Georgia, la porta d’Europa
Abbiamo prenotato il volo a febbraio con la compagnia Wizz che offre una comoda tratta senza scali tra Milano Malpensa e Kutaisi. Fra bagagli, assicurazione e transfer bus spendiamo sui 450 € in due per un volo di andata e ritorno dal 14 al 28 agosto 2019. Decidiamo di noleggiare la macchina per tutto il periodo della vacanza con una piccola agenzia locale per 340 € (star rent) decisamente più economica rispetto alle grandi agenzie, optiamo per il ritiro del mezzo in Kutaisi centro, presso l’ostello star, in loco aggiungiamo un’assicurazione casco per 36 dollari.
Apro subito il capitolo strade: i georgiani hanno in media una guida spericolata mitigata dalla presenza di numerosissime telecamere e autovelox su tutte le strade. In media il fondo stradale alterna molto buono a disastro assoluto! Può capitare di percorrere 30 Km su un asfalto nuovissimo per poi trovare 500 m completamente dissestati, o la strada interrotta, o una buca che concorre per profondità con la fossa delle Marianne. Consigliamo di guidare con estrema prudenza, grande attenzione e sempre di giorno. È molto facile incontrare animali domestici sia sulle strade comunali che sulle autostrade: mucche, cavalli, asini, maiali, pecore, polli brucano liberi e belli dove meglio gli piace… con una spiccata preferenza per il centro della carreggiata. Gli autisti georgiani vantano una certa abilità nello slalom fra le vacche. Attenzione ai numerosissimi cani randagi, in genere molto amichevoli e rilassati ma presenti in numero davvero elevato, si aggirano indisturbati ovunque nonostante il tentativo delle autorità di moderarne il numero con un programma di sterilizzazione (noterete che la maggior parte dei randagi ha un orecchino). Noi non abbiamo avuto nessun problema particolare, ma occorre che alla guida ci sia un guidatore esperto. Menzione d’onore a mio marito, un asso nella ricerca della traiettoria migliore fra buche, fosse e vacche. Lungo la direttrice stradale Kutaisi-Tbilisi si incontrano tantissimi cantieri stradali cinesi (siamo sulla via della seta) e il governo georgiano sta investendo molto sul miglioramento dei collegamenti stradali come incentivo per il turismo. Prima di partire scaricate le mappe offline dell’intero stato e procuratevi una mappa cartacea perché i cartelli stradali sono un filo sotto il minimo sindacale.
Dall’Italia abbiamo prenotato tutti gli alloggi con booking dopo aver steso l’itinerario di massima: questa app è molto popolare in Georgia e offre una vasta scelta di alloggi, noi optiamo per le guest house per avere la possibilità di condividere lo stile di vita e incontrare la gente del posto. Ovunque troverete tante possibilità di alloggio anche senza prenotazione: il paese si sta rapidamente aprendo al turismo, alloggi, ristoranti, piccoli bistrot e agenzie per tour organizzati sono presenti in tutte le località di interesse. Il livello medio è buono.
Internet e telefonia: potete facilmente acquistare una scheda georgiana, noi abbiamo deciso di non farlo e di chiudere la connessione dati sui nostri telefoni, ovunque (e dico proprio ovunque, piccoli villaggi sperdute nelle montagne dello Svaneti compresi) sono disponibili reti wifi sia pubbliche che private e potrete utilizzare maps con il solo collegamento satellitare (segnale sempre perfetto e disponibile, anche nei posti più impensabili!).
Lingua: l’inglese è molto diffuso sia fra i giovani che fra le persone un po’ più grandi. Quando non ci si intende verbalmente la gentilezza incredibile della gente compensa ampiamente. Ci è capitato di non riuscire a trovare la nostra guest house ma abbiamo sempre trovato chi ci accompagnasse o telefonasse al gestore per venire a recuperarci J.
