This time is for Africa – Immortali Kenya Tour 2017

Spettacolare tour del Kenya suddiviso equamente fra safari nei più bei parchi nazionali e mare a Diani Beach e Chale Island
Scritto da: dome69
this time is for africa - immortali kenya tour 2017
Partenza il: 27/07/2017
Ritorno il: 21/08/2017
Viaggiatori: 4
Spesa: 4000 €
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“This time is for Africa” Immortali Tour Agosto 2017 Gli immortali sono: Dome (l’io narrante), Mik (la fidanzata dell’io narrante), Simone e Vittoria, (i due figli di 12 e 10 anni, della fidanzata dell’io narrante). Il soprannome del team: “immortali” é liberamente tratto dalla canzone di Lorenzo Cherubini in arte Jova che, suonata a Capo Testa (Sardegna, Italia, Mondo), in una particolare vacanza dal significato familiare molto importante é presto diventata colonna sonora del team nei momenti più intensi e memorabili. (“Ora che siamo qui… ora che siamo qui… noi siamo gli immortali!!!”). Il viaggio é stato sognato, desiderato, voluto, organizzato, pianificato dall’io narrante durante i weekend di qualche mese prima della partenza. Tanta ricerca su Internet, una Lonely Planet, una Rough Guide, e l’aiuto di Viaggiare Low Cost per arrivare poi a servirsi della Steenbok Safari e Car Hire, da cui abbiamo comprato un pacchetto completo che trovate descritto nelle prossime pagine. Avevo valutato anche l’opportunità di noleggiare una jeep e fare il viaggio in autonomia ma ero preoccupato dalle letture sulla sicurezza stradale e numerosi tentativi di truffa ai danni dei turisti che viaggiano da soli e avendo la responsabilità di due giovani virgulti al seguito ho preferito andare sul sicuro e sul più comodo. Con il senno di poi confermo la scelta. Durante i lunghi e lenti (code o strade non proprio perfette) trasferimenti da una zona all’altra, ci siamo concessi tutti e 4 dei riposini in auto che hanno contribuito a rendere il viaggio decisamente meno stancante. Non abbiamo avuto alcun problema di furti o truffe durante tutto il viaggio.

Venerdì 28 Luglio Arrivo / Nairobi / Samburu

Dopo un viaggio faticoso, con 4 ore di ritardo sul volo Istanbul-Nairobi che atterra alle 05.30 invece che alle 01.45, ci incontriamo con Humphrey che ci porta al Wildebeest Eco Camp dove avremmo dovuto dormire qualche ora e invece, causa ritardo del volo, ci facciamo solo una doccia turbo veloce. Verso le 10.00 Humphrey ci porta negli uffici della SteenbokSafari & Car Hire (che ricordano le vele di Scampia, sia per gli interni che per la zona esterna) dove incontriamo due segretarie cui paghiamo il restante 70% dell’importo facendo un bonifico dal mio Fineco collegandomi dal loro PC (speriamo non hackerizzato). Proseguiamo fuori Nairobi con Bogart (nel senso di Humphrey) con destinazione un Curio Shop lungo la strada dove incontriamo Allan, che sarà la nostra guida per tutti i nostri 12 giorni di Safari. La jeep é un Toyota Land Cruiser a 7 posti oltre a quelli del guidatore e di fianco a lui. Non nuovissima, darà evidenza dei suoi limiti in alcuni momenti specifici del viaggio. Il tetto é apribile (si rialza tutto con dei perni) per permettere visione ottimale durante i Safari. Dato il ritardo accumulato non arriveremo in tempo per il pranzo a Samburu come previsto, ci fermiamo quindi a pranzare in un hotel di un paese sulla strada. Il primo impatto con la lettura di un menù e il cibo del locale a una stella (intesa come Hotel non come stella Michelin..) non é dei più rassicuranti ma tutti mangiamo la nostra razione di sbobba (pollo, riso, macedonia). La “Adapt or Die Challenge” proposta ai bambini fa il suo primo positivo effetto: trattasi di una gara in cui chi si adatta meglio ai contesti non favorevoli (cibo non usuale, letti scomodi, bagni non puliti, ecc.) guadagna punti, chi meno li perde. Preleviamo 250 Eur (non senza fatica) con la Visa (per chi ancora non lo sapesse il modo più conveniente di prelevare soldi stranieri all’estero. Evitate le agenzie di cambio e prelevate con Carta di Credito o Bancomat: la commissione prelevo contante (verificate con la vostra banca), di solito é di gran lunga meno costosa di qualsiasi commissione di cambio e tassi che vi applicano ai Change point. Mentre consumiamo il nostro pasto il paese é letteralmente invaso da un’orda di motorini e moto strombazzanti inneggianti al politico di turno da sostenere alle prossime elezioni politiche del 7 Agosto. Smog e rumore alle stelle: uno spettacolo! Arriviamo a Samburu verso le 18.45 e quasi non vorrebbero farci passare perché la strada per il Parco chiuderebbe alle 18.30. La perizia di Allan ci permette di passare ugualmente. Arriviamo in hotel con il buio senza aver opportunità di vedere ombra di animale. Il Samburu Sola Lodge é un bel lodge nella Samburu National Reserve a 5 km dal fiume, un po’ scomodo rispetto ai tour di Safari per vedere gli animali, ma appartato e molto bello. Durante la nostra presenza, le serate molto ventose ci hanno cullato il sonno in un ambientazione quasi fiabesca. Le camere molto spaziose sono disposte sulle ali rispetto alla zona centrale dove si trovano, la reception, un bel bar abbastanza fornito, e la zona pranzo dove vengono servite colazioni pranzi e cene. Bar e Ristorante sono all’aperto affacciate su un pezzo di terra con una piccola pozza d’acqua dove si ritrovano babbuini, scimmie, uccellini, dikdik e anche una genetta. Non aspettatevi grandi avvistamenti dalla terrazza interna, oltre a questi. Accanto al bar vi é una piccola piscina, piacevole con alcuni lettini con comodi cuscini dove rilassarsi fra un safari e l’altro. Personale molto cortese e pronto a soddisfare ogni richiesta. Wi-Fi funzionante a tratti anche abbastanza bene in zona Bar e Ristorante. L’elettricità viene tolta dalle 11.00 alle 16.00 e mi pare anche di notte.

Sabato 29 Luglio / Samburu

Safari mattutino dalle 06.30 alle 08.30 con grande emozione per i nostri primi animali: elefanti, giraffe, zebre, antilopi, gazzelle, facoceri, dik-dik (piccole antilopi di 40cm al garrese che si accoppiano per la vita), stambecchi, scimmie e babbuini oltre a tanti uccellini colorati. Scopriamo che le zebre e le giraffe di Samburu non sono le stesse che vedremo al Masai Mara e nei parchi a sud del paese. Le giraffe hanno il manto diverso e anche un numero di corna diverse (Giraffa Masai due, la Giraffa reticolata, Samburu e nord est, da tre a cinque). Le zebre di Samburu hanno il ventre bianco (a sud le strisce arrivano fino al ventre) e le orecchie a forma di tazza di the (mia interpretazione). Rientro al Lodge per colazione e alle 10.30 é già tempo di ripartire per un altro Safari. Ci rechiamo nella zona del fiume dove vediamo tanti altri animali intenti a godersi la loro vita serena nella savana di Samburu. Rientro verso le 13.00 per pranzo. Relax in piscina fino alle 16.30, ora di partenza del terzo Safari della giornata sempre in zona fiume. Manchiamo di poco un leone, avvistato da altri ma rifugiatosi subito nel bush fuori dalla nostra portata visiva. Dopo una buona cena, una buona dormita cullati dal vento, completa in modo ottimale la giornata.

