello e inizi a percorrere la strada che la attraversa tutta, con le varie diramazioni che portano ai diversi paesi. Strada panoramica ma a tratti un po’ inquietante in quanto da una parte hai la montagna ma dall’altra hai il vuoto. Per fortuna almeno che non ci sono problemi di traffico, ma di sicuro non si può andare in fretta o tentare manovre azzardate! La cosa che sembra strana è che ti sembra di guidare in alta montagna, circondato da rocce e distese brulle, e del mare nessuna traccia. Poi di colpo si scende un po’ e iniziano distese infinite di vigneti che si arrampicano fino alle zone più impervie, e poi laggiù in fondo intravedi uno spicchio di mare…

Siamo arrivati ad Orebic verso le 13 e ci siamo sistemati subito nel ns appartamento (dove ad accoglierci abbiamo trovato una bella bottiglia di vino locale, omaggio dei proprietari). Sempre accompagnati da un caldo soffocante che sarebbe stata una costante dei primi giorni di vacanza, siamo usciti per fare una passeggiata d’orientamento e soprattutto per fare il bagno. Abbiamo subito escluso la spiaggia di Trstenica che è la più famosa ma non fa per noi, tutta sabbia e tutta piena di gente. Così ci siamo diretti verso la parte opposta e cioè verso il centro di Orebic e abbiamo finalmente trovato un posticino, all’ombra di un pinetto, dove sistemarci e dove fare il nostro primo bagno. Ci siamo poi diretti verso il nostro appartamento dopo aver fatto un po’ di spesa nel supermercato e nella pekara, per avere il necessario per la colazione e soprattutto per i picnic dei giorni successivi

Lunedì 12. Finalmente inizia la vacanza vera e propria! Ci siamo recati subito verso Trpanj e abbiamo preso la deviazione per la bella baia di Divna. Quando siamo arrivati noi era tranquilla nonostante il campeggio proprio alle spalle. Due bagni e poi via, vista la folla che si era accumulata! Abbiamo ripreso la macchina e proseguito lungo la strada fino ad arrivare al paese di Duba Peljeska, dove abbiamo parcheggiato al porticciolo. In effetti la spiaggia Desna Luka subito alle spalle del porticciolo sembrava bella come nelle immagini viste ma purtroppo era affollata e così, dopo aver fatto diverse foto al porticciolo, alla chiesetta e alle antiche case in pietra, ci siamo spostati dal lato opposto rispetto alla spiaggia, lungo una strada sulla quale si susseguono splendide ville in pietra. Oltretutto scendere a mare è semplice in quanto ci sono diverse scalette, abbiamo scelto un comodo tronco per il pic nic e ci siamo fatti due bei bagni in un’acqua cristallina. Come avremmo avuto modo di notare anche nei giorni seguenti, verso le 13 tutto si svuota (probabilmente la gente torna a casa per il pranzo) per poi rianimarsi verso le 16-16,30 e così ci siamo spostati in una comoda spiaggetta di ciottolini rimasta deserta e poco distante dalla piccola chiesa e abbiamo fatto un bel bagno, il 5° della giornata. Mentre eravamo in acqua si vedeva in lontananza una spiaggia di ciottoli con pochissima gente che mi incuriosiva ma abbiamo concluso che probabilmente si poteva raggiungere solo via mare… Invece, cercando poi su internet, ho scoperto che c’erano davvero due spiagge di ciottoli, Salpa e Jezero, che si potevano raggiungere anche a piedi (ho letto che il tragitto nn era però molto agevole…).

Con dispiacere abbiamo lasciato il paese di Duba Peljeska e ci siamo diretti verso Trpanj con l’idea di passarci un bel fine giornata. Invece abbiamo scoperto che tutti i parcheggi erano a pagamento e, dopo aver tribulato per trovare la colonnina dove pagare in contanti (ovviamente collocata in bella vista sul lungomare…ma proprio nn l’avevamo notata!), abbiamo finalmente parcheggiato. La giornata era sempre soffocante e forse, anche per questo, il paese non ci ha detto un granchè. Molto carino il frangiflutti del porto che è stato unito alle rocce che affiorano dal mare, carina la passeggiata sotto le palme che ti porta fino alla spiaggia Pozora (una folla indescrivibile) ma di sicuro se avessimo avuto un pochino di voglia in più e se non fosse già stato un po’ troppo tardi, avremmo potuto cercare una spiaggetta tranquilla in zona… Dopo una cena assolutamente da dimenticare (almeno per me) siamo tornati alla macchina e avviati verso il ns appartamento. Merita fare un’osservazione: se si cerca Trpanj su google e ripercorri adesso la strada fatta su street view, rimani stranito. Le immagini risalgono di solito al 2011-2012: riconosci i posti ma ti sembra un paese fantasma. Questo vale per quasi tutti i posti visti e sembra impossibile che in così pochi anni siano riusciti a trasformare in modo così radicale il territorio per riuscire a valorizzarlo e a renderlo adatto ad un afflusso turistico in costante aumento

Martedì 13. Oggi la nostra meta era la baia di Vucine vicino a Zuljana. Quindi abbiamo percorso circa metà penisola e preso la deviazione per Zuljana. Una volta trovate indicazioni per la baia, abbiamo cercato di raggiungerla in auto ma nn c’era parcheggio così siamo tornati indietro e abbiamo lasciato l’auto in uno sterrato e ci siamo incamminati a piedi… E si è aperto un paradiso! Peccato che solo adesso, sempre grazie ad internet, mi rendo conto che probabilmente la baia di Vucine nn l’abbiamo mai vista mentre in realtà noi ci siamo fermati alla baia Kremena che si trova ai piedi del campeggio (x arrivare a Vucine bisognava andare oltre il campeggio) … ma cosa importa? La spiaggia di ciottoli era semideserta, l’acqua cristallina e tutto circondato dai pini che davano all’acqua un colore verde smeraldo…. Ci siamo fatti due bellissimi e lunghi bagni in mezzo a tutta quella pace e a quella natura. Quindi, pensando di fare una cosa ben fatta, abbiamo preso il sentiero in mezzo alla pineta e ci siamo diretti verso il paese di Zuljana, con la speranza di trovare una bella panchina all’ombra dove fare il picnic. E invece tutte le panchine erano già occupate e così ci siamo sistemati sulla spiaggia su un muretto all’ombra. La spiaggia di Zuljana nn ci è piaciuta, troppa gente, troppo rumore e confusione, troppa sabbia e anche il paesino non offre molto. Così abbiamo recuperato la macchina e abbiamo imboccato la strada costiera panoramica di circa 6 km che da Zuljana porta a Trstenik. È davvero una strada panoramica, con scorci di mare incantevoli e, mentre ci avvicinavamo a Trstenik, ho visto una baia bellissima con un’acqua blu scuro e con vicino una casa in sasso… Arrivati in paese, ho chiesto indicazioni per la baia di Vodice e ho trovato una gentile signora che ha chiamato un certo Nino che parlava benissimo l’italiano… grazie alle sue indicazioni siamo tornati indietro fino alla grossa azienda vinicola bianca che si trova prima del paese e da lì abbiamo preso la strada sterrata ma, per non correre rischi, abbiamo parcheggiato e proseguito a piedi sotto il sole cocente delle due….e siamo arrivati proprio a quella baia che io avevo visto dall’alto. Era davvero bellissima con un’acqua strepitosa. Dopo esserci ripresi dalla camminata, ci siamo subito buttati in acqua e ci siamo goduti altri due bellissimi bagni e scattato decine di fotografie… Ma anche in questo caso ci siamo innamorati della baia sbagliata! Grazie a google maps ho scoperto che forse non abbiamo raggiunto la baia di Vodice bensì quella di Zaglavac ma cosa importa? Era ugualmente un luogo da favola.

Purtroppo è giunta l’ora di incamminarci lungo la strada sterrata ma abbiamo fatto un ultimo bagno proprio vicino a dove avevamo lasciato l’auto, accanto a quello che sembrava un bar abbandonato. Così belli freschi ci siamo cambiati e preparati per la cena, visto che avevamo già deciso che ci saremmo fermati a Trstenik in un ristorantino alla fine del porto, dove abbiamo condiviso la ns cena con una micetta che ha gradito sia i calamari fritti che lo squalo impanato…

