Scalette
Il bello di Stuttgart è comunque che anche rimanendo in città c’è molto da vedere. Anche qui ci sono dei castelli, 2 in centro (il vecchio e il nuovo, con “solo” 365 stanze) e 3 nei dintorni; c’è un quartiere dove ci sono resti della presenza dei romani e il quartiere “Fagioli”, chiamato così perché durante la guerra gli abitanti piantarono fagioli nei cortili; e per chi è interessato a cose più moderne c’è il Weissenhofsiedlung, una esposizione del 1920 di come gli architetti più importanti dell’epoca immaginavano la casa del XX secolo, o la Staatgallerie, il museo progettato dall’architetto Stirling, in cui sono raccolte opere di Picasso Beuys e altri.
Ma queste sarebbero le mete di qualsiasi turista.
Io vi propongo una passeggiata per caso nelle zone della città che iniziano subito dopo il centro. Spesso si tratta di antichi borghi che hanno mantenuto l’identità e la fisionomia del paese originario, pur facendo ormai parte della città, e di cui naturalmente hanno il vantaggio di godere dei servizi. Queste aree abitate sono divise tra loro da colline e zone verdi, spesso veri boschi dove poter fare scampagnate o sport. La città si sviluppa infatti in una valle, dove c’è il centro, circondata tutt’intorno da colline, dove una volta si trovavano i villaggi dei contadini che coltivavano le vigne. Per superare tale corona sono stati decisi due modi; i tunnel per le auto e le scalette per i pedoni. La passeggiata non può naturalmente svolgersi nei tunnel o lungo le strade principali, ma segue una qualsiasi di queste scalette.
Per chi non è abituato a tale “sport” all’inizio è molto dura, ma bisogno immaginare che alla fine di ogni rampa i bravi tedeschi hanno quasi sempre posizionato un punto di ristoro (saranno contenti patrizio e orso) o male che va (!) un punto panoramico sulla loro città che amano tanto. Se poi si è particolarmente fortunati ci si può imbattere in una “Besenwirtschaft”, la cui traduzione sarebbe “locanda della scopa” non perché invece di pagare si aiuta a pulire (il che potrebbe anche essere, visto la nomina che hanno gli Svevi di essere un po’ tirchi, devo indagare meglio). Semplicemente il nome deriva dal fatto che si capisce se questa locanda è aperta dalla presenza di una scopa sopra la porta. Si tratta di osterie a conduzione familiare che possono per legge essere aperte solo 2 settimane in primavera e 2 in autunno, ma quando lo decide il proprietario, dove si può mangiare e bere (vino e non birra) solo ciò che la famiglia produce nella propria fattoria (per cui la varietà non è mai ampia).
In questo periodo ne ho incontrate parecchie aperte, per cui dovreste sbrigarvi, altrimenti se ne parla in autunno, con il vino nuovo!