Domenica 30 Luglio / Samburu-Aberdare

Partenza ore 06.30 alla volta del Parco di Aberdare dove arriviamo proprio in tempo per il pranzo all’Aberdare Country Club, un enorme club con alcune buche da golf e tanto verde. Nel tragitto dal Lodge verso l’uscita del Parco, é comunque tempo di Game drive con altri avvistamenti. Nel pomeriggio ci aspetta una passeggiata a cavallo che avevo regalato a Vittoria per il suo nono compleanno. Il regalo consisteva in un libro illustrato che descriveva i più bei posti dove andare a cavallo nei cinque continenti. Nella dedica specificavo che il regalo non era solo il libro ma anche una cavalcata vera in uno dei posti del libro. E siccome ogni promessa è un debito, eccoci ad Aberdare in Kenya per l’ultima parte del regalo. Purtroppo scopriamo di poter cavalcare solo in tre: manca un cavallo, quindi Mamma Mik va diretta in hotel senza passare dal via, mentre Dome, Simo-Cupolino e la cavallerizza Torella, si fanno portare da Stanley (lo stalliere), in groppa rispettivamente a Sparkle, TicTac e Tony, a fare un bel giro di circa un’ora in quello che loro chiamano Sanctuary, ovvero una grande zona di verde che culmina in un enorme prato dove pascolano tranquilli zebre, giraffe, antilopi e gazzelle. Mentre le zebre sono un po’ timorose e rimangono a debita distanza, arriviamo veramente molto vicini alle giraffe che non sono per nulla spaventate. Foto di rito che ci ritraggono accanto ai lunghi colli. Finito il bel giro, un pulmino in 45 minuti ci porta all’hotel The Ark dove ceneremo e trascorreremo la notte fra cinesi un po’ maleducati e chiassosi e giapponesi con le loro super macchine fotografiche. The Ark é un bellissimo Lodge costruito nel 1969 in luogo strategico davanti ad una pozza d’acqua dove viene anche versato artificiosamente del sale per attirare gli animali che non mancano di arrivare a pochi metri dalle numerose finestre e terrazze panoramiche da dove osservarli. Noi abbiamo visto Bufali, Elefanti, Facoceri, Iene, una Genetta e qualche specie di uccello. Al piano terra c’è anche un piccolo osservatorio circolare con alcune feritoie aperte sull’esterno che consentono di osservare gli animali da distanza ravvicinata, sentendone tutti i rumori e versi senza essere visti. Alcune camere hanno una finestra o balcone con vista sulla pozza d’acqua ma sono talmente tante le opportunità di vederla che non ho per nulla sentito questa mancanza. Camere piccole ma molto accoglienti arredate con gusto con bagno privato. Siamo a Oltre 2.000 mt sul livello del mare e la mattina e la sera fa abbastanza freddo. Una boule dell’ acqua calda sotto le coperte messa mentre eravamo a cena contribuisce a rendere decisamente più accogliente il momento di coricarsi. I pasti, nella norma per qualità e varietà, sono serviti a buffet in una sala grande.

Lunedì 31 Luglio / Aberdare-Lake Nakuru

Partiamo in ritardo causa perdita (o furto come ipotizza lei) occhiali da vista Mik. Cambio di programma e pranzo a Hotel Mt Logonot invece che al Lodge dove avremmo dovuto arrivare per pranzo. Arriviamo tardi a Lake Nakuru e decidiamo di fare un game drive serale prima di passare in hotel. Il ritardo e il cambio programma saranno la nostra fortuna perché ci permetteranno di fare un incontro abbastanza ravvicinato con Leopy un simpatico leopardo che riposava tranquillo su un grosso tronco a un centinaio di metri da un gruppo di cinesi, battezzati subito Vietcong dal sottoscritto, per la loro attrezzatura fotografica mimetica e le loro brutte facce. Bello anche il lago salato e lo scenario delle tante piante morte proprio per l’assenza di acqua dolce e la colonia fenicotteri rosa vista in grande lontananza. Sempre in grandissima lontananza i nostri primi due Leoni, visti praticamente solo grazie al teleobiettivo della Panasonic FZ1000 e al binocolo di cui scopriamo essere dotato il nostro fido Allan. Arrivo in hotel verso le 20.00 giusto in tempo per la cena, posticipando a prima di nanna le pulizie corporali a base di doccia. Il Lake Nakuru Lodge é molto grande e con tante camere in posizione strategica nel Parco del Lago Nakuru. Le camere sono un po’ vecchie ma comunque accoglienti. La maggior parte ha due letti matrimoniali. Arredamento in legno in stile anni 70. Pasti a buffet serviti in ampio salone con vista lago, molto affascinante. Qualità del cibo nella norma. Discreta varietà. Wi-Fi non particolarmente performante, anzi quasi mai funzionante.

Martedì 1 Agosto / Lake Nakuru-Masai Mara

Il game drive mattutino ci regala tre Rinoceronti che pascolano accompagnati da un paio di uccellini bianchi. Approfittano del movimento dei Rino e degli insetti che attirano per nutrirsi più facilmente. Ci fermiamo in riva al lago per un servizio fotografico di animali e salti in modalità “now my feet won’t touch the ground”. Ripartiamo alla volta del Masai Mara dove arriviamo verso le 17.30 e non ci facciamo certo mancare il nostro primo Game Drive. Il Mara non delude e ci mostra subito le sue carte migliori: leone e leonessa che riposano, disturbati solo dai pulmini dei turisti, visti da non più di due metri. Tanta emozione e felicità per l’incontro tanto atteso con re e regina. Gnu, antilopi, gazzelle e anche una carcassa di Giraffa, vista di sfuggita, concludono il nostro veloce primo tour del Mara. Appena usciti dal Parco, mentre Allan cerca la via del Lodge (era la prima volta per lui al Explore Nature Mara Lodge) facendosi aiutare da un Masai cui dare un passaggio, veniamo temporaneamente fermati dall’imprevista foratura del neumatico (l’io narrante usa chiamarli così per le troppe interviste post gara Moto GP dove i numerosi piloti spagnoli, per altro a lui poco simpatici, sono soliti chiamare così i pneumatici in uno Spagnolo italianizzato) posteriore destro. Mentre Allan dirige sapientemente (senza muovere un dito) un nutrito team misto di Masai e del redivivo Humphrey, spuntato fuori dal nulla all’improvviso, noi siamo oggetto di un attacco di elemosina da parte di tutti i bimbi Masai della zona. Dopo aver dato fondo a tutte le nostre provviste (tramezzini, frutta, pollo, acqua) dobbiamo utilizzare una serie infinita di “we don’t have anything else”, “we’re sorry”, per placare l’assembramento intorno alla jeep. Dopo un’ora di attacchi rintuzzati e neumatico finalmente sostituito ripartiamo alla volta del Lodge dove arriviamo verso le 20.45 ad orario limite per la cena che infatti ci vede solitari protagonisti di un banchetto organizzato solo per noi. Situato circa 7 km fuori dal Parco Masai Mara, raggiungibile con una strada abbastanza dissestata (20 km/h max), si compone di 10 alloggi tendati con pavimento piastrellato, bagno privato sul retro della tenda con struttura in muratura, con doccia, vasca idromassaggio, water e lavandino. La doccia ha l’acqua calda contingentata. Ogni camera ha due letti matrimoniali: la nostra ne aveva uno king e uno queen size. Materassi molto rigidi, direi che quello del matrimoniale era al limite dell’asse di legno: stando sdraiato di fianco, l’anca soffriva. Zanzariere su entrambi i letti. La camera si chiude con le zip della tenda e della zanzariera interna. Cena molto buona, la migliore fra tutti i Lodge visitati fin’ora (Samburu, The Ark, Lake Nakuru). Dato lo scarso afflusso di gente la faremo sempre da soli. Personale molto gentile e accogliente. L’elettricità é fornita da un generatore che viene spento dalle 23.00 alle 04.00 e anche in alcune ore della giornata. Non c’è Wi-Fi.