Ultimo dato logistico, cibo e vino: la cucina georgiana è semplice, saporita e robusta: il formaggio entra in quasi tutte le preparazioni (con un panetto di burro di soprammercato), carni deliziose, ottime verdure (la Georgia è famosa per i suoi pomodori, davvero spettacolari), tanti spuntini da strada. Insomma, morire di fame è impossibile. Difficile anche morire di sete: ovunque troverete fontane e fontanelle (l’acqua del rubinetto è potabile sempre, in moltissimi casi si tratta di acqua sorgiva); la birra è buona; il vino ha una tradizione di 8000 anni ed è molto diverso dai vini europei (il sistema di vinificazione è diverso). Buono ma non buonissimo.
Ma arriviamo al nostro itinerario:
Primo giorno: recuperiamo la macchina con le relative pratiche e partiamo alla volta dei monasteri di Gelati e Motsameta a cui dedichiamo tutta la mattina; il pomeriggio visitiamo la riserva naturale di Sataplia, famosa per le peste di dinosauro, le grotte carsiche e la foresta sub-tropicale della Colchide. A una sessantina di chilometri ci sono dei bei canyon, noi non li abbiamo visitati per motivi di tempo (e avere una scusa per tornare!) ma altri viaggiatori ci hanno detto che sono molto belli. Quasi per caso incappiamo nel magnifico mercato coperto, bellissimo e pittoresco, da visitare assolutamente. Per il pernottamento suggeriamo lo star hostel, economicissimo e molto pulito.
Secondo giorno: la nostra destinazione è Vardzia a cui dedicheremo buona parte della prossima giornata e che richiede circa 5 ore di macchina da Kutaisi. Lungo la strada visitiamo il Monastero di Sapara e la fortezza di Khertvisi. Arriviamo a Vardzia e ci sistemiamo nella guest house Gvala, una fattoria condotta da due anziani e meravigliosi coniugi. Si va a casa della nonna! La signora Nina ci accoglie come figli, con semplice autenticità e la sua cucina casalinga con i prodotti della fattoria. Spartana ma impagabile, la consiglio vivamente. Colpo di fortuna insperato, assistiamo alle danze tradizionali caucasiche in un resort extra lusso proprio a fianco della fattoria in cui si sta festeggiando un matrimonio (in cui ci imbuchiamo per una birra). Al calare del buio, dal terrazzo della camera godiamo dello spettacolo della cave town illuminata.
Terzo giorno: La mattina il marito di Nina ci mostra orgoglioso il suo alambicco per preparare una grappa di more di gelso e Nina ci fa assaggiare la cagliata appena fatta. Lasciamo con rammarico la “nostra” fattoria per visitare il sito archeologico di Vardzia (apertura alle 10.00). Dopo aver esplorato in lungo e in largo cunicoli e chiese affrescate non ci stupisce che molti credano che questo luogo abbia ispirato a Tolkien la città di Minas Tirith. Ci rimettiamo in auto, facciamo tappa per visitare Rabat e ci dirigiamo a Borjioni (circa 2 ore) dove arriviamo sotto un temporale scrosciante che non accennerà a diminuire per il resto della giornata. Dopo avere molto faticosamente trovato una guest house senza nulla di speciale decidiamo di visitare il parco delle terme nonostante la pioggia. Borjioni è molo turistica, graziosa ma non ci ha entusiasmato. Assaggiamo la tremenda e famosissima acqua (la preferita da Lenin) e andiamo a cercare una birra per rifarci la bocca.
Quarto giorno: lasciamo senza grossi rimpianti Borjoni e ci dirigiamo verso il complesso monastico di Ateni Sioni. La strada è in cattive condizioni e attraversa villaggio poverissimi abbarbicati in una stretta valle. La fatica per raggiungerlo è ripagato da magnifici affreschi recentemente restaurati da un’équipe italiana. Per mezzogiorno arriviamo a Uplistsikhe, dove visitiamo il sito archeologico sotto un cielo plumbeo e un vento incredibile che rendono il già lunare paesaggio ancora più suggestivo. È incredibile come il paesaggio cambi nel raggio di pochissimi chilometri e come sia sempre bellissimo. Se Vardzia è la città convento, Uplistkhe è un insediamento difensivo e militare, anche lei scavata nella roccia. Dopo aver speso un paio d’ore a spasso per le rovine, con circa un’ora di macchina raggiungiamo l’antica capitale Mtskheta dove ci aspetta la bellissima guest house Ebralidze (altra sistemazione che consiglio molto vivamente per la gentilezza della padrona di casa, l’ottima posizione, la qualità della struttura e la magnifica colazione! Ci è così piaciuta che ci siamo anche tornati). Dedichiamo il resto della giornata alla magnifica cattedrale di Svetitshoveli e al piccolo e turistico mercato adiacente dove assaggiamo il gelato al vino.
