Weekend a Monaco 2

Weekend in coppia nella capitale bavarese per festeggiare un anniversario importante :-) Partecipanti: Giada (27 anni) e Alessandro (33). Per qualsiasi informazioni scrivetemi pure! Venerdì 27.07.2007 Partiamo da Trieste alle 5 ma dobbiamo subito deviare verso l'ufficio (anche oggi!) visto che non trovo più la stampa della prenotazione...
Scritto da: Giada S.
weekend a monaco 2
Partenza il: 27/07/2007
Ritorno il: 29/07/2007
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 500 €
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Weekend in coppia nella capitale bavarese per festeggiare un anniversario importante 🙂 Partecipanti: Giada (27 anni) e Alessandro (33). Per qualsiasi informazioni scrivetemi pure! Venerdì 27.07.2007 Partiamo da Trieste alle 5 ma dobbiamo subito deviare verso l’ufficio (anche oggi!) visto che non trovo più la stampa della prenotazione dell’hotel (ovviamente è rimasta sulla scrivania!). Dopo un viaggio tranquillo e facilitato dal navigatore che ci ha prestato il papà di Ale (stavolta forse non ci perdiamo :-)), decidiamo di non andare subito a Monaco ma di fare una leggera deviazione per il campo di concentramento di Dachau, che si trova a una trentina di km dalla città. Posteggiamo nel parcheggio del campo (3€) e ci avviamo a piedi verso l’ingresso del campo, che è gratuito. Si possono prendere delle audioguide o comprare dei libri: io opto per quest’ultima soluzione, visto che due guide del campo in italiano, molto approfondite, mi costano solo 4€ in tutto (scoprirò nei giorni seguenti che questa è una piacevole caratteristica di tutti i negozi annessi a musei, castelli e attrazioni turistiche). Entriamo nel campo, e devo dire che, benchè molto sia stato ricostruito, tutto è molto toccante. Dopo aver superato il cancello con la tristemente famosa scritta “Arbeit Macht Frei” entriamo nell’edificio principale, dove una serie di pannelli ripercorre l’ascesa del nazifascismo e la storia del campo. Alcune immagini, soprattutto quelle relative al periodo del “terrore” nel campo (Dachau fu il primo campo di concentramento e l’unico a rimanere attivo per tutta la durata del regime nazista), sono davvero molto toccanti. Ripercorriamo le stanze testimoni dell’arrivo dei vari convogli di prigionieri: l’arrivo e la registrazione, la privazione di ogni bene, la “disinfezione” e il taglio dei capelli. In mezzo ad una stanza, un banco in legno sul quale i prigionieri venivano frustati. Alla fine del percorso, una scaletta sulla destra ci porta nel cortile posteriore: siamo soli, i pochi turisti sono rimasti all’interno della baracca, e possiamo quasi sentire i colpi di fucile delle esecuzioni che qui avevano luogo… Terribile, fortunatamente il tempo ci dà una mano e il sole allevia un po’ l’atmosfera cupa. Usciti dall’edificio principale, ci dirigiamo alla baracca dei prigionieri: si tratta in realtà di un edificio ricostruito, perchè le baracche, in condizioni fatiscenti, sono state demolite dopo la guerra. All’interno cui sono i dormitori, i bagni, gli armadietti dei prigionieri. Alcune fondamenta in cemento ricordano la posizione delle altre baracche, lungo il viale centrale che era il luogo di ritrovo dei prigionieri lungo i brevissimi momenti liberi alla fine della giornata, oltre l’enorme piazzale dell’appello dove i prigionieri potevano aspettare ore che venisse chiamato il loro nome, la mattina e la sera, spesso al freddo. Alla fine del viale, tre chiese, costruite tra gli anni ’60 e ’70, celebrano i diversi culti in un omaggio postumo ai prigionieri del campo. Tutto attorno il terribile recinto in filo spinato con le torrette di guardia, oltre il quale si trova la parte più macabra e toccante del campo: il forno crematorio e la “stanza delle docce”. Benchè in realtà questa stanza non sia mai stata utilizzata, ritrovarsi all’interno di questo locale buio e claustrofobico mette davvero i brividi e fa riflettere a lungo sull’assurdità di quanto successo durante il regime nazista. Subito dopo le docce, i forni crematori. Questi, invece, sono stati utilizzati abbondantemente.