Mercoledì 2 Agosto / Masai Mara

Colazione alle 07.00, ci aspetta tutta la giornata al Masai Mara. Siamo i soli all’interno del Lodge e questo ci fa godere di una sensazione di privilegio e VIPitudine (Gianluca Vacchi ci invidierebbe). I tanti Gnu impegnati nella loro migrazione annuale la fanno subito da padrone e si vedono ovunque. Rimaniamo subito colpiti anche dai tanti teschi di bufalo e proprio di gnu che si vedono sparsi nei prati. Ci dirigiamo verso il fiume Mara, che dista circa 50 km dalla nostra entrata. Il paesaggio è di una bellezza esacerbante (cit. Mamota). Un’infinita prateria gialla che contrasta con un cielo a volte azzurro a volte grigio plumbeo per una serie di nuvole minacciose ma in realtà innocue, il tutto con una serie di puntini verdi, acacie ombrello e altri alberi che passerei una giornata a fotografare solo loro. Percorrere con la jeep con il tetto aperto questa immensa distesa gialla e a tratti verde, corrobora l’anima e il cuore. C’è la sensazione di essere in un’altra dimensione. Degni di nota, oltre ai tanti soliti, gnu, antilopi, gazzelle (che dopo il secondo giorno ti sembra di averli come vicini di casa da tanti ne vedi), sono una famiglia di giraffe in cui tre di esse sono vicine e passano il tempo a giocare fra loro, strusciando il lungo collo una sull’altra, dandosi come delle lievi frustrate. Come sosta pi-pi stop, ci siamo fermati su una collina con tutti gli altri furgoncini e jeep delle altre svariate agenzie di Safari (veramente tante). Il bagno é irrispettosamente la prateria. 🙁 Poco dopo raggiungiamo il fiume ma non abbiamo la fortuna di vedere la fatidica attraversata degli Gnu. Solo un racconto di un militare che ci fa da cicerone vicino al acqua che scorre, raccontandoci che la settimana prima aveva assistito ad un tentativo di massa, che come sempre aveva avuto esiti infausti per un gran numero di wildebeest, i cui corpi gonfi e galleggianti avevano riempito il fiume per la gioia dei predatori in attesa. Avremo modo di vedere anche noi alcuni resti di carcasse sulle sponde del fiume, poco più avanti, preda di avvoltoi e altri uccelli di grandi dimensioni. Per consumare il nostro pranzo al sacco ci fermiamo all’ombra di un’acacia a pochi metri dal marcatore del confine fra il Kenya e la Tanzania dove stabiliamo il record del bacio più distante del mondo, da una nazione all’altra: io in Kenya, Mik in Tanzania. Un pezzetto di pollo, un uovo sodo, una mela, un’arancia, 4 biscottini dolci sono quanto passa il convento (Explore Mara), e il tutto ci soddisfa appieno, soprattutto per la location ineguagliabile. Foto di rito e si riparte per il game drive sulla via del ritorno.

Giovedì 3 Agosto / Masai Mara

Si parte alle 08.00 e appena passato il cancello d’entrata, dopo nemmeno un chilometro, ci danno il buongiorno e ben arrivati quattro cuccioli di ghepardo che giocano fra loro sotto il controllo della mamma che li osserva coscienziosa. Tante altre giraffe, gnu, zebre e tanti altri animali ci accompagnano per il game drive. Il paesaggio é una cosa spettacolare: una distesa gialla infinita. Pranzo alla “Piscina e Bagno degli ippopotami” dove i pachidermi sono visibili da una piccola piattaforma a pochi metri da loro. Appena ripartiamo ci imbattiamo in una delle scene che ci ha toccato maggiormente in tutto il viaggio. Tre leonesse avevano appena ucciso e divorato una zebra. Una delle tre era ancora intenta a completare il suo pasto. La scena è di per se già abbastanza impressionante. Quello che ci ha colpito di più, tuttavia, nelle foto fatte non si vede. Dall’altra parte della strada, a pochi metri, un gruppo di una decina di zebre (delle centinaia presenti nella zona lì vicino) assisteva immobile alla carneficina della loro “sorella”. É una scena di una forza e di una tristezza incredibile che non riusciamo a dimenticare. Immobili, impassibili, forse tristi, ad osservare la scena a portata di attacco. Mi piace credere che il loro fosse in parte un segno di rispetto e di ultimo saluto alla “sorella” ma anche un modo per far sapere ai leoni che loro non li temono e che se anche la natura ha dato loro una posizione di forza, le zebre continueranno ad avere una loro identità e a vivere la loro vita spensierata col muso appoggiato sul dorso dei compagni, nelle splendide praterie del Masai Mara. Proprio un paio di km prima dell’uscita, nella zona dove il giorno prima avevamo visto le leonesse con i cuccioli, vediamo un assembramento di pulmini e jeep e naturalmente ci fiondiamo pure noi. Ad aspettarci, insieme ad almeno trenta automezzi (si noti che il limite imposto dal Parco per non infastidire gli animali darebbe cinque…), un leone che si è appena accomodato su una mini collinetta che sembra quella dei lanciatori di baseball e a poca distanza da lui, due leonesse con relativi cinque cuccioli che giocano spensierati fra loro e con le mamme. Simba ci concede uno sbadiglio a bocca spalancata che diventa uno scatto stile National Geographic. Rimaniamo estasiati ad osservare la natura e le sue bellezze per almeno un quarto d’ora prima di tornare verso il lodge, pieni di tesori fotografici nelle SD card ma soprattutto nei nostri cuori.

Venerdì 4 Agosto / Masi Mara-Lake Naivasha-Hell’s Gate

Partenza ore 08.00 per il trasferimento verso il Lago Naivasha dove abbiamo ipotizzato una visita al Parco di Hell’s Gate da fare in mountain bike. Hell’s Gate è infatti uno dei pochi posti dove si può passeggiare o girare liberamente in bici (a patto di non avvicinarsi agli animali). Il viaggio è lungo ma mai noioso. Dal finestrino della nostra jeep in movimento riusciamo sempre a scorgere (e spesso anche immortalare) spezzoni di vita autoctona. I nostri preferiti sono i bimbi coloratissimi che ci salutano spensierati in tutta la loro bellezza. Arriviamo giusto in tempo per un pranzo veloce al Kogoni Naivasha Lodge che é un bel Lodge situato all’inizio della collina sopra il lago Naivasha e gode di un’ottima vista del lago stesso. Le camere sono molto spaziose e arredate con mobili in legno artigianale. La nostra era una familiare con due camere separate, ciascuna con il proprio bagno e una doccia grande e con acqua calda in abbondanza) e una grande zona giorno (con TV a schermo piatto sintonizzata su Natural Geographic) e cucina, il tutto con un piccolo patio davanti all’entrata. I pasti sono serviti in una zona ristorante davanti alla piccola piscina. Personale molto cortese e buon livello di pulizia. Wi-Fi funzionante molto bene in tutta la struttura, non nelle camere. Alle 15.00 ci facciamo lasciare da Allan all’entrata (Elsa Gate) del Parco di Hell’s Gate dove scegliamo 4 Mountain Bike e iniziamo la nostra avventura su due ruote. Da subito Vittoria evidenzia qualche difficoltà con la sua bici e il tutto rallenta non poco il nostro programma. Arriviamo al Fischer’s Tower e decidiamo di dividerci in due gruppi: gli uomini valorosi si inerpicano per i 5 km del Twiga Circuit, mentre le donne ‘brod ossets’ (inglesismo di ‘osso da brodo’, termine veneto per descrivere qualcuno non propriamente prestante in termini fisici e/o di coraggio), rimangono ad aspettarci al cospetto della torre di roccia, fotografando la colonia di procavie presenti in loco. Nel Twiga tour incontriamo Eeland, Gazzelle, facoceri, zebre, che rimangono sempre a rispettosa distanza da noi. Il giro si rivela un po’ più faticoso del previsto data la salita e la qualità infima dei due mezzi a disposizione: quasi impossibile cambiare marcia senza caduta della catena per Simo, mentre il sottoscritto ha a che fare con continui sbalzi non richiesti da una corona all’altra. Per non parlare dei freni inesistenti che causano non poche preoccupazioni nel percorso in discesa. I due Nibali riescono comunque a completare il percorso con successo e soddisfazione. Riunito il gruppo tentiamo l’impresa disperata di raggiungere la grotta di OI Basta che dista circa 6 km da dove siamo noi. Le difficoltà di Vittoria (che ha una bici troppo alta per lei) ci rallentano e impediscono di raggiungere la meta. Alle 17.30 dobbiamo invertire la marcia e tornare verso l’uscita in tempo per le 18.00 ora di chiusura del Parco e nostro appuntamento con Allan. Simone ed io ci lanciamo spediti verso l’uscita con l’obiettivo di arrivare puntuali e avvisare i guardiani del Parco del ritardo delle girls. Arriviamo puntuali e nessuno ci chiede in realtà conto del ritardo delle nostre donne che arrivano con circa venti minuti di delay e una ulteriore crisi in atto. Mentre Michela si era fermata per fare una foto, Vittoria era stata minacciosamente (o almeno così ha interpretato lei) avvicinata da un Babbuino Giallo che l’ha spaventata non poco, facendole fare un urlo da sgozzata a morte da militante isis in pieno delirio allahacbariano. Il tutto si risolve con qualche abbraccio rassicuratore e si torna al Lodge con Allan che nel frattempo è giunto a riprenderci dopo aver sistemato il neumatico bucato. Cena e un po’ di NatGeo con trasmissione sui predatori dei parchi africani. Nemmeno a farlo apposta.