Quinto giorno: decidiamo di avventurarci sulla strada militare georgiana e di raggiungere la chiesa di Tsmida Sameba a Gergeti. Facciamo rapida tappa ad Ananuri, un monastero bellissimo affacciato su un lago artificiale. Fra paesaggi alpini e camion sbuffanti raggiungiamo il comprensorio sciistico di Kazbegi e imbocchiamo la strada recentemente asfaltata per raggiungere la piccola chiesa da cui di gode la vista sul ghiacciaio di Devdoraki e il monte Kazbek (5047 m slm). Sulla strada del rientro verso Tbilisi ci fermiamo per mangiare uno spiedo di agnello sul passo Jvari in un campo di pastori che ci raccontano di aver difeso il nostro pranzo dai lupi che la sera prima sono scesi dal passo… guardandoci intorno non è difficile immaginare la scena. Scendere a Tbilisi dopo aver passato la giornata fra i monti è uno shock: calda, rumorosa e molto trafficata. Ci sistemiamo nella Guesthouse Different, miracolosamente tranquilla e silenziosa nonostante la posizione abbastanza centrale. Usciamo a farci un giretto decidendo subito che le città non fanno per noi in generale e questa in particolare. La old town è completamente pedonale, graziosa e bohèmien ma non ci entusiasma.
Sesto giorno: abbiamo prenotato dall’Italia un tour di degustazione dei vini nel Kakheti con l’agenzia Get your guide (che consigliamo per la preparazione delle guide e la perfetta organizzazione. Fra una bevuta e l’altra attraversiamo la valle di Alazani e arriviamo alle antiche torri di Signagi, la città dell’amore. La nostra guida è una fonte inesauribile di aneddoti sulla cultura e la storia della Georgia, bravo Beca! Alle 21.00 rientriamo decisamente ubriachi alla Guesthouse Different di Tbilisi.
Settimo, pazzo giorno: partiamo da Tbilisi con l’obbiettivo di passare il confine con l’Armenia e di scendere nella valle del Debed, arriviamo al confine e ci accorgiamo che non nel cassetto dell’auto non ci sono i documenti. Niente, respinti alla frontiera, riorganizziamo in un internet caffè i nostri piani di viaggio per i prossimi tre giorni. Percorriamo il confine con l’Azerbaijan in un paesaggio desertico, nessuno in giro a parte una coppia giapponese che ci elegge a novelli Marco Polo e decide di seguirci, e imbocchiamo uno sterrato da paura per raggiungere il monastero di Davit Gareja. La nostra fatica (e un po’ di paura, lo dobbiamo ammettere) è ripagata da un luogo magico immerso in un paesaggio desolato e lunare di grandissimo fascino, i nuovi amici giapponesi ci ringraziano per averli condotti a destinazione (ignorando che non avevamo idea di cosa stessimo facendo). Nota tecnica: la strada migliore (e in realtà l’unica che viene usata dalle persone sane di mente) per salire a Davit Gareja è quella che sale da Udabno, sempre sterrata ma in condizioni decisamente migliori rispetto agli altri sentieri. Dopo il nostro personalissimo camel trophy nel deserto decidiamo di tornare ad Ananuri per regalaci un paio di giorni di svago e di relax.