Ritorniamo mesti ai parcheggi, e ovviamente di che nazionalità sono gli unici visitatori che ridono e schiamazzano in mezzo al piazzale dell’appello??? Sono persone così che rovinano la reputazione di noi italiani all’estero. Ci rimettiamo in macchina e, dopo una deviazione alla graziosa cittadina di Dachau (che vanta una storia di 1100 anni ma che è tristemente nota solo per il campo…) stavolta, grazie al navigatore, troviamo l’hotel in un battibaleno. Si tratta del Novotel Munchen City, un quattro stelle prenotato su internet in offerta (camera doppia con colazione 97 euro a notte – solo la colazione, a testa, sarebbero stati 17 euro al giorno). Lo staff, come letto in precedenza in varie recensioni su internet, è davvero molto cordiale, e ci assegna subito la camera, davvero molto bella, pulita e spaziosa. Il bagno è separato dal wc, e ci sono sia la doccia che la vasca (con un curioso miscelatore!). Completano la dotazione della stanza Tv sat, minibar con prima consumazione compresa nel prezzo, cassaforte. L’hotel ha anche una piscina coperta e un centro benessere, che però in tre giorni non riusciremo a provare! Sistemiamo le valigie e partiamo subito alla scoperta di Monaco. L’hotel si trova dietro il Deutsches Museum, lungo il fiume Isar, a una decina di minuti a piedi da Marienplatz, quindi per tre giorni non prenderemo nessun mezzo pubblico. La zona (come del resto tutta Monaco!) è molto sicura. Attraversiamo il ponte sul fiume Isar, fotografiamo il bellissimo edificio delle piscine comunali e, oltrepassando la Isartor, siamo in centro. Lungo il tragitto ci accorgiamo immediatamente di due cose: a) Monaco è invasa dalle biciclette, che percorrono le piste ciclabili a velocità allucinante e non esitano a scampanellare se, inavvertitamente, i pedoni sorpassano la linea (spesso immaginaria!) tra il marciapiede e la pista ciclabile. C’è realmente da avere paura 🙂 b) Le strade di Monaco sono un susseguirsi di locali dove mangiare di tutto, a tutte le ore: fast food, birrerie, ristoranti, sushibar, locali etnici… Decisamente non si muore di fame! Attraverso il Tal, pieno di negozi, arriviamo in Marienplatz, costeggiando l’Altes Rathaus e scoprendo subito che parte degli edifici della piazza è coperto da impalcature (giusto per non smentirci neanche stavolta!). Sul Neues Rathaus, però, è stato ovviamente lasciato uno spiraglio per permettere ai turisti di ammirare il carillon che, d’estate, si mette in funzione tre volte al giorno (11, 16 e 17). Siccome mancano pochi minuti alle 16, decidiamo di attendere per assistere alla rievocazione della celebre danza dei bottai contro la peste e del matrimonio reale. Puntuale, il carillon parte… Ma in totale silenzio! Devo dire che ci è piaciuto molto di più il carillon di Praga, benchè durasse meno. Un po’ perplessi, cominciamo a girare per l’Altstadt (il centro) seguendo l’itinerario a piedi proposto dalla Lonely Planet (a cui stavolta mi sono dovuta adeguare mancando una Rough Guide solo su Monaco e la Baviera… E infatti ho dovuto comprare in loco una guida della città viste le scarse descrizioni della Lonely!!!). Ci colpisce subito il carattere estremamente casinista di Monaco: c’è moltissima gente per la strada, il che, se da un lato conferisce a questa città una notevole vitalità, dall’altra parte (sarà che stiamo invecchiando :-)) risulta a volte un po’ fastidioso! Passiamo davanti alla storica birreria Hofbrauhaus, dove decidiamo di ritornare poi per cena, e ci spostiamo verso Max-Joseph-Platz, per ammirare uno degli ingressi della Residenz (che non visiteremo all’interno per mancanza di tempo) e il bellissimo NationalTheater, in stile greco. Tutto o quasi, dopo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, è stato ricostruito, ma riproponendo fedelmente gli originali.