Sabato 5 Agosto / Lake Naivasha-Amboseli

Partenza ore 08.00 per una traversata quasi infinita. L’arrivo a Amboseli alle 17.00 é dopo un viaggio estenuante ripassando per Monte Logonot e per il Rift Valley View Point, da dove si può godere di una buona vista della vallata, e leggere le spiegazioni della lunghezza della valley, 9.000 km dall’Egitto al mare del Mozambico. Ci fermiamo a mangiare verso le 15.00 in un buffet kenyano Allan style. Le due ore dentro al Parco Amboseli ci regalano i grandi elefanti in famiglia che pascolano nelle grandi pozzanghere formate dall’acqua proveniente dal Kilimangiaro e il loro ritorno lento verso le colline con una luna quasi piena a far loro compagnia. Anche il Kilimangiaro si degna di mostrarsi, poco prima del tramonto, almeno nella sua sommità, quella chiamata Kibo: poca neve lo ricopre ancora. Gli studiosi stimano, ahi noi, che per il 2033 non ci sarà più neve sopra la vetta. Prima di varcare il cancello d’uscita il sole tramonta concedendoci alcuni scatti stupendi che avrebbero fatto urlare di gioia la Mamota e proprio a lei sono dedicati nei miei pensieri malinconici. L’arrivo al Kibo Camp Safari è una bella sorpresa. Bellissimo Lodge proprio fuori dall’uscita dal Parco Amboseli (1,8km da entrata). Non esiterei a definirlo il più turistico rispetto agli altri visitati (Samburu Sopa, Lake Nakuru Lodge, Explore Nature Mara Lodge) soprattutto per la varietà di cibo, ma non in termini dispregiativi, anzi. Atmosfera calda da luci soffuse in tutto il camp. Le camere sono tende con una parte in muratura molto belle e spaziose. La nostra (Family Tent H) aveva un letto matrimoniale e una seconda camera con due letti singoli, tutti con zanzariera. Due bagni, due lavandini, due docce con abbondante acqua calda. Anche in camera tante luci calde che creano una ambientazione molto romantica. In camera nostra non c’era cassetta di sicurezza ma da come ho visto il Camp direi che non c’è n’è bisogno. La zona pranzo è molto ampia, sotto un bel capannone in legno e ci sono anche alcuni tavoli all’aperto a lume di candela. Non manca la zona attorno al fuoco dove assistere a qualche danza Masai, riproposta ciclicamente ogni sera per raggranellare qualche mancia. Notevole varietà di cibo compresa pasta al pomodoro (i bambini, in astinenza hanno fatto 4 bis…) e una pizza alle verdure. Una ottima zuppa di pomodoro e tanti altri piatti di buona qualità ne fanno un ottimo ristorante (per gli standard Kenyani). Wi-Fi acceso solo dalle 18.00 alle 22.00. Per la nostra permanenza non ha mai funzionato nemmeno un istante: agganciava la rete e dava indicazione di segnale pieno ma nessun funzionamento, nemmeno rallentato. La parte femminile della famiglia mi segnala un non perfetto livello di pulizia nella zona bagno: qualche macchia di troppo e una scarsa attenzione nelle pulizie generali ma nulla di grave e non sopportabile.

Domenica 6 Agosto / Amboseli

Partenza ore 08.00 per una giornata (quasi) intera di Safari dentro all’Amboseli. Tanti elefanti, gnu, alcune iene, ippopotami, giraffe e uccelli vari prima di arrivare a pranzare a Observation Hill, una piccola collina da dove si gode una vista bellissima a 360 gradi del Parco nel suo essere pianeggiante e acquitrinoso. Alcuni bellissimi scatti di elefante solitario che attraversa la pianura, di una colonia di fenicotteri rosa, prima fermi e poi in volo, per finire con alcune macro delle api che ci contendevano la mela e il succo di frutta entrando nel tubo della cannuccia. Rientro alle 15.00 perché Allan deve passare a fare controllare la Jeep che non frena come dovrebbe. Speriamo in bene, anche perché lungo la strada, nei nostri tragitti, abbiamo visto già due volte incidenti di grandi autoarticolati ribaltati su un fianco che ci hanno lasciato una certa impressione sulla sicurezza stradale. Relax nella piccola piscina con bagno nell’acqua fresca e rigenerante e vista della solita vetta del Kilimangiaro proprio fra gli alberi intorno alla piscina. Trasferimento foto da Panasonic a IPad e scrittura diario di bordo. Cena con pasta commissionata direttamente al cuoco con relativa mancia. Il Wi-Fi continua a non funzionare: siamo completamente scollegati dal mondo da due giorni.

Lunedì 7 Agosto / da Amboseli a Tsavo West

La nostra sveglia suona alle 06.45 (è sempre Africa dei Toto sul iPad dell’io narrante). Partenza ore 08.00 alla volta di Tsavo West. Il tragitto è circa un centinaio di chilometri. Arriviamo a destinazione verso le 11.00. Appena entrati al parco arriviamo alla zona della colata lavica Shetani Per poi proseguire subito per Mizima Springs, zona di acqua cristallina dove soggiornano un gruppo di ippopotami i coccodrilli dove si può passeggiare osservandoli senza grossi pericoli, incontrando anche delle simpatiche scimmia i babbuini dal pacchetto azzurro. Consumiamo il nostro pranzo al sacco finita la visita e, non particolarmente esaltati dalle springs, ripartiamo alla volta del Poacher’s lookout o Roaring Point, da dove si gode una vista eccezionale sulle due vallate. Ci divertiamo un po’ a scalare e a fare delle fotografie artistiche. Il resto del pomeriggio un attraversamento del parco Tsavo West senza grossi ulteriori avvistamenti di animali, se non delle loro deiezioni solide abbandonate in mezzo alla strada. Arriviamo a Taita Hills conservano sì verso le 19.30 con la Jeep completamente in riserva e anche molto stanchi ma siamo particolarmente felici della bellezza dell’hotel e del posto in cui ci troviamo. Il Sarova Salt Lick Lodge si trova all’interno della riserva Taita Hills Conservancy: particolarissimo Lodge con una serie di torri che ricordano castelli medievali o un hotel di Las Vegas, costruite su palafitte intorno ad una pozzanghera dove numerosi animali vengono ad abbeverarsi a tutte le ore del giorno e della notte. Buona varietà e qualità di cibo ai pasti. Anche la pasta (toccasana per i bambini). Unico ristorante fra quelli visti dove non lasciano portare l’acqua dalla camera.obbligando alla consumazione a tavola. Camere molto carine e accoglienti. Doccia calda e abbondante. Wi-Fi potente sia nelle zone comuni che nelle camere. Personale molto gentile e pronto a risolvere ogni problema. Dopo cena prima di andare a dormire ci godiamo una famiglia di elefanti che si abbeverano dalla pozzanghera proprio sotto alla reception a poco più di 1 m da noi senza nessuna barriera che ci divida. Siamo particolarmente affascinati dai cuccioli di elefantino che cercano di farsi largo fra i genitori per bere pure loro.

