Meravigliosa, luminosa Parigi..
Otto giorni nella capitale francese insieme al mio Francesco.
Ho organizzato tutto io… Per lui, per stupirlo, per coinvolgerlo, per vederlo allegro e felice.
I miei strumenti per l’organizzazione sono stati internet, tpc magazine e la mia guida Lonely Planet versione “Incontri”! Andiamo per ordine.
Con larghissimo anticipo, prenoto un volo Ryanair da Roma Ciampino per Parigi Beauvais: solo 117 euro andata e ritorno in due! Già, in due! Grandi le low cost… Apprendo da internet che l’aeroporto di Beauvais è molto fuori mano ma per fortuna c’è un servizio di autobus che effettua le corse dall’aeroporto al centro e viceversa. Sul sito è possibile prenotare le corse di andata e ritorno che possono essere utilizzate fino a un anno dalla data di emissione. A valle delle operazioni di emissione e pagamento con la mitica PostePay, è possibile stampare un voucher con un codice a barre per ciascuna tratta acquistata.
Per l’albergo, cerco su internet per giorni; sono indecisa inizialmente: leggo di hotel fuori mano quando avrei detto che si trovassero in pieno centro, prezzi esorbitanti, pareri dei viaggiatori contrastanti.
Ho molto tempo, quindi, consulto scrupolosamente il sito tripadvisor e leggo moltissime recensioni: alla fine la lampadina si accende! Hotel du Pantheon, 3 stelle in pieno quartiere latino; si trova proprio di fronte all’imponente monumento di cui l’hotel porta il nome.
Si parte da Napoli in macchina per raggiungere Ciampino: il volo è alle 7, quindi partiamo in piena notte. Francesco conosce un parcheggio (Alta Quota) nei pressi dell’aeroporto con servizio di navetta gratuito. Per 8 giorni paghiamo 50 euro! Non sembra, ma vi assicuro che è un gran risparmio rispetto alle cifre proposte dai parcheggi interni all’aeroporto. Il sito della Ryanair permette, in assenza di bagaglio diverso da quello da cabina, di effettuare il checkin on line: mi premunisco con le carte d’imbarco sia per l’andata che per il ritorno. Volo regolare, confortevole, quasi piacevole anche per me a cui non piace molto volare. Atterriamo in questo minuscolo aeroporto di provincia: Capodichino è il JFK di New York in confronto! Ma chi se ne frega…
Fuori dall’aeroporto ci sono i pullman pronti al trasferimento verso la città di Parigi. Il trasporto costa 13 euro a tratta, ma è molto comodo. Considerato il costo del volo ci sta! Dopo circa un’ora di viaggio (80 km) arriviamo a Porte Maillot, a nord-ovest di Parigi. Ci siamo! Eccola! Che emozione… Già mi sembra un sogno. Quanto l’ho aspettato questo viaggio… L’intero inverno…
Entra in scena la nostra guida: inutile decantare la qualità della Lonely Planet ma voglio sottolinearne il formato particolare. Nella sua versione “Incontri” la guida è molto compatta, con parecchie illustrazioni a colori e i soliti interessantissimi contenuti. Da Porte Maillot è necessario prendere due linee di metro per raggiungere il nostro albergo… La rete di trasporti pubblici parigini è molto complessa: consta di più di 15 linee di metro, ciascuna contrassegnata da un colore e da un numero, da 5 linee di Rer, ossia dei treni regionali e da altre linee che però non ho usato. La fermata più vicina al nostro albergo è quella della RER B nei pressi dei Giardini di Lussemburgo. E’ mezzogiorno e c’è un’afa pesantissima. La stanchezza è tanta, un veloce panino da McDonald’s e poi di corsa in albergo… L’hotel du Pantheon è un vero gioiello: lo stabile che lo ospita è un antico palazzo che affaccia sull’ampia piazza del Pantheon, la hall è sobria ma accogliente, il portiere sembra prenderci in simpatia e ci consegna la chiave della camera 31, la più bella! Stupore e meraviglia quando entriamo in camera: dalle due finestre quasi tocchiamo il Pantheon! Al di là della sistemazione, l’albergo non mi ha deluso in niente: la camera aveva ogni tipo di comfort, i portieri gentili, l’arredamento di gusto…Ogni cosa ha contribuito al mio sogno di una splendida settimana nel luogo più romantico del mondo.
