Croazia in auto
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GIORNO 1 – Fino a Trieste
Partiamo da Labico, provincia di Roma. Decidiamo di spendere i primi 50 euro (sotto forma di pedaggio) prendendo l’autostrada, direzione Trieste. L’alto Lazio, la Maremma, un pezzo di Appennino, poi la Pianura Padana piatta come un foglio e il Po ci accompagnano fino alla prima vera sosta: Venezia. La nostra gita a Venezia è quanto di più turistico e tipico possa esserci, dato il poco tempo che abbiamo a disposizione per visitarla: un girotondo per calle e ponticelli e una sosta sui gradini di Piazza San Marco gremita di turisti e piccioni.
È tardo pomeriggio quando torniamo al punto d’imbarco che abbiamo trovato seguendo le indicazioni usciti al casello per Venezia (40 euro), e ci rimettiamo in marcia. Stavolta decidiamo di risparmiare quei 10 euro di autostrada e per Trieste scegliamo di fare la superstrada (più suggestiva ma molto più lenta) che ci porta nella parte sfortunata di Venezia. Marghera, soprattutto, è un trionfo allo stato puro dell’industriale massiccio, delle fabbriche e del degrado desolante di una zona di cantiere, ma una città del primo mondo è anche questo.
È ormai sera quando arriviamo in Friuli. Gli alberi alti, i prati larghi, il silenzio delle strade non potevano colpirci il maniera migliore che con quella fortuita atmosfera grigia e sospesa dell’ora del crepuscolo. Ci addentriamo nella lingua di golfo che termina con Trieste e le sue luci notturne, accolti in maniera profondamente suggestiva dal Parco del Castello di Miramare ai nostri lati.
Sono le 22.00 circa quando arriviamo a Trieste e parcheggiamo nei pressi dell’imponente Piazza Unità d’Italia, la piazza affacciata sul mare. Di sabato sera, Trieste è piena zeppa di gente chic che affolla gli eleganti pub e caffè. Facciamo un giro e decidiamo di andarci a sedere con la chitarra e una birra in bottiglia (molto costosa) sul molo adiacente Piazza Unità d’Italia, dove già dimorano ragazzi armati di chitarre, bonghi e birre. La stanchezza è tanta, almeno da parte mia, e per la notte c’è la nostra cara macchina ad attenderci, dato che per quella giornata non abbiamo avuto tempo di trovare nulla dove dormire. Ce ne torniamo sulla litoranea del Parco di Miramare e, accucciati in macchina, cadiamo in un sonno non proprio dei più memorabili, ma tutto sommato soddisfacente.
GIORNO 2 – Oltre il confine
La mattina dopo, di buon’ora, ci godiamo la limpidezza del panorama del Golfo di Trieste, azzurro splendente. Dopo una colazione non troppo dispendiosa in un caffè triestino, un altro giro per Trieste e un’oretta scarsa di sonno distesi sul lungomare cementato insieme a triestini e friulani che si rosolano al sole, il viaggio ricomincia.
Seguendo le indicazioni trapassiamo il confine e siamo in Slovenia. Proseguiamo per stradine intricate tra boschi nuvolosi e paeselli di quindici case fino alla superstrada, diretti verso Rijeka (Fiume). Dopo nemmeno un’ora, siamo alla frontiera con la Croazia: ci chiedono di mostrare le carte d’identità senza nemmeno farcele aprire, e siamo in Croazia.
Arriviamo a Rijeka e facciamo una sosta caffè. L’impressione superficiale, che vuoi il tempo vuoi la stanchezza non approfondiamo, è che sia una cittadona, con grossi palazzi più o meno architettonicamente belli, ma senz’altro imponenti, e un retro industriale affatto contenuto. Ci rimettiamo in moto, direzione: Isola di Krk. Da Rijeka sono pochi chilometri: poco più a sud della città, Krk è collegata alla terra da un ponte in cemento. Per entrare a Krk paghiamo un pedaggio di 35 kuna (la moneta croata: 1 euro=7,57 kuna).
Ora dobbiamo trovare un alloggio per il paio di giorni che trascorreremo su quest’isola verde e pacifica. l primo paese che incontriamo sulla strada verso l’omonima cittadina di Krk, verso la quale ci stiamo dirigendo, è Njivice, che ci offre un campeggio sul mare a un prezzo decisamente esagerato. Alla successiva Malinska ci fermiamo a un’agenzia per turisti e ci viene proposta una stanza a 52 euro per due notti. Per le nostre modeste esigenze, la stanza si rivela davvero soddisfacente.