A questo punto la stanchezza comincia a farsi sentire (bene o male siamo svegli dalle 4!!!), così decidiamo di fare la prima pausa gastronomica: scegliamo finalmente di provare Starbucks, che a Vienna ci era sfuggito (non sarà molto tipico, ma almeno una pausa globalizzata in ogni vacanza va fatta!!!). Ovviamente, da italiani, non ci sogniamo minimamente di assaggiare il caffè e optiamo invece per due frappuccini al cioccolato con la panna montata, accompagnati da un ottimo brownie alle noci americane e da un muffin ai due cioccolati. La pausa sulle comode poltroncine del locale ci rigenera, così siamo pronti per continuare il giro! Oltrepassando strade, corti nascoste ed una quantità preoccupante di biergarten (ma quanto mangiano e bevono questi monacensi???), arriviamo dinanzi alla Frauenkirche, simbolo di Monaco, le cui torri sono visibili da tutta la città e sono preservate da una legge comunale che vieta la costruzione di edifici che potrebbero oscurarne la visuale. Purtroppo, essendo passate le 17, la chiesa è chiusa, ma apprezziamo comunque la piazzetta davanti, con una curiosa fontana in cui i monacensi e i turistici si bagnano i piedi (benchè, rispetto all’Italia, non faccia assolutamente caldo!). Entriamo in un paio di negozi e grandi magazzini (che chiudono invece alle 20) e passiamo velocemente per il pittoresco Viktualienmarkt, che sta invece chiudendo e che ci ripromettiamo di visitare con calma il giorno dopo. E’ ormai ora di cena (almeno per gli standard tedeschi, visto che sono appena le 19!) così torniamo all’HB per una tappa folklorica-turistica d’obbligo. Per lo stesso motivo, ordiniamo una scelta mista di salsicce con crauti e purè di patate e due birre piccole… Ossia da mezzo litro, che per due quasi astemi come noi sono un po’ impegnative (e infatti non riusciamo a finirle!). La qualità del cibo è media, ma l’atmosfera pittoresca che ci circonda vale assolutamente il prezzo della cena (22 euro in due). Dopo qualche “Ein prosit!” e qualche foto rubata ai clienti abituali (davvero pittoreschi con i loro abiti tipici e i baffoni!), usciamo e riprendiamo la via dell’albergo. Lungo la strada, presi dalla sete e da un’improvvisa voglia di dolce, ci fermiamo da McDonald’s (seconda pausa globalizzata!) a prendere una Coca e un Sundae al cioccolato di dimensioni almeno doppie rispetto al suo omologo nei McDonald’s italiani (e lì cominciamo a capire gli standard tedeschi per quanto riguarda la dimensione delle portate!).