Dopo una breve tregua, ci mettiamo in marcia per cominciare la scoperta di questa città magica: abbiamo a disposizione il pomeriggio e la serata… già so cosa faremo… preparo questo viaggio da mesi! La prima tappa prevede la visita alla chiesa di Saint Etienne du Mont, alle spalle del Pantheon, splendido esempio di gotico. La chiesa mi impressiona ma solo perché non ho ancora visto Notre Dame… Francesco è il fotografo della nostra vacanza: con la sua macchina da 8 Megapixel scatta a più non posso! Ci incamminiamo per Rue de Mouffettard, una strada lastricata piena di localini e di giovani. Ad ogni angolo capannelli di ragazzi allegri e sorridenti, turisti stupiti e persone di ogni razza e colore! Il quartiere dove ci troviamo ospita la Sorbonne, quindi gli studenti rendono piacevole, goliardica e allegra la zona. Se avete intenzione di visitare Parigi, vi consiglio di prendere un albergo in questa zona. C’è tutto! Avrete l’imbarazzo della scelta per le vostre cene, per le crepes al volo, per un gelato da Hagen&Dazs e per la tanta gente giovane che c’è.
Raggiungiamo la moschea e il quartiere musulmano, poi è la volta dell’orto botanico (Jardin de Plantes): ci avviciniamo alla riva della Senna e proprio nei pressi dell’orto botanico c’è l’imbarco sul Batobus! Si tratta di una delle imbarcazioni che effettuano il giro della città sulla Senna… Ci sono molte compagnie che offrono più o meno lo stesso servizio, ma dalle mie letture il Batobus mi è apparso quella meglio strutturato, più economico e più facilmente accessibile da qualsiasi punto della città. Dopo una breve attesa, possiamo imbarcarci. Parigi mi scorre davanti agli occhi e io non posso crederci… Grandi palazzi in pietra chiara dai balconi in ferro battuto, alberi, strade brulicanti di ogni tipo di umanità, le rive della Senna, i ponti splendidi… Da non perdere! Si può rimanere a bordo quanto si vuole, il biglietto vale per un intero giorno e si può scendere e risalire a proprio piacimento. L’itinerario che ho in testa ci conduce alla Tour Eiffel perché voglio regalare a Francesco la vista della città illuminata dalla torre più famosa al mondo! Scendiamo dal battello e scorgiamo la fila che è necessario fare per accedere alla torre. Beh, pazienza… Durante la fila guardiamo gli Champs de Mars, i giardini che ci sono davanti alla torre: sono pieni di gente festosa che trascorre la domenica sera all’aperto. A proposito… E’ sera… Ma c’è luce, il sole non sembra voler tramontare! La fila scorre, paghiamo con la solita PostePay che ci ha accompagnato per tutta la vacanza senza fallire un colpo e ci accingiamo a salire: l’ascensore sosta a un primo piano ma non ci fa scendere, procede verso il secondo e dalle balaustre ammiriamo lo spettacolo incantevole! Alle 22 la torre si illumina e scintilla per 10 minuti: noi siamo in ascensore e parte il coro delle esclamazioni di meraviglia! Sono le 22… ancora il cielo illuminato! Lo so che è un fatto astronomico legato alla latitudine e al solstizio d’estate appena passato, ma mi piace pensare che anche il sole smette a malincuore di guardare Parigi, così si sofferma il più a lungo possibile sulle sue case, sul suo fiume, sui suoi giardini, sulle sue chiese…
La serata si conclude a tavola nel nostro quartiere: cena a un prezzo ragionevole nonostante l’ottimo vino Bordeaux! Assaggiatelo. Ci lasciamo tentare da una crepes alla Nutella fantastica. In Rue de Mouffettard c’è una creperie che non potete perdere. E’ molto piccola ma puoi decidere di prendere la tua crepes e mangiarla per strada oppure sederti agli sgabelli a disposizione dei clienti subito dietro la ragazza che prepara le crepes davanti ai tuoi occhi. Ce ne sono sia di dolci che di salate. Da provare davvero.
