Cavalcata Turca

Viaggio in moto attraverso la Turchia (con esclusione della costa mediterranea)
Scritto da: lucia59
cavalcata turca
Partenza il: 02/08/2019
Ritorno il: 27/08/2019
Viaggiatori: 2
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Quest’anno, dopo vari ripensamenti, abbiamo deciso di visitare la Turchia.

Per me che scrivo è la prima volta in assoluto che metto piede in questo paese, per mio marito è un ritorno dopo molti anni. Altra decisione che prendiamo, vista la situazione politica interna ed esterna (curdi, Siria-Iraq ecc..) è quella di aggregarci ad un gruppo, organizzato tramite associazione motociclistica. Alla fine, il viaggio sarà di 9.300 km circa, molto bello ed un po’ anche stancante, con una escursione termica abbastanza pronunciata (di giorno si è andati dai 12 ai 45 gradi circa a seconda delle zone). L’unica parte del Paese non toccata dal viaggio è stata quella delle coste mediterranee, ottima scusa per noi per programmare un viaggio in futuro.

Partenza! Ecco le nostre tappe:

2/8 – Il tour ufficialmente inizierà il 3, ma l’appuntamento con gli altri partecipanti è a Nova Gorica (Slovenia) in mattinata per cui partiamo il giorno precedente con tutta calma da Bologna. Il meteo inizialmente è buono, verso Venezia però cambia tutto e ci troviamo costretti ad indossare gli indumenti anti pioggia causa una perturbazione che interessa praticamente tutto il nord est. Quando infine raggiungiamo Nova Gorica la pioggia è cessata e anzi fa abbastanza caldo. L’hotel che abbiamo scelto è l’Hotel Lipa, dove troviamo come ospiti altri 3 partecipanti al viaggio, con cui poi la sera andiamo a mangiare una pizza presso l’unico locale aperto della zona.

3/8 – Dopo l’incontro di tutti i partecipanti, ci si è messi in moto per iniziare la prima giornata di trasferimento, tutta autostradale, con attraversamento della Slovenia, del Nord della Croazia e della prima frontiera problematica (per il traffico), quella fra Croazia e Serbia. Infatti la strada che stiamo facendo è quella percorsa da migliaia di auto provenienti dalla Germania (soprattutto) ma anche Austria, Francia ecc…, guidate da Turchi emigrati in Europa che vanno a passare le ferie nel Paese d’origine. Superato questo primo scoglio, procediamo fino a Belgrado, dove pernottiamo all’Holiday Inn, bell’albergo moderno e confortevole, purtroppo in periferia per cui non abbiamo la possibilità di una passeggiata serale per il centro (a meno di riprendere la moto, ma chi ne ha voglia dopo una tappa di oltre 600 km!!).

4/8 – Altra giornata di trasferimento da Belgrado a Sofia, anche questa con frontiera trafficata. Essendo comunque una tappa più breve di quella di ieri, quando arriviamo al nostro hotel (Festa Hotel, anche questo confortevole) abbiamo il tempo di fare una doccia, cambiarci e in taxi farci portare in centro, dove abbiamo la possibilità di entrare nella Cattedrale Aleksandr Nevski e poi una rilassante passeggiata nei dintorni, con relativa birra in compagnia.