Mercoledì 14. La mattinata non è iniziata molto bene: vento e nuvoloni neri. Ma ormai era deciso: si attraversava tutta la penisola e si raggiungevano Ston e Mali Ston con sosta alla spiaggia di Prapratno. Durante il viaggio sembrava di andare incontro ad un tempo un pochino migliore e così siamo andati subito in spiaggia a Prapratno e abbiamo fatto subito il bagno anche se nel frattempo si era tutto rannuvolato. La spiaggia per noi non è bellissima in quanto tutta di sabbia ma l’acqua era comunque limpida. Peccato per il tempo che rendeva tutto grigio, tanto da nn aver scattato nemmeno una foto. Dopo il bagno ci stavamo rilassando sulla spiaggia cullati da un bel venticello quando all’improvviso iniziamo a sentire le prime gocce… in fretta e furia raccogliamo tutto e corriamo verso il parcheggio (per fortuna a pochi passi dalla spiaggia) e ci infiliamo tutti bagnati in macchina mentre si scatenava un bel temporale. Appena la pioggia ha iniziato a calare un po’ di intensità, ho spostato la macchina sotto una grossa pianta e così, più protetti e all’asciutto, ci siamo cambiati e abbiamo lasciato con dispiacere la spiaggia. Pensavamo che per quel giorno nn avremmo fatto nessun bagno… Siamo quindi andati a Mali Ston e dopo aver parcheggiato all’ingresso del paese, abbiamo fatto un giro fino al porticciolo e poi per le viuzze caratteristiche. Avevamo già deciso che non avremmo fatto il giro sulle mura in quanto il mio ginocchio mi dava un po’ fastidio e sembravano davvero ripide ed impegnative, così dopo circa un’oretta ci siamo spostati a Ston e dopo aver trovato da parcheggiare gratuitamente in un grosso spiazzo proprio all’inizio del paese, abbiamo iniziato a gironzolare per le stradine. Finalmente un paesino grazioso da fotografare, con scorci caratteristici. Forse un po’ troppi ristoranti tutti attaccati ma senza dubbio quando abbiamo scelto dove fermarci, abbiamo fatto un’ottima scelta (secondo lui il risotto al nero di seppia era eccezionale) e abbiamo anche assaggiato le ostriche arrosto! Del sole nessuna traccia e oltretutto dopo pranzo si è anche rimesso a piovere forte e così ci siamo riparati un attimo nell’ingresso della chiesetta di San Biagio. Quando finalmente ha smesso di piovere abbiamo cercato di proseguire il nostro giro anche per fare qualche foto ricordo accompagnati da un timido sole, abbiamo comprato gli strudel per la mattina dopo e, uscendo verso la strada, abbiamo anche visto l’ingresso delle saline ancora funzionanti. Avevamo pensato che magari, nel giorno in cui ci saremmo trasferiti verso Dubrovnik, avremmo fatto tappa a Ston per vederlo col sole e soprattutto per mangiare in un altro ristorante che già avevamo scelto, ma poi le cose sono andate diversamente… Siamo ripartiti verso le 15 e, sulla strada del ritorno, dopo aver superato Janina (mi sarebbe piaciuto fare un giro per questo paese che era stato denominato la piccola Parigi, per la sua ricca storia di sviluppo culturale ed economico, ma nn ci siamo mai fermati) e la deviazione per Trstenik, arrivati al paesino di Potomje in mezzo a distese infinite di vigneti, abbiamo imboccato il famoso tunnel Dingac (scavato negli anni 70 per raggiungere più rapidamente l’altro versante della penisola) lungo 400 metri. Alla fine del tunnel c’erano due frecce e, visto che in zona si trovava Podobuce, altro paesino visto su internet e dove volevo assolutamente andare, ho imboccato la strada di destra… Dopo qualche centinaio di metri ho cambiato idea: ci sembrava che la strada diventasse troppo ripida, troppo brutta e se poi nn trovavo più un posto in cui fare manovra? Così abbiamo fatto dietrofront, abbiamo rifatto il tunnel e tornati sulla strada principale verso Orebic, fino a trovare la deviazione per Postup e Podobuce. La strada è molto panoramica, con scorci molto belli dove laggiù in fondo vedi il mare blu, ma anche stretta e con molte curve e la percorri sperando che non arrivino troppe macchine nel senso opposto. In questo caso ero preparata: su internet avevo visto esattamente dove dovevamo lasciare la macchina e, sotto un bellissimo sole e un cielo ritornato blu, ci siamo avviati verso il centro del paese con una voglia tremenda di fare il bagno. Non sapendo quale fosse la strada per scendere, abbiamo preso quella pianeggiante e, costeggiando case e ville bellissime con tanto di piscina, abbiamo iniziato una lunga scalinata fino a che siamo arrivati in centro. Un posto da favola: una spiaggia di ciottoli o forma di mezzaluna, un mare bellissimo, una tranquillità indescrivibile, nessun rumore, la montagna alle spalle, le case di pietra, la gente rilassata sulle terrazze a sorseggiare una bibita, la gente che esce in costume dalla porta di casa e dopo pochi passi si tuffa in mare per una bella nuotata, e soprattutto una sensazione di libertà infinita. Ci siamo un po’ innamorati di questo posto, anche se ci ha dato la sensazione che sia un posto un po’ “esclusivo” ma anche un po’ “scomodo”: non c’è nulla, sei a completo contatto con la natura, ma potrebbe risultare un po’ pesante spostarsi se hai come scopo del tuo viaggio visitare luoghi diversi. Ma di sicuro un posto ideale dove rilassarsi qualche giorno

Giovedì 15. Siamo partiti alla volta di Loviste, il paese che si trova nel punto più a occidente della penisola. Strada panoramica e immersa nella natura (al ritorno ci siamo fermati ad un belvedere da cui si ha una bella vista su Korcula). Ci siamo infilati fino in auto nel centro del paese per chiedere informazioni su come arrivare a punta Bjela. Ovviamente chiedere ad un ragazzo non è stato sufficiente e così, dopo aver chiesto anche ad altre due cordiali persone, abbiamo scoperto che dovevamo proseguire lungo il perimetro del campo da calcio e imboccare una strada che ad un certo punto diventava sterrata. Il tragitto è stato abbastanza breve e, appena abbiamo trovato uno spiazzo abbiamo parcheggiato e proseguito per un pezzetto a piedi. Saremo arrivati davvero a punta Bjela? Non lo sapremo mai… in compenso man mano che ci avvicinavamo al mare si apriva davanti a noi uno scenario da favola: cielo blu, mare azzurro, spiaggia di ciottoli,rocce e alcuni lastroni su cui ci si poteva sdraiare a prendere il sole, due persone che facevano il bagno e nessun altro, se non un mega yatch a qualche decina di metri dalla riva, un silenzio quasi irreale. Ma la cosa più incredibile era il colore e la trasparenza dell’acqua. Abbiamo subito fatto il bagno e al primo ne sono seguiti altri due. Nel frattempo la spiaggia si era animata e quando a malincuore ci siamo preparati per tornare alla macchina, in quel posto incredibile si contavano ben 7 persone e un cane! Tra l’altro due ragazzi erano italiani e li ho sentiti parlare di quella baia e dire che era quasi bella come l’altra che avevano visto. Allora mi sono incuriosita (esisteva in zona qualcosa di ancora + bello?!?) e mi sono avvicinata a chiedere delucidazioni: purtroppo si riferivano ad una baia sull’isola di Pag e però mi hanno anche detto che sapevano che vicino a Sreser c’era una baia che sembrava molto bella… Ripresa la macchina abbiamo parcheggiato sotto i cipressi proprio lungo il campo da calcio e dopo pochi minuti eravamo in centro a Loviste; lo zaino con le cose da mare ormai era in macchina, se no un altro bagno ce lo saremmo fatto subito visto che anche lì l’acqua era bellissima, invece ci siamo scelti una bella panchina all’ombra per il nostro picnic, mentre decine di rondini ci volavano sulle teste. Ecco un’altra costante di queste vacanze: le rondini e i loro nidi…. Dopodichè abbiamo seguito la “passeggiata” che costeggia il mare verso entrambi i lati del paese, un paesino che offre qualche konoba, una chiesetta e poco più ma ci ha fatto una bella impressione per la tranquillità che sprigionava; è soltanto un po’ fuori dal mondo in quanto proprio ad un estremo della penisola e quindi un po’ scomodo per gli spostamenti.

Dopo la passeggiata abbiamo ripreso la macchina e, sulla strada del ritorno, ci siamo fermati in località Perna, fra Orebic e Kuciste (proprio dove finisce Kuciste) e, dopo aver parcheggiato in un bello spiazzo, ci siamo incamminati lungo la strada fino a trovare un punto che fosse di ns gradimento per fare il bagno. Individuato il posto, ci siamo sistemati e abbiamo fatto due bei bagni anche se in quella zona il mare risulta sempre un pochino mosso (infatti Kuciste e Viganj sono i posti per gli appassionati di windsurf). Comunque è tutto un susseguirsi di spiaggette di ciottoli e piccoli moli di cemento su cui sdraiarsi a prendere il sole o da usare per i tuffi e oltretutto si può trovare anche comodamente da parcheggiare proprio a ridosso delle spiagge. La sola cosa “negativa” è che la strada ti passa proprio alle spalle e quindi c’è meno tranquillità. Prima di tornare al ns appartamento, proprio all’ingresso di Orebic, abbiamo imboccato la strada (mooolto ripida) per il monastero francescano che si trova sulla collina con il suo bel cimitero. Da lassù si ha un panorama bellissimo su tutta la costa sottostante e sull’isola di Korcula

Venerdì 16. Ormai eravamo giunti quasi alla fine della nostra permanenza su Peljesac e così, fidandoci di quanto ci avevano detto quei due ragazzi, ci siamo diretti verso il centro della penisola e preso la deviazione per Sreser e quindi per Osobjava. Ci si arriva comodamente in auto passando in mezzo alla campagna e si arriva a questa baia circondata da qualche casetta, da un piccolo molo con le barchette, una bella spiaggetta di ciottoli e qualche terrazza su cui sdraiarsi a prendere il sole. Prima di scegliere dove sistemarsi (tanto era tutto deserto) abbiamo fatto un giro alla destra “del porto” x vedere se si poteva raggiungere qualche altro posticino ma la strada nella roccia finiva. Così abbiamo superato la spiaggetta e, passando nel bosco, abbiamo raggiunto una terrazza più isolata e subito ci siamo preparati per il bagno. Senza dubbio l’acqua era bella e trasparente ma non come ci aspettavamo e probabilmente siamo anche arrivati in un momento in cui forse il sole illuminava il mare con un’angolazione errata… ci è sembrato un posto un po’ grigio e lontano dalle foto vivide e colorate che avevamo visto sui depliants (o in seguito su internet) e c’era anche la spiacevole sensazione di vedere l’acqua in alcuni tratti un po’ “oleosa”, fatto probabilmente dovuto alle imbarcazioni che di sicuro rilasciano in mare qualche residuo. Per fortuna che questa cosa l’abbiamo riscontrata ben poche altre volte! Dopo il primo bagno ho fatto anche un giro proseguendo lungo il bosco ma la strada era scoscesa e intervallata da muretti a secco mezzi crollati; alla fine mi sono trovata in una zona un po’ acquitrinosa e così a nuoto (x evitare di spinarmi ancora nei rovi) sono ritornata alla ns terrazza e ci siamo goduti un secondo bagno. Comunque anche in questo caso si era circondati dal silenzio più totale, quasi una cosa irreale, abituati come siamo alla confusione…

Avevamo deciso che per il solito picnic ci saremmo spostati a Sreser. Percorrendo la strada che attraversa tutta la penisola avevamo visto Drace ma non ci aveva affatto entusiasmato: spiaggette di ciottoli che davano direttamente sulla strada principale e acqua bassa. Pensavamo che Sreser fosse un pochino più carino e invece no, siamo sulla stesso stile. Di panchine all’ombra nulla e allora ci siamo seduti su un muretto sotto un pino e abbiamo fatto il nostro picnic. Di sicuro sono entrambi due paesi in cui nn ci verrebbe mai voglia di soggiornare, non c’è nulla e non c’è nemmeno un mare che ti chiama…eppure erano pieni di gente!