La sveglia purtroppo non va in vacanza! Anche se noi un po’ la ignoriamo e ci tratteniamo a letto un po’ più del dovuto…Ma in fondo siamo in vacanza. Saltiamo la colazione e ci dirigiamo alla volta del cimitero di Pere Lachaise. E’ una meta forse insolita ma Francesco è attratto dall’idea di vedere la tomba di Jim Morrison, così inserisco il luogo nel mio itinerario. Il cimitero si trova nella zona est della città ed è servita da più linee della metro. Dal giornalaio appena fuori dalla stazione acquistiamo la pianta del cimitero e ci incamminiamo tra le tombe. Il cimitero non è nulla di straordinario dal punto di vista architettonico o stilistico, anzi mi sembra piuttosto caotico e, a tratti, trascurato. Raggiungiamo la tomba di Morrison dove c’è molta gente che scatta foto: la tomba è semplice, spoglia, persino un po’ squallida con qualche mazzo di fiori secchi qua e là e una bottiglia vuota di Jack Daniel’s… Discutiamo sulla morte, sul vivere intensamente, su quanto sia importante e irripetibile sentire, assaporare, amare la vita. Riflettiamo sulla presenza di anime intorno a noi e sul loro modo di stare al mondo senza farne parte: in fondo i cimiteri servono anche a questo, a meditare sulla nostra vita! Cerco inutilmente le tombe di Abelardo e Eloisa e di Edith Piaf: sulla pianta non ci sono e fa troppo caldo per cercarle alla cieca. Ci dirigiamo alla tomba di Oscar Wilde: si tratta di una statua in cemento di dubbio gusto. Molti visitatori hanno lasciato l’impronta della loro bocca con il rossetto ma questo la rende soltanto particolarmente sporca. Lasciamo il cimitero e ci dirigiamo verso piazza della Bastiglia. I ricordi di scuola si fanno vivi e ci tornano alla mente le vicende della Rivoluzione Francese: in realtà, al posto della famosa prigione oggi c’è solo una colonna e una trafficata rotatoria. Niente di imperdibile ma il fascino della storia fa la sua parte e ci soffermiamo per qualche secondo di riflessione. Il programma prevede una visita alla piazza Vosges dove si trova la casa di Victor Hugo, autore de “I Miserabili” e di “Notre Dame de Paris”. Mi affascina pensare che un uomo di tale levatura abbia vissuto proprio nella casa che sto guardando adesso, dove potrebbe vivere chiunque. Francesco un po’ si annoia… Ha ragione! Metro ed albergo; prima di cena, un paio d’ore di riposo. Mangiamo in un carinissimo ristorante giapponese (Yaki) in Rue de Gay Lussac, dopo aver fatto un giretto negli splendidi giardini di Lussemburgo, assolutamente imperdibili! Il giorno successivo di nuovo in marcia… L’itinerario prevede la visita al Louvre e alla cattedrale di Notre Dame. Decidiamo di passeggiare lungo St. Michel Bd per raggiungere la zona del Louvre: la strada è fiancheggiata da numerosissimi negozi dove fare shopping ed è piacevole camminare all’ombra dei palazzi e degli alberi. Arriviamo nella piazza della famosa piramide di vetro, ingresso futuristico al Museo del Louvre. La piazza è molto piacevole con la ruota panoramica, l’Arc de Triomphe du Carousel e l’imponente palazzo del Louvre che circonda tutto un lato della piazza con la sua pianta a ferro di cavallo. All’ingresso non c’è nessuno. Scopriamo che è il giorno di chiusura (martedì) e istantaneamente decido di invertire gli itinerari con la visita al Museo d’Orsay. Camminiamo lungo la riva della Senna e raggiungiamo l’ingresso del museo. Una fila che sembra interminabile! Sotto il sole delle 11 di mattina, 30° e neanche una struttura di copertura dove potersi riparare. Osservo le persone intorno a me e c’è un campione di umanità eterogeneo: sposi spagnoli, vecchie signore americane, tedeschi biondissimi, giapponesi con le immancabili macchine fotografiche, donne musulmane che indossano il velo… A Parigi c’è tutto! La storia ha portato qui ogni tipo di razza, qualsiasi religione. All’ingresso ci controllano lo zainetto e riusciamo a saltare la coda per l’acquisto dei biglietti servendoci del distributore automatico con pagamento Visa (PostePay forever!). Il museo ha sede in una vecchia stazione ferroviaria dal tetto a volta in vetro. Campeggia in alto sulla navata un enorme orologio barocco. La sala centrale è dedicata alla scultura ma il vero cuore del museo è la sezione dedicata alla pittura impressionista: intere sale dedicate a Manet, a Monet, a Cezanne e alle splendide ed imperdibili opere di Van Gogh. Siamo rapiti dai quadri del pittore olandese. Passano le ore, lasciamo il museo alla volta di Notre Dame! La Senna alla nostra sinistra scorre placida, mi piace osservarla, facciamo qualche foto di scorci nascosti, un ramo che sfiora l’acqua, una scaletta stretta che porta alla riva… Il sagrato della cattedrale di Notre Dame è il punto zero di Parigi, quello dal quale si misura la distanza con le altre città del mondo, godiamo dello spettacolo della facciata con le due torri laterali e la guglia posteriore che si scorge