Il Carnevale di Ivrea
Il Carnevale di Ivrea è legato ad un’antica leggenda medievale: un barone che abusava del proprio potere in città venne messo alle strette dalla figlia id un mugnaio la quale , promessa sposa a tale Toniotto, si rifiutò di sottostare allo “jus primae noctis”. Seguì a questo episodio la rivolta popolare che oggi viene rievocata durante la particolarissima e dolorosissima Battaglia delle Arance.
VERSO IVREA
Sono 4 i giorni principali della manifestazione carnevalesca ad Ivrea, anche se i mesi antecedenti comprendono appuntamenti importanti fortemente legati alla tradizione.
Purtroppo il nostro itinerario è un’escursione di una sola giornata; per uno spaccato di folklore di questo tipo ci vorrebbe più tempo, ma per quest’anno ci accontentiamo di queste poche ore a disposizione.
Partiamo (io e il mio amico Simone) alle 08:30 in macchina da Lecco, in direzione Torino. Dopo aver imboccato varie tangenziali più l’autostrada, usciamo alla volta di Ivrea. Durata del percorso: 2 ore, 168 km, 8€ di casello autostradale. Il panorama dall’autostrada è incantevole: le Alpi innevate, massicce ed imponenti, silenziose e fascinose che si stagliano contro un pallido sole che ci accompagnerà per tutta la giornata.
Intorno alle 10:30 parcheggiamo appena all’inizio della città di Ivrea, nei pressi della stazione ferroviaria. Ci dirigiamo verso il centro e alla prima bancarella che incontriamo acquistiamo il “Berretto Frigio” (€ 5,00 ciascuno), il lungo copricapo rosso che secondo la tradizione va indossato apartire dalle 14:30 di giovedì grasso. E’ simbolo di partecipazione alla festa, di libertà e chi lo indossa non viene rispettosamente colpito dalle arance durante la battaglia.
Con i buffi cappelli indosso arriviamo alle transenne in Piazza Lamarmora e compriamo i biglietti di ingresso alla manifestazione (€ 5,00 ciascuno). Ci incontriamo con due amici, Valeria e Luca, che vivono ad Ivrea (i residenti naturalmente non pagano) e cominciamo insime a oro il nostro percorso.
LA CITTA’ SULLA DORA BALTEA
Tra Pifferi e Tamburi, manifestanti in festa, stendardi colorati e cartelloni con gli slogan delle contrade, passiamo sul ponte che attraversa la Dora Baltea, importante affluente di sinistra del Po’.
Proseguiamo lungo il Corso Re Umberto, costeggiando il fiume. E’ una giornata molto fredda, ma l’allegria della folla dai berretti rossi rende l’atmosfera molto particolare e ci fa dimenticare la temperatura non troppo amichevole.
Girovaghiamo tra stradine medievali adorne di striscioni; ogni piazza ha un proprio simbolo (tra cui quello inquietante della morte) e le vie sono tutte colorate: prevalgono il rosso, il verde, l’arancio, il blu.
Arriviamo al Castello (non visitabile) e al Duomo: dominano la città e la vista sul borgo è incantevole. Riscendiamo da tortuosi scalini e prendiamo un buon vin brulè (€ 1,50 ciascuno) per riscaldarci in attesa della Battaglia delle Arance che avrà luogo alle 14:00.
RESPIRANDO TRADIZIONI
Tornando nuovamente lungo la Dora Baltea decidiamo di mangiare un panino. La città è invasa da tendoni sotto i quali si cuociono salamelle, hamburger e qualsiasi altra cosa dal profumo delizioso! Spendiamo 21 € in 4 e degustiamo il nostro panino guardando il fiume di berretti rossi che aumenta sempre più.
Nel frattempo apprendo che l’urbanistica di Ivrea è particolare: ha una sorta di struttura circolare che i carri percorreranno durante la Battaglia delle Arance, fermandosi per la lotta in ogni piazza. Li ci saranno varie guerriglie tra Aranceri a piedi che nella tradizione incarnano il popolo e non indossano il Berretto Frigio, e chi sta sul carro, che impersonifica l’istituzione medievale del tempo e quindi le guardie del barone, che protette da armature affrontano il popolo. Il tutto naturalmente si svogle nella massima sicurezza e in città vige un’organizzazione perfetta.. Gli spettatori si ripareranno dalle arance dietro a reti che sono state montate apposta nei punti strategici.
LA BATTAGLIA DELLE ARANCE
Prima delle 14:00 siamo nella Piazza del Rondolino e ci gustimao la preparazione degli Aranceri a piedi: i Mercenari.
Dispongono accuratamente le casse di arance in una lunghissima fila, pronti a fare rifornimento man mano che i carri si susseguono. Si legge sui loro volti l’aria di sfida, la sete di vittoria, ed il legame profondo con la tradizione e la propria città. Riempiono le maniche dei giacconi giali e vinaccia di arance ed attendono.
All’ora prestabilita un corteo si fa strada e dopo pochi minuti il primo carro entra nella piazza: ha così inizio la battaglia.
La sfida si accende e non parlo di una sfida superficiale… Fanno davvero sul serio! Tirano arance con mosse studiate, le scaraventano con forza, si immedesimano nel ruolo, la storia prende vita e sia gli Aranceri a oiedi sia chi sta sul carro, regalano uno spettacolo autentico ed emozionante. La folla urla, incita, fischia, si ripara dai colpi accidentali, dagli schizzi di arance.
E’ indescrivibile il forte odore di arancia che comincia a propagarsi per la città. E’ un’atmosfera surreale che sa di frutta mediterranea.
Decidiamo di seguire la battaglia in tutte le piazze così da vivere la manifestazione al pieno. Assistiamo da varie zone fino ad arrivare alla Contrada del Borghetto. Qui vi è un ponte sopra il quale i carri passano e le arance cadono, cadono, cadono e arrivano giù nella Dora Baltea, che si colora di arancio.
Finito il nostro percorso arriviamo un po’ a fatica ad un bar. Camminare sulle arance in poltiglia non è proprio semplice e besogna stare attenti a non scivolare.
Ci ristoriamo con un’ottima cioccolata e ci prepariamo per il rientro. Uscendo dal bar abbiamo una bellissima immagine dei personaggi carnevalschi che dai carri tirano caramelle e cioccolatini!
Nei giorni a seguire ci saranno altre manifestazioni, battaglie, il rito di abbruciameno dello scarlo, il mercoledì delle ceneri con polenta e merluzzo, ma noi, per quest’anno, ci fermiamo qui.
Roberta
Per informazioni: www.storicocarnevaleivrea.it