Siamo tornati ad Orebic e, lasciata la macchina, abbiamo fatto tutta la passeggiata lungo il mare. La stessa che avevamo fatto il primo pomeriggio, ma questa volta con calma, godendoci tanti scorci suggestivi, scattando tante foto alle vie caratteristiche e alle magnifiche case dei capitani (molte purtroppo in stato di abbandono), guardano i negozietti (x la verità ben pochi), guardando le konobe e i locali, abbiamo superato il porto da cui avremmo preso il traghetto x Korcula e ci siamo diretti verso l’altro lato del paese, arrivando fino agli hotel di lusso e alle relative spiagge, ben poco attraenti in quanto affollate di gente. Si tratta di una bellissima passeggiata, molto comoda in quanto tutta in piano e con dei bei pezzi ombreggiati. Nell’ennesima giornata di caldo e sole, abbiamo scelto un bell’angolino appartato e un po’ ombreggiato vicino all’hotel Bellevue e ci siamo fatti due bei bagni. Purtroppo è ben presto giunta l’ora di incamminarci verso casa e, finalmente, abbiamo dato un’occhiata anche alla famosa spiaggia di Trstenica: giochi gonfiabili, sabbia e caos, decisamente non fa per noi anche se indubbiamente l’acqua sembrava sempre molto limpida e trasparente… Probabilmente la spiaggia, vista in un’altra stagione, farebbe di sicuro un altro effetto

Sabato 17. La sera prima ci eravamo messi d’accordo con i proprietari dell’appartamento e così, verso le 8, abbiamo trasferito i nostri bagagli nel loro garage e siamo partiti per l’ultima mattina di mare, che avremmo trascorso a Mokalo. Dopo essere scesi fino ai campeggi (e deciso che io nn volevo rischiare a fare quella strada in salita in un orario meno tranquillo!) abbiamo parcheggiato sulla strada principale in un largo spiazzo sterrato e siamo scesi verso il mare. Ad un certo punto si è posta l’ardua scelta: andiamo verso il campeggio Ponta o verso il campeggio Vala? Abbiamo scelto il primo e, passando fra le varie piazzole che erano ancora in fase di risveglio, abbiamo raggiunto le rocce e il mare: anche se lì eravamo ancora all’ombra e quindi i colori non spiccavano, si vedeva che l’acqua era bellissima e anche profonda e, in un attimo, eravamo pronti per il primo bagno. Non c’era nessuno, solo tre ragazzini tedeschi che davano da mangiare la mollica del pane ai pesci e cercavano di prenderli con un retino… Visto che io non so stare ferma dopo il bagno sono partita in perlustrazione, con smartphone e digitale, e ho raggiunto il bar/konoba che si trova fra i due campeggi: davvero un luogo suggestivo a picco su quel mare bellissimo (chissà alla sera che atmosfera!) e ho visto la spiaggetta di ciottolini al di là del piccolo promontorio… Sono tornata subito indietro e ci siamo trasferiti per l’ultimo bagno a Peljesac: certo, essendo la spiaggia principale dei due campeggi, di gente ce n’era un po’, ma il mare era turchese e non ce lo potevamo perdere! Con un certo dispiacere ci siamo preparati e abbiamo affrontato la ripida salita per tornare a recuperare la macchina. Siamo arrivati al nostro appartamento per caricare i bagagli, abbiamo scambiato ancora due chiacchiere in un fluente inglese accompagnato da un po’ di italiano, abbiamo ricevuto i complimenti per come avevamo lasciato l’appartamento e quindi ci siamo diretti verso il porto: Korcula ci stava aspettando! Siamo arrivati al porto prima del previsto e così, siamo riusciti a prendere quasi al volo il traghetto delle 11,30. Le operazioni di imbarco e sbarco sono sempre velocissime e altrettanto lo è il viaggio (forse nemmeno 15 minuti). Scesi dal traghetto abbiamo impostato il navigatore e in un attimo eravamo nella zona esatta (vicina al porto) in cui si trovava il ns appartamento. Ma non riuscivamo a trovare il numero… così ho chiesto indicazioni ad un signore che mi ha indicato la casa esattamente di fronte alla sua! Ovviamente eravamo arrivati prima dell’orario del check in ma il proprietario ci ha detto che dopo circa una mezz’oretta potevamo tornare e prendere possesso dell’appartamento. Ne abbiamo approfittato per andare al supermercato, davvero a due minuti di macchina, per comprare qualcosa per il pranzo. Dopo esserci sistemati un po’ e dopo aver pranzato, mica si poteva restare oziosi in casa…Dove andare? La scelta è caduta su Lumbarda, il posto più vicino e meno impegnativo. In pochi minuti siamo arrivati in paese e abbiamo seguito le indicazioni per le spiagge. Ad un certo punto si giunge ad una bellissima chiesetta con gli oleandri che funge da rotonda e, un po’ andando a caso, abbiamo visto la deviazione per Vela Przina ma noi abbiamo proseguito per Bilin Zal. Abbiamo parcheggiato lungo la strada, accanto a distese infinite di vigneti e abbiamo proseguito a piedi. A parte che non avevamo preso l’ombrellino per il sole e non c’era nemmeno un pochino d’ombra, a parte che proprio alle spalle della spiaggia c’era il parcheggio per le macchine, a parte che la spiaggia era tutta di sabbia (ma questo lo si sapeva), a parte che avevamo già visto le foto delle spiagge di Lumbarda e, proprio perchè quasi tutte di sabbia, non ci avevano entusiasmato…il problema era che c’era troppa gente e siamo scappati! Abbiamo ripreso la macchina e parcheggiato proprio vicino alla chiesetta e, a piedi, abbiamo preso una stradina in mezzo ai vigneti e ai grappoli d’uva e siamo ritornati a Bilin Zal passando per un’altra strada ed evitando la ressa della spiaggia e la sabbia. Ci siamo sistemati all’ombra di un bel pino lungo la passeggiata e vicino ad una bella casa in sasso e, in men che non si dica, ci siamo goduti un bel bagno rigenerante. Inutile dire che l’acqua era un incanto anche qui e, come abbiamo potuto constatare durante tutta la vacanza, non era l’acqua gelida a cui ci eravamo abituati nei nostri viaggi precedenti! Io come al solito, dopo il bagno sono partita in perlustrazione e mi sono diretta nella direzione opposta rispetto alla spiaggia: una bella passeggiata pianeggiante che molto probabilmente mi avrebbe portato comodamente fino in centro. Dopo essere tornati alla macchina ci siamo diretti verso il paese e, trovato un comodo parcheggio lungo il mare, siamo partiti alla ricerca del “centro” di Lumbarda. Ho anche chiesto informazioni ma…un centro vero e proprio non l’abbiamo trovato! Così abbiamo fatto una passeggiata lungo il mare anche perchè dovevamo trovare un posticino per la cena. Anche qui lungo la passeggiata ci sono tante piccole spiaggette ma a dire il vero il posto non ci ha entusiasmato.

Dopo la cena siamo tornati verso il ns appartamento e ci siamo fermati a fare spesa per i giorni successivi e ad approvvigionarci di bevande per i nostri attimi di relax serale sul balcone; siamo stati costretti però a comprare delle anonime tortine per colazione in quanto non siamo riusciti a trovare nemmeno una pekara x i nostri strudel…un dolore tremendo!!