E’ sera quando partiamo alla volta della città di Krk, 20 chilometri più giù di Malinska. Krk si rivela una cittadina da un centro storico piccolo, antico, semplice: strade lastricate, campanile arabeggiante, negozietti e vicoli, e un giardino sul mare che ci piace un sacco. Ceniamo con un kebab, vaghiamo per un po’, poi torniamo nella nostra accoglientissima stanza a Malinska.
GIORNO 3 – Isola di Krk
La mattina dopo è nuvoloso, e piove (il che conferisce una particolare atmosfera niente affatto sgradevole al paesaggio). Niente mare nemmeno oggi, e torniamo a Krk. Dopo aver continuato ad esplorare i meandri di Krk, decidiamo di cambiare zona: il cielo si è aperto e vogliamo arrivare all’Isola di Cres, poco distante da Krk. Andiamo a Valbiska, piccolissimo paese e unico porto per raggiungere le altre isole da Krk, e con 18 kuna a testa ci imbarchiamo. Sbaglio madornale, perché ci imbarchiamo senza macchina. Merag, il porto di Cres, consta di un bar e null’altro: in tutta l’isola c’è una sola strada, e il primo posto urbanizzato, la città di Cres appunto, dista 12 chilometri. Amareggiati e frustrati per la nostra ingenuità, non ci resta che riprendere il traghetto di ritorno.
E’ quasi sera e l’aria non è delle più calde, ma decidiamo comunque di andare su una delle spiagge “cittadine” di Krk. Ciottoli ovunque e il porticciolo non troppo distante. La sera ci aspetta una birra in un pub adiacente il giardino davanti al mare, poi una frittura di pesce in una “cuopperia”, come si dice a Salerno, e infine torniamo a dormire, salutando Krk, che forse per motivi affettivi sarà il mio pezzetto di Croazia preferito.
GIORNO 4 – Dall’Isola di Krk a Zara
Martedì mattina sgombriamo la camera. In cielo, solo azzurro e sole. Oggi è il giorno della partenza per l’altra tappa, l’Isola di Pag, ma non prima di aver raggiunto un’altra località chiave dell’isola di Krk, ossia Stara Baska, nella parte più orientale dell’isola, di cui per caso ho sentito dire sia un posto con un mare particolarmente bello.
Il paesaggio cambia radicalmente: ai boschi si sostituiscono imponenti montagne brulle di roccia bianca. La strada si affaccia su burroni mozzafiato che scendono su calette impervie e sul mare cristallino.Parcheggiamo sul ciglio della strada, scavalchiamo il guard-rail e, imitando qualcun altro, scendiamo per il declivio roccioso, pieno di cespugli di salvia e di lavanda. Non abbiamo un ombrellone e all’una di pomeriggio il sole picchia, così ci accoccoliamo sotto un cespuglio di lavanda, in una caletta piuttosto grande, circondati da montagna alle spalle e da mare davanti. Farsi il bagno non è cosa tra le più semplici, dato il fondale irto di scogli e ricci di mare praticamente ovunque. Infine ci rimettiamo in viaggio, torniamo indietro, superiamo il ponte di Krk e torniamo sulla “terra ferma”.
Comincia ora il nostro viaggio verso sud, sulla superstrada che costeggia la costa croata sino a Dubrovnik: dirupi sul mare sono alla nostra sinistra, le montagne a destra. A metà strada ci ritroviamo ad essere in tre: diamo un passaggio a Pavel, un autostoppista ceco della nostra età, loquace e anche un po’ fuori, che è diretto a Zara. Decidiamo così di fare un favore a noi e a lui (dato che per l’Isola di Pag ci sarebbe qualche chilometro di strada in più e siamo molto stanchi) e andiamo tutti a Zara.
È sera quando arriviamo, e il ponte illuminato che unisce le due parti di Zara divise dal mare ci fa spalancare gli occhi. La serata continua mentre dividiamo un pizza tonda e una birra in tre, e, più che girarci l’incantevole città di sera, cerchiamo di capire che cosa Pavel debba fare, dato che non si capisce dove siano gli amici con cui deve incontrarsi e se quindi di conseguenza dobbiamo “tenerlo con noi”: finisce che lo accompagniamo noi stessi al campeggio dove si trovano i suoi amici. Pavel ci suggerisce di fermarci lì con loro, e non è un campeggio troppo costoso (25 euro, due persone e la tenda), ma per stasera pensiamo di poterci ben arrangiare in macchina e risparmiare ancora qualche soldo … anche se non abbiamo fatto i conti con stormi di dannatissime zanzare che ci fanno passare una nottata infernale.