Martedì 8 agosto / Taita Hills Conservancy e Tsavo East

Partenza alle ore 8.30 con già i bagagli caricati in macchina non prima però di aver fatto colazione con vista sulla pozzanghera presente nei dintorni dell’hotel dove a più riprese, si sono abbeverati, sotto il nostro sguardo estasiato, gruppi di zebre, di bufali, di antilopi, di babbuini. Durante la mattina Safari all’interno della tenuta. Paesaggio veramente molto bello. Giraffe, elefanti, bufali, zebre, sono stati i nostri compagni preferiti del tour. Pranzo alle 12.30 nella sede principale Sarova Hotel dove il giorno prima ci eravamo registrati prima di procedere al nostro hotel/castello. Nel pomeriggio trasferimento verso il Parco di Tsavo East dove abbiamo il piacere di incontrare tante famiglie di elefanti di tutte le taglie e età, oltre a esemplari di Cudù maggiore e Cudu minore. Proprio poco prima di arrivare al Lodge (che si trova circa 20 due chilometri dopo l’entrata al parco) abbiamo la fortuna di avvistare un gruppo di sei leonesse che si stavano riposando dopo la giornata pesante. Sono tutte sdraiate sotto un albero esattamente sotto il sole che tramonta. Questa è probabilmente l’ultima visione che avremo del nostro safari tour in Africa. Check in al Ashnil Aruba Lodge: Resort di media qualità all’interno del Parco Tsavo East. Le camere pare abbiano tutte solo tre letti: uno matrimoniale e uno singolo. Per noi hanno dovuto aggiungerne uno aggiuntivo ma dato che la stanza era molto stretta ‘aggiunta ha ridotto lo spazio vitale interno non poco. Doccia calda e abbondante. Pulizia della camera e soprattutto del bagno non completamente soddisfacente. Wi-Fi presente solo nella zona bar e vicino alla reception ma praticamente mai funzionante probabilmente a causa delle troppe persone collegate. Personale molto gentile e pronto a prodigarsi per soddisfare ogni mancanza. Cena a base di spaghetti (per i bimbi) e di verdure e riso per gli adulti. Oggi é giorno di elezioni nazionali in Kenya e quindi Allan ci programma la partenza dell’indomani alle sette per non rischiare di rimanere imbottigliati a Mombasa nel caso in cui il presidente che domani verrà eletto “inchiodi” tutta la città per i suoi festeggiamenti.

Mercoledì 9 Agosto / Trasferimento Tsavo East – Diani Beach (e primo beach relax)

Come da piano alle 07.15 siamo già in marcia (dopo una mezz’ora di carico foto su social network che finalmente, alla mattina alle 06.45, senza troppe connessioni, funziona) per superare Mombasa prima dell’esito definitivo delle elezioni nazionali 2017. Le strade sono letteralmente deserte. Dove di solito ci sono code di autotreni che portano merci dal porto di Mombasa verso tutto il Kenya, ci sono solo cani che attraversano la strada ignari del passaggio importante del loro paese in questi giorni. La scorrevolezza della strada mi consente di scrivere di getto una Lettera alla Mamota, per ringraziarla di avermi fatto venire la passione per i viaggi e per raccontarle di come questa prima parte di viaggio mi sembra sia stata apprezzata da Simone e Vittoria. Ovviamente mi commuovo e la cosa non passa inosservata agli occhi della attenta Torella, sempre pronta a chiedermi il motivo degli occhi lucidi: “vento negli occhi o ti sei commosso?”. Superiamo indenni Mombasa con tanto di passaggio molto rapido su traghetto Likoni Ferry. Di fatto il trasferimento si rivela liscio come l’olio. Uno dei nostri trasferimenti più difficili è fortunosamente coinciso con il momento di fermo del paese e con la lungimiranza di Allan, abbiamo sfruttato appieno la coincidenza positiva. Arriviamo al Diani Marine verso le 12.00 in anticipo di mezza giornata rispetto al piano originario. Consegnimo ad Allan la sua meritata mancia (15.000 ksh, circa 120 Eur) e lo salutiamo calorosamente ringraziandolo per la sua cura nei nostri confronti. Ci conferma di aver guidato per circa 3.000 km con noi quattro al seguito. Il mio itinerario, sulla carta, prevedeva spostamenti per circa 1.700 km ma non considerava tutti i km per i vari game drive e eventuali variazioni di rotta imposte da Allan per evitare traffico o strade dissestate (presenti in grande quantità). Subito dopo aver sbrigato le formalità di rito del check-in, dobbiamo intervenire per un’operazione ‘chirurgica familiare’ di estrazione di una mini zecca dalla schiena di Vittoria. A pochi chilometri dall’arrivo a Diani infatti, per un motivo fortuito, avevamo scoperto che un piccolo parassita si era permesso di intromettersi nella schiena della nostra. A poco sono servite le congetture su quale potesse essere l’hotel o Lodge incriminato con il livello di pulizia e igiene sotto alla soglia di sicurezza che avesse permesso l’intrusione. Alla reception chiediamo cotone e alcool, ci danno garza e betadine (scaduto l’anno scorso). Poco male, si fa di necessità virtù e, date anche le veramente ridotte dimensioni della zecchetta, in meno di dieci secondi di strofinamento circolare il problema è risolto con successo. Dedichiamo le due ore successive alla conoscenza del Lodge e alla sistemazione dei bagagli in camera. Finalmente dopo 13 giorni di vagabondaggio quasi ogni sera in un posto diverso, per 9 notti questa sarà la nostra casa. Registriamo, per la prima volta da inizio viaggio, una significativa presenza di zanzare. Fino ad oggi, grazie anche all’altitudine dei posti visitati (dai 2.200 ai 1.100) non abbiamo mai avuto alcun tipo di problema. Qui capiamo subito che ci sarà da combattere. Apprezzeremo molto le zanzariere. Dalle 14.30 alle 16.00 prendiamo confidenza con la piccola ma profonda (si vede che è presente un diving center) piscina con giochi, frizzi lazzi e tuffi vari. Ottimo svago. Il resort fornisce anche i teli da piscina o da portare al mare. Ci siamo scarrozzati i nostri per tutti parchi del Kenya per nulla. Pazienza. Verdi le 17.00 andiamo a incontrare l’amico Oceano Indiano. La sua vista ci affascina istantaneamente. Sabbia bianca fine borotalco e conseguente mare azzurro Caraibi o Maldive. La marea si é alzata e ci sono delle simpatiche onde che non aspettano altro di accoglier tre bambini, di cui uno cresciutello, per farli giocare come pazzi per un paio d’ore. La doccia calda e potente ci toglie il sale e parte della stanchezza di dosso e ci prepara per la cena al Quaranta ladroni (The Forty Thieves) un ristorante-bar-pub sulla spiaggia, proprio sul mare, che confina con il Diani Marine ed è quindi raggiungibile a piedi, anche scalzi volendo. Carne, pesce e due pizze per i bimbi, Tusker (la birra kenyana) e 4.000 ksh (32 Eur). Rientriamo in camera non prima di una veloce scappata sulla battigia ad ammirare la luna con la compagnia di una serie di piccoli granchietti perlopiu minuscoli che ci scappano dai piedi a velocità UsainBoltiane. Qualche battaglia con le zanzare che ci troviamo sotto le zanzariere probabilmente per nostra inesperienza e buonanotte ai sognatori.