Domenica 18. Come al solito ci siamo alzati di buon’ora e siamo partiti alla volta di Racisce. Il viaggio è abbastanza breve e ci saremmo già fermati in un mucchio di posti solo x fare il bagno ma… dovevamo arrivare alla baia di Vaja e quindi non dovevamo perdere tempo! Nel tragitto abbiamo anche visto il primo appartamento che avevamo prenotato sull’isola: era davvero a pochi passi dal mare e un pochino ci siamo pentiti di averlo disdetto (ma non aveva l’aria condizionata e questo, ricordandoci i primi giorni a Peljesac, ci ha un po’ risollevato e oltretutto era proprio a ridosso della strada). Finalmente Racisce aveva l’aspetto di un bel paesino ma l’abbiamo superato e seguito la freccia per Vaja. Dopo un pezzo di sterrato ad un certo punto la strada finisce, si parcheggia e si prosegue a piedi lungo la ripida scarpata, ma l’ultima parte è più agevole in quanto hanno costruito una scalinata in legno. Man mano che si scendeva, si intravedeva la meta. Il sole era ovviamente ancora basso e quindi l’acqua era poco illuminata ma era già bellissimo: eravamo i primi, la baia di grossi ciottoli bianchissimi e rotondi, levigati dal mare, era ancora deserta e alle 8,30 circa stavamo già facendo il primo bagno. Acqua cristallina e ambientazione da favola, con tanto di casetta Robinson purtroppo abbandonata. Peccato solo per le sdraio di plastica e per il baracchino delle bibite/panini (che non sappiamo a che ora aprisse o se fosse chiuso per sempre, visto che quando noi andavamo via era ancora chiuso…) che rovinano l’ambiente e dal ns punto di vista sono del tutto inutili. Ovviamente abbiamo fatto un altro bagno e ci è anche capitato di vedere un branco di pesciolini che tutti insieme saltavano fuori dall’acqua (avvenimento che si è ripetuto qui e pure in altri posti). Purtroppo man mano che le ore passavano più arrivava gente così ci siamo cambiati e siamo ritornati al parcheggio. Abbiamo lasciato comodamente la macchina in “centro” a Racisce e abbiamo fatto un giretto per il paese. Anche qui porticciolo con acqua splendida, tante belle case in pietra, bouganville colorate e pergolati di vite con bei grappoli, piccole spiaggette di ciottoli e tanto silenzio, una konoba, due bar e un piccolo supermercato… si potrebbe dire che non c’era nulla…eppure sembrava tutto così intimo e raccolto. Abbiamo fatto il picnic all’ombra di una casa vicino alla chiesa e poi siamo risaliti in auto alla ricerca di un nuovo posto per il pomeriggio. Avevo letto sui miei appunti del piccolo borgo di Kneze e così, dopo aver lasciato attraversare la strada a una famigliola di scoiattoli, abbiamo accostato lungo la strada e chiesto ad alcuni signori che stavano salendo in auto se eravamo a Kneze. Alla loro risposta affermativa, abbiamo preso il loro posto ed eccoci pronti per un’altra nuotata! La spiaggia non è bellissima in quanto mista a sabbia e purtroppo, come abbiamo avuto modo di constatare in altri posti, ci sono un po’ troppi rifiuti di cui nessuno si occupa ma il mare è davvero strepitoso: acqua all’inizio bassa, sabbia chiara sul fondo e con i raggi del sole, tutto diventa azzurro chiarissimo, il mare sembrava immobile ed era pieno di yatch e barche e sullo sfondo si vedevano i due isolotti. Dopo il primo bagno io sono andata a fare un giro lungo la costa quasi fino al primo isolotto e a scattare tante fotografie a questo luogo incantevole. Poi secondo bagno e relax un po’ all’ombra: non c’era certo il caldo soffocante dei primi giorni ma era comunque molto molto caldo… Anche oggi purtroppo è arrivato il momento di prepararci, secondo me sempre troppo presto, e adesso? Dove si mangia cena? Ci siamo avviati lungo la strada e di nuovo abbiamo visto tanti posti dove ci saremmo fermati di nuovo per una nuotata perchè passando in macchina in questa zona vedi solo alberi, spiaggette ciottolose e mare blu… Ma si sarebbe fatto troppo tardi e così, senza ben sapere dove stavamo andando, abbiamo imboccato la strada sulla destra, verso la collina, in direzione Zrnovo. Abbiamo scoperto dopo che Zrnovo si divide in due zone e ovviamente noi ci siamo fermati probabilmente nella zona sbagliata, visto che non ho trovato nulla di quello che avevo scritto sui miei appunti! Abbiamo fatto un giro trovando tutto deserto ma abbiamo anche visto una freccia che indicava una konoba e l’abbiamo seguita. E’ stata una buona scelta, tanto che siamo poi tornati a mangiare lì anche un’altra volta

Lunedì 19. Questa mattina, sempre di buon’ora, siamo partiti alla scoperta di Uvala Zitna e quindi ci siamo diretti verso il centro dell’isola e, giunti al paese di Cara, preso la deviazione per Zavalatica. Si passa in mezzo a filari infiniti di vigneti e poi, invece di entrare nel paese, si seguono le indicazioni per la baia e si arriva ad un parcheggio da cui si prosegue lungo una breve scalinata fino alla spiaggia…alle 8,15 facevamo il bagno da soli, circondati dal verde e in un’acqua cristallina quasi immobile. Alle spalle solo una casa e un chioschetto che probabilmente venderà bibite. Abbiamo fatto un bagno lunghissimo e ci siamo spinti molto al largo in una pace assoluta. Quando siamo usciti stavano finalmente arrivando i primi raggi di sole a illuminare la baia ma abbiamo anche notato che si stava formando un po’ di schiumetta bianca a riva. Non sappiamo a cosa sia dovuta questa cosa che, fino ad ora, non ci era ancora capitata, ma è davvero un peccato perché ci ha fatto passare la voglia di fare un altro bagnetto, senza contare che nel frattempo la spiaggia si era riempita e quindi la baia aveva perso gran parte del suo fascino. Siamo ritornati al parcheggio (in teoria a pagamento, ma la ragazza che nel frattempo era arrivata e aveva preso possesso della sua postazione, ci ha fatto segno di andare…forse perché eravamo arrivati prima che iniziasse il suo servizio?) e, seguendo le indicazioni della mia guida, ci siamo diretti verso Cavica Luka. Si deve fare un bel pezzo di strada sterrata, in alcuni punti anche un pochino accidentata, e si arriva alla baia. Nonostante fosse mattina inoltrata era ancora semi deserta ed è dominata da una bella chiesetta circondata dal rosmarino e con accanto una panchina. Anche qui abbiamo fatto il bagno ma di sicuro con una minor soddisfazione in quanto secondo noi era meno bella rispetto ad Uvala Zitna e meno caratteristica (anche qui purtroppo in certi tratti l’acqua aveva l’aspetto oleoso).

Al ritorno, abbiamo quasi di sicuro preso la strada sterrata sbagliata ma x fortuna tutti i vigneti sono raggiungibili e quindi, ad un certo punto ci siamo ritrovati sulla strada principale e siamo risaliti fino al paese di Cara. Volevamo immortalare i vigneti dall’alto e così abbiamo parcheggiato e cercato invano un posto per le foto: nulla da fare, c’erano in mezzo i tetti delle case. Abbiamo visto il monumento ai fratelli Cronmir di cui si era letto, la chiesa e il sagrato su cui spicca il famoso cipresso plurisecolare tutelato dalla legge. Eravamo lì a girare quando io abbasso gli occhi e, proprio ai piedi del cipresso, vedo una banconota da 200 kune. Sarà vera? Nel dubbio l’ho raccolta senza dirgli niente…

Ci siamo a quel punto diretti verso “casa” perché il nostro programma prevedeva: doccia, picnic in casa, e poi partenza x la visita di Korcula. Tutto procedeva secondo i piani e in pochi minuti siamo arrivati in centro paese ma…dove parcheggiare? Sconfortati siamo tornati indietro fino al grosso centro commerciale dove c’erano le colonnine per il parcheggio ma non avevamo monete sufficienti e, dopo aver chiesto, ho scoperto che nessun negozio del centro ti avrebbe cambiato le banconote. Per fortuna ho trovato una commessa gentile che mi ha detto di andare nel parcheggio sotterraneo: le prime due ore sono gratis, è aperto anche di notte, quando esci paghi in base a quanto ti sei fermato. Davvero comodo! Tutto questo casino x il parcheggio ci aveva messo un po’ di malumore ma finalmente potevamo avviarci alla scoperta di Korcula. In nemmeno 10 minuti dal centro commerciale arrivi al porto e da lì è iniziata la visita, cercando di seguire la mia guida. Abbiamo visto le cose principali ma risultava un po’ difficile a causa della gente che c’era, davvero tantissima, e anche a causa del gran caldo. In breve dalla torre Veliki Revelin che segna l’ingresso della città vecchia, si arriva dall’altra parte e al mare. Tutto il lungomare è costellato di locali, bar e ristoranti, ovviamente con prezzi elevati, così come quelli nelle stradine del centro, ma verso fine pomeriggio ci siamo lo stesso seduti a bere qualcosa visto che eravamo troppo accaldati. Tutto il perimetro della città vecchia è circondato da piccole spiaggette ma noi avevamo già deciso che quel giorno avremmo rinunciato ai bagni: solo cultura! Inoltre alla sera alle 21 avremmo assistito alla Moreska (non ci sarebbe più capitato di vedere questa antica rappresentazione) e così abbiamo cercato l’agenzia dove comprare i biglietti e io, ho tirato fuori il mio biglietto da 200 kune trovato sotto il cipresso e…ho pagato! La scelta per il ristorante della cena non è stata felice ma in ogni caso eravamo più stanchi quel giorno rispetto ai giorni dove facevamo chilometri nella natura e quindi non avevamo nemmeno tanta fame. La Moreska si teneva in uno spazio a sinistra della scalinata che porta alla torre Veliki Revelin , sinceramente mi sembra un posto un po’ sacrificato visto il numero di persone che vi assistevano. Prima un gruppo in vestiti tradizionali ha cantato delle canzoni del folclore locale e finalmente lo spettacolo è iniziato. Ovviamente parlano croato ma la storia la sapevamo. Abbiamo assistito a qualcosa di originale e unico, e deve pure essere impegnativa dal momento che i moreskanti erano tutti sudati, soprattutto quando, verso la fine, i loro movimenti si fanno sempre più rapidi e si tirano dei colpi di spada così energici da vedere le scintille sprigionarsi dalle lame…