GIORNO 5 – Verso l’Isola di Pag
La sveglia è praticamente all’alba, e torniamo a Zara centro. La sera prima ci eravamo ripromessi di andare su una scalinata affacciata sul mare che avevamo intravisto dalla macchina. Perdonateci l’ignoranza: mentre ce ne stiamo sulla “scalinata”, sentiamo dei suoni armoniosi e armonizzati, e improvvisamente ricordo di aver letto da qualche parte che a suonare è … il mare. La scalinata è l’Organo Marino di Zara. Ce ne stiamo lì, solo noi due, nel fortunato silenzio della città all’alba, ad ascoltare quello spettacolo toccante.
La mattina ci passa mentre girovaghiamo per Zara, tra le sue vie lastricate di pietra bianca, le chiese romaniche, i retaggi classici, i giardini sul mare, il mercato e i negozi. Schiacciamo un sonnellino in macchina e ci rimettiamo in viaggio.
Torniamo indietro per una cinquantina di chilometri e arriviamo al ponte che porta all’Isola di Pag. Il paesaggio arido e brullo, insieme al cielo vagamente nuvoloso, è sconcertante. Traversiamo il ponte, stavolta senza pedaggio, e solo dopo diversi chilometri l’Isola di Pag inizia a dare segni di vita.
Arriviamo a Pag città, e puntiamo dritti sparati verso la prima agenzia. L’appartamento che ci offrono costa 74 euro per due notti, ma quando ci vede traballante, la proprietaria dell’agenzia riesce, dopo un’altra telefonata, a farcelo affittare a 60. Così prendiamo possesso della nostra nuova sistemazione, un appartamento spazioso nel centro della cittadina di Pag con tanto di terrazzino. E’ pomeriggio inoltrato ormai quando decidiamo di andare a vedere la spiaggia, molto più affollata di tutte quelle che abbiamo visto sin ora, e fare un bagno. Il programma post-cena sarebbe quello di uscire, ma crolliamo dalla stanchezza. Alle 4 ci sveglia un temporale assordante, poi ricadiamo addormentati.
GIORNO 6 – L’Isola di Pag e la Spiaggia di Zrce
La mattina dopo, il cielo è completamente limpido ed è caldo, come se il temporale non ci fosse mai stato. Facciamo colazione a un bar sul porto, freschi come rose, poi facciamo un giro per Pag. Ci sembra più grande di Krk e più bianca, sebbene lo stile dei paesi insulari croati cominci a diventarci familiare. Un grazioso ponte, vagamente simile a quello di Zara, collega le due parti della città. Compro un paio di orecchini in merletto di Pag, uno dei prodotti più tipici dell’isola. Poi decidiamo di metterci in marcia verso Lun, l’estrema punta nord dell’isola. Durante il tragitto il paesaggio rinverdisce notevolmente, e scopriamo che la peculiarità di Lun è quella di conservare giardini di ulivi ultramillenari.
Dopo una passeggiata sulle assolate piattaforme di porfido e cemento sul mare risaliamo in macchina verso il punto più turistico dell’Isola di Pag e forse tra i più turistici di tutta la Croazia, almeno se parliamo di un certo tipo di turismo: causa la spiaggia di Zrce, una della più ampie spiagge croate, casa di discoteche, musica elettronica, rave e tanta gioventù.
La città di Novalja, la tappa successiva, si rivela il posto meno attraente in cui siamo stati. Caotica, è un’accozzaglia di ristoranti anche poco carini e di negozi per turisti tutt’altro che caratteristici. E’ senz’altro il punto più turistico dell’isola, e forse tra i più turistici di tutta la Croazia, causa la spiaggia di Zrce, protagonista della movida adriatica. E infatti andiamo proprio in cerca di Zrce, che si trova fuori dalla città, sulla strada di ritorno verso Pag. Entriamo con la macchina nel parcheggio, per 6 kuna l’ora. Le leggende non si smentiscono: la spiaggia è molto ampia, la gente è colorata, ubriaca e felice, le discoteche (tutte ad eccesso libero) e i punti di bevuta che si colorano di luci fluorescenti e c’è persino lo smercio di sostanze sballanti legali come… palloncini (una bella fregatura). Tra parentesi: è vietato introdurre alcol dall’esterno. Torniamo a Pag, facciamo un piccolo ultimo giro e andiamo a dormire.