5/8 – Altro trasferimento con attraversamento della Bulgaria, ma infine arriviamo alla meta del viaggio, la Turchia, anche se prima occorre attraversare la frontiera (solite code allucinanti che noi un po’ saltiamo essendo in moto) e poi mettersi alla ricerca del mitico “telepass” necessario per percorrere le autostrade turche (che infatti non hanno caselli ma solo portali dedicati – senza sbarre – attraversabili tramite tale “telepass”). Il problema è che quello adatto alle moto non è facilmente reperibile come quello per le auto, comunque dopo vari tentativi alla fine ci riusciamo, pagando se non erro € 40, sufficienti per il tragitto autostradale che percorreremo in Turchia. A breve comunque arriviamo alla nostra prima tappa, la città di Edirne, dove alloggiamo presso l’hotel Kalevera, più modesto degli altri ma posizionato abbastanza vicino al centro e alla Moschea di Solimano, il più interessante monumento della città che è anche nella lista del Patrimonio Unesco. Una volta rinfrescati ci muoviamo subito per andare a visitarla, è veramente imponente, e sorpresa anche noi non credenti, una volta tolte le scarpe, possiamo entrare e andare ovunque (non ci sono zone proibite come in altre moschee). Una volta usciti ed arrivata l’ora di cena, ci rechiamo nel centro storico adiacente e con alcuni altri partecipanti cerchiamo un locale dove mangiare (qui la cena non è compresa nella quota). A chi piace il fegato, faccio presente che la specialità del luogo è proprio tale alimento, che io però detesto, ma chi l’ha preso ha detto che è delizioso. Infatti per il locale i camerieri giravano solo con piatti pieni di tale pietanza. Un’altra caratteristica di tale città è che dopo il tramonto si è assaliti da nugoli di zanzare inferocite. Prima di andare a dormire, siamo andati quasi tutti in birreria (come vedremo anche in seguito, bere una birra non sempre sarà possibile, occorre essere in luoghi abbastanza lontani da una moschea).

6/8 – Lunga tappa oggi, quasi 700 km per arrivare ad Ankara, la capitale. Gli altri giorni c’erano da attraversare le frontiere, oggi il problema è attraversare Istanbul facendo estrema attenzione al traffico (allucinante, peggio direi di aver visto Il Cairo parecchi anni fa). Percorrendo l’autostrada che l’attraversa, si può vedere come sia una città in espansione, con grattacieli che spuntano come funghi e cantieri dappertutto. Visiteremo Istanbul al ritorno, oggi dobbiamo procedere. Presa l’autostrada per Ankara, cominciamo a salire sull’altopiano anatolico, che presenta paesaggi brulli e una temperatura tutto sommato accettabile. Arrivati nella capitale, ci si accorge subito che è una città sorta dal nulla o quasi (prima che Ataturk la scegliesse come capitale, era una cittadina piccola ed insignificante). L’albergo è il Crown Plaza, molto bello e vicino ad un enorme centro commerciale.

7/8 – Oggi giornata piena, dapprima con una visita ad Ankara, che è moderna ma presenta alcuni siti interessanti, come la cittadella circondata da mura che dall’alto di un colle domina la città, e il mausoleo di Ataturk, il padre della patria. Ci sarebbe anche il museo delle civiltà anatoliche, ma per mancanza di tempo non abbiamo potuto visitarlo. Il mausoleo è imponente e faraonico, e ad ogni ora si può assistere ad un pittoresco cambio della guardia. Lasciata Ankara, oggi percorriamo una breve tappa di circa 200 km per raggiungere il villaggio di Bogazkale, vicino al sito archeologico di Hattusa. Qui ci fermiamo all’hotel Asikoglu (leggendo le recensioni successivamente, abbiamo visto che non sono buonissime, noi non ci siamo trovati male, a parte la “rapina” di € 15 a testa per portarci a vedere il sito, in un carrozzone trainato da un trattore). Infatti, se si ha un mezzo proprio si può visitare autonomamente, visto che c’è una strada asfaltata che si inerpica sulla collina e passa vicino a tutti i punti più interessanti. La capitale dell’antico regno hittita ebbe il suo periodo di maggiore splendore attorno al XIV-XIII sec. A.C., e fra i resti meglio conservati abbiamo la Porta dei Leoni e la cittadella fortificata. Poco distante da Hattusa vi è Yasilikaya, principale luogo di culto hittita, ricavato da una fenditura della roccia e ricco di bellissimi bassorilievi.