appena. L’ingresso alla chiesa è gratuito. L’interno dà un effetto straordinario: la penombra è illuminata da tre rosoni incantevoli e gli archi gotici sembrano darti l’impressione di poterti arrampicare fino al cielo. L’atmosfera è tetra, buia, eppure respiri il soffio degli anni passati, da quando quella cattedrale è là… Per l’accesso alle torri, si paga il biglietto ma questo è il male minore: c’è da fare una fila lunghissima sotto il sole cocente! Nell’attesa distribuiscono la guida alla visita in tutte le lingue e cominciamo a farci un’idea di ciò che vedremo. Dopo molto tempo speso ad attendere il nostro turno, cominciamo a salire nella torre sinistra della cattedrale guardando la facciata; la scala è di gradini in marmo a chiocciola strettissima: si sale in fila indiana al ritmo del più lento. Giungiamo in una prima sala dove c’è un negozio di souvenir e dove si scorge una meravigliosa scala a chiocciola di marmo che conduce al nascondiglio di Esmeralda, l’eroina del romanzo Notre Dame di Paris che il grande scrittore Hugo ha ambientato proprio nella magnifica cattedrale gotica. Si continua a salire. La scala a chiocciola è davvero impietosa, non adatta alle persone con problemi di deambulazione o anziani. Arriviamo alla sommità della cattedrale e raggiungiamo l’altra torre attraversando la Galleria delle Chimere, una balaustra ornata dai famosi gargouilles, quelle statuette dall’aspetto mostruoso che secondo le credenze popolari tenevano lontano i demoni. Dall’alto si vede una splendida Parigi; non è finita: si sale di seguito nella torre destra dove si trova la campana principale che suona soltanto nelle ricorrenze religiose più importanti e ancora su fino alla cima della torre destra! Ancora una volta tutta Parigi davanti ai nostri occhi. La Senna vicinissima, la Tour Eiffel in lontananza, la cupola del Pantheon, il verde che sbuca da ogni angolo dei numerosi giardini… Molto emozionante. Torniamo giù attraverso la scala a chiocciola della torre destra e ammiriamo Notre Dame dal retro: splendidi la guglia e gli archi aggettanti. Putroppo la fila che abbiamo dovuto fare per salire sulle torri e la visita ci portano via quasi tutto il pomeriggio quindi salta il programma di vedere anche la Saint Chapelle e l’annessa Conciergerie: ho provato, nei giorni successivi, a cercare di recuperare ma senza riuscirci! Sigh! Ancora non mi perdono di non esserci stata… Di ritorno nel nostro quartiere giovane e vivo! Il quartiere latino è il cuore giovane di Parigi. Riposiamo qualche ora in albergo e poi ceniamo al ristorante Le Timbre di cui abbiamo letto i giudizi dei viaggiatori su Tripadvisor. E’ un ristorante “Guida Michelin” con appena 20 posti in una sala piccolissima su cui affaccia la minuscola cucina. Appena entrati, siamo stati colpiti dal caldo opprimente: molto strano, ma a Parigi pochissimi locali sono dotati di aria condizionata; il ristorante è gestito da una giovane coppia assai simpatica: il marito è il cuoco! Ad ogni portata che ci veniva servita dalla carinissima moglie, aspettava il nostro giudizio, osservava le nostre espressioni, come se quella sera avesse cucinato solo per noi… Prendiamo un aperitivo di vino bianco, due antipasti, due piatti centrali e due dessert oltre che il vino. Ogni piatto ci ha lasciato incantati! Davvero degno di nota. Particolare un po’ meno esaltante, il prezzo: 105 euro! Beh… siamo a Parigi: per una sera ci può stare.
Siamo a metà della nostra vacanza… qualche ombra di tristezza cala, di tanto in tanto in tanto sui nostri volti. Ma c’è ancora tanto da vedere, da assaporare, da fermare nei nostri occhi, nella nostra mente, nei nostri cuori. L’itinerario del nostro quarto giorno ci conduce alla visita dell’Arco di Trionfo: prendiamo la metro e sbuchiamo da piazza Charles De Gaulle. C’è un sole splendido e gli alberi che costeggiano i boulevards che si snodano dalla piazza fanno ombra all’Arco meraviglioso, simbolo della grandezza di Napoleone. Utilizzando il sottopassaggio per raggiungere il monumento, ci ritroviamo sotto l’arco di marmo: ci sono molti turisti che fanno la fila per salire in cima; io e Francesco lo riteniamo superfluo dopo la Tour Eiffel e Notre Dame che ci hanno dato panorami dall’alto di Parigi ineguagliabili. Ci godiamo, invece, l’arco dal basso con le incisioni relative alle vittorie di Napoleone e alle lapidi commemorative di tutti gli eventi storici fondamentali della Francia. Ci incamminiamo lungo il bellissimo viale degli Champs Elysee! Mi sembra un sogno, c’è tanta gente, molti negozi, gli alberi, tanti ristoranti, caffè, fast food, molte boutique di alta moda e vetrine invitanti. Passeggio col mio amore al sole in uno dei viali più belli del mondo, mi lascio fotografare sotto l’indicazione della strada con la mia guida, mangiamo un veloce panino e facciamo un po’ di shopping, in particolare abbiamo provato un milione di modelli di occhiali