Le forti emozioni del nostro primo Kenya
Africa, un continente esteso che per molti ha un solo significato: safari. Se penso all’Africa le immagini vanno alla savana, agli animali selvatici che la popolano, alle scene romantiche de “La mia Africa”. Partiamo per questo viaggio in questa terra a noi ancora sconosciuta, carichi di emozioni e di tante aspettative.
Voliamo da Milano a Mombasa con scalo di due ore a Doha. Atterriamo nel piccolo aeroporto di Mombasa di prima mattina e la città ci accoglie con temperature alte e afa. Con gli occhi ancora socchiusi, Mombasa ci dà il benvenuto mostrandosi caotica, affollata, rumorosa, a prima vista decadente. Sorge su un’isola che è collegata alla terraferma per mezzo di traghetti che trasportano mezzi di ogni tipo e tanta, tanta gente che quotidianamente si sposta per studio, lavoro, turismo. Sono scene mai viste, un caotico groviglio di persone, auto, jeep, pullman, carretti, tutti ammassati per questo viaggio di pochissimi minuti. Dopo circa mezz’ora arriviamo al nostro primo hotel situato sulla spiaggia di Diani dove resteremo per due giorni. La spiaggia è molto bella, lunga e profonda durante le basse maree e questo ci permette di fare bellissime passeggiate, sempre in compagnia dei beach boys, che vista la nostra pallida carnagione ne approfittano per cercare di venderci la loro merce.
L’acqua del mare è caldissima, ed immergersi è puro piacere.
Giovedì 13.02.2020
Sveglia alle 4 di mattina, breve colazione e poi ci aspetta la nostra guida Abdul che per quattro giorni ci accompagnerà in questo safari prenotato dall’Italia tramite agenzia locale keniota.
Arriviamo a Mombasa e già di prima mattina il traghetto è affollatissimo di gente che si reca al lavoro, bambini che vanno a scuola, pullman di turisti e poi ci siamo noi con la nostra jeep 4×4 enorme, dal doppio serbatoio di carburante.
Lasciata la caotica e brulicante Mombasa, prendiamo la strada ha ci porterà all’ingresso del primo parco, Tsavo Ovest. Il viaggio é lungo e la strada è percorsa da moltissimi camion che procedono in direzione Tanzania, Uganga e Somalia. Causa fuso orario e sveglia mattiniera, non riusciamo a tenere gli occhi aperti, ma dopo una pausa caffè ci riprendiamo e alle ore 11.00 circa entriamo nel parco e già iniziamo a respirare un’aria particolare. Terra rossa, alberi ad ombrello, baobab, strade sterrate, jeep con turisti le cui teste sbucano fuori dal tetto aperto. Il paesaggio assomiglia più a una foresta, gli alberi sono a bordo strada, non riusciamo a scorgere lontano, però dopo poco riusciamo a vedere i primi elefanti la cui pelle è rossa dal rotolare per terra, le prime giraffe e zebre. Vediamo una specie animale a noi sconosciuta, le antilopi nane e sono veramente piccolissime e magre. Arriviamo al nostro lodge in tempo per il pranzo e per un riposo fino alle ore 16.00. Pranzo a buffet delizioso che ci permette di gustare la cucina africana.
Rigenerati in parte da stanchezza, sonno e fame, risaliamo sulla jeep per il game drive pomeridiano. Ora la guida procede a passo lento e ci permette di avvistare gli animali della savana. Non sono molti ma comunque ci entusiasma questa sorta di gioco di cercare tra cespugli, dietro un albero.
Raggiungiamo delle piccole cascate che confluiscono in un fiume, dove placidamente avvistiamo un ippopotamo.
Il sole adesso inizia a calare, sale un aria fresca che resta comunque tiepida pur essendo a ben 2700 metri di altezza. Rientriamo verso il nostro lodge, ma sentiamo un po’ di concitazione arrivare dalla radio della nostra guida che in lingua swahili discute con altri colleghi. Prima di fare l’ingresso nel lodge prende una deviazione e li vediamo le altre jeep che procedono lentamente. E poi eccolo, un ghepardo che è entrato nel primo recinto che delimita il nostro lodge . Tutte le jeep si avvicinano e si stringono, siamo tutti ammassati in pochi metri quadri per vedere questo bellissimo animale per nulla impaurito della nostra presenza, anzi pare restare immobile come soggetto prescelto per la foto del giorno.