Giovedì 10 Agosto – Venerdì 18 / Diani Marine

Nove giorni di mare e relax al Diani Marine. Viene definito un boutique hotel e forse é giusto così. Sono una decina di stanze nella struttura principale e alcune Ville più grandi e isolate (Safari Tent, VillaRosa) che però non ho visto in vendita su Booking), che rendono la permanenza molto intima e rilassata. Durante i nostri 9 giorni non ci sono mai state più di altre tre coppie oltre a noi. La piccola piscina con sdraio e ombrelloni in legno nel giardino attiguo è un ottimo posto dove trascorrere parti della giornata in relax totale. Un piccolo ma fornito bar aiuta in caso di sete. Vengono forniti giornalmente asciugamani che posso e essere usati sia in piscina sia al mare. Al mare, appunto, si arriva con una stradina privata di meno di cento metri dove di solito sono presenti una serie di scimmiette dalle palline blu perlopiu timorose e giocherellone fra loro. Al termine della stradina, l’accesso in spiaggia é regolato da un cancelletto presidiato da guardia, proprio accanto al Bar 40 Ladroni. Le camere sono molto carine, con pavimento in pietra e zanzariere su tutti i letti (necessarie, le zanze sono presenti anche se non numerose in camera). La nostra (numero 9) aveva un matrimoniale e due singoli. Bagno piccolino ma doccia spaziosa anche se senza tenda. Interruttore per boiler elettrico fuori dalla stanza, in comune con un’altra, da accendere 15 min prima di fare la doccia e spegnere subito dopo. L’acqua non è potabile e leggermente salata, credo sia di mare desalinizzata, ma non fastidiosa e non tale da non riuscire a lavarsi bene. Unico problema in camera nostra: non avevamo praticamente acqua dal lavandino, mentre la doccia era molto abbondante. Il proprietario tedesco, ha una villa nella tenuta, proprio di fronte al mare. Talvolta di mattina abbiamo incontrato i suoi cagnoloni, girare per il giardino, a spasso con quella che crediamo sia la di lui moglie. La colazione si consuma al Kilimangiaro Pavillon, un capanno in giardino, in posizione rialzata rispetto alla piscina, dove ogni mattina dalle 07.00 alle 10.30 due o tre brave signore preparano una tavolata con frutta, cocco fresco, qualche pomodoro, formaggio e formaggini (tanto amati dai bimbi), prosciutto. Si possono avere toast con marmellate varie e pancake molto buoni. Disponibile uno spremi agrumi con arance in abbondanza per farsi la spremuta Fresca da soli (o aiutati). La colazione quasi familiare è uno dei momenti che abbiamo apprezzato di più, anche con i piccoli furtarelli perpetrati un paio di volte dalle scimmiette che si avvicinano furtive e veloci con le idee chiarissime su cosa puntare e prima che tu te ne accorga hanno già il panino in mano e Stan correndo via, rincorse dalle signore che cercano ovviamente in tutti i modi di dissuadere questi reati. Mi hanno caricato il 3% in più sul conto finale (immersioni e lavanderia), cosa di cui non ero stato avvisato e mi ha innervosito non poco. A Diani, alcuni lo fanno, altri no. Considerato che il costo dei due Discovery Dive e immersioni mie non è sicuramente a buon mercato, se paragonato con altri, questo 3% è assolutamente fuori luogo. WiFi funzionante discretamente bene nelle zone comuni (due reti presenti). Essendo la nostra stanza vicino alla piscina, funzionava anche in camere. Problemi solo gli ultimi due giorni in ci quei non andava più. La spiaggia di Diani è bellissima e lunghissima, con le maree che ne cambiano la fisionomia in modo significativo due volte al giorno, in maniera graduale. Si passa dal mare fino quasi ai tavolini del 40 Ladroni, fino ad avere una pista di atterraggio di Aereoporto di finissima sabbia bianca battuta dove praticare qualsiasi tipo di sport (calcio, frisbee, corsa, salto in lungo, ecc.). La presenza di tanti bar e resort offre numerose possibilità di pranzo e cena di fronte alla grande distesa blu e azzurra. I cosiddetti Beach Boys non sono particolarmente fastidiosi e tedianti. Propongono i loro prodotti e servizi in gran numero ma se si declina fermamente, non vi sono problemi. Le giornate trascorrono rilassate con lunghi bagni in mare, relax in piscina, giocando a pallone (finché l’acquisto Made in China in un negozio sportivo keniota, non ci lascia a piedi, e anche il suo sostituto farà lo stesso), passeggiate sulla lunga e bellissima spiaggia bianca ma soprattutto con le “Immortal-piadi”, una competizione alternativa alle più famose Olimpiadi i cui unici partecipanti ammessi sono solo i membri del team degli immortali. Le discipline ufficiali sono state:

  • 100 metri velocità in spiaggia. 1) Dome 2) Torella 3) Mamma 4) Simo
  • Salto in lungo. 1) Dome 2) Simone 3) Torella 4) mamma Mik
  • MarathonBeach (gara di 42 metri x10): non disputata.
  • Frisbee (improvvisato con un coperchio di secchio di plastica) Precisione: consiste nel disporsi a rombo a una sufficiente distanza e lanciare il frisbee ad uno degli avversari con l’obiettivo di farglielo afferrare al volo. In caso di lancio e presa di successo chi ha lanciato e chi ha afferrato con successo guadagnano entrambi un punto. Si arriva al 10. 4 match: 2 Simo, 2 Dome, 3 Vittoria, 1 Mik.
  • Frisbee Distanza: consiste nel lanciare il frisbee più lontano possibile. 6 matches: 7 Dome, 1 Mamma Mik, 1 Simo. Record di distanza detenuto da Dome.
  • Riding the Waves (Cavalca l’onda world tour 2017): consiste nel aspettare un onda significativa per dimensioni e cercare di sfruttarla per arrivare più lontano possibile verso la spiaggia. 5 Dome, 2 Simo, 1 Vittoria. Mamma Mik non partecipa.

Davanti al 40 Thieves, ogni giorno si fermano due cammelli con rispettivo cammelliere pronto a vendere brevi giri sul dorso delle povere bestione forzate a questa vita infame. Dal primo giorno, si stabilisce fra Vittoria e il cammello femmina, chiamata da lei “Pissina”, un rapporto speciale che continuerà per tutti i giorni della nostra permanenza. Vittoria ogni giorno passerà tutto il tempo della permanenza della simpatica bestiola ad aspettare turisti, coccolandola, parlandole e facendo pure degli spettacoli di ballo per deliziarla. Pure Love. Nelle nostre passeggiate abbiano anche incontrato diversi Bobi, la maggior parte con padrone che li accompagnava in lunghe passeggiate sulla battigia, ma anche due o tre senza umano al seguito. Uno in particolare ha attirato la nostra attenzione per essere un po’ magro e i denti un po’ storti che gli rialzavano la pelle dell’attaccatura dei baffi come se volesse ringhiare in un modo molto buffo. Gli abbiamo portato la parte internazionale della nostra colazione (fette di prosciutto, perlopiù) e lui mostrava di gradire particolarmente. Ci hanno raccontato essere rimasti senza famiglia dopo la morte della signora anziana con cui viveva. Le persone della zona si prendono in parte cura di lui passandogli del cibo e togliendogli qualche zecca, ma si vedeva chiaramente che avrebbe voluto legarsi a noi per la vita.

Durante le differenti giornate abbiamo svariato fra diversi ristoranti a cena e pranzo seguendo le indicazioni di TripAdvisor. Di seguito riportiamo le nostre esperienze:

Kokkos (voto 9) Piccolo bar/pub sulla strada principale a pochi passi dal Diani Blue e dal suo ristorante The Edge. Ha una parte interna e un piccolo patio esterno con cinque o sei tavoli. Oltre al menu standard hanno anche una lavagna dove scrivono le proposte speciali del giorno. La varietà di piatti non é quindi poi così male. La qualità é invece sicuramente molto buona. La nostra esperienza è stata: Spaghetti alla Bolognese (9) per Simone (bissati), Insalata mista per la Mik (8), Burger El Classico (8), Beef fillet con mashed potatoes per me (9). Tempi di servizio standard kenyani (lunghi). Cortesia e professionalità dei camerieri ottima. Prezzi leggermente sotto la media. Sicuramente consigliato.

Aniello’s (voto 8,5) Ristorante italiano a Diani Beach. Dispone di un patio all’aperto con una ventina di tavoli e sei ventilatori che rinfrescano quando molto caldo. Ambiente molto informale, semplice e spartano. Grande varietà di piatti italiani, da tutti i tipi di pasta alle pizze per arrivare a cotoletta alla milanese, prosciutto e melone, tiramisù. Proprietario molto caratteristico originario della Puglia. Se ordinare gli spaghetti vi portano il cucchiaio. House Wine bevibile e gradevole (da nuova trattoria italiana economica). Tempi di attesa kenyani: lunghi. Nostre portate e relativi giudizi: spaghetti frutti di mare (7,5), fusilli pomodoro e basilico (7,5), spaghetti amatriciana (8), insalata greca (6,5), focaccia alla parmigiana (8), tiramisù (5,5). Non c’è Wi-Fi.

Leonardo’s (voto 8) Locale molto carino, silenzioso, con luci abbastanza soffuse, poltrone molto comode, sotto un capannone in legno tutto aperto sui lati. Personale molto gentile, a partite dalla direttrice. Cibo molto buono: penne al pomodoro per i bimbi, insalata per il mio amore, cotoletta per il sottoscritto. Si conclude con un gelato molto buono e un conto assolutamente onesto. Consigliato se si vuole un revival italiano durante il trip Kenyano.