da sole, ci sono molti negozi di ottici a Parigi! Compriamo delle magliette in un mega store Adidas e proseguiamo verso il palazzo dell’Eliseo che non ci fa particolare impressione. Dopo un breve sguardo alla chiesa della Maddalena e all’Opera (nulla di particolarmente esaltante), ci dirigiamo verso i giardini Touleries… Francesco mi prende in giro per come pronuncio Touleries… Rido, sono felice; i giardini sono splendidi. E’ primo pomeriggio e ci fermiamo all’ombra degli alberi sulle sedie che sono a disposizione di tutti. Intorno a noi ci sono delle tenere famigliole, con nonni, mamme e bambini; ci sono anche ragazze sole che leggono o prendono il sole, giovani che si divertono, ragazzi che studiano… Questo è forse il pensiero che mi porterò dietro per sempre di Parigi: sono in un giardino bellissimo in una città che mi ha conquistata, la brezza, il laghetto, c’è qui il mio amore con me, siamo felici, uniti, lontani dal grigio delle nostre giornate, il lavoro che ci tiene separati durante la settimana è solo un’ombra sbiadita…Parigi non è più Notre Dame, la Tour Eiffel, Parigi adesso per me è quel momento, forse ci tornerò, ma non sarà lo stesso… La passeggiata continua in Place de la Concorde e termina nella piazza della Piramide di vetro. Approfittando del fatto che il mercoledì il Louvre chiude alle 22, concludiamo la giornata al museo! Entriamo senza fila e compriamo il biglietto ai distributori automatici (solita PostePay: 10 e lode!). Prendiamo la mappa del museo in distribuzione gratuita e decidiamo di vedere l’area dedicata all’antico Egitto, le sculture greco-romane e la pittura italiana e francese. L’antico Egitto è molto suggestivo, mi piacciono le sfingi, i sarcofaghi e tutti gli utensili, le armi, i dipinti rupestri… E’ stata persino ricostruita una tomba di un faraone… Passiamo nell’ala dedicata alla scultura greco-romana: Francesco fa una foto con Bacco di cui è un segreto cultore, io cerco la Venere di Milo… Ci perdiamo sugli scaloni, tra i giapponesi, le sale meravigliose. Poiché non riusciamo a seguire l’itinerario che avevamo deciso, ci ritroviamo nell’ala dedicata all’arte orientale che ci attrae più di una volta specie per delle sculture in bassorilievo dai colori brillanti e in diverse tonalità. Dopo aver ritrovato la giusta direzione, siamo nell’ala dei pittori italiani: i quadri sono incantevoli, c’è tutto Leonardo! Mi fermo davanti alla Vergine delle Rocce e poi verso la sala della Gioconda. Una splendida opera d’arte ma troppa calca, troppi giapponesi! Continuiamo a girare e fantastichiamo sul modo in cui i pittori abbiano dipinti certi quadri enormi oppure sul fatto che molte scene ritratte sono state riprodotte dagli artisti solo in base alla propria fantasia, senza averle mai vissute, come per le scene di battaglia dell’imperatore Bonaparte! All’uscita dal museo sono stanchissima… E’ stata una giornata pienissima e ricca di emozioni ma sono felice. Si torna in albergo e poi fuori per cena. Scegliamo un ristorante in Rue de Mouffettard che offre la fonduta. Io non l’ho mai mangiata e Francesco vuole che la provi. Il ristorante si chiama La Grunge e, appena entrati, ci accorgiamo che il caldo è opprimente. Nonostante questo, ci sediamo e ordiniamo una fonduta di formaggio e una bourguignonne. La signora appresta due fornelli sul nostro tavolino; il caldo aumenta e finalmente ci vengono serviti due pentolini! In uno c’è il formaggio che deve fondere e in cui intingere dei cubetti di pane, nell’altro c’è olio bollente in cui tuffare pezzetti di carne magrissima. Il pasto è buono e mi diverto un sacco trafficando con i pentolini. Peccato che faccia così caldo. Scappiamo dal locale prima possibile e ci concediamo una bella passeggiata nel quartiere. Ci sono ragazzi ovunque! Ti viene voglia di stare in giro, di tirar tardi, di mangiare l’ennesima crepes al cioccolato… Il giorno successivo è necessario puntare la sveglia prima (e soprattutto non ignorarla come facciamo ogni mattina)! Oggi è il giorno dedicato ad EuroDisney. Una mia collega mi ha spinta ad andarci prima di partire, così ho deciso di inserire la visita nel mio itinerario. Francesco è scettico: ritiene che il posto sia adatto a famiglie con bambini non a due adulti come noi. Tuttavia mi lascia fare e mi accontenta. E’ deciso, si parte! Il modo più semplice per arrivarci è quello di prendere la Rer A da St. Micheal in direzione Marne-la-Vallée-Chessy. Il treno si ferma in una stazione che è praticamente all’interno del parco giochi. Il viaggio dura circa 50 minuti, il treno è vecchio e non c’è l’aria condizionata. La visita al parco è la vera delusione del mio viaggio parigino; una giornata sottratta ai nostri itinerari cittadini, oltre che una spesa considerevole. Dopo una breve coda alle casse, acquistiamo due biglietti da un giorno per entrambi i parchi, Disneyland e Walt Disney Studio’s. Il costo è da capogiro! 