Ormai la serata era giunta al termine e abbiamo affrontato la salita per tornare al parcheggio coperto. Resta il dispiacere per non essersi potuti godere Korcula con una maggior tranquillità a causa della troppa gente e di non aver dedicato magari qualche ora, in un’altra giornata, ad esplorare la costa vicino a Korcula: ho scoperto solo dopo (sempre con google maps) che, arrivati in centro con la macchina, si poteva tranquillamente proseguire lungo il mare, raggiungendo altre spiagge e angoli suggestivi (come la zona di Medvinjak). Inoltre solo al ritorno dalle vacanze e guardando con attenzione la cartina presa all’ufficio informazioni turistiche, ci siamo resi conto che, quando eravamo andati a Racisce, avevamo già attraversato questa zona, sia all’andata che al ritorno…

Martedì 20. Si parte per Pupnatska Luka, arriviamo fino a Pupnat e poi prendiamo la deviazione per raggiungere la baia. La strada tutta curve e ripida per fortuna è asfaltata e termina con parcheggi sotto la montagna che dovrebbero essere a pagamento (anche in questo caso noi non abbiamo pagato: né all’arrivo né alla partenza non c’era traccia di nessun addetto). Dal parcheggio si scende rapidamente fino alla baia ma subito mi sono accorta che era ben diversa da come l’avevo vista sulle foto: tutta piena di sedie a sdraio e di ombrelloni a disposizioni di persone che ormai cercano solo le comodità e portano a rovinare la perfezione creata dalla natura. Ci siamo sistemati e abbiamo fatto subito il bagno anche se questa volta non eravamo i primi e, soprattutto, l’acqua era limpida e bellissima ma purtroppo “oleosa”. In ogni caso ci siamo goduti la mattinata con un secondo bagno mentre la spiaggia x i nostri gusti si stava troppo riempiendo di gente. Così abbiamo raccolto le nostre cose, ci siamo cambiati e ripresa la macchina siamo partiti alla scoperta di qualcosa di nuovo. Invece di tornare fino a Pupnat, abbiamo preso la strada meno interna che ci ha portato fino a Cara (ho tentato invano di fotografare Pupnatska Luka dall’alto ma non ho trovato un posto “abbastanza sicuro” dove fermarmi) e quindi fino a Smokvica, dominata da una grande chiesa, dove abbiamo imboccato la deviazione per Brna. Abbiamo parcheggiato comodamente lungo la strada che porta all’hotel di lusso (del tutto fuori contesto con l’ambiente) e abbiamo fatto tutto il lungomare: inutile dire che anche qui tutto era tranquillo e l’acqua un cristallo, anche verso la zona del porticciolo; un altro paese carino dove rilassarsi pur senza avere nulla di particolare. In fondo alla baia, vicino ad un piccolo supermercato, c’è una spiaggetta di sabbia con qualche gioco per i bambini ma, soprattutto, ci sono tante belle panchine all’ombra dei pini e delle piante e ne abbiamo scelta una per il nostro picnic. Sotto la strada si susseguono tanti angoli dove potersi sistemare e fare il bagno ma, per i nostri gusti, erano già troppo affollati. Così abbiamo proseguito a piedi e ci siamo fermati in un posto bellissimo circondato dal verde e con una bella piattaforma di cemento dove potersi sdraiare. Il mare era uno spettacolo ed eravamo solo noi, il frinire delle cicale e le piccole onde che si infrangevano contro i sassi, in un silenzio quasi irreale. Abbiamo fatto due bellissimi bagni e io ho fatto anche un giro per vedere dove portava la strada che ad un certo punto diventava sterrata. Passando nel bosco sono arrivata ad una baia ma, a dire il vero, era molto più carino dove ci eravamo sistemati noi (peccato solo per l’enorme struttura abbandonata che c’era lì vicino. Probabilmente un mega hotel di lusso che per qualche motivo non è mai stato terminato). Purtroppo anche oggi era giunto il momento di prepararci e incamminarci verso casa anche perchè volevamo fermarci a mangiare a Pupnat, così non abbiamo proseguito verso Priscapac e Prizba e forse abbiamo sbagliato… perché mi sembra di aver visto con google maps delle foto molto interessanti. Oltretutto quando siamo arrivati la konoba era al completo (abbiamo prenotato per la sera successiva alle sette) e così abbiamo ripiegato su quella dal lato opposto della strada

Mercoledì 21. Stamattina siamo partiti alla volta di Vela Luka e quindi abbiamo attraversato tutta l’isola; sono un po’ di chilometri ma scorrono velocemente anche perchè le strade sono sempre semi-deserte. Ci siamo trovati in un bel giardino vicino al molo da cui partono i battelli per l’isola di Proizd. Abbiamo subito parcheggiato (qualche difficoltà per pagare il parcheggio in quanto se vuoi il giornaliero devi aspettare l’addetto ai parcheggi che però non si trovava…) e dopo aver consultato gli orari di andata e ritorno per l’isola, abbiamo deciso che avremmo fatto la gita. Abbiamo preso il battello delle 9,30 (gli orari quel giorno erano 9,30 11,30 e 13,30 mentre il giorno dopo sarebbero stati 10,30 12,30 13,30. Vanno a giorni alterni) che a me sembrava un pochino troppo carico e speravo ci avrebbe portato a destinazione… Il viaggio dura circa 40 minuti e quando si arriva si trova subito un ristorante da cui partono i vari sentieri per raggiungere le spiagge dell’isola. Ci siamo diretti subito verso la baia Veli Bili Bok: ciottoli bianchi, scogliere piatte, ben poca ombra naturale e un mare da cui era difficile togliere lo sguardo da tanto era azzurro e trasparente. Abbiamo fatto due bagni e poi abbiamo deciso di cambiare baia. Purtroppo seguendo il sentiero devi tornare al centro dell’isola e prendere un’altra strada, e così si perde del tempo prezioso… Ci siamo diretti verso la baia Srednji Bili Bok: se l’altra era bella, questa lo era ancora di più! Imponenti lastroni di pietra levigati e molto ripidi che si buttano in un mare turchese. Le parole non sono in grado di descrivere la meraviglia che avevamo davanti agli occhi. Anche qui due bagni e nessuna voglia di andare via.. Siamo stati molto indecisi se fermarci più a lungo e prendere il battello successivo delle 17 oppure prendere come deciso quello delle 14,30 (orari fissi del ritorno 14,30 17,00 18,00 e 19,00) . Con enorme dispiacere ci siamo diretti verso il porticciolo dei battelli perchè noi avevamo già una cena prenotata a Pupnat per le 19 e avevamo paura, prendendo il battello successivo, di non riuscire a fare in tempo oppure di rischiare di non riuscire a salire per la troppa gente (l’ideale sarebbe stato avere un orario verso le 16 per fare le cose un po’ più con calma). Abbiamo fatto il ns picnic in attesa del taxi boat, seduti su un muretto vicino al ristorante. Il viaggio di ritorno è stato meno “tranquillo” in quanto il mare era un pelino mosso e il “capitano” era più interessato a quattro ragazze mezze nude che gli parlavano che non alla rotta, ma l’importante è che siamo sbarcati. Abbiamo fatto un giretto sul lungomare di Vela Luka: un gran bel posto che di sicuro avrà anche un po’ di vita serale, con locali e ristoranti dove mangiare…e con bellissimi e originali marciapiedi decorati da inserti colorati fatti a mosaico. Risaliti in macchina, facendo finta di esserci dimenticati di tutte le baie di cui avevamo letto nei dintorni di Vela Luka, ci siamo incamminati verso la via del ritorno fino a che non abbiamo visto la deviazione per Prigradica, un paesino di cui avevo visto le foto e mi era sembrato carino. Ovviamente arrivati ad un bivio ho preso la strada sbagliata ed è stato un peccato non essere riusciti a trovare un parcheggio sicuro: sotto di noi si apriva un mare blu scuro davvero invitante ed eravamo a Crnja Luka. Appena ho avuto modo di fare manovra siamo tornati indietro e in breve siamo giunti a Prigradica. Abbiamo parcheggiato e ci siamo sistemati nella spiaggetta accanto al porticciolo, così stavamo anche un po’ all’ombra e ci siamo fatti un bel bagno rigenerante in mezzo alle barchette ormeggiate (non per questo l’acqua non era bella). Dal momento che noi dovevamo tornare poi verso il centro dell’isola, non ci siamo spinti oltre il frangiflutti che si vede in fondo a destra del paese e probabilmente abbiamo fatto male: la spiaggia vera e propria si trovava dopo la curva! Il paesino non mi è sembrato bello come sulla foto che avevo visto ma in ogni caso è stata una fermata piacevole e in seguito abbiamo proseguito per Pupnat; ovviamente siamo arrivati in anticipo rispetto all’orario della cena prenotata e così abbiamo fatto due passi x quello che è il paese + antico e il punto più alto dell’isola: anche qui case di pietra, un ufficio postale, un piccolo supermercato, le chiese e soprattutto tanto silenzio e tanta tranquillità