8/8 – La tappa di oggi ci porterà in Cappadocia, una delle zone più visitate della Turchia, con sosta presso altri due siti interessanti, il primo dei quali il grande lago salato Tuz Golu. Qui ci fermiamo dapprima presso un centro turistico recente (con ristoranti, servizi igienici ecc..) e facciamo una prima breve passeggiata sulla superficie salata, insieme a tantissimi altri turisti, in particolare molti orientali. Poi riprese le moto riusciamo ad entrare alle saline, distanti alcuni km dal posto precedente, percorrendo una strada piena di buche. Qui ci siamo solo noi (oltre ovviamente alcuni lavoratori delle saline) e riusciamo a fare le foto in completa solitudine. Usciti dalle saline, facciamo un’altra breve deviazione per visitare un antico caravanserraglio un po’ cadente ma molto affascinante. Infine, arrivati in Cappadocia, ci dirigiamo presso la località di Ibrahimpasa dove vi è il nostro hotel, Anka Kave Suites, sicuramente l’albergo più particolare del nostro viaggio, con le camere ricavate da alcune grotte (in particolare la nostra era su due piani, con il bagno raggiungibile mediante una scala, tutto molto bello peccato per la temperatura un po’ bassa).

9/8 – Primo giorno di escursioni, effettuato tramite pulmino, e quindi abbandonando finalmente l’abbigliamento da moto. Prima tappa la valle di Goreme e il complesso di chiese e monasteri scavati nella roccia, poi in successione la valle dei Camini delle fate. Dal momento che abbiamo una guida locale, non può mancare una visita alla esposizione di tappeti e a quella delle ceramiche, una “tassa” che non manca mai.

10/8 – Oggi restiamo in Cappadocia ma riprendiamo le moto per andare a fare un’escursione un po’ particolare, alle cosiddette “cascate” di Kapuzbasi, che in realtà sono delle sorgenti che spuntano dal fianco di una montagna e si gettano nel sottostante fiume. La zona è protetta come parco nazionale. La gita non è breve, fra andata e ritorno sono circa 350 km, ma è veramente interessante. Nella zona della cascate, ci sono alcuni piccoli ristoranti affacciati sul fiume, ci siamo fermati in uno di questi per mangiare la trota. Al ritorno, molto bello è attraversare la piana (punteggiata da acquitrini salati) dominata dal vulcano spento Erciyes Dagi, alto circa 4000 metri.

11/8 – Finora le temperature sono state abbastanza clementi, un po’ di caldo in Cappadocia ma niente di trascendentale, ora però si cambia….infatti è previsto ad un certo punto della giornata di scendere dall’altopiano anatolico verso le pianure non lontane dalla Siria (e dal deserto…). Questo avviene dopo circa 200 km, dopo il paese di Goksun, quando lentamente fa sempre più caldo fino ad arrivare ai 42 gradi circa. Ovviamente le soste presso le aree di servizio diventano più numerose, per bere e bagnarci per cercare di resistere meglio alla calura. Fra l’altro dopo la Cappadocia inizia la ricerca della benzina, non presente dappertutto: infatti in molte aree si trova solo il diesel e quello che chiamano Motorin, cioè in pratica la miscela. La tappa odierna fra l’altro è abbastanza lunga, più di 600 km, e la meta da raggiungere è un albergo vicino al Nemrut Dagi. Prima di questo però facciamo una deviazione per vedere il ponte romano Cendere Bridge (ovvero il Ponte di Settimio Severo). Dopo aver bevuto uno degli innumerevoli te, ci rechiamo infine alla meta del giorno, l’Hotel Euprath, recentemente ristrutturato.