Sono giunte le 19.00 e impolverati,sudati e stanchi raggiungiamo la nostra camera. In serata prima di cena dalla nostra terrazza avvistiamo tre elefanti che si abbeverano alla pozza posta di fronte alla nostra struttura. È tutto così suggestivo, carico di forte emozioni. Quello che speravamo di vedere oggi si è già avverato.
Venerdì 14.02.2020
Sveglia presto anche questa mattina per dirigersi verso il parco Amboseli . Pioviggina ma non ci scoraggiano, vediamo già il cielo schiarirsi.
Dopo alcuni chilometri e affrontando la strada in salita arriviamo ad un promontorio da cui si domina un paesaggio differente da quello visto ieri; ora la savana è aperta, non più la fitta boscaglia che caratterizzava ieri lo Tsavo Ovest. È una savana con territorio piatto, alberi radi e sparsi con il profilo delle montagne di fronte a noi a fare da cornice.
Ci fermiamo per vedere la lava lasciata da un vulcano che eruttò centinaia di anni fa; è una lava particolare che si sbriciola, molto friabile e per questo detta debole.
Il paesaggio è di tipo lunare, solo qualche piccolo arbusto che cresce e poi il nero della lava ed il rosso della strada che la attraversa.
Ci impressiona il silenzio, solo noi, il vento e pochi uccelli che volano intorno.
Entriamo nel parco Amboseli e la guida ci propone la visita ad un villaggio masai;inizialmente restiamo scettici se farla o meno poi decidiamo per il si. Ci accolgono con danze di benvenuto nei loro costumi variopinti; il capo masai ci fa poi fare un giro per il villaggio, visitare le loro case fatte di sterco di mucca e paglia rigorosamente costruite dalle donne. L’interno si presenta molto buio e piccolo con solo due letti come arredamento ed un fuoco per cucinare. Usciamo e alcuni bambini ci accolgono con canzoni e timidi sorrisi, i loro vestiti sono sporchi di terra ma appena gli offriamo i nostri biscotti i loro occhi si illuminano di stupore.
Ci viene poi spiegato l’uso delle erbe e radici per la cura delle malattie, in quanto nei loro villaggi non sono presenti ospedali. Segue una danza di arrivederci e poi riprendiamo il nostro viaggio attraverso il parco.
Dai finestrini della nostra jeep vediamo scorrere villaggi Masi, campi di granoturco e altre coltivazioni. Arriviamo intorno alle 12.30 al nostro lodge e come ieri, dopo pranzo ci prepariamo per un piccolo riposto fino alle ore 16.00
Puntuali al pomeriggio usciamo insieme ad altri turisti per il game-drive in Amboseli dove avvistiamo numerosi elefanti in branco, gazzelle, antilopi, gnu, una iena, degli struzzi, ippopotami, facoceri e uccelli variopinti.
La guida poi viene avvisata via radio della presenza di un leone; allora procede a velocità sostenuta fino ad arrivare ad una boscaglia dove avvistiamo ben sette leoni tra cui alcuni piccoli.
Intorno numerose gazzelle che restano ferme e immobili, attente a non commettere un passo falso.
Ci dirigiamo verso il lago Amboseli, un luogo molto calmo e silenzioso dove avvistiamo due enormi ippopotami. Intanto si sta facendo tramonto e riusciamo a scorgere anche una parte del monte Kilimangiaro quasi sempre coperto di nuvole.
Nuovamente veniamo avvisati della presenza di un ghepardo ancora una volta partiamo a velocità sostenuta, mentre la nostro jeep solleva un enorme polverone. Intanto i colori della savana scaldano l’atmosfera anche se l’aria inizia a rinfrescarsi, siamo pur sempre a 3000 metri di altezza.
Rientriamo in albergo e lungo la strada alcune zebre ci attraversano la strada e questa è un’altra immagine di questa fantastica e ricca giornata di emozioni.
Breve doccia appena rientrati nel lodge per toglierci la polvere che abbiamo addosso e poi cena, a base di riso byriani, curry, naan; sapori speziati e delicati innaffiati da una fresca birra keniota.