Sabato 28 luglio Dopo una dormita colossale a cui ultimamente non siamo più abituati, scendiamo a fare colazione. E qui capiamo di colpo perchè la colazione costa 17 euro. Ci si para davanti la scelta più vasta mai vista nei numerosi hotel che abbiamo visitato: innanzitutto, al centro della sala, un cuoco cucina sul momento crepes (farcite a piacimento), cialde, frittata e uova all’occhio. Un numero imprecisato di camerieri gira per i tavoli a offrire caffè, cappuccini etc, e il buffet straborda di ogni ben di Dio: dal dolce (panini, brioche, pain au chocolat, torta alle noci, torta marmorizzata, yogurt, frutta fresca, frutti di bosco, cereali, Nutella vera, succhi di frutta, spremuta da farsi sul momento, marmellate…) al salato (brezen, salsicce di ogni tipo, bacon, frittata, formaggi vari, polpette, insalate, patate al burro, salmone affumicato, gamberetti in salsa rosa…). Io mangio senza ritegno cose che a casa non vorrei nemmeno guardare, mentre Ale si limita al giro dolce. Pieni come porcellini (e infatti non pranzeremo!) ci avviamo verso il vicinissimo Deutsches Museum, l’immenso museo della Scienza e della Tecnica in cui abbiamo in previsione di passare l’intera giornata. Il biglietto costa 8,50€ e sono disponibili delle audioguide, ma io opto per la solita guida cartacea (di circa 200 pagine!) che anche qua costa solo 4€. Cominciamo dal primo piano, e cerchiamo di seguire l’itinerario proposto dalla guida. Dopo dieci minuti all’interno del museo, capiamo che sarà impossibile visitare tutto, così scegliamo a priori cosa approfondire e cosa tralasciare. Cominciamo con la sezione dedicata alle estrazioni petrolifere, per poi passare alla parte più interessante del museo, nel seminterrato: la ricostruzione perfetta di una miniera, con tanto di umidità, cunicoli, carrelli e ingranaggi ancora funzionanti (che vengono messi in moto nel corso di alcune dimostrazioni fissate durante in giorno). Davvero molto suggestivo. A seguire, continuiamo l’esplorazione del pianterreno: energia elettrica, navigazione (con un veliero che troneggia in mezzo alla sala e la ricostruzione dell’interno di una nave), energia idraulica, ingranaggi, macchine motrici, aeronautica (con decine di aerei!)… Le ore passano, e la nostra stanchezza aumenta. A tutto ciò si aggiunge il fatto che le didascalie sono solo in tedesco, e perciò ci sfugge il senso di molte dimostrazioni interattive. Dopo aver visitato velocemente alcuni dei piani superiori, decidiamo, verso le 14, di abbandonare e di rinviare la visita del resto del museo ad un prossimo weekend a Monaco. Torniamo perciò un’oretta in hotel per un po’ di riposo ed un’imprevista pennichella 🙂 Dopo la siesta ci ributtiamo in centro, e andiamo subito al Viktualienmarkt, il pittoresco mercato di frutta e verdura vicino Marienplatz. Ci colpisce subito l’elevato numero di stand che offrono frullati e centrifughe di frutta e verdura: assaggiamo quindi un buonissimo frullato kiwi-banana-arancia e continuiamo il giro verso la Residenz e Odeonplatz. Tocchiamo il muso ai leoni sul portale principale della Residenz (dicono che porti bene!) e entriamo nel bellissimo Hofgarten, il giardino reale. Ci spingiamo fino quasi ai limiti dell’Englischer Garten, che abbiamo in previsione di visitare domani. Ci fermiamo un attimo su una panchina, in totale silenzio e tranquillità, e da una siepe spuntano tre leprotti… Che bello! Torniamo indietro per vedere l’Asamkirche, che riusciamo però solamente a sbirciare in fretta visto che stanno celebrando un matrimonio. A quel punto urge un’altra pausa Starbucks… Altro frappuccino e altro brownie! Ormai ne siamo dipendenti (soprattutto per il brownie, visto che il frappuccino ha assolutamente troppi pezzi di ghiaccio e ci fa venire il mal di testa!).

Stasera per la cena optiamo per un’altra storica birreria: la Augustiner. La sala più bella è quella a cui si accede entrando dalla porta a destra, ovviamente noi lo scopriamo dopo così entriamo a sinistra e ci sistemiamo su un tavolone di legno comunque molto suggestivo. Peccato che due secondi dopo un gruppone di tedeschi che festeggiano un addio al celibato in fondo alla sala cominci a cantare a squarciagola… Addio tranquillità! Questa volta niente birra, ci beviamo uno dopo l’altro due bicchieroni di Pepsi a testa(sotto gli sguardi truci del cameriere…), accompagnati da uno stinco con crauti per Ale e da una schnitzel con patate fritte e insalatina (condita alla tedesca con cipolla e salsine varie) per me. Il conto finale è più salato della HB (40,10 euro).