12/8 – Giornata che inizia con una levataccia verso le tre di notte, per riuscire a vedere l’alba dal Nemrut Dagi. Partiamo con due pulmini che ci portano fino ad un parcheggio, qui ci sono altre navette che portano ancora più su, ma arrivati al centro turistico (con negozi, bar, ecc..) inizia il percorso in salita, abbastanza faticoso ma non impossibile. Arrivati in cima ammiriamo le teste delle enormi statue che erano presso la tomba del Re Antioco I, sicuramente sita sotto l’enorme tumulo di pietra che si erge alle nostre spalle. Le statue fra l’altro erano site su due terrazze, quella orientale, dove siamo arrivati dopo la salita e quella occidentale, raggiungibile costeggiando il tumulo stesso. Discesi dal monte, torniamo in albergo per la meritata colazione e poi partiamo per la nostra prossima meta, il Lago Van. Scesi dal fresco del Nemrut Dagi ci inoltriamo di nuovo nella calura, ancor più intensa del giorno precedente, fino a toccare il 45 gradi circa dopo la città di Diyarbakir. Adesso siamo in pieno Kurdistan, le strade sono favolose, nuove e perfettamente asfaltate, noi pensiamo siano state fatte per il turismo o comunque per i trasporti civili, invece ci viene detto che la ragione principale è quella di far arrivare rapidamente i mezzi dell’esercito turco per sedare le rivolte curde o raggiungere le zone di confine (Siria e Iraq non sono lontanissimi). In ogni caso la strada comincia a salire e pian piano le temperature bollenti si abbassano, quando arriviamo ai 37 gradi ci sembra di stare bene!! Arriviamo infine alla città di Tatvan, ma prima di andare in albergo, visto che è ancora abbastanza presto, prendiamo la strada che conduce al vulcano Nemrut, nel cui cratere si trovano due laghi, il più grande di acqua fredda e il più piccolo di acqua calda. Scesi a Tatvan (città abbastanza brutta) raggiungiamo l’Hotel Mostar, che da fuori è bello ma ha diverse pecche (la più importante è che subito manca l’acqua, arriverà qualche ora dopo).

13/8 – La giornata comincia percorrendo la bellissima strada che costeggia il Lago Van, un grande lago di acqua salata circondato da alte montagne. Oggi ci sono diverse cose da vedere, si inizia con l’Isola di Ahtamar, raggiungibile con un traghetto. La cosa più bella è una chiesa Armena, costruita attorno all’anno 1000 e restaurata di recente. Nei pressi della chiesa vi è un antico cimitero, interessanti alcune lapidi incise. Da qui il viaggio prosegue e prendiamo la strada che conduce in Iran (non lontano da qui) per raggiungere il paese di Guzelsu, dominato da una bella fortezza che però ammiriamo solo dal basso. Tornati indietro ci dirigiamo verso la città di Van, superando anche un passo di circa 2300 metri, e ci fermiamo in un luogo molto frequentato dal turismo turco e iraniano (ci sono anche diverse coppie di sposi), e cioè le Cascate di Muradiye. Procedendo ancora, sempre sfiorando il confine iraniano giungiamo infine ad ammirare la mole maestosa del mitico Monte Ararat (oltre 5000 metri di altezza), che ovviamente ci fermiamo a fotografare. Ormai siamo alla meta, la città di Dogubayazit, tipico posto di frontiera. Noi la superiamo di qualche km per fermarci all’hotel Sim Er, un po’ cadente ma pulito, fra l’altro gestito unicamente da uomini.

14/8 – In mattinata ci sarebbe da vedere una curiosità, in pratica un enorme buco creato in epoca preistorica da un meteorite. Fra l’altro tale buco sarebbe proprio adiacente il confine iraniano, per cui ci sarebbe anche tale “brivido”. Peccato però che, imboccata la stradina, dopo poco siamo stati fermati da un posto di blocco e un militare turco armato di mitra ci ha detto di tornare indietro. Vabbè. A questo punto non ci resta che tornare verso Dogubayazit per andare a visitare il palazzo di Ishak Pasa, costruito alla fine del XVII secolo per l’emiro curdo Ishak Pasa. Il monumento è stato restaurato (mio marito se lo ricordava in un suo precedente viaggio abbastanza cadente), è grandissimo e presenta l’harem, bagni, una grande cucina, la moschea, la biblioteca e tantissime sale. Alla fine di tale visita, si prende la strada per la città di Kars. Tale città non ha caratteristiche interessanti, ma a circa 30 km ci sono le rovine di Ani, l’antica capitale armena. Si arriva ad un villaggio moderno che porta lo stesso nome, appena fuori ci sono le mura imponenti della città, superato l’ingresso con la biglietteria si presenta una vasta superficie desolata punteggiata dalle rovine di chiese armene (alcune di esse restaurate) e una moschea. Alla fine del sito vi è un profondo canyon percorso dal fiume Arpa Cayi, corso d’acqua che segna il confine con l’Armenia. Come noto, i rapporti fra Turchia e Armenia non sono certo idilliaci, infatti le frontiere sono chiuse da diversi anni. Dall’altra parte del canyon si può vedere a breve distanza una torretta di avvistamento armena, chissà se qualcuno ci sta osservando? Al termine della visita, torniamo a Kars e raggiungiamo l’hotel Simer Kars (moderno e confortevole). Qui, abbiamo un piccolo screzio con un gruppo di musicisti locali che durante la cena suonano facendo un baccano infernale (erano presenti altri gruppi di turisti, tutti turchi credo), e si arrabbiano con noi (inteso come gruppo) perché durante la loro esibizione “osiamo” chiacchierare un po’ fra noi.