Sabato 15.02.2020
Ieri sera ho faticato ad addormentarmi; le immagini delle due precedenti giornate scorrevano come un filmato ed il ricordo di questi momenti mi hanno tenuta sveglia a lungo.
Capisco il pensiero di Hemingway quando scriveva “una sola cosa allora volevo: tornare in Africa. Non l’avevo ancora lasciata, ma ogni volta che mi svegliavo, di notte, tendevo l’orecchio, pervaso di nostalgia”.
.Oggi sarà l’ultimo giorno di safari prima del trasferimento a Diani ma avverto già una sorta di malinconia, un desiderio di restare in questi luoghi per altri giorni, di non voler tornare alla civiltà fatta di auto, strade asfaltate, case e caos.
Vorrei restare qui ancora un pò di tempo per gustarsi questi immensi paesaggi che cambiano ogni giorno eppure ogni volta mi sorprendono.
L’Africa ho capito non è solo animali, leoni, elefanti, bufali ma è l’atmosfera che si respira, gli spazi immensi, i lunghi silenzi, le attese nel cercare un animale che forse non si farà mai vedere e non restarne comunque delusi.
La savana è vedere gli animali nel loro habitat naturale, osservare gli elefanti in gruppo con i piccoli che giocano con gli struzzi, le giraffe che si muovono aggraziate come modelle su una passerella, scoprire che le iene non sono poi così spaventose come vengono sempre rappresentate.
Il tempo oggi è sereno con poche nuvole e questo ci permette di vedere finalmente il monte Kilimangiaro con il suo cono perennemente coperto di neve.
Il nostro autista parte subito veloce tirando su polvere e già intuiamo che forse hanno avvistato un animale.
Ed infatti, poco dopo alcune jeep sono già in posizione di avvistamento; siamo molto fortunati questa mattina. Ben due leopardi escono da una piccola boscaglia e si incamminano per niente sorpresi della nostra presenza. Sono bellissimi,il loro corpo è affusolato, imponente e come a voler dimostrare la loro dote, eccoli che si lanciano all’ inseguimento di non si sa cosa e spariscono dalla nostra vista.
Meglio di così non poteva iniziare la giornata.
Dopo pochi chilometri usciamo dall’ Amboseli per dirigerci verso Tsavo Est, il più grande parco del Kenya con i suoi 13000 kmq.
Ci vorranno circa 5 ore di viaggio sulla strada che collega Nairobi con Mombasa ma viaggiamo velocemente e intorno alle 11.00 arriviamo all’ingresso di Tsavo Est e dopo una breve sosta ci accorgiamo che il paesaggio è completamente diverso dai due parchi visitati nei giorni precedenti. Predominano la terra rossa ed il verde della prateria . Inizialmente intorno a noi solo piante , baobab, cespugli , poi di colpo tutta la boscaglia finisce e si apre una immensa prateria e da qui possiamo solo immaginare le dimensioni di questo parco.
Facciamo una breve sosta al Mutante Hill, una enorme formazione rocciosa dal colore rosso mattone e dalle cui sommità si ha una vista sulla savana sottostante.
Qui ci viene spiegato che spesse volte i leoni vengono a riposarsi ed in altri tempi i bracconieri usavano queste luogo per la macellazione dopo la cattura di un animale . Come per gli altri giorni, dopo le 16.00 inizia il game-drive. Il nostro autista procede sempre lentamente per permetterci di vedere dall’alto della jeep che in questi momenti ha il tetto aperto.
Poi, come già capitato altre volte ecco che la velocità aumenta e arriviamo ad un punto dove già altri mezzi sono appostati; sicuramente ci sarà un animale e infatti eccoli, all’ombra di un cespuglio due bellissimi leoni, uno sdraiato mentre l’ altro si guarda intorno, piegato sulle sue zampe ; è bellissimo e anche se non lo possiamo vedere in tutta la sua altezza è veramente maestoso. In questo momento è un gran andirivieni di automezzi, che cercano la posizione migliore per l’appostamento. Alle radio sentiamo le guide parlarsi in modo concitato, qualcuno viola le regole del parco entrando con la jeep nel prato. Ci saranno circa dieci jeep radunate in pochi metri, ci stupiamo non ci siano collisioni tra di loro. Anche noi ci avviciniamo fino ad avere una perfetta visione. In tutta questa concitazione, i nostri due leoni se ne stanno all’ombra a godersi un momento di riposo.