Dopo cena passeggiamo fino a Karlsplatz (chiamata dai monacensi Stachus) e torniamo all’hotel. Abbiamo una mezza intenzione di andare in piscina (aperta fino alle 23) ma la stanchezza prevale e anche stasera andiamo a nanne presto! Domenica 29 luglio Ultima giornata a Monaco, e, contrariamente alle previsioni, decidiamo di non tornare in centro (rimandiamo pertanto la visita dell’Englisher Garten e dell’interno della Residenz alla prossima volta!) ma di sfruttare il navigatore per raggiungere in auto alcune attrazioni più periferiche. Affrontiamo così l’ultima pantagruelica colazione, facciamo check out, paghiamo il parcheggio coperto interno (17 euro al giorno) e impostiamo il navigatore sull’OlympiaPark, il villaggio olimpico della kermesse del 1972, quella del tragico attentato alla squadra israeliana. Il parcheggio del comprensorio è caretto (per circa una ventina di minuti paghiamo 3,50€), ma permette di raggiungere i cancelli in men che non si dica. Troviamo, nonostante l’ora (le dieci scarse di domenica mattina) e il tempo nuvoloso, comitive di giapponesi in visita guidata allo stadio; noi ci limitiamo ad un breve giro per ammirare la struttura ipermoderna che collega lo stadio olimpico alla piscina, risaliamo in macchina e reimpostiamo il navigatore, questa volta sul castello di Nymphenburg, nella periferia ovest della città. Quando arriviamo scopriamo che i parcheggi non si pagano, così come la visita del parco. Decidiamo, dopo un paio di foto all’esterno del castello (caratterizzate dalla presenza di decine di strani volatili pennuti simili alle anatre che svolazzano e scacazzano in ogni dove), di visitare anche le stanze all’interno; il biglietto costa 7 euro, l’immancabile guida in italiano 4€ (attenzione che ce ne sono due, una più sottile e l’altra, di colore verde, più grossa e molto completa; inspiegabilmente, la prima costa 6,50€ e la seconda 4€), e il negozio dedicato a Ludwig è davvero fornitissimo.

La visita dura pochissimo e, a parte il salone iniziale e la “Galleria delle Bellezze”, con i quadri delle belle donne secondo Ludwig I (una delle quali, Lola Montez, lo costrinse ad abdicare), non è un granchè. Come al solito, l’aver visitato Schonbrunn e Versailles ci fa restare sempre un po’ insoddisfatti in queste occasioni.

Finita la visita al castello e ammirati i bei giardini sul retro, riprendiamo la macchina e, questa volta definitivamente, decidiamo di lasciare la città. Decisi comunque a sfruttare per intero la giornata e indecisi sul da farsi, alla fine optiamo per un tour in macchina della regione dell’Alta Baviera, a sud di Monaco e al confine con l’Austria. Anche in questo caso il navigatore ci è di grande aiuto; superiamo Bad Tolz (famosissima cittadina termale), Lenggries e, attraverso una strada privata a pagamento (3€) costeggiamo il bel lago di Walchensee, dove – miracolo! – non troviamo nessun turista ma solo moltissimi tedeschi che fanno il bagno nelle gelide acque del lago (benchè la temperatura esterna sia a malapena di 19 gradi!). Da lì decidiamo di raggiungere la cittadina di Mittenwald, sul confine con l’Austria, la cui descrizione sulla Lonely ci ispirava parecchio. Scelta azzeccatissima! Si tratta di un delizioso paesino dalle case decorate, tranquillo ma al tempo stesso pieno di vita, che sembra uscito da una favola. Le case sono una più bella dell’altra, il campanile è interamente decorato da un coloratissimo trompe-l’oeil e lungo le strade principali scorrono dei canali con acqua limpidissima. Ci sembra il posto giusto per pranzare (sono le tre passate e la colazione è già digerita :-)) così scoviamo un caratteristico biergarten e ci gustiamo salsicce, leberkase (una specie di polpettone), una deliziosa kartoffelnsalat e due eischocolade, di ottima qualità e ad un ottimo prezzo (30€ per due piatti unici, due coche, due eischocolade).

Dopo le ultime fotografie è giunto veramente il momento di tornare in Italia; stavolta passiamo per Innsbruck (e il costoso EuropaBrucke – 8 euro) e il Brennero, e alle 22 circa siamo a casa.

Considerazioni finali sulla città: simile in alcune parti a Vienna e alle altre città mitteleuropee, è spesso molto – troppo – caotica, che però significa anche piena di vita. Ci sono centinaia di locali che fanno di tutto e che sono sempre, a tutte le ore, pieni di gente che beve, mangia e soprattutto SI DIVERTE: sembra proprio che i monacensi sappiamo godersi la vita. L’unica preoccupazione, passeggiando per le vie di Monaco, è data dal circolare impazzito delle biciclette, a volte pericolose.

Nel complesso, comunque, si tratta di una bella città in cui certamente torneremo per approfondire o scoprire le molte, troppe cose che stavolta abbiamo dovuto tralasciare.



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