15/8 – Oggi abbandoniamo l’altopiano e il suo clima secco e piacevole per scendere verso il Mar Nero. Prima di arrivarci però attraversiamo una fra le zone paesaggisticamente più belle del viaggio (almeno per me), e cioè quella del lago Cildir, non lontano dal confine con Georgia e Armenia. Ci fermiamo anche nella cittadina omonima, dove fra la curiosità generale prendiamo te e dolci in un locale del paese. Si avvicinano anche alcuni ragazzini che si offrono di pulire le scarpe, praticamente tutti quelli che hanno calzature di pelle accettano. Ripresa la strada, arriviamo infine all’alto passo Gecidi (2470 metri) dopo il quale lentamente la temperatura si alza, fino ad arrivare ai terribili 44 gradi. Fra l’altro, la cosa è stranissima: nei giorni precedenti in cui si erano raggiunte tali temperature, il paesaggio era coerente, in pratica semi desertico, qui invece stiamo percorrendo una strada in montagna, vicino ad un fiume ricco di acqua e una vegetazione di abeti, insomma sembra di essere sulle Alpi. Soffrendo discretamente, sbuchiamo dopo un lungo tunnel e vediamo il panorama totalmente diverso: dal cielo azzurro e gli abeti, passiamo ad un cielo coperto e grigio e vegetazione tropicale. In pratica siamo arrivati nella regione del te, ed il caldo umido di questa zona è quello che ci vuole per tale coltivazione. Arriviamo nella città di Ardesen dove raggiungiamo il Vada Hotel, il più brutto di tutta la vacanza, fortuna che ci stiamo una sola notte.

16/8 – La costa turca del Mar Nero (soprattutto la parte più orientale) è molto piovosa in quanto l’umidità proveniente dal mare si “scontra” con le alte montagne che troneggiano alle spalle della costa (alcune sfiorano i 4000 metri) scaricandosi quindi in questa zona, e rendendo le regioni oltre le montagne estremamente aride. La giornata odierna è dedicata ad una visita di tale regione, fermandoci presso alcuni siti (molto) turistici, con bancarelle che vendono di tutto, alberghi, ristoranti ecc.. I turisti presenti sono turchi o arabi (riconoscibili dall’abbigliamento delle donne, come ci ha spiegato un signore turco nel locale dove ci siamo fermati a mangiare. In pratica quasi tutte le donne arabe hanno lo chador, alcune anche il viso coperto, mentre le turche in genere si limitano a portare il foulard, molte sono anche a capo scoperto). Prima di tornare verso la costa, ci siamo fermati a visitare (noi siamo rimasti fuori) Zilkale, detta anche la fortezza dei Genovesi – non sapevo fossero arrivati fino qui. Tornati a Ardesen, passiamo a visitare una fabbrica di essicazione del te; tale lavorazione è ritenuta così importante da essere sottoposta al controllo dello Stato. Ci trasferiamo poi all’Ela Hotel, molto molto meglio di quello della sera prima.