Inizia a piovere, un breve acquazzone di pochi minuti e dietro di noi scorgiamo un bellissimo arcobaleno completo.
Il cielo é nuvolo, minaccia pioggia forte, rientriamo presto questa sera.
Si conclude così anche questa giornata particolarmente intensa. Tsavo Est è immenso, diverso da Amboseli e da Tsavo Ovest. Qui abbiamo avvistato pochi animali ma il paesaggio e l’ambiente circostante ci hanno emozionato tantissimo.
Stanchi anche questa sera, a cena ci gustiamo un’ottima zuppa di ceci, lievemente speziata con zenzero, seguita da riso saltato con verdure e curry. Le cene terminano sempre con la deliziosa frutta (ananas, passion fruit, anguria,mango e papaya) che in questi posti abbonda, succosa, dolce e matura al punto giusto.. Altri turisti questa sera si affidano ad una improbabile pizza, cotta in un forno artigianale dalle dubbie prestazioni. Ascoltiamo così divertiti i commenti negativi di quelle persone che si ostinano a pretendere la cucina perfetta anche in mezzo alla savana africana.
Domenica 16.02.2020
Ultimo giorno di safari. Questa mattina ci svegliamo ancora presto, alle 6.00 e dopo colazione partiamo per il nostro ultimo game-drive in Kenya e nello Tsavo Est.
La jeep con il tetto scoperto percorre a bassa velocità le strade sterrate rosse di questo parco. L’aria di prima mattina è sempre fresca ma il sole rosso che sorge nella savana è uno spettacolo che emoziona.
Sentiamo parlare alla radio e come capitato altre volte, capiamo che è stato avvistato qualche animale particolare.
Così il nostro autista accelera fino a raggiungere altre jeep che stanno osservando un piccolo promontorio. E su quell’altura eccolo,un bellissimo e maestoso leone accovacciato che cura da lontano due leonesse e due cuccioli. Il leone non è per niente indispettito dai nostri rumori pur essendo molto vicino. Così restiamo alcuni minuti ad osservarlo finché le leonesse con i loro cuccioli non scompaiono dietro un folto cespuglio e poco dopo li segue anche il leone. Che emozione!
Termina così il nostro safari che ci ha portato alla scoperta di tre parchi completamente diversi per il paesaggio, per la fauna, per i colori. Usciamo dal parco e percorriamo nuovamente la strada che ci porterà a Diani passando da Mombasa. E’ domenica eppure la strada è trafficata di camion che limitano il nostro scorrere veloce, così l’autista ci fa intendere che ci sarebbe una strada alternativa, più breve ma più dissestata;ovviamente noi decidiamo per questa opzione e la scelta si rivela ottima in quanto attraversiamo una zona collinare, percorsa da pochissime auto.
Qui vediamo scorrere le case dei pochi abitanti, le scuole, le chiese e le moschee; é domenica ed i bambini sono a casa da scuola ed accorrono sulla strada a salutarci appena sento il sopraggiungere della nostra vettura. É un sali e scendi di varie colline ed in effetti per circa 30 chilometri percorriamo una strada non asfaltata e dissestata, ma questo non ci scoraggia, anzi il tempo scorre veloce ed in breve tempo arriviamo alla nostra meta finale per il relax di 4 giorni.
Il viaggio termina con una telefonata al capo dell’agenzia che ci ha organizzato il tour e con i saluti al nostro autista.
Ed è in questo momento che tutte le emozioni forti di questi giorni affiorano; eccitazione, meraviglia, stupore, sono ubriaca di sensazioni che non so controllare e che mi portano ad uno stupido ma sincero e improvviso pianto di gioia. É presto per dire se questo sia il famoso mal d’Africa ma di sicuro in tutti i miei anni di viaggi in giro per mondo è la prima volta che verso lacrime di gioia.
Mercoledì 19.02.2020
Da due giorni siamo al mare a Diani . La spiaggia è bella, facciamo lunghissime camminate sempre presi di mira dai beach-boys che non ci mollano mai. Viviamo questi giorni di relax, dormiano a lungo, colazione abbondante e buonissima, passeggiata sulla spiaggia, e poi al pomeriggio un po’ di piscina e riento in camera nelle ore più calde. La sera decidiamo di uscire a cena. E così una sera ci troviamo in un ristorante indiano molto caratteristico. Il menù che ci offre è vario, così prendiamo due tikka masala, dei samosa, riso, pane naan, il tutto abbinato con particolari salse speziate fino ad ora mai provate. Una cena superlativa, sfiziosa e molto gustosa.