62 euro a persona. Cominciamo a visitare Disneyland che è diviso in diversi settori, ciascuno con una particolare ambientazione: c’è l’area con i castelli delle fiabe Fantasyland, il vecchio West Adventureland, il settore futuristico Discoveryland e Frontierland. Si tratta di vere e proprie città, con stradine, locali, negozi e ogni genere di riproduzione degli ambienti dei cartoni animati e dei fumetti. Da ogni angolo sbucano personaggi Disney con cui puoi fare delle foto (io ne ho una con cip e ciop!) e ci sono varie giostre su cui puoi fare un giro. Purtroppo però per ogni giostra c’è una coda interminabile e Francesco soffre di vertigini, quindi non saliamo su nessun otto volante. Entriamo nel maniero dei fantasmi e facciamo un giro che dura molto meno della coda che bisogna fare per entrare. Non solo! In questo maniero non c’è proprio nulla di carino, di originale, nulla che sia degno di essere ricordato. Infine, una cosa un po’ più carina, è il tiro al bersaglio laser di Buzz e Toy Story. Per pranzo scoviamo un bel Mc Donald’s nel Disney Village e ci ristoriamo dalla calura di una giornata assolata. Iniziamo la visita al Disney Studio’s. Il parco è organizzato in vari set cinematografici con le ambientazioni Disney ma niente cattura particolarmente la nostra attenzione, anzi meglio l’altro parco… Molto delusi, ci accingiamo a tornare a Parigi in un treno caldissimo e lento. Il motivo per il quale mi sono sentita ancora più delusa, al di là dei soldi sprecati, è stato il fatto di aver sottratto una giornata alla visita della città per vedere un po’ di cartongesso dipinto di rosa! Il consiglio che posso dare è quello di non andare se si è solo adulti. Con i bambini al seguito, invece, può essere molto carino perché il parco è davvero un paradiso per loro! Probabilmente il costo del biglietto, il viaggio, le file vengono ripagati dal sorriso stupito e ingenuo del proprio bambino che vede, per qualche ora, realizzato un sogno.
La giornata ad Euro Disney è stata molto faticosa; ci aspetta una cena in un ristorante di cui non ricordo il nome sempre nei pressi di Rue de Mouffettard; ricordo però di aver mangiato un’anatra buonissima e la zuppa di cipolle che deve essere un piatto tipico poiché è presente in quasi tutti i menu. Vi consiglio di provarla perché non è affatto spiacevole, soprattutto se vi trovate a Parigi in inverno. Concludiamo la serata da Hagen&Dazs che si trova nei dintorni con un gelatone esagerato.
Siamo al venerdì ormai e la nostra vacanza sta per finire! Comincio a sentirmi triste ma mi succede ogni volta che parto: mi piace organizzare il mio viaggio con molto anticipo così ho l’impressione che la magia, il coinvolgimento del viaggio durino di più. Oggi visiteremo la mostra di Andy Warhol al Grand Palais. Durante l’organizzazione del viaggio, infatti, ho scoperto, grazie ad un turista per caso, che era allestita questa mostra sui ritratti del pittore pop art più famoso del mondo. La mostra è bellissima, strutturata su due piani con immense sale ben illuminate. Attraverso l’audioguida apprendo molte cose sul modo di dipingere di Warhol, sul suo talento, sulle sue amicizie e sulla sua vita. Io non sono un’esperta ma ho trascorso 3 o 4 ore molto intense entrando nel mondo del pittore e fantasticando sulle espressioni riprodotte sui volti dipinti su ciascuna tela. E’ stata una mattinata piacevole e siamo molto soddisfatti quando usciamo dal Grand Palais per dedicarci allo shopping. Decidiamo di vedere i grandi magazzini Printemps ma appena entrati, basta uno sguardo tra noi per capire che non è il posto adatto: ci sono un’infinità di ceste piene di cose ammonticchiate, vestiti dozzinali, biancheria per la casa di infimo ordine. Scappiamo verso la Galeries Lafayette! Lo stesso caos di persone addossate l’una all’altra, ceste e stand ovunque ma tutto carissimo; ci sono tutte le griffes francesi ed italiane. Ancora una volta non è il posto adatto a noi. Facciamo un giro solo per curiosità, acquistiamo qualche piccola cosa e di corsa lungo il boulevard St. Micheal dove ci sono una infinità di negozi carini e abbordabili, con vestiti adatti ai nostri gusti. Facciamo i nostri acquisti fino alle 20 circa quando i negozi tirano giù le serrande. Per la cena, abbiamo scovato una creperie molto carina dove ci si siede al tavolo e ti servono crepes sia salate che dolci, oltre che altri tipi di piatti. Prendiamo 3 crepes salate e una dolce, una birra e la solita eau en caraffe! A Parigi l’acqua è un bene di lusso: noi siamo stati messi in guardia da altri turisti per caso e in qualsiasi locale abbiamo mangiato abbiamo sempre chiesto acqua in caraffa. E’ buona, abbondante, fresca e soprattutto gratis! Altrimenti si rischia di pagare più l’acqua che una bottiglia di vino! Dopo cena, subito in hotel. La stanchezza si fa sentire… Ci sono ancora due giorni e le cose da vedere ancora tante.
