Le 5 parole più enigmatiche della storia: da Pompei alla Siria, lungo le “apparizioni” del segreto che ancora nessuno è riuscito a decifrare

Francesco De Luca, 22 Nov 2024
le 5 parole più enigmatiche della storia: da pompei alla siria, lungo le apparizioni del segreto che ancora nessuno è riuscito a decifrare

Sator, Arepo, Tenet, Opera, Rotas sono le cinque parole più enigmatiche della storia. Questo è un articolo particolare, diverso dal solito; prima di iniziare e provare a dire qualcosa in più, però, vi invitiamo a leggere la frase da sinistra verso destra:

Sator, Arepo, Tenet, Opera, Rotas

Ebbene sì – ve ne sarete resi conto subito –, la frase, che si legga da destra verso sinistra o da sinistra verso destra, mantiene intatta la sua struttura, e, pertanto, il suo significato; quello che, in grammatica, si chiama palindromo. Il quadrato del Sator è, notoriamente, il palindromo più famoso del mondo; già, ma perché mai quadrato?

Semplice; a differenza, infatti, di altre frasi bifronti – come, ad esempio, in girum imus nocte et consumimur igni, letteralmente, “giriamo in tondo nella notte e veniamo consumati dal fuoco” – quella del Sator trova una sua applicazione nell’arte, e, soprattutto, in varie zone d’Europa e d’Oriente. Se ne trovano infatti esempi dalla Mesopotamia all’Inghilterra, con dei picchi nella zona europea, e, nello specifico, in Italia e in Francia.

L’attestazione più antica, trovata nella palestra dei gladiatori a Pompei, risale al I secolo dopo Cristo, incisa, dunque, prima della Grande eruzione del 79 dopo Cristo.

Le testimonianze successive – se esclusa Dura Europos in Siria, di età tardo imperiale –, sono tutte del periodo alto e basso medievale.

La frase, incisa su blocchi di marmo, tufo o qualsiasi altro materiale, si trova spesso a decorare i portali delle chiese – possiamo dirlo, un po’ a mo’ d’intruso –, come nel caso di san Pietro Ad Oratorium in Abruzzo o del Duomo di Siena; i sotterranei, come a Santa Maria Maggiore a Roma; gli interni dei chiostri, per cui il maggior esempio resta l’Abbazia di Valvisciolo a Sermoneta. Come ribadito sin dall’inizio, più che riguardo alle varie collocazioni del quadrato, sparse in Oriente e in tutta Europa, il vero mistero rimane quello relativo al suo significato.

Non esistendo fonti scritte, né tantomeno citazioni in opere passate, fornire un significato unitario risulta infatti complesso, se non impossibile.

Andando al di là delle mille interpretazioni – e cercando, come ha fatto Christopher Nolan nel suo film, Tenet, anche solo di sfruttare e di godere del mistero di questo Quadrato –, proviamo a dare una panoramica dei vari significati proposti, soffermandoci su quelli che, negli anni, hanno destato più interesse e curiosità.

abbazia di valvisciolo
L’abbazia di Valvisciolo a Sermoneta, dove troviamo una delle occorrenze del SATOR

L’enigma delle cinque parole

Il significato della frase, che non esclude un richiamo al mondo pagano, rimanderebbe, tuttavia, ad alcuni passi del Vangelo.

Su Sator sussistono pochi dubbi, essendo questa una parola dal significato più o meno identificato: seminatore, colui che coltiva, e, quindi, che fa nascere, che crea; in sunto, Dio Padre.

Arepo, fra tutte, resta la parola più enigmatica e non identificata, ma c’è di più: non si conoscono infatti altre attestazioni del termine in questione, né in campo artistico, né tantomeno in quello letterario, quello che, in materia, è noto come hapax legomenon, e cioè, una parola che, nella storia dell’arte, dell’archeologia e della letteratura si trova una sola volta. Il suo significato sarebbe aratro, ma anche falce; l’ipotesi riguardate un nome proprio decade a fronte del collegamento con sator, e questo perché i termini agricoli proposti sono più in linea con il “seminatore”.

Tenet, Opera, Rotas non trova difficoltà di traduzione: l’ablativo latino opera, che esprime il complemento di mezzo, si lega al verbo tenet quello di cui si è servito Cristopher Nolan –, e all’accusativo rotas, che esprime il complemento oggetto. L’espressione tradotta sarebbe dunque “tiene con cura le ruote”.

A fronte di quanto detto, la traduzione sarebbe dunque “il seminatore, attraverso il carro, tiene con cura le ruote”, il cui significato, è chiaro, va inteso in senso metaforico o allegorico; il richiamo al contesto sacro-religioso, e, anzitutto, al Vangelo, è più che evidente. Il seminatore, cioè Dio Padre, tiene e guida con cura l’aratro – che potremmo intendere come il mondo intero o l’umanità –, e le sue ruote, il cui sbandamento ne causerebbe la caduta/rottura. Beninteso, questa è solo una fra le molteplici spiegazioni della frase; per una visuale più a 360 gradi, consiglio infatti di approfondire l’argomento.

palestra iuvenes pompei
A Pompei (qui in foto la Palestra dei Iuvenes) troviamo la prima rappresentazione artistica del SATOR

Acrostici e Anagrammi

La parte più curiosa ed enigmatica, sulla quale si perderebbe volentieri parecchio tempo per decifrarne i vari labirinti di significati, è indubbiamente quella relativa agli acrostici e agli anagrammi, rispettivamente, quando dalle singole iniziali di una parola se ne formano altrettante, spesso collegate fra loro, e quando, invertendo l’ordine delle parole della frase, se ne formano altre di senso compiuto.

Fra gli acrostici più interessanti – quasi interamente desunti dal verbo tenet –, c’è Tecta Erat Nocte Exordio Terra, letteralmente, “In principio la Terra era ricoperta dalle tenebre”; a questo si aggiunge un non meno curioso acronimo costruito dalla parola Arepo: Aeternus Rex Excelsus Pater Omnipotens, e cioè, “Eterne re eccelso, Padre Onnipotente”.

È però con gli anagrammi che il divertimento e la suggestione sono assicurati; quello che ne deriverebbe invertendo l’ordine e le lettere della frase Sator, Arepo, Tenet, Opera, Rotas è alquanto incredibile. Anagrammi come Retro Satana, tote opere asper, letteralmente, “Allontanati Satana, crudele in tutte le sue azioni”, fanno pensare.

A conclusione, nel merito della simbologia cristiana, il quadrato si trasforma in croce; l’anagramma più affascinante e sorprendente è infatti quello del Pater Noster, che, ripetuto due volte, e disposto in due linee perpendicolari, formerebbe una croce.

Dal doppio Pater Noster, risultato dall’anagramma, rimangono fuori quattro lettere, rispettivamente la A e la O, che si ripetono ognuna due volte; curioso?

Più che curioso, considerando che potremmo pensare la A e O latine come l’alfa (A) e l’omega (Ω) greche: l’inizio e la fine, la fine e l’inizio, un titolo che, nella sua Apocalisse, Giovanni attribuisce a Dio, e, pertanto, a Gesù.



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