17/8 – Questa giornata non sarà esaltante, infatti percorreremo per un lungo tratto la superstrada che costeggia il Mar Nero, sotto una pioggia quasi continua. All’altezza di Trabzon (Trebisonda) giriamo verso l’interno per raggiungere il Monastero di Sumela, preso d’assalto da un numero esorbitante di pellegrini e turisti. Io in realtà non pensavo ci fosse tanta gente, perché essendo la Turchia un paese musulmano e il Monastero cristiano ortodosso, ritenevo ci fosse solo qualche sparuto gruppo di persone. Oltre alla confusione, il tempo era pessimo e il Monastero, raggiunto tramite un sentiero in salita, praticamente non visibile a causa dei ponteggi innalzati per i restauri (anche se il biglietto per l’ingresso è stato fatto pagare per intero). Ripresa la moto, per raggiungere di nuovo la costa abbiamo percorso una strada dell’interno, dove sotto la pioggia insistente abbiamo raggiunto la temperatura diurna più bassa della vacanza, 12 gradi. Finalmente, nel tardo pomeriggio arriviamo nella città di Ordu, dove ci fermiamo all’Hotel Hampton by Hilton, di un certo livello. La sera, visto che finalmente non pioveva più, abbiamo fatto una lunga passeggiata sul lungomare, affollato da tantissimi turisti.

18/8 – Oggi tappa abbastanza lunga, quasi 600 km senza soste intermedie (a parte ovviamente per fare benzina e mangiare) per raggiungere la cittadina di Safranbolu, sito Unesco il centro storico (architettura ottomana perfettamente conservata). Qui giunti, raggiungiamo il nostro albergo, il Cinci Han, in realtà un antico caravanserraglio un po’ rimodernato, veramente affascinante! Vestiti in modalità turista appiedato, ci riuniamo tutti per la visita della cittadina, che facciamo tramite alcuni piccoli trenini che si inerpicano su per stradine antiche, fermandoci ad ammirare alcuni edifici rappresentativi o botteghe di artigiani (per esempio fabbri). Safranbolu è molto turistica, e le stradine del centro sono piene di negozi a loro dedicati (cianfrusaglie, gelati, fast food, ecc..), anche se comunque è affascinante, soprattutto la sera quando quasi tutti i negozi chiudono. A noi ha un po’ ricordato Mostar (ponte a parte).

19/8 – Da Safranbolu ci dirigiamo infine verso un po’ il clou di un viaggio in Turchia, e cioè Istanbul, che raggiungiamo dopo circa 400 km, di cui una buona parte in autostrada. Qui giunti dopo aver vissuto ancora una volta la “piacevolezza” del traffico della megalopoli, raggiungiamo infine l’Hotel Ramada Istanbul Old City, moderno e molto bello (praticamente la camera era una piccola suite). Docciati e cambiati, siamo usciti tutti quanti per una prima visita della città, facciamo una lunga camminata per arrivare infine nei pressi dell’ippodromo, della Moschea Blu e Santa Sofia. Visto che è anche arrivata l’ora di cena, rimaniamo quasi tutti insieme e ceniamo in un locale tipico (pasto non compreso nella quota).

20/8 – Il mattino dopo io e mio marito andiamo in giro per la città da soli. Ci procuriamo la comoda Istanbul Kart presso un tabaccaio caricandola anche con un importo di 26 lire turche (10 corse) per prendere la metro leggera che fra l’altro passa davanti al nostro albergo e ci deposita ancora nei pressi dell’ippodromo. Qui visitiamo la Moschea Blu (ci sono alcune zone non visitabili dai turisti) e poi Santa Sofia, una meraviglia!! Fortunatamente siamo entrati in Santa Sofia abbastanza presto, quando siamo usciti alla cassa c’era una fila chilometrica. Da li fatti pochi passi abbiamo fatto un po’ di fila invece per entrare alla Basilica Cisterna. Affascinante, ma all’interno molto buia e un caldo umido da soffocare. A piedi siamo poi scesi al porto e ci siamo intrufolati in un bazar molto carino, molto popolare e poco turistico, infatti c’erano pochissimi banchetti che vendevano paccottiglia. La sera ci siamo recati tutti insieme in un ristorante sito in zona Piazza Taksim.