Ottavo giorno: polleggiamo sul lago, ci facciamo un bagno e ce ne andiamo a prendere il fresco e fare rafting sul fiume Aragvi per poi goderci il tramonto sul lago dalla chiesa di Ananuri
Nono giorno: lasciamo Ananuri e decidiamo di seguire il consiglio di alcuni ragazzi polacchi a cui abbiamo dato un passaggio in autostop e dedichiamo la giornata ad un fantastico trekking nella valle di Truso. Il sentiero si imbocca a Kobi (dove si vede al cabinovia) e si snoda in questa bellissima valle per 12 Km con un dislivello di 2-300 metri in tutto. Il paesaggio è impagabile fra sorgenti di acque ferrose, fenomeni geologici, laghi effervescenti e paesaggi da favola. Dormiamo in un ostello grazioso a Gudauri.
Decimo giorno: rientriamo a Kutaisi fermandoci a Gori per visitare lo Stalin Museum e il poco distante Museo della guerra dedicato al conflitto fra Georgia e Russia del 2008 che è costato alla Georgia la perdita dell’Ossezia e un incredibile numero di sfollati che ancora vivono nei campi profughi nei pressi di Gori. Le didascalie sono in inglese ma sono molto misere, meglio chiedere al personale una visita guidata. Raggiungiamo Kutaisi, riconsegniamo la macchina e ci sistemiano allo StarHostel. Già che siamo qui e abbiamo un po’ di tempo facciamo una scappata alla cattedrale di Bagrati, niente di speciale, le parti ricostruite sono in netta superiorità rispetto a quelle originali con conseguenti ire dell’Unesco.
Dedichiamo gli ultimi due giorni allo Svaneti con un tour organizzato da Budget Georgia (di qualità molto inferiore rispetto al servizio che ci ha offerto il precedente tour operator anche se sono stati comunque professionali). In 5 ore in pulmino raggiungiamo Mestia con alcune tappe lungo il percorso. A Mestia scopriamo che, essendo lunedì, il museo etnografico e il museo archeologico sono chiusi (i miei complimenti alla guida che non ci aveva pensato, non infierisco perché ne era sinceramente desolata), visitiamo comunque la torre della famiglia Margali e facciamo un giretto in funivia. Ci sistemiamo alla Beso Guledani guest house, altro posto che mi sento vivamente di consigliare e ci consoliamo con una cena a base di formaggio Quba (tipico dello svaneti e il miglior e assaggiato in Georgia). Il giorno dopo un fuoristrada dell’agenzia ci porta a Ushguli, l’insediamento più alto d’Europa abitato tutto l’anno con le sue torri svan e una chiesa affrescata e una bellissima casa-museo dove una guida locale molto preparata ci spiega le particolarità dello stile di vita Svan, i pastori-cercatori d’oro e i motivi che hanno spinto l’UNESCO a inserire le caratteristiche case-torre nel patrimonio immateriale dell’umanità. Rientriamo a Mestia in fuoristrada con un’oretta di anticipo sul programma, che ci permette di visitare lo Svaneti Museum (in effetti sarebbe stato un peccato perderlo, non è enorme ma molto bello, storicamente quando il regno georgiano era sotto attacco i suoi tesori più preziosi venivano nascosti nello sperduto Svaneti). Lungo e faticoso rientro a Kutaisi nel nostro ostello e fine della vacanza.
Che dire, consiglio a tutti di cuore un giro da queste parti, il paese è interessante, accessibile, ben dotato di infrastrutture pur mantenendo un sapore autentico. È molto economico, noi abbiamo speso dai 9 ai 20 € a notte per camera doppia in guest house o ostello con prima colazione da hobbit, si cena in due con 15-20 € con vino o birra, i biglietti per musei e siti archeologici non superano mai i 5-6 €, chiese e monasteri sono gratis ma abbiamo sempre lasciato un’offerta. Strutture, ristoranti, strade e piazze sono accuratamente puliti, non abbiamo mai visto rifiuti o sporcizia in giro, solo signore con la ramazza in mano e la pettorina arancione del comune. Soprattutto ci ha colpito il caloroso benvenuto della gente. Bellissimo!