GIORNO 7 – Rab e poi Lopar
È il giorno di una nuova partenza. Ce ne andiamo da Pag, oltrepassando il ponte e dirigendoci verso la strada del ritorno, strada del ritorno che sarà la medesima litoranea dell’andata solo per un tratto; difatti stavolta il piano è quello di imbarcarci per l’Isola di Rab, risalirla, imbarcarci di nuovo per l’isola di Krk e quindi tornare a Rijeka. Insomma, invece che risalire via terra, risaliremo saltellando per le isole. Purtroppo da Pag a Rab non ci sono traghetti, e non ci resta che imbarcarci da un punto sulla litoranea, Jablanac. Con la macchina l’imbarco viene a costarci 115 kuna, e la traversata è brevissima, forse di venti minuti. Il punto di attracco non consta nemmeno di un bar stavolta (la macchina o un qualche mezzo di trasporto oltre le proprie gambe è essenziale) e la terra nuda, come per Pag, si stende per chilometri pressappoco sino a Rab, la cittadina principale.
Ci basta un breve giro per capire che Rab è senz’altro la più bella e la più raffinata tra tutte le città che abbiamo visto. Vicoli pittoreschi, negozi caratteristici e perfettamente integrati con il resto dell’architettura, nonché la suggestiva parte alta che visiteremo in seguito né fanno una vera “perla”, proprio come dicono i depliant. La nostra meta, per il momento, è però Lopar, estremità settentrionale dell’isola, sede di alcune tra le più belle spiagge di sabbia della Croazia.
Raggiungere queste spiagge si rivela l’impresa più difficile di tutte. Dopo aver vagato e chiesto, forse per un’ora, mettiamo insieme i pezzi e capiamo che queste spiagge sono raggiungibili solo a piedi, in un percorso accidentato lungo un paio di chilometri e immerso completamente nei boschi. Bellissimo, ne vale assolutamente la pena. Arriviamo poco prima del tramonto e la spiaggia che abbiamo scelto, la Sahara Bay, è praticamente vuota. L’acqua è calda, la spiaggia è grande, racchiusa in una delle tante insenature di questa parte dell’Isola di Rab, che a guardarle dalla cartina sembrano le dita di una mano aperta, ognuna che racchiude una spiaggia. Camminiamo nell’acqua per metri e metri, che praticamente non arriva mai più in alto rispetto al ginocchio. La tranquillità e la natura la fanno da padrone. Ci siamo noi, il mare, qualche sparuto nudista, delle famiglie con bimbi, e nient’altro. Prima che faccia buio, andiamo via.
La serata la passiamo a Rab. Sarà un pregiudizio ma Rab sembra troppo lussuosa per i nostri standard, e così andiamo ad accoccolarci in un posto tranquillo poco fuori la cittadina, e dormiamo in macchina.
GIORNO 8 – Dall’Isola di Rab all’Istria
La mattina dopo il tempo è nuvoloso e piuttosto freddo. Raggiungiamo la parte alta della città, arrampicandoci per la scalinata che dà sulla piazza, giungendo a un grande parco che scende sino al mare e poi risalendo sino al famoso campanile e alla Cattedrale. Alle 11.00 decidiamo di andare in cerca di un’altra spiaggia di Lopar, visto che proprio da Lopar prenderemo il traghetto delle 14.30 per l’Isola di Krk.
Arrivati a Lopar, tuttavia, ci rendiamo conto che le macchine già sono in fila per l’imbarco. Con un po’ di delusione rinunciamo alla spiaggia e ci mettiamo in fila con gli altri. Dopo un paio d’ore finalmente ci imbarchiamo con 250 kuna. La traversata dura un’ora e mezza. Spero nell’avvistamento di delfini, dato che i depliant sono pieni di notizie al riguardo, ma non ce n’è nemmeno l’ombra.
Torniamo a Valbiska, ripercorriamo la nostra cara Isola di Krk fino al ponte, poi ci dirigiamo fino a Rijeka, e poi verso l’Istria. Sarà la nostra ultima tappa. Sono le 17.00 circa e facciamo una sosta brevissima a Opatija (Abbazia), e poi ripartiamo sulla superstrada con direzione Pula, la punta della penisola.