21/8 – La mattina avevamo una guida locale che per mezza giornata ci ha accompagnato a vedere alcune “chicche” meno conosciute della città, come la Cisterna Serefiye (bellissima) e una moschea molto bella dell’architetto Sinan (lo stesso della Moschea di Solimano). Inoltre, ci ha fatto conoscere un quartiere silenzioso (non lontano dall’ippodromo) caratterizzato da palazzine di stile ottomano, tutte trasformate in boutique hotel o B&B di lusso. A questo punto noi due ci siamo staccati dal gruppo perché la guida avrebbe proseguito con Santa Sofia (da noi visitata il giorno prima) e nel pomeriggio il Topkapi (non ne avevamo voglia). Noi siamo andati al Gran Bazar a gironzolare poi siamo tornati in albergo a riposare un po’ perché la sera volevamo fare la navigazione sul Corno d’Oro. Una volta scesi dalla nave ed essendo al porto, mio marito ha voluto prendere un panino col pesce (il balik), che io ho solo assaggiato.

22/8 – Il viaggio si sta avviando verso la fine, la mattina presto partiamo affrontando per l’ultima volta il traffico della città, e prendiamo l’autostrada verso la Grecia. Il tragitto di quasi 600 km è abbastanza monotono, e giunti alla frontiera perdiamo un sacco di tempo perché, a parte la fila che ci fanno saltare in parte, non si sa bene perché due moto del nostro gruppo vengono fatte passare sotto i Raggi X. Non è stata una cosa breve. Il passaggio in Grecia invece è stato rapidissimo. Infine siamo arrivati a Salonicco, Hotel Luxembourg abbastanza carino e sito in pieno centro, ma complicato da raggiungere per chi ha un mezzo proprio (non parliamo poi del parcheggio!!). La sera abbiamo girato sul lungomare, e abbiamo notato che rispetto alla nostra visita del 2011 la città era tenuta molto meglio (almeno la parte che abbiamo visto noi).

23/8 – Oggi lunga tappa per arrivare a Durazzo in Albania, dove la gran parte dei partecipanti ha scelto di traversare l’Adriatico in traghetto e sbarcare a Bari. Noi invece abbiamo optato di percorrere la costa est dell’Adriatico stesso, ripetendo a grandi linee parte del viaggio fatto qualche anno fa. Prima però di arrivare in Albania, dobbiamo percorrere un tratto in Grecia e la piccola Repubblica della Macedonia (che ora però si chiama Macedonia del Nord in seguito ad un accordo con la Grecia che rifiutava di riconoscere il nome precedente). Attraversiamo rapidamente la frontiera nei pressi della città di Bitola, e poi proseguiamo per raggiungere il maggior sito turistico di questo Stato, e cioè il Lago di Ohrid, che appartiene alla Macedonia per 2/3 mi pare e il rimanente all’Albania. Percorriamo la strada costiera fino alla località di Sveti Naum, che comprende una chiesa ortodossa, un albergo di lusso nonché parchi, giardini e spiagge affacciate sul lago. Ci sono molti turisti, sia locali sia stranieri, in particolare olandesi. Arrivati alla frontiera con l’Albania, sorge un problema: la gran parte di noi non ha l’assicurazione R.C per l’Albania, e a questa frontiera non c’è l’addetto che possa stipularla. Per evitare di fare un lungo giro e passare da un passaggio più importante (col rischio di perdere il traghetto per chi l’ha prenotato) occorre arrivare alla prima cittadina e andare in un ufficio dove si può fare l’assicurazione, sperando che nel tratto da percorrere non ci sia un controllo di polizia. Incrociando le dita partiamo, ma tutto va bene e finalmente dopo un’oretta circa siamo tutti in possesso del prezioso documento. Non resta quindi che percorrere l’ultimo tratto di strada fino alla città di Durazzo, dove mio marito ed io ci separiamo dal gruppo, che prosegue per il porto. Noi invece ci mettiamo alla ricerca dell’hotel Vila One Beach Hotel, dove abbiamo prenotato una stanza per la notte. Il traffico sul lungomare è allucinante, si va letteralmente a passo d’uomo. Finalmente arriviamo alla nostra meta, un albergo 4 stelle nuovissimo, costruito letteralmente sulla spiaggia. La stanza è bella e spaziosa, con un particolare un po’ come dire …. inconsueto per la tipologia di albergo: sul soffitto sopra al letto troneggia un enorme specchio, tanto che ci guardiamo in faccia e ci chiediamo perplessi che razza di clientela ci sia in albergo. In realtà poi vediamo che ci sono famiglie con bambini, coppie di una certa età (come noi), ecc… La sera, fra un black out e l’altro, abbiamo cenato a base di pesce in un ristorante vicino all’albergo.