E’ sabato! L’itinerario per oggi prevede la visita a Montmartre. Come facciamo ogni mattina, progettiamo la combinazione di linee di metro per arrivare ad Abbesses. La rete di trasporto copre tutto il territorio cittadino ma capita spesso di dover cambiare linea di metropolitana. Quando si scende da una linea e ci si dirige verso la successiva, è molto facile perdersi nei lunghi corridoi intricati delle stazioni sotterranee; le indicazioni troppo spesso non sono affatto chiare e si rischia di perdere un mucchio di tempo. Un altro difetto dei trasporti parigini è il fatto che con il tuo biglietto puoi fare soltanto una corsa di metro (anche usando più linee) ma, una volta fuori, il biglietto scade anche se l’hai vidimato solo pochi minuti prima. A noi è capitato di dover chiedere delle informazioni tra una metro e l’altra, così abbiamo superato i varchi per dirigerci all’ufficio informazioni. Con quello stesso biglietto non abbiamo più potuto riprendere la metro! Per quanto riguarda i biglietti, noi abbiamo preferito non fare nessun tipo di abbonamento perché volevamo vivere la città per la strada, camminando, curiosando, osservando. Abbiamo acquistato invece il carnet ossia 10 biglietti a prezzo scontato che potevamo usare entrambi indistintamente. Ci siamo trovati benissimo.
Sbuchiamo dalla fermata della metro di Abbesses che è l’unica in città ad aver mantenuto intatta la volta in vetro sulla struttura in metallo in art nouveau che caratterizza l’accesso alla metro cittadina. La fermata è in una piazzetta molto carina dove, quando vi giungiamo, sta suonando la propria musica un complessino jazz; ci sono tante persone lì intorno ad ascoltare, fa molto caldo e lì c’è un po’ d’ombra, la musica, inoltre, è molto piacevole e gli artisti sono simpatici! Rimaniamo là per un po’, poi ripartiamo, dopo aver acquistato un cd del gruppo, alla volta della basilica del Sacro Cuore. Ci guardiamo intorno perché il quartiere di Montmartre è uno spettacolo…Ci sono casette bianche ricoperte di edera, scale e viottoli che offrono scorci indimenticabili di Parigi. Sembra un paesino di provincia e appare lontano anni luce dalla metropoli di cui fa parte. Si respira un’atmosfera allegra e gioviale e ad ogni angolo ci sono mille negozietti carini (comprate qui i vostri souvenirs: io non l’ho fatto e me ne sono pentita!) e tanti artisti, pittori, musicisti, acrobati. Arriviamo alla lunghissima scalinata che porta alla basilica, dove c’è anche la possibilità di prendere una specie di funicolare. Noi optiamo per le scale dopo un grandissimo (e costosissimo) gelato da Hagen&Dazs! La scalinata si rivela pesantuccia ma si arriva presto in cima e il panorama che si gode da lassù è straordinario e ripaga la fatica. La basilica del Sacro Cuore ha uno stile bizantino che la rende particolare. Le sue cupole hanno la forma tipica delle moschee ma il loro colore, un bianco brillante, le contraddistingue dall’oro di queste ultime. La basilica, al suo interno, è molto semplice e l’attenzione del visitatore viene catturata dall’interno delle tre cupole.
Ci godiamo per un po’ di tempo il panorama di tutta Parigi dal sagrato del Sacro Cuore, prima di avviarci verso Place de Tertre, quella famosa per via degli artisti di strada che vi si raccolgono e dipingono le loro opere sotto gli occhi di moltissimi turisti ai quali offrono ritratti e quadri di ogni genere. Giriamo un po’ a vuoto attraverso i vicoletti, lungo le scalinate e nelle piazzette che Montmartre ci offre… Siamo consapevoli che la nostra vacanza sta per terminare e per questo motivo cerchiamo di fermare dentro di noi il maggior numero di ricordi, le immagini, le emozioni… Torniamo alla metro di Abbesses e dedichiamo il pomeriggio allo shopping dividendoci tra il Boulevard Champs Elysee e St. Micheal.
Di ritorno al nostro hotel, ci fermiamo nella piazza del Pantheon per l’acquisto di qualche souvenir e di qualche regalino. Siamo stremati! Si fa sentire la fatica della settimana. Decidiamo di tornare al giapponese in cui siamo stati la seconda sera per deliziarci ancora con il sushi e dei deliziosi california roll impanati.