Giovedì 22. Purtroppo era già l’ultimo giorno che passavamo sull’isola di Korcula e di buon’ora eravamo all’ultima baia in programma, ovvero Uvala Bacva. La strada è ormai tutta asfaltata, ci sono un po’ di curve ma si arriva comodamente; abbiamo parcheggiato senza problemi e, seguendo il sentiero nel bosco, siamo arrivati alla spiaggia. Eravamo soli e alle 8,15 stavamo già facendo il primo bagno. Davvero molto bello, sia l’acqua che il paesaggio. Alle spalle della spiaggia qualche casa e una piccola konoba. Io sono andata poi a fare una passeggiata fino a dove finiscono le case per scattare qualche foto ma verso le 11 la spiaggia era già un po’ piena e così ce ne siamo andati. Visto che il giorno dopo ci aspettava il trasferimento, avevamo già deciso che non ci saremmo spinti chissà fino a dove anche se i posti da vedere sarebbero stati tantissimi (e ad esempio mi spiace molto non essere riusciti ad arrivare fino alla baia Babina, che sulle foto ci era piaciuta tanto, ma avremmo dovuto fare tanta strada) e quindi volevamo stare vicino a casa. Dopo un lungo peregrinare in macchina, abbiamo trovato un bel parcheggio e ci siamo fermati per il picnic nella zona di Tri Zala, proprio vicino al piccolo campeggio. L’acqua era bella ma purtroppo era un pochino mossa e c’era qualche rifiuto galleggiante: nulla di che, qualche pezzo di legno e la solita plastica portata dall’inciviltà… ma volevamo qualcosa di meglio. Dopo aver digerito abbiamo ripreso la macchina e ci siamo spostati davvero di pochissimo, fino alla zona di Vrbovica. Abbiamo parcheggiato nel bosco e in pochi minuti eravamo già al mare, davanti ad un’acqua spettacolare. Eravamo ai piedi di una casa, vicino ad un pontile di cemento, ma ormai abbiamo capito che ti puoi mettere ovunque…abbiamo subito fatto il bagno e poi ci siamo rilassati guardando il panorama e godendoci il mare e il sole. Poi ci siamo spostati un’ultima volta e siamo riusciti ad arrivare nella zona che avevamo visto dall’alto il giorno che avevamo imboccato la strada che conduce a Zrnovo direttamente dalla costa: da un belvedere ci era sembrato di vedere un isolotto con un’acqua blu scuro e ci era sembrato un posto carino immerso nel verde. Abbiamo raggiunto la zona (eravamo a Zrnovska Banja) e dopo aver lasciato la macchina in fondo alla baietta, vicino ad un famoso agriturismo ci siamo organizzati per il bagno ma…l’acqua non era bellissima e per di più poco trasparente . Ormai ci eravamo abituati troppo bene! E ci siamo resi conto che quel bell’isolotto in realtà era un promontorio quasi perfettamente rotondo tutto ricoperto di vegetazione!

Venerdì 23. Oggi era il giorno della partenza e così dopo aver caricato tutti i bagagli, siamo andati oltre il nostro appartamento per buttare la spazzatura. Abbiamo proseguito ulteriormente lungo la strada e scoperto che in realtà si arrivava ad una zona piena di belle case e di piccole spiaggette da cui si godeva una bellissima vista sull’isola di Badja. Se lo avessimo scoperto prima, magari una sera tornando a casa, avremmo potuto farci un salto e fare qualche foto con l’isola illuminata dalle luci del tramonto

Abbiamo preso il traghetto delle 9 e in men che non si dica eravamo a Orebic. Ho comprato qualche cartolina al volo ed è subito iniziato l’ennesimo attraversamento della penisola di Peljesac. Avendo preso il traghetto così presto, è sfumata la nostra idea iniziale di fermarci a Ston per il pranzo e abbiamo proseguito verso la nostra ultima destinazione, ovvero Mlini. Sono poco più di 100 km ma ci siamo accorti subito che le strade erano molto più trafficate. Siamo arrivati a Mlini che era quasi ora di pranzo e così, dopo aver individuato facilmente la nostra casa, abbiamo deciso di provare subito il ristorante a fianco (di cui abbiamo usufruito poi in altre occasioni). Abbiamo quindi fatto la conoscenza dei proprietari di casa che ci hanno sommerso di consigli e spiegazioni in inglese e di depliants sui luoghi vicini e finalmente ci siamo sistemati in camera. Con i nostri zaini siamo subito partiti alla scoperta di Mlini e seguendo le loro istruzioni siamo arrivati fino al mare, seguendo una lunga scalinata che ha iniziato a mettere a dura prova ginocchia e piedi! Prima siamo andati lungo la passeggiata fino alla spiaggia principale (nulla di particolarmente affascinante, piena di gente e con le zone attrezzate per gli ospiti dei tanti alberghi della zona), abbiamo immortalato l’imponente platano che si trova vicino al punto più romantico del paese, con il ponticello in pietra, il torrente che scorre e un graziosissimo giardino (il tutto rovinato dall’albergo in stile moderno che si trova lì attaccato!)… e quindi ci siamo diretti verso la direzione opposta, ovverso verso Srebreno. Appena superato il promontorio, sovrastato da ville spettacolari e di lusso, abbiamo incontrato tante spiaggette ma nessuna ci piaceva fino a quando, arrivati vicino ad un grande parco giochi per bambini, ormai stremati dal gran caldo e da un cielo un po’ malato, abbiamo trovato una scaletta che portava ad un punto tranquillo in mezzo alle rocce. In un attimo eravamo pronti e, a turno, ci siamo goduti un bel bagno rinfrescante. Eravamo quasi al confine con il paese di Srebreno che però non abbiamo visitato, mentre siamo stati alcune volte nel suo grosso centro commerciale per comprare i viveri e le bevande per le nostre serate sul balcone! Dopo il bagno siamo ritornati fino in centro a Mlini e poi, seguendo una faticosa scalinata tutta immersa nel verde, siamo ritornati al nostro appartamento completamente sfiniti

Sabato 24. la giornata non iniziava sotto i migliori auspici: pioggerellina, vento e tuoni in lontananza. Ma la previsioni non davano brutto e così siamo partiti alla volta di Uvala Pasjaca e quindi verso l’estremo sud della Croazia, superato l’aeroporto e in prossimità del villaggio di Popovici. Purtroppo il tempo non migliorava e oltretutto, nemmeno seguendo le indicazioni della guida, riuscivamo a trovare un’indicazione fino a che non abbiamo incrociato sulla strada un papà col suo bambino che ci ha indicato la strada giusta. Abbiamo parcheggiato e abbiamo iniziato la lunga discesa fatta di tratti di cemento e poi di scalinate e bassi passaggi sotto la roccia. Quando arrivi sulle due spiaggette di ciottoli, sopra di te hai solo roccia che sembra cadere da un momento all’altro. C’era già un po’ di gente e diverse persone facevano tranquillamente il bagno. Di sicuro il posto è molto caratteristico ma noi eravamo un po’ agitati e così non ci siamo trattenuti a lungo e non abbiamo nemmeno fatto il bagno. Vero è che il tempo non accennava a migliorare e quindi non abbiamo potuto vedere la tanto decantata bellezza del mare ma, anche se fosse stata una giornata magnifica, probabilmente avremmo fatto un bagno veloce e in fretta saremmo tornati in un posto più sicuro! Visto che il tempo continuava a fare i capricci, quando siamo ritornati alla macchina, abbiamo preferito non proseguire verso il paese di Molunat che si trova quasi al confine con il Montenegro, ma siamo ritornati indietro e ci siamo fermati a Cavtat e, dopo aver cercato invano di parcheggiare dove avevo segnato sui miei appunti (e cioè nel parcheggio terrazzato vicino all’hotel Croatia: il parcheggio c’era ma era tutto riservato…e ho avuto l’ennesima conferma che molte cose della mia guida erano ormai superate), ci siamo rassegnati a parcheggiare nel grosso parcheggio a pagamento che si trova proprio al porticciolo. Nel frattempo la giornata si era rimessa decisamente e abbiamo iniziato la visita al paese e subito abbiamo visto che era davvero pieno di ristoranti e di locali. Dopo aver visitato la chiesa di San Nicola, abbiamo proseguito un po’ lungo la riva ma poi ci siamo infilati in una stradina laterale che, dopo i soliti scalini, si congiunge con la via che attraversa in lunghezza tutta la penisoletta su cui sorge Cavtat e che offre tanti begli scorci da fotografare. Arrivati in fondo alla via, si trova il sentiero in salita che ti porta fino alla collinetta dove si trova un bel cimitero ma soprattutto il famoso mausoleo della famiglia cantieristica Racic, opera dello scultore Mestrovic. Siamo scesi da un altro sentiero e ci siamo trovati di nuovo sul lungomare vicino al santuario di Nostra Signora della Neve e da lì abbiamo proseguito lungo il perimetro della penisoletta in cerca di un posto dove fare il bagno e il nostro picnic. Si tratta di una bellissima passeggiata, tutta pianeggiante e ombreggiata e sempre affacciata su un mare blu scuro. Le spiaggette si susseguono numerose ma purtroppo tutte affollate e così ci siamo fermati poco prima della spiaggia attrezzata di Kljucice, in un posto tranquillo in mezzo alle rocce e subito ci siamo preparati per il bagno anche perchè l’acqua era davvero bella ed invitante. Dopo il picnic abbiamo proseguito la nostra passeggiata e ci siamo pentiti di esserci già cambiati perchè abbiamo incontrato diversi punti in cui sarebbe stato bello fare altri bagni e, a dire la verità, in questa zona abbiamo visto il mare più bello degli ultimi giorni del ns viaggio… Tornati al parcheggio abbiamo posato lo zaino da mare e poi siamo ritornati in centro per terminare il giro sul lungomare, comprare due cartoline e prenderci un gelato (all’apparenza i gusti sono invitanti ma il gusto lascia un po’ a desiderare…). Il lungomare è davvero carino: mare, sole, palme, fiori e giardinetti ma decisamente troppo pieno di ristoranti che occupano tutto lo spazio a disposizione, non ti lasciano apprezzare la bellezza delle case che si affacciano sulla via e tolgono gran parte del fascino di questo paese che ai nostri occhi è risultato davvero molto bello.