24/8 – Già di primo mattino ci siamo pentiti di non aver preso il traghetto, infatti noi volevamo ripercorrere il nostro viaggio di qualche anno prima, peccato che allora fosse settembre, mentre in agosto ci siamo visti catapultare in un delirio di traffico, da Tirana in poi, visto che la strada era solo a una corsia per senso di marcia, e solo alcuni brevi tratti di autostrada. Comunque anche una volta superata la frontiera con il Montenegro non è che la situazione fosse migliore, visto che anche li le strade erano un unico incolonnamento. Secondo i nostri progetti originari volevamo arrivare in Croazia e qui trovare un posto dove dormire, solo che una volta arrivati a Budva non ne potevamo più per cui abbiamo prenotato al volo (tramite Booking) una stanza presso l’Hotel Blue Star (€ 80,00 circa), che consiglio. La sera siamo andati a cena nei pressi del Porto, dove i ristoranti di pesce abbondano.

25/8 – Prosecuzione del viaggio lungo la strada costiera, con attraversamento dei seguenti “ostacoli”: traghettino per passare il fiordo di Kotor, frontiera Montenegro Croazia, frontiera Croazia Bosnia (brevissimo tratto di pochi km), frontiera Bosnia Croazia. Per la sera abbiamo deciso di fermarci presso un appartamento a Zara chiamato La Musica (anche questo trovato su Booking, € 72,00), solo che una volta arrivati in città non riuscivamo proprio a trovare il numero civico della via. Dopo un paio di telefonate a vuoto (e già temevamo la fregatura) finalmente qualcuno ha risposto, una ragazza che è arrivata in auto e ci ha portato davanti al portone (veramente molto ben nascosto in un cortile interno). Qui siamo rimasti interdetti, una casa vecchissima e scrostata, e già ci immaginavamo la catapecchia, ed invece il monolocale era carino e rimodernato di recente. Altro fattore positivo, si trovava molto vicino alle mura della città vecchia, dove la sera siamo andati a cena. Il centro storico di Zara è veramente bellino e piacevole da girare.

26/8 – Al mattino avevamo quasi deciso di fare una lunga tirata e arrivare direttamente a casa, invece una volta entrati in Italia abbiamo deciso di fermarci un po’ oltre Trieste, a Sistiana dove abbiamo dormito all’hotel Eden (€ 110) e mangiato (benissimo) a base di pesce nell’attiguo ristorante Fish House.

27/8 – Arrivato infine l’ultimo giorno, con tratto finale in autostrada da Sistiana a Bologna.

Note finali:

In Turchia vi è un sistema un po’ cervellotico per fare benzina: prima di tutto occorre che un addetto della stazione di servizio rilevi il numero di targa e lo imposti su una macchinetta posta presso le singole pompe, poi fa benzina e alla fine consegna un foglietto col costo totale. Si va alla cassa e una volta pagato viene consegnata una doppia ricevuta: una deve venire riconsegnata all’addetto. Tutto bene finché la stazione di servizio è piccola, se è una di quelle grandi occorre memorizzare la faccia dell’addetto perché si presenteranno diverse persone chiedendo tale ricevuta. La prima volta abbiamo sbagliato addetto ed è successo un putiferio che non finiva più. Come già detto, a est della Cappadocia diventa più complicato trovare la benzina



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