Oggi, penultimo giorno in Kenya, abbiamo pensato di fare un tour della città di Mombasa. Pertanto questa mattina alle 7.30 arriva il nostro autista con un minivan che ci porterà alla scoperta di questa antica capitale del Kenya, prima che Nairobi la scavalcasse.
Dopo circa un’ora di viaggio e ripercorso nuovamente il ferry che collega la terra ferma all’Isola di Mombasa, arriviamo in questa caldissima e caotica città.
Visitiamo il simbolo per eccellenza, due coppie di corni di elefanti posti al centro della strada. Costruita nel 1953 in onore della visita della principessa inglese Margaret, in principio venne fatta in legno e poi sostituita in metallo. Sono molto grandi e solo alla fine ci accorgiamo che le due coppie di corna formano una M a simbolo del nome della città.
Facciamo un giro per il giardino circostante, pieno di alberi e tantissimi pipistrelli attaccati a testa in giù ai rami degli alberi di baobab.
Prossima tappa ad un tempio induista diviso in due parti, inferiore per il culto delle donne, superiore per gli uomini.
I tempi induisti ci impressionano sempre per la vivacità dei colori.
Ci dirigiamo poi ad una fabbrica per la lavorazione del legno; qui lavorano circa 2000 uomini e donne impegnati a scolpire vari tipi di legni (gli uomini) e a dipingere (le donne).
Si passa dalla piccole statuine raffigurante gli animali della savana, a portafrutta, mestoli, statue dalle dimensioni gigantesche.
Il lavoro , ci viene spiegato, passa da padre in figlio, senza la frequentazione di nessuna scuola.
Visita di rigore al negozio e poi via,verso il mercato. La prima fermata è al mercato della carne, dai forti odori pungenti e vediamo sicuramente un ambiente nostro modo poco igienico, confuso, maleodorante che non fa parte della nostra cultura e delle nostri abitudini.
Restiamo così in apnea per alcuni secondi e poi entriamo nel mercato della frutta, verdura, spezie, caffè di produzione locale e qui i colori sono una bellissima tavolozza. É quasi mezzogiorno ed il traffico di Mombasa si fa ancora più caotico, macchine e tuk-tuk che strombazzato senza motivo; la giornata oggi è molto calda, siamo a circa 32° e la città è poco ventilata.
Con il nostro minivan procediamo verso l’ultima tappa di oggi, la città vecchia che per la quasi totalità è abitata da popolazione musulmana.
E allora ecco comparire case per lo più diroccate e vecchie che presentano una architettura particolare per porte e balconi, sentiamo il canto del muezzin che chiama alla preghiera, vediamo donne nei loro veli neri e lunghi passare in mezzo a stradine dove altro donne sono intente a preparare il pranzo all’aperto.
Infine ci dirigiamo al Fort Port, utilizzato negli anni passati come porto da cui partivano gli schiavi diretti a Zanzibar e poi verso nord e centro America.
Da questo lato si può vedere la città nuova, di fronte al fiume, abitata da personaggi benestanti, facoltosi, arabi e orientali.
Nuovamente risaliamo sul minivan e poi, dopo aver ripreso il traghetto strapieno di auto e di gente facciamo rientro al nostro albergo.
Stasera prepareremo le valigie, domani si rientra.
Siamo partiti pieni di aspettative per questo viaggio che non è mai stato nei nostri pensieri e nelle nostre mete preferite. Il timore di un safari noioso, monotono ci ha più volte impensierito se questa fosse la scelta giusta per il nostro viaggio. Il safari è stato una scoperta sconvolgente, inaspettata, un carico di immagini, di emozioni che le numerose fotografie e questo racconto non possono trasmettere. Ripensiamo a quei momenti nella savana, su una jeep troppo grande per noi due ma estremamente confortevole e scenica, pensiamo ai paesaggi, agli animali, alle albe e ai tramonti in questa terra nuova e con un misto di malinconia ed euforia, diciamo che si, prima o poi ci ritorneremo di sicuro.