Nomad Restaurant (voto 7,5) Ristorante molto bello (location 9) direttamente sulla spiaggia. Numerosi tavoli, alcuni sotto un patio di legno, alcuni sotto alcune tende quasi direttamente sulla sabbia e quindi più ventilati. Cucina internazionale, compresa italiana (immancabile pizza) e sushi. Camerieri molto cortesi. Focaccia molto buona (8), Pizza buonissima (9), Cesar Salad ottima (9), Gnocchi al pomodoro (7,5), Sushi 5 (Nigiri 6, veramente troppo piccoli e Miso Soup 4, troppo salata e diversa da quella giapponese), Tiramisù (6,5). Prezzi leggermente sopra la media.

40 Thieves (voto 7) Bar ristorante direttamente sulla spiaggia. Disposto su più livelli, con divani, sedie, panche ha un look molto accattivante e piacevole. Ci sono due tavoli da biliardo e un certo numero di televisori schermo piatto appesi che mostrano perlopiù eventi sportivi. I televisori sono collegati a due ricevitori quindi normalmente, se lo sapessero usare, si dovrebbero vedere due eventi in contemporanea. Usiamo il condizionale perché purtroppo domenica 13 agosto siamo riusciti (a fatica) a sintonizzare un circuito sulla gara austriaca della MotoGP ma a 11 giri dalla fine, proprio quando iniziava la bagarre finale fra DesmoDovi e Marquez i gestori hanno fatto casino con i circuiti per sintonizzare in parallelo una partita di campionato inglese, impedendoci di vedere la fine della gara sul più bello. Sottolineiamo, oltre all’incapacità dei gestori, anche l’ottusità dei turisti inglesi per i quali era fondamentale vedere il riscaldamento pre-partita. Per protesta non metteremo più piede nel locale fino a fine vacanza, andando finalmente a provare (e recensire) gli altri ristoranti della zona (trovandoli tutti molto buoni e meno costosi). Il menù è quello di un bar più che di un ristorante: non tanta scelta. C’è anche la possibilità di avere la pizza (discreta anche se non di dimensioni normali ma un po’ più piccola). Il conto è leggermente più elevato degli altri posti simili della zona. I tempi di attesa sono in linea se non più lunghi rispetto agli altri locali.

The Edge (voto 6) Ristorante del resort Diani Blue, direttamente sulla spiaggia: location 9 Noto per il pesce purtroppo quando ci siamo stati noi ci hanno elencato una lunga lista di prodotti non pervenuti e quindi non disponibili. La lista di piatti non è nemmeno particolarmente lunga, quindi la scelta è stata ristretta. Due paste al pomodoro per i bimbi (7,5), una Salad Nicoise (6) per la Mik e un blue fillet (7,5) anticipato da una Seafood Chowder (8) per me. Chiedo di pagare con Carta di Credito e mi aggiungono un 3% (cosa che nessun’altra mi ha chiesto qui a Diani).

L’ultimo giorno (Giovedì 17) completiamo anche il percorso delle due Discovery Dives di Simone e Vittoria, iniziato il giorno dopo il nostro arrivo, in cui i nostri due giovani avevano provato attrezzatura e esercizi di base (recupero erogatore, svuotamento maschera, condivisione erogatore) nella piccola piscina a tre metri di profondità. Giovedì, dopo aver atteso qualche giorno che il mare lo consentisse, alle 08.30 del mattino usciamo fino a Shark Alley (chiamato così perché quando scoperto, vent’anni fa, era sempre facile avvistare squali, ora no) e Baobab (perché di fronte a un hotel chiamato in questo modo). Vittoria vince la sua paura iniziale (appena in acqua, soprattutto) ed esegue le due prove perfettamente, sempre tenente per mano da Said. Cupolino si muove autonomo e sicuro sott’acqua. Entrambi sbracciano un po’ troppo con le mani, nella prima immersione ma ripresi da Said e dal sottoscritto migliorano nella seconda. Poco dopo la discesa a Shark Alley addirittura Simone mi tira via l’erogatore dalla bocca, rendendo improvvisamente molto utili gli esercizi fatti in piscina nei giorni precedenti. Lo riprendo senza problemi e senza panico. Ci rideremo su tornati sulla barca. Come mi aspettavo la visibilità non é certo ottimale (qualche metro al massimo). A Shark Alley vediamo dei pesci palla, pesci pagliaccio, e tanti altri pesci più comuni. Più ricca è Baobab che ci regala tre grandi Tartarughe, una aragosta grande e una mignon, due pesci scorpione, un bellissimo white Spotted Box Fish. In entrambe, tanti coralli anche se la visibilità non aiuta a colorarli come dovrebbe. Tornati sulla terraferma, consegna certificati a Simone e Vittoria, foto di rito, mance e relax in piscina. Per la nostra ultima cena a Diani Beach decidiamo di confermare Kokkos che ci aveva soddisfatto la sera precedente con un ottimo rapporto qualità/prezzo.

Venerdì 18 Agosto – Trasferimento a Chale Island

Subito dopo colazione veniamo prelevati da un taxista privato mandato da Steenbok, per il trasferimento e pernottamento all inclusive a Chale Island, incluso nel nostro viaggio. Prima di partire facciamo l’ultima tappa dal nostro amico cane con i dentoni storti a portargli le fette di prosciutto prese a colazione. L’addio é straziante: lui farebbe per seguirci, ma quando vede che andiamo verso la macchina senza considerarlo, si siede in mezzo alla strada guardandoci con occhi languidi. Meditiamo anche l’ipotesi di portarlo con noi in italia ma ci sono numerosi problemi da superare che ci fanno desistere. Il taxista sbaglia strada un paio di volte nei 16 km che ci separano dalla meta (effettivamente segnalata per nulla da cartelli stradali). Arriviamo, stanchi dopo 90 min di viaggio (invece che 50), dopo aver chiesto indicazioni al mondo intero, ad una capannina mezza diroccata e crediamo di aver sbagliato nuovamente. In realtà é il punto di partenza per il passaggio verso Chale Island. La marea è in una situazione di mezzo e non é possible usare ne il trattore ne la barca, e quindi dobbiamo attendere una decina di minuti, che trascorriamo coccolando i due cagnoloni presenti. All’arrivo sull’isola la nostra camera non è ancora pronta e ci spaparanziamo in spiaggia con relativo bagnetto e cavalcata immancabili onde. Il The Sands at Chale é un Resort 5 stelle su un isola privata a cento metri dalla costa raggiungibile con una barca a motore con l’alta marea e con un vagone trainato da un trattore con la bassa marea. Ci sono appunto delle situazioni intermedie (di breve durata, credo massimo mezz’ora o poco più) in cui non si transita con la barca (troppo bassa) o con il trattore (acqua troppo alta). Una piccola Pre-Reception sulla costa presidiata da guardia e signorina receptionista, oltre che da due simpatici bobi, ci dà il benvenuto con piccoli asciugamani freschi per le mani e la faccia e quattro grandi bottiglie d’acqua. Arrivati sull’isola alla vera reception ci vengono spiegati i fondamentali del resort: bar, ristorante buffet e ristorante a la carte (pagamento per chi è FB), le piscine, gli orari, il fatto che Chale é un’ora avanti rispetto all’orario Kenyano. La corrente elettrica che viene sospesa nelle camere dalle 11.00 alle 18.00 per ridurre inquinamento da generatore. La corrente alla reception è invece sempre presente, quindi Wi-Fi sempre on e possibilità di ricaricare batterie lasciando i devices custoditi alla reception. Noi siamo Full Board e abbiamo quindi diritto a colazione, pranzo e cena a buffet con acqua in caraffa (buona). Bevande ma anche acqua fuori dai pasti sono a pagamento. É possibile anche acquistare le camere in modalità All Inclusive o solo Colazione. Il ristorante e a buffet è sempre molto curato e i pasti di buona qualità. A me é piaciuta particolarmente una zona con due percorsi a C e una serie di (saranno circa 20 o 25) piccoli sportelli dove recuperare frutta, verdura e altri prodotti tenuti freschi. Due postazioni per preparazione pasta e pesce fresco, con cuochi bravi e gentili. Ogni giorno, 17.30-18.30 momento the con dolci nel piccolo ristorante a la carte. Le nostre due camere comunicanti fra loro (33 e 34) sono nella palazzina sopra al bar Galana nella piscina. Spaziose, ciascuna con un bel balcone con vista mare, su cui si trova un letto ad una piazza e mezza, dove sdraiarsi e godere del rumore del mare e farsi coccolare dal vento, ben illuminate e con una ottima zanzariera (direi inutile vista la quasi assenza delle fastidiose). Sono la tipologia meno costosa. Immagino che quelle speculari ai due piani sopra (35,36 e 37,38) abbiano vista ancora migliore. Tutto l’ultimo piano della nostra casa, che ricorda un po’ quella di prezzemolo a Gardaland, é occupato dalla penthouse suite con jacuzzi. Di fianco alla nostra sezione c’è un’altra struttura a tre piani che ospita le camere dalla 40 alla 60, anche loro con vista mare (piani alti immagino avvantaggiati rispetto a piano terra). Le altre tipologie sono le Banda, piccoli cottages posizionati su tutta la scogliera, ciascuna con giardinetto privato e personalissima vista mare. Il top di gamma è la Suite on the Rocks, sulla punta più estrema a nord dell’isola. Un’ultima ipotesi, molto romantica è la Banda a palafitta (Overwater Suite) nella parte ovest dell’isola proprio di fronte all’incredibile tramonto africano che ogni giorno delizia chi ne vuole godere. Di fianco a questa, in una seconda palafitta dorme Andrea il manager italiano (milanese, tifoso ahi noi del Milan, che non abbiano fatto tempo a salutare l’ultimo giorno ma se avrà modo di leggere questa recensione, lo facciamo adesso: Andrea, grazie di tutto e buon lavoro!). Reception, bar, ristoranti, sono proprio dietro alla spiaggia attrezzata con sdraio con cuscini comodi e ombrelloni. Come anche Diani Beach le maree cambiano radicalmente l’immagine della spiaggia. Con la bassa marea é possibile fare il giro dell’isola in un paesaggio quasi lunare ed essere abbordati da beach boys presenti di straforo che offrono giri in barca e cene con aragosta, esternamente rispetto alla gestione ufficiale. Molto suggestiva la zona SPA, con una serie di cabine sparse lungo un percorso nella foresta interna. Vicino a questa si trova anche la zona Gym e Fitness con cinque attrezzi perlopiù meccanici, un sacco da boxe, vari pesi, sbarra per appendersi, disposta davanti alla terza e più piccola piscina dell’isola. Qui siamo proprio vicini alla zona con il molo d’entrata sull’isola.