Le montagne alte e verdi, il sole al tramonto e i boschi ci circondano. Il paesaggio istriano è diverso da tutto quello che abbiamo visto sinora. Continuiamo sulla strada, e Pula è a pochi chilometri quando decidiamo di cominciare a cercare una sistemazione notturna. Sono le 20.00 passate, e nel paesetto di Loborika ci fermiamo all’insegna “Apartman” e abbiamo fortuna. La signora Marija, la proprietaria (da notare: gli istriani sono le persone più cortesi e disponibili che si possano immaginare) ha l’appartamento libero e ce lo affitta per 30 euro per una notte. Prendiamo le chiavi e senza fermarci continuiamo verso Pula. Facciamo un breve giro per le strade sino alla piazza Foro, gremita di gente: di lì a qualche minuto comincia uno spettacolo circense che rivisita la storia di Alice nel Paese delle Meraviglie. Finiamo per guardarcelo tutto, e poi torniamo a casa, rimandando una più approfondita visita della città all’indomani.
GIORNO 9 – Pula e il viaggio verso l’Italia
La mattina dopo ci alziamo con calma e facciamo colazione con i fichi che la signora Marija ci ha lasciato sul tavolo sotto il pergolato. Il resto della mattinata lo passiamo a Pula, arrivando sino all’Arena, poi continuiamo a girovagare incrociando gli archi e le architetture romane, e poi facciamo ritorno alla macchina.
Ora inizia la risalita, ma dopo un’ora nemmeno facciamo qualche brevissimo chilometro di deviazione per Rovinj, l’altra famosa città istriana. Ci arrampichiamo per le vie della città e arriviamo al vertice, con l’imponente campanile di Sant’Eufemia che troneggia sulla città e sul mare. Poi torniamo in basso e ripartiamo. Stavolta, anziché continuare per la superstrada litoranea, decidiamo di passare nell’entroterra istriano, tripudio di verde e montagne.
Varchiamo il confine, ripercorriamo la Slovenia all’insù e sbuchiamo a Trieste. Mentre mangiamo un panino, seduti all’estremità di Piazza Unità d’Italia, i piedi dondolanti sul mare, il sole rosa acceso ci tramonta davanti, affogando nel mare. Ora dobbiamo tornare a casa.
Decidiamo di fare la superstrada. L’idea è quella di fare tutta una tirata o giù di lì, dato che l’indomani dobbiamo stare per forza a casa, perché abbiamo comprato da tempo il biglietto per il concerto dei Massive Attack a Roma. Una piccola sosta, però, è Monfalcone. Di certo non credo sia turisticamente rilevante, ma sono una grande fan della cantante Elisa, e quindi voglio vedere i suoi luoghi, specialmente la zona industriale del Lisert.
È notte fonda e siamo nei pressi di Venezia. Ci accampiamo vicino a un paesetto di cui non sappiamo il nome, stanchi morti, e dormiamo mezz’ora. Le zanzare sono micidiali. Lo stress è tanto e finiamo anche per bisticciare tra di noi; poi dormiamo un altro paio d’ore oltrepassata Chioggia.
GIORNO 10 – Verso casa
All’alba si riparte per Ravenna. Abbiamo deciso di fare l’Adriatica, in modo da costeggiare l’Adriatico anche dalla parte italiana, ma in effetti la stanchezza non ci permette di goderci il tutto. Facciamo una visita brevissima e distratta a Ravenna, poi, alternandoci alla guida, arriviamo sino a San Benedetto del Tronto, ci addentriamo nei Parchi Nazionali dell’Appennino sino a Rieti, e poi siamo a casa.
CONSIGLI UTILI
DIESEL: In totale abbiamo speso 130 euro circa. Superato il confine, in Slovenia e in Croazia benzina e diesel costano solo 1.30 euro a litro.
PER MANGIARE E BERE:I ristoranti e il cibo in generale costano come in Italia (una pizza margherita=6 euro circa, un piatto di spaghetti ai frutti di mare=9 euro circa). Noi ci siamo comodamente arrangiati con le panetterie, in croato pekara, che mi sento caldamente di consigliare. In questi forni panini farciti di formaggio, prosciutto e altri ben di Dio costano praticamente una manciata di centesimi e sono sostanziosi e buonissimi.
IL CAMBIO MONETA: Sapendo il fatto della percentuale piuttosto alta degli uffici di cambio (circa il 3%, e ovviamente dipende da ufficio a ufficio), abbiamo preventivamente messo gli euro sulla postepay.
DOVE FARE IL BAGNO: Escludendo gli stabilimenti balneari, quasi tutti a ridosso delle cittadine, qualora si riesca a scendere nei dirupi (ci sono anche svariati sentieri) è possibile fare il bagno in qualsiasi insenatura o caletta della Croazia si desideri: le spiagge di sabbia sono molto poche, e il mare è ugualmente color cristallo ovunque.