La mia prima volta in Africa
Non starò a dilungarmi troppo sui posti visitati, visto che molto si è detto e si continua a raccontare di questo paese, ma sulle sensazioni di 2 viaggiatrici low budget partite dall’Italia con solo un biglietto a/r e tanta voglia di scoprire. I luoghi da noi visti sono stati quelli soliti del Kenya turistico:Malindi, Watamu,Tsavo est, Diani e Mombasa. Li abbiamo visti però sotto una luce diversa, non protette e blindate dal recinto di un blasonato resort all-inclusive, ma dalle strade, dalle vie e dai centri dove la gente del Kenya vive le loro giornate.
Innanzitutto va considerato ciò che il Kenya è: un paese musulmano, povero e con una mentalità prettamente maschilista. Documentandoci molto bene prima di partire e poi vedendo di persona, ci siamo presto rese conto di non essere poi così libere di muoverci come volevamo.I nostri orari dovevano seguire quelli del sole: sveglia presto e ritiro in guesthouse al calar del sole. Molto spesso è capitato di sentirci a disagio per essere cmq le uniche “muzungu” in zona, nonostante girassimo sempre non scollate e coi pantaloni lunghi,specialmente a Mombasa , dove la miseria è tangibile ad ogni angolo. C’è poi da dire che il turismo del Kenya (dei posti visti da noi ovviamente) è orientato sui pacchetti all-inclusive, perciò se sei al di fuori di questi circuiti non sempre è facile trovare ciò di cui necessiti,considerato anche che sei nel terzo mondo. La nostra impressione è stata da subito che tutti cercassero cmq di fare i furbi e la difficoltà quotidiana è stata quella di chiarire il concetto che eravamo li per il piacere di una vacanza e non in cerca di avventure sessuali, unita al fatto di doverci “difendere” da Beach boys, bambini fin troppo furbi e gente di ogni tipo che da quando uscivamo dalla guesthouse fino al nostro rientro, non facevano altro che chiedere qualsiasi cosa. La gente di Malindi non se la passa poi così male:vivono di turismo e ce n’è parecchio perciò alle persone che lì si spacciano per povere non darei molta fiducia. La vera povertà la si vede in altri posti: per le strade di Mombasa, nei villaggi dell’interno , a Likoni. Perciò a chi dall’interno di un resort a Malindi mi viene a dire “non ho visto poi così povertà qui in Kenya” posso solo consigliare di passare una giornata per le strade di Mombasa.
Passo ora al capitolo “beneficienza”: ho constatato di persona che le truffe sono ad ogni angolo. Non faccio nomi, perché voglio che questo diario venga letto, ma state molto attenti a quanto i siti su internet vi possono propinare: molto spesso le cose non sono come vi raccontano e a chi ha veramente bisogno non arriva nulla. Vince la legge del più forte e l’avidità non ha limiti. Se volete aiutare quella gente affidate i vostri soldi a persone che in kenya ci vanno fisicamente a lavorare e fare del volontariato e che magari conoscete di persona. Questo argomento mi ha profondamente delusa. So che potrò sembrarvi cinica, ma ciò che vi ho fin’ora raccontato non è filtrato, è ciò che realmente troverete viaggiando per conto vostro. Credetemi che sono abituata a viaggiare in questo modo,ma mai come questa volta non mi sono sentita tranquilla di girare senza prestare così tanta attenzione alla sicurezza, anche perché in molte occasioni è stata proprio gente del posto ad allertarci davanti a certe situazioni.
Sappiate che in kenya, come credo in tutta l’Africa ogni giorno non sarà mai uguale all’altro per una nuova difficoltà o imprevisto quindi non arrabbiatevi se i vs programmi saltano,ma iniziate ad adottare la filosofia dell’ Akuna Matata e tutto sarà più facile.
Il nostro viaggio dopo vari imprevisti si è così strutturato.
Mombasa:pernottamento al Summerlink indicato dalla Lonely. A dispetto dei magnifici commenti della guida,questa città non ha nulla da offrire al turista.Le moschee consigliate sono state deludenti,certe zone consigliate sono isolate e poco raccomandabili da girare soli, l’unica cosa degna di interesse è Fort Jesus
Malindi:questo centro balneare al centro della costa keniota ispira davvero giudizi contradditori. E’ una colonia di vecchi italiani residenti perciò trovere locali e ristoranti italiani. Non manca nulla e la potete utilizzare come base per tutte le escursioni. La prostituzione si vede nettamente come pure l’inutile sfoggio di lusso e benessere da parte dei residenti europei. Detto questo, se all’inizio la detesterete alla fine l’amerete per il suo essere cmq una cittadina africana davvero a misura d’uomo. Abbiamo pernottato alla Maweni Christian guesthouse (di fronte al general hospital) trovata per noi da un’italiana che vive li da un anno. Posto economico e pulito. Meritevole l’escursione a Marafa e il safari allo Tsavo est (noi ci siamo affidate al Beach boy Giorgio Napolitano, che disolito bazzica sulla spiaggia del Jacaranda davvero forte!).Le rovine di Gedi si raggiungono con un matatu per Watamu e si possono visitare senza guida. Le spiagge di Malindi ad agosto sono da dimenticare perché praticamente sono nere di alghe. Watamu anche se con molte alghe è cmq uno spettacolo mozzafiato e bellissima è la spiaggia del Jacaranda (ci si arriva dal centro di Malindi a bordo di un bajagi, moto col sedile lungo sulla quale si sale in due oltre al pilota -6€ andata e ritorno).