Venerdì 18-Domenica 20 Agosto – Relax a The Sands at Chale Island

Pasti abbondanti e soddisfacenti, relax in piscina, bagni con le onde, visita dell’isola, servizi fotografici vari (tuffi immortalati con boomerang, con lo SloMotion) riempiono abbondantemente e con grande soddisfazione la due giorni finale del nostro Kenya Tour 2017.

Domenica 20 Agosto – This is the end, my friend

Come discusso nei giorni precedenti Michela e Vittoria lasciano Chale anticipatamente (stabilite ore 12.00 dopo attento studio delle maree di Diani Beach) per dare un ultima possibilità a Vitto di salutare la sua amica cammella “Pissina”. Simo ed io rimaniamo a Chale fino alle 16.00 fra relax in piscina, ultimo pranzo a buffet e un diluvio tipico da fortunale estivo. Ultime foto e relativi post su Instagram che con la foto del mare con marea bassa, ci ispira post stile ‘viaggio interstellare’ con descrizione del viaggio che ci aspetterà: “Terra, qui Team immortali sul pianeta Pong. Abbiamo quasi concluso anche l’esplorazione del cratere Chale e la nostra missione volge al termine. Possiamo senza dubbi dichiararne il successo al 100%. Abbiamo scoperto diverse nuove forme di vita animale e vegetale e confermiamo la presenza di acqua in grande abbondanza. Non vi é traccia di vita ostile, anzi. Il pianeta Pong sara quindi il futuro della razza umana. Questa sera inizieremo il nostro lungo viaggio di ritorno verso casa, non senza qualche malinconia per i luoghi fantastici e la vita meravigliosa che abbiamo avuto la fortuna di osservare in questi 25 giorni di missione. Un mezzo cingolato ci porterà dal cratere Chale al cratere Costa Kenia, poi un Quattro Ruote Toyota ci guiderà fino alla stazione di lancio Mombasa. Da lì useremo la capsula Fly540 per raggiungere la stazione di lancio Nairobi Jomo Kenyatta. Avremo poi una lunga attesa di quasi 8 ore per la preparazione del lancio intergalattico fino alla stazione Istanbul da cui poi utilizzeremo lo stadio finale Turkish Airbus fino alla Base Spaziale di Bologna-Lippo Calderara. Ci vediamo presto. ” Ore 15.45, in anticipo di un quarto d’ora siamo alla pre-reception dopo traversata in barca con tutte le valigie, ad aspettare il taxi che abbiamo concordato arrivare alle 16.00 per il trasferimento all’aeroporto di Mombasa. Alle 16.05 inizio ad avere un brutto presentimento. Alle 16.15 sono preoccupato. Penso a Mik e Vittoria che ci aspettano al Bidi Badu, e al l’impossibilità di avvisarle (no Wi-Fi io, no loro). Alle 16.30 chiamo George della Steenbook Safari chiedendo lumi. La prima risposta positiva: “He’s on the way” non mi soddisfa e chiedo a che ora é previsto l’arrivo. Gli serve un’altra telefonata per verificare. Alle 16.45 mi comunica che il Taxi è ancora sul Ferry di Mombasa, ovvero non arriverà prima di 1h 15m… e suggerisce di prendere un altro taxi e che provvederà lui a pagare con il sistema di pagamenti via telefono M-Pesa. Per fortuna é appena arrivato un furgoncino (sgangherato) che ha accompagnato un paio di turisti ed é libero di portarci a Mombasa. Una querelle sul “pagami subito” e “ti pago prima che tu arrivi in Aereoporto” coinvolge George e il taxista e ci fa perdere altri 10 minuti. Sblocco la situazione dicendo che se per quando saremo in Aereoporto non saranno arrivati i soldi tramite M-Pesa da George, gli pagherò io direttamente i 7.000 scellini kenyani richiesti. La guida pseudo folle del nostro ci permetterà di recuperare parte dei 55 minuti di ritardo. Arriviamo al Bidi Badu e troviamo le nostre donne visibilmente preoccupate (come immaginavo). Rifocilliamo al volo il nostro amico ‘bobi dai denti fuori dalle guance’ e ripartiamo al volo per Moi Airport in Mombasa. La povertà intorno a noi é quasi imbarazzante. Tanti pensieri su questo mondo sempre più spaccato fra ricchi e poveri e sul “ma non potremmo fare di più?” mi accompagnano fino all’aereoporto. Arriviamo in tempo ma solo perché riusciamo a prendere il Ferry per il rotto della cuffia (ultima macchina a salire, proprio sul bordo posteriore). I voli (e relative attese fra uno e l’altro) Mombasa-Nairobi (20.40-21.40) con Fly540 e Nairobi-Istambul (05.00-11.30) e poi Istanbul-Bologna (16.16-18.15) con Turkish, sono lunghi, malinconici ma tranquilli. All’arrivo a Bologna, sfoggiando le nostre magliette ‘Can’t stop this feeling’, ci facciamo un giro seduti sul rullo trasportatore dei bagagli.

Il “This Time is for Africa Immortali Tour 2017” finisce ufficialmente qui.

È stato un viaggio pazzesco: in una natura ‘bellerrima’ (cit. linguaggio Dome-Mamota) che fosse savana, prateria od oceano, e nelle emozioni incredibili e indelebili che ci ha regalato e che ci riempiranno l’anima e il cuore per i giorni a venire. Ora io, viaggiatore dello spazio e del tempo oltre che un po’ viaggiatore di malinconie, forse un po’ a corto di furfanterie (cit. Bluemun, Roberto Vecchioni), riparto per altre nuove entusiasmanti avventure.

Buona vita a tutti.

Stay Tuned.

Se avete bisogno di informazioni, per quel che mi sara possibile: dome@clementi.it



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