Ripresa la macchina ci siamo diretti verso Mlini e abbiamo deciso di fermarci al paese di Plat visto che sulla mia guida avevo letto di spiaggette carine e mare invitante. Abbiamo trovato un bel parcheggio vicino alla stazione di polizia (a dire il vero + che parcheggio sembrava uno sfasciacarrozze: auto senza targa, senza ruote e tutte rotte) e siamo scesi verso il mare passando anche vicino ad un bellissimo edificio tutto abbandonato ma…siamo arrivati su terrazze di cemento affollate e il mare non ci è sembrato eccezionale. Guardando verso sinistra abbiamo visto una bella spiaggia che sembrava molto interessante ma purtroppo la strada era sbarrata e non si poteva proseguire (si trova vicino a una centrale idroelettrica). Ho scoperto solo dopo che la spiaggia era raggiungibile tramite una strada, forse sterrata, che partiva dalla strada principale…Così, alla ricerca di un posto dove fare il bagno visto che morivamo di caldo, abbiamo proseguito a piedi oltre il bar, oltre ai campi da tennis e il campo da calcio che sembrano abbandonati, siamo arrivati alla spiaggia Pod Maslovom di fronte ad un ristorante, nella quale non era possibile trovare un pezzetto per sistemarsi e siamo andati oltre. Molto carina la zona a cui si arriva proseguendo lungo il sentiero oltre la spiaggia principale: una spiaggetta di ciottoli con una bella roccia scavata e un bel mare ma troppo inflazionata. Abbiamo ancora proseguito fino a che siamo arrivati alla spiaggia Orphee, circondata da diversi complessi (di cui anche uno tutto abbandonato), con un piccolo bar, un’infinità di piante di fico e una bella doccia. Così, anche se non eravamo del tutto soddisfatti vista tutta la strada fatta sotto un caldo tremendo, ci siamo adeguati e abbiamo fatto il bagno. Acqua bella ma c’è di sicuro di meglio e forse siamo anche stati sfortunati perchè il mare era un pochino mosso e questo non ci ha invogliato un granchè. Se avessimo proseguito oltre la piattaforma con la doccia, saremmo arrivati alla spiaggia di Plat che dalle foto sembrava essere carina ma non ne abbiamo avuto il coraggio anche perchè poi avremmo dovuto rifare tutta la strada per tornare alla macchina…e domani ci aspettava una giornata faticosa, visto che era deciso che saremmo andati a Dubrovnik

Domenica 25. Dopo aver fatto colazione sul nostro balcone, abbiamo approfittato della comodità del pullman n° 10 che passava proprio davanti al ns appartamento (avevamo ben due fermate vicinissime) per evitare di muovere la macchina e incasinarci coi cari parcheggi a pagamento. I gestori della struttura ci avevano fornito un foglio con gli orari e alle 8,15 eravamo sul pullman. Il tragitto per Dubrovnik è stato abbastanza veloce nonostante il traffico mattutino e, una volta arrivati alla fermata, abbiamo seguito le indicazioni per il centro. E abbiamo iniziato a scendere sotto un bel cielo azzurro e con i primi accenni della calda giornata che ci aspettava. Abbiamo subito fatto il giro delle mura quando ancora il caldo non era eccessivo. Inutile descrivere il panorama che si vede e lo stupore di fronte alla grandezza dell’intera struttura (come facevano a costruire cose simili senza i mezzi moderni a disposizione?)… Ci sono mille scorci da fotografare e lo spettacolo di tutti quei tetti rossi è davvero caratteristico. Certo, le mura sono faticose ma noi abbiamo lo stesso fatto l’intero percorso. Abbiamo poi iniziato la nostra visita al centro di Dubrovnik seguendo i punti principali che avevo segnato sulla mia guida, a partire dal monastero francescano con la vecchia farmacia…ma chi ci aveva pensato che la farmacia sarebbe stata chiusa visto che era domenica? Nessuno, ed è un peccato non averla vista perchè, da quello che abbiamo visto curiosando dalle finestre, doveva essere davvero interessante. Lo Stradun era ancora vivibile e siamo arrivati fino in fondo, in piazza Luza, leggendo le descrizioni dei vari edifici. Purtroppo il tutto era un po’ “rovinato” dagli allestimenti per il Dubrovnik Summer Festival che ad esempio coprivano quasi tutto il davanti della chiesa di San Biagio… Siamo poi arrivati a Gunduliceva Poljana (Piazza delle Erbe), davvero caratteristica, e abbiamo avuto modo di notare che quello che avevo scritto sulla guida era vero: e cioè lo spettacolo dei colombi che a mezzogiorno oscurano il cielo in attesa del granoturco, mentre i gatti all’ombra nemmeno si muovono nel tentativo di prenderne uno! Dopo un pranzo da dimenticare in un locale nella piazzetta, abbiamo visto la cattedrale dell’Assunzione della Vergine e poi, sempre passando dalla piazzetta delle erbe, siamo saliti alla chiesa di Sant’Ignazio e abbiamo girovagato per l’antico quartiere Pustjierna (sono rimasta un po’ delusa, lo avevo immaginato molto più caratteristico) e poi abbiamo raggiunto il porto, tutto occupato dai tavolini dei locali, abbiamo superato il complesso del monastero domenicano (tutto imbragato per i restauri) e ci siamo infilati nella via Prjieko che corre rialzata rispetto allo Stradun. Soffocata da decine di locali e ristoranti, riesce a mantenere un gran fascino grazie alle infinite scalinate che si rincorrono e si intersecano (a dire il vero però ti distruggono anche le ginocchia!) e che ti obbligano a fermarti mille volte nel tentativo di trovare l’inquadratura migliore prima di scattare la foto. A furia di scalini ci siamo ritrovati a porta Pile ed è iniziata la ricerca dell’acquerello da comprare x unirlo a quello di Korcula; la ricerca è stata vana e dopo aver girovagato ancora per lo Stradun e per l’altra strada Od Puca ad esso parallela e piena di negozi, ci abbiamo rinunciato e pian piano abbiamo anche accantonato la ns idea originaria e cioè di fermarsi fino a cena…Ovunque i prezzi sembravano alti, le forze ci stavano abbandonando e alle quattro del pomeriggio lo Stradun era così pieno che nemmeno vedevi più le sue belle pietre lucide. Così ci siamo diretti verso la fermata dell’autobus e alle 16,30 puntuali salivano sul pullman per tornare a Mlini e cercare, con una doccia, di toglierci di dosso un po’ di stanchezza. Non avevamo visto la famosa funivia e, ci siamo detti, raggiungeremo il belvedere in auto negli ultimi giorni…. Ci siamo dimenticati! Sarà forse una scusa per tornare a Dubrovnik in un altro periodo???

Lunedì 26. Dopo aver tribolato per la colazione in quanto gli strudel li compravamo alla sera nella pekara ma abbiamo scoperto che al sud sono meno mattinieri e prima delle 8 non trovi aperto nemmeno un bar, siamo saliti in macchina e abbiamo iniziato ad andare verso nord. Ci siamo fermati a caso in un posto per fare la colazione, abbiamo attraversato il famoso ponte Franja Tudmana da cui dei pazzi fanno anche bungee jumping e da cui si vede la parte “nuova di Dubrovnik” con le penisole di Babin Kuk e Lapad (saranno bellissime ma tutti quei condomini non sono certo un bello spettacolo) e siamo andati alla ricerca, dopo Trsteno, della famosa baia di Brsecine. Per fortuna che ho chiesto indicazioni ad una signora così siamo scesi alla baia quasi fino in fondo con la macchina. Che bello! Acqua bellissima e ancora nemmeno una persona. Ci siamo sistemati in fondo alla spiaggia di ciottoli e abbiamo subito fatto il bagno da soli. Sul piccolo molo si vedeva un via vai di imbarcazioni che scaricavano e caricavano persone con i trolley che quasi sicuramente andavano su una delle isole Elafiti che vedevamo proprio davanti a noi. Ci siamo fatti un altro bagno e ci siamo preparati con l’idea di farci un bel picnic e dei bei bagni a Trsteno, vicino a quel molo, dominato da un piccolo castello, di cui mi ero innamorata vedendolo in foto. Quindi siamo risaliti in auto e siamo tornati verso sud non sapendo che a pochi metri c’era un’altra cosa che non volevamo perdere …. (purtroppo le cose stampate da internet non sempre si sono rivelate attendibili e corrette) e abbiamo parcheggiato vicino alla chiesa di Trsteno. Dopo aver chiesto penso al parroco se la strada per arrivare al posto di cui gli mostravo la foto era lì vicino, lui mi ha indicato una discesa e mi ha detto che ci volevano 5 minuti. Peccato che non mi ha detto che si poteva arrivare anche comodamente in auto!!! abbiamo iniziato a scendere e…altro che 5 minuti. Siamo arrivati in fondo un po’ stravolti e abbiamo avuto una brutta sorpresa: il mare aveva la schiuma bianca (pur vedendo che l’acqua era bella) e di quella foto non restava quasi nulla, solo ruderi. Io ho fatto lo stesso il bagno nel punto in cui l’acqua mi sembrava meno impraticabile e poi abbiamo fatto il picnic su una panchina. Poi mi sono spinta lungo la strada asfaltata da cui saremmo potuti comodamente arrivare in auto e ho quindi fatto un giro fino al castello, a immaginare come doveva essere quella struttura quando non era ancora abbandonata; e ha fatto effetto vedere una casetta lì vicino senza tetto, con i pavimenti crollati, le piastrelle nel bagno… magari è successo con la guerra. Ma la cosa che mi spiace di più è stato vedere il mare e non potercelo godere, visto che avevo letto commenti molto positivi; probabilmente saremo stati sfortunati e abbiamo scelto un giorno sbagliato, chissà… La risalita è stata davvero da incubo e arrivati alla chiesa eravamo stremati e sudatissimi; ci siamo un attimo ripresi e, in cerca di frescura, ci siamo detti: andiamo a visitare l’Arboretum! Abbiamo parcheggiato comodamente all’ombra vicino all’ingresso e abbiamo iniziato la visita seguendo la cartina che ci hanno dato col biglietto. Molto carino passeggiare fra i sentieri immersi nel verde (il caldo si sentiva lo stesso), vedere la chiesetta, la fontana barocca con le ninfee, la villa con la bouganville e il bel panorama dal belvedere. La maggior parte delle piante hanno l’etichetta con la descrizione che forse, però, un profano in botanica non riesce ad apprezzare completamente. Peccato solo che, come avevo letto, non tutte le zone siano tenute bene come meriterebbero e certamente vederlo in primavera con le fioriture farebbe tutto un altro effetto. Quando siamo usciti, ci siamo fermati un attimo lungo la strada per ammirare, proprio all’ingresso del paese, i due platani giganteschi che hanno circa 400 anni e sono una rarità in Europa. Accanto vi è una lapide con una croce che commemora i ragazzi morti nella guerra… Sulla strada del ritorno mi sono fermata all’ufficio informazioni di Zaton per vedere se mi sapevano dire dove si trovava la famosa Sjekirika (dalle mie informazioni avevo capito che si trovava vicino a Zaton) ma la ragazza non mi ha saputo aiutare. Ma noi avevamo bisogno di fare un bagno e così siamo scesi verso il mare e abbiamo parcheggiato lungo la strada in una zona molto tranquilla. Non so bene dove ci siamo fermati, probabilmente nella zona di Zaton Mali, e dopo aver fatto una passeggiata, abbiamo scelto un bel posticino sotto una palma e vicino ad una piccola chiesetta e finalmente una bella nuotata! L’acqua non era bellissima, non era l’azzurro a cui ci eravamo abituati, ma è stato lo stesso piacevole vista l’estrema tranquillità del luogo