Purtroppo durante il nostro periodo li, ci sono stati 3 gg interi di pioggia con cielo totalmente coperto,perciò ad alcune cose abbiamo dovuto rinunciare. Secondo me avrebbero meritato sia Mida Creek in canoa,che la visita all’estuario del Tana. In compenso conosciamo Malindi come le nostre tasche! I giorni poi quando il sole è uscito sono volati e siamo partite alla volta di ??? La nostra idea era quella di raggiungere Diani, ma visti i vari “state molto molto attente sul traghetto” da parte di gente locale ci siamo ri-fermate a Mombasa,che però ci è piaciuta ancora meno della 1° volta.Il giorno dopo più riposate a bordo di un tuk tuk sul quale siamo rimaste anche durante l’attraversamento del canale in traghetto,siamo giunte a Diani. Lasciato giù i bagagli all’Eden Drops,siamo ripartite per Likoni dove avevamo appuntamento con delle volontarie italiane (che Marta conosceva dall’Italia) e abbiamo passato con loro la giornata vedendo la situazione di un orfanotrofio e parlando dei progetti a cui stavano lavorando in un villaggio vicino a Mombasa. Inutile dire che a queste persone va tutta la mia ammirazione per l’impegno e l’energia che mettono in ciò che fanno e per il grande spirito di adattamento che dimostrano (visitate il sito di Maisha-safi su internet, questa si che non è una truffa!). Il giorno dopo è arrivata l’ora dei saluti tra me e la mia compagna di viaggio (che per altro ho conosciuto sulla bacheca di Turisti per caso). Marta avendo a disposizione due gg più di me, ha deciso di proseguire con le volontarie alla volta del villaggio di Tsunza,dove lavoravano da un mese, ed io ho trascorso il mio ultimo giorno a Diani. Diani è esclusivamente vita di mare:o ltre alla stupenda spiaggia non c’è altro. E’ strutturata su resort e cottage di lusso lungo la costa, non ha un centro e scordatevi locali e mercatini. Tra l’altro è anche molto dispersiva per come è dislocata: Ukunda è il centro dove c’è qualche supermercato e internet point e dove arrivano i matatu da Likoni e da qui uno stradone dove c’è poco o nulla vi porta alla costa piena di resort e cottage.
Trasporti: i nostri mezzi sono stati matatu (sui quali spesso sarete gli unici bianchi), tuk tuk e bajagi. I prezzi dei matatu indicati dalla guida sono reali, ma per spuntarli dovrete contrattare parecchio. I tuk tuk per girare in centro a Malindi e per brevi distanze a Mombasa costano 0,50 centesimi e 1€ di notte,per tragitti più lunghi sempre contrattare così come per le moto. Un consiglio: per i bajagi cercate autisti un po’ più datati che piuttosto che alla spavalderia lasceranno il posto all’esperienza nel portare i turisti a casa pole pole ma sani e salvi! E ricordate sempre che siete sulle strade dell’Africa!
Kenya ad agosto: la stagione migliore non è agosto. Quest’anno ci hanno detto è stato particolarmente piovoso, ma tutto sommato non male (su 19 gg 3 di cielo coperto e pioggia). Più che altro il problema in questo periodo è trovare spiagge libere da alghe ed acque pulite. Su questo fronte Malindi è da dimenticare (vicino sfocia un fiume tra l’altro), nei dintorni la spiaggia del jacaranda meritava davvero e Watamu indubbiamente.
A conclusione del tutto, bilancio sicuramente più che positivo! So di averle messa giù dura inizialmente, ma è quello che dovete aspettarvi se arrivate in kenya senza tour operator (cosa che cmq rifarei senza pensarci un attimo!). C’è da dire a onor del vero che appena arrivi all’aereoporto per tornare a casa, per quante difficoltà tu possa aver incontrato, il Mal d’Africa lo senti già. Ti mancano i saluti della gente, i “ciao caramella!” dei bimbi dei villaggi attraversati in moto, ti manca il blu del cielo d’Africa con quei nuvoloni che corrono veloci, l’emozione dello scorazzare in Jeep per la savana, ti manca il pole pole, il lento scorrere delle cose,ti mancano i baobab al tramonto e perfino l’arrivo nel vivace caos di Malindi dopo una giornata al mare, quelle spiagge, il mare e il suo “gioco” di maree, ti manca il questionarti su una società così diversa dalla tua e i volti di quella gente che sempre e cmq sa sfoggiare un sorriso.
Alla fine.. kwa heri Africa!