La sveglia del nostro ultimo giorno di vacanza suona di buon mattino perché oggi è domenica e il nostro itinerario prevede la visita alla reggia di Versailles. Sulla mia guida e su internet leggo che è possibile raggiungere la residenza dei re di Francia attraverso la linea Rer e, in effetti, alla stazione Rer A di St. Micheal troviamo chiare indicazioni in tal senso; tuttavia, all’acquisto dei biglietti, l’addetto ci dice qualcosa a proposito di un cambio a Montparnasse. Io insisto per seguire le indicazioni che ho letto ma per scrupolo chiediamo ad un’altra addetta. Ancora una volta parla di un cambio a Montparnasse! Incredibile! Ipotizziamo un guasto ad una linea che causa questa deviazione che non è segnalata su nessun sito. Raggiungiamo la fermata di Montparnasse e da lì prendiamo un treno a lunga percorrenza verso Versailles. Il treno è pienissimo ma per fortuna è climatizzato e non si soffre molto. Inoltre, per pura fortuna (e non credo che avessimo pagato la giusta tariffa) ci ritroviamo su di un treno che non effettua fermate intermedie. 20 minuti e siamo in una piccola stazione ferroviaria di una sperduta ed insignificante cittadina di provincia, balzata agli onori della Storia per i capricci di un re che volle la propria residenza in quel luogo. Dopo una passeggiata di circa 20 minuti giungiamo alla reggia. Solo il cancello e la facciata danno già l’idea dello sfarzo e dell’opulenza che questa residenza voleva ostentare agli occhi dell’intera Europa. Tutto quello scintillio dei cancelli basta a dare la nausea… Per entrare bisogna fare la solita fila per l’acquisto dei biglietti. Anche qui ci sono i distributori automatici e saltiamo un pezzo di fila. Il biglietto può comprendere la visita al solo palazzo o anche ai giardini: noi ne abbiamo preso uno solo per il palazzo, inclusa anche l’audioguida. La visita dura moltissimo: ci sono centinaia di sale, gabinetti, camere da letto, saloni, studi privati, biblioteche… Tutto sfarzoso, ricco, imponente, esagerato. Mi colpisce notevolmente la simmetria del palazzo: da un lato, per esempio, gli alloggi del delfino di Francia, specularmente quelli della delfina; identici per forma ma opposti per gusto e stile. Rimane nella memoria del visitatore la Galleria degli specchi, un grosso salone caratterizzato dal fatto che da un lato ci sono grandi finestre che danno sui meravigliosi giardini e dall’altro, in corrispondenza di ciascuna finestra, c’è un grosso specchio che tutti insieme sembrano decuplicare la dimensione della sala. Alle spalle della galleria, la camera da letto del re, dove il sovrano non solo dormiva ma dove riceveva anche visite informali.
Dopo la visita all’ennesima sala, comincio ad annoiarmi e faccio di tutto per rendere l’attraversamento più rapido possibile. Usciamo dalla reggia e diamo un veloce sguardo anche ai giardini che forse avrebbero meritato la visita.
Ci sentiamo stanchi: torniamo sui nostri passi fino alla stazione ferroviaria e prendiamo il primo treno per Montpanasse. Non siamo così fortunati come al mattino e il treno snocciola una sequenza infinita di fermate. Impieghiamo circa un’ora per raggiungere l’hotel in un caldo infernale. Siamo un po’ tristi, tanto stanchi… Domani si parte! Con le ultime energie, decidiamo di fare un salto a visitare la Promenade Plantee. Si tratta di una meravigliosa passeggiata immersa nel verde nel cuore di Parigi. Ci si arriva attraversando il quartiere Bastille ed è stata ricavata da un terrapieno ferroviario. E’ un gioiello da non perdere. Vi si incontra un bel campione di umanità: giovani che fanno jogging, mamme con le carrozzine, innamorati, anziani e qualche barbone. Poiché la promenade sorge su un vecchio binario soprelevato, da quell’altezza si possono cogliere scorci bellissimi di Parigi, parte dei tetti e dei balconi di questa città senza tempo, tratti di strade affollate con i veicoli, i negozi e i locali. Molto romantico e un po’ fuori dal tempo.
Per l’ultima cena ci concediamo un pasto al ristorante le Jardin d’Ivy in Rue de Mouffettard che consigliamo a tutti. Si tratta di un locale che inizialmente non ci aveva positivamente colpito: poi però ci siamo lasciati convincere e abbiamo mangiato benissimo; inoltre, i proprietari, una coppia piuttosto giovane, sono stati gentilissimi, in particolare la donna (forse Ivy, chissà…) si è mostrata molto aperta e socievole: abbiamo scoperto che suo padre è di origini umbre e che progettava un viaggio in Italia.
Per salutare la Francia e Parigi, ci accomodiamo presso la nostra creperie preferita… Ordiniamo con calma una crepes alla nutella (io con l’aggiunta di banana a fettine) e un aromatico caffè lungo… Non abbiamo alcuna voglia di tornare in albergo… Ci tratteniamo pigramente… Alle sei del giorno seguente dobbiamo essere a Port Maillot dove ci attende l’autobus per Beauvais: camminiamo trascinando le nostre valigie fino a St. Micheal, saltiamo sulla prima metro e via verso casa… A presto, Parigi!