Martedì 27. Ormai era arrivato il giorno della partenza. Abbiamo salutato il nostro appartamento e i proprietari, abbiamo spedito le cartoline e fatto benzina e abbiamo fatto una fermata a Kupari, il primo luogo turistico della regione. La spiagga e l’acqua non sembravano male ma quello che ti colpisce è la vista di tutti gli alberghi che a partire dagli anni ’20 ospitavano gli uomini più importanti (ho trovato su internet che all’incirca le strutture potevano ospitare fino a 6000 persone) e che sono stati distrutti durante la guerra: hotel di lusso immensi e già in stile moderno, a parte il primo – bellissimo – che incontri lungo la strada che ti conduce alla spiaggia: scalinate, fregi, pati in ferro battuto, depandance… strutture immense che sono state bombardate e, nonostante i vari tentativi, non sono mai state recuperate. Viene la pelle d’oca ad immaginare la vita, lo sfarzo, il divertimento…mentre adesso è tutto morto e solo la natura abita questi luoghi.

Siamo risaliti in macchina e abbiamo tentato (dopo aver sbagliato strada ed essere finiti in un mega hotel di lusso dove ho chiesto indicazioni a un giardiniere) di fermarci a Orasac. Abbiamo imboccato la strada vicino al campeggio e iniziato a scendere verso il mare, ma ben presto la strada si è fatta sempre più stretta e ripida e, a parte nella zona iniziale, non si trovava posto per parcheggiare. Siamo arrivati fino in fondo ma non siamo riusciti nemmeno a fermarci: il piccolo parcheggio era tutto pieno di macchine e così, a malincuore, ho fatto a fatica manovra con la macchina e siamo ritornati sulla strada principale. L’unica alternativa sarebbe stata parcheggiare in cima alla strada ma, visto il problema al piede, non volevo rischiare di aggravare la situazione. Così la caletta e il porticciolo di Orasac ce li siamo persi…

Abbiamo ripreso la strada costiera ma continuavamo a cercare un posto dove goderci un ultimo bagno e vagavamo senza meta. Ad un certo punto ho fatto un’inversione in un parcheggio e, abbiamo fatto un pezzo di strada a ritroso quando, all’improvviso mi appare una visione: ecco Sjekirika !! Ecco dov’era: inconfondibile e bellissima come si vedeva sulle foto. Era deserta. Abbiamo scattato alcune foto esattamente dal grande parcheggio sulla strada dove si potrebbe lasciare la macchina per scendere a Brsecine. Il giorno prima ce l’avevamo vicina e non lo sapevamo! Come due segugi abbiamo iniziato a cercare l’impervio sentiero per scendere fino al mare ma molto probabilmente il sentiero non partiva da quel parcheggio…magari bisognava lasciare la macchina sulla strada in qualche spiazzo più avanti e cercare lì una stradina. Che peccato! Oggi non potevamo permetterci di perdere troppo tempo ma il giorno prima avremmo almeno potuto tentare di trovare una soluzione. Così mogi mogi siamo saliti in auto e siamo ripartiti verso nord: ormai ci restava un’unica possibilità e abbiamo preso la deviazione per Slano. Arrivati in centro la strada si divide davanti ad un hotel di lusso e noi siamo andati verso destra. Mare, spiaggette poco profonde, palme, strada stretta e sulla destra le case. Qualche germano reale dormiva all’ombra dei cespugli ma l’“ambiente” era poco attraente. Così siamo tornati indietro e abbiamo preso la strada a sinistra. Si superano alcune taverne, si passa la marina con un bel lungomare lastricato, si passano piccole spiaggette di ciottoli piene di gente ma con un’acqua cristallina e con i pini a fare da ombrelloni, fino a che siamo arrivati quasi in fondo alla strada dove si trova l’ingresso del camping e finalmente abbiamo parcheggiato in località Banje vicino a una vecchia casa in pietra e ci siamo preparati per il nostro bagno. L’acqua era bella a riva ma man mano che andavi al largo diventava meno trasparente, difetto che abbiamo spesso riscontrato in questi ultimi giorni di vacanza. Dopo una bella nuotata abbiamo fatto una doccia bella calda (è probabilmente collegata al campeggio) e il ns ultimo picnic e, dopo esserci un po’ rilassati all’ombra delle piante, ci siamo preparati e abbiamo raggiunto in fondo alla strada la piccola chiesetta dell’Annunziata dal portale colorato.

Il viaggio verso Spalato ci aspettava e avevamo troppa paura di fare tanta coda al confine con la Bosnia Erzegovina e di trovare tanto traffico. Invece nulla di tutto questo. Potevamo goderci di più l’ultimo giorno e fare le cose con più calma… invece poco prima delle 17 eravamo già a Spalato e siamo stati costretti a parcheggiare nel solito parcheggio comodissimo vicino al porto (ormai siamo esperti). Cosa fare? Ci siamo buttati nel centro storico e la nostra prima tappa l’abbiamo fatta nella Piazzetta delle Erbe a prendere il frullato nello stesso posto di due anni fa, poi ci siamo messi a passeggiare riuscendo a cogliere un po’ di cambiamenti. L’unica cosa che è rimasta uguale è la marea di gente! Ci siamo messi a cercare un posto per la cena e alla fine ci siamo sistemati in un ristorante sempre nella stessa Piazzetta delle Erbe e abbiamo preso una pizza. Dopo cena siamo tornati a riprendere la macchina, ci siamo spostati sul porto, sono andata a fare il check in, e poi è iniziata l’estenuante e frustrante attesa per l’imbarco. E altrettanto snervanti sono le infinite manovre che ti fanno fare quanto finalmente con la macchina sali la rampa del traghetto.. Questa volta avevamo prenotato le poltrone e, a parte l’aria condizionata troppo alta per la quale ci eravamo attrezzati ma non a sufficienza, io sono almeno riuscita a dormire un po’. Il viaggio è stato tranquillo e ben presto è arrivata l’ora di andare a fare colazione. Alle 9 circa di mattina arrivavamo puntuali al porto di Ancona, “freschi e riposati” e pronti ad iniziare il viaggio di ritorno fino a casa.

Cosa ci resterà nel cuore di questo quarto viaggio in terra croata? La bellezza di un paesaggio dai colori più “vivi”: il verde della natura accostato a brulle montagne, le distese di vigneti che si perdono a vista d’occhio, il cielo turchese, il mare trasparente e dalle mille sfumature dall’azzurro al blu più scuro… Senza dimenticare le strade quasi sempre semideserte, le rondini che volano appena sopra la testa, un’aria che sembra più limpida e pulita e soprattutto un senso di pace e di tranquillità che ha accompagnato tanti momenti, in una dimensione così lontana dalla realtà di tutti i giorni. Forse rispetto alle altre volte siamo rimasti meno soddisfatti del cibo e, negli ultimi giorni (quelli passati sulla riviera di Dubrovnik), siamo rimasti un po’ delusi dal mare. Magari è stata solo una questione di sfortuna e non siamo stati capaci di trovare “i posti giusti” o abbiamo beccato il “momento sbagliato”, magari è stata un po’ la stanchezza accumulata nel corso delle giornate, o magari semplicemente il ritrovarsi dopo quasi due settimane in un mondo di nuovo affollato e pieno di traffico…

Ecco le nostre tappe in chilometri

Vercelli-Skradin 890 km

Skradin-Orebic su penisola Peljesac 296 km

Sulla penisola di Peljesac percorsi 422 km

Sull’isola di Korcula percorsi 390 km

Orebic-Mlini 120 km

Nella riviera di Dubrovnik percorsi 137 km

Mlini-Spalato 258 km

Ancona-Vercelli 509 km

In tutto abbiamo percorso 3.022 km



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